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    Conte lancia il movimento progressista, tensione con il Pd

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDopo giorni di punzecchiature, le frecciate lanciate da Giuseppe Conte hanno fatto crollare il muro del Pd, che aveva evitato di replicare direttamente al presidente Cinque Stelle.Area riformista dem all’attaccoFra i dem, hanno preso parola gli esponenti dell’area riformista, da sempre i più freddi rispetto a un’alleanza con il Movimento. L’innesco è stata un’intervista su La Repubblica all’eurodeputata Pina Picierno, dal titolo: “In Europa M5s in linea con la Lega”, sul “no” alle armi per l’Ucraina. Il botta e risposta è andato avanti a lungo, via social e comunicati. Quelli di Picierno sono «toni da bar» è stato il contrattacco degli eurodeputati M5s. «Non cercano alleanze ma pretendono sudditanza», ha ribattuto lei.Loading…La replica di Conte sulla salva-MilanoLo scontro non ha coinvolto i vertici. Sia Schlein sia Conte non sono intervenuti. Anche perché la prima lavora assiduamente alla costruzione di una coalizione, e il secondo, se anche tiene il freno tirato, condivide l’orizzonte. Però, il presidente del M5s un’altra frecciata l’ha lanciata. L’occasione è stato un convegno alla Camera sulla Salva-Milano, che dovrebbe, tra l’altro, sbloccare una serie di cantieri. La legge è stata approvata alla Camera e fra i firmatari ci sono anche esponenti del Pd, mentre i parlamentari di M5s e Avs sono contrari. «Invito la destra a rivedere questo testo – ha detto Conte – ma sorprende che ci siano delle firme anche di forze del campo progressista. Faccio un appello, ritirate quelle firme se volete costruire un’alternativa di governo. Disponetevi dal lato giusto, combattetela dal lato progressista, con noi e con gli amici di Avs» perché «una forza progressista non fa l’interesse di affaristi con la compiacenza di funzionari compiacenti».Le divisioni Pd-M5s sull’Ucraina e sull’appoggio alla Commissione UeLe divisioni sull’Ucraina si riflettono sull’appoggio del Pd alla commissione Ue, che il M5s non ha votato. «Abbiamo lanciato la proposta di trasformare il fondo per la guerra da 500 miliardi su cui la Commissione europea sta lavorando in un fondo per l’automotive e la competitività – hanno ricordato i Cinque stelle – . Dica la Picierno se sua priorità è la militarizzazione dell’Ue o la difesa dei lavoratori». Nei rapporti Pd-M5s pesa anche lo schieramento politico dei pentastellati. Pur collocando il Movimento fra i progressisti, Conte ha definito «un’etichetta stantia» il termine sinistra. «Delle due l’una – ha detto Picierno – o Conte non conosce l’inglese (l’M5s a Strasburgo aderisce al gruppo “The Left”, ndr) o non sa cosa significa la parola sinistra. In entrambi i casi si tratta di dichiarazioni che raccontano della credibilità del personaggio». LEGGI TUTTO

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    Classifica 2025 Politico, “Giorgia Meloni la persona più potente d’Europa”

    È Giorgia Meloni “la persona più potente d’Europa” secondo la classifica per il 2025 di Politico. “Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero che chiami appartiene a Giorgia Meloni”, scrive il quotidiano statunitense, sottolineando che “in meno di un decennio, la leader del partito di destra Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come una pazza ultranazionalista all’essere eletta primo ministro d’Italia e ad affermarsi come una figura con cui Bruxelles, e ora Washington, possono fare affari”.

    “Potere enorme”

    Nella descrizione del riconoscimento, Politico ricorda come la premier italiana “anche se ha virato verso il centro”, abbia “iniziato la sua carriera politica come attivista nell’ala giovanile del neofascista Movimento Sociale Italiano”. “Dalla sua elezione nel 2022, il primo ministro italiano ha introdotto politiche su questioni come l’immigrazione e i diritti LGBTQ+ che un tempo avrebbero suscitato la condanna di Bruxelles”, invece, molti  leader dell’Unione Europea “hanno accettato Meloni come la rappresentante gradita dello zeitgeist sempre più radicale che sta sbocciando su entrambe le sponde dell’Atlantico” e la volontà di “collaborare con Meloni sulla scena europea, consentono al primo ministro italiano di 47 anni, che insiste nell’usare la forma maschile del suo titolo formale, il Presidente del Consiglio, di essere un ‘uomo’ forte in grado di esercitare un potere enorme”.

