More stories

  • in

    Ape Sociale: quali sono le caratteristiche per beneficiare dell’anticipo pensionistico

    Ascolta ora

    I punti chiave

    Nel momento in cui l’esecutivo si prepara a varare la manovra economica di metà ottobre, il tema delle pensioni torna al centro del dibattito. Un’attenzione particolare è rivolta all’Ape Sociale, lo strumento di anticipo pensionistico introdotto nel 2017 e destinato alle categorie più vulnerabili, come i disoccupati, che rappresentano il 65% dei beneficiari. Nei suoi primi sette anni, l’Ape Sociale ha accolto oltre 113.800 domande su quasi 166mila presentate, come afferma l’ultimo rapporto Inps. Il governo sembra intenzionato a prorogare l’anticipo pensionistico almeno fino al 2025.L’Ape SocialeL’Ape Sociale è un beneficio economico che funge da supporto fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Questo sostegno è destinato a specifiche categorie di lavoratori considerate particolarmente vulnerabili. Tra questi rientrano, ad esempio, i disoccupati che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi, i caregiver, le persone con una disabilità civile pari o superiore al 74%, e i lavoratori che abbiano accumulato almeno 36 anni di contributi e che, al momento della richiesta, abbiano svolto mansioni “gravose” per un minimo di sei anni negli ultimi sette, o per sette anni negli ultimi dieci.La durata media della prestazioneIl debutto dell’Ape Sociale, prorogato più volte, risale al 2017. Secondo i dati Inps, i richiedenti di questo sussidio hanno quasi raggiunto i 39mila nel primo anno di applicazione, con una media di circa 16mila domande approvate all’anno tra il 2017 e il 2023. L’Inps ha inoltre rilevato che, sebbene i tassi di rigetto delle domande siano ancora significativi, essi sono scesi dal 50% medio dei primi due anni al 22% nel 2022, un livello comunque ancora elevato. La durata media della prestazione ha oscillato nel tempo tra i 38 e i 42 mesi, mentre l’importo mensile medio per beneficiario si è attestato tra i mille e i 1.100 euro. Geograficamente, l’Ape Sociale ha mostrato una distribuzione relativamente omogenea, con una concentrazione maggiore di beneficiari nel Mezzogiorno, che rappresenta il 31% del totale.Le categorieLa principale categoria che beneficia dell’Ape Sociale è costituita dai disoccupati, che rappresentano circa il 64% delle domande accolte. Questi sono seguiti dai caregiver, che assorbono il 17% delle richieste, e dalle persone con almeno il 74% di invalidità civile, che costituiscono l’11% delle domande approvate. Infine, l’8% delle richieste viene da lavoratori impiegati in mansioni gravose. L’Inps sottolinea che la categoria dei lavoratori in attività gravose ha visto una leggera crescita nel corso degli anni, soprattutto a partire dal 2018, quando il numero di categorie di lavoratori ammessi è stato ampliato. Anche la pandemia ha contribuito ad aumentare il numero di domande provenienti da questa categoria. Una delle variazioni più significative si è osservata proprio tra i lavoratori impegnati in mansioni gravose. Se nel 2017 rappresentavano circa il 7% delle richieste complessive, nel biennio 2022-2023 sono arrivati a coprire il 14% delle domande, raddoppiando in termini percentuali. Questo aumento è dovuto principalmente all’ampliamento della lista delle professioni considerate gravose, che ha esteso il bacino di beneficiari potenziali. LEGGI TUTTO

  • in

    Oggi Commerz, domani Generali

    Ascolta ora

    Al momento non è dato sapere quali prescrizioni la Bce imporrà per legittimare l’aggregazione tra Unicredit e Commerzbank, qualora vengano superati i non pochi veti minacciati dal governo tedesco. Possiamo però registrare la buona predisposizione della presidente Christine Lagarde, secondo cui le fusioni tra banche europee non vanno ostacolate, bensì incoraggiate perché creano vantaggi per tutti. Il che non è poco di fronte all’eloquente silenzio della Bundesbank, la banca centrale tedesca in altre circostanze pronta a far sentire la sua voce severa. Per non dire del plauso del mercato, che descrive l’operazione come la prima concreta pietra verso la creazione dell’Unione bancaria che, insieme a quella dei mercati, aiuterebbe a cementare l’Unione Europea nello spirito dei padri fondatori proprio quando ne ha più bisogno. Ciò non significa dare per definita l’operazione: sebbene ci siano pochi dubbi sull’esito finale – soprattutto dopo che il Rapporto Draghi ha messo in guardia da pericolosi arrocchi – altri passi dovranno essere compiuti. Il tentativo di boicottaggio messo in atto dal governo Scholz, che allo scopo avrebbe attivato un esercito di sicari pronti a intimidire quanti hanno sposato le ragioni dell’aggregazione, potrebbe infatti richiedere interventi politici che richiamino al rispetto delle regole proprio coloro, Germania in primis, che le hanno fortemente pretese. In ogni caso, un punto d’arrivo può fin d’ora essere fissato: si è infranto un tabù – il veto alle acquisizioni transfrontaliere – a lungo tacitamente condiviso in nome di una malintesa sovranità nazionale che, nei fatti, ha finora tradito il concetto di Unione. LEGGI TUTTO

