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    Detrazioni, arriva il quoziente familiare: ecco chi ci guadagna. Tutti i calcoli 

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    Una novità della manovra 2025 è la sperimentazione di una sorta di «quoziente familiare», ossia la rimodulazione delle aliquote in base al numero dei componenti di un nucleo. La parte sperimentale è costituita dal fatto che l’applicazione non avverrà direttamente sull’Irpef ma sulle detrazioni legate ad alcune spese. La modalità, secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, è strutturata in base a fasce di reddito: 8% fino a 50mila euro, 6% tra 50 e 100mila euro e 4% oltre i 100mila. Il montante ammesso a detrazione, invece, dipenderà dal numero dei componenti il nucleo familiare, tenendo conto che si potrà esercitare un’opzione sulle spese che si intende scalare dalle tasse, eventualmente perdendo delle opportunità per concentrare il “bonus” esclusivamente su un capitolo. Premettendo che le norme non sono state ancora scritte, si può provare a simularne il funzionamento.Reddito di 50mila euro e tre figliChi ha un reddito fino a 50 mila euro, come detto, potrà portare in detrazione spese pari all’8% del reddito stesso, cioè fino a 4 mila euro. Il tetto di partenza vale per i single. Esso salirà in rapporto al crescere dei carichi familiari. Con tre figli il tetto di spese detraibili dovrebbe raddoppiare, arrivando a 8 mila euro annui. Le aliquote per le spese detraibili sono del 19% per quelle mediche e farmaceutiche, scuola, sport e università, mentre si attestano al 50% e 36%, secondo i casi, quelle sulle ristrutturazioni edilizie. Per quest’ultimo caso è prevista una soglia massima di 96mila euro in dieci anni detraibile al 50%, cioè 4.800 euro l’anno. Per le famiglie numerose resta, pertanto, uno spazio di 3.200 euro in cui far rientrare le spese mediche e quelle per l’istruzione e lo sport dei figli. Occorre ricordare, tuttavia, che questo meccanismo entrerà in vigore nel 2025. Dunque, coloro che, ad esempio, hanno ristrutturato negli anni scorsi potranno continuare a beneficiare del vantaggio senza sommarlo al montante detraibile.Reddito di 75mila euroNella fascia di reddito tra 50 mila e 100mila euro la percentuale da applicare dovrebbe appunto essere del 6%. Un contribuente single (o in regime di separazione dei beni con il coniuge) con un imponibile di 75 mila euro potrebbe disporre al massimo di 4.500 euro l’anno di spese sulle quali applicare le aliquote delle singole detrazioni. Tale cifra è destinata ad aumentare alla presenza di uno o più figli nel nucleo famigliare. Nel caso delle spese per la ristrutturazione, tuttavia, occorrerà valutare attentamente se sia il caso di usufruirne interamente oppure lasciare spazio alle altre spese. LEGGI TUTTO

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    Ora Giochi Preziosi fa giocare anche cani e gatti. Un business da 85 milioni di euro

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    Non piu solo bambini. Giochi Preziosi espande i suoi orizzonti ed entra nel mercato dei giochi per animali. Una decisione, quella appresa in anteprima dal Giornale, legata a doppio filo con i cambiamenti demografici (il calo della natalità in particolare) e il ruolo sempre più centrale e umanizzato dei cosiddetti “animali d’affezione”, cani e gatti in testa. I numeri, poi, parlano da soli e spingono il business verso nuove direzioni: in Italia ci sono ben 65 milioni di animali domestici (8,8 milioni di cani e 10,2 milioni di gatti), 5 milioni in più del periodo pre pandemia. Il tutto, per un bacino di nuovi utenti che riguarda il 40% delle famiglie, circa 12,2 milioni, che hanno in casa almeno un animale domestico.D’altra parte la pet economy vale miliardi: gli analisti stimano che il mercato dei prodotti e dei servizi legati al mondo pet passerà dai 232 miliardi di dollari del 2020 a 350 miliardi nel 2027.Una occasione imperdibile e strategica per il gruppo presieduto da Enrico Preziosi che, nell’ Italia del boom demografico, ha fatto già la storia dei giocattoli italiani degli ultimi 50 anni.Marco Lischetti, amministratore delegato di Giochi PreziosiLa società, che ha una produzione esternalizzata nel Far East, ritrova con la linea “Preziosi Pet” (questo il brand ufficiale che sta per arrivare in queste ore sul mercato) anche una produzione più a chilometri zero: alcune linee di prodotto, come le cucce, saranno realizzate da ditte artigiane italiane. Il nuovo brand, che inizialmente affiancherà negli store del gruppo i giochi per bambini, potrebbe però presto trovare spazio anche nella grande distribuzione o avere negozi dedicati. Solo nella gdo, nel 2023, i giochi per animali hanno raggiunto un giro d’affari di 85 milioni. L’azienda ha messo in conto uno sviluppo di iniziali 1-2 milioni di ricavi, ma ipotizzando ben altri scenari di crescita. LEGGI TUTTO

