IN EVIDENZA
La getta da un cavalcavia sull’A4, poi simula il suicidio: arrestato il compagno di Giada Zanola
Nella notte è arrivata la svolta nel caso della donna morta dopo un volo da un cavalcavia dell’A4, nel territorio di Vigonza. Giada Zanola non si sarebbe uccisa, ma a lanciarla sarebbe stato il compagno, che è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario.Svolta nel caso della morte di Giada Zanola – Nanopress.itLa coppia, che ha un bambino di 3 anni, era da tempo in crisi. Svolta nel caso della morte di Giada ZanolaGiada Zanola non si è tolta la vita. La mamma di 34 anni di Vigonza (Padova), precipitata da un cavalcavia sull’A4, all’alba del 29 maggio, non si è lanciata nel vuoto, ma è stata spinta giù dal compagno. La svolta, in quello che sembrava un caso di suicidio, è arrivata nella notte. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario.Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, la donna è stata spinta giù dal cavalcavia sull’autostrada dal suo compagno, Andrea Favaro. La coppia, che aveva un figlio di tre anni, era in crisi da tempo. L’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite, l’ennesima, mentre la vittima e il compagno si trovavano sul ponte sopra l’autostrada. Dopo la tragica caduta, Giada è stata mortalmente travolta da un camion.Arrestato il compagno di Giada Zanola – Nanopress.itInterrogato dal pm di turno, l’uomo avrebbe fatto alcune ammissioni. LEGGI TUTTO
È morto Paolo Spada, il medico delle “Pillole di ottimismo” durante il Covid
Malato da tempo, il dottor Paolo Spada – chirurgo vascolare – ha lasciato un’impronta significativa nel mondo della medicina e della comunicazione. Addio a Paolo Spada – Nanopress.itDocente presso la Clinica Humanitas di Rozzano, le sue “Pillole di ottimismo” hanno raggiunto quasi 200.000 persone sui social media durante la pandemia.Addio al dottor Paolo SpadaAddio al dottor Paolo Spada, chirurgo vascolare e docente alla Clinica Humanitas di Rozzano, Milano. Durante la pandemia da Covid-19, era diventato famoso per la sua rubrica “Pillole di ottimismo”, in cui cercava di offrire una visione positiva senza nascondersi dietro frasi generiche come “andrà tutto bene”. Il medico, vista anche la sua professione, basava la sua fiducia sulla scienza e la comunicazione chiara. Malato da tempo, la sua esperienza personale gli ha insegnato l’importanza di dare un significato alla vita e di viverla appieno, come lui stesso più volte ha ribadito. Spada credeva che la comunicazione fosse fondamentale nel rapporto tra medico e paziente. Non si trattava solo di curare il corpo, ma anche di fornire conforto e supporto emotivo.Inoltre, il dottor Paolo Spada aveva a cuore i giovani. Li incoraggiava a superare i propri limiti e a osare. Per coloro che desideravano intraprendere la professione medica, suggeriva di fare volontariato in ambulanza. Questa esperienza avrebbe permesso loro di acquisire competenze sanitarie, aiutare gli altri e fare nuove amicizie.Le sue “Pillole di ottimismo” hanno raggiunto quasi 200.000 persone sui social media durante la pandemia, fornendo informazioni importanti e rassicurazioni. Paolo Spada rimarrà un punto di riferimento importante per molti, sia come medico che come essere umano che ha saputo comunicare con chiarezza e semplicità.“Un Doc pieno di umanità, un uomo pieno di interessi e di grandi passioni che ha saputo illuminarci e guidarci con le sue “pillole di ottimismo” quotidiane – ogni giorno- durante la pandemia. Aspettavamo i tuoi dati ogni sera tutte insieme, per capire e imparare cosa fosse la pandemia e cosa sarebbe successo… ci hai insegnato e confortato tanto” si legge in uno dei tanti messaggi condivisi sul web in ricordo del professionista prematuramente scomparso. LEGGI TUTTO
Piantedosi: «Almasri espulso perché pericoloso»
