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    Meloni chiede garanzie di sicurezza per l’Ucraina. E Salvini attacca: «Niente soldati italiani»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaPer evitare una pace «fragile e temporanea» le garanzie di sicurezza per Kiev devono necessariamente passare per il contesto «dell’Alleanza atlantica». Niente soluzioni estemporanee, o invii di truppe fuori da questo contesto, è il messaggio che spedisce agli alleati europei Giorgia Meloni, anche perché, come dice in modo più ruvido il ministro della Difesa Guido Crosetto, «i contingenti non si inviano come si invia un fax».L’incontro Meloni-KristerssonL’avvertimento della premier, e ancora più esplicitamente del suo ministro della Difesa, è diretto certo a Keir Starmer, che Meloni incontrerà domenica a Londra, ma soprattutto al presidente francese Emmanuel Macron, che ai 27 oggi ha riassunto il senso del suo viaggio a Washington. La risposta europea va coordinata con l’azione americana, va ripetendo da giorni Meloni, che lo ha ribadito nel corso della call voluta dal presidente del Consiglio Ue Antonio Costa e lo ha esplicitato anche nelle dichiarazioni congiunte con Ulf Kristersson. Un nuovo incontro, quello con il primo ministro svedese, che prosegue sul filo dei temi affrontati nel vertice a 4 Nord-Sud in Lapponia prima di Natale. Sicurezza sia dei confini – e quindi grande sintonia sulle politiche migratorie e dei rimpatri -, sia declinata come difesa in un momento “di grandi sfide”, come sottolinea il capo del governo di Stoccolma, che riconosce alla premier l’impegno per «conservare questo collegamento transatlantico più stretto possibile».Loading…Il fastidio per l’attivismo di MacronNella breve call con gli alleati europei Meloni ha ripetuto, come aveva già fatto a Parigi, che secondo l’Italia l’invio di truppe europee in Ucraina è un’ipotesi poco «efficace e molto rischiosa». E che «molto più utile» sarebbe invece perseguire l’ipotesi di dare «concrete garanzie di sicurezza all’Ucraina». Per essere «certi che non accada di nuovo quanto visto in questi tre anni, e che le nazioni europee che si sentono minacciate possano sentirsi al sicuro», chiarisce accanto al suo omologo svedese. Che l’attivismo – e la proposta – di Macron non fossero piaciute ai piani alti del governo era cosa nota: lo rende chiaro Crosetto quando sui social punta il dito contro «i “contingenti europei” che vorrebbero mandare il presidente di una nazione comunitaria e quello di una nazione extracomunitaria». Per poi sottolineare che quando «si parla a nome dell’Europa bisognerebbe avere la creanza di confrontarsi», cosa che non è accaduta «per gli aspetti militari della questione».Salvini: parlare ora di mandare soldati a Kiev non ha senso Parole dure, che qualcuno legge anche come un argine all’agitazione di Matteo Salvini, pronto a ribadire nelle ultime ore che «mandare soldati italiani in terra di guerra non ha senso». Prima «Putin e Zelensky devono deporre le armi, poi si può ragionare di tutto», dice il vicepremier, scettico anche sull’aumento delle spese militari che non può essere fatto, a suo dire, a scapito ad esempio della “spesa sanitaria”.Spese per la Difesa esclse dal Patto di StabilitàUn sentire comune questo nell’esecutivo, che ha accolto con favore, come ha ribadito Meloni, la scelta di Ursula von der Leyen di «escludere le spese per la difesa» dal Patto di Stabilità. Un “primo passo” cui devono seguire “altre soluzioni”, ha insistito la premier, mentre Giancarlo Giorgetti dalla ministeriale G20 in Sud Africa lanciava la proposta di un “Recovery Plan per la difesa”. Un modo per «rilanciare l’industria e la crescita» oltre che per rispondere alle rinnovate esigenze di sicurezza. E la necessità di un fondo comune eviterebbe, secondo il ministro dell’Economia, che «ogni Paese inizi a muoversi autonomamente» facendo «aumentare inevitabilmente i costi» per i singoli Stati “in modo irrazionale”. LEGGI TUTTO

