More stories

  • in

    Bonus psicologo: che cos’è, chi ne ha diritto, come ottenerlo

    Fra i tanti bonus attivati negli ultimi anni, ce n’è uno pensato anche per la nostra salute mentale. Si tratta del bonus psicologo, misura di sostegno a persone in stato di ansia, stress o depressione che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico.È un fatto che la pandemia di Covid-19 ha prodotto un impatto significativo sulla salute mentale delle persone, lasciando molti a dover fronteggiare perdita del lavoro, stress finanziario, isolamento e incertezza riguardo al futuro, e determinando un forte aumento nelle richieste di assistenza psicologica.Per rispondere alle esigenze dei cittadini più colpiti da questi aspetti della pandemia, il governo Draghi aveva introdotto nel 2022 con il decreto Milleproroghe il cosiddetto Bonus psicologo, un contributo di 600 euro per richiedenti con un ISEE al di sotto dei 50.000 euro.Obiettivi del Bonus: potenziare l’assistenza socio sanitaria alle persone con disagio mentale; rafforzare l’assistenza per il benessere psicologico individuale e collettivo con servizi di psicologia e psicoterapia; fronteggiare situazioni di disagio psicologico, ansia, depressione e traumi da stress; sostenere i servizi di neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza, aumentando l’assistenza ospedaliera e l’assistenza territoriale.Finanziato con 5 milioni di euro per il 2023, l’aiuto economico pensato per promuovere il diritto alla salute mentale è stato riconfermato nell’ambito della Legge di Bilancio. Destinato a chi abbia ricevuto dal medico curante il via libera per sottoporsi a trattamenti psicoterapeutici, il Bonus avrà un importo massimo di 1.500 euro, per un importo fino a 50 euro per ogni seduta di psicoterapia. Vediamo più da vicino le caratteristiche della prestazione, tenendo conto che si attende una circolare dell’INPS con le specifiche per richiedere il servizio.Beneficiari e RequisitiPotranno usufruire del Bonus psicologo le persone che si trovino ad affrontare condizioni di “depressione, ansia, stress e fragilità psicologica”, connesse in qualche modo alla pandemia, con un valore ISEE inferiore a 50.000 euro. I requisiti per la domanda online sul portale INPS del Bonus psicologo 2023 sono l’essere cittadini italiani, senza nessun limite d’età, ed essere residenti in Italia al momento della domanda.Quando richiederloAl momento non è ancora nota la data a partire da cui si potranno presentare le domande per accedere al bonus psicologo 2023, qualche dettaglio è arrivato però recentemente dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, il quale in un’intervista al Sole 24 Ore ha dichiarato che il decreto è in via di definizione e che si pensa di far partire le richieste dal mese di giugno. Ci vorrà ancora tempo, dunque, intanto proprio entro questo mese scadrà il periodo a disposizione dei beneficiari, cioè di coloro che avevano fatto richiesta dell’agevolazione nel 2022 ottenendola, per usufruire del codice univoco ricevuto, cioè il codice da consegnare al professionista al momento della prenotazione della sessione di psicoterapia, che tiene traccia della cifra utilizzata e di quella ancora a disposizione.Modalità di richiestaSe l’iter dovesse rimanere lo stesso del 2022, la domanda per il Bonus psicologo dovrà essere effettuata online sul portale INPS nella pagina Bonus Psicologo (in cui non è ancora possibile fare richiesta per il 2023), fino al 2024, tramite l’accesso alla propria area personale con Carta di Identità Elettronica (CIE), Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), Carta Nazionale dei Servizi (CNS). È possibile fare richiesta anche tramite il Contact Center Integrato – raggiungibile al numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o allo 06 164.164 (a pagamento da rete mobile).Ottenuta l’approvazione della domanda da parte dell’INPS, per prenotare le sedute di terapia con il Bonus il beneficiario riceverà il codice univoco da presentare a uno tra gli psicoterapeuti aderenti all’iniziativa. Sarà quindi possibile utilizzare il Bonus presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi e nell’elenco degli psicoterapeuti, per prenotare sedute con uno psicologo online, o tramite la piattaforma Unobravo. L’elenco dei professionisti abilitati e aderenti sarà consultabile in una sezione apposita del sito INPS dopo la pubblicazione del decreto ministeriale. Il richiedente può presentare domanda per sé stesso o per un minore, se esercente la responsabilità genitoriale o tutore, o affidatario. Il Bonus può essere richiesto anche per conto di soggetti interdetti, inabilitati o beneficiari dell’amministrazione di sostegno, dal tutore, curatore e amministratore di sostegno.GraduatoriaUna volta verificati i requisiti, l’INPS pubblicherà una graduatoria, divisa per regione e provincia autonoma di residenza, con i nominativi dei beneficiari. L’Istituto, poi, comunicherà ai beneficiari il codice univoco per fissare l’appuntamento con il professionista individuato. Il Bonus psicologo dovrà essere utilizzato entro 180 giorni dalla data di accoglimento della domanda online, in caso contrario verrà automaticamente annullato. Il beneficiario potrà scegliere liberamente lo psicologo professionista con il quale effettuare le sedute di psicoterapia tra coloro che abbiano aderito all’iniziativa all’interno della propria area personale INPS. Il professionista, dovrà invece indicare, in un’apposita sezione in fase di prenotazione o di conferma della sessione di psicoterapia, il codice univoco e codice fiscale del beneficiario. L’erogazione dell’importo spettante, che non dovrà superare i 50 euro a seduta, verrà erogato direttamente al professionista secondo le modalità indicate. LEGGI TUTTO

