More stories

  • in

    Vigilanza Ue in allarme. “Aziende al verde esplodono le insolvenze”

    Ascolta ora

    La qualità degli attivi bancari è elevata, ma la Vigilanza Bce invita a non abbassare la guardia. Il processo di revisione e valutazione prudenziale (Srep) relativo al 2024 certifica una solida posizione di capitale e di liquidità delle banche europee, con Cet1 aggregato del 15,8% a metà anno. L’Eurotower invita però le banche a rimanere vigili e adattarsi «a un ambiente in continua evoluzione», caratterizzato da rischi geopolitici elevati, cambiamenti strutturali, rischi climatici e prospettive macro in peggioramento. La presidente del consiglio di vigilanza Bce, Claudia Buch, si è soffermata sull’aumento delle insolvenze aziendali «che potrebbe portare a un rischio di deterioramento della qualità del credito in futuro». L’incidenza dei crediti deteriorati al momento si attesta al 2,2%, vicino ai minimi storici. Buch ha avvertito che stanno emergendo «sacche di vulnerabilità», con i primi segnali di peggioramento della qualità degli attivi dovuto alle esposizioni verso il settore degli immobili non residenziali e il comparto delle Pmi, che rappresenta circa il 50% dei portafogli prestiti delle banche. I crediti deteriorati risultano in ascesa in Austria, Germania e, in misura minore, in Francia.La giornata di ieri è stata segnata anche da un nuovo campanello d’allarme da Berlino. Il clima di fiducia delle imprese tedesche è peggiorato più del previsto a dicembre, con l’indice Ifo scivolato ai minimi a 4 anni (da 85,6 a 84,7). A deteriorarsi maggiormente è stata la componente legata alle aspettative future, crollata a 84,4 (da 87), mentre gli analisti prevedevano una risalita. «La debolezza dell’economia tedesca è diventata cronica», ha spiegato il presidente dell’Ifo, Clemens Fuest. La rielezione di Donald Trump, insieme alla caduta del governo Scholz, hanno aggiunto incertezza per un’economia che sta per chiudere il secondo anno consecutivo di contrazione. Non succedeva da inizio millennio. «L’unica cosa positiva dell’indice Ifo appena pubblicato dalla Germania è che è l’ultimo importante indicatore macro rilasciato quest’anno», taglia corto in maniera laconica Carsten Brzeski, responsabile macro globale di Ing. LEGGI TUTTO

  • in

    Così Poste surclassa i portalettere inglesi

    Matteo del Fante

    Ascolta ora

    Italia batte Gran Bretagna, di sicuro sul fronte postale. Dopo cinque secoli di attività, la liberalizzazione del 2006 e una mezza privatizzazione nel 2013, Royal Mail Post, le Poste inglesi, passate di mano al finanziere miliardario ceco Daniel Kretinsky, sono un caso di scuola dal forte significato simbolico. Ma dove ha fallito la Royal Mail? E perché in Italia Poste è profittevole e competitiva a tal punto da essere un asset che aiuta il governo a ridurre il debito? Sono sostanzialmente tre le differenze tra le Poste inglesi e il gruppo guidato dall’ad Matteo Del Fante con il supporto del direttore generale Giuseppe Lasco: la rete, la diversificazione e le alleanze commerciali.È il 2016 quando il settore delle Poste in Uk viene liberalizzato, Royal Mail si fa ancora carico di gran parte della consegna delle lettere e il gruppo arranca nel cercare di rispondere alla forte concorrenza della posta elettronica e di grandi società estere che hanno aperto il proprio servizio di consegne nel Regno Unito, in particolare l’olandese Tnt e Dhl Express, di proprietà del gruppo Deutsche Post.Negli anni, il numero di lettere gestite ogni giorno si riduce di milioni e nel 2012 il servizio perde 750mila sterline al giorno. Problemi che nel 2013 spingono il governo conservatore, quello di David Cameron, a privatizzarla. Ed è lì che, con la parziale quotazione del gruppo, si decide anche lo scorporo della rete degli sportelli. «Un errore che spiega un analista costerà caro. A differenza di Poste Italiane e dei player francesi che hanno diversificato il business, Royal Mail, senza rete, è rimasta un operatore puramente logistico di pacchi e lettere. Troppo poco per superare le evoluzioni di un mercato in grande cambiamento».Non è un caso che il gruppo di Del Fante e Lasco oggi abbia costruito il proprio business sui servizi finanziari, quelli assicurativi e quello dei pagamenti digitali. E che da questi tragga gran parte dei profitti. Sui 12 miliardi di profitti 2023, i ricavi da servizi finanziari ammontano a 5,2 miliardi, trainati da una solida raccolta netta assicurativa che ha conseguito una performance oltre il livello di mercato, come i servizi assicurativi in generale. I pagamenti online hanno fatturato 1,4 miliardi, con una crescita di oltre il 27 per cento. La diversificazione è stata l’arma per sostenere le flessioni della posta (lettere) e gli investimenti necessari nella logistica. Oggi Royal Mail soffre inoltre della concorrenza di Amazon nel Paese dove i due gruppi, nella logistica sono fortemente rivali.L’opposto di quanto accade in Italia dove Amazon e Poste hanno forti accordi commerciali da anni. Per Kretinsky, ad di Eph (il più grande gruppo energetico dell’Europa centrale), proprietario di due squadre di calcio (lo Sparta Praga e il West Ham di Londra), del quotidiano francese Le Monde e di un atollo alle Maldive, l’investimento nelle Royal Mail sarà dunque una grande sfida. Il governo manterrà la golden share e Kretinsky ha promesso di conservare il marchio, la sede centrale e soprattutto la residenza fiscale di Royal Mail nel Regno Unito per i prossimi cinque anni. LEGGI TUTTO