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    Il luogotenente di Musk in Italia, Stroppa: FdI fa intesa con Pd su ddl spazio, non ci chiami più

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaNon sono piaciute ad Andrea Stroppa, referente in Italia di Elon Musk, le convergenze tra maggioranza e opposizione sul ddl governativo sull’economia dello spazio. «Intesa PD-FdI. Bene, si vuole far passare Starlink e SpaceX (che, tra l’altro, ha lanciato missioni per l’Italia accelerando le tempistiche per dare una mano) per i cattivi. Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro» ha scritto Stroppa su X Andrea Stroppa.Avs: avevamo ragione, Musk vorrebbe prendersi tutto «L’intervento dell’uomo di Musk in Italia, Andrea Stroppa, via X, conferma quanto avevamo detto a proposito del disegno di legge Meloni sull’economia dello spazio. Musk vorrebbe mano libera e gli emendamenti delle opposizioni che hanno posto confini hanno fatto saltare i nervi al tycoon pigliatutto» replica a stretto giro Francesca Ghirra, Capogruppo di AVS nella commissione attività produttive della Camera.Loading…Pd: servono paletti chiari per la sicurezza digitaleDopo il via libera in commissione del disegno di legge i dem hanno rivendicato che «grazie alle proposte e agli emendamenti del Pd sottoscritti anche da M5S e AVS, Azione, nell’articolo 25, quello che definisce la riserva di capacità trasmissiva nazionale, viene introdotto il tema della salvaguardia della sicurezza nazionale e del ritorno industriale per il sistema paese», perché «l’Italia non dovrà mai essere messa sotto ricatto da un soggetto privato straniero che fornisce le connessioni satellitari: questo provvedimento era nato in un’altra era geopolitica ci auguriamo che le vicende che stanno avvenendo in queste ore in Ucraina aprano gli occhi a tutti sulla necessità di inserire paletti chiari e inequivocabili». I due emendamenti del Pd ai quali il governo ha dato il via libera introducono infatti un riferimento generale alla massima diversificazione delle forniture, alla sicurezza nazionale e a un adeguato ritorno per il sistema industriale del Paese.Proprietà e controllo esclusivo della crittografiaIl governo ha dato parere positivo anche all’emendamento di Azione, poi sottoscritto dagli altri partiti di opposizione, che subordina la fornitura di servizi di comunicazione satellitare per fini governativi nei campi della difesa e della sicurezza nazionale a due principi: compatibilità con gli impegni e i programmi cui l’Italia partecipa in sede Ue; proprietà e controllo esclusivo della crittografia e delle componenti software e hardware utilizzate da parte del committente del servizio.Da lunedì ddl economia spazio in Aula alla CameraDopo il via libera della commissione Attività produttive della Camera al disegno di legge governativo sull’economia dello spazio, la discussione generale del provvedimento è prevista a partire da lunedì LEGGI TUTTO

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    Caso Santanchè, la Camera respinge la mozione di sfiducia. La ministra: sulle dimissioni rifletterò da sola

