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    Occhio a come attraversi la strada. Così rischi 100 euro di multa

    Per quanto continui ad essere radicata la convinzione che i pedoni siano i più tutelati dal Codice della Strada rispetto agli automobilisti e abbiano sempre la precedenza in fase di attraversamento della carreggiata, in realtà ci sono delle sfaccettature di cui è bene essere a conoscenza per comprendere quando si rischia di incappare in una multa e, in caso di incidente, nell’imputazione di responsabilità civili o penali.Attraversare la strada sulle strisce pedonali non è, contrariamente a quanto si possa pensare, una situazione che mette in ogni circostanza il pedone al riparo da sanzioni. Il Cds, infatti, prevede non solo che il passaggio da un lato all’altro della strada debba avvenire utilizzando gli attraversamenti pedonali, ma anche che ciò avvenga evitando comportamenti in grado di creare pericolo o rallentamenti alla circolazione.Come indicato chiaramente dal comma 2 dell’art.190, infatti, chi attraversa la carreggiata deve farlo tramite le strisce, i sottopassaggi o i sovrapassaggi e, qualora questi non siano a disposizione o risultino distanti oltre 100 metri, l’attraversamento deve avvenire “solo in senso perpendicolare, con l’attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri”. Il che significa che il pedone sia sanzionabile qualora effettui il passaggio fuori dalle strisce nel caso in cui queste siano vicine e ben visibili. Se fosse necessario per qualunque motivo attraversare la strada al di fuori dei passaggi pedonali, stante quanto previsto al comma 5 del medesimo articolo, sarà inoltre dovere del pedone quello di dare la precedenza agli automobilisti.Che ci siano, o meno, delle strisce a disposizione, l’atteggiamento di chi attraversa la strada deve sempre essere prudente e assennato, tale da evitare rischi per sé e per gli altri: niente attraversamenti in diagonale, quindi, né soste improvvisate in mezzo alla carreggiata, a meno che non sia rilevabile un’urgenza. Tenendo ciò presente, quindi, è sanzionabile anche chi si lancia improvvisamente in mezzo alla carreggiata, costringendo magari i veicoli a compiere manovre pericolose per evitare l’incidente, così come chi attraversa in modo distratto con gli occhi fissi sul cellulare o le cuffie nelle orecchie: si tratta di comportamenti sanzionabili sulla base di quanto determinato dall’art.190 LEGGI TUTTO

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    Frenata di primavera per il fatturato delle imprese, ma il trimestre resta positivo

    Dopo il forte rimbalzo registrato ad aprile, a maggio il fatturato a prezzi costanti delle imprese italiane mostra segnali di rallentamento. Lo rileva il Centro studi Confindustria (CsC) l’indicatore RTT – Ricavo Totale TeamSystem – costruito sui dati reali, destagionalizzati e deflazionati, delle imprese clienti del gruppo. Il dato mensile evidenzia una correzione generalizzata in tutti i principali settori economici, con un impatto più severo nei servizi e nell’industria, e una dinamica più contenuta nelle costruzioni.Nel dettaglio, l’industria segna una contrazione del -3,2% a maggio, che interrompe due mesi consecutivi di crescita. Nei servizi il calo è ancora più marcato, confermando un andamento altalenante. Le costruzioni, pur in calo del -2,7%, registrano una flessione più moderata, in linea con la minore espansione già vista ad aprile.Nonostante la frenata, la variazione acquisita del RTT per il secondo trimestre 2025 rimane positiva in tutti i settori: +1,1% nell’economia aggregata, con una spinta più marcata nell’industria e nei servizi. Le costruzioni si confermano in crescita, con un trimestre positivo per la quarta volta consecutiva (+0,3%).Dal punto di vista territoriale, il rallentamento si osserva in tutte le macro-aree, con il Nord-Ovest che registra il calo più accentuato. Il Mezzogiorno, invece, mostra una maggiore tenuta. L’andamento del trimestre resta positivo ovunque, tranne che nel Nord-Ovest, dove la variazione acquisita passa in territorio negativo.Anche rispetto alla dimensione d’impresa, il calo è trasversale: le flessioni sono più forti per le grandi imprese, ma colpiscono anche le piccole. Tuttavia, grazie al balzo di aprile, tutte le classi dimensionali mostrano un secondo trimestre in territorio positivo.Parallelamente, l’indagine rapida condotta a giugno tra le grandi imprese industriali associate a Confindustria restituisce un quadro di aspettative sostanzialmente stabili sulla produzione. Il 67,6% degli intervistati prevede un livello invariato rispetto al mese precedente, mentre cala lievemente la quota di ottimisti (21,4%) e cresce quella dei pessimisti (11,0%).Nel secondo trimestre, si osserva un orientamento più cauto rispetto ai primi tre mesi dell’anno. La domanda e gli ordini restano i principali fattori di sostegno alla produzione, con un saldo che migliora sensibilmente (6,1% contro 4,5% a maggio). In miglioramento anche le aspettative sulla disponibilità di manodopera e materiali.Permangono, invece, criticità su altri fronti: peggiorano i giudizi relativi alla disponibilità degli impianti, che tornano in territorio negativo (-0,2% da +3,3%), e si aggrava la percezione dei costi di produzione, con un saldo in calo a -6,2%. Le condizioni finanziarie, già fragili, mostrano un ulteriore lieve peggioramento (-0,7%). LEGGI TUTTO

