Crosetto: preoccupazione crescente per economia guerra Russia
Crosetto: preoccupazione crescente per economia guerra Russia | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaLa resa dei contiLe dimissioni di Borrelli seguono di pochi giorni quelle, altrettanto rumorose, di Chiara Sbarigia dalla presidenza di Cinecittà. La manager ha rivendicato la volontà di concentrarsi sull’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) – peraltro con il rinnovo della presidenza alle porte – e su una possibile guida della Fondazione Maximo. Ma la tempistica, la frase detta solo qualche giorno prima al Sole 24 Ore in cui parlava del doppio incarico (presidenza di Apa e di Cinecittà) come di «un’opportunità» e il retroscena (i presunti dissidi con il ministro Giuli, e le ombre su un consulente che avrebbe proposto moderazioni a pagamento per ammorbidire la stampa) hanno alimentato sospetti e veleni.Un clima avvelenato, insomma, in cui un nodo sarebbe anche la guerra sotterranea che gli addetti ai lavori registrano fra il ministro e la sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, a sua volta accreditata di un legame molto stretto con Chiara Sbarigia. E per questo il passo indietro della ex presidente di Cinecittà è stato anche visto come il risultato di una prova di forza fra ministro e sottosegretaria leghista, senza arrivare a una resa dei conti fra i due che avrebbe potuto risultare fin troppo pesante per i rapporti fra FdI e Lega.Le dimissioni di Borrelli appaiono così come il capitolo finale – o forse solo il nuovo inizio – di una resa dei conti che investe l’intera catena di comando del ministero della Cultura, in una fase delicata, fra progetti internazionali e riforme decisive per il futuro del settore.Il ministro Giuli diserta lo StregaE intanto il ministro Giuli diserta anche il Premio Strega, polemizzando per non aver «ricevuto i libri». Indicazione che ha portato a un’immediata risposta del principale riconoscimento letterario italiano: «I rapporti con il ministro sono sempre stati amichevoli, ci siamo salutati cordialmente in occasione dell’ultimo Salone del libro di Torino. Non gli abbiamo inviato i libri del premio perché chiediamo agli editori di spedirli unicamente alla giuria dello Strega, da cui si è dimesso il giorno stesso della sua nomina al Ministero della Cultura», ha sottolineato il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi. «Naturalmente il ministro era tra gli invitati alla serata finale di domani a Villa Giulia, come in precedenza a quella del Premio Strega Poesia lo scorso 9 ottobre, e saremo felici di riaccoglierlo il prossimo anno in occasione della nostra ottantesima edizione. Qualora volesse tornare a far parte anche della giuria del premio ne saremmo ugualmente onorati».Ma fonti del Mic hanno poi subito fatto notare la “sgrammaticatura istituzionale”: «La Fondazione, chissà per quale motivo, non ha pensato né di reinvitare Giuli in veste di ministro a far parte della giuria del premio, né di inviargli i libri della dozzina, o della cinquina dei finalisti in vista della serata conclusiva». LEGGI TUTTO
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in PoliticaIl ministro della Cultura Alessandro Giuli non sarà alla finale del Premio Strega. A dirlo è stato lo stesso titolare del Ministero che, sollevando un velo di polemica, ha sottolineato come gli sia arrivato l’invito per la serata ma nessuno dei libri in gara. “In genere mi risulta che gli ‘Amici della domenica’ ricevano dei libri, relativi al premio Strega, che li leggano come io ho fatto quando ero considerato tale e poi diano il loro voto”, ha spiegato Giuli replicando ai cronisti in Transatlantico alla Camera e aggiungendo che magari comprerà i libri finalisti del Premio. “È un po’ curioso – ha aggiunto poi – che uno debba andare alla serata del Premio Strega non avendo ricevuto i libri per cui si organizza la serata. Ciò detto la battuta, perché tale è, è: si vede che mi considerano un ‘nemico della domenica’”.
