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    Riscatto della laurea, ecco perché nel 2024 costa di più

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    I punti chiave

    Nel 2024 il riscatto della laurea è più caro, ma resta comunque conveniente per andare prima in pensione o per percepire un assegno più importante. La misura in questione permette di far figurare il periodo di studi come anni di lavoro, con gli appositi contributi, sono esclusi gli anni fuori corso. Il riscatto della laurea suddivide in agevolato, che quest’anno costerà oltre 6mila euro l’anno, e ordinario dove la cifra dipende da quanto sì è guadagnato nei dodici mesi che precedono il momento della domanda. Vediamo nello specifico di cosa si tratta e quale opzione risulta maggiormente conveniente.Opzione agevolataL’opzione del riscatto agevolato è rivolta solo a chi ha effettivamente concluso un percorso di studi e per i periodi che si collocano nel sistema contributivo per la futura pensione. Il costo di questa misura è di 6.100 euro, nel 2023 era di 5.776. L’incremento è dovuto all’inflazione che fa salire il reddito minimo imponibile di commercianti e artigiani. Il prezzo più alto si fonda sul livello medio dei prezzi dello scorso anno, con la crescita definita dall’Istat al 5,7%, e così il riflesso sul riscatto sarà di poco più basso. Se il periodo considerato per il riscatto si verifica dopo il 1996 allora con la formula agevolata il costo per ogni anno è fisso.La formula ordinariaLa formula ordinaria consente di riscattare periodi che si collocano nel sistema contributivo (cioè dal 1° gennaio 1996). La cifra si determina applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda, alla retribuzione nei 12 mesi rispetto al momento di presentazione della domanda di riscatto. L’Inps ha riportato un esempio riferito al riscatto di quattro anni di laurea dal 2002 al 2006 nel Fondo pensione lavoratori dipendenti dell’Assicurazione generale obbligatoria prendendo in esame una retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi di 32.170 euro. La cifra totale è in questo caso pari a 42,464 euro (32.170 X 33%, ovvero 10.616 all’anno per 4 anni uguale a 42.464).Cosa convieneNel con l’incremento del reddito minimo imponibile per artigiani e commercianti a oltre 18mila euro (rispetto ai 17.504 euro del 2023), il riscatto ordinario risulta meno costoso solo se il proprio reddito è inferiore a questa soglia. Per chi non ha mai lavorato, il costo fisso resta di 6mila euro. Calcolare i costi per il riscatto degli anni di laurea precedenti al 1996, oppiure ofino alla fine del 2011, se si hanno almeno 18 anni di contribuzione maturati prima del 1996, è più complesso in quanto i periodi ricadono nel sistema retributivo. In questo frangente, il costo si stima utilizzando il metodo della riserva matematica, basato sul beneficio pensionistico che deriva dal riscatto stesso. Complessivamente il riscatto conviene se si è cominciato a lavorare prima dei 30 anni oppure se si è già vicini alla pensione. Per quanto riguarda gli anni dopo il 1996 è bene scegliere il riscatto ordinario subito quando si comincia lavorare poichè lo stipendio non particolarmente elevato e poi pagare a rate. Nel caso in cui il reddito annuo superasse i 18mila euro all’anno, la formula agevolata è la migliore. LEGGI TUTTO

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    Puntare (ancora) sull’azionariato. Tre strade per investire

