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    Migranti con polsi legati, ministro Piantedosi: “Tutto regolare”

    Il trasferimento di alcuni migranti in Albania con i polsi legati rientra “nelle procedure che adottano in piena autonomia gli operatori” ed è avvenuto in “piena regolarità e conformità” alle prescrizioni. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo alla domanda di un giornalista nel corso della conferenza stampa sui lavori di Med5 a Napoli. È una procedura per garantire la sicurezza “che condivido”, ha aggiunto il ministro, perché “si tratta di persone che sono state trasferite in limitazione della libertà personale anche per effetto di provvedimenti assunti dall’autorità giudiziaria”. “Non va ignorato – ha detto ancora Piantedosi – che tra le persone trasferite ci sono 5 casi di condanna per violenza sessuale, un caso di tentato omicidio, reati contro patrimonio, furti, resistenza a pubblico ufficiale”.

    La polemica

    “Scendevano ammanettati”: così Cecilia Strada, europarlamentare del Pd, aveva raccontato ieri la visita istituzionale fatta al porto di Shengjin, in Albania, dove era arrivata nel pomeriggio la nave Libra della Marina Militare con a bordo i 40 migranti trasferiti dai Cpr italiani e poi accompagnati al centro di Gjader, a pochi chilometri di distanza. “Ci hanno spiegato che sono state impiegate delle fascette per motivi di sicurezza – aveva precisato successivamente Strada – per l’incolumità delle persone e per evitare autolesionismo e disordini a bordo”. Risponde oggi il ministro dell’Interno Piantedosi. “Condurli senza alcuna limitazione alla libertà di movimento”, ha affermato il titolare del Viminale “avrebbe significato esporre il personale di accompagnamento” a dei rischi. E per scongiurarli si sarebbe dovuto “quadruplicare il numero delle persone in attività di accompagnamento, impiegare almeno un’altra nave e fare un trasferimento molto costoso. Qualcuno ci avrebbe accusato di spendere molti soldi”. LEGGI TUTTO

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    Meloni regala a re Carlo III un barattolo di Nutella personalizzato

    Un gesto dal sapore tutto italiano ha segnato l’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e re Carlo III, in visita ufficiale in Italia. Durante il colloquio istituzionale a Villa Pamphilj, la premier ha voluto omaggiare il sovrano britannico con un regalo curioso e simbolico: un barattolo di Nutella personalizzato, con il nome “Carlo” stampato sull’etichetta in caratteri dorati.

    Un vasetto personalizzato anche per Camilla

    Accanto al barattolo destinato al re Carlo III, Meloni ha fatto recapitare anche un secondo vasetto, dedicato alla regina Camilla, anch’esso personalizzato con il suo nome. Ad accompagnare il dono, un biglietto scritto a mano dalla premier con tono simpatico e ironico, con le istruzioni per gustare il prodotto sul divano durante una grigia giornata di pioggia. Un pensiero semplice e informale che è stato accolto con un sorriso divertito da parte del re. LEGGI TUTTO

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    Regionali, cosa succede in Campania e Veneto dopo lo stop al terzo mandato?

