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    Decreto Sicurezza, Nordio: “Intervento Massimario della Cassazione irriverente al Colle”

    “La Cassazione, come supremo organo giurisdizionale – ha sottolineato il Guardasigilli – non ha detto proprio nulla, e se lo avesse detto, senza esser investita di un ricorso, avrebbe commesso un sacrilegio”

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    “Improprio, imprudente, irriverente”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha bollato in un’intervista a Il Messaggero l’intervento dell’ufficio del Massimario in merito al recente giudizio sul Dl Sicurezza e sul patto Italia- Albania. “La Cassazione, come supremo organo giurisdizionale – ha sottolineato il Guardasigilli – non ha detto proprio nulla, e se lo avesse detto, senza esser investita di un ricorso, avrebbe commesso un sacrilegio. Si è pronunciato l’Ufficio del Massimario con un intervento che ritengo irriverente verso il Capo dello Stato, perché contiene critiche radicali sul decreto sicurezza, sia sulla sua necessità ed urgenza, sia sui suoi contenuti, ritenuti manifestamente incostituzionali. Se così fosse, Il presidente sarebbe stato il primo a rilevarli, e invece non l’ha fatto”.

    “Intervento improprio”

    A detta di Nordio l’intervento è stato anche “improprio, perché l’Ufficio del Massimario della Cassazione ha competenza soltanto nel raccogliere le massime di giurisprudenza, in modo da fornire anche ai giudici di merito un’adeguata informazione e un indirizzo possibilmente omogeneo”.  “Questo – sottolinea – è un vero oltraggio al Parlamento sia pur espresso nel linguaggio aulico del giuridichese”. E sul sovraffollamento degli istituti di pena dice: “Per svuotare le carceri non occorre l’indulto. Per ridurre il sovraffollamento agiremo su stranieri, tossicodipendenti e chi è in carcerazione preventiva”. LEGGI TUTTO

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    I Berlusconi confermano il sostegno a Forza Italia: dal 2022 al partito 2 milioni di euro

    Ascolta la versione audio dell’articoloGli eredi di Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno 2023, non fanno mancare il sostegno finanziario a Forza Italia, con 600mila euro a cui si aggiungono i 100mila euro versati dall’ultima compagna dell’ex premier, la deputata Marta Fascina. La notizia è stata anticipata da Open. I contributi sono stati depositati nelle casse del partito il 20 giugno e saranno resi pubblici nelle prossime settimane – secondo gli obblighi di legge – nell’elenco di contributi, prestazioni e altre forme di sostegno percepite.Un assegno di 100mila euro a testaCome negli ultimi anni, i cinque figli di Berlusconi, Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi hanno versato ciascuno 100mila euro (è il contributo massimo consentito per le erogazioni liberali in favore di un singolo partito politico con una detrazione del 26% un importo fino a 30mila euro), e lo stesso ha fatto Paolo Berlusconi, il fratello minore del fondatore di Forza Italia. Con la stessa cifra ha contribuito Marta Fascina, che già lo scorso anno aveva versato a Forza Italia 98.700 euro in più tranche.Loading…Moratti e Scaroni tra i finanziatoriNell’elenco dei contributi ricevuti dal partito, aggiornati fino a maggio, spiccano anche gli oltre 32mila euro versati da Letizia Moratti, europarlamentare e presidente della Consulta nazionale di Forza Italia, e i 35mila depositati a gennaio da Paolo Scaroni, presidente di Enel e del Milan. Tci – Telecomunicazioni Italia, società di Saronno (Varese), ha invece contribuito con 40mila euro.Nell’ultimo triennio 2 milioni di euroCome detto il sostegno della famiglia Berlusconi si ripete identico da tempo: anche lo scorso anno nelle casse del partito azzurro erano arrivati sei versamenti da 100mila euro, uno perciascuno dei cinque figli di Berlusconi. Stesso schema nel 2023 e nel 2022. In un triennio 1,5 milioni di euro ai quali si aggiunge mezzo milione per il 2025 per un totale di 2 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Meloni oggi dal Papa, temi etici e guerre in primo piano

