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    Professione influencer: quante tasse pagano i nuovi guru del web

    Negli ultimi 10 anni, con l’esplosione del web le piattaforme social, il mondo della comunicazione e, soprattutto, del marketing ha subito uno stravolgimento che ha modificato – per sempre – le modalità di linguaggio della pubblicità. Il tema è di stringente attualità, perché tra web company, big tech e Influencer più o meno noti, da tempo gli Stati stanno cercando di capire come tassare gli introiti dei nuovi protagonisti dell’economia globale.La comunicazioneIl baricentro della comunicazione è passato dai canali cd verticali (radio/tv), che hanno dominato la scena dal secondo dopo guerra, fino ai primi anni duemila, ai canali orizzontali (piattaforme web e social network). Ed è proprio in questo contesto che hanno preso piede e si sono conquistati le luci della ribalta gli “Influencer”, soggetti che, condividendo con il grande pubblico la propria routine quotidiana, le fotografie, le ricette, i pensieri che spaziano dalla moda allo spettacolo, dalla politica allo sport, sfruttano le loro doti empatiche e comunicative, trasformando il loro pubblico di followers in una fucina di guadagno. Oggi giorno sono ormai migliaia le aziende che scelgono di dirottare buona parte dei capitali da investire nella pubblicità, per ingaggiare quegli Influencer che possano garantire ritorno immediato di immagine e vendite.I profili fiscaliMa quali sono i profili fiscali legati a queste attività? La tematica, infatti, riguarda il più ampio contesto della tassazione dell’economia digitale, perché tra assenza (in molti casi) di tassazione delle piattaforme digitali che hanno sede all’estero e mancata tassazione degli introiti dei content creators per i proventi che guadagnano sulla promozione di prodotti, il danno per l’Erario rischia di essere ingente è significativo. Specifichiamo che, nel momento in cui il reddito dell’influencer non superi i 5mila euro l’anno, ci troveremmo davanti a un prestatore d’opera occasionale, che godrà dell’esenzione iva e che eviterà anche l’iscrizione alla gestione separata inps. In tale ipotesi, poi, qualora il volume d’affari non superasse la soglia annua dei 4.800 euro, il prestatore in oggetto non sarebbe neppure onerato di presentare la dichiarazione dei redditi.Le ipotesiPer rientrare nella categoria specificata, però, devono verificarsi anche le seguenti ipotesi. Innanzitutto l’attività dev’essere svolta in maniera saltuaria e senza vincolo di subordinazione, secondariamente deve essere svolta in totale autonomia circa i tempi e le modalità di esecuzione. Infine il lavoro non deve essere esercitato in modo professionale o comunque non deve essere autonomamente organizzato, senza l’ausilio di alcuna stabile organizzazione, di propri collaboratori o studi professionali; nel caso in cui, invece, i proventi superassero tale soglia, ci troveremmo di fronte a veri e propri lavoratori autonomi, con obbligo di apertura di partita iva (regime forfettario o ordinario, a seconda della dichiarazione) e obbligo di emissione di fattura elettronica. Il comma 54 dell’ultima Legge di Bilancio ha innalzato la soglia di ricavi e compensi per beneficiare del regime forfettario, sino a 85mila euro, scontando un’imposta sostitutiva a quella ordinaria, del 15% (del 5% per le nuove attività per i primi 5 anni dall’apertura dell’attività). Per la permanenza nel regime forfettario non vi sono limiti temporali. Unico requisito essenziale, per non passare al regime ordinario, è il non superamento delle soglie reddituali indicate nell’importo massimo di 85mila euro annui. LEGGI TUTTO

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    Caro voli, l’emendamento del governo cambia tutto: più poteri all’Antitrust