  • in

    Bonus veicoli sicuri 2023: di cosa si tratta e a chi spetta

    Il bonus revisione auto, noto anche col nome di bonus veicoli sicuri, è quel contributo ideato per gli automobilisti italiani che nel 2022 hanno dovuto sottoporre il proprio mezzo a quattro ruote alle operazioni di revisione previste per legge dal codice della strada. Il beneficio, per chi ha effettuato interventi di revisione lo scorso anno, è richiedibile entro il 31 marzo.Come funzionaLa revisione del proprio mezzo è obbligatoria per legge, pena il pagamento delle conseguenti sanzioni. Tramite essa, è possibile accertare la piena funzionalità del veicolo con cui si circola, dopo aver verificato il funzionamento dell’impianto elettrico e dei fari, quello dell’impianto dei freni, le condizioni della carrozzeria e il livello di emissioni. L’operazione è d’obbligo trascorsi i 4 anni dalla prima immatricolazione dell’auto, e va poi effettuata ogni 2 anni.Superati con successo i controlli, viene rilasciato un tagliando con la dicitura “regolare”, che va poi conservata, ma non risulterà necessaria per accedere al bonus stesso.Come richiederloPer farlo, il proprietario del mezzo dovrà accedere alla piattaforma Bonus veicoli sicuri attraverso il proprio Spid e quindi compilare lo specifico modulo. Come accennato, non sarà necessario allegare copia del tagliando di revisione o della ricevuta di pagamento. Serviranno invece il codice fiscale, la targa del mezzo e l’Iban relativo al conto su cui effettuare il rimborso.Nel caso si verificasse un errore nell’inserimento della targa, si potrà contattare la Motorizzazione per risolvere il problema e inoltrare domanda di rimborso.Quando arrivaConclusa la procedura prevista, si dovrà solo attendere l’accredito del bonus, anche se non sono indicati tempi specifici: si potrà comunque seguire lo stato di avanzamento della pratica sul medesimo portale. L’utente avrà altresì la possibilità di annullare l’istanza entro 3 giorni dal suo inserimento per poi immetterla nuovamente per il medesimo mezzo o per un altro, sempre che vi sia ancora disponibilità di fondi.Quante volte si può chiedereIl contributo potrà essere richiesto solo una volta per ciascun veicolo, e nel caso in cui esso fosse cointestato, l’istanza dovrà essere inoltrata dal primo dei cointestatari che compare sulla carta di circolazione. Fino al 31 marzo si può presentare domanda per le revisioni effettuate nel 2022, dal 3 aprile per quelle effettuate nel 2023.A quanto ammontaSi tratta in realtà di un piccolo rimborso, del peso di 9,95 euro, che è stato studiato per compensare parzialmente l’incremento del costo delle revisioni auto in vigore dal 1° novembre 2021. LEGGI TUTTO

