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    Dimissioni di Toti: Liguria pronta per nuove elezioni entro 3 mesi

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaGiovanni Toti ha dato le dimissioni dall’incarico di governatore della Liguria. A consegnare la lettera di dimissioni irrevocabili all’ufficio protocollo della Regione è stato questa mattina alle 10.40 l’assessore Giacomo Raul Giampedrone su delega dello stesso Toti. Quest’ultimo, a due terzi del suo secondo mandato da governatore, era stato eletto per la prima volta presidente alla guida della Regione Liguria l’11 giugno 2015 e confermato alle elezioni regionali del 2020. Il passo indietro del governatore, ai domiciliari dal 7 maggio con l’accusa di corruzione (e più di recente anche di finanziamento illecito), era ormai atteso. Segnali in questa direzione erano arrivati anche ieri. La Lista civica del presidente Toti durante il Consiglio regionale ha cambiato nome: da «Cambiamo con Toti presidente» a «Lista Toti Liguria».Toti: dimissioni irrevocabili, entro 3 mesi alle urne«Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Presidente della Giunta Regionale della Liguria». Così il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti nella lettera con la quale ha rassegnato le proprie dimissioni dalla guida della Liguria questa mattina. «Lascio una Regione in ordine. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni – aggiunge – per consentire al Consiglio regionale di approvare l’assestamento di bilancio e il rendiconto, fondamentali per la gestione dell’ente. E spiega: «Mentre viene resa pubblica questa mia lettera – aggiunge Toti – che ho pregato il mio difensore, avv. Stefano Savi, di diffondere, il testo formale delle dimissioni viene consegnato al Presidente facente funzione della Giunta e al Presidente dell’Assemblea Legislativa per tutti gli adempimenti di legge. Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro».Loading…«Si apre fase nuova, a elettori compito giudicare»«Si apre per tutti una fase nuova, agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada» scrive ancora Toti nella lettera con la quale ha rassegnato le proprie dimissioni. E incalza: «Ai partiti della maggioranza la responsabilità valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti, non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio. Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento Nazionale e all’opinione pubblica del paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico».Legale Toti: nuova istanza libertà, ok a processo immediato «A noi l’immediato va benissimo. Non vogliamo farlo in costanza di misura cautelare. Ci fa anche comodo piuttosto che stare ancora due, tre anni sulla graticola». A dirlo è l’avvocato Stefano Savi difensore di Giovanni Toti. Lunedì il legale presenterà istanza di revoca degli arresti domiciliari. Se venisse accolta, il ricorso in Cassazione contro il rigetto da parte del Riesame decadrà automaticamente.Lega: inchieste e arresti per sovvertire il voto«In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista». Così una nota della Lega a commento delle dimissioni di Toti. LEGGI TUTTO

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    Toti, entro domenica l’addio del Governatore. Salvini ora punta su Rixi

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaOrmai non è più se, ma quando Giovanni Toti annuncerà le sue dimissioni da Governatore della Liguria. La decisione viene data a Genova e Roma per imminente. Tutti gli appuntamenti politici, a partire da quello con Matteo Salvini, risultano al momento congelati. Nella maggioranza attendono la mossa del Presidene ligure. «È giusto che un uomo come Giovanni Toti abbia il diritto di scegliere oggi per il suo bene e terrà conto di quello che accade in regione», dicono da Forza Italia anche con riferimento alla possibilità della fine degli arresti domiciliari in caso di uscita dalla guida della Giunta.I segnali delle dimissioniSegnali sono arrivati anche ieri. La Lista civica del presidente Toti durante il Consiglio regionale ha cambiato nome: da «Cambiamo con Toti presidente» a «Lista Toti Liguria». C’è chi sostiene che le dimissioni potrebbero arrivare già oggi, comunque entro questo fine settimana.Loading…I tempi del votoNel frattempo si fanno già i conti su quando si tornerà a votare. Questione di regole e di leggi. Tra i 60 e i 90 giorni. La data non c’è ancora ma la stagione invece è certa: l’autunno.Confronto aperto nel centrodestra sulla successioneNel centrodestra si è aperto il confronto sulla successione. La Lega punta alla guida della Regione ma non è ancora chiaro se con un civico o con un politico di lungo corso e profondo conoscitore della Liguria come Edoardo Rixi, attuale vice di Salvini alle Infrastrutture. E l’incontro tra il leader della Lega sarà propedeutico al passaggio di consegne. LEGGI TUTTO