  • in

    Dal cibo ai vini: qui il sapore del territorio è l’eccellenza

    Ascolta ora

    La Lombardia si conferma una protagonista indiscussa della scena agroalimentare italiana, con un altro anno di crescita per i suoi prodotti a Denominazione d’Origine. Grazie a 75 eccellenze certificate tra cibi e vini, la regione ha raggiunto un valore complessivo di 2,6 miliardi di euro, segnando un incremento del 3,3%. Questi risultati, certificati dal Rapporto Ismea-Qualivita 2024, sottolineano il prestigio dei marchi lombardi, apprezzati sia a livello nazionale che internazionale. Il settore lattiero-caseario si conferma il cuore pulsante della DOP economy regionale. Il Grana Padano, con un valore alla produzione di 1,88 miliardi di euro, guida la classifica nazionale delle DOP ed è il prodotto italiano più venduto nel mondo. Nella top ten si trovano anche altre gemme lombarde come il Gorgonzola (430 milioni), il Provolone Valpadana (55 milioni) e il Parmigiano Reggiano, che con 1,6 miliardi, include una quota significativa proveniente dai caseifici della provincia di Mantova, unica a fregiarsi delle due grandi DOP dei formaggi italiani. Complessivamente, la filiera casearia della regione genera un valore di 1,7 miliardi di euro, un primato indiscusso che celebra la tradizione e l’innovazione del territorio. Anche la Bresaola della Valtellina si distingue tra i prodotti lombardi di eccellenza, entrando nella rosa dei primi 15 prodotti italiani per valore con 225 milioni di euro, ulteriore testimonianza della versatilità e della qualità della produzione regionale. L’impatto economico dei prodotti a Denominazione d’Origine non si limita a un solo comparto, ma si distribuisce capillarmente sul territorio lombardo. Brescia si posiziona al vertice con 929 milioni di euro, rappresentando il 36% della produzione regionale certificata. Seguono Mantova con 602 milioni (23%), Cremona con 307 milioni (12%) e Sondrio con 278 milioni (11%). Anche il settore vinicolo lombardo, pur confermandosi stabile rispetto al 2022, porta lustro alla regione con un valore di 496 milioni di euro, spinti da eccellenze come Franciacorta, Valtellina, Oltrepò Pavese e Lugana, che trainano numerose piccole denominazioni di qualità. LEGGI TUTTO

