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Tre militari della Gdf morti durante un’esercitazione in Valtellina: avevano 32, 25 e 22 anni
L’incidente, costato la vita ai tre giovani militari, è avvenuto durante un’esercitazione poco prima delle 13 di questo pomeriggio.Tre militari della Gdf morti durante un’esercitazione in Valtellina – Nanopress.itSecondo le prime notizie, i tre sarebbero precipitati dal precipizio degli Asteroidi. Tre militari della Guardia di Finanza morti durante un’esercitazione in ValtellinaTre giovani militari del Soccorso Alpino della Guardia di finanza (Sagf) sono rimasti coinvolti in un drammatico incidente avvenuto in territorio comunale di Val Masino, in provincia di Sondrio. Per i tre militari non c’è stato nulla da fare. Secondo le prime informazioni riportate dall’Ansa, i tre sarebbero precipitati dal precipizio degli Asteroidi.L’incidente è avvenuto durante un’esercitazione, poco prima delle 13 di questo pomeriggio. Le vittime avevano 32, 25 e 22 anni. Uno di loro prestava servizio alla Stazione Sagf di Sondrio, gli altri due in quella di Madesimo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il magistrato di turno della Procura di Sondrio.L’aula del Senato ha osservato un minuto di silenzio in ricordo dei tre giovani militari che hanno perso la vita nell’incidente in Valtellina. LEGGI TUTTO
Omicidio Marco Biagi, torna in libertà l’ex Br Simone Boccaccini
Oltre all’omicidio di Marco Biagi, Boccaccini è stato coinvolto anche nell’assassinio di Massimo D’Antona, per il quale è stato condannato a 5 anni e 8 mesi per associazione sovversiva.Omicidio Marco Biagi, torna in libertà l’ex Br Simone Boccaccini – Nanopress.itLa sua scarcerazione anticipata è stata possibile grazie a una riduzione di pena di 10 mesi e alla buona condotta in carcere, riconosciuta dal Tribunale di Sorveglianza di Alessandria.Omicidio Marco Biagi, torna in libertà l’ex Br Simone BoccacciniSimone Boccaccini, ex brigatista fiorentino noto anche come “compagno Carlo” nei documenti interni delle Brigate Rosse, è stato rilasciato dal carcere di Alessandria. La notizia è riportata dal Corriere della Sera. Boccaccini era stato condannato per l’omicidio di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Br-Pcc sotto la sua abitazione a Bologna.Inizialmente, nel giugno 2005, era stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Bologna per aver partecipato ai pedinamenti del professore universitario consulente del Ministero del Lavoro nei mesi e nei giorni che hanno preceduto l’agguato. Successivamente, la pena fu ridotta in appello a 21 anni nel dicembre 2006, e questa sentenza fu confermata in Cassazione nell’ottobre 2007.La sua scarcerazione anticipata è stata possibile grazie a una riduzione di pena di 10 mesi e alla buona condotta in carcere, riconosciuta dal Tribunale di Sorveglianza di Alessandria. Oltre all’omicidio di Marco Biagi, Boccaccini è stato coinvolto anche nell’assassinio di Massimo D’Antona, per il quale è stato condannato a 5 anni e 8 mesi per associazione sovversiva. La notizia del suo rilascio ha suscitato diverse reazioni, tra cui quella del figlio di Marco Biagi, Lorenzo, che ha espresso la sua indifferenza verso l’ex brigatista. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha dichiarato che la decisione di scarcerare Boccaccini per buona condotta è stata sconvolgente. Chi era Marco Biagi Marco Biagi era un giuslavorista italiano, professore universitario e consulente del Ministero del Lavoro. Il docente venne assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002 a Bologna. Biagi aveva lavorato su diverse riforme del mercato del lavoro in Italia e aveva sostenuto politiche di flessibilità e modernizzazione. L’omicidio di Marco Biagi – Nanopress.itLa sua morte ha suscitato grande indignazione e ha avuto un impatto significativo sulla discussione pubblica riguardante il lavoro e la sicurezza in Italia.Marco Biagi era un giuslavorista italiano, professore universitario e consulente del Ministero del Lavoro. Biagi è stato assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002, mentre rientrava nella sua abitazione, a Bologna. Biagi aveva lavorato su diverse riforme del mercato del lavoro in Italia e aveva sostenuto politiche di flessibilità e modernizzazione. La sua morte ha suscitato grande indignazione e ha avuto un impatto significativo sulla discussione pubblica riguardante il lavoro e la sicurezza in Italia. Le Brigate Rosse (BR) sono state un’organizzazione terroristica italiana di estrema sinistra, costituitasi nel 1970 con l’obiettivo di propagandare e sviluppare la lotta armata rivoluzionaria per il comunismo. Di matrice marxista-leninista, le BR sono state il più potente, numeroso e longevo gruppo terroristico di sinistra in Europa occidentale. La loro attività culminò tra il 1977 e il 1980, quando compirono attentati, sequestri e omicidi contro politici, magistrati, industriali e forze dell’ordine. Tra i momenti più noti, l’agguato di via Fani e il sequestro di Aldo Moro nel 1978. LEGGI TUTTO
