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    Italia-Uzbekistan, affari per 500 milioni

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    Una visita ad alto valore strategico quella annunciata dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Uzbekistan e Kazakistan dal 28 al 30 maggio. Posticipato a causa della morte di Papa Francesco, l’incontro in Asia Centrale mira a rafforzare un asse politico ed economico in costante espansione, a conferma del crescente interesse dell’Italia per la regione. Al centro dell’agenda i rapporti economici tra Roma e Tashkent. Nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due paesi ha toccato quota 500 milioni di euro. I dati confermano il dinamismo e la rapida crescita del rapporto bilaterale tra Italia e Uzbekistan. Nel corso del 2024, gli investimenti diretti italiani nel Paese centroasiatico hanno registrato un incremento del 160% rispetto all’anno precedente. I principali prodotti commercializzati includono articoli tessili, metalli, prodotti in pelle, prodotti alimentari, macchinari, apparecchiature elettriche, prodotti farmaceutici e veicoli.In Uzbekistan operano oltre 55 aziende italiane, tra cui 32 joint venture e 23 imprese a capitale interamente italiano, attive in settori chiave come energia, metallurgia, tessile e agroindustria. Tra i protagonisti società come Pietro Fiorentini, Terranova, Cotonella e FinOpera. Accanto a queste realtà consolidate, sono in corso di sviluppo progetti innovativi come la produzione di materiali in basalto di Gamma Meccanica e l’Orient Express di Arsenale Group, volto a rilanciare la storica rete ferroviaria transcontinentale. Significativo anche l’impegno ambientale di Sogesid, che guida interventi di recupero nel fragile ecosistema del Lago d’Aral.L’appuntamento segna un ulteriore passo avanti nel partenariato strategico siglato nel giugno 2023, quando il Presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev fu accolto a Roma dal Presidente Sergio Mattarella e dalla stessa premier Meloni. Da quel momento, le relazioni bilaterali hanno conosciuto una significativa accelerazione. A novembre dello stesso anno, è stato il Presidente Mattarella a recarsi in visita ufficiale a Tashkent, suggellando l’amicizia tra i due Paesi. Complessivamente, i due appuntamenti hanno prodotto la firma di quindici accordi intergovernativi e l’avvio di piani operativi per garantire la loro corretta attuazione.Roma guarda con grande interesse alle opportunità offerte dalla finanza sostenibile, tra cui emerge il ruolo centrale di Cassa Depositi e Prestiti nel supporto ai progetti dedicati alla transizione green.Il legame si sta rafforzando anche sul fronte culturale e fieristico. Solo nel 2024, più di 50 imprenditori uzbeki hanno esposto i propri prodotti dal tessile alla pelletteria, dall’agroalimentare all’artigianato alle fiere di Rimini e Milano, come Macfrut, Lineapelle e Artigiano in Fiera. A Prato, nel cuore del distretto tessile italiano, è stata inaugurata una casa commerciale del Made in Uzbekistan in collaborazione con T.I.S. Textile Innovation Sustainability Italy. LEGGI TUTTO

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    Un pilota italiano per Stellantis. Filosa nel solco di Marchionne