  • in

    Spese veterinarie detraibili anche nel 2023: quanto valgono e come indicarle

    Possedere un animale domestico, oltre che una gioia per la compagnia e l’affetto incondizionato che riesce a donare, rappresenta anche un costo per il proprietario. È possibile però ridurre tali spese, usufruendo della detrazione fiscale del 19%. Anche quest’anno sarà infatti possibile detrarre le spese sostenute per i nostri amici a quattro zampe, inserendole nella denuncia dei redditi, sia che si opti per il Modello 730 precompilato, sia che lo si compili autonomamente. Come ogni contributo, ovviamente, anche quello sulle spese veterinarie detraibili è accessibile solo a determinate condizioni. Vediamo quali.Quali sono le spese detraibiliPer i proprietari di animali domestici c’è la possibilità di ridurre il costo del veterinario, inserendo nel Modello 730 le spese veterinarie detraibili, tra cui rientrano i costi relativi all’acquisto di medicinali prescritti dal veterinario o che abbiano uno scontrino che riporti sia il codice fiscale della persona che ha effettuato il pagamento sia la natura del farmaco, attestabile tramite codice di autorizzazione in commercio, o la cosiddetta codifica FV (che sta per Farmaco Veterinario), gli importi relativi alle prestazioni del veterinario, le spese effettuate per le analisi in laboratorio e per gli interventi effettuati presso le cliniche veterinarie, quelli legati all’acquisto di farmaci per animali venduti in strutture diverse dalle farmacie, ma comunque autorizzate dal Ministero della Salute; può essere detratto anche l’acquisto di medicinali senza l’obbligo di prescrizione medica (tra cui anche gli antiparassitari).Non rientrano invece tra le spese detraibili i costi sostenuti per l’acquisto di mangimi speciali e specifici per gli animali domestici, che non vengono considerati farmaci.Animali per cui è prevista la detrazioneIndividuate le spese veterinarie detraibili, è importante capire quali sono gli animali domestici per cui è prevista la detrazione e chi può detrarre le spese. Possono usufruire della detrazione i proprietari di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per la pratica sportiva. Al contrario, non potranno usufruirne i proprietari di animali destinati al consumo alimentare, alla riproduzione e all’allevamento, animali di qualsiasi specie allevati o detenuti per l’esercizio di attività commerciali oppure agricole, animali impiegati per attività illecite.La detrazione delle spese spetta anche al “soggetto che ha sostenuto la spesa, pur non essendo il proprietario dell’animale”. Non è rilevante dunque il soggetto a cui è intestato l’animale da compagnia (e a cui viene collegato il microchip), ma il soggetto che ha sostenuto la spesa, che la inserirà però nella propria dichiarazione. Va tenuto inoltre presente che le spese veterinarie danno diritto alla detrazione fiscale soltanto se sostenute con mezzi tracciabili.Importo della detrazioneIl tetto massimo di spesa veterinaria ammesso alla detrazione fiscale è di 550 euro. All’importo deve essere sottratta la franchigia (pari a129,11 euro), calcolando sulla differenza il 19%. Facendo un rapido conto, i proprietari di animali da compagnia potranno recuperare fino a circa 80 euro l’anno.Coloro che presenteranno la dichiarazione tramite il 730 precompilato dall’Agenzia delle Entrate troveranno già indicate le spese veterinarie secondo quanto trasmesso dai Medici Veterinari al Sistema Tessera Sanitaria. Il proprietario di animali da compagnia che accetterà il 730 precompilato senza appllicarvi modifiche non sarà chiamato ad esibire i documenti fiscali che comprovano le spese in detrazione.Chi invece non utilizzerà il modello precompilato, andrà ad inserire, nel 730, le spese sostenute nel Quadro E (Oneri e spese) Codice 29 – Rigo da E8 a E10, e nel Modello PF (ex Unico) nel rigo RP8-RP13, sempre con il codice 29.Sono detraibili anche le spese per l’acquisto di cani guida. La detrazione spetta per l’intero ammontare del costo sostenuto, ma in relazione all’acquisto di un solo cane e una sola volta in quattro anni, salvo perdita dell’animale. La detrazione può inoltre essere ripartita in quattro rate annuali dello stesso importo, indicando nell’apposita casella del rigo il numero corrispondente alla rata di cui si vuole fruire e l’intero importo della spesa sostenuta. L’importo da indicare nel rigo E5 dovrà contenere le spese indicate nella sezione “Oneri detraibili” (punti da 341 a 352) della Certificazione Unica con il codice onere 5.Documentazione necessariaLa documentazione da conservare e produrre ai fini della corretta fruizione della detrazione, comprende le fatture relative alle prestazioni professionali del medico veterinario, gli scontrini parlanti per l’acquisto dei medicinali, l’autocertificazione del proprietario attestante che l’animale è legalmente detenuto a scopo di compagnia o per la pratica sportiva. A loro volta, i veterinari dovranno trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati delle spese veterinarie sostenute dai contribuenti nel periodo d’imposta oggetto di dichiarazione, così da poter approntare il modello precompilato. Quindi, nei modelli 730/2023 precompilato e Redditi PF 2023 precompilato, il contribuente potrà trovare già indicato questo onere. In caso di eventuali errori sarà possibile comunque correggere l’importo. LEGGI TUTTO