    Investire ancora in azioni. Dopo qualche inevitabile scossone (di modeste dimensioni, in verità) seguito alle elezioni europee, l’indice delle principali Borse europee è tornato rialzista. Quindi? Investire in azioni continua a essere un buon consiglio. I picchi massimi del mercato azionario possono sembrare un’arma a doppio taglio. Quando le azioni raggiungono un nuovo record, gli investitori sono indotti a pensare che il mercato abbia raggiunto il picco e che sia ormai troppo tardi per entrare e comprare.Ma non è così. Su lunghi periodi, i mercati si sono mossi tendenzialmente al rialzo raggiungendo nuovi massimi numerose volte nei cicli precedenti. Ovviamente anche le flessioni sono inevitabili e possono sempre verificarsi, ma la storia ci insegna che i nuovi massimi hanno spesso rappresentato un buon punto d’ingresso per gli investitori di lungo periodo. Dal 1950, ogni volta che l’Indice S&P 500 ha toccato il suo primo massimo su un orizzonte di almeno un anno, i titoli hanno poi prodotto un rendimento medio del 17,1% per i successivi 12 mesi.Insomma, non mancheranno le flessioni, ma questo non cambia la traiettoria a lungo termine. Storicamente i mercati rialzisti (prezzi in aumento) sono stati più lunghi rispetto ai mercati ribassisti (prezzi in calo), determinando nuovi massimi all’interno di ciascun ciclo: parola di Julie Dickson, Investment Director azionario di Capital Group.MERCATI IN VISTAUn occhio particolare al mercato aerospaziale. Europeo in particolare. Un solido obiettivo di investimento a lungo termine. I viaggi aerei sono tornati ai livelli pre-pandemia. Dato il numero crescente di passeggeri e le limitazioni delle supply chain, il settore aerospaziale potrebbe essere sull’orlo di un super-ciclo. Oltre a prevedere qualche altro anno di crescita della domanda superiore alla media, il driver più interessante riguarda forse il lato offerta, con il backlog dei nuovi aeromobili che si estende al 2030. Mercati come l’India e la Cina stanno incrementando i loro ordinativi sulla scia dell’ampliamento dei viaggi aerei in risposta all’ascesa della classe media.In un settore dominato da due produttori – Boeing e Airbus – è difficile non pensare al conseguente potere di determinazione dei prezzi. Ma c’è un altro effetto derivante dal backlog degli ordini: gli aeromobili esistenti volano più a lungo, e necessitano di più manutenzione. Quasi il 70% degli aeromobili commerciali in servizio ha più di cinque anni e il 32% più di 12. I fornitori di componenti come Safran e Melrose Industries traggono un valore significativo dai ricavi ricorrenti generati dai prodotti esistenti. Spesso sono più redditizie le parti di ricambio rispetto alla vendita iniziale perché le componenti sono sottoposte a manutenzione diverse volte lungo il ciclo di vita di un aereo.TRE POSSIBILITA’In attesa di avere risposte dal mercato vale la pena riassumere i tre percorsi che si possono intraprendere per investire in azioni:1) Apri un conto di investimentoPer gli investitori che decidono di fare da soli, il primo passo da compiere è aprire un account su una piattaforma di investimento o su un’app di trading, la cui offerta è sempre più ampia.Alcune piattaforme offrono agli utenti la possibilità di fare pratica con il trading usando denaro virtuale prima di iniziare a fare sul serio.2) Scegli un robo-advisorSe hai una somma da investire superiore ai 10mila euro, ma l’idea di dover gestire in prima persona tutte le operazioni che svolgi ti spaventa un po’, allora puoi sempre scegliere di affidarti a un robo-advisor. I robo-advisor o “consulenti finanziari robotizzati”, una via di mezzo tra l’approccio fai da te (vedi sopra) e un consulente finanziario in piena regola (vedi di seguito). Compili un questionario contenente informazioni su vari aspetti, come i tuoi obiettivi finanziari e la tua propensione al rischio, e il sistema automatizzato genera un portafoglio di investimenti già pronto. È un approccio comodo e relativamente economico – in genere si pagano un paio di centinaia di euro per iniziare – e si tratta di una soluzione veloce: puoi avere un portafoglio investito nel giro di una o due ore.3) Scegli un consulente finanziario o un gestore patrimoniale LEGGI TUTTO

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    Ilva, Morselli indagata per l’ambiente