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    Ferragni: il mistero sui bilanci societari. Ecco cosa sta succedendo

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    Il mistero attorno a Chiara Ferragni e le sue società si infittisce. Andiamo con ordine. Dopo un lungo periodo in cui i follower sono calati assieme a post e stories sul profilo Instagram dell’influencer, i bilanci del 2023 delle due società principali, Fenice e Sisterhood, non sono pervenuti. Solitamente i conti vengono chiusi e approvati entro aprile, ma in questo caso non c’è ancora traccia dei consuntivi delle due aziende. Ecco cosa sta accadendo.Si attendono ancora i bilanci delle societàLa società Fenice è licenziataria dei marchi e Ferragni detiene una quota del 32,5%. Gli altri due soci sono Alchimia di Paolo Barletta, che possiede il 40% e desidera uscire al più presto, e Pasquale Morgese, con una quota del 27,5%, che ha intensificato il conflitto riguardo alla gestione dell’azienda. L’altra società coinvolta è la Sisterhood, la holding dell’imprenditrice, che si trova al vertice del suo piccolo impero, la quale era valutata, prima che scoppiasse il noto caso “Pandoro Balocco”, 100 milioni di euro.Cosa è successo, quindi? Siamo oltre il termine previsto. Di solito, i bilanci vengono chiusi e approvati entro aprile, mentre in situazioni eccezionali si può arrivare a giugno, vedi il caso di Tbs Crew, l’altra azienda dell’influencer, che ha chiuso in tempo con un utile di 4,4 milioni. In questo caso, siamo ben oltre i termini. Inoltre il consiglio di amministrazione di Fenice (presieduto da Barletta, con Ferragni come amministratore delegato e senza altri membri) non avrebbe neanche convocato le assemblee.I possibili scenari futuri della societàA questo proposito si potrebbe pensare che il futuro delle società potrebbe essere incerto a causa delle questioni tra i vari soci e l’andamento dei profitti. La situazione attuale riguarda il controllo del marchio che coinvolge Ferragni (32,5%), Barletta (40%) e Morgese (27,5%). Barletta, un venture capitalist, ha in programma di ridurre gradualmente la sua partecipazione in Fenice, avviando trattative per cedere la sua quota a Avm, ma il processo è attualmente bloccato.Nel 2022, l’azienda ha registrato un fatturato di 14 milioni di euro, di cui il 90% deriva da e-commerce e royalties sui marchi. A questo proposito la dipartita di Chiara Ferragni sarebbe insostenibile dal punto di vista economico; potrebbe invece considerare l’acquisto di ulteriori quote o l’instaurazione di partnership strategiche per attuare un piano di rilancio.Inoltre, secondo alcune indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera Barletta e Ferragni, amici e soci di lunga data, stanno discutendo la possibile vendita del 40% di un’azienda. Barletta ha presentato un’offerta a Ferragni, concedendogli alcune settimane per decidere. Il principale problema da risolvere è il prezzo, e Alchimia non riuscirà a ottenere la plusvalenza sperata di dieci mesi fa, quando Fenice era valutata 75 milioni. LEGGI TUTTO

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    Detrazioni, ecco le simulazioni con i nuovi tetti. Più sconti con tre figli