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    Inflazione in lieve risalita a giugno: le stime preliminari dell’Istat

    A giugno 2025 l’inflazione torna a salire leggermente, attestandosi all’1,7% su base annua, in aumento di un decimo di punto rispetto al mese precedente. È quanto emerge dalle stime preliminari diffuse dall’Istat, che attribuisce l’accelerazione principalmente all’aumento dei prezzi dei beni alimentari, saliti complessivamente del 3,5% (dal +3% di maggio), con un’impennata più marcata per i prodotti non lavorati (+4,2%) rispetto a quelli lavorati (+3%).A pesare sul rincaro dei prezzi è anche il comparto dei servizi, in particolare quelli relativi ai trasporti, i cui costi aumentano del 2,9% su base annua (dal +2,6% precedente). In controtendenza, invece, l’energia: i prezzi dei beni energetici regolamentati rallentano bruscamente la loro corsa (+22,7% dal +29,3%), mentre si amplia la flessione per quelli non regolamentati (-4,6% da -4,3%).Nel dettaglio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic), al netto dei tabacchi, segna un incremento dello 0,2% su base mensile. L’inflazione di fondo – che esclude energetici e alimentari freschi – accelera anch’essa, passando dal +1,9% al +2,1%. Si rafforza anche la crescita dei prezzi dei beni (+1%) e dei servizi (+2,7%).I rincari si fanno sentire in modo particolare sul cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero l’insieme dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che cresce del 3,1% (dal +2,7% di maggio). Ancora più marcata l’accelerazione per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che salgono al +2,1% dal +1,5% del mese precedente.Sul piano congiunturale, l’aumento mensile dell’indice generale è determinato soprattutto dai rialzi dei prezzi nei servizi ricreativi e per la persona (+0,8%) e nei trasporti (+1,1%), solo in parte compensati dalla discesa dei prezzi energetici. LEGGI TUTTO

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    Inflazione in lieve risalita a giugno

    A giugno 2025 l’inflazione torna a salire leggermente, attestandosi all’1,7% su base annua, in aumento di un decimo di punto rispetto al mese precedente. È quanto emerge dalle stime preliminari diffuse dall’Istat, che attribuisce l’accelerazione principalmente all’aumento dei prezzi dei beni alimentari, saliti complessivamente del 3,5% (dal +3% di maggio), con un’impennata più marcata per i prodotti non lavorati (+4,2%) rispetto a quelli lavorati (+3%).A pesare sul rincaro dei prezzi è anche il comparto dei servizi, in particolare quelli relativi ai trasporti, i cui costi aumentano del 2,9% su base annua (dal +2,6% precedente). In controtendenza, invece, l’energia: i prezzi dei beni energetici regolamentati rallentano bruscamente la loro corsa (+22,7% dal +29,3%), mentre si amplia la flessione per quelli non regolamentati (-4,6% da -4,3%).Nel dettaglio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic), al netto dei tabacchi, segna un incremento dello 0,2% su base mensile. L’inflazione di fondo – che esclude energetici e alimentari freschi – accelera anch’essa, passando dal +1,9% al +2,1%. Si rafforza anche la crescita dei prezzi dei beni (+1%) e dei servizi (+2,7%).I rincari si fanno sentire in modo particolare sul cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero l’insieme dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che cresce del 3,1% (dal +2,7% di maggio). Ancora più marcata l’accelerazione per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che salgono al +2,1% dal +1,5% del mese precedente.Sul piano congiunturale, l’aumento mensile dell’indice generale è determinato soprattutto dai rialzi dei prezzi nei servizi ricreativi e per la persona (+0,8%) e nei trasporti (+1,1%), solo in parte compensati dalla discesa dei prezzi energetici. LEGGI TUTTO