  • in

    Lombardia “dispensa” d’Italia sposa agricoltura e hi-tech

    Ascolta ora

    Nell’immaginario collettivo, la Lombardia viene spesso associata a Milano, la metropoli che incarna il dinamismo e l’avanguardia tecnologica. Eppure, al di là della dimensione urbana, la regione custodisce un patrimonio meno noto ma di enorme valore: l’agricoltura. Celebre per tante eccellenze, la Lombardia si distingue anche come la vera e propria dispensa d’Italia. Lo dicono i numeri: il sistema agricolo lombardo ha superato nel 2023 i 10,5 miliardi di valore, con una produzione cresciuta del 4,9 percento. Il territorio lombardo è la patria del settore zootecnico nazionale, dove si produce quasi metà del latte italiano e si allevano i suini che alimentano le filiere per molti dei salumi più rinomati del Paese, anche quelli prodotti in altre regioni, confermando il suo ruolo strategico lombardo nella filiera alimentare nazionale. La Lombardia vanta una produzione agricola ricca e diversificata: tra i prodotti di punta si annoverano anche il riso, il mais, vini e formaggi di grande pregio, frutta e verdura con alcuni primati poco conosciuti: la Lombardia è, infatti, tra le prime produttrici nazionali di pomodoro.«La nostra agricoltura -sottolinea il presidente Attilio Fontana- è l’espressione di una tradizione consolidata che si fonde con una capacità di innovazione senza precedenti. Le aziende agricole lombarde stanno affrontando con coraggio la sfida della sostenibilità. Una sfida che non riguarda solo l’ambiente, ma coinvolge anche aspetti economici e sociali, essenziali per garantire un futuro al settore». Già, la sostenibilità. Quella che il presidente Fontana declina nella giusta accezione, «in realtà spiega il governatore – è una parola sempre più abusata. Soprattutto se la sostenibilità viene ideologizzata, diventando la scusa per orientare politiche europee che, se non saremo in grado di correggere, avranno effetti devastanti sulla nostra agricoltura».«Quello che molti non capiscono sottolinea l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi è che in Lombardia l’agricoltura è oggi l’avanguardia della sperimentazione, dell’uso di tecnologie innovative e di tutti gli strumenti che permettono di garantire a tutti noi cibo sano, di qualità, al giusto prezzo. Abbiamo l’occasione di dimostrare che la tradizione può evolvere senza essere sacrificata. Proteggere l’agricoltura non significa fermare il progresso, ma orientarlo verso un modello che metta al centro la terra e le comunità».In questa sfida che parte da lontano, la Regione investirà metà delle risorse europee a lei assegnate per il periodo 2023-2027, circa mezzo miliardo di euro, per finanziare l’innovazione. Ma proprio perché non siamo all’anno zero, un giro per campi e aziende lombarde è la miglior prova per fotografare un settore che si evolve e dove l’alleanza tra istituti di ricerca, startup e istituzioni è sempre più forte.Lo si vede in Valtellina, dove i droni vengono utilizzati per effettuare i trattamenti nei vigneti, facilitando il compito dei viticoltori che da sempre operano in condizioni difficilissime e dove le macchine non arrivano. O in Lomellina, dove per la prima volta in Italia Regione e Università di Milano stanno sperimentando le Tecnologie di evoluzione assistita (Tea) che, intervenendo sul genoma della pianta senza essere Ogm, la rendono resistente a un fungo che è capace di dimezzare i raccolti, dandoci un riso più sano e riducendo drasticamente l’uso di sostanze antiparassitarie.La sfida più grande si gioca nelle stalle. I reflui degli allevamenti, oggi il vero problema che mette il settore sotto la lente di ingrandimento ambientalista, sono il vero oro nero della Pianura Padana. Le tecnologie già oggi ci consentono di trasformarli in biogas e biometano e il futuro è produrre idrogeno, cioè energia pulita dagli scarti delle stalle. E quello che rimane da questi processi di trasformazione, chiamato digestato, sarà al centro di una sperimentazione su larga scala per testarne le sue capacità di fertilizzare i campi, anche in questo caso limitando concimi chimici. LEGGI TUTTO

  • in

    Pensioni, cambia la flessibilità in uscita. Le nuove regole per smettere di lavorare a 64 anni

