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    Pausa caffè sempre più cara: ecco quanto è aumentata dal 2021

    L’espresso italiano, una tradizione amata in tutto il mondo, sta diventando sempre più costoso per i consumatori. Il costo medio di un caffè al bar è aumentato significativamente negli ultimi due anni, portando a una spesa annuale totale di circa 720 milioni di euro in più rispetto al 2021. La recente indagine condotta da Assoutenti descrive uno scenario critico per il portafoglio degli amanti della pausa caffè.I costiNel 2021, il giro d’affari per l’espresso al bar in Italia era di 6,24 miliardi di euro. Tuttavia, nel 2023, questo numero è cresciuto fino a quasi 7 miliardi di euro. Questo aumento è sorprendente, soprattutto considerando che le stime indicano che circa 6 miliardi di caffè vengono serviti ogni anno nei circa 150mila bar presenti su tutto il territorio italiano.L’analisiAssoutenti ha analizzato il prezzo della classica tazzina di espresso consumata al bar e ha identificato le città in cui i prezzi sono più elevati. Secondo l’associazione, il caffè consumato al bar costa mediamente l’11,5% in più rispetto a due anni fa. L’espresso è passato da una media nazionale di 1,04 euro nel 2021 agli attuali 1,16 euro.Le cittàNonostante gli incrementi, ci sono ancora alcune città in cui è possibile gustare un espresso a prezzi inferiori a 1 euro a tazzina. Queste includono Catanzaro, Reggio Calabria e Messina. D’altra parte sono 22 le province che registrano listini che superano quota 1,20 euro per una singola tazzina di caffè. Tra le città con il caffè più costoso, Bolzano guida la classifica con una media di 1,34 euro a tazzina, seguita da Trento (1,31 euro), Belluno (1,28 euro), Padova (1,27 euro), Udine (1,26 euro) e Trieste (1,25 euro). Mentre Messina è la città più economica per un espresso, con un prezzo di soli 0,95 euro, seguita da Catanzaro e Reggio Calabria con 0,99 euro.La cultura della pausa caffèQuesto aumento dei prezzi potrebbe rappresentare una sfida per gli amanti del caffè in Italia, ma rimane da vedere se influenzerà significativamente le loro abitudini di consumo. Tuttavia, una cosa è certa: il caffè rimane una parte essenziale della cultura italiana, e molti sono disposti a investire un po’ di più per continuare a godersi questa tradizione senza tempo. LEGGI TUTTO

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    Telemarketing aggressivo, come difendersi e tutte le novità