Camera, arriva la mozione contro Nordio. Azione si smarca dall’opposizione: usciremo dall’aula
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLe divisioni nella maggioranza in politica estera ricompattano in qualche modo le opposizioni dopo il complesso tornante delle risoluzioni sul Consiglio Ue della scorsa settimana. Restano sullo sfondo gli strascichi del caso Ventotene con i pentastellati che hanno accusato i Dem di prestarsi al gioco di Meloni ma si prova ad andare avanti.Azione: usciremo dall’Aula per mozione sfiducia NordioIntanto, un primo banco di prova e di compattezza per le opposizioni ci sarà nel voto di mercoledì prossimo quando la Camera si esprimerà sulla mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un documento sottoscritto da tutti i gruppi di opposizione ad eccezione di Azione che fa sapere che uscirà dall’Aula. «Abbiamo criticato duramente l’operato di Nordio – spiega il capogruppo Matteo Richetti – con le altre opposizioni, denunciando la totale mancanza di trasparenza sul caso Almasri. Ma al contempo abbiamo sempre detto che presentare mozioni di sfiducia è il più grande regalo alla maggioranza che si possa fare, come dimostra il caso Santanchè». Di qui la scelta di non partecipare. E il partito di Calenda si smarca anche annunciando che mercoledì presenterà una propria mozione sul sostegno militare in Ucraina e sull’incremento della spesa per la difesa europeaLoading…Opposizione all’attaccoIl centrosinistra però va all’attacco all’unisono sulla vicenda dei centri per migranti in Albania sui quali chiede un passaggio parlamentare. Nel centrodestra «ormai siamo alla guerriglia quotidiana», accusa la segreteria Dem Elly Schlein che nei giorni scorsi non ha esitato a evocare una crisi.M5s verso la manifestazione del 5 aprile«Litigano alla ricerca di una linea comune in politica estera che non trovano» ma intanto si allineano nel fregare gli italiani con «tagli e tasse», accusa Giuseppe Conte. Certo, i pentastellati, che preparano la piazza del 5 aprile, restano concentrati anche sulla questione del riarmo e sono pronti a incalzare il governo su questo fronte con nuove iniziative. Ma, dopo le freddezze reciproche, il disgelo sembra poter partire, ad esempio, dalle questioni economiche sulle quali sia i Dem che M5s insistono. LEGGI TUTTO
Patente per la moto, cambia tutto: ecco le novità
Per ottenere la patente di categoria A3, vale a dire quella che consente di guidare moto senza alcun limite di cilindrata, non sarà più necessario sostenere alcun esame pratico. Verrà infatti ritenuta sufficiente la partecipazione a uno specifico corso della durata minima di 7 ore, organizzato presso le autoscuole autorizzate.Chi potrà beneficiarneStando a quanto stabilito all’interno del decreto Infrastrutture-bis, questa novità risulterà accessibile unicamente a quanti abbiano già conseguito le patenti di categoria A1 o A2. La prima, ottenibile a 16 anni, abilita alla guida di motocicli con cilindrata pari a 125 cm³ e con potenza non superiore a 11 kw, mentre la seconda, conseguibile dai 18 anni, consente di condurre motocicli con potenza massima di 35 kW e con un rapporto peso-potenza massimo di 0,2 kW/kg.La motivazione ufficiale di questo genere di novità è quella di ridurre i tempi delle pratiche, nonché quello di affrontare lo spinoso problema del drastico calo di personale presso le Motorizzazioni civili. Ecco perché sarà sufficiente attendere 2 anni dal conseguimento della propria patente di guida A1 o A2 per poter beneficiare dello scatto automatico, che consentirà di raggiungere la categoria A3 semplicemente seguendo un corso di teoria e pratica in autoscuola senza dover affrontare lo scoglio del consueto esame finale.Prima di questa novità, i possessori della patente A1 potevano ottenere la A2 solo dopo il compimento dei 18 anni e a seguito del superamento di un esame pratico di guida, mentre chi aveva la A2 poteva passare alla A3 dopo ulteriori 2 anni di tempo, previo superamento di un esame pratico.Le dateLa nuova normativa introdotta dal decreto Infrastrutture-bis entrerà in vigore tra il 10 e il 15 di agosto. Al momento l’approvazione è già avvenuta in Senato e si attende il via libera da parte della Camera, che dovrebbe avvenire al più presto con lo scopo di evitare il rischio di scadenza del Dl, previsto poco prima di ferragosto. LEGGI TUTTO