    «Su cassa Covid ho difeso solo posti di lavoro»Quanto all’accusa di truffa per la cassa integrazione Covide, ha affermato Santanchè, «il mio coinvolgimento nella vicenda si è limitato a decidere, come praticamente quasi la totalità delle aziende italiane, di accedere a tale beneficio a tutela della salvaguardia e dei posti di lavoro. Comunque non toccherà a questo Parlamento decidere, io ho fiducia nella magistratura e vedremo il proseguo».«Non vorrei mai essere problema» e FdI applaude SantanchèApplauso dai banchi di FdI nell’Aula della Camera quando la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha detto durante la replica (prima del voto della mozione di sfiducia): «Non vorrei mai essere un problema».FdI,apprezzate parole Santanché e disponibilità dimissioniUn passaggio apprezzato dal vicepresidente di FdI alla Camera, Massimo Ruspandini che ha ringraziato «per quello che ha chiaramente detto al termine del suo intervento e cioè che, qualora venga malauguratamente rinviata a giudizio per la vicenda Inps, farebbe prevalere il cuore alla ragione e lascerebbe il suo incarico governativo per amore e rispetto di FdI e del presidente del Consiglio».«Chi ruba nasconde e le mie borse non le nascondo»La ministra ha parlato anche della vicenda due due borse Hermès, risultate poi false, regalate a Francesca Pascale quando era la fidanzata di Silvio Berlusconi: «Nelle mie borse non c’è paura e lo dico con chiarezza: non ho nessun problema a dirlo qua in un’Aula del Parlamento: ebbene sì, ho una collezione di borse. Mio padre mi ha insegnato che si ruba solo quello che si nasconde e io non ho nulla da nascondere».Conte: state difendendo l’indifendibileNella dichiarazione di voto il leader M5s Giuseppe Conte ha attaccato: «Credo che questo Parlamento avrebbe dovuto occuparsi di altro, sono sconcertato che ci troviamo ore a ore a parlare di una questione che non doveva sorgere e una volta sorta andava affrontata e risolta. State difendendo l’indifendibile, la ministra Santanché è accusata di falso in bilancio e truffa sui fondi Covid. Vi siete impegnati a fare da scudo alla ministra mentre dovreste farlo ai tanti imprenditori che stanno vivendo sulla loro pelle il tracollo industriale, loro non sono accusati non hanno commesso truffe ai danni dello Stato ma non hanno santi in paradiso non sono amichetti di Giorgia Meloni». LEGGI TUTTO

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    Tensione sulla giustizia, oggi la Camera vota sulla sfiducia a Santanchè

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaE’ il D-Day per Daniela Santanchè, che oggi, alla Camera, affronterà (di nuovo) la prova dell’Aula. Di persona e dando la sua versione dei fatti, molto probabilmente. Nel pomeriggio i deputati voteranno l’ennesima mozione di sfiducia nei confronti dell’esponente di Fratelli d’Italia, rinviata a giudizio per falso in bilancio nell’inchiesta sulla società Visibilia. E in bilico per quello più pesante – per truffa all’Inps – che si teme arrivi a maggio. A chiederne le dimissioni sono le opposizioni. Dal M5S – che ha lanciato la proposta, sottoscritta poi da Pd, Avs e Italia viva – fino ad Azione che, pur non avendola firmata, assicura che voterà a favore.Giustizia, la partita della riformaMa prima del verdetto su Santanché, a Montecitorio finisce sott’accusa pure Carlo Nordio. Al ministro della Giustizia è rivolta la sfiducia del centrosinistra per la vicenda della liberazione e il rimpatrio, con un volo di Stato, del generale libico Almasri. Per il Guardasigilli ci sarà tempo solo per la discussione, il voto sarà nei prossimi giorni. Una doppia sfida al Governo che si gioca sul filo delle ostilità con la magistratura, che la maggioranza non ha mai nascosto. E focalizzate sulla riforma della separazione delle carriere, in discussione al Senato, assegnata alla commissione Affari costituzionali diretta dal fedelissimo della premier Alberto Balboni. Una partita che la maggioranza traina compatta, anche se forse servirà un referendum costituzionale per confermare le modifiche.Loading…Vuoti banchi centrodestra su mozione sfiducia NordioLa discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio, presentata dalle opposizioni alla Camera, è iniziata a Montecitorio con i banchi vuoti della maggioranza. Nelle chat delle opposizioni le foto dell’emiciclo deserto nella parte del centrodestra. Dai banchi della minoranza c’è chi ha fatto anche un conto dei presenti in aula: 10 di Fdi, 1 di Forza Italia e nessuno della Lega. Nell’elenco degli iscritti a parlare in discussione generale non c’è nessun rappresentante della maggioranza. Nei banchi del governo accanto al Guardasigilli siede solo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, mentre nella fila dei sottosegretari hanno preso posto il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e il sottosegretario Ostellari.I precedenti in ParlamentoPer la lunga giornata delle sfiducie, alla Camera non si temono colpi di scena. I due ministri non rischiano e non entreranno nel poverissimo carniere che vede finora solo un ministro sfiduciato nella storia repubblicana (fu Filippo Mancuso del governo Dini, nel 1995).Gli umori nel partito della premierMa se Nordio è super blindato, su Santanché la difesa sembra d’ufficio e condizionata – si teme – al prossimo eventuale rinvio a giudizio. Così almeno appare tra quei meloniani che, a taccuini chiusi, ammettono di non condividere l’ostinazione della ministra a non lasciare l’incarico. Ministra che confida nello stesso trattamento che maggioranza e FdI in particolare hanno riservato solo pochi giorni fa al sottosegretario Andrea Delmastro. E che il sostegno sia inevitabile, ma di circostanza, si deduce dal fatto che nessun big del centrodestra interverrà per le dichiarazioni di voto in Aula. La scelta dovrebbe cadere, invece, su deputati che fanno parte della commissione Giustizia. È il caso del penalista Andrea Pelliccini per Fratelli d’Italia, di Enrico Costa per Forza Italia e della leghista Ingrid Bisa. Al contrario, per i 5 Stelle, la parola andrà a Giuseppe Conte, a rivendicare probabilmente la paternità della sfiducia. In aula ci sarà pure Elly Schlein per il Pd, mentre nel centrodestra stavolta le presenze dovrebbero essere più numerose rispetto a due settimane fa. Allora c’erano due ministri e una decina di parlamentari di maggioranza. In tutto, in Aula. LEGGI TUTTO

