More stories

  • in

    «Tim venderà la rete a Kkr la decisione è ormai presa»

    «Non importa quanto sta capitando in Borsa sul titolo di Tim, l’operazione con Kkr andrà avanti così com’è stata concepita perché questa è la volontà del governo». È la dichiarazione rilasciata al Giornale da un’autorevole fonte dell’esecutivo in relazione all’operazione in corso con il fondo Usa approvata dal cda di Tim lo scorso novembre. Una posizione che da sola può bastare a spegnere gli ardori di chi vorrebbe mandare a monte lo scorporo della rete, visto che il governo ha dalla sua il golden power e quindi un peso ben maggiore del 9,8% di capitale che controlla tramite Cassa depositi e prestiti. Del resto, c’era grande bisogno di chiarezza nella confusione che regna intorno a Tim. Anche ieri il titolo ha vissuto una seduta sull’altalena, per chiudere la giornata in progresso dello 0,4% a 0,215 euro. Dopo l’articolo del Financial Times, ieri è stato ancora sotto i riflettori il dato sull’enorme ammontare dei titoli “prestati“, per quasi 1 miliardo di euro, probabilmente a fronte di vendite allo scoperto. Una montagna che, anche se non è possibile sovrapporre per intero alle posizioni ribassiste su Tim, è indicativa delle manovre speculative attualmente in atto. A distanza di un mese dall’assemblea dei soci che rinnoverà i vertici dell’azienda, è difficile immaginare che ci si muova così in anticipo per prendere titoli in prestito e pesare di più in assemblea. Più probabile che agiscano altre logiche. Indice di questo è l’affiorare di nuove posizioni ribassiste emerse un paio di giorni fa (Blackrock allo 0,53% e Capital Fund allo 0,51%) che si sono aggiunte allo 0,72% di Qube e allo 0,50% del fondo pensione canadese. In particolare, c’è mistero intorno a Blackrock, che dovrebbe avere anche un pacchetto di azioni che comunque all’ultima assemblea dei soci era inferiore al 3% e che apparentemente non avrebbe interesse ad avere una posizione “corta“. LEGGI TUTTO

  • in

    Booking, Antitrust apre istruttoria per posizione dominante

    Una delle più grandi agenzie di viaggio online, Booking, è finita sotto il mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) che ha aperto un fascicolo indagando sul presunto abuso di posizione dominante nel mercato delle strutture alberghiere italiane riducendo l’autonomia sui prezzi che vengono praticati tra i canali di vendita online con effetti considerati “escludenti nel mercato dei servizi online di intermediazione e di prenotazione”.Le violazioniA essere interessate dal procedimento istruttorio sono Booking.com (Italia) S.r.l., Booking.com B.V. e Booking.com International B.V. “per accertare un presunto abuso di posizione dominante nel mercato dei servizi online di intermediazione e prenotazione di strutture alberghiere, in violazione dell’art. 102 del Tfue”, spiega l’Autorità in un comunicato. Nel dettaglio, l’articolo 102 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea spiega che “è incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo”.Quali vantaggiL’Antitrust spiega che Booking conferirebbe alcuni vantaggi di visibilità alle strutture alberghiere che rientrano nel Programma Partner Preferiti (e della sua estensione Preferiti Plus): come visibilità si intente un miglior risultato sul motore di ricerca “a fronte di commissioni più elevate e dell’impegno a offrire su booking.com prezzi ‘competitivi’, ovvero non più elevati di quelli che le strutture applicano sul proprio sito o sulle piattaforme di altre agenzie di viaggio online (c.d. OTA)”. Secondo l’accusa, quando viene effettuatto un monitoraggio online molto capillare e sofisticato su tutte quelle strutture che offrono prezzi migliori su altre piattaforme online, “Booking si riserva la possibilità di applicare, senza il consenso delle strutture, uno sconto (il c.d. Booking Sponsored Benefit) per allineare l’offerta di booking.com alla migliore tra quelle disponibili online.L’ispezione nelle sedi di Booking.com (Italia) S.r.l. sono avvenute nella giornata di giovedì 21 marzo e condotte dal Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza. L’Autorità spiega che la strategia messa in atto ostacolerebbe il corretto svolgimento di una concorrenza leale nel mercato, almeno in quello italiano, sui serviti che si trovano in Rete che riguardano intermediazione e prenotazione alberghiera “a danno di altre OTA con effetti negativi sulle strutture ricettive e, in ultima analisi, sui consumatori in termini di maggiori prezzi e minore scelta nei servizi di intermediazione e prenotazione online”, sottolinea l’Agcm.La risposta di BookingDopo l’ispezione, l’agenzia di viaggio ha dichiarato di collaborare pienamente “con la Guardia di Finanza e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ieri hanno svolto delle ispezioni nei nostri uffici in Italia”.Il commento delle associazioni di categoria”Qualsiasi limite alla concorrenza tra operatori provoca un danno dai consumatori e si riflette in un incremento delle tariffe praticate agli utenti”: lo ha affermato il Codacons sul presunto abuso di posizione dominante nei confronti di Booking.com. “Le piattaforme di prenotazione alberghiere sono sempre più utilizzate dagli italiani per la scelta di strutture ricettive dove soggiornare, ma i risultati che questi siti propongono agli utenti devono essere incentrati sulla massima trasparenza e non devono essere previste politiche che restringano la concorrenza di altri operatori, o che limitino la possibilità per le stesse strutture di applicare tariffe inferiori su altri canali”. Da qui un plauso all’Antitrust anche in virtù del fatto, sottolinea il Codacons, dei rialzi operati dalle strutture ricettive italiane che nel 2023 hanno alzato i loro listini prezzi del +11,7%. “Un trend che, purtroppo, prosegue senza sosta: nell’ultimo mese, secondo i dati Istat, i servizi di alloggi hanno subito un ulteriore rincaro del +6% su base annua”, conclude il Codacons. LEGGI TUTTO