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    Meloni va in Cina: faccia a faccia con Xi e nuovo partenariato dopo la Via della Seta

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaA un anno dalla missione a Washington, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si appresta a effettuare la sua prima visita ufficiale nella Repubblica popolare cinese rispondendo all’invito estesole dal presidente Xi Jinping a Bali, al G20 di novembre 2022. A pochi mesi dall’uscita dell’Italia dalla Nuova Via della Seta di fine 2023, la premier, dal 27 al 31 luglio, avrà numerosi impegni tra Pechino (come il settimo Business Forum Italia-Cina) e Shanghai, nell’anno che celebra i sette secoli della morte di Marco Polo, Li Madou secondo il nome mandarino del viaggatore veneziano, capace insieme a un altro italiano, il gesuita Matteo Ricci, di costruire un solido ponte tra Oriente e Occidente. Un’eredità indelebile, che è riconosciuta anche dal Dragone di oggi.Cina e Italia sono Paesi «di lunga civiltà legati da una partnership completa e strategica», ha notato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning quando ha ufficializzato la missione, ricordando che nel 2024 cade il 20esimo anniversario del Partenariato strategico globale bilaterale. Pertanto, lo sviluppo «sano e stabile delle relazioni Cina-Italia è in linea con gli interessi comuni di entrambe le nazioni» e Pechino è pronta a cogliere la visita «come un’opportunità per rafforzare la comprensione e la fiducia, approfondire la cooperazione pratica e far avanzare le relazioni sino-italiane e sino-europee su un percorso di lungo termine».Loading…Faccia a faccia con il presidente XiLa premier avrà un faccia a faccia con il presidente Xi, e incontri con l’omologo Li Qiang e Zhao Leji, alla guida del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese. Nei colloqui con le massime figure istituzionali, che sono anche ai vertici del Partito comunista, «le parti si scambieranno vedute sulle questioni relative alle relazioni bilaterali e di comune interesse», ha detto Mao, ponendo un’enfasi sulla valorizzazione dello spirito della Via della Seta» tra «la cooperazione concreta e gli scambi umanistici».Legami commerciali da rafforzareIl ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva visitato Pechino l’anno scorso e visto il suo omologo Wang Yi, che aveva definito “fruttuosa” la cooperazione con l’Italia. Nonostante il ritiro dalla Belt and Road Initiative (Bri), l’ambizioso progetto lanciato da Xi nel 2013, Tajani ha ribadito di recente che Roma vuole rafforzare i legami commerciali: «I nostri rapporti con la Cina sono positivi, anche se siamo concorrenti e le nostre posizioni divergono su alcune questioni», ha detto sottolineando che il ritiro dall’iniziativa infrastrutturale «non è stato un atto di ostilità» contro Pechino.La visita di Urso in Cina un mese faA giugno il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha guidato una missione a Pechino per «fare passi in avanti significativi sulla collaborazione delle partnership industriali». La visita di Meloni dirà se i tempi sono maturi per gli accordi, a partire dall’auto elettrica. Dalla parte cinese, con i rapporti commerciali con Bruxelles in peggioramento e il Dragone percepito ormai più che «un rivale strategico e sistemico», i rapporti con i singoli Stati sono un’opportunità. LEGGI TUTTO

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    G20: Proposta di tassa sui super ricchi, Gentiloni sostiene i primi passi ma gli Usa frenano