    Stop al telemarketing. Sono tantissime le persone che ogni giorno ricevono comunicazioni invasive tramite telefonate da parte dei call center. Per far fronte alla questione diverse associazioni e operatori telefonici hanno siglato il codice di condotta di Agcom, l’Autorità garante comunicazioni, approvato lo scorso luglio. L’obiettivo è quello di mettere fine alle chiamate di telemarketing. Il codice diventerà ufficialmente operativo a partire da febbraio 2024. Ecco tutte le novità.L’accordoColoro che hanno aderito al patto si impegnano a non firmare contratti con determinati call center che violano le regole delle comunicazioni elettroniche, come effettuare chiamate con numeri falsi, non richiamabili o anonimi. È fondamentale collaborare solo con centri di chiamate registrati nel Registro degli operatori di comunicazione. Il Roc ha la finalità di garantire la trasparenza e la pubblicità degli assetti proprietari, consentire l’applicazione delle norme concernenti la disciplina anti-concentrazione, la tutela del pluralismo informativo, il rispetto dei limiti previsti per le partecipazioni di società estere.I controlliChi aderisce all’accordo si impegna a svolgere controlli iniziali sulla fiducia dei loro partner commerciali, a utilizzare strumenti di verifica per garantire l’uso corretto delle liste telefoniche, a stabilire misure organizzative per gli operatori, a introdurre penali contrattuali per i call center che non rispettano la legge. Inoltre le parti del contratto adotteranno misure per rendere trasparenti e riconoscibili i call center e stabiliranno delle regole specifiche in merito all’uso di subappalti da parte dei partner commerciali e sulla gestione dei subappalti all’estero.Chi ha aderitoTim, Wind Tre, Iliad, Fastweb, Sky e Vodafone, insieme ai principali call center, hanno aderito all’accordo. Anche l’Associazione Italiana Internet Provider (Aiip) tra i provider internet minori è pronta a fornire il proprio consenso. L’obiettivo principale è sempre garantire il massimo rispetto e la trasparenza verso gli utenti. L’iniziativa riguarda solo operatori telefonici e televisivi e si applica solo alle loro offerte.La normaIl codice di condotta emanato dal Garante della Privacy riguarderà tutte le offerte di telemarketing e verrà controllato da un organismo di vigilanza appositamente creato. L’approvazione formale di questo organismo è in attesa di un ulteriore via libera da parte del Garante.Come difendersiCi sono alcuni accorgimenti specifici che il singolo cittadino può adottare per difendersi dal telemarketing aggressivo. Tra questi utilizzare le impostazioni del proprio telefono per bloccare le chiamate provenienti da numeri sconosciuti o indesiderati. Inoltre è possibile rifiutare l’offerta e richiedere che il proprio numero venga rimosso dalla lista di contatti del call center oppure servirsi di un’app di blocco delle chiamate per filtrare le telefonate indesiderate. LEGGI TUTTO

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    Certificato medico sportivo non agonistico: quando serve, chi lo rilascia e quanto costa