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    Era tutto previsto, come anticipato da il Giornale, e finalmente è arrivata l’ufficialità: l’italiano Antonio Filosa dal 23 giugno prossimo sarà il nuovo amministratore delegato di Stellantis. Ad annunciare la nomina il presidente esecutivo John Elkann (Exor, di cui è ceo, ha il 15,52% di Stellantis) insieme agli altri due azionisti di peso del gruppo: il vicepresidente Robert Peugeot (la famiglia detiene il 7,74%) e Nicolas Dufourcq, ceo di Bpifrance (6,65%), che rappresenta lo Stato d’Oltralpe. Particolare che non passa inosservato: con il napoletano Filosa e considerato il milanese Luca De Meo, ceo di Renault, ora sono due i top manager italiani a guidare gli altrettanti gruppi automobilistici francesi. Del resto, Carlos Tavares, portoghese ma transalpino di lungo corso, ex Renault ed ex capo di Psa, da subito al volante di Stellantis, se ne è andato sei mesi fa senza lasciare nessun rimpianto, eccetto che per i super dividendi assicurati dalla sua gestione.La «resa» dell’Eliseo e dei Peugeot non è stata digerita dai media francesi. Per Le Monde, in proposito, «le influenze italiane e Usa diventano adesso predominanti, cambiano gli equilibri». Les Echos descrive invece Filosa come «l’anti-Tavares che dovrà restituire fiducia a un team disorientato dalle sbandate di Stellantis», per poi aggiungere che «all’interno del gruppo ci sono troppi stabilimenti e troppi marchi: una lista di urgenze molto lunga».A prevalere, dunque, e come più volte affermato da Elkann, è stata la scelta interna, decisione arrivata a poco più di un mese dalla scadenza fissata, cioè il 30 giugno. Un’alternanza praticamente obbligata. «Filosa – le parole del presidente – è perfettamente preparato per guidare Stellantis in una nuova e cruciale fase di sviluppo. Una decisione presa sulla base della sua vasta esperienza in tutto il mondo, così come della sua ineguagliabile conoscenza dell’azienda e delle sue riconosciute qualità di leadership». L’altro candidato al ruolo di ceo era il francese Maxime Picat, sempre di casa ex Psa, responsabile Acquisti di Stellantis.Filosa, che ha ben condotto il business in America Latina fin dai tempi di Fca, dopo aver lavorato per Fiat in Europa, e scelto da Elkann per rilanciare il mercato Usa, dovrà ora occuparsi di tutto il gruppo. Il momento è ricco di insidie tra dazi, guerre commerciali, avanzata cinese, danni produttivi e occupazionali causati da politiche ideologiche sbagliate, strategie di costruttori (gli investimenti a senso unico sull’elettrico) rivelatesi un flop, listini alle stelle e mercati in forte difficoltà.Da qui al 23 giugno, quando sarà ufficialmente investito del ruolo di ceo, Filosa dovrà redigere un primo piano di azione, con una particolare attenzione alla «sua» Italia in grave sofferenza. Il predecessore Tavares, infatti, ha lasciato solo macerie tra fabbriche ai minimi storici di produzione, cassa integrazione a volontà, uscite volontarie, promesse disattese, dietrofront a spese degli operai (la tanto sbandierata gigafactory di Termoli), assegnazioni di prodotti tardive, novità a rilento e marchi iconici, come Maserati e Lancia, a rischio chiusura o cessione.Inoltre, al di là delle esigenze di condividere progetti e piattaforme, ecco la perdita di identità tra stile e motori di icone come Alfa Romeo. E per fortuna, guardando a Fiat, che la Pandina, ma sempre Panda è, tiene duro e con il suo motore ibrido fa girare Pomigliano d’Arco. Per giugno, l’attuale capo dell’Europa, Jean-Philippe Imparato, aveva annunciato la presentazione del «Piano Italia bis». È verosimile che il tutto sarà rinviato. Resta invece convocato, in luglio, dal ministro Adolfo Urso, il «Tavolo Automotive», un’occasione per Filosa di presentarsi a livello istituzionale. LEGGI TUTTO

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    Unicredit, Giorgetti-Tajani ai ferri corti