  • in

    Direttiva “Case green”, a rischio il valore della casa

    Le preoccupazioni sono tante a partire da quelle dei proprietari che temono di vedersi “ricadere sulle spalle”, magari in tempi strettissimi, gli obblighi di efficientamento energetico delle proprie case.La decisione presa dal Parlamento europeo lo scorso 14 marzo con la direttiva Case green (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo de IlGiornale.It) prevede che per ogni Stato membro gli edifici residenziali raggiungano, entro il 2030, la classe energetica E che dovrà diventare di tipo D entro il 2033.Inoltre, il patrimonio immobiliare complessivo di ciascuno stato (pubblico e privato) potrà avere al massimo il 15% degli immobili con classe energetica G, cioè la peggiore nell’attuale sistema di classificazione.In sintesi, nel giro di 10 anni dovrebbe essere messa in atto una riqualificazione complessiva del patrimonio edilizio italiano, ma guardando le criticità che si stanno riscontrato con il superbonus negli scorsi mesi qualche preoccupazione c’è e non tarda a manifestarsi.Le preoccupazioni su casa e mutuiSu questo tema l’Associazione bancaria italiana (ABI) è intervenuta negli scorsi giorni in audizione in commissione Politiche Ue della Camera e il presidente Sabatini ha dichiarato che seppur la direttiva abbia “un obiettivo in astratto condivisibile (…) presenta rilevanti profili di criticità. Gli obiettivi sono difficilmente raggiungibili nei tempi previsti dalla direttiva” e, inoltre c’è il “rischio di produrre una rilevante riduzione del valore di mercato degli edifici. Questo impatterebbe anche sul mondo bancario”.Tra gli effetti che maggiormente si temono difatti, vi è quello sull’erogazione e sul pagamento dei mutui; secondo l’associazione degli imprenditori Unimpresa “Senza correzioni, l’Italia avrà problemi grandissimi per quanto riguarda la concessione di mutui per l’acquisto di abitazioni e sorgeranno difficoltà consistenti per l’erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese concessi sulla base di garanzie immobiliari”, inoltre “gli immobili ‘fuori legge’, quelli che non rispettano i nuovi requisiti di efficienza energetica, subiranno inevitabilmente un deprezzamento: ciò, dunque, avrà effetti sia sui nuovi mutui sia sui nuovi prestiti, in particolare alle pmi, sostenuti da garanzie immobiliari”.Sono oltre 8 milioni gli immobili da adeguareSecondo Unimpresa, “la situazione in cui si troveranno i proprietari degli 8 milioni di immobili da adeguare agli standard energetici Ue, il 60% del totale, è accostabile a quella di chi è responsabile di un abuso edilizio” e dunque “quando il perito della banca farà le opportune verifiche su un immobile posto a garanzia di un mutuo o di un prestito, la procedura potrebbe bloccarsi di fronte alla constatazione di ‘irregolarità”.L’incognita della direttiva europea “Case green”Oltre al problema dell’edilizia residenziale potrebbe aggiungersi quello del patrimonio non residenziali e di proprietà pubblica, per cui la direttiva Case green prevede il raggiungimento delle classi energetiche E e D dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e 2030 (D).Da qui le preoccupazioni riportate in un articolo di TgCom24, sugli effetti della decisione del parlamento sugli edifici scolastici del nostro Paese e che necessiterebbero, per il 95% dei presidi, di interventi di efficientamento. Ora resta da capire cosa fare tenendo conto che, secondo quanto previsto dalla direttiva, saranno i singoli Paesi a decidere le misure per raggiungere gli obiettivi prefissati, prevedendo regimi di sostegno con particolare attenzione alle cosiddette ristrutturazioni profonde e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.L’allarme di Unimpresa sulle agevolazioni fiscaliSecondo il consigliere nazionale di Unimpresa Cristiano Minozzi: “Occorre trovare nuovi sistemi per consentire ai proprietari di immobili di avere incentivi. Il superbonus 110% andava nella direzione giusta, volta a migliorare proprio l’efficienza energetica degli immobili e a renderli più sicuri, al riparo da eventuali eventi sismici; tuttavia, quell’esperienza ha mostrato più di una criticità. Resta il fatto che senza agevolazioni fiscali, sarà impossibile per l’Italia adeguarsi alle regole europee. Riteniamo che una soglia di agevolazione del governo attorno al 70-75% dell’importo complessivo della ristrutturazione possa essere positiva per i proprietari e sostenibile per le finanze pubbliche. Una delle possibilità su cui il governo dovrebbe ragionare a fondo è l’utilizzo del credito d’imposta attraverso le cessioni”. LEGGI TUTTO