    La norma varata lo scorso agosto dal Consiglio dei ministri con l’obiettivo di contrastare il caro voli cambia forma: il governo ha infatti presentato un emendamento al decreto asset, in discussione al Senato, sulla base del quale si rafforzano i poteri dell’Antitrust.Tale emendamento sostituisce in modo integrale il primo articolo, e prevede l’eliminazione del “riferimento al prezzo massimo”, vale a dire il 200% del costo medio, affidando “nuovi e più ampi poteri all’Autorità Garante per la concorrenza” nel monitoraggio degli elementi che concorrono alla formazione del costo dei biglietti (i cosiddetti algoritmi in primis). L’Authority avrà facoltà di sanzionare pesantemente le compagnie aeree qualora accertasse che gli algoritmi sono utilizzati per “intese restrittive della libertà di concorrenza” o “abuso di posizione dominante”.Coi nuovi poteri a sua disposizione, l’Antitrust potrà quindi intervenire in casi di abusi connessi all’incremento delle tariffe sulle rotte dove non è prevista continuità territoriale, in situazioni emergenziali o catastrofali e quando il prezzo medio dei biglietti supera il 200%. “Ai fini dell’avvio del procedimento”, spiega l’emendamento, “l’Autorità può tener conto della circostanza che le condotte di cui al comma 1 sono: praticate su rotte nazionali di collegamento con le isole; durante un periodo di picco di domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale; conducono a un prezzo di vendita del biglietto o dei servizi accessori, nell’ultima settimana antecedente il volo, superiore alla tariffa media del volo di oltre il 200 percento”.Altro aspetto importante è la possibilità dell’Authority di intevenire anche mediante un’istruttoria sulla modalità di profilazione dei clienti attraverso gli algoritmi per determinare una tariffa. Per quanto concerne le rotte praticate su tratte nazionali di collegamento con le Isole durante un periodo di picco di domanda legata alla stagionalità oppure in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale “è vietato l’utilizzo di procedure automatizzate di determinazione delle tariffe basate su attività di profilazione web dell’utente o sulla tipologia dei dispositivi elettronici utilizzati per le prenotazioni, quando esso comporta un pregiudizio al comportamento economico dell’utente”. L’Antitrust, dopo un’indagine conoscitiva, avrà la facoltà di imporre, nel caso in cui emergano fattori distorsivi nel mercato dei voli, “misure strutturali o comportamentali che elimino tale distorsione”.Sempre secondo quanto previsto dall’emendamento, verranno concessi nuovi poteri all’Autorità di regolazione dei Trasporti per verificare la “trasparenza e la conoscibilità dei criteri utilizzati dagli aeroporti per la concessione di sussidi allo sviluppo di rotte”.Le parole del ministro UrsoIntervenuto sulla questione a margine di un evento di Confartigianato, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha parlato dell’intenzio di “presentare un emendamento che superi l’ostacolo che, secondo alcune interpretazioni ci potrebbe essere stato, in merito al tetto del 200% delle tariffe aeree, con tre misure che raggiungono lo stesso obiettivo conferendo specifici e maggiori poteri all’Autorità per la concorrenza e il mercato e all’Autorità dei trasporti”. Non ci sarà dunque un tetto, ha spiegato il ministro, ma resterà “il riferimento al +200%, come elemento, insieme ad altri, indicativo affinché autorità Antitrust, eventualmente lo ritenga, possa attivarsi”. L’intenzione resta quella di contrastare ogni eventuale distorsione di mercato, partendo dall’algoritmo che potrebbe portare a fenomeni distorsivi del mercato. “Il nostro obiettivo è la massima trasparenza e il contrasto ad ogni distorsione del mercato cosa che possono fare in maniera più compiuta e più efficace le autorità preposte”, ha aggiunto Urso, “in più abbiamo reso più trasparente l’attività che si svolge nel settore aereo per consentire a qualunque operatore di conoscere le condizioni di mercato nel nostro Paese, i sussidi e gli incentivi dati dai singoli aeroporti e per far conoscere all’utente come si forma il prezzo finale. Questa trasparenzaè la garanzia di un vero e sano mercato”. LEGGI TUTTO

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    Manovra, Giorgetti punta il dito sulla Bce: “Con aumento tassi 15 miliardi in meno”