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    Stop alle chiamate truffa. Ecco i nuovi filtri: cosa cambia dal 19 agosto

    Ogni squillo può nascondere una truffa: milioni di italiani vivono sotto assedio da chiamate moleste che sfruttano numeri falsi per ingannare e colpire. Lo spoofing ha trasformato il telefono in un terreno di caccia per truffatori senza scrupoli, rendendo quasi impossibile distinguere una chiamata legittima da una frode. Ma ora, dopo anni di attesa, arriva una svolta concreta: nuovi filtri tecnologici promettono di mettere un freno a questo assalto continuo, cambiando finalmente le regole del gioco a favore dei consumatori.Le chiamate molesteLe chiamate moleste da parte di call center, spesso localizzati all’estero, sono da anni una delle piaghe quotidiane più fastidiose – e dannose – per milioni di cittadini italiani. Il fenomeno si è evoluto nel tempo, trasformandosi da semplice disturbo a problema strutturale, con gravi implicazioni anche sul piano economico. Alla base di molte truffe c’è una tecnica chiamata spoofing, che permette agli operatori di mascherare il proprio numero reale simulandone uno italiano, spesso fisso o mobile, per rendere più credibile la telefonata. Un trucco che ha reso sempre più difficile per gli utenti distinguere le chiamate legittime da quelle potenzialmente fraudolente.I filtriOra, però, qualcosa cambia davvero. Dal 19 agosto 2025 entreranno in funzione i primi filtri di rete in grado di bloccare le chiamate internazionali che si presentano con falsi numeri fissi italiani. Il secondo step sarà il 19 novembre, quando il blocco si estenderà anche alle chiamate che simulano numerazioni mobili. Si tratta di un’operazione tecnica senza precedenti per il sistema italiano delle telecomunicazioni, frutto di mesi di lavoro tra l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e gli operatori telefonici. L’effetto atteso non è solo una riduzione sensibile del numero di telefonate ingannevoli, ma anche un beneficio economico concreto. Le chiamate moleste generano ogni anno costi nascosti che gravano su famiglie, professionisti e aziende: tempo sottratto al lavoro o alla vita privata, frodi che si traducono in perdite finanziarie dirette, sfiducia nei confronti dei canali telefonici. Inoltre, il danno si riflette anche sulle imprese serie del settore, penalizzate da un clima di crescente diffidenza da parte degli utenti.Come funzionano i nuovi filtri e cosa devono fare gli utentiI filtri anti-spoofing saranno implementati direttamente a livello di rete dagli operatori telefonici, il che significa che non richiedono alcuna attivazione da parte degli utenti finali: saranno quindi automatici e trasparenti per chi riceve le chiamate. Grazie a sofisticati sistemi di analisi e verifica, la rete sarà in grado di riconoscere quando una chiamata internazionale cerca di camuffarsi con un numero italiano falso e bloccarla prima che arrivi al telefono dell’utente. Questo processo si basa su protocolli tecnologici avanzati che confrontano il numero di origine reale con quello mostrato al destinatario, smascherando così tentativi di spoofing. In caso di chiamate sospette, l’utente semplicemente non riceverà la chiamata o sarà avvisato del potenziale rischio. Tuttavia, per aumentare ulteriormente la protezione, gli utenti sono comunque invitati a mantenere alta la guardia, segnalando eventuali chiamate moleste che dovessero comunque filtrare, così da aiutare gli operatori a migliorare continuamente l’efficacia del sistema.Prudenza al primo postoSe le misure adottate segnano un passo avanti importante, la prudenza individuale resta fondamentale. I cittadini non devono mai comunicare dati sensibili o bancari al telefono, anche quando la chiamata sembra arrivare da un numero apparentemente affidabile. È importante continuare a segnalare i contatti sospetti agli operatori e agli organi di controllo, oltre a valutare l’iscrizione al Registro Pubblico delle Opposizioni, che consente di limitare in parte il numero di telefonate commerciali legittime ma indesiderate. LEGGI TUTTO

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    Lavori urgenti in condominio: come e quando si decide senza assemblea