    Se il rilascio del certificato medico per lo svolgimento di attività sportive considerate agonistiche è sempre obbligatorio, non vale altrettanto per quelle non agonistiche. Ma per quali tipi di sport è richiesto il certificato medico non agonistico? A chi bisogna rivolgersi, e con quali costi? Cerchiamo di capirlo insieme.A cosa serve e chi lo rilasciaLa certificazione medica in ambito sportivo, anche a livello non agonistico, è regolamentata dal Decreto Legge n. 158 del 13 settembre 2012 (il cosiddetto Decreto Balduzzi), nonché dal successivo Decreto Ministeriale del 24 aprile 2013.Il certificato medico per attività sportiva non agonistica è obbligatorio per le persone di età superiore ai 6 anni, per gli alunni che svolgono attività fisico-sportive parascolastiche, organizzate cioè dalle scuole al di fuori dall’orario di lezione, e per coloro che fanno sport presso società affiliate alle Federazioni sportive nazionali e al Coni (purché non siano considerati atleti agonisti). Sono autorizzati a rilasciare questo tipo di certificato, per i propri assistiti, il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta, il medico specialista in medicina dello sport, o ancora i medici della Federazione medico sportiva italiana del Comitato olimpico nazionale italiano.Per quali attività è obbligatorioL’obbligo del certificato medico dipende dalla tipologia di attività fisico-sportiva che si intende intraprendere. Ci sono infatti differenze tra chi si reca in una struttura per praticare attività non agonistica, ma “guidata”, e chi invece vi pratica un’attività ludico-motoria, finalizzata semplicemente al raggiungimento e al mantenimento del proprio benessere psico-fisico.Teoricamente, il certificato medico sportivo non è richiesto per chi voglia iscriversi in palestra o in piscina, praticare un’attività individuale o collettiva, e non sia tesserato a Federazioni sportive nazionali, o a enti di promozione sportiva riconosciute dal Coni. Tuttavia, la palestra o il centro sportivo, può comunque chiedere di presentarlo a fini assicurativi, nell’eventualità di infortuni anche per attività ludico-motorie.Esiste invece un obbligo vero e proprio a presentare un certificato sportivo non agonistico per quanti vogliano: praticare uno sport (a livello non agonistico) presso un ente/organizzazione Coni o da esso riconosciuto, come Csi, Pgs, Uisp, Cusi; presso società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali come Figc, Fin, Fit, Fipav; praticare discipline associate Fasi come l’arrampicata sportiva, o presso gli organi scolastici nell’ambito delle attività parascolastiche.Validità del certificato e altre prescrizioni, costoIl controllo si effettua con cadenza annuale e il certificato vale un anno a decorrere dalla data di rilascio. Per ottenere il certificato è necessaria una visita presso un medico, appunto, che consta di anamnesi, esame obiettivo con misurazione della pressione, elettrocardiogramma a riposo.Per gli ultrasessantenni, maggiormente soggetti a rischio cardiovascolare, è necessario un elettrocardiogramma basale, debitamente refertato annualmente; lo stesso tipo di esame è richiesto per chi, a prescindere dall’età, presenti patologie croniche conclamate che comportano un aumento del rischio cardiovascolare.Qualora lo ritenga necessario, il medico può prescrivere altri esami, come una prova da sforzo massimale, o altri accertamenti mirati, così come decidere di avvalersi della consulenza del medico specialista in medicina dello sport o, secondo il giudizio clinico, dello specialista di branca.Il medico certificatore conserverà poi copia dei referti di tutte le indagini diagnostiche eseguite, nonché della documentazione in conformità alle disposizioni vigenti e comunque per la validità del certificato. Per quanto riguarda i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, l’obbligo di conservazione dei documenti può essere assolto anche dalla registrazione dei referti nella scheda sanitaria individuale informatizzata, quando questa risulti attivata.Stando a quanto disposto nel 2018 da un decreto del Ministero della Salute di concerto col Ministero dello Sport, relativo allo sport praticato in età prescolare, per l’attività sportiva svolta dai bimbi da 0 a 6 anni, non c’è l’obbligo di presentare il certificato medico ad eccezione dei casi segnalati dal pediatra.I certificati per l’attività non agonistica sono a pagamento (costo 40 euro) se rilasciati dai medici sportivi, sono invece gratuiti se rilasciati dai medici di famiglia o dai pediatri di libera scelta convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale, ma solo nei casi di attività sportive parascolastiche, su richiesta del Dirigente Scolastico. La gratuità riguarda la visita e la certificazione, mentre l’eventuale esame strumentale (elettrocardiogramma), è a carico del richiedente.Attività “esonerate”Come detto, il certificato medico sportivo non agonistico è ritenuto obbligatorio per chi si iscriva ad una palestra o ad una piscina affiliata alla rispettiva Federazione sportiva o a un Ente di promozione sportiva. Spetterà ai centri sportivi stessi far compilare e firmare un apposito modulo, nel quale venga specificato che per potersi iscrivere è necessario il certificato, oltre a federazione sportiva ed ente cui si risulterà poi iscritti. Per quanti invece si rechino in palestra o in piscina una volta ogni tanto, il certificato medico sportivo non è necessario.L’obbligo di presentare il certificato medico, anche se appartenenti a delle Federazioni o ad Enti regolarmente iscritti al Coni, non sussiste neanche per quegli sport che richiedono un impegno fisico ridotto, come ad esempio le discipline di tiro (tiro con l’arco, al volo, etc.), il golf o la pesca sportiva di superficie. LEGGI TUTTO

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    Arriva il superbonus 90%: ecco cosa prevede e chi ne ha diritto