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    Nuovo incendio sul dossier Unicredit-Banco Bpm. Ieri il primo ad aprire il fuoco è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che incalzato dai giornalisti in Senato ha voluto ripercorrere i vari passaggi della vicenda: «C’è un golden power che prevede una procedura di monitoraggio. Questo monitoraggio è stato avviato. Nella procedura di monitoraggio Unicredit e Banco Bpm hanno fatto le loro osservazioni. Noi dovremo dare una risposta a queste osservazioni sempre nell’ambito del monitoraggio. Nel frattempo, è un loro diritto, hanno deciso di andare in tribunale, vanno tutti in tribunale in questo Paese, una causa non si nega a nessuno, quindi la cosa si incasina». Arrivano poi altri messaggi mirati, uno all’indirizzo di indiscrezioni di stampa che vorrebbero un disallineamento tra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia circa un ripensamento sulle prescrizioni Golden Power per timore di una reprimenda europea: «Noi andremo avanti nel monitoraggio e daremo le risposte che dovremo dare», ha proseguito Giorgetti, «in assoluto coordinamento tra Mef e Palazzo Chigi, assoluto, perché dall’inizio del primo giorno c’è coordinamento tra Palazzo Chigi e Mef, tra Giorgetti e Meloni. Se ci fosse un minimo di disallineamento, non troverete l’annuncio delle dimissioni troverete le dimissioni perché le dimissioni non si annunciano ma si danno, chiaro?». Una super bordata che lascia intendere clamorose dimissioni se al Mef fosse imposta una revisione del decreto sul Golden Power. Ma è certo una staffilata anche al presidente della Consob, Paolo Savona, che con il suo voto aveva fatto propendere l’Authority per la sospensiva di 30 giorni all’Ops di Unicredit su Bpm dicendosi pronto a dimettersi «se non gradito». Incalzato da altre domande sulle dimissioni, ha concluso: «Ho appena detto come si fa, non si annunciano, si danno».Nella maggioranza, però, c’è chi spinge, a costo di scontrarsi, per ammorbidire le prescrizioni di Unicredit. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a precisa domanda se fosse favorevole in Senato a rivedere alcuni passaggi del Dpcm ha risposto «Assolutamente sì». Del resto, già ad aprile, in Consiglio dei ministri, era stata inserita su richiesta di Forza Italia la tempistica dei nove mesi da concedere a Unicredit per abbandonare ogni attività in Russia. «La nostra priorità è la difesa delle imprese», ha detto Tajani riferendosi alle 270 aziende tricolori ancora operanti a Mosca che si appoggiano per operare proprio all’istituto guidato da Andrea Orcel. Realtà che «lavorano in Russia nel rispetto delle sanzioni», ha sottolineato. Pertanto, nell’ottica della difesa di queste aziende, compresa Unicredit, «una conditio sine qua non» per il leader di Forza Italia, «sono i nove mesi che devono essere almeno nove mesi effettivi». Il ragionamento di Tajani è che, visto che Unicredit si è appellata al Tar con la prima udienza in calendario il 4 giugno, la decorrenza dei termini dovrebbe partire dalla data di pronuncia del tribunale, con l’effetto di dare più tempo a Unicredit per uscire dalla Russia e alle imprese di riorganizzarsi. Sempre a proposito di Russia, è circolata l’indiscrezione – senza conferme – di un interesse di fondi d’investimento emiratini alla filiale russa di Piazza Gae Aulenti. In lizza ci sarebbero le società d’investimento Inweasta, Asas Capital e Mada Capital. Voci che tuttavia erano circolate in passato, sebbene con altri attori, e si erano dissolte in una bolla di sapone anche su presunte pressioni statunitensi. LEGGI TUTTO

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    Prosieben, Mfe si arma e mette in riga il vertice

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    Nella partita a poker che sta giocando in Germania, Mfe-Mediaset (in foto l’ad Pier Silvio Berlusconi) ha ieri vinto un piatto importante. Come noto, la posta finale è il controllo e l’integrazione dell’emittente tedesca ProsiebenSat1, dove Mfe è il primo azionista e ha raggiunto il 30,14% del capitale dopo aver lanciato un’offerta pubblica che è tuttora in corso (termina il 6 giugno). Ieri era in calendario l’assemblea di Prosieben, appuntamento atteso per misurare la forza di Mfe in assemblea dopo gli ultimi mesi segnati dalle critiche del gruppo italiano verso il management tedesco (che opera tramite il cda) e culminati con l’Opa volontaria. Opa a cui ha fatto seguito l’annuncio di un’altra offerta, del gruppo ceco Ppf, socio con il 14%, deciso però a salire fino al 29,9% e almeno stando alle ultime dichiarazioni favorevole all’attuale cda. LEGGI TUTTO

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    Btp Italia in accelerazione. Lo spread cala a quota 98