  • in

    Amazon trading, attenzione alla nuova truffa telefonica

    Pensavamo di aver sconfitto le telefonate moleste e invece no: oltre al telemarketing aggressivo che il registro delle opposizioni è riuscito a limitare soltanto parzialmente come abbiamo visto sul Giornale.it, adesso ci si mettono di mezzo pure gli operatori che si spacciano per il call center di Amazon ma che, in realtà, offrono soldi facili con il trading online dichiarando di lavorare (falso) per la multinazionale americana.Di cosa si trattaSono tantissime le persone che ogni giorno, soltanto in Italia, ricevono chiamate a qualsiasi orario sia da numeri telefonici fissi che da cellulari: dopo pochi secondi di attesa ecco che un operatore esordisce dicendo di essere di “Amazon hi tech trading” per proporre piccoli investimenti sulle azioni della multinazionale che potranno essere giornalieri o mensili in base alle scelte di ogni utente. “Il mio consiglio è di partire con pochi soldi, capire come funziona e, poi, decidere se continuare o no”, ha affermato un consulente che non sapeva di trovarsi al telefono con un giornalista di Repubblica.A quel punto, l’operatore cerca di far capire al suo interlocutore che maggiore è il tempo che ci si dedica e più alti saranno i profitti. A un certo punto arriva la domanda secca: “Siete una costola di Amazon?” ma è la risposta che lascia perplessi e svela tutti i dubbi. “Non siamo esattamente Amazon, ma ci collaboriamo proponendo l’acquisto delle loro azioni, che in questo momento sono molto vantaggiose”. È quell’esattamente che rivela quanto sia falso appoggiarsi a quel nome per disturbare la gente. Il bello viene dopo: non c’è alcun documento che possa provare la bontà dell’offerta dell’operatore telefonico, non esiste alcun contratto. “Il prospetto informativo sono le informazioni che le sto dando in questa telefonata. Per questa attività non è previsto l’invio di documenti particolari. Tutto ciò che le serve lo troverà sulla sua area personale” soltanto dopo aver eseguito la prima transazione monetaria.L’operatore, credendo di averla avuta vinta, insiste per aprire un account subito e depositare i primi 250 euro pur con le perplessità del cliente. “Già che ci siamo meglio farlo ora, così posso fornirle tutta l’assistenza di cui ha bisogno”. Alla risposta di non poter effettuare subito il bonifico, l’operatore richiama il cliente dopo 60 minuti chiedendo anche la ricevuta e il documento assieme al deposito di soldi, deposito che ovviamente non avverrà mai mentre le telefonate si sono fatte sempre più insistenti giorno dopo giorno.La truffaIl consiglio a tutti gli utenti che non vogliono correre rischi e vedere bruciati i loro soldi è di evitare di cadere in queste trappole e non continuare la conversazione. Nell’albo Consob non si trova l’intermediario che propongono questi operatori, motivo per il quale la Commissione ha spiegato a Repubblica che “si tratta di un intermediario abusivo”. I soldi dei truffati finiscono su un conto belga e a beneficarne sarebbe una società che si spaccia per un negozio online di apparecchiature elettroniche che, però, non esiste e non consente di comprare nessun prodotto.”I truffatori che tentano di impersonare Amazon mettono a rischio i nostri clienti e il nostro marchio. Sebbene queste truffe abbiano luogo al di fuori del nostro negozio, continueremo a investire per proteggere i clienti e informare il pubblico sulla prevenzione delle truffe. Incoraggiamo i clienti a segnalarci sospette truffe in modo da poter proteggere i loro account e indirizzare i malintenzionati alle forze dell’ordine per proteggere i consumatori”, ha spiegato un vero lavoratore di Amazon al quotidiano. LEGGI TUTTO

  • in

    Assunzioni, Italo offre lavoro sui treni

    Il mondo del lavoro italiano è in netta ripresa ed è testimoniato dai numeri di questo primo scorcio di 2023: un’azienda su tre ha intenzione di aumentare i propri dipendenti nei primi sei mesi di quest’anno. Tra queste si inserisce anche Italo Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori) che sul proprio sito web ha pubblicato alcuni annunci che riguardano l’inserimento di diverse figure professionali da nord a sud nel nostro Paese.Hostess e StewardSono molte le sedi coinvolte nella ricerca di Hostess e Steward di Stazione: Torino, Milano, Verona PN, Venezia, Bologna Centrale, Reggio Emilia, Firenze Santa Maria Novella, Roma e Salerno. Le attività richieste riguardano offerta, promozione e vendita dei prodotti a marchio Italo oltre alla gestione dell’attività di comunicazione al servizio dei viaggiatori per garantire adeguata assistenza. L’azienda richiede anche che vengano monitorate le attività dei fornitori esterni oltre al monitoraggio degli apparati e degli equipaggiamenti di stazione e il nuovo personale dovrà essere in grado di saper accogliere la clientela e supportare lo Station Manager per tutte le attività operative.Tra i requisiti e le competenze per lavorare in Italo saranno necessari almeno un’esperienza pregressa di due anni nei settori trasporto, retail e turismo, una conoscenza fluente della lingua inglese e il possesso di un diploma o della laurea. Saranno considerati valori aggiunti la conoscenza di una seconda lingua e la disponibilità a lavorare, su turni, nei giorni festivi. “Il superamento della selezione prevedrà la partecipazione ad un corso di formazione di circa tre settimane, il cui superamento è necessario per l’inserimento al ruolo tramite contratto di Somministrazione”, spiega l’azienda.Nuovi macchinistiSe si sono da poco concluse le selezioni per la ricerca di nuovi operatori d’impianti, sono aperte quelle per la ricerca di macchinisti per le zone di Milano e Roma che abbiano una licenza Europea di condotta treni in corso di validità oltre al certificato complementare di categoria B in corso di validità e un’esperienza nel ruolo che sia superiore a un anno. Anche in questo caso tra i titoli di studio sarà richiesto almeno un diploma di scuola secondaria e la disponibilità a trasferirsi a Roma, Milano e Napoli: sarà richiesta la disponibilità a lavorare su turni “compresi notturni e festivi”.Le altre figureMa non è finita qui perché l’azienda deve potenziare il suo personale ricercando nuove figure di Controller, addetti all’ufficio acquisti e procurement, budget analyst per sostituzione di maternità, diplomati e laureati che fanno parte delle categorie protette oltre a un addetto o addetta alla tesoreria e neolaureati in Ingegneria Gestionale, Economia e Statistica. Tutte queste figure sono ricercate per la sede di Roma. LEGGI TUTTO

