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    Vendi l’auto? Occhio a questa nuova truffa: il documento che spilla soldi

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    Il campo delle truffe si è ormai allargato a dismisura, e sono sempre più numerose e insidiose le forme di raggiro messe in atto con l’obiettivo di raggranellare anche poche decine di euro per volta con delle frodi mordi e fuggi che possono essere ripetute anche a breve distanza l’una dall’altra con diverse vittime.Con la grande diffusione delle compravendite online, poi, le possibilità si ampliano in modo considerevole, e rientra in questo campo anche l’esempio di una nuova truffa segnalata da Carfax, azienda che si occupa principalmente di fornire, via Internet, dati sulla storia dei veicoli usati a clienti privati e aziende. Le vittime in questo caso sono proprio ignari venditori privati che hanno pubblicato in rete il loro annuncio su una delle numerose piattaforme a disposizione.Il truffatore di turno contatta l’inserzionista, tramite il portale o attraverso messaggi telefonici o email, mostrandosi particolarmente interessato all’acquisto dell’auto. Non solo: a convincere il venditore di trovarsi dinanzi a un buon affare c’è anche l’atteggiamento dell’interlocutore, intenzionato a pagare il prezzo indicato nell’inserzione senza trattare per ottenere il benché minimo sconto. C’è solo una condizione da rispettare per chiudere la trattativa con esito positivo, l’inserzionista deve obbligatoriamente fornire un report dettagliato sulla storia del veicolo. Ma non è sufficiente appoggiarsi a una delle tante aziende che si occupano del settore: il potenziale cliente fornisce infatti il link a un portale di cui si fida ciecamente, sostenendo che solo il venditore può richiedere questo resoconto.Ben disposto nei confronti dell’acquirente, che non ha fatto storie sul prezzo del mezzo, il venditore acconsente, con la speranza di chiudere la trattativa il prima possibile. Cliccato sul link ricevuto via messaggio o via mail, quest’ultimo sborsa dai 20 ai 60 euro, ottenendo un documento falso: inutile dire che l’epilogo è la sparizione improvvisa del truffatore, che ormai ha ottenuto ciò a cui puntava fin dall’inizio.Come detto, si tratta di una frode che non porta enormi guadagni per ciascuna transazione, ma lo scopo è quello di ripetere più e più volte il raggiro, mettendo così insieme cifre ragguardevoli. Il truffato, che ha perso poche decine di euro, generalmente non denuncia proprio per il piccolo ammanco, mentre nel frattempo l’autore del raggiro sta già puntando la prossima vittima. LEGGI TUTTO

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    Ferrari incidentate rivendute come auto fiammanti: come funzionava la truffa

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    Acquistavano Ferrari danneggiate, le riparavano con pezzi originali e poi le rivendevano tanto in Italia quanto all’estero spacciandole per vetture fiammanti e incassando quindi cifre desisamente superiori rispetto al loro reale valore: sono quattro i presunti autori della truffa che risultano ora indagati a vario titolo per i reati di riciclaggio e frode in commercio.A mettere la parola fine sulla frode sono stati gli uomini della polizia di Stato di Vicenza, che nelle prime ore della giornata di oggi, martedì 20 maggio, hanno fatto scattare delle perquisizioni domiciliari e personali nei riguardi di quattro persone residenti nei comuni di Costabissara, Vicenza, Castegnero e Padova.Il blitz odierno è scattato dopo una lunga indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Vicenza: grazie al lavoro svolto sul campo dagli agenti della squadra mobile della locale Questura, è stato possibile ricostruire un complesso e consolidato sistema fraudolento. Tre delle quattro persone finite sul registro degli indagati si occupavano, ognuno col proprio ruolo, di rivendere nel territorio nazionale italiano e all’estero delle Ferrari in precedenza acquistate come incidentate o danneggiate ma poi riparate e piazzate sul mercato come se fossero perfettamente intatte: i finti bolidi “fiammanti” garantivano ai truffatori un guadagno decisamente superiore.Il modus operandi seguito dai quattro presunti responsabili prevedeva pertanto anche la riparazione delle auto di lusso: ma come riuscivano a fare in modo che il danno non risultasse percepibile? Il sistema prevedeva la sostituzione delle parti danneggiate con pezzi originali Ferrari, che gli indagati, anche in questo caso ciascuno con il proprio copione da recitare, riuscivano a sottrarre direttamente dalla linea di produzione della casa madre. LEGGI TUTTO

