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    Caos treni, Salvini sull’ipotesi dei sabotaggi: “Episodi sconcertanti, riferirò in Aula”

    “”Alla luce delle notizie di particolare gravità emerse nelle ultime ore, con episodi sconcertanti in provincia di Padova e a Roma, ritengo urgente informare il Parlamento. Confido di essere in Aula già questa settimana”. Lo dice il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini in una nota diffusa dal Mit. 

    Gli episodi a Padova e a Roma

    Il gruppo Fs ha denunciato il ritrovamento di una catena appesa alla rete elettrica della stazione di Montagnana (Padova) e un tentativo di sfondamento di una centralina a Roma Aurelia. “Ringrazio donne e uomini del gruppo Fs che, dopo l’esposto per troppi incidenti anomali, sono mobilitati anche per presidiare i punti più delicati delle linee ferroviarie” conclude Salvini. LEGGI TUTTO

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    Treni, Salvini: episodi sconcertanti, riferirò in Aula

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Alla luce delle notizie di particolare gravità emerse nelle ultime ore, con episodi sconcertanti in provincia di Padova e a Roma, ritengo urgente informare il Parlamento. Confido di essere in Aula già questa settimana». Così il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini in una nota del Mit. Il gruppo Fs – ricorda la nota – ha denunciato il ritrovamento di una catena appesa alla rete elettrica della Stazione di Montagnana (Padova) e un tentativo di sfondamento di una centralina a Roma Aurelia. «Ringrazio donne e uomini del gruppo Fs che, dopo l’esposto per troppi incidenti anomali, sono mobilitati anche per presidiare i punti più delicati delle linee ferroviarie», conclude Salvini. Salvini ha scelto di non partecipare alla cerimonia di insediamento di Donald Trump a Washington (per il Carroccio ci sarà Paolo Borchia, capodelegazione del partito al Parlamento europeo) e di rimanere in Italia alla luce di quanto sta emergendo sul fronte ferrovie dopo l’esposto del gruppo Fs e la denuncia per attentato ai trasporti confermata nelle ultime ore. Loading…L’allerta per i presunti sabotaggi alla linea ferroviariaAppena archiviata una settimana nera per i ritardi dei treni nel Paese, si riaffaccia infatti l’allerta per presunti sabotaggi alle linee di Rfi: a Montagnana, in provincia di Padova, i tecnici della società ferroviaria hanno scoperto una vecchia catena da bicicletta lanciata sulla linea aerea, sopra il secondo binario della piccola stazione. Il fatto risale alla mattina di giovedì: dopo un paio d’ore il catenaccio rivestito in gomma è stato rimosso dal traliccio, e la società del gruppo Fs ha presentato un esposto. La Procura di Rovigo, competente per territorio, ha aperto un fascicolo contro ignoti per l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Se non fosse stato notato e rimosso, il lucchetto avrebbe potuto danneggiare il pantografo dei treni in transito e linea aerea di alimentazione, con importanti conseguenze sulla circolazione ferroviaria.Le indagini della DigosSul fatto sta indagando la Digos della Questura di Padova. Lo stesso Mit si dice allarmato dall’episodio di Montagnana. «La denuncia formalizzata da Fs dopo la segnalazione di un oggetto che avrebbe potuto causare danni significativi al pantografo e alla linea elettrica dei treni – si afferma in una nota del ministero – è estremamente preoccupante. L’ipotesi di attentato ai trasporti è un fatto che non può e non deve essere sottovalutato: siamo di fronte a un ulteriore elemento dopo l’esposto di pochi giorni fa. L’auspicio è che sia fatta chiarezza in tempi rapidissimi».La mobilitazione degli anarchiciParole fatte proprie anche dallo stesso partito del vicepremier che in una nota definisce l’episodio “altamente preoccupante” accusando la sinistra di diffondere “insulti e fake news”. Intanto, sui siti anarchici è apparso un invito generico a nuovi sabotaggi: l’esortazione alle cellule a passare all’azione è contenuta nella rivendicazione di un’azione condotta lo scorso ottobre a Rovereto, dove sono stati tranciati dei cavi telefonici. «Le basi materiali che rendono possibili la gabbia e l’oppressione tecnologicamente mediate – si legge sul sito ’Il Rovescio’ – sono dispiegate ovunque, ovunque possono essere attaccate. Alla fantasia di ognuno il come». LEGGI TUTTO

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    Autonomia, garantire i princìpi di solidarietà e di coesione sociale