  • in

    Le fontane diventano smart e ricaricano anche il cellulare

    A prima vista la struttura verde a forma di chiosco potrebbe ricordare quella delle edicole, ma la loro funzione è un’altra, sebbene rappresentino in egual modo un punto di riferimento per i cittadini. Stiamo parlando delle «Case dell’acqua», i circa 430 distributori di acqua afferenti alle società idriche di Acea. Presenti in cinque regioni Campania, Lazio, Molise, Toscana e Umbria nel 2023 hanno garantito al pubblico una fornitura di 110 milioni di litri di acqua naturale e frizzante, per un risparmio netto intorno ai 130 euro all’anno a famiglia per l’acquisto di acqua minerale.L’iniziativa del gruppo Acea è stata ideata nel 2013 e oggi produce i primi frutti di un più articolato processo non solo di ammodernamento, ma anche di sensibilizzazione ambientale. Attraverso le «Case dell’acqua» che incentivano l’utilizzo dei contenitori refill è possibile infatti ridurre il consumo della plastica monouso fino a quasi due milioni di chilogrammi di plastica in meno. I territori diventano così più sostenibili e vivono un passaggio in un certo senso epocale.Le storiche fontanelle dove dissetarsi nei momenti più caldi della giornata lasciano spazio a fontane hi-tech dotate perfino di prese di alimentazione elettrica Usb per ricaricare cellulari e tablet che ne rappresentano la naturale evoluzione. La loro collocazione non è poi casuale: non è infatti raro trovarle nei principali luoghi di aggregazione o di interesse turistico delle città italiane. LEGGI TUTTO