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    Incentivi fino a 11mila euro per chi rottama la sua auto: tutto quello che c’è da sapere

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    Il governo italiano rilancia la sfida alla mobilità sostenibile con un nuovo programma di rottamazione per i veicoli più inquinanti. La misura, finanziata con i fondi del Pnrr inizialmente destinati all’installazione delle colonnine elettriche, punta a favorire l’acquisto di veicoli elettrici da parte di privati e microimprese. Vediamo i dettagli dell’intervento.
    Dalle colonnine ai veicoli: la rimodulazione dei fondi
    Dei 597 milioni di euro originariamente stanziati per installare 20.500 stazioni di ricarica su strade e autostrade, una parte consistente sarà ora destinata alla sostituzione di 39.000 veicoli a combustione interna con mezzi a zero emissioni. Il motivo? Il mercato delle colonnine non ha risposto come previsto, e il target è stato rivisto al ribasso. Come si legge nel documento approvato ieri dalla cabina di regia del Pnrr, “l’Italia conferma un approccio dinamico alla gestione del Piano”, investendo dove “l’impatto positivo è garantito e rapido”.
    Il nuovo piano rottamazione: come funziona
    Il provvedimento si chiama Programma di rinnovamento della flotta di veicoli privati e commerciali leggeri con veicoli elettrici. Il contributo sarà concesso a chi demolirà un’auto termica per acquistare un veicolo elettrico nuovo, appartenente alla categoria M1 (fino a 8 posti). Ma non solo: anche le microimprese potranno beneficiare del bonus per l’acquisto di mezzi commerciali a emissioni zero, nelle categorie N1 e N2 (rispettivamente fino a 3,5 e 12 tonnellate).
    Bonus selettivi: criteri e soglie Isee
    L’incentivo sarà legato al reddito. Per le persone fisiche, il contributo sarà concesso “al rispetto di specifiche soglie di Isee”:

    Per le microimprese, il bonus sarà pari al 30% del valore del veicolo elettrico, fino a un massimo di 20.000 euro. La misura sarà attiva fino al 30 giugno 2026 e si concentrerà nelle aree urbane più inquinate.
    Il negoziato con l’Europa e le altre modifiche al Pnrr
    La rottamazione rientra nella proposta di revisione tecnica del Pnrr inviata alla Commissione Europea il 21 marzo e approvata a maggio. L’intero processo di revisione riguarda 107 obiettivi tra milestone e target, ovvero il 30% di quelli ancora da raggiungere.
    Tra le altre modifiche rilevanti:
    640 milioni di euro saranno trasferiti dalla misura sull’idrogeno industriale allo sviluppo del biometanoAlcuni progetti ferroviari, soprattutto nel Sud Italia, saranno alimentati con fondi nazionaliPrevista una revisione della dotazione di Transizione 5.0, seguendo le richieste di Confindustria per rafforzare i contratti di ricerca e sviluppo
    Verso una revisione più profonda
    Il governo prepara intanto una nuova revisione complessiva del Piano, la sesta dalla sua nascita nel 2021. Entro fine giugno è attesa una riformulazione che taglierà obiettivi, ridurrà investimenti e riallocherà risorse in settori considerati strategici come turismo, lavoro e inclusione sociale. LEGGI TUTTO

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    Call center molesti? C’è un nuovo modo per difendersi: come funziona