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    Caso Santanchè, da Ruggiero a Sangiuliano: ecco i 33 ministri che si sono dimessi dal 2001

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaL’attuale premier, Giorgia Meloni, ha già accolto le dimissioni di un suo ministro: quelle di Gennaro Sangiuliano. Che a settembre 2024 ha lasciato l’incarico di responsabile della Cultura per l’esplosione del “caso Mario Rosaria Boccia”. L’uscita dall’esecutivo di Sangiuliano non è affatto un inedito. Negli ultimi 25 anni sono 33 i ministri che per motivi vari (giudiziari, politici o personali) hanno abbandonato il dicastero loro affidato. In altre parole, dal 2001 il 12% dei 278 ministri nominati dai presidenti del Consiglio che si sono succeduti a Palazzo Chigi ha concluso prematuramente l’esperienza di governo: da Renato Ruggiero e Claudio Scajola nel secondo esecutivo Berlusconi a, appunto, Sangiuliano passando per Federica Mogherini, Maria Carmela Lanzetta e Maurizio Lupi nell’esecutivo Renzi e Lorenzo Fioramonti nel “Conte 2”. Una percentuale che potrebbe subire un aggiornamento per l’evoluzione delle vicende giudiziarie, e anche politiche, legate al ministro del Turismo, Daniela Santanchè. Vicende che sono al centro in queste settimane delle mozioni di sfiducia, presentate dalle opposizioni, che sono in discussione in Parlamento.Il picco di dimissioni con il secondo governo BerlusconiIn carica dall’11 giugno 2001 fino al 23 aprile 2005 il secondo governo presieduto da Silvio Berlusconi lungo il cammino vide diversi ministri lasciare l’incarico per varie ragioni. A partire da quelli degli Esteri, Renato Ruggiero, dell’Interno, Claudio Scajola e dell’Economia Giulio Tremonti. A presentare le dimissioni furono anche il ministro della Funzione pubblica, Franco Frattini, nominato da Berlusconi alla Farnesina al posto di Ruggiero, Giuseppe Pisanu, che abbandonò il ministero dell’Attuazione del programma per subentrare a Scajola al Viminale, e l’allora leader della Lega, Umberto Bossi, che lasciò il ministero delle Riforme (dove fu sostituito da Roberto Calderoli) per il seggio di parlamentare europeo. Poi nel novembre 2024 toccò ancora Frattini abbandonare pure il ministero degli Esteri (dove approdò l’allora vicepremier e leader di An, Gianfranco Fini) per la designazione a nuovo Commissario Ue al posto di Rocco Buttiglione, che aveva rinunciato dopo le polemiche suscitate dai suoi interventi sulle coppie gay. Nel dicembre 2004 il ministro della Funzione Pubblica, Luigi Mazzella, che due anni prima aveva preso il posto di Frattini a Palazzo Vidoni, rassegnò le dimissioni e venne sostituito da Mario Baccini (Udc). Quattro mesi più tardi, nell’aprile 2005, tutta la delegazione dell’Udc si ritirò dal governo: oltre a Baccini, i ministri per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, e per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, e il vicepremier Marco Follini.Loading…Le uscite dal “Berlusconi III” e dal “Berlusconi IV”Il terzo governo Berlusconi resta in carica dall’aprile 2005 al maggio del 2006. Ma già nel settembre del 2005 il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco (che nel secondo esecutivo