  • in

    Il gruppo motore di sviluppo del Paese con grandi opere e economia circolare

    Più servizi e territori collegati sempre meglio. Il piano industriale «Green diligent growth» 2024-2028 di Acea è incardinato su questi due target che il gruppo, primo operatore in Italia nel settore idrico e secondo a livello europeo, si è prefissato nei prossimi anni per incrementare i capex e il valore per gli azionisti.L’azienda è attualmente focalizzata sulle attività regolate e ha articolato il suo business plan su tre pilastri strategici: le persone, attraverso la formazione e lo sviluppo professionale ma anche potenziando il welfare aziendale; i sistemi, mediante l’impiego di tecnologie all’avanguardia a partire dall’intelligenza artificiale; e infine i processi, nell’ottica di una maggiore ottimizzazione della gestione operativa e della qualità del servizio.L’obiettivo del gruppo guidato dall’amministratore delegato Fabrizio Palermo è rafforzare la posizione di leadership su scala nazionale. Un primato testimoniato anche dal suo coinvolgimento in prima linea nella realizzazione di grandi opere strategiche per il Paese come ad esempio il raddoppio dell’Acquedotto del Peschiera. Acea è in particolare al lavoro per: aumentare la resilienza dei sistemi idrici, innovare la gestione delle reti, sviluppare i processi di collettamento e depurazione.Il gruppo intende, inoltre, semplificare la sua struttura societaria, ma investire sull’acqua significa soprattutto ragionare in un’ottica di economia circolare. Si tratta di un valore imprescindibile per il gruppo, che implementerà sistemi e processi industriali di ultima generazione per limitare le perdite idriche, creare nuovi impianti e puntare sul riuso di acque reflue contro alluvioni e siccità. Il piano di investimenti programmati nel prossimo lustro supera infatti i 4,7 miliardi, cifra che verrà spesa per lo sviluppo delle infrastrutture di alta qualità e affidabili. Quanto invece ai conti, Acea si aspetta per il margine operativo lordo una crescita media annua del 5% per raggiungere alla fine del 2028 quota 1,8 miliardi.Obiettivi che sono stati promossi dalla Borsa, dove nell’ultimo mese il titolo Acea ha messo a segno un progresso pari al 13 percento. A premiare la strategia di Acea è stata anche l’agenzia Fitch, che mercoledì scorso ha portato l’outlook del gruppo da negativo a stabile. Il miglioramento, spiegano dall’agenzia americana, è dovuto alla «buona performance finanziaria registrata nel 2023», mentre il rating, confermato a BBB+, «riflette la solidità del business model e della strategia evidenziata nel piano industriale». LEGGI TUTTO

  • in

    Acea campione dell’acqua ma all’Italia serve subito una rete idrica integrata

    L’Italia ha un annoso problema infrastrutturale. Basti pensare che il 60% delle reti di distribuzione idrica su tutto il territorio nazionale ha più di 30 anni, a cui si aggiunge un 25% risalente addirittura a mezzo secolo fa. Tale obsolescenza è responsabile del 42,4% delle perdite registrate nelle condutture, senza peraltro dimenticare lo storico divario tra nord e sud. Al netto di questa situazione, l’Italia risulta essere un Paese assetatissimo. Sono infatti 26 miliardi i metri cubi di acqua consumati ogni anno nel nostro Paese, in gran parte (60%) riconducibili al settore agricolo, industriale/energetico (25%) e per gli usi civili (15%).È in questo contesto che agisce il gruppo Acea, impegnato ad azzerare il gap infrastrutturale ultimamente accentuato da un deficit di investimenti in campo idrico pari al 50% in meno rispetto all’Europa. L’investimento medio annuo per abitante in Italia si ferma a circa 56 euro, contro una media europea di 78 euro. Dati che si inseriscono in una congiuntura progressivamente negativa: dall’inizio del Novecento la disponibilità dell’oro blu si è ridotta del 20 percento. Ecco perché, secondo l’amministratore delegato del gruppo Fabrizio Palermo, quella dell’acqua è una sfida indifferibile per il Paese.«L’acqua ha detto di recente il manager determina il 18% del Pil, pari al 20% degli occupati totali. Il governo ha recentemente varato degli interventi importanti, l’obiettivo è definire investimenti significativi a livello nazionale. Serve anche valorizzare tutto il tema degli invasi, che può essere un modo per attenuare il problema idrico. Ma soprattutto occorrono investimenti sulle tecnologie». Palermo ha, quindi, rimarcato la necessità di intervenire subito e in maniera coordinata, così da trarre dei benefici significativi. Anche se l’assenza di una rete idrica integrata a differenza di quanto accade per gas e luce pesa parecchio.Il gruppo Acea potrà contare su 680 milioni di euro stanziati dall’Unione europea, nell’ambito dei fondi Pnrr, da investire nel suo settore idrico. Acea Ato 2, che gestisce il servizio a Roma, si è aggiudicata un quarto di queste risorse: per l’esattezza 227 milioni.Il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, il più grande della Capitale e tra i maggiori d’Europa è in attività da più di 80 anni. La quota complessiva di investimento destinata all’opera è di 1,5 miliardi, che serviranno per costruire un acquedotto lungo 25 chilometri parallelo a quello principale costituito da una galleria situata al di sotto di una montagna in provincia di Rieti, dove nascono le sorgenti Peschiera e Capore. Attualmente è in corso la conferenza dei servizi per la formazione della seconda linea del Peschiera. Acea si occuperà poi della seconda linea di adduzione dell’Acquedotto Marcio e della creazione di una nuova linea di collegamento dell’adduttrice Ottavia-Trionfale. La parola chiave, tuttavia, è efficientamento. Il gruppo si servirà di una maggiore digitalizzazione che permetterà un monitoraggio superiore e più preciso delle reti e avvierà progetti per la depurazione e la fognatura. LEGGI TUTTO