    È in arrivo un contributo riservato ai proprietari (o titolari di altro diritto di godimento) con reddito non superiore a 15mila euro. Si tratta dell’erogazione di un assegno sugli sugli interventi edilizi che possono essere detratti al 90%. Le spese in questione devono essere state sostenute dall’1 gennaio al 31 ottobre 2023 e devono riguardare immobili adibiti a prima casa e parti comuni condominiali. Ecco tutte le informazioni sul contributo in questione.Come richiederloSarà possibile inviare la domanda per richiedere la misura dal 2 al 31 ottobre. La richiesta potrà essere inoltrata attraverso una procedura online. L’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate è a disposizione per svolgere la procedura da parte del richiedente o tramite un intermediario abilitati a consultare il Cassetto fiscale.I beneficiariQuesta agevolazione sarà concessa alle persone fisiche che nel corso del 2022 hanno avuto un reddito calcolato secondo le regole introdotte dal Decreto aiuti-quater, e questo reddito non deve superare i 15mila euro. Questo beneficio sarà destinato a coloro che possiedono legalmente (o hanno un diritto di godimento) sull’immobile su cui sono stati effettuati lavori edilizi che danno diritto a una detrazione fiscale del 90%. Inoltre, l’immobile in questione deve essere la residenza principale del richiedente. La possibilità di ottenere questo beneficio si estende anche agli eredi che mantengono il controllo diretto dell’immobile, in relazione ai lavori sostenuti dal defunto.Il moduloIl modulo di richiesta, pubblicato sabato 23 settembre, specifica che il richiedente deve confermare di soddisfare i requisiti per ottenere il contributo. Le informazioni richieste riguardano codice fiscale (o quello del defunto nel caso di eredi) e l’IBAN del proprio conto bancario. Dopo aver presentato la domanda, si riceverà l’accettazione della domanda, seguita dalla comunicazione dell’esito della richiesta.Il contributoIl contributo verrà calcolato in base alla spesa sostenuta dal richiedente, fino a un massimo di 96mila euro. Il valore della cifra richiesta sarà quindi il 10% della spesa agevolabile, fino a un massimo di 9.600 euro. La quantità del bonus concesso dipenderà dal numero totale di domande presentate, e le risorse finanziarie disponibili, pari a 20 milioni di euro (come stabilito nell’articolo 9, comma 3, del Decreto Legge 176/2022), saranno distribuite in base al rapporto percentuale tra l’ammontare totale delle risorse disponibili e l’ammontare totale dei contributi richiesti. La percentuale di distribuzione sarà comunicata successivamente dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate entro il 30 novembre 2023. LEGGI TUTTO

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    Stellantis, colpo di freno all’elettrico