Giuli: “Non ho più alcun titolo evidentemente”
Ai giornalisti che gli hanno chiesto se a questo punto non avesse avuto il tempo di leggerli e di votare, il ministro Giuli ha spiegato di non essere un giurato, “non ho titolo di giurato, non ho più alcun titolo evidentemente, però questo dovreste chiederlo alla Fondazione Bellonci”. Finora li aveva ricevuti? “Sì, pazienza, non è un problema”. Poi, riferendosi al suo impegno di questa sera a Berlino, ha detto: “Mi dedico a cercare fondi europei per la Cultura andando a parlare con il mio omologo tedesco in Germania”. LEGGI TUTTO
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in PoliticaAscolta la versione audio dell’articoloAmmortizzatori sociali strutturali – una sorta di Cassa clima ispirata all’esperienza della Cassa Covid – per i lavoratori dipendenti e gli autonomi costretti a interrompere il loro lavoro nei campi, nei cantieri e nelle città a causa delle ondate di calore che rendono rovente l’estate italiana. È la proposta che arriva dal Pd, che ha appena depositato alla Camera una proposta di legge in due articoli con “Disposizioni in materia di cassa integrazione ordinaria in casi di eccezionali condizioni di lavoro determinate dai cambiamenti climatici in atto”. «Serve una legge che istituisca la Cassa clima, come fu ad esempio durante la fase del Covid, lo ricorderanno in molti, la cosiddetta Cassa Covid, che intervenne per difendere i lavoratori e le imprese durante la fase delle chiusure straordinarie a causa della pandemia, spiega a Parlamento 24 Arturo Scotto, capogruppo dem in Commissione Lavoro alla Camera, che della Pdl è primo firmatario. A fronte di ondate di caldo sempre più estese e prolungate, che rendono impossibili le condizioni di lavoro, Scotto auspica «questo tipo di intervento, con una soglia precisa al di sotto della quale nessuno deve lavorare. E ovviamente un ripensamento dei tempi a partire dai turni,a partire dalla sorveglianza sanitaria, a partire dall’informazione e dalla formazione dei lavoratori».Loading…La proposta di legge dem tiene conto anche dei lavoratori autonomi, come «i cosiddetti raider, i corrieri, quelli che ci portano la pizza a casa piuttosto che il libro di Amazon a casa e che non hanno nessuna tutela perché sono lavoratori a partita Iva, lavoratori autonomi», al momento non considerati dai provvedimenti allo studio del Governo. «Noi pensiamo che debbano essere tutelate anche le figure del lavoro autonomo, perché molto spesso, come è noto, il lavoro autonomo è in realtà lavoro subordinato mascherato», sottolinea Scotto: «È anche questa una delle piaghe principali del precariato». LEGGI TUTTO
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in PoliticaIndependence Day, Meloni a celebrazioni a Villa Taverna | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaRiforma giustizia, scontro al Senato su separazione carriere | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaAscolta la versione audio dell’articoloTempi duri per gli amanti di Bacco già trovati al volante con troppo alcol in corpo: Matteo Salvini ha infatti firmato il decreto che dà l’avvio all’uso degli alcolock, i dispositivi che i recidivi dovranno usare in auto. Se il tasso alcolico è troppo alto la macchina non parte. Alcuni professionisti del settore, periti e carrozzieri in particolare, avevano già espresso dubbi su questa misura contenuta nel nuovo codice della strada. A partire dal prezzo che – dicevano – era intorno ai 2mila euro ad auto. Ma ormai è deciso.Salvini, annuncia il Mit, «ha firmato il decreto che definisce le caratteristiche e le modalità di installazione del dispositivo alcolock. Questo testo fornisce linee guida precise alle officine autorizzate per il montaggio e agli utenti. Si tratta di una delle novità più significative introdotte dal nuovo codice della strada, in vigore dal 14 dicembre scorso. L’alcolock è un sistema che impedisce l’avvio del veicolo se il guidatore non supera un test dell’alito. Il motore si