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaLa ricchezza aggregata dell’1% più facoltoso del pianeta è cresciuta, in termini reali, di 42mila miliardi di dollari nel decennio 2013-2022: un incremento pari a 34 volte quello registrato, nello stesso periodo, dalla metà più povera della popolazione mondiale. E’ quanto emerge da un’analisi dell’associazione Oxfam diffusa nel giorno in cui a Rio de Janeiro si apre al G20 dei ministri delle finanze con la proposta del Brasile di una tassa sui super ricchi.Oxfam: ricchezza dell’1% sale di 42mila miliardi in 10 anni Oxfam spiega che la ricchezza media di un esponente dell’1% più facoltoso su scala globale è aumentata di quasi 400mila dollari contro i 335 dollari (appena 9 centesimi al giorno), incamerati in media da un rappresentante appartenente al 50% più povero del pianeta. L’analisi di Oxfam è stata diffusa oggi, in occasione del vertice dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20, in programma a Rio de Janeiro fino a venerdì. Il summit, spiega una nota, «rappresenta un importante banco di prova per verificare il grado di convergenza tra le più grandi economie del mondo sulla proposta avanzata dalla Presidenza di turno brasiliana del G20 – e supportata da Sud Africa, Francia e Spagna – per la definizione di un nuovo standard globale, volto a incrementare il prelievo fiscale a carico degli ultra ricchi». «La richiesta di aumentare le imposte sui più ricchi è sostenuta da una parte consistente dell’opinione pubblica mondiale. – ha detto Misha Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia – preoccupati e indignati, i cittadini reclamano sistemi fiscali più equi, un’azione più incisiva contro la crescente concentrazione di ricchezza e potere al vertice della piramide sociale, risorse certe e adeguate per contrastare l’avanzamento della povertà, l’ampliamento dei divari economici e la crisi climatica in corso». Negli ultimi 40 anni, sottolinea l’associazione, «i miliardari globali hanno, in media, versato su base annua agli erari l’equivalente dello 0,5% del valore dei propri patrimoni. Nello stesso periodo i loro patrimoni hanno registrato un rendimento nominale annuo lordo del 7,5%.Loading…Gentiloni: tassa a miliardari difficile ma c’è primo passo«Sulla proposta brasiliana per una tassa ai super-ricchi siamo tutti consapevoli che si tratta di una competenza dei singoli Paesi, difficile da superare con schemi globali, ma penso che le difficoltà non pregiudichino l’impegno comune, infatti nel documento delle conclusioni di questo G20 ci sarà una disponibilità comune a considerare primi passi in questa direzione» ha spiegato il commissario europeo, Paolo GentiloniMeccanismo globale complicato da realizzare«Primi passi – ha spiegato ancora Gentiloni – potrebbero riguardare un avvio di meccanismi di scambi di informazione tra i diversi Paesi, in particolare sul capitolo immobiliare. Non dobbiamo nasconderci le difficoltà dei singoli Paesi in materie come queste, tipicamente di competenza nazionale, e il fatto che se si vuole un meccanismo di tassazione di queste persone, o il meccanismo è globale, o il Paese che introducesse misure di questo genere, vedrebbe solo spostarsi queste immense ricchezze altrove”. “Ma credo – aggiunge – che vada riconosciuto alla presidenza brasiliana il merito non solo di aver messo sul tavolo questa nuova sfida che credo l’enorme aumento di alcune ricchezze individuali è diventato stratosferico giustifichi»Yellen: su tassa a super-ricchi ogni Paese faccia da solo Che un meccanismo globale di tassazione non sia di facile messa a terra lo confermano le dichiarazioni della segretaria del Tesoro Usa Janet Yellen. Gli Stati Uniti «sostengono un’adeguata tassazione – ha detto Yellen, in una conferenza stampa al G20 a Rio de Janeiro – che garantisca che le persone con alte rendite paghino la giusta quota. Col presidente Biden abbiamo previsto» tassazioni sui ricchi e siamo a favore della «tassazione progressiva. Siamo contenti di lavorare col Brasile a promuovere questa idea della tassazione sui super ricchi, ma crediamo sia difficile un coordinamento globale e preferibile che ciascun Paese si occupi del proprio sistema fiscale». LEGGI TUTTO

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    Camera, dalla piattaforma per i testi di legge alla chatbox sull’attività dei parlamentari: arriva l’IA per deputati e cittadini