    In Stellantis si pensa a un nuovo modello con l’ossessione dell’elettrico, per poi essere costretti a virare decisamente anche sull’opzione con motorizzazione ibrida (l’unità endotermica lavora in sinergia con una elettrica). È la legge del mercato che lo impone, soprattutto di quello italiano dove l’auto elettrica continua a non convincere, nonostante i congrui incentivi ancora a disposizione.Ecco allora Fiat annunciare in luglio la riedizione di un’icona, la 600, nella sola versione elettrica, quindi – in questi giorni – aggiungere, per ora solo in Italia, anche quella ibrida, disponibile nel 2024 a meno di 20mila euro rispetto ai 29.950 (prezzo con ecobonus) dell’offerta più «economica» a batteria.Del resto la doppia motorizzazione è quella che va per la maggiore (24% di quota mercato in Europa, alle spalle delle auto a sola benzina: 32,7%), in quanto assicura una considerevole riduzione delle emissioni, toglie al guidatore qualsiasi «ansia da ricarica», costa molto meno e mantiene viva l’industria europea automotive.La stessa Avenger, la «baby Jeep» partita quest’anno subito elettrica e a benzina (quest’ultima opzione inizialmente riservata a Italia, Spagna e Polonia, ma ora anche nelle concessionarie tedesche, francesi e britanniche) sarà anche ibrida. Stellantis, in proposito, sta adottando una strategia basata sulla flessibilità, consapevole che lo scenario europeo, fino a poco tempo forzatamente indirizzato alla produzione e vendita unicamente di veicoli elettrici dal 2035, sta mutando. Ecco perché, a esempio, la piattaforma sulla quale nascono Fiat 600, Jeep Avenger, Peugeot 2008 e Ds4, è in grado di dar vita sia a vetture 100% elettriche sia a vetture endotermiche.Il 2024, con il rinnovo dell’Europarlamento, sarà l’anno decisivo per questa «contro svolta» che vede una sempre maggiore apertura verso la neutralità tecnologica, cioè a tutte le motorizzazioni decarbonizzanti, tra cui i carburanti sintetici e soprattutto i bio-carburanti, ambito che vede l’Italia, con Eni, già pronta e forte dell’Alleanza globale siglata dal premier Giorgia Meloni al recente G-20.Il Regno Unito, intanto, slegato dall’Unione europea, ha già preso una decisione. Lo stop alla vendita di vetture a benzina e Diesel, a favore del «tutto elettrico», è stato posticipato di 5 anni: dal 2030 al 2035. Rinviato anche l’obbligo oneroso per i cittadini di sostituire le caldaie a gas. Il premier Rishi Sunak intende raggiungere il target delle emissioni zero nel 2050, «ma in modo più realistico». E sul tipo di mobilità da adottare, ha aggiunto che «la decisione spetterà ai cittadini e non può essere imposta dal governo» in quanto «non si possono chiedere ai cittadini tanti cambiamenti senza prima un dibattito nazionale in cui vengano adeguatamente informati». In Europa, al contrario, Bruxelles non ha avviato alcuna consultazione nei singoli Paesi e il promotore del «tutto elettrico», il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, visto il cambiamento del clima, in questo caso politico, ha deciso di togliere anzitempo il disturbo per candidarsi alla guida del governo olandese.Un recente report di PwC Strategies ha sondato l’atteggiamento degli italiani verso l’auto elettrica, rilevando come «nel complesso i proprietari di vetture elettriche sono soddisfatti dell’esperienza in fase di utilizzo, ma il 26% degli interpellati tornerebbe a una motorizzazione tradizionale a causa dell’elevato tempo di ricarica e delle performance della batteria alle basse temperature ambientali». LEGGI TUTTO

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    Monopattino e bici elettrica: quanto costa assicurarli e come orientarsi nella scelta