accenderà solo se il livello di alcol risulterà pari a zero. Il nuovo codice – spiega il Mit – rende obbligatoria l’installazione dell’alcolock per i conducenti già sanzionati per aver guidato con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l, configurandosi come una misura chiave per i recidivi, che potranno condurre solo veicoli a bordo dei quali risulti installato tale dispositivo».Loading…Il decreto stabilisce che l’alcolock può essere installato su diverse categorie di veicoli adibiti al trasporto sia di persone che di merci e dovrà rispettare gli standard della normativa europea. «Sono previsti obblighi specifici per i produttori, che dovranno fornire istruzioni dettagliate per installazione, uso e manutenzione», si legge nella nota. «Gli installatori autorizzati avranno un ruolo cruciale, dovendo applicare un sigillo speciale per prevenire qualsiasi tentativo di manomissione. In caso di controlli su strada, il conducente dovrà esibire l’originale della dichiarazione di installazione e il certificato di taratura valido del dispositivo. L’installazione dell’alcolock non richiederà un aggiornamento del documento unico di circolazione. Il Mit pubblicherà sul Portale dell’Automobilista l’elenco degli installatori autorizzati e dei modelli di veicoli compatibili con ogni tipo di alcolock.Tra i dubbi già espressi al varo del codice l’Aiped, l’Associazione italiana periti estimatori danni, sosteneva, fra l’altro che il decreto del ministero dei Trasporti sull’alcolock «contiene alcune criticità in grado di dare vita a contenziosi legali e ricorsi da parte degli automobilisti». Per esempio «l’installazione e lo smontaggio del dispositivo alcolock non rientrano tra le operazioni tecniche soggette a visita e prova da parte degli uffici della motorizzazione civile». Critica anche Federcarrozzieri: «Il parco auto italiano, infatti, è come noto molto anziano, con quasi il 22% delle auto circolanti che ha un’età superiore ai 19 anni. C’è quindi il rischio concreto che su molte autovetture particolarmente anziane sia tecnicamente impossibile installare l’alcolock». LEGGI TUTTO
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in PoliticaI rapporti tra Italia e Usa? Sono all’insegna della “lealtà, del rispetto reciproco” e “della consapevolezza che la forza dell’uno è quella dell’altro”. A dirlo è la premier Giorgia Meloni nel suo intervento a Villa Taverna, in vista della festa dell’Indipendenza Usa – che si celebrerà il 4 luglio-. La “compattezza dell’Occidente” che questo buon rapporto può agevolare è “un bene”, “a maggior ragione anche quando il nostro punto di vista non dovesse essere coincidente”, ha sottolineato la presidente del Consiglio.
Meloni: “Italia e Usa oggi su tanti dossier parlano stessa lingua”
Poi la premier ha ricordato che “Italia e Usa oggi su tanti dossier parlano la stessa lingua, è un elemento molto positivo nel complesso quadro internazionale che stiamo affrontando, è un bene per i nostri rapporti ma anche per la forza, l’unità la compattezza dell’occidente, imprescindibile per affrontare tutte le grandi sfide del nostro tempo”. Italia e Stati Uniti “sono nazioni sorelle”, ha sottolineato ancora la premier, precisando che, “con il presidente Donald Trump, abbiamo sempre ricordato questo legame straordinario e unico, un punto di partenza per rendere questo legame ancora più forte”.
Ambasciatore Fertitta:”Adoro il nostro rapporto con l’Italia”
A sottolineare i forti legami tra Roma e Washington, anche l’ambasciatore americano nella Capitale, Tilman Fertitta: “Adoro il nostro rapporto con l’Italia. Il rapporto con Meloni, Tajani e Salvini è davvero fantastico. Li ho conosciuti tutti molto bene ed è semplicemente incredibile quanto i nostri Paesi siano intrecciati e quanto lavoriamo insieme e ci sosteniamo a vicenda”. “L’Italia può sempre contare sugli Stati Uniti – ha aggiunto – e gli Stati Uniti possono sempre contare sull’Italia”.
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