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    No dei giudici al terzo mandato, De Luca: “Si è pronunciata l’Alta Corte, anzi Altissima”

    La presidente del Consiglio, leader di Fdi, ha una percentuale di gradimento del 57,55%. A stilare l’elenco è lo studio elaborato, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor – società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico – tramite Human, la propria esclusiva piattaforma di web e social network sviluppata con algoritmo a base semantica italiana. Tra i ministri, il preferito sui social è Antonio Tajani LEGGI TUTTO

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    Centri migranti in Albania, presentate le conclusioni della Corte di Giustizia Ue

    Sono state rese note oggi le conclusioni dell’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Richard de la Tour sulle cause legate al protocollo Italia-Albania e alla definizione di Paese d’origine sicuro. “Uno Stato membro può designare Paesi d’origine sicuri mediante atto legislativo e deve divulgare, a fini di controllo giurisdizionale, le fonti d’informazione su cui si fonda la designazione”, scrive de la Tour. Lo Stato membro “può, a determinate condizioni, attribuire a un Paese terzo lo status di Paese d’origine sicuro, individuando nel contempo categorie limitate di persone che potrebbero essere esposte al rischio di persecuzioni o violazioni gravi”, dichiara. Le conclusioni dell’avvocato generale non sono vincolanti ma possono orientrare la sentenza finale dei giudici di Lussemburgo, prevista tra fine maggio e inizio giugno.

    I giudici possono valutare scelta Paesi sicuri 

    L’avvocato generale si è espresso su richiesta del Tribunale di Roma che finora non ha riconosciuto la legittimità dei fermi disposti nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti nei Cpr in Albania perché provenienti da Paesi che l’Italia ritiene sicuri, in particolare Egitto e Bangladesh, per l’esame delle loro domande d’asilo con procedura accelerata. De la Tour ha evidenziato come i giudici nazionali chiamati a esaminare un ricorso contro il rifiuto di una domanda di protezione internazionale debbano avere accesso alle “fonti d’informazione” su cui si basa la decisione di considerare un Paese terzo come sicuro. Il semplice fatto che “un Paese terzo sia designato come Paese d’origine sicuro” tramite decreto “non può avere la conseguenza di sottrarlo ad un controllo di legittimità”, evidenzia l’avvocato generale. E se lo Stato non rende pubbliche tali informazioni? A detta dell’avvocato generale, se il legislatore non rende pubbliche le fonti d’informazione su cui si basa la designazione tramite decreto di un Paese terzo sicuro, l’autorità giudiziaria competente può comunque verificarne la legittimità, utilizzando fonti proprie, purché rientrino tra quelle menzionate nella direttiva. Il decreto che designa un Paese d’origine sicuro, inoltre, “deve applicare il diritto dell’Ue e garantire il rispetto delle tutele sostanziali e procedurali previste per i richiedenti protezione internazionale”.
    Il contrasto con le norme europee
    De la Tour ha sottolineato come la normativa europea non vieti a uno Stato membro di considerare un Paese terzo come “Paese d’origine sicuro”, anche se per alcune categorie di persone quel Paese non lo è. Come viene precisato, questo è possibile solo se, da un lato, la situazione giuridica e politica del Paese in questione riflette un sistema democratico che assicura alla maggior parte della popolazione una protezione stabile contro persecuzioni o gravi violazioni; e, dall’altro, se lo Stato membro “esclude espressamente quelle categorie” vulnerabili “dall’applicazione” dello status di Paese d’origine sicuro “e dalla presunzione di sicurezza” che esso comporta.