    L’aumento dei tassi di interesse ha causato una perdita all’Italia di 14-15 miliardi. Questo lo sfogo del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti in merito agli aumenti dei tassi da parte della Bce. In un contesto economico italiano particolarmente complesso, il titolare del Mef racconta come certe decisioni a livello comunitario abbiano influito negativamente nei confronti del Belpaese.La parola a GiorgettiIl ministro Giorgetti ha affermato: “Certamente per chi è indebitato l’aumento dei tassi non è stato positivo, noi abbiamo un debito per cui lo spread di tassi di interesse rispetto all’anno scorso fa sì che la Manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria”. Durante il suo intervento al convegno sulla semplificazione per far ripartire l’Italia il titolare del Mef ha spiegato che non teme la Commissione Europea, ma le valutazioni dei mercati che comprano il debito pubblico italiano.I tassiIn merito alla questione specifica e tanto discussa dei tassi Giorgetti ha affermato: “Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno scorso, o di due anni fa avevamo 14-15 miliardi in più da mettere sul fisco, ma non ci sono più e si farà più fatica, si farà più fatica ma si passa”. Successivamente a questa riflessione è stato poi sottolineato che la politica monetaria restrittiva aveva l’obiettivo di rallentare la crescita e, secondo il titolare del dicastero, questo scopo è stato brillantemente raggiunto.Le richieste dei partitiPer quanto riguarda le richieste da parte dei partiti e dei ministeri, Giorgetti ha spiegato che queste sono sempre ben al di là delle possibilità effettive economiche. Il Parlamento a breve dovrà approvare il deficit sotto la linea durante la redazione del Nadef, ovvero Nota di aggiornamento al DEF è un documento che il Governo italiano presenta alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno per aggiornare le previsioni economiche e finanziarie. Secondo Giorgetti la cifra del deficit dev’essere un numero ragionevole che dimostri la volontà del Paese di tornare a una politica fiscale prudente.L’inflazioneDurante il convegno “Le Buone Leggi Semplificare per far ripartire l’Italia” Giorgetti ha spiegato che l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% “è di là da venire”. L’economia sta effettivamente rallentando, molto in Germania e abbastanza purtroppo anche in Italia e negli altri paesi. LEGGI TUTTO

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    Pilota si addormentò in volo, licenziamento annullato. Ecco perché

    Non solo dovrà essere reintegrato al lavoro ma gli spettano, di diritto, tutti gli stipendi arretrati da quando è stato licenziato: si tratta del pilota di Ita Airways che è stato cacciato dalla sua azienda dopo essersi addormentato per alcuni minuti durante il volo New York-Roma. Luca Redavid, giudice del Lavoro di Roma, con una sentenza ha dichiarato l’illegittimità del licenziamento perché l’uomo non ha avuto alcuna possibilità di difendersi.Il risarcimento di ItaCome si legge sul documento pubblicato da Repubblica, la parte convenuta (cioé Ita) viene condannata “alla reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro ed alla corresponsione della somma commisurata alla retribuzione utile ai fini del Tft pari ad euro 4.274,85 mensili dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegrazione”. Un bel gruzzoletto spetta al pilota che, dopo il volo del 30 aprile 2022, fu allontanato neanche un mese dopo, il 26 maggio 2022. Calcoli alla mano, gli spettano più di 70mila euro ai quali vanno aggiunti i versamenti per i contributi previdenziali ed assistenziali.Le spese per la liteLa sentenza risale allo scorso 21 luglio ma è stata resa pubblica soltanto ora: nel testo del giudice Redavid si legge anche che l’azienda, Ita, dovrà versare diecimila euro per le “spese di lite” oltre a spese generali pari al 15%, Iva e Cpa, come stabilito dalla legge.Una notte turbolentaTutto nasce la notte del 30 aprile dell’anno scorso quando il volo Ita Airways AZ609, decollato da New York, mentre si trovava a sorvolare il territorio francese prima di iniziare a virare verso l’Italia e Roma, non diede segnali ai controllori di terra per circa dieci minuti, facendo temere il peggio. Pochi istanti dopo il silenzio dalla cabina di pilotaggio, come vuole la prassi in questi casi, furono allertati alcuni caccia militari. Tutto si svolse per il meglio, non ci fu alcun problema per i passeggeri ma Ita avviò un’inchiesta interna per capire cosa fosse accaduto visto che il pilota aveva negato ogni colpo di sonno, ma si era comunque macchiato di un comportamento non in linea con il regolamento.Il giudice del Lavoro di Roma ha riportato la lettera di licenziamento da parte Ita: la compagnia avrebbe accusato il pilota di aver causato “un gravissimo rischio per la sicurezza del volo e dei passeggeri”. Il problema, però, nasce dal fatto che la compagnia ha contestato e formalizzato il licenziamento in maniera non legittima andando contro l’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori. Come vuole la legge, il datore ha l’obbligo “di adottare un provvedimento disciplinare, di contestare l’addebito al lavoratore. La contestazione deve essere specifica, deve esporre i fatti in modo chiaro per consentire al lavoratore di individuare il comportamento contestato e difendersi”. Questa contestazione, poi, “deve essere fatta per iscritto nei casi in cui il comportamento contestato porti all’applicazione di una sanzione più grave del rimprovero verbale”: tutto ciò, però, non sarebbe mai avvenuto e la procedura di licenziamento è da considerare illecita. LEGGI TUTTO

