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Sky TG24 Il Confronto Veneto, faccia a faccia tra Manildo e Stefani
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“Richiamate 40mila auto”. Cosa sta succedendo a Porsche
Ancora una volta Porsche è costretta a richiamare numerose unità, per la precisione in questo nuovo caso 40.421, del modello elettrico Taycan vendute in tutto il mondo: una situazione che riguarderebbe tutte le tipologie della vettura, comprese le versioni Cross Turismo e Sport Turismo.Esisterebbe, infatti, la concreta possibilità che il cablaggio realizzato sotto il sedili anteriori (quindi sia dal lato conducente che da quello passeggero) possa essere danneggiato durante la regolazione longitudinale degli stessi. Il rischio è che sia gli airbag che i pretensionatori delle cinture di sicurezza possano essere disattivati e divenire quindi inutilizzabili. Il richiamo, identificabile con il codice interno “Ana5” riguarda modelli realizzati in fabbrica tra il 10 luglio del 2019 e il 18 maggio del 2021.Non si tratta del primo problema che i clienti Porsche hanno riscontrato nel modello in questione. Già poco dopo il primo lancio sul mercato, infatti furono segnalati dei difetti relativi alla connettività, risolti in un secondo momento tramite aggiornamenti al software.I primi richiami di Porsche Taycan (maggio 2022) hanno riguardato circa 6mila modelli venduti in Cina e fabbricati tra gennaio 2020 e marzo 2021, sempre per il problema connesso al rischio di danno del cablaggio sotto i sedili anteriori. Nel medesimo periodo dell’anno, il richiamo è stato effettuato anche per numerose vetture vendute nel mercato Australiano. Si parla complessivamente di oltre 75mila Taycan già richiamate in tutto il mondo.Oltre al controllo di eventuali danni rilevabili nel cablaggio, i tecnici dovrebbero procedere con l’applicazione di una fascia protettiva in tessuto flessibile con lo scopo di evitare che i cavi entrino in contatto diretto con le parti mobili dei meccanismi del sedile. L’intervento previsto per i veicoli richiamati da Porsche sarà gratuito. LEGGI TUTTO




Regionali: effetto Zaia sulla Lega, Carroccio e Fdi appaiati in Veneto
Ascolta la versione audio dell’articolo«Il 23 e 24 novembre in Veneto mi auguro che la Lega sia gagliardamente e coraggiosamente il primo partito del Veneto. Ci accontentiamo di questo». L’auspicio formulato dal leader della Lega, Matteo Salvini, aprendo la campagna elettorale per Alberto Stefani alla presidenza del Veneto, sembra realizzabile. In base a un recente sondaggio dell’istituto Demos per l’Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, è infatti testa a testa tra Fratelli d’Italia e Lega come partito di maggioranza relativa in una regione dove la vittoria di Stefani non è in discussione (il vicesegretario della Lega è stimato tra il 58 e il 62% dei voti validi, mentre un altro sondaggio dell’istituto Noto lo colloca al 61%) sullo sfidante di centrosinistra Giovanni Manildo (staccato, tra il 32 e il 36%).Lega e Fdi appaiati in VenetoPer quanto riguarda le liste il sondaggio dell’istituto Demos (condotto tra il 24 e il 27 ottobre) colloca la Lega tra il 22 e il 26% e Fratelli d’Italia vicinissima, tra il 21 e il 25%. La Lega tornerebbe dunque a contendere a Fdi il primato in regione. Un risultato imputabile sicuramente alla candidatura del governatore uscente Luca Zaia come capolista del Carroccio in tutte le province.Loading…Il traino di ZaiaUn traino indubbio, se si pensa che nella scorsa tornata elettorale per le regionali (nel 2020) la lista Zaia raccolse uno stratosferico 44,6% di voti, pescando consensi anche nel centrodestra. Sempre nel 2020 la Lega era primo partito del centrodestra in Veneto con il 16,9% rispetto al 9,6%.Il sorpasso di FdiMa in pochi anni la situazione si è ribaltata. Alle politiche del 2022 Fratelli d’Italia ha avuto un boom imponendosi come primo partito in Veneto con il 32,6% e la Lega è arretrata al 14,6%. Un risultato consolidatosi in occasione delle europee del 2024 con Fdi al 37,6% e il Carroccio al 13,2 per cento. Numeri che stanno dietro il braccio di ferro protrattosi per mesi nel centrodestra su chi tra Lega e Fdi dovesse esprimere il candidato presidente in regione. Fino alla decisione dei meloniani di fare un passo indietro in cambio di un “diritto di prelazione” per le regionali in Lombardia nel 2028. LEGGI TUTTO




Matilde Siracusano ed Elisabetta Piccolotti ospiti di Start
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Parla il generale Jean: “Perché l’esercito russo è stato battuto…”
L’ipotesi che l’Ucraina possa diventare un nuovo Vietnam o un nuovo Afghanistan per la Russia si fa ogni giorno più concreta. Il presidente Vladimir Putin, molto probabilmente, non aveva considerato che il conflitto potesse durare così tanto tempo, sottovalutando la strenua difesa del popolo ucraino che, sembra, stia logorando l’esercito russo. Il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista ha espresso le sue preoccupazioni al quotidiano Il Sussidiario. “L’esercito russo – ha dichiarato – non è mai stato pensato per una guerra a lunga scadenza con combattimenti nelle città, ma è stato organizzato per eventuali conflitti in campo aperto, da qui il grande numero di mezzi corazzati a disposizione, mentre la fanteria può schierare un numero limitato di uomini”.Sarebbe proprio questo il motivo principale del cambio di strategia da parte di Putin, il quale, non riuscendo a vincere le battaglie con i soldati città per città, ha deciso di bombardare in maniera indiscriminata anche i civili, nel tentativo di creare terrore e costringere gli ucraini ad arrendersi. Lo stesso sistema è stato utilizzato in Cecenia e in Georgia, Negli ultimi giorni a Kiev e in altri centri ucraini sono stati bombardati supermercati e altri obiettivi frequentati dai civili, un’escalation di violenza che sta mettendo a dura prova la popolazione indigena. Secondo il generale Jean, l’esercito russo non è organizzato per la guerriglia di quartiere. “I soldati di Putin – ha spiegato – sono stati addestrati per una eventuale guerra contro la Nato, un conflitto in campo aperto, non nei centri urbani. Non è un caso che il numero delle truppe di fanteria sia piuttosto limitato, mentre non lo è quello dei carri armati e dei mezzi corazzati in generale”.L’obiettivo della Russia è quello di occupare tutta la linea costiera affinché unisca in un solo blocco russo i territori che vanno da Odessa al Donbass, ma la strada sembra in salita per la forte resistenza degli ucraini. Ciò ha infastidito Putin che ha già rimosso dal loro incarico due comandanti dello Stato maggiore dell’esercito. Nelle ultime ore sta girando voce che la Russia starebbe utilizzando armi chimiche e biologiche, ma il generale Jean non sembra credere a questa possibilità. “Lo escluderei – ha detto – sono incontrollabili e, considerando anche i venti che spirano in Ucraina, sarebbe un autogol”. LEGGI TUTTO



