Boccia (PD) e Malan (FdI) ospiti di Start
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in PoliticaTra gli esclusi eccellenti c’è la vicepresidente uscente del Consiglio regionale Valeria Ciarambino, ora candidata con Avanti Campania ed ex Movimento 5 Stelle nella scorsa tornata. Resta fuori per poco Marco Nonno, già consigliere comunale di Napoli, con 9.605 voti. Flop per Maria Rosaria Boccia, protagonista della vicenda della scorsa estate che l’ha coinvolta proprio con Sangiuliano: è 16esima su 27 nella lista del sindaco di Terni Domenico Bandecchi, con 89 voti. Non rientra in Consiglio regionale Armando Cesaro, già in passato (dal 2015 al 2020) componente dell’Assise per Forza Italia e ritornato in campo con la lista Casa Riformista della Campania: ha avuto 14.966 preferenze. Non entra in Consiglio regionale Daniela Di Maggio, la mamma di Giogiò, giovane musicista ucciso per futili motivi, protagonista di una serie di battaglie per la legalità dopo la morte del figlio. Di Maggio era candidata nella circoscrizione di Napoli per la Lega: ha ottenuto 964 voti, classificandosi 14esima su 27 candidati. Restano fuori il consigliere regionale uscente Severino Nappi, con 7.737 preferenze, e anche la presidente dell’Anticamorra regionale Carmela Rescigno, con 6.265. Per Forza Italia restano fuori anche il consigliere regionale uscente Franco Cascone, il vice coordinatore del partito in Campania Gianfranco Librandi, il consigliere comunale di Napoli Salvatore Guangi. Brutto risultato per Pasquale Di Fenza, consigliere regionale uscente, alla ribalta per il video nella sede del Consiglio regionale della Campania con il sottofondo dell’Inno di Mameli e la bandiera italiana sventolata con la tiktoker Rita De Crescenzo: è 19esimo su 27 candidati, con 1.208 voti.
Per approfondire: Roberto Fico, chi è il nuovo presidente della Regione Campania LEGGI TUTTO
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in PoliticaMattarella: ‘Province fondamentali per attuazione PNRR’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaIn queste elezioni regionali, secondo i dati definitivi degli scrutini, il 63,97% dei votanti pugliesi ha scelto Antonio Decaro. Il neo presidente della Regione Puglia si mantiene di poco sotto il milione di voti, totalizzando un consenso personale di 919.665 preferenze. Si tratta di un dato superiore a quello che, cinque anni fa, ha raggiunto il suo predecessore, il presidente uscente Michele Emiliano, che era stato votato da 871.028 cittadini. Emiliano però non poteva contare sul campo largo, perché il M5S si presentava da solo con un proprio candidato presidente. Luigi Lobuono, candidato presidente per il centrodestra, ha invece raccolto 505.055 voti personali (35,13%): un dato di molto inferiore rispetto ai 724.928 voti raggiunti dal candidato presidente del centrodestra di cinque anni fa, Raffaele Fitto. C’è da dire, però, che cinque anni fa alle urne si recarono molti più pugliesi: furono poco più di 2 milioni, mentre il 23 e 24 novembre scorso sono stati solo 1.475.437, il 41,83% degli aventi diritto.
Per approfondire: Antonio Decaro, chi è il nuovo presidente della Regione Puglia LEGGI TUTTO
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in Politica“La violenza sulle donne è un atto contro la libertà. Di tutti”. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne. “Un fenomeno intollerabile, che continua a colpire e che va combattuto senza sosta”, aggiunge Meloni.
“Libertà e dignità donne sono responsabilità di tutti”
La premier ribadisce l’impegno “per costruire un’Italia in cui nessuna donnadebba più sentirsi sola, minacciata o non creduta. La libertà e la dignità delle donne sono un dovere dello Stato e una responsabilità di tutti”. “In questi anni”, prosegue Meloni, “abbiamo varato leggi molto significative, inasprito le pene e rafforzato gli strumenti a disposizione, come il Codice rosso e le misure di prevenzione. Abbiamo raddoppiato i fondi per i centri antiviolenza e le case rifugio, potenziato e reso strutturale il reddito di libertà, promosso il numero 1522, portato avanti innovative attività di educazione e sensibilizzazione”. “Sono passi avanti concreti – conclude la presidente del Consiglio – ma non ci fermiamo qui. Dobbiamo continuare a fare, ogni giorno, molto di più. Per proteggere, per prevenire, per sostenere”.