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    Il governo studia il taglio Irpef: ecco tutti i calcoli e chi ci guadagna

    Accorpare i primi due scaglioni Irpef al 23%. La priorità del governo riguarda le fasce fino a 15mila euro con aliquota al 23% e quello tra i 15 e i 28mila con aliquote fino al 25%. Inoltre, il governo ha preso in considerazione la proroga del taglio del cuneo fiscale per l’intero anno 2024. Il viceministro all’economia Maurizio Leo ha spiegato come potrebbe funzionare la misura.La preoccupazionePersiste una preoccupazione importante legata al bilancio pubblico, con un deficit di 14 miliardi di euro. Il viceministro all’economia e finanze, Maurizio Leo, ha sottolineato che se il cuneo fiscale verrà ridotto mantenendo il meccanismo delle quattro aliquote, una parte di tale beneficio potrebbe essere annullata dalle tasse. Leo ha dichiarato: “L’obiettivo è di unificare le prime due aliquote Irpef al 23%, ma dobbiamo essere cauti sui numeri e vedere se ci saranno risorse disponibili”. Inoltre, si guarda alla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) anche per il taglio delle tredicesime, che era stato annunciato come parte della riforma fiscale. Alcuni suggeriscono di anticiparlo nella legge di bilancio, ma Leo ha affermato che nel 2023 potrebbe essere difficile reperire le risorse necessarie. La delega permette di attuarlo nel 2024, quindi si valuterà se applicarlo il prossimo anno.La provenienza delle risorseLe risorse non verranno principalmente dalla riforma delle spese fiscali, poiché Leo ha dichiarato che con un intervento mirato si potrebbe risparmiare al massimo 1 miliardo di euro. Il viceministro ha anche sottolineato che, nonostante gli sforzi contro l’evasione, il governo non prevede condoni fiscali e vuole che tutti paghino le imposte dovute. Tuttavia, si stanno incentivando i contribuenti ad accettare proposte dell’amministrazione per dichiarare il proprio reddito. Inoltre, si sta lavorando su un accordo preventivo biennale e intese fiscali per le imprese medie e grandi attraverso la cooperative compliance. Commissioni di esperti stanno elaborando proposte di decreti delegati per l’attuazione della riforma fiscale, valutando i costi e i benefici di ciascuna norma. L’obiettivo è implementare queste riforme a partire dal 2024.Le misureSi prevede che le prime misure riguarderanno i cambiamenti normativi a “costo zero”, come la riforma dei procedimenti di accertamento e sanzionatori, nonché il concordato preventivo. Per le piccole imprese, si sta considerando l’estensione del concordato e l’uso delle pagelle fiscali per incentivare la dichiarazione corretta dei redditi.La riscossione fiscaleInoltre, l’esecutivo sta lavorando su una riforma della riscossione fiscale, con l’obiettivo di superare il concetto tradizionale delle cartelle esattoriali e migliorare l’interoperabilità dei dati fiscali. Il progetto è anche quello di definire misure per la rapida cancellazione dei crediti non riscuotibili. LEGGI TUTTO

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    La cultura del merito resta un concetto sotto schiaffo

    In questo benedetto Paese il merito è un concetto sotto schiaffo. E, infatti, i risultati di questo ostracismo culturale si vedono tutti. Anche solo nominarne la parola si finisce dritti in castigo con l’accusa di voler affidare il destino dell’Italia a logiche discriminatorie e classiste. Le cose naturalmente sono del tutto di segno diverso.L’aver abbandonato la cultura del merito in favore di orientamenti ideologici del tutto disarticolati con la vita reale ha reso il Sistema Paese assai fragile, per nulla competitivo, apparentemente egualitario ma nella sostanza altamente discriminatorio. Perché, in assenza della cultura del merito, ad averla vinta sono i soliti «pochi», quelli che godono di privilegi ereditati, cioè classisti. Mentre solo con il merito viene offerta a tutti la possibilità di farcela, non per censo o per grazia ricevuta. Ma, per l’appunto, per merito. Bene ha fatto allora il professor Luca Ricolfi a riportare al centro della riflessione questo fondamentale argomento dando alle stampe un libro che fin dal titolo risulta essere assai illuminante: «La rivoluzione del merito» (Rizzoli). Ricolfi è un intellettuale che non si esprime per ragioni di bottega. Non teme di andare controcorrente, anzi; il libro è un documentato, vivace e anche polemico attacco alla mentalità vecchia del privilegio, dell’ideologico quotidiano che continua a imperare. E parimenti dimostra invece come il merito è uno straordinario veicolo di crescita umana, di benessere individuale e comunitario, di risorsa decisiva per rimettere l’Italia in carreggiata. Insomma, l’educazione che forma e fa crescere è tale solo se dà linfa al merito. La scuola deve tornare a fare la sua strategica parte.Abbiamo già perso troppo tempo per assecondare falsi profeti e cattivi maestri. I padri costituenti, come ricorda bene Ricolfi, lo avevano saggiamente compreso. Per loro il merito è una risorsa imprescindibile per un autentico sviluppo. Altro che attacco discriminatorio e classista. È il tempo di avviare la rivoluzione del merito. LEGGI TUTTO

