More stories

  • in

    Enel abbatte il suo debito e accoglie un socio in Spagna

    Ascolta ora

    Enel abbatte il debito a 57,4 miliardi (il più basso dal 2021) e stringe una nuova partnership in Spagna aprendo il capitale di Egpe Solar (Enel Green Power Espana) a Masdar, incassando 817 milioni.La fotografia del primo semestre del gruppo guidato da Flavio Cattaneo è, in generale, all’insegna della crescita. A partire dall’utile ordinario, balzato a oltre 4 miliardi (+64,9%), per arrivare all’ebitda che con 11,7 miliardi di euro cresce del 9% grazie a reti e rinnovabili. Si segnalano, in particolare, i positivi risultati della gestione operativa dei business integrati (Enel Green Power, Generazione Termoelettrica e Mercati Finali), in aumento di 1,22 miliardi (1,45 miliardi milioni netto delle variazioni di perimetro prevalentemente in Romania, Grecia e Argentina), nonché il miglioramento del margine delle attività di Enel Grids (reti digitali).In frenata, invece, i ricavi che calano a 38,7 miliardi (-17,8% anno su anno) sia per i prezzi decrescenti dell’energia, sia per i minori volumi di energia prodotti da fonte termoelettrica.«Nel corso del primo semestre 2024 abbiamo conseguito eccellenti risultati, guidati da una significativa crescita organica realizzata attraverso la rigorosa esecuzione dei pilastri del nostro piano strategico», è il commento dell’amministratore delegato Flavio Cattaneo secondo cui «le azioni manageriali intraprese hanno già permesso di ripristinare una solida generazione di flussi di cassa operativi e di ridurre l’indebitamento finanziario a circa 55 miliardi, se consideriamo anche le operazioni in fase di finalizzazione già annunciate al mercato, raggiungendo così un livello di leverage tra i più bassi dell’intero settore».Alla luce dei numeri, sono stati confermati i target fissati per il 2024: «I risultati conseguiti e la visibilità sul prossimo semestre ci proiettano nella parte alta della forchetta comunicata ai mercati, che», ha sottolineato Cattaneo, «anche nel rispetto del raggiungimento della neutralità di cassa, ci permetterebbe di erogare un dividendo superiore al fisso minimo di 0,43 euro per azione». Le stime indicate dal gruppo per il 2024 indicano un ebitda ordinario compreso tra 22,1 e 22,8 miliardi e un utile netto ordinario compreso tra 6,6 e 6,8 miliardi.Sul fronte della produzione, quella da fonti rinnovabili è stata ampiamente superiore rispetto alla produzione da fonte termoelettrica, raggiungendo 67,65 TWh (+11,9%). La produzione a zero emissioni ha raggiunto l’82,6% della generazione totale del gruppo considerando unicamente la produzione da capacità consolidata, mentre è pari all’84% includendo anche la generazione da capacità gestita.L’ambizione a lungo termine di Enel è di azzerare le emissioni dirette e indirette entro il 2040. LEGGI TUTTO

  • in

    Acea piazza lo spunto sui profitti e punta al polo del settore idrico

    Ascolta ora

    Acea accelera sui profitti. Nel primo semestre dell’anno, infatti, la multiutility romana ha ottenuto utili per 172 milioni, in crescita del 21% rispetto allo stesso periodo del 2023. Soddisfatto l’amministratore delegato, Fabrizio Palermo (in foto): «I risultati consolidati del primo semestre dell’anno mostrano una crescita guidata dai business regolati e dal settore commerciale». Quanto ai progetti futuri, a breve dovrebbero arrivare novità in merito alla costruzione del nuovo termovalorizzatore a Roma: «Ci attendiamo, spero a giorni, la conferma ufficiale da parte del Comune dell’aggiudicazione della gara», il cantiere dovrebbe quindi partire «come previsto pensiamo possa partire tra la fine del 2024 e inizio 2025», ha spiegato Palermo. Inoltre, il manager ha candidato il suo gruppo a essere il perno di future aggregazioni nel settore idrico: «È difficile prevedere tempi di un consolidamento del settore idrico, noi ci stiamo posizionando in Italia per essere promotori di questa aggregazione. Ci sono novità sul progetto per il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera: «La nostra attività di promozione sul tema dell’acqua sta portando il Governo a riflettere su un piano di investimenti e sono state allocate ulteriori risorse per avviare il progetto del Peschiera nei prossimi mesi». LEGGI TUTTO