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    I punti chiave

    Stretta contro le truffe telefoniche e maggiore trasparenza per le offerte 5G: Agcom cambia le regole del gioco. Con un nuovo Regolamento, che manda in soffitta le norme del 2016, l’Autorità scende in campo per tutelare gli utenti, dichiarando guerra al telemarketing selvaggio, alle frodi da spoofing e alle offerte poco chiare.Telemarketing sotto controlloLa nuova disciplina punta a colpire in modo efficace il telemarketing e il teleselling aggressivo, spesso effettuati attraverso numeri non registrati o inesistenti, utilizzati proprio per rendere irrintracciabile il chiamante. Agcom interviene anche sul fronte delle truffe via spoofing, cioè quelle chiamate che mascherano il vero numero del mittente per farlo apparire come appartenente a soggetti pubblici o privati autorevoli, come banche o forze dell’ordine. In particolare, sarà bloccato il traffico in entrata dall’estero che mostra in modo illecito un numero italiano come identificativo del chiamante. Gli operatori italiani dovranno impedire la conclusione di queste chiamate, a meno che il destinatario non si trovi davvero in roaming.Bollini per il 5GUn’altra novità significativa riguarda il mondo delle offerte su rete mobile 5G. Agcom introduce un sistema di bollini che consentirà agli utenti di identificare facilmente la qualità del servizio acquistato, con particolare riferimento alla velocità. Il bollino verde segnalerà offerte senza limiti contrattuali sulla velocità. Il bollino giallo identificherà pacchetti con velocità pari o superiori a 20 Mbit/s, mentre il bollino rosso sarà riservato alle offerte con velocità inferiori. Un sistema semplice e immediato per aiutare i consumatori a scegliere consapevolmente.Controllo dei consumi e più tuteleIl Regolamento interviene anche sulla trasparenza del traffico dati. Gli operatori saranno tenuti ad avvisare l’utente al raggiungimento dell’80% del traffico incluso nell’offerta, e a bloccare automaticamente la connessione al superamento del 100%, salvo consenso esplicito per la riattivazione. Una misura pensata per evitare costi imprevisti e proteggere l’esperienza d’uso. LEGGI TUTTO

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    Stangata Tari, ma arriva il bonus. 25% di sconto automatico: ecco a chi spetta

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    Uno sconto del 25% sul costo della Tari rivolto alle famiglie con Isee sino a 20mila euro.È questo il bonus Tari, previsto dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri n .24 del 21 gennaio scorso per supportare le famiglie con redditi meno abbienti rispetto al pagamento della tassa sui rifiuti che, proprio dallo scorso primo aprile, è diventata più onerose per le tasche dei contribuenti.E qui subentra la prima criticità perché molte amministrazioni comunali hanno già emesso i bollettini per il 2025, il che renderebbe necessaria l’applicazione retroattiva del bonus.Ma entriamo più nel dettaglio.Cosa è la tari e cosa comporta il bonusLa Tari (Tassa sui rifiuti), introdotta con la Legge di Stabilità 2014 (che ha sostituito le precedenti Tares, Tia e Tarsu), è una tassa comunale destinata a finanziare il servizio di raccolta, trasporto, smaltimento e riciclo dei rifiuti urbani.Sono tenuti al pagamento i proprietari o inquilini di case, negozi, uffici, locali e, dunque, è tenuto al versamento anche chi usa temporaneamente un immobile.Spetta ad ogni Comune definire la scadenza, ma in genere il pagamento è suddiviso in due o tre rate annuali.Come scritto sopra dal primo aprile scorso i costi della Tari sono aumentati ma a venire in soccorso delle famiglie dovrebbe intervenire proprio il bonus che, come ricorda l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) “è un’agevolazione economica, recentemente introdotta su scala nazionale dalla legge ma non ancora attivata, che garantirà una riduzione della spesa per il servizio di gestione rifiuti ai nuclei familiari in condizione di disagio economico, analogamente a quanto è già previsto per i servizi elettrico, gas e acqua. Il bonus nazionale rifiuti sarà disciplinato dall’Autorità tenendo conto dei principi e dei criteri generali che dovranno essere individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri”.L’agevolazione, che consiste in uno sconto del 25%, sarà rivolta alle famiglie: LEGGI TUTTO

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    Contratti telefonici e firma Otp: quel codice ha valore legale