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    Prosegue a buon ritmo il collocamento del nuovo Btp Italia con scadenza 4 giugno 2032, il titolo di Stato indicizzato all’inflazione rivolto ai risparmiatori retail. In soli due giorni di apertura, la raccolta ha già superato i 5,28 miliardi di euro, con 63.946 contratti sottoscritti nella sola seconda giornata (2,14 miliardi), dopo i 3,14 miliardi della prima.Il titolo offre un rendimento minimo garantito dell’1,85%, che verrà rivalutato ogni sei mesi in base all’inflazione nazionale (indice Foi al netto dei tabacchi). Le cedole semestrali includeranno anche la rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione. È inoltre previsto un premio fedeltà dell’1% per chi manterrà il titolo fino a scadenza. L’offerta resterà aperta ai piccoli risparmiatori fino a oggi, per poi aprirsi agli investitori istituzionali.Il successo della nuova emissione si inserisce in un quadro finanziario favorevole per il debito italiano (in foto Davide Iacovoni, direttore del dipartimento Mef che se ne occupa). Lo spread Btp-Bund decennale è infatti sceso a 98 punti base, il livello più basso da settembre 2021, segnale di maggiore fiducia da parte dei mercati. Il rendimento del Btp decennale è calato dal 3,59% di martedì al 3,53% di ieri, rafforzando l’appeal dei titoli di Stato italiani rafforzato anche dalla promozione di Moody’s che venerdì scorso ha alzato l’outlook da stabile a positivo sul rating Baa3.Secondo la maggior parte degli analisti, il calo dello spread riflette la stabilità politica interna, il miglioramento dei conti pubblici e la buona risposta del mercato alla raccolta, in un contesto in cui si prevede anche un taglio dei tassi da parte della Bce entro l’estate. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ieri ha sottolineato che «in un contesto come quello che stiamo vivendo» è fondamentale il giudizio dei risparmiatori «che continuano ad avere fiducia nella Repubblica e continuano a sottoscrivere il nostro debito». Non a caso, dopo la promozione di Moody’s, aveva evidenziato come le rating action sono il «frutto di un lavoro serio e silenzioso». Ieri il ministro ha partecipato al dibattito nell’Aula del Senato sulla riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio. Giorgetti, ha dato l’ok alla sola mozione di maggioranza che, tra le altre cose, chiede di «garantire adeguati strumenti di flessibilità per la gestione delle risorse in corso d’anno».Il Btp Italia, in ogni caso, resta un’alternativa interessante ai titoli nominali, soprattutto in un contesto di inflazione moderata, dove il costo della protezione è contenuto. Il confronto storico è quello con l’emissione dell’ottobre 2019 che ha garantito un rendimento annuo del 3,21%, ben superiore allo 0,20% dei titoli fissi. Tuttavia, emissioni più recenti, come quella del novembre 2022, hanno avuto performance simili ai Btp nominali. LEGGI TUTTO

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    Il partenopeo schivo con la passione per la pallanuoto che sa fare squadra

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    Tifoso del Napoli ma anche del Clube Atlético Mineiro, visti gli anni trascorsi in Brasile, amante – ovviamente – della cucina italiana, nuotatore nel tempo libero per scaricare la tensione e un passato da pallanuotista: sposato e padre di due ragazze, molto attento alla riservatezza, Antonio Filosa, nativo di Castellammare di Stabia, nel Napoletano, cresciuto a Ostuni, in Puglia, vive e lavora da tanti anni tra il Sud (durante il mandato come Chief operating officer è stato ultimato lo stabilimento di Pernambuco, in Brasile, uno dei più grandi impianti automobilistici del Paese) e il Nord America, con la Fiat prima (e soprattutto), Fca dopo e ora Stellantis nel cuore. Cinquantatré anni il 17 agosto prossimo, il nuovo ceo del gruppo franco-italo-tedesco-americano con una recente spruzzata di Cina (Leapmotor), risiede nel Michigan, dalle parti di Auburn Hills, non lontano dal quartier generale (ex Chrysler ed ex Fca) di Stellantis Nord America. Detroit, nota da sempre come Motown, la «Città dei motori», è a una mezz’oretta di macchina. Laureato in ingegneria al Politecnico di Milano e conseguito successivamente l’Executive Mba alla Fundação Dom Cabral, in Brasile, Filosa è considerato un profondo conoscitore delle dinamiche industriali, virtù alla quale affianca l’attenzione per la forza lavoro. «Tutti – spiega chi lo conosce – gli riconoscono un forte carisma, l’attenzione a prendersi cura delle persone e a venire incontro alle esigenze delle comunità in cui l’azienda opera. È ben voluto da tutti, un vero leader, un grande professionista. Inoltre, sa ascoltare e si confronta sempre con gli altri. Saputo della nomina, nelle fabbriche brasiliane avrenno sicuramente festeggiato».Un paragone con il suo predecessore Carlos Tavares, dal quale Filosa raccoglie un’eredità pesantissima, con il sistema produttivo italiano da ricostruire e marchi come Maserati e Lancia da salvare? «Il manager portoghese – la risposta che otteniamo negli ambienti torinesi – aveva due lati: quello benevolo, di padre di famiglia e anche verso chi gli stava vicino; ma anche un’impronta dittatoriale, cioè che non lasciava spazio al confronto con una forte rigidità nel guardare ai numeri». Filosa, a questo punto, si presenta invece, più aperto anche se, ci confidano, «in qualche occasione l’ho visto picchiare i pugni sul tavolo; del resto, fa parte del suo lavoro».Edoardo Pavesio, presidente del gruppo Sila, multinazionale che produce comandi cambio per auto, con 1.300 dipendenti, 256 dei quali fra Torino, Atessa e Melfi, nonché appartenente alla neonata Vehicle Valley Piemonte, ha avuto contatti con Filosa in Brasile, a Belo Horizonte, già storico polo industriale di Fiat e ora di Stellantis. «Sono contento della sua nomina – commenta l’imprenditore – di lui ho apprezzato leadership, competenza, professionalità e la marcata italianità. Ovunque è andato ha fatto un buon lavoro». «Filosa pone l’accento su solidi rapporti con fornitori e dipendenti, come evidenziato durante una recente riunione del North American Supplier Advisory Council», aggiunge un altro imprenditore.Da parte sua, il nuovo ceo di Stellantis ha fatto parte del team di manager Fca guidato dall’allora ceo Sergio Marchionne, scomparso nel 2018. In proposito, dal 2016 ha ricoperto l’incarico di responsabile per il gruppo del mercato in Argentina. Chi in quel periodo era nel team del nuovo ceo di Stellantis non ha problemi a confidare che «Antonio faceva parte del gruppo di giovani che il dottor Marchionne stimava».Bene il periodo in Europa, altrettanto quello nelle Americhe, ecco servito sul piatto di Filosa una sorta di «triplete», visto che dovrà occuparsi a livello globale del business di Stellantis. LEGGI TUTTO