  • in

    Nozze nei crediti difficili DoValue vuole Gardant

    DoValue verso la fusione con Gardant, società leader nel settore dei crediti deteriorati presieduta da Flavio Valeri (in foto). Elliott Advisors Limited e Tiber Investments, cui fa capo Gardant, hanno stipulato con DoValue un accordo non vincolante che prevede i termini chiave per una potenziale aggregazione sulla base della quale le negoziazioni procederanno da ieri […] LEGGI TUTTO

  • in

    Enav scatta e si prepara allo shopping

    Enav spicca il volo. La società per il controllo del traffico aereo ha presentato ieri i conti del 2023, registrando utili netti consolidati in crescita del 7,9% a quota 112 milioni. Per la prima volta, inoltre, i ricavi consolidati hanno superato quota un miliardo. Su anche i dividendi a 0,23 euro, il livello più alto di sempre per gli azionisti. Numeri record che hanno fatto galoppare il titolo in Borsa: +8,6 percento. Durante l’investor day, Enav che fa capo al Tesoro per il 53,3%, ha fatto il punto sul primo anno della gestione di Pasqualino Monti, divenuto ad nel 2023. Sotto la sua guida, il gruppo ha lanciato un piano di sviluppo triennale, incentrato non più solo sul core business del traffico aereo, cresciuto dell’11%, ma su altre opportunità nel mercato non regolamentato, che ora vale 43 milioni di fatturato ma dovrebbe arrivare a 70 entro il 2026.In attesa del nuovo piano industriale, Enav ha intenzione di ampliare i suoi orizzonti puntando su nuove tecnologie e aeroporti: la potenza di fuoco stimata per le acquisizioni si attesta a 250 milioni. Ma Monti avverte: «Non abbiamo chiuso nessun deal, siamo in una fase di studio. Abbiamo guardato il settore e preso i numeri di alcuni asset che pensavamo potessero essere alla nostra portata». LEGGI TUTTO

  • in

    Yacht, ville, negozi: Fincantieri scommette sul lusso made in Italy con Operae Interiors

    Novità nel lusso made in Italy. Da uno spin-off di Fincantieri ha debuttato ufficialmente a Milano Operae Interiors, società controllata per l’85% da Marine Interiors (filiale del gruppo Fincantieri specializzata negli interni per navi da crociera) e per il restante 15% da soci privati. L’azienda, costituita ufficialmente nel 2023 e operativa nelle quattro sedi di Treviso, Milano, La Spezia e Ronchi dei Legionari (dove sorge un’area per il mock-up di 2.500 metri quadrati), si propone come nuovo player italiano dell’interior design di lusso.Dall’arredamento di fascia alta per gli yacht al settore residenziale, passando dall’hospitality e infine i negozi, Operae Interiors si è già aggiudicata 55 progetti in 10 nazioni. Un inizio ruggente che si traduce per il momento in 13 milioni di euro di ricavi previsti nel primo anno di attività. E, soprattutto, un’attività quasi interamente a chilometro zero. Gli oltre 500 fornitori di Operae Interiors, infatti, sono per il 90% italiani e il 75% si concentra nell’area del nord-est. Un’impresa dunque che parla e produce solo italiano grazie alla sempre più rara collaborazione di una rete di botteghe, artigiani e falegnami basati nel nostro Paesi.”L’obiettivo – spiega a il Giornale l’amministratore delegato Davide Biddiri – è di superare i 50 milioni di fatturato. Lo faremo in maniera graduale, ma la rampa di crescita è molto importante. Si sta verificando quello che avevamo previsto nel nostro piano industriale: tutti i settori dove volevamo entrare hanno manifestato interesse e in tutti abbiamo già ordinativi, un po’ anche al di sopra delle nostre aspettative. I nostri mercati sono ville private, alberghi di lusso e negozi di moda/gioiellieria, dove possiamo dare più valore aggiunto ai nostri clienti. C’è molta commistione tra i possessori di yacht e il mondo delle ville private, mentre per quanto riguarda l’ambito corporate i nostri clienti sono brand più strutturati. Noi dobbiamo sparigliare le carte e il fatto di aver Fincantieri alle nostre spalle ci aiuta molto”. LEGGI TUTTO