    Bici e monopattini elettrici sono sempre più protagonisti della mobilità urbana, diventando per molti il mezzo preferito per spostarsi in città. La loro crescente diffusione ha sollevato però anche questioni di sicurezza, come dimostrano i dati sugli incidenti stradali, che vedono in particolare quelli legati ai monopattini in aumento. Se, in Francia, Parigi ha deciso lo stop di quelli in affitto, da noi si cerca di puntare su una maggiore attenzione alla sicurezza e alla tutela.Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato, in via preliminare, lo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sulle assicurazioni RC Auto, rendendo l’assicurazione per la responsabilità civile obbligatoria anche per i veicoli elettrici leggeri come monopattini e biciclette con alimentatore. Il decreto dovrà essere approvato anche dalle Camere e dalle rispettive Commissioni trasporti, ma il termine entro cui la direttiva UE dovrà essere recepita è il prossimo 23 dicembre. Tra i punti cardine del decreto, l’introduzione di alcune modifiche al Codice della Strada e la ridefinizione dei casi di obbligatorietà della copertura RC. Vediamo allora come orientarsi, e quali i possibili costi delle nuove polizze.Cosa dice la direttiva europeaLa direttiva UE 2021/2118 in via di recepimento ha come obiettivo quello di potenziare i diritti delle persone lese, condividere livelli minimi di copertura in tutti i paesi dell’Unione e garantire il riconoscimento dell’attestato di rischio, anche oltre i propri confini nazionali. Prevista, tra novità e integrazioni, anche l’introduzione di una normativa per regolare la circolazione di monopattini e bici elettriche, che dovranno essere provvisti, appunto, di assicurazione per la responsabilità civile.Monopattini, bici elettriche e RC obbligatoriaDal momento che per i monopattini in sharing è già attivo, il nuovo obbligo di assicurazione si applicherà solo per i mezzi detenuti dai privati cittadini. Si calcola che siano almeno 500.000 i monopattini “privati” in circolazione attualmente nel nostro Paese. Non esistono invece dati precisi sul numero effettivo di biciclette in circolazione, alcune stime ritengono però che ne siano presenti dai 15 ai 20 milioni, all’incirca una ogni 3-4 abitanti, con un sensibile aumento di quelle elettriche o a pedalata assistita.L’applicazione del decreto prevede che l’obbligo della RC sia indipendente dal luogo su cui i veicoli saranno impiegati, dal fatto che questi siano fermi, in movimento oppure stiano circolando in zone soggette a restrizioni, come gli aeroporti. Prevista inoltre la possibilità di sospendere l’assicurazione (anche più volte, ma per non più di nove mesi in un anno) in caso di utilizzo stagionale, oppure di mezzi ritirati dalla circolazione, che siano sequestrati, confiscati, o destinati alla rottamazione. Anche per i monopattini e le bici elettriche, come già avviene per i veicoli, il premio assicurativo sarà variabile in funzione dei rischi oggetto di polizza, che possono spaziare dalla sola responsabilità civile verso terzi, alle coperture per furto, infortunio conducente e cure mediche.Le opzioni per la RCL’introduzione di un’assicurazione obbligatoria per i monopattini e bici elettriche garantisce una copertura agli utenti coinvolti in incidenti stradali, ma allo stesso tempo si occupa di incentivare una maggiore responsabilità tra gli utenti della strada. I costi non sono particolarmente elevati e in molti casi forniscono anche la copertura delle spese legali per eventuali cause legate ai sinistri.In particolare, per la copertura assicurativa dei danni causati a terzi durante l’uso di un monopattino o di una bici elettrica, è possibile sottoscrivere un’assicurazione specifica per i mezzi di mobilità urbana, o attivare un’assicurazione RC capofamiglia.Nel caso di una polizza dedicata, per una copertura individuale studiata sull’uso esclusivo del mezzo, i prezzi partono da 50 euro l’anno, mentre per una polizza a copertura ampliata delle persone abilitate a guidare il veicolo, i costi sono di circa 80 euro annuali.Nel campo dei prodotti assicurativi che tutelano il contraente e i suoi familiari dai rischi quotidiani, la polizza RC capofamiglia può comprendere anche i casi di uso dei monopattini. Questo tipo di copertura assicurativa è sicuramente più dispendiosa rispetto a quella pensata ad hoc. Per chi ne avesse già una attiva, i prezzi per ampliare le possibilità di intervento anche a monopattini e bici elettriche partono da poco meno di 60 euro l’anno per una copertura base.In ogni caso, le maggiori compagnie assicurative si stanno organizzando per proporre prodotti specifici, o integrazioni a tipologie di polizza già esistenti, per venire incontro alle nuove esigenze di chi intende utilizzare questi mezzi per i propri spostamenti.Per far fronte alle preoccupazioni relative ai costi, il decreto prevede inoltre un aggiornamento dello strumento di preventivazione consultabile sui siti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di Ivass, dove sarà possibile confrontare costi e condizioni di polizza garantiti dalle varie compagnie.Quali copertureIn termini generali, l’assicurazione RC per monopattino elettrico copre i danni causati dal conducente del monopattino elettrico a terzi, compresi quelli alla proprietà e alla persona. Questo vuol dire che, se durante la guida del monopattino elettrico si causa un incidente involontariamente, danneggiando proprietà o persone, l’assicurazione RC coprirà i costi di riparazione o di assistenza medica necessari.Attenzione: è importante tenere presente che esistono alcune limitazioni alla copertura dell’assicurazione RC per monopattino elettrico: se si causano danni intenzionalmente, o in stato di ubriachezza, ad esempio, l’assicurazione potrebbe non coprire i costi relativi.Criteri per la sceltaSi tenga presente che la sigla RC, che sta per Responsabilità Civile, fa riferimento ad un’assicurazione di base che copre i soli danni causati ad altri utenti della strada. È importante notare che l’assicurazione RC monopattino elettrico non copre i danni causati al conducente del mezzo, e che il suo costo può variare notevolmente a seconda di diversi fattori, come età di chi guida, potenza del mezzo e luogo in cui si utilizza il monopattino elettrico.Come detto, ci sono diverse opzioni disponibili per personalizzare l’assicurazione RC monopattino elettrico e adattarla alle proprie specifiche esigenze. Si può scegliere, ad esempio, di aggiungere una copertura per i danni personali subiti dal conducente, o contro il furto del mezzo.La scelta giusta per questo tipo di assicurazione dipende dunque dalle esigenze specifiche del conducente. È importante a questo proposito considerare il tipo di utilizzo che si farà del mezzo, la frequenza e il luogo in cui lo si utilizzerà: se si usa il monopattino elettrico per andare al lavoro tutti i giorni, potrebbe essere necessario scegliere un’assicurazione che offra una copertura più ampia, mentre se viene impiegato solo occasionalmente, per brevi tragitti, potrebbe essere sufficiente una copertura di base. LEGGI TUTTO