Berlusconi aveva preso il posto di Tremonti) si dimette per tensioni sulle vicende del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio; e sulla legge Finanziaria. Nel febbraio del 2006 si dimette anche il ministro delle Riforme Calderoli dopo le polemiche seguite alla t-shirt con le vignette danesi su Maometto che aveva mostrato in Tv. E ad annunciare le dimissioni nel marzo 2006 è anche il ministro della Salute Francesco Storace per la vicenda delle intercettazioni, dopo l’arresto di 16 persone che avrebbero spiato i suoi rivali Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini prima delle elezioni regionali del 2005. Anche il quarto governo Berlusconi, operativo dal maggio 2008 al novembre 2011, non rimane immune dall’effetto dimissioni. Il primo a lasciare l’incarico nel 2010 è il ministro delle Regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto (all’epoca esponente Pdl). Nell’aprile 2010 il suo collega di partito Giancarlo Galan viene nominato ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, a seguito delle dimissioni del leghista, Luca Zaia, eletto presidente della Regione Veneto. Lo stesso Galan annuncia le sue dimissioni nel marzo del 2011, quando va a ricoprire l’incarico di ministro dei Beni culturali, lasciato da Sandro Bondi (Pdl). Sempre nel 2010 Paolo Romani (Pdl) è nominato ministro dello Sviluppo Economico, sostituendo Berlusconi, che aveva mantenuto l’interim del dicastero dopo le dimissioni di Claudio Scajola nel maggio dello stesso anno. Il 2010 vede anche le dimissioni di Aldo Brancher, all’epoca ministro per la Sussidiarietà e il Decentramento. Nel 2011 arrivano anche quelle di Angelino Alfano da ministro della Giustizia dopo essere stato nominato segretario del Popolo della Libertà.Mastella lascia il secondo governo ProdiNel gennaio 2008, durante il secondo governo Prodi (in carica dal maggio 2006 al maggio 2008), l’allora ministro della Giustizia, e leader dell’Udeur, Clemente Mastella, lascia l’incarico per le accuse di concorso esterno in associazione a delinquere della procura di Santa Maria Capua Vetere (dalle quali è stato poi assolto nel 2017). Le dimissioni di Mastella hanno provocano l’uscita dalla maggioranza dell’Udeur, che si è rivela uno dei passaggi decisivi nella caduta dell’esecutivo sostenuto da una coalizione di centrosinistra.Quattro i ministri usciti dal governo RenziAd abbandonare il governo Renzi, in carica tra il 2014 e il 2016, sono stati quattro ministri. A cominciare da quello degli Esteri, Federica Mogherini (Pd), che dal novembre 2014 era stata chiamata a ricoprire il ruolo di Alto appresentante per la politica estera della Ue a Bruxelles. Ad annunciare le dimissioni è poi il ministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta (Pd), in vista di un incarico nella giunta calabrese di Mario Oliverio. A seguito di vicende giudiziarie legate al cosiddetto scandalo Grandi Opere, che aveva coinvolto il dicastero delle Infrastrutture, l’allora ministro Maurizio Lupi (all’epoca Ncd) lascia l’incarico. Così come nell’aprile del 2016 il ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, per le ricadute relative all’inchiesta Tempa Rossa. LEGGI TUTTO