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    ReArm Europe, approvata la mozione di maggioranza. No ai sei documenti presentati dalle opposizioni

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaL’aula della Camera ha approvato con 144 sì e 105 no la mozione di maggioranza sul tema della difesa europea. Respinti i sei documenti presentati dalle opposizioni. Cinque stelle e Pd si sono reciprocamente astenuti sul voto alle rispettive mozioni. Quella dei pentastellati ha ottenuto 169 no e 51 astensioni. Il gruppo di Avs ha votato a favore. Mentre quella a prima firma Chiara Braga (Pd) ha ottenuto 149 no e 62 astenuti, tra i quali anche i deputati di Avs. Il Pd si è astenuto anche sulla mozione di Azione.La mediazione nella maggioranzaLoading…Nel centrodestra il punto di partenza della Lega era «la ferma opposizione all’attuazione» a ReArm Europe. L’accordo finale è stato trovato con l’impegno del governo «a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa europea, la piena efficacia dello strumento militare». Nessun riferimento esplicito al concetto di riarmo. Il documento conferma il sostegno a Kiev e l’obiettivo della pace. In una fase successiva, si impegna il governo a favorire «la costituzione di una forza multinazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite». Il governo in Aula ha dato parere favorevole solo a questa mozione, parere contrario ai sei documenti dell’opposizione.Opposizione spaccataTra le mozioni sul piano di riarmo europeo presentate dall’opposizione alla Camera, oltre a quella del M5s che, analogamente ad Avs, chiede esplicitamente di «non proseguire nel sostegno del piano di riarmo europeo ReArm Europe/Readiness 2030», c’è quella del Pd che punta a ”promuovere” una «radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla Presidente Von der Leyen» al fine di «assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali».Di contro, Più Europa vuole “sostenere il piano ReArm Europe” e Azione intende «partecipare attivamente, in base al piano ReArm Europe e al programma European Defense/Readiness 2030, al percorso di costruzione di un sistema di difesa europea e di progressiva integrazione politica, industriale e militare tra gli Stati membri». Il documento di Italia viva, infine, mira «a promuovere attivamente in sede europea l’attuazione del piano ReArm Europe e a sostenere l’adozione di una strategia industriale europea della difesa ambiziosa, che favorisca l’integrazione, l’innovazione, la competitività e la riduzione delle dipendenze, anche attraverso un massiccio ricorso agli appalti comuni e al potenziamento di strumenti in essere». LEGGI TUTTO

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    Dazi, stop Trump accolto con favore da politica e imprese. Von der Leyen: “Bene la pausa”

    Introduzione
    Lo stop ai dazi reciproci lanciati da Donald Trump pochi giorni fa, con effetto immediato e per ora in vigore per tre mesi, ha riacceso la speranza in chi continuava a premere per aprire una fase negoziale tra Washington e i partner commerciali e scongiurare una guerra commerciale.

    Adesso gli Usa applicheranno solamente una tariffa del 10%, verso tutti gli importatori eccetto la Cina, che a causa della sua ritorsione contro Trump è soggetta a dazi ancora più alti di prima, fino al 125%. Adesso il presidente Usa promette: “Faremo accordi equi con tutti i Paesi”. Dalla politica alle imprese, dall’Italia all’Europa, la decisione del tycoon è stata accolta positivamente. C’è però chi resta dubbioso. LEGGI TUTTO

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    Dopo la svolta di Trump Meloni prudente, l’obiettivo in Usa resta zero dazi