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    Affitti brevi, c’è il decreto legge: ecco cosa cambia

    Il governo accelera sull’approvazione del testo che regolamenterà una materia ormai spinosa, quella che riguarda gli affitti brevi. In un primo momento era previsto un disegno di legge ma adesso si passerà attraverso un decreto legge, un atto normativo tramite il quale si provvede in maniera urgente a disciplinare un certo argomento. La conferma è arrivata anche dal deputato di Fratelli d’Italia, Gianluca Caramanna, il quale ha affermato che “il testo sarà pronto a giorni”.Quali saranno le novitàSecondo le indiscrezioni che circolavano già a fine maggio, il nuovo contratto prevede la permanenza di almeno due notti (non sarà più possibile un solo pernottamento) con l’eccezione per le famiglie che abbiano almeno tre figli. “Il contratto di locazione per finalità turistiche avente ad oggetto uno o più immobili ad uso abitativo, nei comuni capoluoghi delle città metropolitane non può avere una durata inferiore a due notti consecutive, fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare con almeno tre figli”, si legge sulla bozza.Limitazioni riguarderanno anche il proprietario in maniera diretta: non potrà affittare più di due appartamenti perché sopra questa soglia viene considerata “attività economica” e a quel punto sarà indispensabile aprire una partita Iva. E poi, un’altra novità importante sarà rappresentata dal Cin (Codice identificativo nazionale) che dovrà essere ben segnalato pena multe molto salate (fino a ottomila euro). Infine, gli immobili a uso turistico dovranno possedere le dotazioni di sicurezza contro gli incendi e il monossido.Il dibattito tra le associazioni di categoria”Esprimiamo apprezzamento per un governo che finalmente ha deciso di mettere le mani a una materia spinosa e che ci vedeva come la Ceneretola del mondo, l’unico Paese che non aveva legiferato sugli affitti brevi – ha dichiarato all’Ansa il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca – ma mi viene francamente da ridere quando dicono che questo è un decreto fatto a posta per le esigenze degli albergatori”. Secondo Bocca si dovrebbe seguire l’esempio americano altrimenti si rischia un business continuo, per tutto l’anno, che non diventa più “integrazione al reddito e non è proprietà privata ma è un attività commerciale”.Secondo i numeri in possesso di Federturismo Confindustria in Italia sono oltre 500mila le strutture che offrono affitti brevi a scopo turistico, “frutto di una totale assenza di regolamentazione del mercato che in molti centri ha creato problemi di overtourism. È indispensabile ora accelerare sui tempi di approvazione”. Non sono d’accordo, invece, alcuni rappresentanti del settore immobiliare e turistico (le siglie sono Abbav, Aigab, Breve, Confassociazioni Real Estate, Confedilizia, Fare, Fiaip, Host+Host, Host Italia, Myguestfriend, Ospitami, Prolocatur, Property Managers Italia e Rescasa Lombardia) che con un documento congiunto bocciano il provvedimento ritenuto “fortemente lesivo del diritto di proprietà”, “profondamente illiberale e in molte sue parti contrario ai principi costituzionali” e “soprattutto palesemente mirato a contrastare la locazione delle abitazioni private”. LEGGI TUTTO