  • in

    Bollette, cambiano gli aiuti: tariffe in base ai consumi

    Il governo lo aveva preannunciato e si va sempre più in questa direzione: le tariffe delle bollette si potranno pagare in base al consumo effettivo come già avviene per l’acqua. Minori saranno i consumi minore sarà la spesa e viceversa, ecco perché si chiamano a “scaglioni”. L’esecutivo di Giorgia Meloni è a lavoro ogni giorno e una risposta definitiva arriverà tra giovedì e la settimana prossima: in questo modo si potrà far fronte al ritorno parziale degli oneri di sistema che erano stati cancellati per calmierare le bollette nei momenti peggiori della crisi dello scorso anno.In alternativa, però, potrebbero essere premiate le famiglie che spendono cifre inferiori rispetto all’anno precedente: gli aiuti saranno estesi anche dopo il 31 marzo quando saranno scaduti quelli previsti dalla vecchia Legge di Bilancio che ha sul piatto non più di 5-6 miliardi. La scelta definitiva, per adesso, non c’è perchè l’ultima parola spetterà all’Arera che effettuerà una serie di simulazioni che saranno proposte all’esecutivo per la scelta finale.Cosa sono gli oneri di sistemaDal 1° aprile, quindi, potrebbero tornare sulle bollette alcuni costi fissi (oneri di sistema) cancellati nei mesi scorsi che avevano consentito un cospicuo risparmio: come ricorda IlMessaggero, però, non c’è nessun allarme perché molti non saranno reintrodotti e quelli che torneranno a far parte dei pagamenti saranno minimi da consentire risparmi del 20-25% sull’energia elettrica. Il prezzo del gas, poi, è stato più che dimezzato (adesso 40 euro per megawatt l’ora contro 150 euro di alcune settimane fa). Per queste ragioni non ci saranno incrementi sui prezzi delle bollette: sulla proroga, o meno, dei costi fissi è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sottolineando che la tematica sarà portata in Consiglio dei Ministri. “Ci sono ancora i tavoli tecnici che fanno le simulazioni, ci porteranno la proposta e su quello valuteremo”.Come funziona il “bonus famiglia”Invece, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di “bonus famiglia”, un prezzo più basso in bolletta per chi consuma di meno che potrebbe essere operativo soltanto dalla prossima estate e non prima di luglio e che riprende il sistema a scaglioni di cui abbiamo parlato sopra: da una tariffa base, standard, si salirebbe in base al consumo ma calcolando anche i componenti della famiglia in base al numero con sconti maggiori alle famiglie numerose. Sarà riproposto il “bonus sociale”, lo sconto per i nuclei che non hanno redditi maggiori di 15mila euro l’anno. Non saranno trascurate neanche le imprese che hanno già uno sconto in bolletta cospicuo (fino al 45%) con l’ipotesi di mettere un tetto al prezzo del gas. LEGGI TUTTO

  • in

    Depuratori domestici: chiare, fresche, depurate e dolci acque… Ma servono davvero? E quanto costano?