  • in

    Stellantis, tutti gli impianti italiani in perdita. Produzione -31%. Il gruppo: “Visione parziale”

    Ascolta ora

    È «profondo rosso», come viene descritto dal sindacato Fim-Cisl, per il sistema produttivo di Stellantis in Italia. Per la prima volta tutti gli impianti, chi più chi meno, presentano un calo della produzione. Primi nove mesi del 2024 molto pesanti, dunque: -40,7% le auto sfornate e -10,2% i furgoni. Ne deriva una riduzione complessiva del 31,7%. Il punto sulle fabbriche: -75,8% Maserati Modena, -68,4% Mirafiori Torino, -61,9% Melfi, -47,6% Cassino, -5,5% Pomigliano d’Arco, -10,2% Atessa con i veicoli commerciali. Avanti così (237.700 vetture uscite dai siti e 149.900 furgoni) la chiusura d’anno vedrà la produzione italiana di Stellantis sotto quota 500mila, di cui meno di 300mila auto. Tutti dati snocciolati da Ferdinando Uliano (in foto), segretario generale Fim-Cisl, nel consueto punto trimestrale. «Crollo dei volumi sui mercati, transizione verso elettrico e digitale: una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante», commenta il leader sindacale. «A questo punto – aggiunge – occorre utilizzare le risorse per la reindustrializzazione, indispensabili per evitare l’impatto negativo su oltre 75mila lavoratori nel comparto auto a causa del cambio delle motorizzazioni. Servono nuovi ammortizzatori sociali visto che in molti impianti di Stellantis e dell’indotto sono in esaurimento. Il rischio di licenziamento potrebbe investire circa 25mila addetti». Il caso Volkswagen, con 15mila dipendenti in bilico, docet.Guardando Torino (Mirafiori e, fino a quando ha funzionato, Grugliasco) tra gennaio e settembre del 2017 erano uscite dai due siti 41mila modelli Maserati. Il conteggio attuale: 2.030 unità, un’inezia. Anche Pomigliano e Atessa, sino a poco tempo fa, unici stabilimenti con il segno «più», hanno invertito la tendenza. Uliano, a questo punto, sollecita il coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi e dell’ad Carlos Tavares, che l’11 ottobre parteciperà all’audizione in Commissione attività produttive della Camera. Iniziativa, quest’ultima, che Rocco Palombella (Uilm), definisce «passerella in Parlamento inutile», insistendo invece sul coinvolgimento diretto del premier Giorgia Meloni e dell’ad di Stellantis. LEGGI TUTTO

  • in

    Sapelli: “Tavares? Doveva opporsi alle follie green dell’Ue”

    Ascolta ora “Non è un errore solo di Tavares. C’è una responsabilità della borghesia, dei manager e degli azionisti che dovevano opporsi a questa follia della transizione energetica imposta dall’alto da una burocrazia europea guidata solo dall’ideologia non portava da nessuna parte”. Così l’economista Giulio Sapelli, interpellato da il Giornale, interviene sulla crisi di Stellantis […] LEGGI TUTTO

  • in

    Animali, macchine per lavorare, la fede nuziale. Quali sono i beni non pignorabili