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaCi siamo: lunedì 20 gennaio la Corte costituzionale si riunirà per decidere sull’ammissibilità del quesito di abrogazione totale della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, dopo che l’ufficio centrale della Corte di Cassazione aveva dato il via libera al referendum a metà dicembre. L’approvazione della legge 86 il 26 giugno 2024 ha scatenato un’epica carica che da Nord a Sud in soli 3/4 giorni ha travolto il governo con migliaia di firme. Facendo a pezzi le afone banalità della stagionata meglio gioventù leghista, rendendo assordante il silenzio fuggitivo della premier, imponendo al governo, che forse ancora non se ne rende conto fino in fondo, la ricerca di una via di uscita, che non sia l’acqua fresca di patetici Osservatori sull’autonomia. Grazie a quelle firme, la Corte Costituzionale, esaminata la legge approvata in Parlamento, con chirurgica competenza e precisione, l’ha resa quel contenitore vuoto ed informe che è oggi. La scottatura brucia, in quanto espone la maggioranza ai contraccolpi di un’immanente reciproca incompatibilità, rimasta finora nel limbo che, pur sopita, è emersa con imbarazzante, logica ed evidente prospettica concretezza.Non c’è stato verso di indurre i timonieri a disinnescare le grossolane astuzie messe in atto per attuare l’Autonomia del ministro Calderoli, che già parla di rianimare il fantasma della legge 86. Invece, una via d’uscita ci sarebbe: basterebbe procedere semplicemente sui binari fissati fin dal 2009 dalla legge 42 sul federalismo fiscale, sempre a firma Calderoli, attuando finalmente l’articolo 119 della Costituzione, garantendo i princìpi di solidarietà e di coesione sociale, in maniera da sostituire, per tutti i livelli di governo, il criterio della spesa storica, avendo come obiettivo il superamento del dualismo economico del Paese. Un percorso finora disertato e che proprio Calderoli, dopo il varo della legge 86/2024, prova smaccatamente a eludere e seppellire. Nessun recupero, dunque, ma la resa al buon senso per realizzare quanto previsto dalla Costituzione nel riformato titolo V del 2001. Lasciar decadere la legge 86, seppellendo quanto partorito dal Parlamento, è nell’interesse di tutti, estimatori e oppositori dell’Autonomia, a prescindere che si arrivi o meno al referendum. La volontà civica, compresa la Suprema Corte, respinge modo e metodo e chiede chiarezza e correttezza sui contenuti. Il meccanismo della legge 86, infatti è tutt’altro che rassicurante, non solo (ed è tanto!) perché costituzionalizza di fatto il criterio della spesa storica, ma perché in aggiunta incentiva e inevitabilmente attiva l’ art. 117 comma 8 perfettamente e non casualmente complementare al 116 comma 3, finalizzato al progetto (sottaciuto) di un Grande Nord Sovrano e, per reazione uguale e contraria, a legittimare un Grande Sud Sovrano, sconvolgendo tra l’altro l’intervento straordinario dell’Unione Europea, il PNRR, sull’Italia, grande malata d’Europa.Loading…Alla causa dell’Autonomia, nel rispetto della Costituzione, non giova l’astuzia e ancor meno la prepotenza. L’auspicio è che non si vada a una riscrittura di un testo che la Consulta ha reso inservibile. Ma piuttosto si attui l’articolo 119 della Costituzione, secondo l’intento solennemente dichiarato fin dal 2009, e precisamente normato dalla legge 42: è questo il contesto appropriato per affrontare il tema delle intese per l’Autonomia differenziata. Al governo sarebbe utile arrendersi al buon senso. Al popolo referendario, ebbro di gloria per la sonora lezione impartita, va detto chiaramente che, referendum o non sulla legge 86, il problema dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione, dove si prevede che «la legge ordinaria possa attribuire alle regioni ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sulla base di un’intesa fra lo Stato e la regione interessata», resta. Avendo, tra l’altro, il Parlamento insipientemente accantonato nel 2024 un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare di modifica dell’art. 116. Un approccio corretto impone il rigoroso rispetto dell’articolo 119 e della sua legge di attuazione. Preziosi sono i chiarimenti della Suprema Corte, in margine alla non emendabilità e alla distinzione tra funzioni e materie oggetto di intese, per calibrare il trasferimento di sovranità che la legge 86 invece presume integralmente trasferita dallo Stato alla Regione per tutte le funzioni oggetto delle intese.Di fatto si impone la scelta tra due alternative. Da un lato il federalismo liberale alla Buchanan del 119 del Titolo V, incardinato sul principio di equità e sussidiarietà orizzontale e verticale, che contempla la funzione perequativa a scala rigidamente nazionale prevista nella legge attuativa, la 42/2009. Dall’altro, l’impianto sotteso al progetto della legge 86/2024, che veste i panni di un confederalismo competitivo, a tutela di rendite posizionali a beneficio prioritario o esclusivo dei cittadini della propria Regione Sovrana. La Suprema Corte ha si impedito che a ciò arrivasse ineluttabilmente la legge 86 approvata dal Parlamento nazionale. Ma ciò non garantisce che prevalga l’alternativa di una corretta attuazione della 42/2009 e che l’autonomia non pregiudichi l’unità del Paese diviso tra un Grande Nord Sovrano e l’avventura di un Grande Sud Sovrano. Con chi dialogherebbe allora l’UE? Con l’Italia dell’articolo 1 della Costituzione o con l’Italia una e trina divisa in Macroaree sovrane?*Presidente Svimez LEGGI TUTTO