    Le ultime siccitose annate ce lo stanno dimostrando: i cambiamenti climatici sono qui e adesso e a risentirne sono anche i nostri approvvigionamenti d’acqua, bene sempre più prezioso e raro. In questo senso l’istituzione della Giornata Mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo, assume un valore sempre più importante, a livello globale. Quello dell’acqua costituisce un problema fra i più urgenti da affrontare, e se prima ci si poneva “solo” la questione qualità, ora si ragiona di sprechi e di consumi, valutando l’impatto delle nostre scelte sull’ambiente.L’Italia è il paese europeo che detiene il primato per il consumo di acqua potabile: si parte da circa 150 litri al giorno per arrivare a 240 per persona. Inoltre, nel vecchio continente siamo capolista per uso di acqua in bottiglia, con circa 188 litri pro capite all’anno, e secondi al mondo. Ciò si traduce in un consumo annuo di circa 9 miliardi di bottiglie di plastica, creando un danno per l’ambiente perché le bottiglie in PET non sono biodegradabili (per quanto si stia cercando di renderle più “green” e se ne riciclino già molte) e possono impiegare fino a 1.000 anni per decomporsi. Senza contare l’uso di gas e petrolio per produrle.Tracciato questo quadro, e fermo restando che l’acqua che esce dai rubinetti nel nostro Paese è mediamente sicura (variazioni di gusto e durezza a parte), sono ancora moltissimi gli italiani che preferiscono le acque in bottiglia, sia in plastica che nel più ecologico vetro. Altri invece si stanno orientando verso sistemi alternativi, dalle semplici caraffe filtranti a veri e propri impianti di depurazione o erogazione d’acqua, che sembrano fornire maggiori vantaggi e la comodità di avere acqua filtrata dal rubinetto in qualsiasi momento. Prima di analizzare i principali e più diffusi, proviamo a fare alcune considerazioni di carattere pratico.Acqua in bottiglia, i costiSi calcola che una famiglia di almeno tre persone spenda più di 50 euro al mese per l’acqua, considerando che ogni persona dovrebbe berne almeno due litri al giorno, quindi una confezione a settimana. Nei mesi estivi poi il consumo cresce nettamente. Siamo quindi sui 600 euro annui di spesa per la sola acqua da bere.Andando più nel dettaglio, in commercio esistono diverse marche e tipologie di acqua, da quella minerale a quella più o meno frizzante, con evidenti differenze di prezzo, che varia anche in base al formato. I prezzi delle acque in bottiglia di plastica più diffuse nei supermercati italiani variano da 11 centesimi a 1 euro, con una media di prezzo di 60 centesimi al litro. Per le acque in vetro, si parte da 79 centesimi al litro, difficile stabilire un costo massimo (i fattori sono molteplici, dal design della bottiglia alla provenienza dell’acqua), ma possiamo dire che la media si aggira intorno ai 90 centesimi circa, cui vanno aggiunti altri costi, in caso di consegne a domicilio.Sistemi di depurazionePremessa: prima di scegliere quale sistema comprare tra tutti quelli presenti sul mercato, bisognerebbe capire i motivi per cui si vuole procedere al trattamento dell’acqua di casa (è dura e si vogliono preservare gli elettrodomestici, è questione di gusto, un’acqua trattata può essere più salubre da bere…). Per migliorare il sapore e l’odore dell’acqua del rubinetto a volte basta farla scorrere un po’ (non troppo, per evitare sprechi) prima di utilizzarla o usare delle caraffe filtranti (che hanno costi relativamente contenuti, ma richiedono una corretta gestione dei filtri). Inoltre, prima di acquistare un impianto che vada ad agire sulle caratteristiche chimiche dell’acqua domestica, sarebbe opportuno conoscerne la qualità, facendola analizzare.Eliminare troppe sostanze dall’acqua poi non fa sempre bene alla salute. Chi ha già installato uno di questi strumenti si sarà reso conto che il liquido trattato diventa più dolce. Ciò accade perché viene alleggerito del residuo fisso, che in buona parte è composto anche da sali minerali, come calcio e magnesio, molto importanti per ossa e corpo in generale, e che contribuiscono, tra le altre cose, a prevenire l’osteoporosi.Detto questo, se si è deciso di installare un impianto di trattamento per l’acqua, ecco i diversi sistemi, con i relativi pro e contro.Addolcitore a resine a scambio ionico: riduce la durezza dell’acqua, che passa su una resina che scambia il calcio (responsabile della durezza) con ioni di sodio. Pro: si tratta di una tecnologia collaudata ed efficace; contro: l’acqua viene trasformata chimicamente, gli ioni calcio vengono sostituiti con sodio e/o potassio, in più è necessario il controllo e l’approvvigionamento di sale per la rigenerazione delle resine e l’apparecchio è ingombrante.Addolcitore magnetico: intorno alla tubazione dell’acqua viene applicato un campo magnetico: in questo modo il calcare dell’acqua si trasforma in aragonite anziché in calcite e non forma incrostazioni a valle. Pro: è un processo esclusivamente fisico che non altera la composizione dell’acqua e l’apparecchio è di dimensioni ridotte; contro: l’effetto del campo magnetico non è definitivo, e la funzione antincrostante