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaL’Intelligenza Artificiale generativa entra alla Camera, con tre progetti destinati al supporto degli uffici di Montecitorio, dei deputati e dei cittadini che vogliono conoscere l’attività dei loro rappresentanti. I progetti sono stati premiati in una cerimonia a Montecitorio dal presidente Lorenzo Fontana e dalla vicepresidente Anna Ascani, che guida il Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione, ossia l’Organismo che ha svolto un’indagine sull’IA nell’attività parlamentare, ed ha promosso il concorso a cui hanno partecipato 28 progetti di diverse università e centri di ricerca.I tre progetti premiatiIl primo progetto premiato, denominato Legislab, è stato sviluppato dal Politecnico di Milano e dall’Istituto Einaudi. Destinato agli uffici della Camera, è una piattaforma per l’analisi della legislazione italiana, a supporto della redazione di nuove leggi. Destinato ai parlamentari è il progetto GenAI4Lex, sviluppato da un consorzio di università (Alma Mater, Luiss, Cnr, Università di Torino). Vuole essere un supporto al “drafting” dei testi legislativi, all’analisi degli emendamenti e dei riferimenti normativi, e alla “compliance” del testo rispetto al quadro legislativo. È invece rivolto ai cittadini il terzo progetto premiato, DepuChat, sviluppato dalle Università Roma 3 e di Firenze. Si tratta di un chatbot che tramite l’intelligenza generativa permette di scandagliare dati e informazioni custoditi nei siti della Camera per fornire agli utenti risposte alle domande sull’attività dei loro rappresentanti in ParlamentoLoading…Fontana: felici per alta risposta a manifestazione interesse progetti Camera «Siamo molto felici della risposta, che è stata molto positiva, sia in termini di partecipazione sia di qualità delle proposte presentate» ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, intervenendo a Montecitorio alla premiazione dei progetti vincitori della manifestazione di interesse per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa. «Da diversi anni – ha ricordato – la Camera utilizza applicazioni come il sistema di trascrizione degli interventi, l’ordinamento di base delle proposte emendative, la traduzione di base nelle lingue straniere, la sottotitolazione non assistita degli interventi parlamentari, la classificazione automatizzata degli atti parlamentari e anche il supporto ai sistemi di sicurezza informatica. L’avvento di questi modelli, in particolare di tipo generativo, ha reso necessario esplorare le prospettive di utilizzo di questi strumenti». L’esperienza condotta dalla Camera nel campo dell’AI «sarà presentata al G7 dei Parlamenti – ha aggiunto Fontana – in programma a Verona dal 5 al 7 settembre. Essa testimonia il nostro costante impegno verso l’innovazione e il miglioramento delle nostre istituzioni. L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel contesto istituzionale offre notevoli opportunità in termini di efficienza, può ottimizzare l’elaborazione documentale, supportare i singoli deputati nelle proprie attività e rendere questa mole di dati accessibile ai cittadini in modo semplice e completo».I rischi da non sottovalutareFontana ha concluso facendo peraltro rilevare: “Ma non possiamo ignorare i rischi che questo sistema porta con sé. I risultati di qualunque sistema automatizzato non possono sottrarsi a un’attenta revisione da parte di operatori in possesso di competenze adeguate. Occorre preservare la componente umana in tutti i processi operativi e decisionali, anche per evitare criticità nell’interpretazione e nella produzione dei dati. È indispensabile che gli orizzonti futuri dell’intelligenza artificiale esprimano un’idea di sviluppo basata comunque sulla centralità dell’essere umano. In questo modo, tutti potranno beneficiare dei vantaggi di innovazioni senza precedenti».Ascani: tutelare la centralità della personaConcetti questi ultimi ribaditi da Anna Ascani. «Anche di fronte a una rivoluzione epocale, come quella rappresentata dall’intelligenza artificiale – ha detto la vicepresidente della Camera – al centro c’è e deve esserci sempre, la persona. Con i suoi diritti, i suoi talenti, le sue fragilità. Ma soprattutto con la sua capacità di decidere. Perché è in questa capacità che risiede la ’specificità’ umana. E, allo stesso tempo, la speranza per il futuro di tutti. Il nucleo di questa riflessione, il richiamo alla responsabilità in quanto decisori politici, la necessità di un approccio antropocentrico sono stati tratti distintivi della nostra azione: vigilare affinché la facile accessibilità alla conoscenza che l’IA genera non sia un abbaglio, un’allucinazione democratica. E agire perché sia chiaro a tutti che nessuna innovazione è neutrale e che, senza un solido protagonismo responsabile e una strutturata regolamentazione, si corre il rischio concreto di rimanere assoggettati a oligarchie interessate unicamente al profitto e al potere» LEGGI TUTTO

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    Nato, Crosetto va alla guerra contro Stoltenberg per lo sgarbo fatto all’Italia