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    “Governo stabile”

    “Meloni ha fatto notizia in tutto il mondo quando è diventata il primo premier donna italiano, ma pochi prevedevano che sarebbe durata a lungo in carica”, ricostruisce ancora la testata Usa. Invece, “negli ultimi due anni Meloni ha consolidato il suo governo come uno dei più stabili mai esistiti nell’Italia del dopoguerra” e il suo “aspetto curato e pratico” “contribuisce all’immagine di stabilità”. Da quando è arrivata a Palazzo Chigi, osserva Politico, Meloni “ha mantenuto al minimo la sua retorica anti-Ue ed evitato scontri con Bruxelles”, spiazzando anche i suoi detrattori ed “emergendo come una delle sostenitrici più convinte dell’Ucraina”. L’affermazione della leader di Fratelli d’Italia è coincisa con la resa dei conti nel Vecchio Continente sulla crisi migratoria. Meloni ha saputo giocarsi le sue carte: attraverso una “collaborazione con la presidente Ursula von der Leyen” e la firma di “accordi storici con Tunisia, Mauritania ed Egitto”. Oltre al modello Albania da cui, si evidenzia, non si sono discostati nemmeno i leader di centrosinistra come il tedesco Olaf Scholz e il britannico Keir Starmer.
    Il sostegno di Elon Musk
    Sfruttando il vuoto di potere lasciato da Parigi e Berlino, la premier ha ora spazio per “portare avanti le sue politiche”. E “la rielezione di Trump”, nel giudizio della testata di proprietà del gruppo editoriale Axel Springer, potrà darle “ancora più slancio”. Anche grazie al sostegno di Elon Musk, che la acclama come paladina del contrasto all’immigrazione illegale. Se finora Meloni ha usato la sua influenza principalmente in Italia, la domanda – evidenzia infine Politico – è se adesso “inizierà a esibire i muscoli a livello internazionale e se, con un nuovo vento che soffia attraverso l’Atlantico, continuerà a giocare bene con istituzioni come l’Ue e la Nato oppure tornerà alle sue radici di destra e sfiderà lo status quo”. LEGGI TUTTO

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    Per Politico, Meloni «è la persona più potente d’Europa»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaÈ Giorgia Meloni «la persona più potente d’Europa» secondo la classifica per il 2025 di Politico. «Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero che chiami appartiene a Giorgia Meloni», scrive il quotidiano statunitense, sottolineando che «in meno di un decennio, la leader del partito di destra Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come una pazza ultranazionalista all’essere eletta primo ministro d’Italia e ad affermarsi come una figura con cui Bruxelles, e ora Washington, possono fare affari».Nella descrizione del riconoscimento, Politico ricorda come la premier italiana «anche se ha virato verso il centro», abbia «iniziato la sua carriera politica come attivista nell’ala giovanile del neofascista Movimento Sociale Italiano».Loading…«Dalla sua elezione nel 2022, il primo ministro italiano ha introdotto politiche su questioni come l’immigrazione e i diritti LGBTQ+ che un tempo avrebbero suscitato la condanna di Bruxelles», invece, molti leader dell’Unione Europea «hanno accettato Meloni come la rappresentante gradita dello zeitgeist sempre più radicale che sta sbocciando su entrambe le sponde dell’Atlantico» e la volontà di «collaborare con Meloni sulla scena europea, consentono al primo ministro italiano di 47 anni, che insiste nell’usare la forma maschile del suo titolo formale, il Presidente del Consiglio, di essere un “uomo” forte in grado di esercitare un potere enorme».«Meloni ha fatto notizia in tutto il mondo quando è diventata il primo premier donna italiano, ma pochi prevedevano che sarebbe durata a lungo in carica», ricostruisce ancora la testata Usa. Invece, «negli ultimi due anni Meloni ha consolidato il suo governo come uno dei più stabili mai esistiti nell’Italia del dopoguerra» e il suo «aspetto curato e pratico» «contribuisce all’immagine di stabilità».Politico ha poi ricordato: «Dopo che il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca si è riferito al primo ministro come a una “stronza” durante un comizio elettorale, il primo ministro si è presentato a un evento nella sua regione e ha salutato il politico dell’opposizione affermando: “Presidente De Luca, quella stronza sono io, Meloni. Come stai?”». LEGGI TUTTO