Mattarella: “Principio della parità tarda ad affermarsi”
Anche il presidente della Repubblica Seegio Mattarella ha voluto dare il suo messaggio in occazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “In ogni ambito della vita sociale e privata, nelle case, nei luoghi di lavoro e negli spazi urbani, il principio della parità tarda ad affermarsi, limitando l’autonomia femminile, compromettendo la sicurezza delle donne, impoverendo il progresso della società”, ha ricordato il capo dello Stato. “I teatri di conflitto armato, dove la violenza contro le donne viene utilizzata come strumento di intimidazione e oppressione, ne sono drammatico esempio. Oggi assistiamo al dilagare di forme di violenza consentite dalla dimensione digitale, amplificate dalle dinamiche dei social network, con effetti tutt’altro che virtuali: umiliazioni, ricatti, coercizioni che portano, nei casi più gravi, ad aggressioni fisiche e femminicidi. Abusi che lasciano cicatrici profonde nel corpo e nella mente”.
“Libertà delle donne conquista da difendere e consolidare”
“In questo contesto”, ha aggiunto Mattarella, “affatto indifferente è l’uso del linguaggio quando alimenta stereotipi, pretende di giustificare relazioni di dominio e comportamenti inaccettabili.Parità significa, prima di tutto, educazione al linguaggio del rispetto. Nel 65esimo anniversario dell’assassinio delle sorelle Mirabal, torturate e uccise il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana – oggi, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – la loro scelta di opporsi alla dittatura continua a ispirare intere generazioni, ricordandoci che libertà e protagonismo delle donne sono conquiste collettive da difendere e consolidare ogni giorno”.
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in PoliticaI partiti tirano le somme dopo le ultime elezioni regionali d’autunno: con le precedenti vittorie di Roberto Occhiuto in Calabria e Francesco Acquaroli nelle Marche e di Eugenio Giani in Toscana, il risultato di questo midterm politico è un pareggio, con tre regioni al centrodestra e tre al centrosinistra. Altissimo il dato dell’astensionismo: 14 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti Regionali. Schlein e Conte festeggiano a Napoli, poi la segretaria dem va a Bari. In Veneto la Lega doppia FdI
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I partiti politici tirano le somme dopo le ultime elezioni regionali d’autunno. Il 24 novembre hanno trionfato Alberto Stefani in Veneto, Roberto Fico in Campania e Antonio Decaro in Puglia. Ma con le precedenti vittorie di Roberto Occhiuto in Calabria e Francesco Acquaroli nelle Marche e di Eugenio Giani in Toscana, il risultato di questo midterm politico è un pareggio: tre regioni al centrodestra e tre al centrosinistra. O “quattro a tre con la Valle d’Aosta, che fa partita a sé”, ha detto il leader di Fi Antonio Tajani. Altissimo il dato dell’astensionismo: 14 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti Regionali, al voto meno della metà dei 13 milioni di elettori chiamati alle urne.