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaL’attesa di una svolta c’era, ed è andata molto oltre le migliori previsioni: 90 giorni di sospensione dei dazi non cambiano, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, la portata della missione di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Che anzi, ancora più convinta, a Donald Trump chiederà di sedersi a parlare con l’Europa, con l’obiettivo che ora appare meno irrealizzabile, di creare quella grande area di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico, con la formula ’zero per zero’ dazi.Lo sconcerto per le parole di TrumpLa giornata si apre tra lo sconcerto e l’imbarazzo per le parole del presidente americano, che accendono le opposizioni (la premier “abbassa la testa” e va lì “con il cappello in mano”): davanti a quell’espressione – “i leader pronti a baciarmi il culo”, che anche Matteo Salvini indica come «immagine abbastanza disgustosa» – nella maggioranza c’è chi sorride, chi non risponde, chi glissa come Antonio Tajani (“other question?”). Un tema che probabilmente i due vicepremier hanno affrontato anche con Meloni, in un confronto a tre poco prima del Consiglio dei ministri. La presa di posizione poco elegante del tycoon, assicura però il ministro degli Esteri, non cambia i programmi della premier che andrà a Washington «con la schiena dritta» a proporre di negoziare «sostenendo le posizioni europee».Loading…La diffidenza della FranciaUna precisazione più che dovuta, per il vicepremier, dopo che il ministro francese dell’Industria Marc Ferracci aveva dato voce alla diffidenza di alcune cancellerie nei confronti del viaggi della leader italiana. «Se cominciamo ad avere discussioni bilaterali il ragionamento di Ferracci, l’unità europea «rischia di spezzarsi». Parole che fanno scattare i ministri a difesa dell’azione di Roma: «Rispetto e reciprocità, cari amici francesi. Non ci sono nazioni di serie A e nazioni di serie B», dice subito il titolare degli Affari europei Tommaso Foti, chiedendosi come mai «quando il presidente Macron si reca a Washington tutto sembra andare bene, mentre quando è la Meloni ad andare invece no». Anche il titolare della Farnesina ricorda i diversi incontri del capo dell’Eliseo, convinto che i vicini d’Oltralpe «non abbiano capito lo spirito di questa missione». E nemmeno che «l’Unione europea è ben contenta che l’Italia vada a parlare per sostenere le posizioni europee».La retromarciaUna reazione che induce il governo francese a fare marcia indietro, con la portavoce Sophie Primas che assicura come non ci siano “preoccupazioni” per la visita italiana perché «tutte le voci che permettono un dialogo con gli Stati Uniti sono benvenute». Ma ora, con la frenata del presidente americano, lo scenario un poco si semplifica, si ragiona ai piani alti del governo, dove da qualche giorno sono sotto osservazione le proteste che lo stesso presidente americano sta fronteggiando in patria.Il sollievo della premierLa notizia rimbalza da Washington mentre Meloni sta andando al Quirinale per la serata di gala in onore dei reali britannici. E chi riesce a raggiungerla osserva, con un certo sollievo, che ora «non si va più con il coltello alla gola». Restano comunque le incertezze e la totale imprevedibilità delle posizioni degli Usa sulle tariffe commerciali. E se la missione nella sostanza risulta più semplice serve comunque “prudenza”. LEGGI TUTTO

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    Da Cdm via libera al Def, governo taglia stime Pil: +0,6% nel 2025

    Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Def 2025, il primo documento dell’anno sull’andamento dei conti pubblici. Il Def da quest’anno, dopo un passaggio normativo cambierà nome in Dfp, Documento di finanza pubblica.  “Questo Def viene adottato in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale, tutto ciò rende molte complicate e difficili, persino aleatorie, le previsioni di lungo ma anche quelle di medio termine”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa.
    “Deficit a 3,3% nel 2025, traiettoria rispettata”
     Il deficit sarà al “3,3% nel 2025 al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027”, ha poi chiarito Giorgetto “L’effetto di cassa dei crediti del superbonus tenderà a sgonfiarsi, anche il piano di traiettoria in base alla nuova governance europea risulta rispettato: noi prevediamo 1,3%, poi 1,6%, 1,9%, 1,7% e 1,5% nel 2029”. Per il ministro dell’Economia “la spesa per la difesa in questo momento mantiene l’orientamento e l’andamento originario, riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione che eventualmente saranno discusse in sede Nato, di essere in linea con la richiesta del 2%”.  “L’aumentare delle spese per la difesa chieste da Commissione e Nato implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare e saranno fatte nei tempi prescritti”, ha proseguito Giorgetti. “C’è una sostanziale richiesta da parte della Commissione di chiedere la clausola nazionale di eccezione rispetto agli indicatori entro la fine di aprile quindi probabilmente in sede di risoluzione sul Def il Parlamento si dovrà esprimere perché procedendo in quel senso si dovrà fare uno scostamento che prevede procedura rafforzata di votazione nelle due Camere”. 