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    Asilo nido, è tempo di bonus: chi ne ha diritto e come richiederlo

    Il bonus asili nido è un contributo erogato alle famiglie con determinati limiti reddituali e, nella formula attuale, favorisce l’iscrizione negli istituti scolastici pubblici ma può essere ottenuto anche da chi iscrive i propri figli in quelli privati. Confermato anche per l’anno scolastico 2023 / 2024, il bonus asili nido deve essere richiesto mediante l’apposita procedura pubblicata sul sito dell’Inps ed è corrisposto in undici mensilità il cui importo, che parte da un minimo di 1.500 euro, è calcolato sulla scorta dell’Isee minorenni. Ecco chi ne ha diritto e come richiederlo.Il bonus asili 2023Può essere richiesto rivolgendosi a un Patronato oppure accedendo al portale Inps mediante Spid, Cie o Cns. Il bonus asili è pensato come supporto ai genitori di bambini di età tra gli zero e i tre anni.Per presentare la domanda è necessario allegare:i dati personali del richiedentele informazioni sull’asilo nido e i periodi di frequenzala dichiarazione di responsabilitàla modalità di pagamento sceltale coordinate bancarie o postali del richiedenteI requisiti imposti sono raccolti nel Messaggio Inps 899 del 2 marzo 2023 e, come vedremo, includono anche la necessità di cure domiciliari.Possono richiedere il bonus asili i genitori conviventi con i minori oppure da coloro che ne hanno l’affidamento legale. Per avere accesso al contributo occorre avere la cittadinanza italiana o comunitaria o, in alternativa, un permesso di soggiorno valido.Il bonus è esteso anche ai genitori che hanno lo status di rifugiato politico o che godono di protezione sussidiaria.L’inoltro dei documenti che attestano gli esborsi (fatture e ricevute) possono essere presentati all’Inps al più tardi entro il 31 luglio 2024.I requisiti reddituali e l’importo del bonus asiloIl calcolo del bonus asilo avviene sulla scorta dell’Isee minorenni ed è ripartito, in base al periodo di frequenza, fino a un massimo di 11 mensilità il cui importo varia a seconda del reddito.Per i nuclei famigliari con un Isee inferiore ai 25mila euro, lo sconto è di 272,72 euro mensili (2.999,92 euro al massimo)I nuclei con un reddito da 25.001 a 40mila euro possono ottenere fino a 227,27 euro al mese (2.499,97 euro al massimo) mentre, per gli Isee superiori a 40mila euro il bonus è di 136,37 euro a mese (1.500,07 euro al massimo).Il bonus asili nido copre anche l’assistenza domiciliare, sempre relativamente ai minori fino a tre anni di età affetti da patologie croniche. La domanda di erogazione va accompagnata dai documenti medici che attestano lo stato di salute del bambino.L’importanza del bonus asili nidoIntrodotto nel 2016 con un contributo di mille euro al massimo, è stato rimodellato nel 2019, anno in cui il tetto della somma erogabile è stato alzato a 3.000 euro.Nel 2017 è stato richiesto da poco più di 70mila nuclei familiari, numeri che sono aumentati di anno in anno (con una flessione solo tra il 2019 e il 2020) e, nel corso del 2022, è stato richiesto dal oltre 420mila famiglie. Numeri di tutto rispetto che sanciscono l’importanza che il bonus asili nido ha per i genitori in Italia. LEGGI TUTTO

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    Hydrogen Valley Malpensa, decolla il progetto “green”