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    Omicidio sul lavoro, in arrivo proposta per nuovo reato con aggravanti

    “I lavori della Commissione del ministero della Giustizia che si sta occupando delle norme riguardanti la sicurezza sul lavoro sono in dirittura di arrivo. Entro pochi giorni depositeremo la relazione e una proposta per una nuova fattispecie di reato di ‘omicidio sul lavoro’ che conterrà specifiche aggravanti per chi non adempie ai fondamentali obblighi di prevenzione”. Ad anticiparlo è stato il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, ospite della trasmissione Tagadà.
    “Sanzioni severe accompagnate da prevenzione”
    “Chi avrà posto in essere tutte le condotte di protezione dei lavoratori e avrà adottato un efficace modello organizzativo 231 potrà beneficiare di un trattamento premiale”, ha spiegato ancora Sist, “ferma la piena responsabilità per il risarcimento del danno. È una normativa che propone una severa componente sanzionatoria ma, nel contempo, cerca efficacemente di prevenire gli infortuni”.  LEGGI TUTTO

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    M5s, voto bis sulla statuto: superato il quorum, confermata l’abolizione del garante. Grillo (per ora) sconfitto

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaQuorum raggiunto e cancellazione della figura del garante confermata. E’ questo l’esito delle voto-bis sulle modifiche dello statuto del Movimento Cinque Stelle chiesto da Beppe Grillo, che ha tentato di salvare il suo ruolo nel Movimento facendo campagna a favore dell’astensione. Invece il quorum del 50% + 1 dei votanti è stato ampiamente superato.Eliminazione garante confermata con 80,56% dei votiHanno votato 58.029 iscritti, pari al 64,9% degli aventi diritto. Più del 61,23% registrato in occasione della prima votazione dal 20 al 23 novembre. I sì all’abolizione del garante sono stati 46.747, ossia l’80,56%. Sono stati quasi 4mila gli iscritti in più che hanno preso parte al voto bis per lo statuto dei 5 stelle. «Casomani non vi rivedessi, buon pomeriggio,buona sera e buona notte». Con queste parole, dopo aver appreso il risultato del voto bis su alcune parti dello statuto dei 5 stelle, Beppe Grillo è intervenuto sui social.Loading…Conte: M5s ora volta pagina, il Movimento si rifonda «Il M5S ha rivotato. Ha rivotato in massa: quorum ampiamente superato con una partecipazione addirittura più alta di due settimane fa. Questa è l’onda dirompente di una comunità che non conosce limiti e ostacoli, in cui tutti contano davvero. Ora si volta pagina. Il Movimento si rifonda sulle indicazioni arrivate con Nova dagli iscritti. Andiamo avanti con grande forza, con l’orgoglio di quel che abbiamo fatto ma lo sguardo fisso nel futuro. Abbiamo una passione immensa e tante battaglie da fare tutto insieme per cambiare il Paese». Così invece il leader M5s Giuseppe Conte, ha commentato l’esito delle votazioni per le modifiche dello statuto.Lo scontro va avanti Difficilmente però il responso delle urne servirà a mettere la parola fine allo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte che va avanti da settimane. Un duello a suon di accuse, anche via lettera, con l’annuncio, beffardo, del comico genovese di aver spedito una missiva ad Elly Schlein per “raccomandargli” Conte come guida del Pd «visti i voti che ha trasferito dal Movimento al Pd». E la risposta del leader M5s di voler inviare una missiva a Mario Draghi per suggerire «Grillo nel ruolo di consulente». Una situazione evidentemente irrecuperabile ed il risultato delle nuove votazioni servirà solo a certificare le distanze tra il fondatore del Movimento e l’ex presidente de Consiglio. Le strade sono divise irrimediabilmente. Con Grillo pronto alle azioni legali per riprendersi il simbolo.Nei giorni scorsi era stato Grillo a decretare «la morte del M5s» così come lo aveva immaginato, per lasciare però spazio ad una non ben precisata nuova iniziativa. Un progetto stroncato dal leader M5s che senza mezzi termini lo aveva accusato di agire da «monarca assoluto». Non solo, all’ormai ex garante viene rimproverato di aver «disconosciuto il percorso che ha voluto intraprendere la comunità del M5s». Un atteggiamento, appunto da “sovrano assoluto” a cui la base del Movimento, come ha sempre ricordato Conte, ha deciso di dare un taglio. LEGGI TUTTO