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    Le famiglie numerose con redditi bassi avranno accesso a una detrazione maggiore. Il nuovo sistema è in procinto di subire una rivoluzione. Il governo prevede un risparmio di un miliardo di euro con questa misura che si metterà in campo tramite l’incrocio di alcuni dati come il numero di figli e il livello di reddito che, se rientrante nella fascia medio-bassa, alleggerirà notevolmente il carico tributario. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Le novitàIn questo frangente potrebbero scomparire i tetti degli sconti fiscali che oggi vengono applicati sui costi d’imposta Irpef versati dai contribuenti tramite la dichiarazione dei redditi o 730. Attualmente, questi sconti agiscono come un rimborso parziale per spese in vari settori, come sanità, spese condominiali, e aiutano i contribuenti. La riforma prevede che i tetti detraibili siano modulati in base al reddito: fino a 50mila euro, tra 50mila e 100mila euro, e oltre 100mila euro, con riduzioni per chi ha redditi più alti. Lo stesso vale per le famiglie: più figli, più detrazioni. Il nuovo sistema entrerà in vigore dall’anno fiscale 2025 e verrà poi applicato sulle dichiarazioni dei redditi del 2026.La clausola del quoziente familiareVerrà poi introdotto nuovo meccanismo di sostegno per le famiglie numerose e meno abbienti basato sul “quoziente familiare.” Questo sistema prevede che il tetto di spesa detraibile sia calcolato in base al reddito e al numero di figli. Più membri ha la famiglia, maggiori saranno le detrazioni fiscali. Le famiglie con redditi fino a 50mila euro potranno risparmiare l’8%, quelle tra 50mila e 100mila euro il 6%, e oltre i 100mila euro il 4%. Ad esempio, un contribuente con reddito sotto i 50mila euro può detrarre fino a 4mila euro, mentre una famiglia con tre figli può arrivare a 8mila euro. Inoltre le uscite per le cure mediche e le spese per la casa (come mutui e costi di ristrutturazione) verranno incluse nel tetto rapportato al reddito. Questa misura, però, verrà messa in pratica per uscite effettuate dal 2025.Le nuove norme sulle detrazioni fiscaliLe nuove norme sulle detrazioni fiscali prevedono un cambiamento nel calcolo delle agevolazioni, tutelando il principio del legittimo affidamento ma introducendo la necessità di effettuare conteggi su un doppio binario. In pratica, saranno fissate nuove soglie che determineranno l’importo massimo delle spese detraibili, e non delle detrazioni stesse. Ciò significa che, all’interno delle spese ammesse, bisognerà applicare le percentuali specifiche previste per ogni agevolazione: ad esempio, il 19% per le uscite mediche e il 36% per le ristrutturazioni di case diverse dalla prima abitazione. Inoltre, nel riordino delle tax expenditures, le ristrutturazioni saranno incluse con una detrazione del 50% per la prima casa, mentre per la seconda abitazione la detrazione sarà ridotta al 36%. LEGGI TUTTO

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    La rivoluzione nucleare di Amazon

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    Mentre i governi discutono sul come raggiungere un mondo più verde, c’è chi il futuro lo ha preso in mano e va per la sua strada, che poi sarebbe anche la nostra. Si parla di Big Tech, insomma, quelle che ci forniscono il digitale quotidiano.E la notizia è che Google e Amazon produrranno da soli l’energia per gli immensi cloud che servono ad alimentare l’intelligenza artificiale; e soprattutto che non lo faranno con pannelli fotovoltaici, pale eoliche od omini ciclisti come quelli dell’America’s Cup di vela, perché – invece – hanno già commissionato una serie di mini reattori nucleari modulari, quelli chiamati SMR. E no: non è un sacrilegio. LEGGI TUTTO

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    Come sostituire l’impianto fotovoltaico mantenendo gli incentivi