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    I punti chiave

    Cresce il numero di consumatori che si ritrovano legati da contratti sottoscritti al telefono senza aver davvero letto le condizioni. Il motivo? Una procedura apparentemente innocua, ma legalmente vincolante: la firma con Otp, ovvero l’inserimento di un codice ricevuto via sms. È bene sapere che quel gesto equivale a una firma digitale con pieno valore legale. E l’unico modo per uscirne è esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni. Ma cerchiamo di capirne di più.Come funzionaTutto comincia con una telefonata. Un operatore propone un’offerta, ad esempio per luce, gas o altri servizi, che sembra conveniente. Il cliente, senza avere davanti alcun documento, fatica a valutarla con attenzione. L’operatore, però, insiste: l’offerta è a tempo, bisogna approfittarne subito. Se si accetta, arriva un link via sms o e-mail che rimanda a un contratto da leggere, ma spesso si rinvia la lettura, convinti che quanto detto al telefono corrisponda al contenuto del documento.A questo punto scatta la firma Otp: un codice viene inviato via sms per rendere valido il consenso. Lo si inserisce quasi meccanicamente, ma quell’azione equivale a firmare il contratto, anche senza averlo letto. Ecco perché si parla di “firma digitale a tutti gli effetti”.Cos’è la firma Otp e perché ha valore legaleLa firma Otp (acronimo di One time password) è una firma elettronica avanzata. Si basa sull’invio di un codice monouso al numero di telefono o all’e-mail del cliente, che serve per autenticare l’identità del firmatario e validare il documento. Ha valore legale perché rispetta i requisiti previsti dalla normativa sulla firma elettronica, grazie anche al fatto che il codice è generato con algoritmi sicuri e ha validità limitata a pochi secondi.Ricapitolando, si riceve un sms con un codice, lo si inserisce in una schermata online e, quasi senza rendersene conto, si è sottoscritto un contratto legalmente vincolante.Differenza da un normale contratto telefonicoQuesta procedura, si badi, non è come i tradizionali contratti telefonici. In passato, se un operatore proponeva un’offerta al telefono, era obbligato a inviare la documentazione scritta. Il cliente aveva tempo per leggerla e decidere, in caso contrario, il contratto non era valido.Con la firma Otp, invece, la documentazione viene effettivamente inviata, ma in simultanea alla telefonata, attraverso un link. Appena si inserisce il codice, il contratto è sottoscritto. Niente più registrazioni telefoniche con le condizioni economiche dettagliate: la chiamata serve solo a convincere il cliente a completare la procedura.Come avviene la firma OtpVediamo, passo dopo passo, tecnicamente, come si articola di solito la procedura che porta alla firma Otp.L’operatore invia un sms o un’email con un link; cliccando su di esso si accede al contratto, spesso molto lungo (anche 40-50 pagine); il consumatore deve confermare di aver letto il contratto (spuntando una casella); riceve via sms (e talvolta anche via e-mail) un codice Otp da inserire per firmare; il sistema registra il numero di telefono, l’ora e il consenso, generando una firma elettronica. A questo punto il contratto firmato e valido, anche se il consumatore non ha letto una riga.Come tutelarsi: il diritto di ripensamentoUna volta inserito il codice Otp, il contratto è operativo. Ma c’è una possibilità per tornare indietro: esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni, come previsto dalla normativa sulle vendite a distanza. In questo lasso di tempo, il consumatore può annullare il contratto senza penali, a patto che non abbia richiesto l’attivazione immediata del servizio. LEGGI TUTTO

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    Pensione all’estero, come farsi rimborsare le tasse in Italia