    Ha preso il via e durerà quattro anni il progetto Th2icino, ovvero “Hydrogen Valley Malpensa”, coordinato da Rina, multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica, in collaborazione con Sea Aeroporti di Milano, Confindustria Varese e Comune di Busto Arsizio. Obiettivo: realizzare una filiera di produzione e consumo di idrogeno verde all’interno dell’aeroporto di Malpensa, la prima in Italia e una delle prime in Europa in ambito aeroportuale. Il progetto presentato al Museo del Volo – Volandia, prevede l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per realizzare un innovativo ecosistema di tutta la filiera – dalla produzione allo stoccaggio, dal trasporto al consumo – coinvolgendo la rete di imprese del territorio perché possano usufruire di questo vettore energetico.I partner, tra questi anche realtà francesi, spagnole e greche specializzate nella produzione, ricerca e sviluppo su vari ambiti applicativi delle tecnologie legate all’idrogeno, contribuiranno secondo le proprie competenze e capacità allo studio di soluzioni utili alla creazione della Hydrogen Valley Malpensa, mettendo in primo piano anche l’ottimizzazione dei costi della catena del valore dell’idrogeno, una delle fonti energetiche più valide per la decarbonizzazione.Uno degli obiettivi voluto da Sea per accelerare il processo di decarbonizzazione del settore aereo e raggiungere “Zero Emissioni” entro il 2030, su cui la società di gestione di Malpensa e Linate investe per sostenere l’industria aeronautica nel percorso di transizione energetica, sviluppando partnership innovative. Per quanto riguarda Malpensa, il progetto, che si concluderà a settembre 2027, si concretizzerà nella individuazione e applicazione di soluzioni tecniche per adattare mezzi aeroportuali con propulsione ibrida basata su celle a combustibile per alimentare motori elettrici come vera alternativa a quelli a combustione interna. In parallelo, saranno studiate le soluzioni idonee per creare, in un ambiente con elevatissimi standard di sicurezza, un sistema per assicurare il rifornimento di idrogeno ai veicoli che operano nello scalo. Hydrogen Valley Malpensa ha ricevuto un finanziamento di quasi 7,5 milioni di euro dalla Clean Hydrogen Partnership nell’ambito di Horizon Europe, programma quadro dell’Unione europea per sostenere e promuovere la ricerca e l’innovazione nel periodo 2021-2027.“È un progetto d’avanguardia che mira a ridurre le emissioni annue di CO2 della zona di Malpensa di 4.400 tonnellate, equivalenti a quelle di 1.500 autovetture. Crediamo sia un progetto pionieristico replicabile in altre zone e scali, pensato non solo per la logistica aeroportuale ma anche per abilitare nuovi off-taker aumentando la sinergia tra aeroporto e territorio”, ha detto Andrea Bombardi, Carbon reduction excellence executive vice president di Rina, mentre Alessandra Cuneo, Innovation for power generation and hydrogen manager della società ha spiegato che “l’obiettivo è introdurre un nuovo vettore energetico, garantendo un’indipendenza energetica e di conseguenza una crescita economica e creare anche un hub per la ricerca”. Il budget di 18,5 milioni: si parte con la produzione dell’idrogeno, il suo stoccaggio all’interno dell’aeroporto stesso per rifornire i veicoli della flotta dei mezzi di Malpensa.”È importante arrivare alla decarbonizzazione dell’intero settore ed è importante che gli aeroporti investano per la decarbonizzazione non solo delle infrastrutture, ma anche del volo. Ci vorranno dei decenni per arrivare al Net Zero, si parla del 2050, e tra le soluzioni possibili ci sono i biocarburanti sostenibili Saf e l’idrogeno ma affinché Malpensa sia pronta per l’idrogeno entro il 2035 bisogna partire già adesso e in questo contesto rientra Th2icino – ha sottolineato Armando Brunini, ceo di Sea Milano Airports -. A volte mi sembra di assistere a due schieramenti contrapposti ma per arrivare a net zero serviranno entrambi. Abbiamo stanziato risorse per cercare di indurre le compagnie ad acquistare i Saf, che sono un pò più costosi. Riguardo all’idrogeno, se si vuole essere pronti nel 2035 per utilizzarlo in campo aeronautico, è fondamentale iniziare a usarlo ora. Si tratta di creare una rete di utilizzatori tale da creare la massa critica necessaria per avere successo in prospettiva. Noi stiamo sostituendo tutti i nostri mezzi con l’elettrico ma alcuni, specie quelli pesanti, li convertiremo a idrogeno e quindi potranno avvalersi della sperimentazione”. LEGGI TUTTO