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaIl cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish è stato rilasciato nella serata del 21 gennaio «per poi essere rimpatriato a Tripoli, per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione, vista la pericolosità del soggetto. Il governo ha dato la disponibilità a rendere un’informativa di maggiore dettaglio sul caso in questione. Sarà quella l’occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda, ivi compresa la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico». Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al question time al Senato sul caso Almasri.«A seguito della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma – ha continuato -, considerato che il cittadino libico era “a piede libero” in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato» ai sensi della legge. «Il provvedimento è stato notificato all’interessato al momento della scarcerazione e, nella serata del 21 gennaio, ha lasciato il territorio nazionale». Per Piantedosi l’espulsione in quel momento «era la misura più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso».Loading… LEGGI TUTTO
Salvini blinda Zaia sul terzo mandato: «Squadra che vince non si cambia»
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaÈ un messaggio perentorio – “via il vincolo del terzo mandato” – quello che la Lega ha mandato al Governo da Palazzo Balbi, sede della presidenza della Regione Veneto. Perchè, continua a ripetere Luca Zaia (al momento non ricandidabile in base alla legge nazionale) la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra». E il governatore del Veneto ha voluto puntualizzare: «Non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato. Ma con lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei. Darei una risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo».Intanto Salvini blinda Zaia. Nel pomeriggio di giovedì 16 gennaio si è svolta una riunione del Consiglio federale della Lega. L’incontro, che è durato circa due ore, si è tenuto a Roma e a distanza via Zoom. Presente il segretario Matteo Salvini e, fra gli altri, i suoi vice Claudio Durigon, Alberto Stefani e Davide Crippa e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e quello delle Autonomie, Roberto Calderoli. «Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero consiglio federale. Il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia», si legge in una nota del partito divulgata al termine dell’incontro.Loading…Diverso lo schieramento politico ma identica l’ambizione del governatore della Campania Vincenzo De Luca, anche lui intenzionato a correre per un terzo mandato malgrado il mancato appoggio del suo partito (il Pd) a una sua ricandidaturaLa legge nazionale del 2004 con il tetto dei due mandatiNel 2004, quando, con il governo di centrodestra, ci fu l’approvazione della legge sull’elezione dei presidenti di regione, si decise di copiare direttamente la normativa che regolava l’elezione diretta del sindaco. E questa prevedeva il tetto dei due mandati. Tutti, all’epoca furono d’accordo. In questo modo si scrisse ’un principio secco’, non generico, che è di fatto auto-applicativo. Cioè entra in vigore dal 2004 per tutte le Regioni ordinarie che prevedano l’elezione diretta, ossia tutte, visto che nessuna ha fatto una scelta diversa in deroga. E il principio è stato ritenuto talmente valido che è stato persino inserito nella proposta di riforma del Premierato. Anche se in Veneto nel 2012 la prima giunta guidata da Luca Zaia ha approvato una legge elettorale regionale che, inserendo il limite dei due mandati, con una norma transitoria ha previsto che tale limite si applicasse esclusivamente agli incarichi ricoperti dopo l’approvazione della legge stessa. Ecco perché nel 2020 Zaia si è potuto ricandidare in Veneto (dove la prossima tornata elettorale è prevista a fine anno) per un terzo mandato.Il ricorso del governo contro la legge campanaUna strada simile è stata intrapresa dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che vorrebbe ricandidarsi di nuovo, alla luce della recente normativa regionale in base alla quale la conta dei due mandati comincia da quando la Regione recepisce la legge nazionale. Ma questa storia del “recepimento”, anche a detta di molti costituzionalisti, non reggerebbe visto che il principio essendo secco è entrato immediatamente in vigore senza che si debba recepire e il divieto di un terzo mandato consecutivo è direttamente auto applicativo. Il Governo ha così presentato ricorso contro la legge regionale della Campania confidando in una sentenza favorevole della Corte Costituzionale. LEGGI TUTTO