Oggi il Consiglio europeo per varare il piano di riarmo: ecco la linea di Meloni
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl convitato di pietra Donald Trump, il piano della commissaria Ue per la politica estera Kaja Kallas che piace sempre meno, l’inizio di un’era del riarmo dai contorni – finanziari e non solo – ancora ben poco definiti. Il summit Ue che si apre oggi non inizia tra i migliori auspici. Giorgia Meloni è atterrata a Bruxelles dopo aver incendiato i banchi dell’opposizione con le sue parole sul Manifesto di Ventotene. All’Europa Building troverà volti più accoglienti. Del resto, nelle conclusioni del Consiglio europeo, il pacchetto sulla Difesa c’è e avrà il consenso dei 27. Un consenso che, in Commissione, giudicano come un importante primo passo, a prescindere da distinguo sulle armi da acquistare – se made in Europe o anche americane – e dalle risorse a cui attingere.Prudenza dell’Italia sul riarmoE’ nei dettagli che il tavolo dei 27 rischia di fallire. L’Italia, ad esempio, non ha alcuna intenzione al momento di attivare la clausola di salvaguardia nazionale per la difesa. E non è certo la sola. Dall’altro lato i frugali, sul debito comune per l’acquisto di armi, hanno eretto un muro invalicabile: di eurobond non se ne parla. In vista del bilancio pluriennale e della necessità di ripagare il debito del Recovery sono tutti ancorati al rigore. Con la Germania che, dopo aver tolto il freno al debito, ha aumentato il suo pressing affinché tutti accrescano il contributo alla difesa. E’ in questo quadro che si inserisce la posizione dell’Italia. Una posizione prudente, a dir poco, sul piano per il riarmo.Loading…Dubbi sul piano Kallas per l’UcrainaE scettica, per usare un eufemismo, sul piano di Kallas per aiuti da 40 miliardi a Kiev. Un piano che, con il passare delle ore, assottiglia le sue ambizioni. L’obiettivo, ha spiegato l’Alto Rappresentante, è arrivare ad una proposta da 5 miliardi nelle prossime ore. Il punto, hanno spiegato più fonti europee, è che il piano non sembrerebbe neanche essere stato coordinato con la presidente Ursula von der Leyen. Al momento, manca un ampio consenso e il dibattito su Kiev vedrà, scolpito nella pietra, anche il veto dell’Ungheria. Tanto che il capitolo sull’Ucraina sarà approvato a 26, con una dichiarazione ad hoc del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Un punto, tuttavia, è certo.Il Libro Bianco sulla difesaI vertici Ue vogliono dare all’esterno e all’interno del continente un duplice messaggio: la telefonata tra Trump e Putin può essere un primo passo ma, al tempo stesso, l’Ue resterà «ferma nel sostegno a Kiev». Perché di Putin l’Ue non si fida. E la corsa al riarmo affonda le sue radici anche in questa convinzione. Non a caso, a poche ore dal vertice Ue, la Commissione ha presentato il Libro Bianco sulla difesa, che riassorbe in modo organico il piano ReArm Europe, e fornisce maggiori dettagli per la sua messa a terra. Tra gli obiettivi principali c’è la volontà di aumentare la cooperazione tra gli Strati, che sono “invitati a incrementare rapidamente gli acquisti congiunti”, in linea con l’obiettivo “di almeno il 40%” proposto dalla Strategia europea per l’industria della difesa, anche “sotto l’egida dello strumento Safe”. Ovvero quel fondo da 150 miliardi costituito dai prestiti che non piace a tutti. Per accedervi, le capitali dovranno presentare progetti e associarsi tra loro o con almeno un Paese della zona Efta – Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera – più l’Ucraina. Non solo. Per garantire il “made in Europe” vi sono della clausole specifiche: almeno il 65% dei componenti europei per i prodotti non complessi mentre per quelli strategici, come la difesa aerea, si dovrà poter garantire il «pieno controllo nella progettazione». LEGGI TUTTO