I risultati in Veneto
In Veneto è netta la vittoria di Alberto Stefani (64,39%), anche grazie al traino di Luca Zaia, tre volte governatore e capolista ovunque. Quello che è considerato l’erede di Matteo Salvini, fortemente autonomista, ha fatto vincere alla Lega anche il derby con Fdi, che il Carroccio ha doppiato, riaprendo la partita del governo della Lombardia nel 2027. Fermo sotto il 30% il contendente del centrosinistra Giovanni Manildo (28,88%). “Risultato oltre ogni previsione, mi davano per morto”, ha commentato Salvini, uno dei vincitori della giornata. La premier Giorgia Meloni ha invece incassato lo smacco per Fratelli d’Italia ed elogiato “una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione”. In Veneto l’altra sorpresa è poi l’underdog medico no vax Riccardo Szumsky, che ha superato la soglia di sbarramento con il 5,13%. LEGGI TUTTO
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in PoliticaAscolta la versione audio dell’articoloLe elezioni del 23 e 24 novembre in Veneto, Campania e Puglia fanno registrare episosi di expolit di preferenze per il consiglio regionale, come quelle del leghista Luca Zaia, ma anche esclusioni eccellenti come quella di Nichi Verndola in Puglia. Il derby FdI-Lega in Veneto viene stravinto dai leghisti. Il partito di Matteo Salvini si attesta oltre il 36,3%, doppiando di fatto i meloniani, al 18,7%. Un risultato senz’altro figlio della candidatura del governatore uscente Luca Zaia, capolista della Lega in tutte le province dopo il mancato via libera alla costituzione di una sua lista. Zaia,a scrutinio completato, ha superato le 200mila preferenze (203.054). Un risultato in scia a quello che ottenne un anno fa la premier Giorgia Meloni (232.015), registrando il record nazionale di preferenze prese a delle elezioni regionali in Italia. Le preferenze a Zaia costituiscono, da sole, il 10,8% dei voti validi espressi in questa tornata elettorale. Il dato record si registra in provincia di Treviso (città di cui Manildo era stato Sindaco), dove le preferenze a Zaia equivalgono al 13,5% dei voti validi.In precedenza il record di preferenze in un’elezione regionale era detenuto da Alfredo Vito, che esattamente 40 anni fa fu eletto consigliere regionale per la DC in provincia di Napoli con 121 mila preferenze.Loading…Zaia mattatore, oltre 203mila preferenze in VenetoSebbene Zaia sia stato determinante per permettere alla Lega di doppiare FdI, anche togliendo le preferenze al governatore uscente la Lega ottiene oltre 90mila voti in più del secondo partito del centrodestra. Zaia ha vinto in sei collegi su sette, facendo il pieno di preferenze nella Marca trevigiana di cui fu presidente della Provincia: 48.253 voti. Cede il passo a FdI solo nel Bellunese, sconfitto dal deputato Dario Bond, fra l’altro nell’unica provincia in cui FdI fa meglio della Lega. Per Forza Italia ce la fa il coordinatore regionale Flavio Tosi (10.581 preferenze). Tra i nomi eccellenti rimasti fuori dal Consiglio, almeno per ora, c’è Vanessa Camani, che nella scorsa consiliatura era stata capogruppo Pd: a Padova, per l’opposizione, è stato mattatore il vicesindaco del capoluogo Andrea Micalizzi. (18.051 voti). Dei quattro candidati leghisti vicini a Roberto Vannacci per ora entra solo Stefano Valdegamberi, (8.268 preferenze) nella circoscrizione di Verona.Zaia: ecco cosa intendevo quando dicevo sarò un problema «Adesso tutti hanno capito cosa intendevo quando dicevo vedrò di essere un problema. Andate a guardare i dati e avete capito» ha detto Zaia commentando i primi dati della sua affermazione personale all regionali del Veneto. «Il segnale di gradimento che ho ricevuto è un segnale di riconoscenza rispetto anche a tutto quello che ho subito prima di queste elezioni con i no alla Lista Zaia, il no al mio nome sul simbolo. Se oggi avessimo avuto la Lista Zaia questa maggioranza avrebbe avuto ancora più consiglieri. Si governa con i consiglieri non con le chiacchiere. E noi qui stiamo compiendo una missione impossibile se pensiamo agli ultimi risultati delle Europee» ha concluso Zaia.Sangiuliano entra in consiglio regionale, flop per BocciaTra i big in campo l’ex ministro Gennaro Sangiuliano, capolista di Fdi in Campania. Nella lista di Fratelli d’Italia che ottiene tre seggi a Napoli si classifica al secondo posto con 9.902 voti. Prima è Ira Fele, new entry nel Consiglio, moglie del coordinatore provinciale del partito, il deputato Michele Schiano, con 14.788 preferenze. Terzo eletto è Raffaele Pisacane con 9.731 voti. Resta fuori per poco Marco Nonno, già consigliere comunale di Napoli, con 9.605 voti. Flop invece per Maria Rosaria Boccia, protagonista della vicenda della scorsa estate che l’ha coinvolta proprio con Sangiuliano. E’ solo 16esima su 27 nella lista del sindaco di Terni, Domenico Bandecchi con appena 89 voti. E non è andata meglio a Daniela Di Maggio, la mamma di Giovanbattista Cutolo, ragazzo ucciso per futili motivi al centro di Napoli due estati fa: candidata come capolista a Napoli per la Lega, ha ottenuto 964 voti. LEGGI TUTTO


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