  • in

    Farmaceutica, Cdp investe 70 milioni su Bracco Imaging

    Ascolta ora

    Riqualificare gli impianti con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità e l’efficienza energetica. È questo l’obiettivo del finanziamento da 70 milioni siglato da Cassa Depositi e Prestiti con Bracco Imaging, azienda milanese attiva nella diagnostica per immagini. Le risorse andranno a sostenere la ristrutturazione e l’ampliamento dell’impianto produttivo di Spin (società del Gruppo Bracco) nel Comune di Torviscosa, in provincia di Udine.In particolare, gli investimenti saranno impiegati per incrementare la produzione del Iomeprolo, principio attivo utilizzato nei mezzi di contrasto per raggi X/TAC, che passerà da 1.400 tonnellate all’anno fino a 2.000 tonnellate. Prevista anche la ristrutturazione e la riqualificazione di diversi settori della fabbrica destinati a nuovi reparti produttivi e a magazzini di stoccaggio delle materie prime e prodotti finiti. Benefici anche sul fronte della sostenibilità: su alcune coperture degli edifici dello stabilimento verrà realizzato un impianto fotovoltaico con l’installazione di pannelli solari. Le linee di produzione aggiuntive, integrate con nuovi software, risponderanno ai criteri di industria 4.0 già impiegati dall’azienda: saranno gestite digitalmente e interconnesse ai sistemi gestionali di produzione, stoccaggio, controllo industriale, finanziario e contabile.Bracco Imaging, con sede a Milano, è la principale società operativa del Gruppo Bracco e costituisce una delle aziende più importanti a livello mondiale nel campo della diagnostica per immagini. L’azienda sviluppa, produce e commercializza agenti e soluzioni di imaging, con un portafoglio di prodotti – in particolare mezzi di contrasto – per tutte le principali modalità diagnostiche, quali raggi X, tomografia computerizzata (TC), risonanze magnetiche (RM), ecografie e medicina nucleare. L’offerta è completata da dispositivi medici e da avanzati sistemi di iniezione dei mezzi di contrasto. LEGGI TUTTO

  • in

    La Gdf sequestra 121 milioni a Amazon: “Frode fiscale”

    Ascolta ora

    Un sequestro preventivo d’urgenza di 121 milioni di euro ai danni di Amazon. Lo ha eseguito ieri la Guardia di finanza su decreto emesso dalla Procura di Milano. L’inchiesta dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì sulla filiale italiana del colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos, la Amazon Italia Transport srl con sede in viale Monte Grappa a Milano, ipotizza il reato di frode fiscale.Gli indagati sono tre manager che hanno sottoscritto le dichiarazioni dei redditi 2017-2022 oltre alla società Amazon Italia Transport. Il sistema finito nel mirino dei pm, fondato sul ricorso a «serbatoi di manodopera», è lo stesso che era venuto a galla con inchieste analoghe su, tra gli altri, Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e Gxo. Con tale meccanismo le grandi società si garantiscono «tariffe altamente competitive» sul mercato «appaltando» i propri servizi di logistica a cooperative, consorzi e società «filtro» in modo irregolare, con relativo «sfruttamento» dei lavoratori. Nel caso di Amazon si tratta del servizio di consegna dei pacchi nell’«ultimo miglio», cioè dal magazzino di smistamento all’indirizzo del cliente. Come negli altri casi, anche il sequestro a carico di Amazon Italia dovrà essere convalidato dal gip.«Rispettiamo tutte le leggi e le normative vigenti in ogni paese in cui operiamo – garantisce Amazon – e richiediamo che le aziende che lavorano con noi facciano lo stesso. Abbiamo definito standard elevati sia per noi che per i nostri fornitori, e abbiamo un Codice di condotta che i fornitori devono rispettare per poter lavorare con noi. Continueremo a collaborare con le autorità competenti nel corso dell’indagine».Le indagini hanno fatto emergere che «i rapporti di lavoro con la società committente sono stati schermati da società filtro che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società serbatoio), che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale». Per gli inquirenti, il «meccanismo fraudolento è tutt’ora in atto, con rilevantissime perdite per l’erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio» della società. Esiste inoltre una sorta di «caporalato digitale». LEGGI TUTTO