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    Antiriciclaggio, scatta la stretta sui controlli per il trasferimento di contanti

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura Stretta in arrivo sul trasferimento di denaro contante in entrata o uscita dal territorio nazionale, con sanzioni più salate, inasprimento dei sequestri e la possibilità per le autorità di trattenere il denaro nel caso di violazione degli obblighi di dichiarazione o qualora emergano indizi che potrebbe essere legato ad attività criminose. Lo prevede la bozza del decreto legislativo sul denaro contante all’ordine del giorno del Cdm di lunedì.Loading…Inasprimento dei sequestriIl provvedimento, in 4 articoli, apporta modifiche alla disciplina sul mercato dell’oro del 2000 e ad un decreto legislativo del 2008 sulla normativa in materia valutaria. Per quanto riguarda in particolare il contante, resta l’obbligo di dichiarazione per chi entra o esce dal territorio nazionale con contante di importo pari o superiore a 10mila euro: viene aggiunto che l’obbligo non è soddisfatto non solo se le informazioni sono inesatte o incomplete, ma anche «se il denaro contante non è messo a disposizione ai fini di controllo». Viene poi introdotto un nuovo articolo, in base al quale «l’Agenzia delle dogane e dei monopoli e la Guardia di finanza possono trattenere il denaro» se gli obblighi di dichiarazione non sono stati assolti in tutto o in parte o «qualora emergano indizi che il denaro contante, accompagnato o non accompagnato, a prescindere dall’importo, potrebbe essere correlato ad attività criminose».Trattenimento del contante fino a 90 giorniIl trattenimento temporaneo, che può essere disposto «anche nel caso di denaro contante, accompagnato o non accompagnato, di importo inferiore a 10.000 euro», ha una durata massima di 30 giorni, con possibile estensione a 90 in casi particolari, ed è finalizzato ad individuare «gli elementi richiesti per l’applicazione della legge penale».Sanzioni più salateI controlli, inoltre, oltre che casuali potranno essere anche basati sull’analisi dei rischi anche con procedimenti informatici. E i dati e le informazioni acquisiti potranno essere utilizzati ai fini fiscali. Viene inoltre eliminata la soglia di almeno 10mila euro per il sequestro del denaro contante trasferito o che si cerca di trasferire e vengono alzati i limiti stabiliti per il sequestro (le percentuali attuali del 30% e 50% dell’importo eccedente passano a 50, 70 e 100%). Il sequestro può avvenire anche con informazioni “inesatte o incomplete”. L’importo del sequestro non può essere inferiore a 900 euro e superiore a 1.000.000. Vengono infine inasprite anche le sanzioni, che partono da un minimo di 900 euro, anziché 300. LEGGI TUTTO

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    Autonomia, a chi conviene il referendum: l’inedito asse Cgil-Lega