    Ascolta ora

    Importanti novità sul fronte previdenziale arrivano dalla Camera dei Deputati, dove è stato approvato un emendamento della Lega, a prima firma della deputata Tiziana Nisini, riformulato in commissione Bilancio. Il provvedimento introduce un nuovo meccanismo che permette, per la prima volta in Italia, di cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare, aprendo così la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni.Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha espresso grande soddisfazione per il risultato ottenuto, sottolineando come questo intervento rappresenti un passo concreto verso una maggiore flessibilità in uscita: «È stato approvato l’emendamento della Lega, riformulato in commissione Bilancio alla Camera, che premia la flessibilità in uscita. Per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni».Nuovi requisiti per il pensionamento a 64 anniAttualmente, la pensione anticipata a 64 anni con 20 anni di contributi è prevista per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e si trova quindi nel sistema contributivo. Tuttavia, questa possibilità è subordinata al raggiungimento di un assegno pensionistico pari ad almeno tre volte l’assegno sociale, ossia circa 1.600 euro al mese.Grazie all’emendamento approvato, dal 2025 sarà possibile raggiungere questa soglia anche utilizzando la rendita maturata presso un fondo di previdenza integrativa. Tuttavia, saranno necessari requisiti contributivi più stringenti: 25 anni di contributi dal 2025 e 30 anni a partire dal 2030.L’impatto del provvedimento sulle pensioni povereDurigon ha sottolineato l’importanza del provvedimento per contrastare il fenomeno delle pensioni povere, una problematica destinata a crescere a causa della sempre maggiore diffusione del sistema contributivo. «Con questo intervento si affronta concretamente il problema delle pensioni povere, destinate ad aumentare a fronte di un sistema contributivo che sarà più prevalente. Un ringraziamento alla collega Tiziana Nisini per il lavoro portato avanti sul tema e ai ministri Calderone e Giorgetti per il loro supporto», ha dichiarato il sottosegretario.Prospettive futureLa Lega si dichiara convinta che il percorso intrapreso sia quello giusto e punta ad ampliare ulteriormente la platea dei lavoratori interessati nelle prossime manovre finanziarie. «Nella prossima finanziaria cercheremo di ampliare la platea dei lavoratori interessati», ha dichiarato Durigon, confermando l’impegno del governo per una maggiore flessibilità nel sistema pensionistico.Non sono mancate le critiche, in particolare da parte della Cgil, che considera buoni i provvedimenti di flessibilità in uscita solo se non provengono da governi di centrosinistra. La segretaria confederale Lara Ghiglione ha definito l’emendamento un intervento che non risolverebbe i problemi strutturali del sistema previdenziale e che, anzi, consoliderebbe l’applicazione della Legge Fornero, già fortemente criticata. Secondo Ghiglione, il requisito della soglia pensionistica, già difficilmente raggiungibile da molti lavoratori, continuerà a escludere una larga parte delle categorie più deboli.Tuttavia, è curioso notare come misure simili non abbiano mai suscitato altrettanto clamore o indignazione quando proposte dai governi precedenti, che spesso hanno ignorato le richieste di flessibilità o addirittura inasprito le regole di uscita. Oggi, invece, anche soluzioni che aumentano le possibilità di pensionamento anticipato vengono aspramente criticate da chi, in passato, non ha mai alzato la voce su norme restrittive. LEGGI TUTTO

  • in

    Non hai pagato l’Imu? Ecco cosa succede: tutte le soluzioni per mettersi in regola

    Ascolta ora

    Lunedì 16 dicembre è stato l’ultimo giorno disponibile per versare il saldo Imu entro i termini previsti dal regolamento attuale, e come spesso accade i ritardatari non sono pochi: a loro disposizione, comunque, vi sono una serie di soluzioni tra cui poter scegliere per rimettersi in regola ed evitare di incorrere in sanzioni e interessi eccessivamente gravosi.Chiunque si sia venuto a trovare in una situazione del genere, per una dimenticanza o per qualunque altra motivazione, deve mettere in conto che sarà da affrontare anche una maggiorazione. Una volta oltrepassata la scadenza, il cittadino può decidere di provvedere a saldare il proprio debito in modo autonomo mediante ravvedimento operoso per ridurre la portata delle sanzioni e degli interessi applicati, oppure attendere che gli venga inviata la richiesta di pagamento da parte del Comune di residenza: pure in questa circostanza saranno da pagare sanzioni e interessi, ma in qualche caso è possibile ottenere la possibilità di suddividere in rate il totale dovuto.Ovviamente prima ci si mette in regola e meno consistente sarà la maggiorazione da affrontare al momento del pagamento. Ma quali sono le tempistiche e le sanzioni previste? Con un ritardo non superiore ai 90 giorni la sanzione è pari al 12,5%, altrimenti si sale fino al 25%. Grazie al ravvedimento operoso, tali sanzioni possono essere ulteriormente ridotte. Questo lo schema per le violazioni successive al 1°settembre 2024:entro 14 giorni dalla scadenza viene applicata una sanzione dello 0,833% (pari a 1/15 del 12,5%), per ogni giorno di ritardo;tra il 15esimo e il 30esimo giorno dalla scadenza la sanzione è ridotta all’1,25% per cento (pari a un 1/10 del 12,5%);tra il 30esimo e il 90 esimo giorno dalla scadenza la sanzione applicata è ridotta all’1,39% (1/9 del 12,5%);tra il 90esimo giorno ed entro 1 anno dalla scadenza viene applicata una sanzione del 3,125% (pari a 1/8 del 25%);oltre un anno ma prima del secondo dalla scadenza la sanzione è ridotta al 3,572% (1/7 del 25%);oltre i due anni dalla scadenza la sanzione è pari al 4,17% (1/6 del 25%).A ciò si aggiungano, ovviamente, anche gli interessi di mora, calcolati in base ai giorni di ritardo intercorsi tra la data di scadenza del pagamento e quella in cui si salda effettivamente il proprio debito. Per ridurre i danni, quindi, sarebbe consigliabile non andare mai oltre il 90esimo giorno. LEGGI TUTTO