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    Sempre più cittadini italiani stanno decidendo di trasferirsi all’estero e di percepire lì la pensione nella speranza di trovare condizioni economiche più favorevoli. Inoltre, anche chi risiede fuori dall’Italia può fare richiesta per ottere il rimborso tasse, a patto però che si muova per tempo.Stando al regolamento, il pensionato deve risultare fiscalmente residente in una Nazione che rientra negli accordi sottoscritti con l’Italia; in sostanza, deve esserci un accordo contro le doppie imposizioni che garantisca la detassazione degli assegni percepiti da ex lavoratori nel Bel Paese e la tassazione nel nuovo territorio in cui sono residenti. Si tratta di convenzioni molto importanti per coloro che, andati in pensione in Italia, si sono poi trasfereriti all’estero, finendo col destreggiarsi fra Fisco italiano e Fisco locale. I regolamenti permettono di evitare la doppia tassazione.Tramite l’interpello 246/2019, Agenzia delle Entrate ha tracciato alcune limitazioni per quanto riguarda le tasse. Viene fatto l’esempio di un pensionato trasferitosi all’estero dopo aver lavorato anni in un’azienda italiana e aver percepito la pensione in Italia. Dal 2016 l’uomo vive in Spagna e risulta regolarmente iscritto Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Dal 2018 ha ottenuto la residenza fiscale nella penisola iberica. Agiscono, di conseguenza, il Fisco italiano e quello spagnolo. Italia e Spagna, tuttavia, hanno una convenzione internazionale che contrasta la doppia tassazione. Il pensionato, tuttavia, ha fatto sapere di non aver ricevuto alcun rimborso tasse da parte dell’Inps.Da qui, la domanda: è necessario presentare la dichiarazione dei redditi anche in Italia, pur essendoci trasferiti? Come recuperare le tasse versate all’Italia? L’Agenzia delle Entrate ha fatto sapere che anche gli italiani residenti all’estero sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi se anche solo parte di essi sono stati maturati in Italia. Tuttavia, lo stesso cittadino, ha poi il dirtto di essere rimborsato per le tasse trattenute.Il rimborso è garantito dall’articolo 38 del Dpr n. 602/73, e se ne può fare richiesta presso il Centro Operativo dell’Agenzia delle Entrate di Pescara, che esegue controlli e accertamenti automatizzati su tutto il territorio nazionale. La richiesta di rimborso deve essere presentata entro 48 mesi dal momento in cui sono state versate le imposte. Ciò può essere fatto seguendo le direttive stabilite dal provvedimento del 10 luglio 2013. L’Angenzia spiega che i sostituti di imposta, come ad esempio l’Inps, possono applicare un’esenzione o delle minori aliquote nei confronti dei beneficiari dell’assegno, anche di propria iniziativa. L’importante è che sussista la documentazione che dimostra il possesso dei requisiti necessari. LEGGI TUTTO

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    Bonus sport ai nastri di partenza: quando scatta, cosa prevede e quali sono i requisiti per richiederlo

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    Dopo il rifinanziamento nella Manovra 2025, il Bonus Sport è pronto a scattare anche quest’anno: dalle ore 16.00 di venerdì 30 maggio fino a lunedì 30 giugno le imprese potranno inoltrare l’istanza di accesso all’incentivo, destinato ad agevolare la costruzione ex novo o i lavori di restauro e manutenzione di impianti sportivi pubblici. L’iniziativa, introdotta per la prima volta nel 2019, rientra nell’ambito delle agevolazioni fiscali destinate al privato che decide di dare il proprio contributo per migliorare i beni pubblici, in questo caso nello specifico attività e strutture sportive.Il bonus è pertanto rivolto esclusivamente alle imprese che vogliono contribuire alla crescita del territorio, e in concreto si tratta di una misura fiscale che consente di ottenere un credito d’imposta pari al 65% sulle donazioni in denaro destinate a sostenere gli impianti sportivi pubblici o i soggetti che direttamente li gestiscono, da suddividere in tre distinte quote annuali di pari importo e utilizzare in compensazione tramite modello F24.Come anticipato, si tratta di un’agevolazione prevista per attività di restauro, ripristino, manutenzione ordinaria/straordinaria o costruzione ex novo di impianti sportivi pubblici. Ciascuna impresa potrà detrarre al massimo il 10 per mille dei ricavi annui prodotti nel precedente anno fiscale (quindi in questo caso il 2024), considerando il fatto che il totale complessivo del credito d’imposta massimo stanziato per il 2025 è di 10 milioni di euro.La domanda può essere presentata nella finestra 30 maggio-30 giugno, ma ovviamente è bene agire il prima possibile per non rischiare di veder esaurire il fondo stanziato dal governo. Per accedere al Bonus Sport 2025, le cui modalità saranno definite prossimamente col decreto attuativo, i punti previsti saranno i seguenti:- presentazione dell’istanza di accesso alla misura online entro i tempi già stabiliti;- ricezione dell’autorizzazione a procedere con la donazione da parte del dipartimento dello Sport, che arriverà ovviamente dopo l’accettazione della domanda;- certificazione della donazione da parte dei soggetti beneficiari di suddetta erogazione liberale;- infine il riconoscimento del credito d’imposta spettante, sancito in via ufficiale dopo la comunicazione del dipartimento dello Sport all’Agenzia delle Entrate. LEGGI TUTTO