    Dimezzate le stime sul Pil

    Per quanto riguarda il Pil, Il governo dimezza le stime della crescita per il 2025.  Le previsioni relative al Pil reale indicano per il 2025 una crescita dello 0,6 per cento – nel Psb dello scorso autunno era a +1,2% – “in aumento allo 0,8 per cento nel 2026 e 2027. “Tale andamento viene confermato, in base ai dati attualmente disponibili, anche nel 2028”, spiega la nota.

    “Apprezzo scelta pausa Trump, no a frenesia”
    Il ministro è intervenuto anche sul fronte dazi.  “Non bisogna farsi prendere dalla frenesia, questo vale sia per le spese sulla difesa sia sui dazi”, ha detto. “Prendo atto di questa iniziativa di Trump, che apprezzo, era quello su cui al G7 di Città del Capo avevamo chiesto si orientasse la nuova amministrazione americana. Bisogna capire gli impatti diretti, bisogna ragionare a mente fredda. Bisogna essere molto chirurgici per essere anche molto efficaci”. E ancora: “Sono convinto che alla fine si andra’ a quello che è il vero tema, ovvero la necessità di riscrivere le regole del commercio globale in modo trasparente ed equo. Io spero che la traiettoria finale arrivi proprio lì'”. LEGGI TUTTO

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    Re Carlo in Italia, il discorso integrale al Parlamento. VIDEO

    “È molto importante per la regina e per me tornare in Italia dopo l’incoronazione. Il momento è ancora più speciale dato che oggi ricorre anche il nostro ventesimo anniversario di matrimonio”, ha detto il sovrano suscitando l’applauso dei parlamentari. “Noi siamo due popoli e due nazioni le cui storie sono intrecciate tra loro e con quelle del continente europeo. Siamo entrambi paesi europei dopotutto”, ha proseguito 

    Un discorso iniziato in italiano a Montecitorio, sulla cui facciata sventola da questa mattina la Union Jack, la bandiera della Gran Bretagna. Re Carlo III rivolgendosi alle Camere riunite in Aula ha ringraziato l’Italia. “Presidenti del Senato e della Camera, membri del governo, senatori, deputati, autorità, sono enormemente onorato di essere stato invitato qui oggi e molto grato al presidente Mattarella per il suo gentile invito a compiere una visita di Stato in Italia”. “È molto importante per la regina e per me tornare in Italia dopo l’incoronazione. Il momento è ancora più speciale dato che oggi ricorre anche il nostro ventesimo anniversario di matrimonio”, ha detto suscitando l’applauso dei parlamentari. “Spero di non stare rovinando la lingua di Dante così tanto da non essere più invitato in Italia”. “Soprattutto è un grande onore essere stato invitato a parlare a tutti voi, la prima volta per un sovrano britannico” davanti “a questa fondamentale istituzione democratica. L’Italia è un paese molto caro al mio cuore e a quello della regina come lo è a tanti britannici”, ha aggiunto. “Sono qui con lo scopo di ribadire la profonda amicizia tra Regno unito e Italia e per impegnarmi per fare tutto quello che posso per rafforzarlo nel tempo che mi sarà concesso come re”. Quando Garibaldi venne nel nostro Paese “il popolo fu contagiato da una Garibaldi-mania: fu creato addirittura un biscotto in suo nome, il massimo segno di onore” per noi.  