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl giorno dopo la sentenza della Consulta sul terzo mandato che ha messo la parola fine all’era non solo di Vincenzo De Luca alla guida della Campania, ma anche a quella di Luca Zaia alla guida del Veneto, la Lega è in pressing: «Le regioni che governiamo restino a noi». La successione Zaia è il nodo più delicato della prossima tornata di elezioni regionali. Quello che può mettere in seria difficoltà la coalizione, con la Liga veneta in subbuglio e Fratelli d’Italia che punta alla guida di una regione del Nord. Intanto si prende tempo, almeno fino a quando si capirà se davvero sia possibile fare slittare l’appuntamento elettorale veneto a primavera 2026 (rispetto alla scadenza naturale dell’autunno 2025), così da consentire a Zaia di tagliare il nastro delle Olimpiadi Milano-Cortina. Sul punto sono in conflitto norme nazionali e regionali, e sono in corso da settimane approfondimenti.Verso la conferma del Veneto alla LegaL’ipotesi che sta prendendo piede nelle ultime settimane è che alla fine Meloni molli la presa e lasci il Veneto all’alleato, fatto salvo però un forte riequilibrio della giunta in favore di Fratelli d’Italia. Dopo lo stop al ritorno di Salvini al Viminale, tenere buona la Lega, al di là delle regionali, è fondamentale per la stabilità di governo e per il prosieguo delle riforme. E lo stesso Zaia ha minacciato più di una volta di presentare una lista a suo nome contro un eventuale candidato non leghista. In pole in Veneto ci sono la vice di Zaia, Elena De Berti e soprattutto il vicesegretario del partito e salviniano doc Alberto Stefani. La contropartita per Fratelli d’Italia dovrebbe essere la Lombardia, casa di Salvini, ma dove si voterà nel 2028, dopo le politiche: c’è tempo.Loading…Il ruolo di De Luca in CampaniaIn Campania, invece, Vincenzo De Luca non ha alcuna intenzione di farsi da parte dopo la sentenza della Consulta che, stabilendo l’incostituzionalità della legge regionale sul terzo mandato ne ha sbarrato la strada verso una eventuale conferma alla presidenza. E punta a far valere il suo peso nella coalizione di centrosinistra, specie nella scelta del candidato. Resta da capire se accetterà il passo di lato senza pretendere altro e soprattutto se appoggerà il candidato comune del campo largo, che in Campania dovrebbe essere del M5S: o l’ex presidente della Camera Roberto Fico, sul quale spinge il Movimento, oppure l’ex ministro contiano Sergio Costa, che sembrerebbe più gradito ai deluchiani.Per il centrodestra in pole CirielliTra gli scenari possibili resta in piedi anche quello che – in caso di mancato accordo col centrosinistra – vedrebbe De Luca in campo con una propria lista a sostegno di un candidato di sua stretta osservanza. Un’ipotesi da evitare, dicono in molti, per impedire una frammentazione del campo largo che sarebbe letale.Il pontiere in campo è il commissario per la Campania Antonio Misiani, che spinge per la formazione di una lista di deluchiani in appoggio al candidato comune. Il Nazareno lunedì invierà in avanscoperta a Napoli il responsabile nazionale dell’Organizzazione Igor Taruffi e quello degli Enti locali Davide Baruffi. Per il centrodestra in pole c’è il meloniano viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli. LEGGI TUTTO

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    Il presidente della Consulta Amoroso: riconoscimento nuovi diritti spetta al Parlamento