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    Non c’è pace nel cielo sopra Taranto. L’ex ad di ArcelorMittal Italia e poi di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, sarebbe indagata dalla procura di Taranto, con altri otto, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’inquinamento, al disastro ambientale e alla truffa ai danni dello Stato: a rivelarlo, la Gazzetta del Mezzogiorno. Morselli dopo aver conteso ad ArcelorMittal la gara per la riassegnazione dell’Ilva (guidando la cordata AcciaItalia) venne chiamata nel 2019 al vertice di ArcelorMittal Italia.I pm tarantini Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo l’accusano di essere promotrice e organizzatrice di questa associazione per delinquere. Sarebbe stata a capo di un gruppetto (direttori dell’ex Ilva, dirigenti, consulenti e dipendenti) che negli ultimi sei anni avrebbe causato ulteriori danni all’ambiente e alla salute di Taranto, oltre che alle casse dello Stato. Indagati, insieme a Morselli, anche il suo segretario Carlo Kruger, i dirigenti di Acciaierie d’Italia Francesco Alterio, Adolfo Buffo e Paolo Fietta, il procuratore di AdI Antonio Mura, con funzioni di direttore finanze, tesoreria e dogane, gli ex direttori dell’ex Ilva Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile e un dipendente dello stabilimento, Felice Sassi.Tutti, Morselli compresa, già indagati a inizio mese nell’altra inchiesta della procura tarantina che accusa AdI di aver falsificato i dati delle emissioni di Co2 al fine di vedersi assegnare quote di emissione di Co2 gratuite per un controvalore di 517 milioni.La nuova indagine contesta ai nove l’omissione dal 2018 a oggi della regolare manutenzione della rete di distribuzione del gas-coke in due reparti dello stabilimento (cokeria e sottoprodotti), omissione che per le toghe tarantine si sarebbe tradotta in «una compromissione e un deterioramento significativo dell’aria della città di Taranto», con «un incremento, significativo e misurabile, delle concentrazioni medie annuali, mensili e giornaliere di benzene». Trascurati anche gli impianti responsabili della «pressurizzazione e filtrazione dell’aria a servizio di macchine operatrici e uffici», con la conseguenza per i pm di aver esposto «i lavoratori a elevate concentrazioni di sostanze cancerogene, mutagene, teratogene».Gli indagati, insomma, avrebbero esposto «a pericolo la popolazione residente in prossimità dello Stabilimento e gli stessi lavoratori». Un altro colpo per la città dei Due Mari, già provata dai veleni dello stabilimento, ma non del tutto una novità: le emissioni di benzene erano infatti aumentate nell’ultimo decennio nonostante il varo, nel 2014, del piano per l’ambientalizzazione. LEGGI TUTTO

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    Meta prenota il 5%. Essilux scatta in Borsa

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    Altra giornata sotto ai riflettori per EssilorLuxottica. Dopo la notizia della doppia acquisizione di Supreme e di Heidelberg Engineering, un’indiscrezione di mercato circolata ieri ha fatto scattare in Borsa il gruppo degli occhiali: secondo Bloomberg, infatti, Meta starebbe per entrare nel capitale della società con un investimento multimiliardario. Il titolo, a fine giornata, ha guadagnato il 3% a 194,3 euro dopo essere arrivato anche al +5 per cento. Il gruppo guidato dal presidente e ad, Francesco Milleri (nella foto), non commenta, ma certamente la voce ha una sua credibilità vista l’esistente partnership con il gruppo guidato da Mark Zuckerberg per realizzare occhiali di ultima generazione, con il marchio Rayban. Il fondatore di Facebook ha investito moltissimo negli ultimi anni sui suoi visori per la realtà virtuale e sul maxi progetto Metaverso (da cui peraltro deriva il cambio di denominazione da Facebook a Meta).Ma con che quota enterà Meta in Essilux? Fermo restando che, al momento, non c’è alcuna garanzia che l’investimento abbia effettivamente luogo, secondo il Wall Street Journal la società di Zuckerberg (che si è fatta assistere da Morgan Stanley) dovrebbe rilevare una quota del 5% della multinazionale italo-francese: ai prezzi di Borsa di ieri, si tratterebbe di un investimento da 4,5 miliardi di euro. Possibile, quindi, che si tratti di una quota per seguire da vicino gli sviluppi delle strategie future: Meta, del resto, con i suoi social ha un filo diretto con le generazioni più giovani e questo è stato anche lo scopo della maxi acquisizione di Supreme da parte di Essilux. Va da sé che potrebbero essere tutti tasselli per arrivare a sviluppare insieme nuovi prodotti rivolti a un pubblico giovane. LEGGI TUTTO

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    La Bce gioca l’arrocco sul taglio dei tassi: “Inflazione resta alta”

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    Forse per l’aria condizionata a palla, Christine Lagarde (in foto) si è presentata ieri in conferenza stampa con una giacchetta quasi invernale, l’«outfit» peraltro perfetto per una presidente della Bce più che abbottonata sulla traiettoria che prenderanno i tassi a partire da settembre. Dopo il taglio al costo del denaro da un quarto di punto di giugno, l’Eurotower ha mantenuto lo status quo (tassi invariati al 4,25%) come da attese, ma su cosa succederà dopo la pausa di agosto Lagarde ha tenuto le carte coperte limitandosi a precisare che su un possibile nuovo allentamento, fra poco meno di due mesi, «siamo completamente aperti».Ma è solo un gioco di specchi che vuole riflettere l’immagine di un board senza preclusioni. Per quanto l’ex capo del Fmi continui a rimarcare che la Bce è «dipendente dai dati» e decida di riunione in riunione, senza vincoli a priori, il faro sull’inflazione resta acceso condizionando le scelte. Non a caso la Bce rimarca che «le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno». Probabilmente attorno ai livelli attuali (2,5%), una media che nasconde le profonde differenze nell’eurozona (+0,8% in Italia, 2,2% in Germania).Al momento, non c’è urgenza di ammorbidire ulteriormente la politica monetaria. Soprattutto dopo che il numero della Federal Reserve, Jerome Powell, si è detto favorevole ad ammorbidire il costo del denaro in settembre. Anche a costo di ignorare l’altolà con cui Donald Trump ha intimato a Jaydi non toccare boccia fino al voto presidenziale di novembre. Se la Fed taglierà e la Bce resterà immobile, verrà azzerato il rischio di importare inflazione dal versante valutario. Non va inoltre trascurata la calma sostanziale sul mercato dei titoli di Stato. LEGGI TUTTO