    “Un terzo delle opere di Shakespeare è stato ambientato qui in Italia”. “Noi abbiamo beneficiato enormemente della vostra influenza” in vari settori, “spero solo che ci perdonerete se ogni tanto corrompiamo la vostra meravigliosa cucina…Noi siamo due popoli e due nazioni le cui storie sono intrecciate tra loro e con quelle del continente europeo. Siamo entrambi paesi europei dopotutto”, ha proseguito Re Carlo III. “Tra poche settimane celebreremo l’80mo anniversario della fine della seconda guerra mondiale in Ue, ricorderemo il terribile prezzo della guerra e il prezioso dono della pace”.     

    “Gran Bretagna e Italia sono unite nella difesa dei valori democratici. I nostri paesi sono stati tutti e due al fianco dell’Ucraina nel momento del bisogno, le nostre forze armate sono fianco a fianco nella Nato. Siamo infinitamente grati del ruolo dell’Italia che ospita basi chiave della Nato e che guida numerose operazioni all’estero”, ha proseguito il sovrano britannico. “Oggi purtroppo l’eco di quei tempi, che speravamo ardentemente fossero stati consegnati alla storia, riecheggia nel nostro continente. Le giovani generazioni ogni giorno vedono sui tablet che la pace non può essere mai essere data per scontata”, ha aggiunto. “Qualunque siano le sfide e le incertezze che inevitabilmente affrontiamo come nazioni ora e nel futuro possiamo superarle insieme e lo faremo e quando lo avremo fatto” potremo dire ‘E poi uscimmo a rivedere le stelle”, h detto Carlo III concludendo in italiano tra gli applausi il suo discorso alle Camere riunite in Aula a Montecitorio e citando Dante. “L’Italia sarà sempre nel mio cuore come fu per la mia meravigliosa madre che festeggiò a Tivoli il compleanno e fu a Capaci” per “rendere omaggio al vostro leggendario procuratore Giovanni Falcone”. Parole sottolineate da un lungo applauso e da una standing ovation dell’Aula. LEGGI TUTTO

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    Trento, passa il Ddl per il terzo mandato di Fugatti: si spacca Fdi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVia libera a Trento per il terzo mandato, vale a dire il Fugatti ter, grazie ai voti di due esponenti di Fratelli d’Italia, partito che così si spacca. Il Consiglio provinciale ha infatti approvato il disegno di legge sul terzo mandato, presentato dalla Lega, che aumenta da due a tre i mandati massimi consecutivi per i presidenti della Provincia autonoma di Trento.La riforma mira a consentire all’attuale governatore Maurizio Fugatti di candidarsi per la terza volta. La proposta, che ha ottenuto 19 voti favorevoli e 16 contrari, è passata grazie alla divisione che si è consumata nel gruppo di Fratelli d’Italia: due esponenti – i consiglieri provinciali Carlo Daldoss e Christian Girardi – hanno votato a favore, due contro. Daldoss e Girardi hanno poi annunciato di voler lasciare il partito.Loading…«Abbiamo aderito a Fratelli d’Italia due anni fa, convinti che potesse rappresentare un’opportunità per dare un’identità trentina a un partito nazionale, specificando fin da subito la volontà di lavorare per radicare il partito sul territorio, quindi un progetto politico nazionale “aperto2, che tenesse conto e mettesse al centro la specificità trentina», dichiarano Daldoss e Girardi che hanno votato a favore del Fugatti ter.«Purtroppo, nel corso del tempo, abbiamo costatato con dispiacere che le nostre ripetute osservazioni sulla necessità di un approccio più attento alle dinamiche locali e svincolate da imposizioni troppo verticistiche non sono state recepite», proseguono i due consiglieri.«In tutti questi mesi abbiamo avvertito un clima di rigidità e chiusura anche quando abbiamo chiesto di partecipare all’elaborazione della strategia politica, chiedendo un confronto aperto sulla linea politica del partito in Trentino. Avremmo voluto avere la possibilità di portare umilmente il nostro contributo politico, figlio del confronto quotidiano con i nostri territori d’appartenenza», concludono Daldoss e Girardi. LEGGI TUTTO