    Ascolta ora

    Quando una persona contrate un debito con un altro individuo o con un istituto di credito, ad esempio, per un prestito, qualora non dovesse rispettare gli accordi presi potrebbe vedere, nei casi peggiori, il pignoramento dei propri beni o quanto meno, di una parte di loro. Difatti la normativa ha previsto che non tutti i beni siano uguali e che, pertanto, non tutti possano essere soggetti a pignoramento. Ma cosa si intende per procedura di pignoramento? quali beni ricadono e quali non? Entriamo più nel dettaglio.Cosa è il pignoramentoQuando si contrate un debito, se il contratto stipulato non prevede diversamente, il creditore ha il diritto di procedere a livello giudiziario al fine di vedersi restituiti gli importi dovuti.La procedura prevede, logicamente, dei passaggi giuridici, cioè l’iter di recupero crediti che può concludersi anche con un atto di pignoramento dei beni. A stabilirlo è l’art. 2740 “Responsabilità patrimoniale” del Codice civile che evidenzia che “Il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Le limitazioni della responsabilità non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge”.Nei fatti, dunque, il pignoramento è l’esproprio forzato dei beni mobili o immobili di un debitore insolvente nei confronti di un creditore, al fine di garantire la restituzione di quanto dovuto nei confronti del creditore che ne abbia fatto istanza.Cosa si può pignorareIn primo luogo occorre evidenziare che, da parte dell’autorità giudiziaria, viene fatto un controllo preliminare sull’effettiva situazione economica e patrimoniale del debitore, così da identificare ciò che si può pignorare o meno.Secondo la legge italiana si possono aggredire i beni mobili e immobili, oltre che i redditi derivanti da stipendio o da pensione, le risorse finanziarie presenti sui conti correnti del debitore.Ad esempio, la prima casa potrebbe risultare tra ciò che è pignorabile ma si tratta di un’eventualità remota e solo qualora sussistano specifiche condizioni e, comunque, non prima di aver dato la possibilità al debitore di estinguere il debito in modo rateale attraverso un piano di rientro.Per quanto riguarda, invece, il pignoramento di stipendio o pensione:non è possibile prelevare più di 1/5 dello stipendio.sulla pensione il quinto è limitato alla quota eccedente l’importo corrispondente alla pensione minima.Secondo quanto previsto dall’articolo 2910 del Codice civile, anche i beni di un terzo possono essere espropriati se messi a garanzia del credito.Beni non pignorabili LEGGI TUTTO

  • in

    Microsoft punta 4,3 miliardi sull’Italia

    Ascolta ora

    Maxi investimento in Italia per Microsoft. Il colosso di Redmond nell’arco dei prossimi due anni andrà a stanziare 4,3 miliardi di euro per investimenti volti a potenziare l’infrastruttura di data center hyperscale cloud e di intelligenza artificiale nel nord del paese. Sarà l’investimento più importante di sempre di Microsoft nella penisola e contestualmente l’azienda a stelle e strisce andrà a predisporre un ampio programma di formazione per far crescere le competenze digitali di oltre 1 milione di italiani entro la fine dell’anno prossimo.«Questo investimento storico rafforza ulteriormente il nostro impegno di lunga data per la trasformazione digitale dell’Italia», ha rimarcato Brad Smith, presidente di Microsoft, che prospetta un utilizzo dell’intelligenza artificiale «per creare un mondo migliore» con le applicazioni dell’AI che stanno già trasformando molte aree della società.Dopo aver parlato all’università Luiss, Smith ieri è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal presidente del consiglio Giorgia Meloni che ha espresso soddisfazione per l’importante investimento «che Microsoft ha annunciato di realizzare in Italia per incrementare i data center necessari per sostenere la crescente richiesta di servizi di intelligenza artificiale». Palazzo Chigi in una nota spiega come il rafforzamento delle capacità computazionali, facendo leva sulle eccellenze italiane dell’alta formazione e della ricerca, «contribuirà a consolidare il ruolo dell’Italia come hub digitale nel Mediterraneo, anche in linea con le priorità del Piano Mattei per l’Africa e la Partnership for Global Infrastructure and Investment, iniziativa strategica lanciata in ambito G7».Il colosso guidato da Satya Nadella mira infatti a far diventare la cloud region ItalyNorth uno dei più grandi data center del gruppo in Europa, lavorando come data hub anche per il Mediterraneo e il Nord Africa. Attraverso la diffusione delle competenze in materia di intelligenza artificiale, Microsoft intende dotare governo italiano, imprese e forza lavoro degli «strumenti per costruire un’economia guidata dall’intelligenza artificiale che crei occupazione e prosperità». LEGGI TUTTO