    Crepe nei muri portanti, pilastri che si sfaldano, solai che scricchiolano. A volte basta una semplice infiltrazione d’acqua non risolta per mettere a rischio l’equilibrio strutturale di un intero stabile. In questi casi, la parola d’ordine è una sola: intervenire. In condominio, però, dove ogni decisione passa al vaglio dell’assemblea, c’è un principio che fa eccezione alla regola, e cioè che la sicurezza viene prima di tutto.Quando i lavori sono davvero urgentiUn intervento viene considerato urgente quando la stabilità del fabbricato è compromessa al punto da costituire un pericolo immediato per la sicurezza delle persone, o da minacciare la conservazione dell’edificio stesso.Pensiamo a un solaio che presenta cedimenti, a una trave lesionata, a un pilastro con l’armatura scoperta o deteriorata, oppure a muri portanti che iniziano a mostrare lesioni profonde: sono tutti segnali che qualcosa, nella struttura, non va più ignorato. In queste situazioni, non c’è tempo da perdere e l’intervento deve essere tempestivo.Cosa dice la legge: il ruolo dell’amministratoreIl Codice Civile (articolo 1130) prevede che l’amministratore condominiale debba compiere gli atti conservativi relativi alle parti comuni dell’edificio. Ma va anche oltre: l’articolo 1135 specifica che l’amministratore può (e deve) disporre lavori di manutenzione straordinaria anche senza il preventivo assenso dell’assemblea, se questi rivestono carattere d’urgenza.In pratica, l’amministratore ha non solo la facoltà, ma anche la responsabilità di intervenire per mettere in sicurezza il condominio. Naturalmente, dovrà poi riferire nella prima assemblea utile l’intervento effettuato, documentandolo nei costi e nelle motivazioni tecniche.L’importanza della perizia tecnicaA certificare il carattere urgente dei lavori è, di norma, un tecnico abilitato, ingegnere o architetto, che, dopo un sopralluogo, può redigere una relazione dettagliata sullo stato delle strutture.La sua perizia è fondamentale, non solo per motivare l’intervento, ma anche per tutelare l’amministratore e i condòmini da eventuali responsabilità civili e penali. In alcuni casi, può essere coinvolta anche l’autorità pubblica, come il Comune o i Vigili del Fuoco, soprattutto se il rischio riguarda anche l’esterno dell’edificio o la pubblica incolumità.Lavori urgenti e lavori importanti (ma non urgenti)È importante distinguere tra ciò che è urgente e ciò che è necessario, ma non improrogabile. Alcuni interventi, come il consolidamento preventivo di una parete o la sistemazione di crepe non strutturali, sono certamente importanti, ma non urgenti.In questi casi, l’amministratore non può agire da solo: è necessaria una delibera assembleare, con le maggioranze previste dalla legge (in genere, la metà più uno dei partecipanti e dei millesimi, come da art. 1136 del Codice Civile). Solo in presenza di un pericolo concreto e immediato può essere saltato questo passaggio.Chi paga e come si ripartiscono le speseLe spese per il ripristino della staticità riguardano le parti comuni dell’edificio (come fondazioni, muri maestri, pilastri e travi) e, salvo accordi diversi, si dividono tra tutti i condòmini in proporzione ai millesimi di proprietà (art. 1123 del Codice).Questo significa che anche chi non abita stabilmente nel palazzo, o possiede un’unità sfitta, deve comunque partecipare. La sicurezza strutturale, infatti, è un bene collettivo e indivisibile e, come tale, interessa ogni proprietario, indipendentemente dall’uso che fa dell’immobile.Se l’amministratore non intervienePuò accadere che l’amministratore, pur in presenza di segnali evidenti di degrado strutturale, non intervenga per superficialità, timore di esporsi o per pressioni di alcuni condòmini. In questo caso, il singolo condòmino ha diritto di rivolgersi direttamente a un tecnico per ottenere una perizia e, in caso di rischio, anche alle autorità competenti. LEGGI TUTTO

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    Un condomino è moroso? Cosa può fare l’amministratore