  • in

    Poste Italiane e sindacati rinnovano il contratto collettivo nazionale di lavoro

    Ascolta ora

    Poste Italiane e i sindacati hanno raggiunto un’intesa sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale non dirigente dell’azienda valido fino al 31 dicembre 2027. Il contratto si estende anche ad altre società del Gruppo, tra le quali SDA Express Courier e Poste Logistics, che in precedenza applicavano discipline contrattuali diverse.Previsto un incremento retributivo di 230 euro lordi medi, ripartiti lungo l’intero periodo di validità del contratto, con un aumento dei minimi tabellari pari a 192 euro lordi medi. I dipendenti di Poste Italiane riceveranno inoltre un importo una tantum di 1000 euro lordi medi a settembre prossimo, a titolo di competenze contrattuali arretrate 2024 e di anticipazione sui futuri miglioramenti economici. Nei termini dell’intesa, inoltre, è compreso un aumento di 1,26 euro del buono pasto giornaliero e un aumento di 5 euro del contributo a carico dell’azienda per il pacchetto base del piano di assistenza sanitaria integrativa, per il quale sono anche state ampliate notevolmente le prestazioni. Infine, il contributo aziendale per Fondoposte, il Fondo di previdenza complementare per i dipendenti, sarà aumentato dal 2,3% al 2,5% della retribuzione.“La firma dell’accordo – commenta l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante – è frutto di un percorso nel quale ciascuno ha saputo fare la propria parte con un grande senso di responsabilità per raggiungere un obiettivo comune, cioè migliorare i livelli retributivi dei nostri 120.000 dipendenti, sostenendone il potere d’acquisto, e contribuire al percorso di crescita dell’azienda per consolidarne la leadership nel panorama aziendale italiano. Questo accordo contrattuale è quindi la migliore premessa per raccogliere la sfida posta dal nuovo Piano Industriale “The Platform Company””. LEGGI TUTTO

  • in

    Materie prime critiche: Iren lancia il suo hub

    Ascolta ora

    Nasce RigeneRare, il nuovo hub per il recupero di materie prime critiche e metalli preziosi. La piattaforma, ideata dal Gruppo Iren ed esposta ieri alla Camera alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, mira a dare un nuovo impulso allo sviluppo dell’economia circolare in Italia e al Piano Mattei. «Intendiamo proporci come apripista di una filiera che va costruita e implementata», ha dichiarato il presidente esecutivo del Gruppo Iren, Luca Dal Fabbro, presentando il progetto.«RigeneRare nasce quindi con l’obiettivo di aggregare competenze e visioni delle imprese e istituzioni per supportare la duplice transizione verde e digitale», ha aggiunto il manager che individua i settori dell’energia, della difesa e dell’aerospazio tra quelli di interesse nazionale. Secondo il presidente esecutivo di Iren «l’Italia e l’Europa sono fortemente dipendenti da Paesi extra-Ue per l’approvvigionamento di questi materiali, in particolare dalla Cina». Il riciclo e l’economia circolare permetteranno «di superare le difficoltà legate alla ripresa dell’attività estrattiva, e conclude Dal Fabbro – nello stesso tempo necessita investimenti minori e porta benefici ambientali ed economici». È per questo motivo che Iren (+1,4% ieri in Borsa) ha deciso di investire circa 10,5 miliardi entro il 2030 e di destinare l’80% di queste risorse alla crescita sostenibile e alla realizzazione del primo impianto italiano dedicato esclusivamente al recupero dei materiali preziosi e materie prime critiche.Il Critical Raw Materials Act della Commissione Europea stabilisce, infatti, che, entro il 2030, le fasi di estrazione, raffinazione e riciclo debbano raggiungano almeno il 10, il 40 e il 15% del fabbisogno europeo di materie prime critiche. Interrogato invece sulla governance di Iren, Dal Fabbro ha ricordato che spetta all’azionista l’eventuale nomina di un ad e in ogni caso il gruppo prosegue il suo percorso «con un set di deleghe che garantisce sicurezza, stabilità e resilienza».Da parte sua Urso ha invece sottolineato che «l’Italia può essere davvero all’avanguardia in Europa e in Occidente, perché abbiamo tecnologia e imprese particolarmente votate al riciclo e al riuso e questo hub ci aiuta a percorrere in fretta la strada giusta». LEGGI TUTTO