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    Ecco il piano Kkr per la rete si guarda al modello Terna

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    Una riproposizione del modello Terna, con un azionista di riferimento pubblico intorno al 30% e un azionariato di fondi e piccoli soci interessati a un flusso regolare di dividendi. Il punto d’arrivo per la società della rete, che dopo lo scorporo da Tim è confluita in Fibercop, potrebbe essere questo dopo che il fondo Usa Kkr – oggi azionista di riferimento con una quota intorno al 38% – avrà terminato di convertire tutta la rete alla fibra e sarà pronto per valorizzare il suo investimento.Nel frattempo la società, nata da poche settimane, sta affinando in questi giorni la squadra dei manager. Dovrebbero essere tutti italiani, con gli americani che hanno dato le chiavi della macchina al presidente Massimo Sarmi e all’amministratore delegato Luigi Ferraris che sta dialogando già da mesi con Kkr. Il top manager si porta da Ferrovie il responsabile per i rapporti istituzionali Massimo Bruno e il responsabile del personale Adriano Mureddu. Mentre Elisabetta Romano è stata nominata a capo dello sviluppo tecnologico della rete. Kkr, che ha inserito nel consiglio d’amministrazione i suoi uomini di fiducia Alberto Signori e James Gordon, metterà a disposizione la sua casa di consulenza Capstone. Il progetto è di investire circa cinque miliardi di euro per completare la stesura della fibra, un lavoro che richiederà fra i tre e i quattro anni. Ma quale sarà l’orizzonte di permanenza di Kkr? Facile immaginare un orizzonte di almeno cinque anni, ma a New York non c’è alcuna fretta. I fondi infrastrutturali non sono vincolati a scadenze tassative e quindi, portata l’azienda su un sentiero profittevole, potrebbe rimanere per incassare dividendi e cercare con calma uno o più «selezionati» acquirenti: nelle more degli accordi con il ministero dell’Economia, infatti, chi entrerà in società dovrà essere di gradimento allo Stato.Possibile che la cosiddetta exit passi dalla quotazione in Piazza Affari. Ma potrebbe passare anche dalla cessione a fondi come Adia (che ha il 17,5%) o il fondo pensione canadese Cpp Investments (17,5%), interessati a investimenti a lungo termine e alle cedole.In una prima fase, i flussi di cassa prodotti da FiberCop saranno assorbiti dagli investimenti, ma una volta usciti dalla parte clou dei lavori l’azienda dovrebbe iniziare a pompare utili.Il percorso di Fibercop, in ogni caso, sarà sostanziato nel nuovo piano industriale a cui sta lavorando Ferraris e che dovrebbe essere pronto da settembre. Sul percorso di Fibercop ci saranno anche le nozze con Open Fiber, che tuttavia non dovrebbero arrivare prima del 2026. Una vicenda che riguarda da vicino la stessa Tim (+1,2% in Borsa), che può incassare 2,5 miliardi se il matrimonio dovesse consumarsi entro 30 mesi dal closing (c’è quindi tempo fino a inizio 2027). Prima di allora ci sono diversi nodi da sciogliere, a partire dalla sovrapposizione delle reti nelle cosiddette aree nere (le più profittevoli). LEGGI TUTTO

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    Sikania II, varata la nuova nave green del polo logistica FS