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    Zangrillo: «No a uno stallo eterno. Gli aumenti per legge una sconfitta per tutti»

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di lettura«Ora bisogna fare ogni sforzo per riprendere quanto prima il dialogo, ma lo stallo non può essere infinito perché io questi soldi ai nostri lavoratori li voglio dare. Ricordo, nel caso, che c’è sempre la possibilità di un’erogazione unilaterale, come abbiamo fatto a fine 2023 con l’indennità di vacanza contrattuale, maggiorata e anticipata proprio per attutire il colpo dell’inflazione di quel periodo. Ma sarebbe una sconfitta per tutti, per i sindacati e per il nostro obiettivo di rimettere le persone al centro per riportare la Pa a essere un buon posto di lavoro». Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo è reduce da una settimana duplice, scandita dalle riunioni e dagli incontri pubblici per discutere le innovazioni tecnologiche e organizzative che attendono la Pa ma travolta dalla rottura delle trattative sul contratto del personale sanitario, in uno scenario che promette di bloccare anche il rinnovo per gli enti locali e di complicare molto quello della scuola.Ministro, come se ne esce?Se ne esce, spero, con la volontà di tutti di usare ogni spazio per tornare in fretta al tavolo del confronto. L’Italia è un modello per la sua consolidata tradizione di relazioni sindacali e io stesso, anche per il mio vissuto professionale, ho sempre preferito la concertazione, che pur qualche volta con fatica porta a soluzioni condivise. Troverei paradossale che i sindacati, o meglio quelli che a partire da Cgil e Uil hanno determinato lo stallo, preferiscano nei fatti un’erogazione unilaterale automatica come l’indennità di vacanza contrattuale proprio nel momento in cui per la prima volta nella storia della Repubblica il Governo ha costruito le condizioni, e ha messo le risorse, per disegnare una prospettiva che guarda ai rinnovi dei contratti del futuro, fino al 2030.Loading…Ma se lo scontro prosegue, pensa sia possibile imboccare una strada extracontrattuale?In linea teorica è certamente possibile riconoscere gli aumenti per via normativa. Ma sarebbe una sconfitta e, ricordo, implicherebbe la rinuncia alle tante novità che sono state negoziate con i sindacati, comprese Cgil e Uil, e che offrono miglioramenti significativi alle condizioni del personale. Solo per quel che riguarda la sanità, per esempio, penso che l’introduzione del patrocinio legale, dell’assistenza psicologica e della possibilità per l’azienda di costituirsi parte civile quando si verificano le aggressioni non sia un aspetto di poco conto. Ma non è l’unico, perché è stata rivista in profondità la disciplina delle prestazioni aggiuntive e quella del lavoro agile per il personale amministrativo, peraltro con il riconoscimento del buono pasto anche nelle giornate di smart working che ha un non trascurabile impatto economico. Tutto questo, con gli aumenti per legge, cadrebbe.Cgil e Uil però respingono seccamente l’accusa di fare politica, e parlano di «obiezioni di merito»Quando però esponenti sindacali parlano di «cifre a caso» mentre illustro gli aumenti dettagliati dalle tabelle contrattuali, come ha fatto nei giorni scorsi la segretaria della Uil-Fpl Rita Longobardi, o lo fanno in malafede o lanciano accuse senza aver letto il contratto. Perché, ribadisco, basta studiare le tabelle per capire che per esempio nel caso degli infermieri di pronto soccorso l’indennità specifica cresce negli anni fino agli oltre 366 euro del 2026, e con i 150 euro di aumento di base porta l’incremento complessivo vicino ai 520 euro lordi al mese.Il «no» di Cgil e Uil però non è improvvisoVeniamo da sette mesi di confronto intenso, abbiamo incontrato i sindacati anche prima della legge di bilancio, per cui tutti avevano chiaro il perimetro delle compatibilità in cui ci muoviamo. Ora ci ritroviamo di nuovo con un passo indietro, senza apparenti alternative, in una dinamica che non appartiene più al tavolo negoziale. Qui non si sta facendo sindacato, ma un’altra cosa. E non so bene come riusciranno a raccontare ai propri iscritti di aver rinunciato a tutto questo. LEGGI TUTTO