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    La sostituzione di un impianto fotovoltaico senza perdere le agevolazioni è un tema di notevole interesse per chi ha installato pannelli solari approfittando di programmi di incentivazione come il Conto Energia. Con il passare degli anni, infatti, è possibile che alcuni impianti fotovoltaici necessitino di aggiornamenti o sostituzioni, sia per il deterioramento dei componenti, sia per migliorare le prestazioni con nuove tecnologie, e in molti temono di perdere gli incentivi governativi nel caso di interventi significativi sull’impianto. Vediamo cosa è importante sapere.Sostituzione dell’impianto e mantenimento degli incentiviIn linea generale, la sostituzione dei pannelli fotovoltaici o di altre componenti dell’impianto non comporta automaticamente la perdita degli incentivi. Tuttavia, ci sono alcune regole e condizioni precise da rispettare. In Italia, gli incentivi più comuni sono stati concessi attraverso il programma Conto Energia, che prevedeva tariffe incentivanti per un periodo di 20 anni dalla data di connessione dell’impianto alla rete elettrica.Sostituzione parziale e sostituzione completaSe si decide di sostituire solo alcuni elementi dell’impianto, come i moduli o l’inverter, senza modificare la potenza nominale complessiva dell’impianto, generalmente non si perdono gli incentivi. Il Gse (Gestore dei servizi energetici) richiede comunque una comunicazione di intervento e in alcuni casi potrebbe essere necessaria una perizia tecnica.Più complessa, invece, la situazione in caso di una sostituzione completa dell’impianto. Se l’impianto sostituito mantiene la stessa potenza e le stesse caratteristiche del precedente, è possibile continuare a beneficiare degli incentivi, ma è obbligatorio comunicarlo al Gse e ottenere l’autorizzazione. Il Gestore valuterà caso per caso se le modifiche rientrano nelle norme che permettono il mantenimento degli incentivi.Modifiche che possono compromettere gli incentiviEsistono alcuni interventi che potrebbero portare a perdere gli incentivi, e cioè:aumento della potenza nominale, se con la sostituzione si decide di aumentare la potenza dell’impianto, è probabile che gli incentivi concessi non siano più applicabili. In questi casi, solo la potenza originaria dell’impianto potrebbe continuare a beneficiare degli incentivi, mentre per l’incremento di potenza potrebbero essere necessarie nuove autorizzazioni e adeguamenti tariffari;rimozione dell’impianto, se l’impianto viene completamente rimosso e sostituito con uno nuovo senza mantenere alcuna continuità con l’installazione originale, gli incentivi non vengono trasferiti al nuovo impianto.Normativa di riferimento e procedureLe normative in materia di sostituzione e manutenzione degli impianti fotovoltaici incentivati sono regolate da decreti legislativi e dalle linee guida del Gse. Il Decreto Milleproroghe ha introdotto alcune disposizioni per facilitare la gestione delle modifiche agli impianti fotovoltaici incentivati, mantenendo un equilibrio tra la necessità di aggiornamento e la salvaguardia degli incentivi.Se si sta valutando la sostituzione dell’impianto fotovoltaico, è importante seguire i seguenti passaggi: verifica della documentazione, controllando il contratto di incentivazione per comprendere le condizioni precise; comunicazione al Gse, informando il Gestore degli interventi che si intendono fare, seguendo le procedure indicate; perizia tecnica, necessaria in alcuni casi per dimostrare che l’intervento non modifica le caratteristiche essenziali dell’impianto incentivato.Benefici delle nuove tecnologieAggiornare o sostituire un impianto fotovoltaico può portare a benefici significativi in termini di efficienza. I nuovi pannelli fotovoltaici hanno una maggiore capacità di generare energia rispetto ai modelli più vecchi, e i moderni sistemi di accumulo possono migliorare ulteriormente l’autoconsumo dell’energia prodotta. Anche se si dovesse perdere una parte degli incentivi, il miglioramento dell’efficienza energetica potrebbe compensare l’investimento iniziale.Secondo Conto Energia: quali novitàIl Secondo Conto Energia ha introdotto norme precise per mantenere le agevolazioni nel caso di sostituzioni o modifiche agli impianti. In particolare, in caso di sostituzione, la potenza nominale dell’impianto incentivato non deve essere aumentata. Se si supera la soglia di 1200 MW, è richiesta una pratica di ampliamento separata. In tal caso, il nuovo impianto non avrebbe diritto agli incentivi del Conto Energia, ma seguirebbe le normative vigenti per la gestione degli impianti e l’integrazione con i sistemi di accumulo.Gli impianti dotati di sistemi di accumulo sono disciplinati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) e dal Gse. Un impianto fotovoltaico incentivato può essere equipaggiato con un sistema di accumulo, a condizione che la batteria venga installata per migliorare l’autoconsumo e non interferisca con il funzionamento dello Scambio sul Posto. LEGGI TUTTO