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    Difesa, Crosetto firma un decreto per riconoscere la figura del veterano

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaArrivano il “Veterano della Difesa” ed il “Veterano delle Missioni internazionali”. Sono le nuove qualifiche introdotte con un decreto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ufficializza anche l’11 novembre come giornata per la celebrazione del “Veterano”.Riconoscimento estesoL’iniziativa amplia la platea del personale insignito della qualifica di “Veterano delle Missioni internazionali” e “Veterano della Difesa”, estendendo questo riconoscimento anche a coloro che, pur non avendo riportato traumi fisici o psichici invalidanti, abbiano servito onorevolmente il Paese, sia in Patria che nelle missioni internazionali.Loading…Le medaglieInfine, il provvedimento prevede l’istituzione di Medaglie al merito di “Veterano della Difesa” e “Veterano delle Missioni Internazionali”, la cui progettazione avverrà attraverso un concorso di idee rivolto agli studenti delle scuole, con l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni nella valorizzazione della memoria e dei valori della Difesa.Crosetto: dare il giusto valore alla figura dei VeteraniSi tratta, spiega Crosetto, di «un passo importante per garantire il giusto riconoscimento a tutti coloro che hanno servito il nostro Paese con dedizione e onore. Per questo risultato desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento al sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago e a tutti i componenti del tavolo tecnico per il prezioso lavoro svolto. È nostro dovere – sottolinea – dare il giusto valore a questa figura che rappresenta una risorsa fondamentale per la nostra Nazione. Come dico sempre la famiglia della Difesa si basa su valori e ideali che devono ispirare il personale e alimentare l’orgoglio e il senso di appartenenza. L’esempio che hanno dato i Veterani, la voglia di affrontare ogni sfida e di ricominciare, deve essere motivo della massima riconoscenza da parte di tutti». LEGGI TUTTO

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    Piantedosi nel mirino del luogotenente di Musk in Italia: i sospetti su Salvini e la strategia del caos