va diminuendo ad una certa distanza dall’impianto perché il calcio si riorganizza in cristalli incrostanti;Osmosi inversa: processo per la disinfezione e depurazione dell’acqua da tracce di inquinanti come pesticidi, solventi, metalli. Riduce il contenuto di sali nell’acqua, dunque anche la durezza. Pro: l’impianto è piccolo ed efficiente, utile per trattare l’acqua di uso alimentare; contro: Il costo è elevato e può apportare un eccessivo impoverimento di sali minerali nell’acqua.Carboni attivi: sistema formato da filtri di maglia o granulato di carbonio, che trattengono le molecole organiche più grosse come quelle responsabili dei cattivi odori e sapori dell’acqua di rubinetto. Pro: adatti a un ampio spettro di inquinanti, migliorano sapore e odore dell’acqua, a costi contenuti; contro: è possibile una proliferazione batterica sul filtro, e non agiscono su metalli e nitrati.Quanto costa un depuratore d’acqua domesticoEsistono diverse tipologie di depuratore che differiscono tra loro per dimensioni, costo, metodo di funzionamento (come abbiamo visto) o luogo di collocazione. Per quanto riguarda la collocazione è possibile parlare di depuratore acqua sottolavavello oltre che di depuratore sottozoccolo o sopralavello. Al momento dell’acquisto è sempre bene rivolgersi a rivenditori specializzati che sappiano consigliare quale tipologia di depuratore si adatti alle esigenze del cliente.Un depuratore a norma di legge, certificato dal Ministero della Salute può costare dai 1200 ai 3.500 euro per il top di gamma. il prezzo può variare in base al tipo di acqua desiderata (se si desidera solo acqua naturale senza refrigerazione e gasatura, il costo è minore perché il tipo di impianto è più semplice), al tipo di acqua da trattare e la tecnica di filtrazione (se la acqua è particolarmente dura o c’è presenza di arsenico meglio l’osmosi inversa, se si vuole solo eliminare il cloro, meglio la microfiltrazione che ha costi più bassi), alla potenza dell’impianto (un depuratore d’acqua che produce 40 litri all’ora è meno potente di uno che produce 100 litri all’ora), al tipo di contratto (se il contratto prevede la manutenzione annuale, garanzia e intervento in caso di guasti, ha un prezzo più alto).A questo va aggiunta la manutenzione annuale, che prevede la sostituzione dei filtri e la sanitizzazione dell’impianto, che varia fra gli 80 e i 100 euro, a seconda della zona in cui si risiede.Va detto che in rete si trovano anche depuratori fra i 300 e i 500 euro, ma in genere sono prodotti senza certificazione del Ministero della Salute o, in caso ce l’abbiano, da verificare. Inoltre sono costruiti con materiali che si degradano velocemente e potrebbero rilasciare sostanze tossiche nell’acqua che dovrebbero invece depurare.Come qualunque prodotto, anche un depuratore d’acqua non può essere gratis: è il risultato del lavoro sia da parte dei produttori che dei tecnici che si occupano dell’installazione. Il concetto di “gratis” fa leva sul fatto che si possa avere il depuratore con lo stesso costo dell’acqua in bottiglia del supermercato, dunque senza “sborsare” un euro in più.Differenza fra acquisto e noleggioCon l’acquisto il depuratore è di nostra proprietà e i costi sono più bassi, ma bisogna considerare degli extra per eventuali guasti fuori garanzia. Inoltre quando dopo 15 anni si deve sostituire il depuratore, va acquistato di nuovo.Il noleggio presenta altri vantaggi, a fronte di un maggiore costo annuale: è però possibile avere la sostituzione gratuita dell’impianto in caso di guasto, usufruire dell’assistenza tecnica ordinaria e straordinaria, farlo sostituire con uno nuovo quando sarà il momento, senza costi aggiuntivi.Bonus depuratoriEsiste anche un Bonus acqua potabile, conosciuto anche come Bonus depuratore: l’agevolazione, gestita da Agenzia delle Entrate, consiste in un credito d’imposta del 50% delle spese sostenute, dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2023, per comprare e installare sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare, per un importo massimo delle spese è di 1.000 euro (per ciascun immobile, per le persone fisiche), o 5.000 euro (per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali). Obiettivo della misura, incentivare famiglie e imprese a ridurre il consumo di contenitori di plastica. Le informazioni sugli interventi andranno trasmesse in via telematica all’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), mentre l’ammontare delle spese agevolabili andrà comunicato all’Agenzia delle Entrate tra il primo e il 28 febbraio dell’anno successivo a quello di acquisto. Il Bonus può essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure, per le persone fisiche non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, anche nella dichiarazione dei redditi per l’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al completo utilizzo del contributo. Basterà accedere all’area riservata dell’Agenzia delle Entrate tramite SPID, CIE, CNS o codice fiscale. Per maggiori informazioni è disponibile una guida completa dell’Agenzia con tutte le istruzioni per la compilazione. LEGGI TUTTO