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    In filiale arrivano le spie Bankitalia

    Detto in italiano, sarebbe il «Cliente Misterioso». Però sa un po’ di gioco a quiz pre-serale con Jerry Scotti. Meglio dunque declinarlo all’inglese in «Mistery Shopping»: suona bene come quel disco dei Beatles, fa più figo ed è perfino più eufemistico. John Le Carré e Ken Follett, due che al fioretto lessicale hanno sempre preferito il vocabolario usato come arma contundente, definirebbero infatti il nostro uomo in modo più “tranchant”: una spia. Al servizio di Bankitalia e con licenza di indagare – in incognito – sul livello di competenza (e di onestà) di chi sta dietro a uno sportello bancario.I tempi stanno cambiando, direbbe un Nobel, e anche Palazzo Koch s’adegua. Una volta c’erano gli ispettori di via Nazionale preposti alla vigilanza, quelli che si facevano annunciare prendendo regolare e concordato appuntamento e non erano mai una sorpresa.A cominciare dalla «mise», cioè la stessa grisaglia con cravatta regimental con cui li avresti sgamati a distanza anche a una messa cantata. Ora si va appalesando un interessante esperimento antropologico, dato dalla varietà di outfit che i nostri funzionari in missione segreta potranno sfoggiare per depistare l’ignaro consulente finanziario. Ci sarà, incarnato da un giovane impiegato provvisto dei tattoo d’ordinanza, il rapper di successo che intende investire il gruzzolo? Il palestrato che si farà passare per uno scaricatore di via Ferrante Aporti? La donna dalle cuticole perfette che si finge una dermatologa decisa a tirar su un secondo pilastro previdenziale?D’ora in poi, la vita in banca non sarà più la stessa. Dietro ogni cliente si potrebbe celare un Ethan Hunt. Missione (quasi) impossibile smascherarlo, neppure ingaggiando un gioco di sguardi da pokeristi incalliti. Se «Mistery Shopping» non fa la pipì fuori dal vaso discettando sulla «spirale prezzi-salari» o sulla curva di Phillips, non c’è trippa per gatti allo sportello. E sarebbe giusto così. Se non che l’iniziativa di Bankitalia, che segue quella inaugurata nel 2022 dal mondo assicurativo, solleva qualche interrogativo. Il primo riguarda la principale insidia del compito, ovvero la capacità di riuscire a discernere – ben oltre ogni ragionevole dubbio – l’incompetenza o la malafede di chi sta proponendo un investimento in un bond corporate, in un fondo comune o in un mutuo. Ed è forse proprio per questo che la nostra banca centrale ha escluso oggi tipo di azione sanzionatoria. Almeno per ora.Il secondo punto chiama in causa i clienti delle banche. Da quasi 40 anni si sente parlare della «bassa alfabetizzazione finanziaria degli italiani».Grosso modo, siamo rimasti dalle parti degli anni ’80. Con la differenza che allora (prima metà del decennio) bastava aver le orecchie lunghe per non uscir da Piazza Affari con le ossa rotte, mentre oggi può non essere sufficiente un master alla Bocconi e ci vuole anche un po’ di culo.Infine, val la pena ricordare «le pressioni commerciali» denunciate dai sindacati dei bancari. Che altro non sono che gli sforzi inesausti con cui i vertici degli istituti spingono i dipendenti a piazzare prodotti finanziari. Così, la dea Commissione ci ricorda che gli «extra-profitti» non sono solo merito (o colpa) di Madame Lagarde. LEGGI TUTTO