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaA parte la Lega, che ripete la narrazione che basta un piccolo “aggiustamento” della legge Calderoli e che la trattativa per il trasferimento di alcune materie alle regioni del Nord andrà avanti, nel resto della maggioranza spira un’aria gelida. Il deposito delle motivazioni della sentenza con cui la Consulta ha bocciato il 14 novembre scorso molti punti dell’autonomia differenziata targata Lega ha confermato quanto già era evidente dalla lettura del dettagliato comunicato stampa: l’intervento dei giudici è stato tale che non solo la legge Calderoli andrà di fatto riscritta, ma che potrebbero non esserci più i presupposti per celebrare il referendum la prossima primavera. L’attesa è dunque tutta per la decisione della Corte di Cassazione, che a giorni dovrà stabilire se dopo l’intervento della Consulta i due quesiti di abrogazione totale e parziale presentati dalle opposizioni, dalle regioni di centrosinistra e dai sindacati Cgil e Uil restano ancora in piedi o sono superati.In base alla sentenza 68 del 1978 della stessa Consulta, il referendum non si tiene più se vengono superati «i principi ispiratori» o i «contenuti normativi essenziali», superamento che secondo molti osservatori è avvenuto con la pronuncia del 14 novembre. Secondo altri osservatori, invece, il referendum di abrogazione totale potrebbe comunque restare in piedi per quel (poco) che resta della legge Calderoli. Anche per la delicatezza della questione, e per i suoi riflessi politici, l’udienza della Cassazione inizialmente prevista per oggi è ora attesa per la prossima settimana, probabilmente il 12 dicembre. In questo modo anche i proponenti dei quesiti hanno più tempo, fino a lunedì 9 dicembre, per stendere la memoria affidata alla penna di Giovanni Maria Flick.Loading…Nell’attesa di una decisione che potrebbe cambiare il corso della legislatura, dunque, da Palazzo Chigi (e da Forza Italia) si evitano commenti. Anche se Giorgia Meloni ha agito con i fatti, mantenendo personalmente la delega sul Sud quasi a farsene protettrice. Se i quesiti dovessero essere dichiarati superati sarebbe proprio lei, la premier, a tirare il respiro di sollievo più grande: passare i prossimi mesi sotto il tiro delle opposizioni, divise su tutto ma per una volta unite, e al contempo dover difendere una legge che non ha mai sentito sua e che è stata sostanzialmente una concessione alla Lega non è una prospettiva allettante. Al contrario, in caso di mancato referendum, la riscrittura della legge Calderoli prenderebbe tempi lunghi proprio per far stemperare un tema altamente divisivo.Tutto sommato lo stop al referendum converrebbe anche al Pd, vista la difficoltà di centrare il quorum del 50% più uno degli elettori in epoca di alta astensione. Gli unici attori a premere per il sì al referendum sono a conti fatti la Lega di Matteo Salvini e la Cgil di Maurizio Landini: i leghisti potrebbero intestarsi il mancato raggiungimento del quorum con l’argomentazione che in questo caso l’astensione vale come voto a favore; il leader sindacale ha invece bisogno del traino dell’autonomia per centrare l’obiettivo di cancellare l’odiato Jobs act renziano. LEGGI TUTTO

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    Boccia (Pd): «Sulle università online dal governo approccio mercantile»

    Dal Ministero assicurano che si sta lavorando per fissare un valore standard di borse di studio, anche dopo la spinta del Pnrr; ricordano gli investimenti (687 mln in due tranche) per gli studentati, da leggere insieme ai valori del fondo finanziamento ordinario che nel 2025 ha avuto un taglio di 173 milioni, ma con la previsione – dicono – di tornare l’anno prossimo a 9 mld e 200 mln, più del 2023.Il dato oggettivo è il taglio dei fondi: se la Ministra è d’accordo sugli investimenti per favorire il diritto allo studio sostenga gli emendamenti Pd sulle residenze universitarie, ad esempio, battaglie portate avanti da Alfredo D’Attorre, referente Pd per università e ricerca. Ma anche sulle Università, come sul resto, il governo ha una visione privatistica. E così la legge consente alle telematiche, ad esempio, di non avere certi standard sul rapporto studenti/professori.Il decreto del governo Draghi fissava il 2024 come termine per equiparare le telematiche a quelle tradizionali nel rapporto studenti/professori. Non pare si vada in questa direzione, mentre sarebbe confermata una riduzione delle lezioni registrate e si confermano gli esami in presenza, sia pur con delle deroghe e con un’apertura alla possibilità di farlo in futuro da remoto, con tecnologie adeguate da definire in un nuovo dm. Non pensa però che anche le università tradizionali dovrebbero confrontarsi con le mutate esigenze aumentando l’offerta a distanza?Molte lo fanno, ma di sicuro devono attrezzarsi per rafforzare ulteriormente queste attività da remoto, conservando gli stessi standard di qualità. Il discente può scegliere se studiare a distanza, ma è fondamentale garantire un confronto di persona. L’Università è fatta anche di incontri, confronti, idee, di preparazione alla vita, oltre che alla professione e uno schermo non lo permette. Quanto agli standard garantiti, su ricerca e numero dei docenti ci deve essere assoluta parità tra università tradizionali e online. A fronte invece del boom di iscrizioni, negli stessi dieci anni i docenti delle telematiche sono passati solo da 288 a 582. La destra permette alle telematiche di non avere gli stessi standard, viste anche le commistioni politiche imbarazzanti, come quelle di Stefano Bandecchi (sindaco di Terni, fondatore della Niccolò Cusano, ndr), primo teorizzatore della telematizzazione della cultura. Per loro, l’importante è piazzare il prodotto, stanno scambiando l’università con Airbnb.Ci sono anche atenei telematici, nel cui comitato consultivo ci sono nomi di peso, compreso quello di Luciano Violante. LEGGI TUTTO