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDelle 212 pronunce dello scorso anno ben 94 contengono dispositivi di illegittimità costituzionale, ossia quasi il 50%. «Il principio della separazione dei poteri – osservata nel lontano 1921 – avrebbe rischiato di non mantenere le sue promesse – ha detto il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso – da allora, la Corte è chiamata a dare tutela ai diritti fondamentali e a svolgere la sua missione di giudice delle leggi nel più ampio contesto di leale collaborazione istituzionale». Così il Presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso nell’intervista pubblicata sull’Annuario della Corte sull’attività dell’anno 2024, relativamente ai dati sull’attività giurisdizionale e i numeri delle pronunce del Collegio nell’anno 2024. Conclude il Presidente dicendo che la Costituzione «è un patrimonio comune della nostra società civile; la Corte ne è custode nella misura in cui ad essa è demandata la giurisdizione costituzionale».Un futuro incerto, ma lo stato di diritto è ancora un saldo ancoraggio«Con questa riunione straordinaria la Corte si presenta alle istituzioni del Paese e alla società civile per dar conto dell’esercizio della sua giurisdizione costituzionale. E lo fa oggi in tempi difficili, come quelli che stiamo vivendo». Con queste parole il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, ha aperto la sua relazione sull’attività del 2024, in occasione della Riunione straordinaria che, come ogni anno, si è svolta nel Salone Belvedere del Palazzo della Consulta alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e delle più alte cariche. «Il futuro è divenuto incerto e nello scenario globale vari parametri sembrano in rapido e imprevedibile mutamento. Ma lo stato di diritto costituisce ancora saldo ancoraggio del vivere insieme come consorzio civile con comunanza di valori e principi fondamentali, i quali danno corpo al patto fondativo della società – rimarca – ne è componente essenziale il controllo di costituzionalità, svolto da una Corte a ciò dedicata, il cui normale esercizio costituisce fattore di stabilità e di garanzia dell’ordinamento e delle istituzioni».Loading…Numeri elevati rispetto a Francia e Germania«Delle 212 pronunce della Corte, 138 sono state rese in giudizi incidentali. È un numero ben maggiore di quello registrato nello stesso anno nei giudizi incidentali di altre Corti europee, come, in Francia, al Conseil constitutionnel e, in Germania, al Bundesverfassungsgericht. «Ben 94 pronunce recano dispositivi di illegittimità costituzionale. Sono soprattutto tali ultime sentenze che hanno modificato l’ordinamento giuridico sia cancellando disposizioni quando sono consistite in pronunce meramente caducatorie, sia correggendone altre e inserendone talora di nuove quando la Corte ha fatto ricorso a pronunce additive o sostitutive». Così il Presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso.Dal potere legislativo alla finanza pubblica, i temi principali delle sentenze«Di queste sentenze principalmente verrò a dire, senza peraltro trascurare pronunce che, pur non dichiarando alcuna illegittimità costituzionale, si presentano comunque come di particolare rilievo. Le une e le altre, declinate secondo una griglia tematica – ha proseguito -, vanno a comporre un mosaico le cui tessere possono essere rappresentate da alcune parole chiave: il potere legislativo e i suoi limiti, anche nel contesto sovranazionale europeo; la tutela dei diritti fondamentali in plurime materie; la tutela giurisdizionale; il regionalismo tra solidarietà e riparto di competenze; la finanza pubblica e l’equilibrio di bilancio; i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato; il dialogo con il legislatore e i moniti della Corte». LEGGI TUTTO

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    Tajani al Business Forum di Nuova Delhi: “India partner prioritario contro i dazi”

    “Il partenariato economico” tra Italia e India è ancora più importante ora, mentre affrontiamo le conseguenze globali dei cambiamenti nella politica commerciale Usa”. Lo ha detto Antonio Tajani, parlando al Business Forum Italia-India a Nuova Delhi.  Come Italia, ha aggiunto Tajani, “crediamo che la strada migliore sia il dialogo. Le guerre commerciali non aiutano nessuno e danneggiano tutti. Il nostro obiettivo è raggiungere zero dazi. Allo stesso tempo, vogliamo sfruttare questa opportunità per crescere in mercati chiave e ad alto potenziale. Per questo motivo ho lanciato un Piano d’Azione per l’Export, in cui l’India e tutta l’Asia sono partner di massima priorità”. 

    “Speriamo in firma accordo libero scambio India-Ue”

    “Il commercio” tra Italia e India “supera i 14 miliardi, “ma voglio fare di più”, ha poi spiegato il ministro degli Esteri. “Contiamo anche sui benefici per le nostre aziende derivanti dall’accordo di libero scambio tra India e Unione europea, che speriamo venga firmato presto”. “Italia e India sono partner economici naturali”, nel Paese asiatico “sono già presenti più di 800 aziende italiane. Vogliamo supportarle al meglio e, allo stesso tempo, incoraggiare le nuove e innovative aziende indiane a investire in Italia”, ha affermato Tajani.  LEGGI TUTTO

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    Elezioni regionali in Campania, Fico possibile candidato con l’appoggio di M5S e Pd

    Rimasta ferma per mesi, in attesa del pronunciamento della Consulta sull’ipotesi di terzo mandato per Vincenzo De Luca, la trattativa sul candidato del centrosinistra alle elezioni regionali in Campania si può ora aprire. Dopo la sentenza della Consulta che ha di fatto bloccato la strada al terzo mandato per Vincenzo De Luca, per il Pd è arrivato il momento di aprire una “pagina nuova” come ripetono i dem, da Antonio Misiani a Francesco Boccia e Marco Sarracino. L’obiettivo è costruire una coalizione ampia, sul modello quella del comune di Napoli, che guarda dunque ai 5 Stelle. 