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    Insediamento Trump, Palazzo Chigi conferma: Giorgia Meloni lunedì sarà a Washington

    Ora è ufficiale. Giorgia Meloni lunedì sarà a Washington per la cerimonia di insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump (il programma). La conferma arriva con una nota di Palazzo Chigi, anche se i segnali sul viaggio negli Usa della presidente del Consiglio c’erano già tutti. E non sarà l’unico impegno all’estero per Meloni, che era già stata negli Stati Uniti ai primi di gennaio per incontrare Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago.

    Un’agenda fitta per la premier

    Sarà infatti una seconda metà di gennaio ricca di impegni internazionali per la presidente del Consiglio. Dopo il viaggio negli Stati Uniti per il giuramento di Trump, venerdì 24 gennaio in agenda l’incontro a Palazzo Chigi (alle 15:15) con il Commissario europeo per il Mediterraneo, Dubravka Šuica. La premier sarà poi domenica 26 gennaio a Riad e Gedda, in visita ufficiale in Arabia Saudita, e lunedì 27 a Manama, in Bahrein, sempre in visita ufficiale. Martedì 28 gennaio Meloni parteciperà al Quirinale (ore 11.00) alla celebrazione del “Giorno della Memoria” mentre il 31 gennaio sarà a Belgrado per il vertice intergovernativo italo-serbo. Infine lunedì 3 febbraio la premier parteciperà al Consiglio europeo informale previsto a Donceel, in Belgio (Château de Limont, ore 11.00). LEGGI TUTTO

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    Meloni da Trump per l’insediamento, il tycoon giurerà al chiuso come Johnson (in un aereo), Roosevelt e Truman

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaLa premier Giorgia Meloni parteciperà lunedì 20 gennaio all’insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, in un viaggio che dovrebbe rafforzare ulteriormente i suoi legami con il numero uno degli Stati Uniti.Obiettivo per Meloni diventare un ponte fra Washington e l’EuropaGiorgia Meloni ha fatto una visita lampo a Trump all’inizio di questo mese, per caldeggiare la liberazione di Cecilia Sala. Lo ha incontrato nella tenuta di Mar-a-Lago in Florida, ottenendo elogi dal presidente entrante, che l’ha definita «una donna fantastica». I sostenitori di Giorgia Meloni sperano la premier possa avere un accesso privilegiato a Trump nei prossimi quattro anni e diventare un ponte tra Washington e l’Europa.Loading…Orban e Xi hanno declinato l’invitoDonald Trump ha invitato diversi leader stranieri alla cerimonia di inaugurazione. Leader che in passato non hanno partecipato per motivi di sicurezza e hanno inviato diplomatici a sostituirli. Oltre alla Meloni, anche il presidente argentino Javier Milei, altro forte sostenitore di Trump, ha dichiarato che parteciperà. Tuttavia, un altro sostenitore di Trump, l’ungherese Viktor Orban, non sarà presente, come ha detto il suo portavoce. Anche il presidente cinese Xi Jinping non sarà presente, ma invierà un rappresentante.Trump giurerà al chiuso nella rotonda del CampidoglioPer la prima volta dal 1985, dai tempi di Ronald Reagan, il giuramento del presidente eletto e del suo vice Jd Vance si terrà al chiuso, nella rotonda del Campidoglio, e non sui gradini del Capitol come di norma. La cerimonia sarà trasmessa in diretta alla Capital One Arena di Washington, in grado di ospitare circa 20mila persone. Al suo interno si terrà anche la parata presidenziale. Le temperature nel giorno dell’insediamento sono attese scendere fino a meno 12 gradi, con una massima di meno cinque senza contare i venti. Un crollo della colonnina di mercurio che ha costretto Donald Trump a cambiare i programmi. «C’è una folata artica che sta spazzando il Paese. Non voglio vedere persone ferite o sofferenti in alcun modo. Sono condizioni pericolose per le decine di migliaia di forze dell’ordine, soccorritori, cani da guardia e persino cavalli, e centinaia di migliaia di sostenitori che saranno fuori per molte ore il 20 gennaio», ha detto Trump sul suo social Truth annunciando il cambio di programma. «Mi unirò alla folla alla Capital One, dopo il mio giuramento», ha assicurato.Chi ha giurato al chiuso nella storia americana: Johnson in un aereoAnche se è insolito un giuramento al chiuso, nella storia americana ci sono diversi precedenti, al di là di Reagan. Hanno giurato all’interno anche Franklin Delano Roosevelt per il quarto mandato e poi Harry Truman: entrambi nel 1945, il primo per le restrizioni legate alla Seconda guerra mondiale, il secondo dopo la morte improvvisa di Roosevelt. Lyndon B. Johnson nel 1963 giurò all’interno di un aereo presidenziale a Dallas, subito dopo l’assassinio di John F. Kennedy. Prima ancora, Calvin Coolidge nel 1923 giurò nella casa di famiglia in Vermont, alla presenza del padre notaio, dopo la morte di Warren Harding. LEGGI TUTTO