    Nella gestione di un condominio, la contabilità è una delle competenze più importanti dell’amministratore che deve tenere in ordine i conti del palazzo anche verificando che tutti i condomini siano “a posto” con i pagamenti.Può accadere, però, che qualcuno dei residenti sia in ritardo con i pagamenti o abbia deciso, per ragioni varie, di non provvedere al saldo delle rate ordinarie e straordinarie inviate dall’amministratore.Nei casi un cui c’è una morosità come deve comportarsi l’amministratore?Entriamo più nel dettaglio.Quando si diventa morosiCome prevede l’art. 1123 del codice civile “Le spese necessarie per la conservazione e per il godimento delle parti comuni dell’edificio, per la prestazione dei servizi nell’interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza sono sostenute dai condomini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzione. Se si tratta di cose destinate a servire i condomini in misura diversa, le spese sono ripartite in proporzione dell’uso che ciascuno può farne”.Di conseguenza, tutti i condomini devono concorrere proporzionalmente ai millesimi della propria abitazione, al mantenimento dell’immobile pagando le spese ordinarie stabilite dall’amministratore.Laddove un condomino, però, non paghi gli importi dovuti per la gestione ordinaria o per i lavori straordinari entro i termini stabiliti dal regolamento condominiale o dall’assemblea, diventa moroso, indipendentemente da eventuali solleciti o diffide inviati dall’amministratore.Come deve comportarsi l’amministratoreL’amministratore è tenuto, laddove insorga una morosità, ad agire tempestivamente sollecitando il pagamento delle quote dovute.Qualora il condomino non dovesse mettersi in regola, entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio l’amministratore può richiedere un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo che permetta il recupero delle somme dovute e per procedere non è necessario ottenere l’autorizzazione dell’assemblea.Questa funzione è necessaria da parte dell’amministratore in quanto (in caso di lavori straordinari, ad esempio) in caso di morosità di un condomino, il creditore, fornitore di prodotti o servizi, può rivalersi sugli altri condomini in forza dell’obbligazione solidale che li vincola.In realtà, in un primo momento I creditori non possono agire nei confronti dei condomini in regola con i pagamenti, se non dopo aver esperito ogni azione nei confronti dei condomini morosi.Passati i sei mesi l’amministratore può impedire la fruizione degli eventuali servizi legati alle parti comuni (ad esempio la lavanderia condominiale laddove ci fosse) mentre per i servizi essenziali come l’acqua può solo limitarne l’utilizzo. LEGGI TUTTO

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    Banche, un trimestre con la mina dazi

    La settimana inizia con i riflettori puntati sulle banche centrali: oggi prenderà il via il consueto Forum organizzato dalla Bce a Sintra, in Portogallo, e c’è attesa per l’intervento della presidente Christine Lagarde ma soprattutto del numero uno della Fed, Jerome Powell, protagonista di un acceso braccio di ferro con il presidente Usa Donald Trump. Sul fronte macroeconomico, uno dei dati che sarà maggiormente sotto osservazione è quello relativo al mercato del lavoro statunitense che sarà pubblicato giovedì, in anticipo di un giorno, in quanto venerdì 4 luglio il mercato Usa sarà chiuso per il Giorno dell’Indipendenza.Nel frattempo, il taglio dei tassi, le tensioni geopolitiche e i dazi americani sono le principali incognite per le banche europee che si preparano a chiudere il primo semestre dell’anno e a comunicare i risultati. L’insieme di questi fattori negativi, secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, potrebbe portare a “un’inversione di tendenza nel ciclo positivo degli utili degli istituti di credito”, mettendo in discussione l’avanzata dell’indice azionario stoxx 600 bank che, dalla fine del 2022, ha registrato una impennata del 135%, ai massimi di 17 anni. Un sostegno all’andamento azionario delle banche arriva dalla solidità patrimoniale, con un coefficiente Cet1 medio superiore al 14%, la propensione al riacquisto di azioni proprie e una serie di operazioni di fusione e acquisizione in corso in diversi Paesi europei. Con la riduzione dei tassi da parte delle banche centrali, gli istituti di credito hanno accelerato sui ricavi da trading e da commissioni. I depositi dei clienti delle banche europee, che superano i 13mila miliardi di euro, potrebbero essere un “catalizzatore per la crescita dei volumi nei prossimi anni” con una accelerazione nella concessione di prestiti e mutui e puntando sul wealth management.In Italia, nel primo trimestre di quest’anno, la corsa delle commissioni ha fornito una spinta molto forte ai bilanci dei primi cinque gruppi bancari. Il calo degli interessi netti (-5,5%), conseguenza della discesa dei tassi Bce, è stato più che bilanciato, infatti, dalla crescita delle commissioni nette (+7,6%), che ammontano quasi al 40% del margine primario. Il risultato è stato un aumento del 12,2% degli utili netti rispetto ai livelli già elevati dello stesso periodo del 2024. A spingere le commissioni è stato l’incremento delle masse di risparmio gestito, cresciute di oltre il 10% in due anni. In questo contesto, le banche europee affrontano il tema della remunerazione degli azionisti. I 26 principali istituti di credito dell’Ue sono pronte a riacquistare 46 miliardi di euro di azioni proprie quest’anno e 48 miliardi nel 2026. Sul fronte dei dividendi, invece, le banche europee che dovrebbero distribuire in media tra il 50-70% degli utili fino al 2027. LEGGI TUTTO