    Incontro dei dem con Fico
    Serviranno ancora alcune settimane per designare il candidato presidente, ma la campagna elettorale è di fatto già iniziata e, al momento, il nome più accreditato resta quello dell’ex-presidente della Camera, Roberto Fico. Ieri a Napoli si è tenuto un incontro promosso dal Pd con il commissario regionale Antonio Misiani e l’ex presidente della Camera. Presente anche il sindaco Gaetano Manfredi, che con Fico ha un solido rapporto e che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere il regista di una o due liste civiche a sostegno della coalizione, in cui candidare alcuni dei centristi deluchiani rimasti orfani.

    Il nodo dei consiglieri centristi

    Ai consiglieri centristi guarda anche Forza Italia, che offre “porte aperte” ai deluchiani, esponenti spesso di lungo corso, con un patrimonio di consensi potenzialmente prezioso. Ancora da chiarire, inoltre, le intenzioni di Vincenzo De Luca. Se dovesse promuovere una sua lista, il governatore potrebbe compromettere la vittoria per il centrosinistra. LEGGI TUTTO

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    Mauri (Pd): ransomware minaccia alla sicurezza, sì alle azioni sotto copertura

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaSempre più spesso, le aziende e le piccole e medie imprese finiscono vittime del ransomware, tipo di software malevolo utilizzato dai pirati informatici per “infettare” i data center e i sistemi informatici aziendali rendendoli inutilizzabili fino al pagamento di un riscatto. Il fenomeno, in crescita e percepito come una delle principali minacce alla nostra economia da parte degli imprenditori, costituisce un serio attentato alla sicurezza nazionale, e richiede contromisure urgenti. Ed è in questo scenario che dal Pd arriva una proposta di legge per vietare i pagamenti di riscatti «almeno per quei soggetti che sono all’interno del perimetro nazionale cibernetico, cioè le realtà più delicate e più importanti dal punto di vista della sicurezza nazionale».Impedire il pagamento dei riscattiA fronte della minaccia ransomware, spiega il deputato dem Matteo Mauri, primo firmatario di una proposta di legge per il contrasto degli attacchi informatici a scopo di estorsione appena depositata a Montecitorio (Atto Camera 2318), occorre impedire il pagamento delle richieste in denaro avanzate degli hacker, replicando quanto fatto negli Anni Ottanta del secolo scorso, quando una legge ad hoc «impedì il pagamento dei riscatti per il rapimento delle persone», fenomeno ai tempi «molto diffuso in Italia».Loading…Consentire operazioni sotto copertura anche all’esteroNon solo. Il pacchetto normativo prevede anche «la possibilità per le forze dell’ordine di agire sotto copertura» nel contrasto del ransomware «anche all’estero, perché sappiamo perfettamente che gran parte, se non tutti, questi attacchi, provengono dall’estero o da criminali o a volte anche da strutture statuali, cioè da veri e propri Stati». LEGGI TUTTO

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    Re Carlo e Camilla, cena di Stato al Quirinale con Mattarella e altri 150 invitati. FOTO

    Ieri sera nel salone delle Feste del Quirinale si è tenuta una cena di Stato in onore di re Carlo III e della Regina Camilla, in visita in Italia in questi giorni. “La storia che ci unisce, Maestà, è iscritta anche nelle vicende del Risorgimento che portò alla unificazione d’Italia. Valori che celebreremo insieme, ricordando un momento cruciale per il nostro Paese: la liberazione dal nazifascismo nel 1945. Il debito di riconoscenza che nutriamo al riguardo è indimenticabile”, ha dichiarato Mattarella LEGGI TUTTO