Come finirà la guerra Meloni-Salvini sul Veneto? Ecco il possibile scenario
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNulla è stato ancora deciso. O almeno così assicura Giorgia Meloni che però lascia trapelare,con la consueta astuzia, un messaggio che è anche una minaccia: la candidatura di Fdi in Veneto è «un’opzione» . Che la Presidente del Consiglio abbia puntato a conquistare una delle due Regioni simbolo della Lega (l’altra ovviamente è la Lombardia) non è un mistero per nessuno, tantomeno per Matteo Salvini e Luca Zaia che continua a perorare la causa del terzo mandato. Prospettiva, questa sì, che per Meloni non è in campo neppure come ipotesi.Questione di geometrie variabiliNiente di personale nei confronti di Zaia, ovvio. E’ questione di geometrie politiche. Quest’anno oltre al Veneto vanno al voto anche Campania, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta. L’obiettivo minimo è oltre alla conferma delle Regioni già in mano al centrodestra, la conquista di uno dei governi regionali del centrosinistra. Gli occhi sono puntati sulla Campania di Vincenzo De Luca che sta conducendo la sua battaglia personale per il terzo mandato (il Pd non lo appoggia). Il Consiglio dei ministri – assente Salvini – ha impugnato la legge regionale campana che consentirebbe al Governatore uscente di ripresentarsi e così facendo ha messo la parola fine anche alla ricandidatura di Zaia, avanzando parallelamente quella di uno dei suoi Fratelli.Loading…La rabbia leghistaUn posto in prima fila nella Regione che è stata la culla dell’autonomismo e che assieme alla Lombardia è la roccaforte del Carroccio. Privarsene, abdicare in favore del partito della Premier potrebbe tradursi in una perdita di potere e di consensi irreversibile. Insomma qui non c’è in ballo la sopravvivenza di Zaia ma della stessa Lega. Ecco perché è esplosa unanime la rabbia leghista, con un fragore che ha scosso non solo i veneti ma l’intero Nord. Salvini – nel Consiglio federale di giovedì 16 – ha cercato di ricompattare le fila schierandosi con Zaia e con gli altri governatori («squadra che vince non si cambia») in nome del buon governo e si dice certo che alla fine si troverà un’intesa.Il boccino è nelle mani della premierLo ripetono in tanti in queste ore anche dentro Fdi. Il boccino ora è nelle mani della Premier. Zaia ha minacciato apertamente di essere pronto a sostenere la corsa in solitaria della Lega, guidando una serie di liste” venetiste” che secondo alcuni sondaggi potrebbero raggiungere il 40% nonostante alle europee Fdi abbia preso il triplo dei voti del partito di Salvini. Ma non è questo che fa essere prudente Meloni. La sua priorità oggi (e anche domani e dopodomani) è mantenere salda la maggioranza di governo. E’ grazie a questa solidità, che si traduce in affidabilità, che ha conquistato passo dopo passo un rapporto privilegiato con i vertici europei e con gli Stati Uniti. Rapporto che si sta rafforzando ulteriormente con il secondo mandato a Bruxelles di Ursula von der Leyen e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Un capitale politico che non vuole mettere a rischio.L’obiettivo della premier: guidare il Governo più longevo della storia repubblicanaNessuno ha capito cosa la Premier abbia in mente. Neppure nel suo inner circle. Meloni finora ha sempre messo la tattica a servizio della strategia. E nulla dirà certo prima del Congresso della Lega che si terrà a marzo. Per la Presidente del Consiglio è infatti fondamentale che il suo alleato non imploda. Solo dopo si parlerà delle prossime candidature. E’ un equilibrio complesso ma necessario per proteggere quello che resta il suo vero obiettivo: guidare il Governo più longevo della storia repubblicana. Il Veneto, con tutto il suo carico di orgoglio autonomista, può aspettare. LEGGI TUTTO