    Ascolta la versione audio dell’articoloOggi alle 11,30 la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà in Vaticano, ricevuta da papa Leone XIV. Si tratta della prima udienza ufficiale del pontefice con la premier quasi a due mesi dalla fumata bianca del conclave, l’8 maggio. Meloni sarà accompagnata in Vaticano dal sottosegretario Alfredo Mantovano e, come sempre accade in questi appuntamenti ufficiali al capo del governo italiano, è previsto subito dopo anche un incontro con il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin (alle 12,30).I temi internazionali con i conflitti aperti nel mondo – dalla guerra in Ucraina alla crisi di Gaza – saranno il fulcro del colloquio che si terrà nel Palazzo Apostolico. Nel corso dell’incontro dovrebbero trovare spazio anche i dossier legati ai rapporti Stato-Chiesa e i temi etici: proprio alla vigilia dell’appuntamento il governo ha presentato – forse non è un caso – nel comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato il testo sul fine vita (l’obiettivo è di andare in Aula il 17 luglio).Loading…L’urgenza di mettere fine ai conflittiFinora tra Meloni e il Pontefice ci sono stati due rapidi saluti, in occasione dell’insediamento di Leone e del Giubileo dei governanti. Ma soprattutto due colloqui telefonici resi pubblici. Uno il 15 maggio, quando Meloni ha garantito apprezzamento e sostegno agli «sforzi della Santa Sede per la pace e la cessazione dei conflitti in tutti gli scenari di crisi dove le armi hanno preso il posto del confronto e del dialogo». E uno cinque giorni più tardi, in cui la premier, dopo le interlocuzioni con Donald Trump e altri leader europei, ha avuto dal pontefice conferma della disponibilità «ad accogliere in Vaticano i prossimi colloqui» tra Ucraina e Russia. Un obiettivo per cui finora non si sono create le condizioni. L’urgenza di mettere fine ai conflitti sarà declinata nel faccia a faccia con il Papa, che si è espresso contro «le false propagande del riarmo” e contro il prevalere “della legge del più forte».Temi etici: il nodo fine vitaPoi con Parolin saranno affrontati i dossier più politici. D’attualità è il fine vita. La Cei nelle scorse settimane ha apprezzato l’inserimento nel ddl del riferimento alle cure palliative. Nel testo finale preannunciato dai relatori (atteso in Aula al Senato il 17 luglio) dovrebbe essere definito se debbano essere obbligatorie o «rese disponibili concretamente» per i malati terminali. Che,in ogni caso, potrebbero accettarle e successivamente chiedere comunque il trattamento di fine vita. «Lo Stato e la Chiesa sono distinti ma si rispettano reciprocamente, e crescono insieme», ha scritto Meloni al Papa nella lettera di congratulazioni dopo il conclave.La questione 8xmilleNelle corse settimane si erano registrate polemiche sull’8xmille per la modifica con cui nel 2023 è stata inserita una sesta possibile finalità di destinazione (recupero dalle tossicodipendenze) della quota a gestione statale, dopo le cinque introdotte dal governo Conte2 nel 2020. Una «modifica unilaterale», ha sostenuto in queste settimane il presidente della Cei Matteo Zuppi, che ha creato «una disparità che danneggia sia la Chiesa cattolica sia le altre confessioni religiose firmatarie delle intese con lo Stato». Il tema è affrontato da uno dei vari tavoli avviati fra Italia e Santa Sede, dove è già stato deciso che ogni modifica con possibili effetti sull’accordo pattizio sarà condivisa. Potrebbe essere valutata, ad esempio, l’ipotesi di inserire varie opzioni anche per l’8xmille alla Chiesa. LEGGI TUTTO