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    Agrigento Capitale della Cultura 2025, Mattarella: “La nostra ricchezza è nella pluralità”

    “Dobbiamo ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme: lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta”, ha detto il capo dello Stato al teatro Pirandello della città siciliana. “La tecnologia pretende talvolta di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio”, ha ricordato

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    “Natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità”. A dirlo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025 al teatro Pirandello. “Dobbiamo ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme. Lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta”, ha aggiunto il capo dello Stato. Che infine ha ricordato come la tecnologia “prentenda, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà”.

    L’intervento di Mattarella

    “Saluti e auguri che si estendono a quanti, sul territorio, saranno impegnati negli eventi in programma. Tra di essi, ai lampedusani. Concittadini, che le ferite del nostro tempo hanno reso avanguardia della civiltà europea. Espressione di cultura solidale”, ha detto in apertura il capo dello Stato. “Natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice. A fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le 100 capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità”, ha sottolineato. Si tratta di un “tesoro da investire per il domani dei nostri figli. Tante realtà, nelle Regioni d’Italia, detengono inestimabili risorse, numerose rischiano di deperire senza cura adeguata”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Caso Visibilia, Santanchè a processo: “Se Meloni mi chiederà passo indietro, lo farò”

    La ministra del Turismo è stata mandata a processo a Milano, con altri 16 imputati, con l’accusa di false comunicazioni sociali nel caso Visibilia. “Me lo aspettavo” ma sono “tranquilla. Stiamo parlando del niente”, ha commentato in un colloquio con il Corriere della Sera. E sulle dimissioni, chieste a gran voce dalle opposizioni, ha detto: “Giorgia (Meloni, ndr) non l’ho sentita. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”

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    La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata mandata a processo a Milano, con altri 16 imputati, con l’accusa di false comunicazioni sociali nel caso Visibilia, il gruppo che ha fondato e che poi ha lasciato nel 2022 dismettendo cariche e quote in vista di un ruolo istituzionale nel governo di Giorgia Meloni. “Me lo aspettavo” ma sono “tranquilla, tranquillissima. Non sono agitata, continuo a lavorare, a fare le cose che devo fare… Stiamo parlando del niente”, ha commentato la senatrice di Fratelli d’Italia in un colloquio con il Corriere della Sera. E sulle dimissioni, chieste a gran voce dalle opposizioni, ha detto: “Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”. Il ministro degli Esteri e leader di FI Antonio Tajani ha ribadito: “Non c’è alcuna richiesta di lasciare”.

    Santanchè: “Processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica”

    Riguardo alla sua Visibilia srl, Santanchè ha spiegato che “non è fallita, è sul mercato e qualunque imprenditore interpellato direbbe che questa roba non esiste”. Quello che le viene attribuito, ha aggiunto, è “un reato valutativo, una questione molto tecnica e tutta basata su perizie per la quale ero già stata archiviata nel 2018”. Ma alla ministra sono chiare le “implicazioni politiche”. “Su questo reato qua sono molto serena – ha detto sempre al Corriere -. Poi è chiaro che io sono una donna di partito, non faccio le cose a dispetto dei santi. Aspetto le valutazioni. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”. “Il governo si è compattato, sono usciti in mia difesa Salvini, Tajani, tutta la Lega, Forza Italia, Noi moderati e persino Renzi, che di solito ce ne fa di tutti i colori. Sono tranquilla, conosco la vicenda nel merito e so che non mi porterà a una condanna. È un processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica”, ha aggiunto. E ancora: “Giorgia (Meloni, ndr) non l’ho sentita, non mi ha chiamata, immagino che abbia tante cose importanti da fare…”. LEGGI TUTTO