  • in

    Radar, telecamere e AI. Come funziona Navigard, l’occhio elettronico che sostituisce Tutor

    Ascolta ora

    I punti chiave

    Entrato il vigore il nuovo Codice della Strada, ora si passa a modernizzare gli strumento di controllo del traffico. Ed ecco che presto il Tutor, ovvero il sistema di rilevamento della velocità in autostrada, avrà compagnia: entro il 2026, infatti, partirà la rivoluzione Navigard, con nuovo sistema di monitoraggio che promette di affiancare e potenziare le tecnologie già in uso, come il Tutor appunto e Vergilius. Navigard è stato presentato da Movyon e Autostrade per l’Italia, e punta in particolare a rendere più sicuro il traffico pesante e alla prevenzione dei rischi.Che cos’è Navigard e come funziona?Navigard è una piattaforma avanzata che integra diverse tecnologie per monitorare il traffico autostradale. Alla base del sistema ci sono radar, telecamere ad alta definizione, server periferici, antenne DSRC (capaci di leggere i dati dei tachigrafi di nuova generazione) e un sistema centrale dotato di intelligenza artificiale. Questi elementi lavorano insieme per rilevare e analizzare in tempo reale situazioni di pericolo o violazioni, inviando segnalazioni tempestive alle pattuglie della Polizia Stradale.Una delle caratteristiche distintive è la capacità di operare anche in condizioni critiche, come all’interno di gallerie più lunghe di 500 metri, grazie all’uso di sensori e telecamere di ultima generazione. La piattaforma è progettata per rilevare incidenti, ostacoli sulla carreggiata, veicoli contromano e molte altre situazioni potenzialmente pericolose.Quando e come entrerà in funzione?Secondo il cronoprogramma annunciato, Navigard sarà operativo entro il 2026 e pienamente funzionante nel 2027, quando coprirà l’intera rete autostradale italiana. Si tratta di un progetto ambizioso che richiede un’infrastruttura tecnologica capillare e un periodo di implementazione graduale.Il sistema è in grado di monitorare una vasta gamma di infrazioni. Ecco alcuni esempi:Velocità eccessiva: come i sistemi Tutor, Navigard rileva le velocità medie e istantanee dei veicoli.Uso improprio delle corsie: verifica il rispetto delle regole di circolazione, ad esempio il mancato utilizzo della corsia di destra da parte dei mezzi pesanti.Limiti di peso: grazie a sensori ottici e telecamere, controlla che i mezzi pesanti rispettino i limiti di massa consentiti.Trasporto di materiali pericolosi: identifica i veicoli che trasportano merci pericolose e ne monitora il transito in zone vietate, come le gallerie.Dati tachigrafici: attraverso le sue antenne, legge i tachigrafi intelligenti per verificare il rispetto dei tempi di guida e della manutenzione dei veicoli.Pagamento dei pedaggi: intercetta eventuali tentativi di elusione del pagamento dei pedaggi autostradali.Focus sui mezzi pesantiPur essendo progettato per monitorare tutti i tipi di veicoli, Navigard dedica particolare attenzione ai mezzi pesanti, che rappresentano una componente cruciale del traffico autostradale e una potenziale fonte di rischio se non adeguatamente controllati. Grazie alla combinazione di intelligenza artificiale e telecamere ad alta definizione, il sistema può analizzare in modo approfondito: LEGGI TUTTO