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa decisione del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg di affidare alla Spagna il nuovo ruolo di inviato per il Fronte Sud, è per il ministro della Difesa Guido Crosetto «quasi un affronto personale». Il ministro lo dice in una intervista alla Stampa.«Gli ho scritto un messaggio durissimo. Mi ha fatto infuriare e ci saranno conseguenze sul piano dei rapporti personali. Il suo è stato il tradimento di un principio: era l’Italia a essersi battuta per introdurre il ruolo di inviato per il Fronte Sud. E al summit di Washington 32 leader ci hanno dato ragione. Tra vent’anni i due miliardi e mezzo di persone in Africa saranno il principale problema dell’Alleanza atlantica perché diventeranno un esercito nelle mani di quei Paesi che hanno già iniziato a occupare il continente in questi anni: Russia e Cina», afferma.Loading…«Stoltenberg non voleva nominare un rappresentante a Sud. Ha dovuto metterlo nella risoluzione perché lo voleva l’Italia e così si è vendicato, dando il ruolo a uno spagnolo, un funzionario spagnolo che fa già un altro lavoro, di fatto svuotando l’obiettivo politico da noi perseguito e approvato al vertice Nato: lo trovo pessimo come comportamento. Ha concluso i suoi 9 anni alla guida della Nato nel modo peggiore», sottolinea.Crosetto evidenza che l’Italia non ha un problema con la Nato, «ma con Stoltenberg». «È lui l’unico responsabile, lui ha scelto la persona per quel ruolo, basandosi su criteri opachi e logiche burocratiche interne, senza consultarsi con gli alleati, forse perché guidato da logiche di appartenenza politica, venendo meno alla prima delle sue responsabilità: essere super partes».Il ministro della Difesa si augura che a ottobre dopo l’addio di Stoltenberg, quel ruolo «venga dato alla persona migliore, non in base a logiche burocratiche interne e non per simpatia politica. E mi aspetto che si tenga conto di chi ha fortemente voluto l’istituzione di questo ruolo: l’Italia». LEGGI TUTTO

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    Meloni rivendica le scelte in Ue, è scontro Fi-Lega

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaGiorgia Meloni rivendica il suo posizionamento in Europa. Da un lato afferma di essersi comportata da “leader europeo”, valutando che la traiettoria tracciata da Ursula von der Leyen non fosse quella giusta (e quindi votando contro il suo bis), dall’altro esclude di aver isolato l’Italia in Ue, facendo intendere che i canali con la presidente della commissione Ue non sono affatto chiusi. E che il dialogo continuerà, in particolare in vista delle nomine, per cui l’Italia continua ad ambire a deleghe di peso: economia, industria, competitività o coesione.Botta e risposta tra Fi e LegaMa, mentre la premier si prepara alla nuova, cruciale, trattativa europea che dovrebbe entrare nel vivo già la prossima settimana, in casa le deflagra lo scontro tra gli altri due azionisti di governo: Lega e Forza Italia. In Europa «il Ppe ha vinto, darà la linea e darà le carte. E noi staremo nella cabina di comando», scandisce il leader azzurro Antonio Tajani, unico in maggioranza ad aver sostenuto l’Ursula bis. Come vicepresidenti di Metsola «sono stati eletti dei conservatori», non «dei dei patrioti, che ancora una volta si dimostrano ininfluenti. Il problema è che anche i patrioti italiani rischiano di essere ininfluenti all’interno dei patrioti europei», l’affondo diretto a Matteo Salvini. La Lega risponde ancor più tagliente: «Votare con la Schlein per una poltrona è imbarazzante. Meglio senza vicepresidenti che con Verdi e sinistre». Un attacco che probabilmente Tajani aveva messo in conto, tanto da replicare in anticipo: «Qualcuno dice che abbiamo votato come Schlein e i Verdi, potrei dire che chi ha votato no ha votato come Salis e Conte. Ma sarebbe una risposta puerile. Noi abbiamo fatto una scelta coerente». Ora FI avrà la possibilità di «vigilare anche affinché non ci siano deviazioni che vadano nella direzione sbagliata, soprattutto sul cambiamento climatico». E di poter incidere per «rivedere la scellerata norma che impone il blocco delle auto non elettriche a partire dal 2035».Loading…La trattativa per un posto “di peso” in UeForse non a caso, uno dei cavalli di battaglia del leader leghista. Lunedì si terrà un Consiglio dei ministri che sarà la prima occasione per un confronto all’interno delle forze di maggioranza ma per il momento Meloni si tiene lontana dalle polemiche. Ora deve occuparsi di ritagliare per l’Italia il posto di “peso che merita” in commissione, nonostante il no al bis di Ursula von der Leyen. La strategia è evidenziare la distanza politica dalla nuova maggioranza europea senza mai sferrare attacchi frontali nei confronti della presidente. «Se cerchi di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, alleando forze politiche che non la pensano allo stesso modo su nulla rischi di non avere una visione chiara», dice in un’intervista al Corriere della Sera la presidente del Consiglio. Con von der Leyen «abbiamo collaborato fino ad ora e continueremo a farlo anche in futuro – sottolinea – Tutti riconoscono il peso e il ruolo dell’Italia e sono certa che queste saranno le valutazioni che si faranno quando si definiranno le deleghe».Le ripercussioni politiche in ItaliaSe il nome in pole per l’Italia – molto apprezzato anche a Bruxelles – resta quello di Raffaele Fitto, il via libera definitivo di Meloni sarà legato a due fattori in particolare, ovvero la delega europea che riuscirà ad ottenere e la soluzione di un rebus tutto interno: come sostituire eventualmente il ministro nell’esecutivo. Senza dimenticare che la premier dovrà indicare anche il nome di una donna per soddisfare la parità di genere. Fitto attualmente possiede deleghe cruciali (Affari europei, politiche di coesione e Pnrr) che fanno gola a molti, dentro ma soprattutto fuori dal suo partito. Ma, difficilmente i meloniani rinuncerebbero a quella poltrona che – paradossalmente – potrebbe anche scomparire formalmente, qualora la premier decidesse di incamerarne gli incarichi o suddividerli tra i suoi sottosegretari. In alternativa, potrebbe profilarsi la necessità di un mini-rimpasto. Il dossier sarà affrontato al più presto – dicono i bene informati – parallelamente alla questione delle nomine. Da Fratelli d’Italia continua a trapelare ottimismo sulla trattativa delle prossime settimane. Deleghe considerate minori come quella sul Mediterraneo, per ora non vengono proprio contemplate. LEGGI TUTTO