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaTutto è cominciato martedì, quando Andrea Stroppa, il referente di Elon Musk in Italia, pubblica e poi cancella un post in inglese su X, il social di proprietà del magnate statunitense, che recita: «In un quartiere di Roma controllato da una gang, da febbraio ci sono state quattro aggressioni fisiche contro la polizia. Ieri con un coltello. In molti chiedono il ritorno di Matteo Salvini come ministro dell’Interno».I sondaggi incriminatiTroppo diretto? Forse. Tanto che mercoledì il 31enne informatico, voluto come consulente nel 2017 dallo stesso Matteo Renzi in quanto ex collaboratore dell’imprenditore Marco Carrai, lancia un sondaggio che esplicito è dire poco. «Da quando è ministro Piantedosi mi sento per me e i miei cari più o meno sicuro?», la domanda data in pasto ai circa 120mila follower. Rispondono in 1.129. E il commento di Stroppa è netto: «Preoccupante. Risultato finale su sondaggio operato del Ministro degli interni Piantedosi: 67% si sente meno sicuro da quando è ministro». Ieri nuovo round: «Quale ministro dell’Interno ha gestito meglio la sicurezza negli ultimi anni?». La scelta è tra Marco Minniti, Luciana Lamorgese, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi. In poche ore 4mila risposte, oggi saranno resi noti gli esiti. Scontati, a giudicare dal precedente. Un attacco in piena regola: ma sferrato perché?Loading…I sospetti su SalviniImmediatamente i sospetti si concentrano sul vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, per due ragioni: la sintonia con Musk e il non aver mai fatto mistero, dopo l’assoluzione nel processo Open Arms, di gradire un ritorno al Viminale. Anche se Piantedosi è stato suo capo di gabinetto nel Governo Conte 1 (2018-2019) proprio all’Interno. In quel ruolo ha elaborato i decreti Sicurezza 1 e 2. Un tecnico, insomma, non certo tenero nei confronti dell’immigrazione irregolare, come dimostrano i provvedimenti approvati dal Governo Meloni, dalla stretta sulle Ong al Dl Cutro, e la stessa operazione Albania. Soltanto lunedì a Genova, interpellato a margine di un sopralluogo alle ferrovie, Salvini aveva negato ogni ambizione ed elogiato Piantedosi: «Ho tanti cantieri da accompagnare e poi c’è un ministro degli Interni che sta facendo bene il suo lavoro e che è anche un amico, se glielo fanno fare il suo lavoro i giudici e i geni di Bruxelles».Il vicepremier cita Trump e rivendica la sua azione al ViminaleIeri ha tagliato corto: «Non ho tempo di seguire i sondaggi». Ma poco prima aveva rivendicato la sua azione al Viminale, condividendo le «parole di sacrosanto buonsenso» di Donald Trump sull’Europa che deve «occuparsi di immigrazione con più intelligenza e con più forza, prima che sia troppo tardi». «Come ribadisce la Lega da anni e secondo i principi che ho applicato come ministro dell’Interno (con le conseguenze anche giudiziarie ben note) – ha scritto sui social – l’Europa, lenta e in alcuni casi complice, non può più far finta di niente davanti all’emergenza dell’immigrazione clandestina».La guerriglia contro MeloniAnche se dal Carroccio si espone soltanto il deputato Rossano Sasso, che rivela il suo voto («Sono di parte e dico Salvini»), sono in molti a leggere l’offensiva di Stroppa come un puntello all’azione di disturbo nei confronti di Giorgia Meloni che Salvini sta ostinatamente conducendo da settimane. Una guerriglia (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 febbraio) che è andata dalla difesa d’ufficio della ministra del Turismo Daniela Santanchè al colloquio con Netanyahu in Israele, fino alla partita della rottamazione fiscale. Tanto che dalla maggioranza si azzarda una lettura audace, ossia che i sondaggi di Stroppa non farebbero altro che blindare Piantedosi perché mai Meloni cederebbe a un rimpasto dopo la pressione esibita del luogotenente di Musk. La premier – fanno notare – lunedì ha voluto essere presente accanto al titolare del Viminale alla Conferenza dei prefetti e dei questori, da dove ha rinnovato la lotta senza quartiere all’immigrazione illegale e, implicitamente, la piena fiducia al suo ministro dell’Interno. LEGGI TUTTO

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    Andrea Delmastro Delle Vedove: una storia politica tutta a destra, tra eredità familiare e successo nazionale

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaLa politica nel sangue, tanta gavetta dentro le organizzazioni di destra fino a diventare esponente di punta di Fratelli d’Italia, partito nato nel 2012 come erede della vecchia Alleanza nazionale. Piemontese di Gattinara (Vercelli), classe 1976, fronte della gioventù e Azione giovani come prime tessere di un mosaico politico di successo, Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia condannato dal tribunale di Roma a otto mesi per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, è stato ispirato dalle orme del padre Sandro, ex deputato nazionale di Alleanza Nazionale. La sorella minore, Francesca (anche lei politica di Fratelli d’Italia) è sindaco di Rosazza (Biella).Cospito, Delmastro in aula per rivelazione di segreti d’ufficio: oggi la sentenzaA poco più di 20 anni diventa assessore e consigliere comunale a Biella. Una parabola che da quel momento lo ha lanciato sulla ribalta nazionale dopo essere stato eletto consigliere provinciale nel 1999 (a Biella), riuscendo – dopo alcune bocciature alle amministrative – ad entrare alla Camera nel 2018 con FdI, imponendosi al collegio uninominale di Biella. Poi il bis alle politiche anticipate del 25 settembre 2022 e la nomina a sottosegretario alla Giustizia nel governo Meloni.Loading… LEGGI TUTTO