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    Btp Italia, raccolta a 5,28 miliardi nei primi due giorni

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    Prosegue con successo il collocamento del nuovo Btp Italia con scadenza 4 giugno 2032. In due giornate, il titolo di Stato indicizzato all’inflazione ha raccolto 5,28 miliardi di euro dai risparmiatori retail. Dopo i 3,14 miliardi della prima giornata, nella seconda si sono aggiunti altri 2,14 miliardi, con 63.946 contratti sottoscritti. L’offerta per il pubblico retail resta aperta fino a domani, mentre gli investitori istituzionali potranno partecipare fino venerdì.Il titolo garantisce un rendimento minimo dell’1,85%, rivalutato in base all’inflazione, con cedole semestrali che includono anche l’adeguamento del capitale. Per chi mantiene il titolo fino a scadenza è previsto un premio fedeltà dell’1% del capitale investito, un incentivo ulteriore in un contesto di inflazione ancora rilevante. LEGGI TUTTO

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    Labubu-mania, occhio alle truffe: come riconoscere gli originali e dove acquistarli

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    Stanno diventando sempre più popolari fra i giovani e non solo, e sono già delle vere e proprie star del social: stiamo parlando dei Labubu, dei portachiavi a forma di pupazzo che raffigurano piccole creature ispirate alla mitologia nordica. Complici anche gli influencer più seguiti, sempre più persone li stanno acquistando, tanto che ormai è abbastanza difficile trovare i pezzi più a ruba. Basti pensare che alcuni giorni fa centinaia di individui di ogni età si sono messi in fila fino alle cinque del mattino per essere i primi a entrare nello store di Milano e accaparrarsi la nuova collezione.Ma perché questi pupazzetti piacciono tanto? E da dove arrivano? I Labubu sono delle piccole creature ispirate alla mitologia nordica. Traggono origine della serie di libri “The Monsters” dell’artista Kasing Lung. Nati intorno al 2015, sono stati poi commercializzati nel 2019 da Pop Mart, che ha visto in questi accessori delle potenzialità. Molti personaggi famosi sono stati visti in possesso di questi portachiavi di peluche, e ciò non ha fatto altro che renderli più popolari agli occhi del pubblico. Ve ne sono poi alcuni, appartenenti alle edizioni speciali, che sono ormai quasi del tutto introvabili, e che valgono già molto. In parole povere, nel mondo patinato dei social questi pupazzetti sono ormai diventati uno status symbol.A rendere il fenomeno mondiale è stata la rapper thailandese Lisa, membro del girl group sudcoreano Blackpink. Lisa è comparsa anche nell’ultima stagione di The White Lotus, divetando più conosciuta in occidente. In molti dei post pubblicati sui propri canali social l’artista ha mostrato questi pupazzetti, rendoli di colpo molto popolari. A seguire ci sono state Dua Lipa, Selena Gomez e Rihanna.Tutti pazzi, insomma, per i Labubu, resi ancora più accattivanti dalla scatola/sorpresa. In un solo anno i ricavi dell’azienda sono schizzati del 107 per cento, e Wang Ning, fondatore e Ad della società, è diventato uno degli uomini più ricchi della Cina. LEGGI TUTTO