  • in

    Trasporti del futuro, biocarburanti decisivi

    Ascolta ora

    «Nel futuro della mobilità, e con una prospettiva di neutralità tecnologica, i biocarburanti hanno un ruolo fondamentale». Nella sua analisi è risoluto Alessandro Sabbini, responsabile delle Relazioni Istituzionali di Enilive e responsabile dei Rapporti Istituzionali Centrali di Eni, intervenuto al forum annuale di Wave – Smart Mobility (nella foto) tenutosi ieri presso l’auditorium del Museo dell’Ara Pacis a Roma.Organizzato da Core, l’evento ha riunito figure di spicco del mondo politico e aziendale per fare il punto sulle novità, in chiave sostenibile, del settore trasporti in ambito urbano, extraurbano, nonché del mondo della logistica, sempre più attenta all’impatto ambientale.L’evento è stato organizzato con il contributo dei main partner Enel, Eni e Gruppo FS Italiane, degli official partner Jaguar Land Rover, RideMovi e Unipol e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’assessorato alla Mobilità di Roma Capitale e Rai. Media partner dell’evento è stata Rai Pubblica Utilità.Presentato durante il forum anche il sondaggio realizzato da Youtrend in esclusiva per Wave, da cui emerge che, nonostante tutto, rimaniamo a tutti gli effetti un popolo di automobilisti, anche se le abitudini stanno cambiando nelle generazioni più giovani. In Italia si usa ancora tantissimo l’automobile privata, soprattutto se si paragona l’utilizzo dell’auto a quello degli altri mezzi di trasporto disponibili sia pubblici che privati. Un numero su tutti: l’auto privata è utilizzata almeno una volta a settimana dall’87% degli intervistati.Il forum ha quindi approfondito come le tecnologie emergenti e le politiche nazionali stanno trasformando le aree urbane, con un focus su mobilità sostenibile, elettrica e intermodale. LEGGI TUTTO

  • in

    Tim, da Tesoro e Asterion 700 milioni per Sparkle

    Ascolta ora

    La proposta era attesa da mesi, alla fine ieri sera è arrivata: il ministero dell’Economia e delle Finanze e Retelit (azienda di telecomunicazioni controllata dal fondo spagnolo Asterion) hanno presentato a Tim un’offerta di 700 milioni di euro per rilevare il 100% di Sparkle, la società dei cavi internazionali da tempo promessa sposa dello Stato italiano. Si tratta di una proposta non vincolante (valida fino al 15 ottobre) migliorativa almeno dal punto di vista della struttura rispetto a quella dello scorso febbraio, quando la coppia Mef-Asterion si era fermata a 600 milioni con una componente variabile di 150 milioni, che tuttavia presentava condizioni difficili da raggiungere. Adesso, invece, l’offerta prevederebbe un importo più alto nell’immediato e senza incertezze.Ora il consiglio d’amministrazione di Tim (che potrebbe riunirsi già la prossima settimana) valuterà l’offerta e intavolerà il discorso per arrivare all’offerta vincolante, in un percorso che difficilmente si concluderà prima di tre o quattro mesi.Dovessero essere queste le cifre, si parlerebbe di una netta plusvalenza perché Sparkle ha un valore di bilancio di 481 milioni. Ma non è tanto – o comunque non solo – questo l’aspetto più rilevante per il gruppo guidato dall’amministratore delegato Pietro Labriola, ma il fatto che la cessione di Sparkle significa chiudere il cerchio dell’operazione di scorporo della rete: ceduta Netco (confluita in Fibercop) al consorzio guidato dal fondo americano Kkr, i 700 milioni dell’operazione serviranno ad abbattere ulteriormente il debito (previsto a 7,5 miliardi entro la fine di quest’anno senza la cessione di Sparkle) e, perché no, potrebbero essere in parte utilizzati per remunerare gli azionisti o per fare nuovi investimenti, magari in qualche società in grado di alimentare la crescita della nuova Tim. Il tutto in attesa che si avveri l’ultimo passaggio del progetto: le nozze o comunque l’accordo sinergico tra Tim e Open Fiber entro l’inizio del 2027, condizione necessaria per far scattare l’ulteriore pagamento di un earn-out di 2,5 miliardi, cifra che potrebbe contribuire a risolvere in modo definitivo il problema del fardello debitorio. Oggi è attesa la reazione del titolo in Borsa di Tim, che lentamente ha ripreso quota fino a raggiungere la soglia degli 0,25 euro per azione (ieri a +0,2%a 0,247). Certo, analogamente con quanto accaduto per il closing sulla rete, l’abbassamento del debito e un progressivo miglioramento della redditività possono portare le agenzie di rating a migliorare ulteriormente il loro giudizio sull’affidabilità creditizia di Tim, con ulteriori alleggerimenti sul fronte degli oneri. LEGGI TUTTO