  • in

    Il commercio via mare è aumentato del 2,2 per cento nel 2023

    Il trasporto marittimo sta mostrando una “notevole resilienza” nonostante le difficoltà del momento storico acuite dalla crisi del Mar Rosso che ha avuto notevoli ricadute sul commercio marittimo. Nel 2023 il commercio via mare globale “è aumentato del 2,2 per cento raggiungendo 12,3 miliardi di tonnellate” e le previsioni per l’immediato futuro sono “positive”. Il commercio via mare, si prevede, “crescerà del 2,4 per cento al 2024 e del 2,6 per cento al 2025”. Nelle sede delle Gallerie Italia in via Toledo a Napoli, l’undicesimo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy”, elaborato da Srm (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e intitolato quest’anno “Le nuove sfide dei porti dell’area euro-mediterranea.La crisi nel Mar Rosso e le trasformazioni imposte dai modelli green”, analizza l’impatto delle crisi sul commercio marittimo, tra criticità e possibilità. E le possibilità maggiori sembrano destinate ad essere colte dal Mediterraneo e in particolar modo dal Sud Italia. Si parte da un dato fermato nel rapporto: “Nel 2023 i porti italiani hanno tenuto. Alcuni settori sono cresciuti”, ha evidenziato Deandreis. Tra questi Ro-Ro, eccellenza italiana, che nel decennio ha fatto registrare “una crescita del 56 per cento”. “I containers invece hanno avuto dei cali”, ha proseguito Deandreis. “I porti del Sud – ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro – svolgono una importante funzione al servizio di tutta l’economia nazionale, assicurandone l’interscambio con il resto del mondo.I porti del Mezzogiorno – ha aggiunto – consentono inoltre all’Italia di essere ponte tra Nordafrica ed Europa nei flussi energetici, che in futuro arriveranno in misura crescente da fonti rinnovabili. E’ infatti dal Nord Africa che l’Europa potrà importare energia di origine solare ed eolica e con cui dovrà sviluppare una cooperazione fruttuosa, anche manifatturiera, su tutta la filiera delle rinnovabili – ha spiegato -. Sempre al Sud sono stanziati oltre 2,8 miliardi di investimenti riferiti ai porti, tra Pnrr e altri fondi, pari al 33 per cento del totale italiano, una iniziativa senza precedenti. Dalle analisi di Srm, il Mezzogiorno e tutte le sue potenzialità emergono chiaramente come area strategica per l’Italia”.Stringendo l’obiettivo sui porti della Campania, i numeri dicono che “complessivamente il porto di Napoli – ha spiegato Deandreis – sta tenendo, mettendo insieme anche Salerno. I primi mesi dell’anno hanno avuto un segnale molto positivo per le grandi sfide che sono poi anche quelle del PNRR, che destina risorse importanti, miliardi per l’implementazione delle infrastrutture nei porti. E’ evidente che quando si parla di successo del PNR si parla anche di vedere il miglioramento di quell’indice della competitività dei porti italiani. Quindi noi quando ci auguriamo che il Pnrr venga implementato, il nostro Paese lo realizzi nei tempi stretti previsti, non lo facciamo solo in termini generali, ma anche perché questo significa misurare l’impatto positivo”. E, tuttavia, per far sì che il Mediterraneo diventi l’area di maggiore interesse sul fronte dei porti c’è bisogno di interventi legislativi mirati. Lo ha sottolineato Paolo Scudieri, presidente di Srm (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), nel suo intervento: “Il Mediterraneo cresce nel numero di scambi del tre per cento, mentre il resto del mondo si attesta sul 2,5 per cento, ma i porti del Nord Europa e dell’Africa sono molto attrattivi perché e molto veloci nelle operazioni degli scambi e dunque degli sdoganamento degli scambi”. Ecco perché, ha aggiunto Scudieri, la sfida è “reagire utilizzando le stesse leve: sburocratizzazione, propensione agli investimenti e abolire quei vincoli e quei laccioli che ci vincolano ai maggiori dragaggi per ospitare navi di tonnellaggio maggiore, che ci stoppano lavori infrastrutturali dei retroporti che invece sono determinante”.“Dobbiamo essere veementi e determinati a rappresentare le necessità di un qualcosa che è ancora conveniente, ancora attratti che non può vivere sugli allori ma deve necessariamente evolversi, leggendo numeri e dati che con competenza Srm sa fornire per una giusta traiettoria”, ha detto Scudieri.C’è molto da fare e ci sono molte “sfide strategiche” che, come sottolineato da Gros-Pietro, “logistica e portualità devono affrontare”, come quella “della transizione energetica, che significa trovare strade innovative per decarbonizzare tutta la filiera del mare”. “L’utilizzo di carburanti alternativi – si legge nel rapporto – ha continuato a progredire, con il 6,5 per cento della flotta in navigazione in grado di utilizzare nuovi propellenti meno inquinanti. Percentuale che raggiungerà il 25 per cento al 2030. Il 50,3 per cento di tutti gli ordini a luglio 2024 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi (nel 2017 questa quota era solo del 10,7 per cento)”.Deandreis ha avvertito sulla necessità di adeguare i porti per far si’ che questa sfida dei carburanti alternativi sia vinta: “I porti devono essere attrezzati, quindi c’è ad esempio il tema del bunkeraggio – ha sottolineato il direttore generale Srm nell’analizzare il rapporto -. I porti oggi non sono più luoghi dove partono e arrivano merci, sono hub energetici potenti. I porti devono essere funzionali a produrre energia rinnovabile”. Ha fatto eco sul punto Emanuele Grimaldi, ceo di Grimaldi group e presidente Ics (International chamber of shipping): “Gli aspetti più importanti di cui parliamo nelle associazioni di categoria sono quelli della decarbonizzazione che ci sta a cuore, non è qualcosa che possiamo fare noi da soli. Noi armatori dobbiamo avere dei porti che possano essere totalmente decarbonizzati”. LEGGI TUTTO