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    Renzi vuole entrare nell’alleanza con Schlein e Conte. Ma il leader M5s chiude la porta

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaNella foto dell’abbraccio tra lui ed Elly Schlein alla Partita del cuore c’è la nascita di un nuovo rapporto tra Iv e Pd. Ma anche la caduta dei veti messi sul M5s di Conte. La nuova linea di Matteo Renzi emerge chiara nell’intervista al Corriere della Sera e poi nella sua Enews. «Il Pd di Schlein ha detto: vogliamo costruire l’alternativa e per farlo non mettiamo veti. Questo significa che cade il veto che su di noi era stato messo nel 2022. Ma anche noi abbiamo un obbligo, non possiamo mettere veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle. Il no ai veti non può che essere reciproco». Così il leader di Iv al Corriere.Renzi: unica possibilità anti-Meloni è il centrosinistraE ancora: «Una alleanza con Schlein, Conte e gli altri non solo è possibile ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante. La maggioranza è divisa su tutto, però sta insieme grazie al potere, senza pudore. L’alternativa è semplice: subire o reagire. Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti e mettendo insieme i voti». Ecco perché va costruito un centrosinistra capace di «un patto di governo puntuale, sui temi programmatici»Loading…Nessuno spazio per un terzo polo autonomoInsomma, dopo il naufragio del progetto politico del Terzo polo per le note divergenze “caratteriali” e di ambizione di leadership tra Renzi e il leader di Azione Carlo Calenda, l’ex premier ha tirato le sue conclusioni politiche: in un sistema che è ridiventato bipolare, visto che il ridimensionamento del M5s alle europee (9,9% a fronte del più del 24% preso dal Pd) costringe Giuseppe Conte a restare ancorato alla barca dem, lo spazio per un polo liberaldemocratico che sia alternativo al centrodestra e al centrosinistra non c’è. Lo testimonia il risultato delle elezioni europee, con i due partiti centristi di Renzi (con +Europa) e Calenda che non hanno superato la soglia di sbarramento del 4 per cento. E poichè Renzi da ex segretario del Pd non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di unirsi al centrodestra, non resta che una strada: la coalizione con il Pd. «Non vedo spazi per un terzo polo anche alla luce delle inspiegabili divisioni, figlie di risentimenti e prive di elementi politici. Divisioni che noi con generosità abbiamo cercato di ricucire, anche accettando l’appello di Emma Bonino, a differenza di altri» ha scritto Renzi nella sua eNews.Conte a Renzi: la politica per noi è una cosa seria Resta per ora la porta chiusa di Conte, che non ha dimenticato la caduta del suo governo favorita da Renzi per portare Mario Draghi a palazzo Chigi. «Renzi fino ad ora si è vantato di aver mandato a casa il governo Conte in piena pandemia, e oggi dice che Conte è assolutamente un suo interlocutore privilegiato? Beh, la politica per noi è una cosa seria» ha chiosato il leader del M5s Giuseppe Conte, arrivando all’assemblea nazionale di Coldiretti. LEGGI TUTTO