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    Il Polo Logistica del Gruppo FS, fa un grande passo avanti nel campo della tecnologia marittima sostenibile. Sikania II il traghetto varato oggi ad Atene, rappresenta la prima nave ibrida Ro-Ro (un tipo di traghetto, progettato per trasportare carichi su ruote come automobili, autocarri oppure vagoni ferroviari oltre che passeggeri) in Italia. Un significativo passo avanti nel campo della tecnologia marittima sostenibile, con la propulsione ibrida di ultima generazione che riduce i consumi del 30% e le emissioni di CO2 del 50%, garantendo “zero emissions at port”.Il varo del traghettoLa nave Bluferries, società del Polo Logistica del Gruppo FS attiva nel trasporto marittimo sullo Stretto di Messina, C.T.E. Perdikaris Engineering, Architectural & Technical Services Ltd. e RINA, multinazionale specializzata in ispezioni, certificazioni e consulenze ingegneristiche, rappresenta l’impegno di Bluferries nei confronti della tutela ambientale e una grande innovazione per il trasporto passeggeri tra Villa San Giovanni e Messina.Le caratteristiche tecnicheSi tratta di un mezzo indipendente dal punto di vista energetico e dispone di un sistema avanzato di gestione dell’energia. Durante la navigazione, le batterie possono essere caricate attraverso i motori elettrici e in fase di approdo la nave utilizza un sistema di propulsione completamente elettrico per azzerare le emissioni durante tutte le manovre, le operazioni di carico e scarico. Inoltre, i pannelli solari a bordo forniscono 25kW di energia, alimentando tutti i servizi di alloggio della nave.Dopo la messa in acqua dello scafo, nel porto greco del Pireo saranno portate avanti le prove di collaudo previste dai regolamenti RINA che dureranno per circa tre mesi. La nave sarà poi trainata fino allo Stretto di Messina dove, una volta completate le iscrizioni nei registri marittimi, entrerà in esercizio all’inizio del 2025.Le parole dell’AD di Mercitalia Logistics e Bluferries”Il varo della nuova nave green di Bluferries rappresenta un passo fondamentale nel processo di rinnovamento della nostra flotta – ha detto Sabrina De Filippis, AD di Mercitalia Logistics – Con la consegna di questa nave, possiamo vedere il risultato dei nostri investimenti: grazie alla propulsione ibrida consentirà una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 e zero emissioni in porto durante le fasi di arrivo e partenza. La nuova nave è frutto di un investimento di 26 milioni di euro, in parte finanziato con i fondi del Piano Nazionale di Investimenti Complementari al PNRR, e si aggiungerà alle 5 che già operano nello Stretto. Nei prossimi mesi sarà sottoposta a test per entrare in pieno servizio nei primi mesi del 2025″. LEGGI TUTTO

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    Quando è giusto pagare il canone Rai se si ha un tablet

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    Tra le tasse più invise agli italiani, unitamente al bollo auto, c’è indubbiamente il canone Rai, che in sostanza è una tassa dovuta per il possesso di un apparecchio atto alla ricezione dei canali televisivi.Prima che l’imposta entrasse direttamente nella bolletta della corrente elettrica, l’evasione era una prassi diffusa tra i contribuenti, un fenomeno che, per ovvi motivi, si è drasticamente ridotto negli ultimi anni. Ciò nonostante, le polemiche intorno al tributo, per un motivo o per l’altro, si rinfoltiscono costantemente.Ne è riprova ciò che sta accadendo di recente alle aziende italiane, alle quali il Fisco inizia a richiedere il pagamento del canone Rai a causa del dichiarato possesso di dispositivi elettronici potenzialmente in grado di ricevere il segnale radiotelevisivo, come ad esempio i tablet. E questo nonostante che questi siano strumenti utilizzati esclusivamente in ambito lavorativo. Stando a quanto riferito da Investire Oggi, le lettere di riscossione stanno arrivando per via di una norma applicando alla lettera la quale risulterebbero tassabili non solo i televisori di tipo tradizionale.Ci si riferisce al Regio Decreto del 1938, secondo cui l’imposta va pagata per ogni genere di dispositivo in grado di ricevere segnali radiotelevisivi, inclusi quindi anche smartphone e tablet. Si tratta di una legge che ha quasi un secolo, è vero, eppure la richiesta di pagamento per i tablet aziendali trova in essa fondamento. L’Agenzia delle entrate chiede alle aziende il versamento di un canone annuo di 346 euro per ciascuno dei dispositivi elettronici in suo possesso potenzialmente in grado di ricevere segnali radiotelevisivi. Trattandosi di apparecchi utilizzati esclusivamente per lavoro, queste lettere di riscossione vengono contestate dai diretti interessati, che ritengono inique tali richieste e minacciano di adire le vie legali. LEGGI TUTTO