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    Alla Camera le proposte di legge delle opposizioni sulla settimana corta

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSi inizia ad incardinare in Parlamento la discussione su riduzione dell’orario di lavoro e settimana corta: giovedì in sede referente in Commissione Lavoro della Camera, è previsto infatti l’avvio dell’esame delle proposte di legge delle opposizioni. La prima (primo firmatario Nicola Fratoianni – Alleanza Verdi e Sinistra) punta a una «riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario» che «favorirebbe un aumento dell’occupazione in alcuni comparti produttivi», in quanto «c’è un rapporto chiaro fra orari ridotti e tassi di occupazione più elevati». La proposta di legge prevede una «riduzione dell’orario settimanale di lavoro a 34 ore effettive a parità di retribuzione», con «l’istituzione di un Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro destinato ai datori che adottino una diminuzione di almeno il 10 per cento dell’orario settimanale».La proposta M5s, ipotesi settimana corta di 32 oreUn’altra proposta di legge (primo firmatario Giuseppe Conte) promuove «un’organizzazione dell’orario di lavoro che, assicurando parità di retribuzione, garantisca una riduzione del totale delle ore lavorate senza comprometterne la produttività». E a tal fine «riconosce alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale» la facoltà di «stipulare specifici contratti per la riduzione dell’orario di lavoro, fino alla misura minima di 32 ore settimanali, a parità di retribuzione». Si precisa che «la riduzione dell’orario normale di lavoro può riguardare sia l’orario giornaliero sia il numero delle giornate lavorative settimanali, fino a 4 giornate». E per incentivare il ricorso alla riduzione dell’orario normale di lavoro a parità di retribuzione e sostenere le imprese che decidano di ricorrervi, «in via sperimentale per il primo triennio di applicazione della nuova normativa, si prevede che ai datori di lavoro sia concesso l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a loro carico, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche».Loading…Anche il Pd si muove nella stessa direzioneUna terza proposta (primo firmatario Arturo Scotto – Pd), cofirmata dalla segretaria dem Elly Schlein, si muove in direzione simile e punta alla «definizione di nuovi modelli organizzativi e produttivi nel nostro Paese, imperniati sulla riduzione dell’orario di lavoro, anche nella formula dei quattro giorni lavorativi settimanali. Un provvedimento di sostegno della contrattazione collettiva che, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, incentivi la sperimentazione di quelle soluzioni che contestualmente consentano incrementi della produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione». Per tali obiettivi, la proposta di legge prevede «l’incentivo del parziale esonero dal versamento dei contributi, nella misura del 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente cui si applicano i contratti collettivi tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale». L’esonero è riconosciuto «per la durata del periodo di sperimentazione prevista dai suddetti contratti collettivi e in proporzione alla riduzione di orario di lavoro concordata». L’esonero viene riconosciuto «nella misura del 40 per cento, qualora le prestazioni lavorative interessate dalla sperimentazione dell’orario di lavoro siano comprese tra quelle considerate usuranti o gravose».Finisce lo smart working semplificatoDal 1° aprile intanto è diventato meno facile lavorare da casa: si torna infatti alle vecchie norme. Ma le possibilità offerte dal lavoro smart (conciliazione dei tempi della famiglia, minor inquinamento e congestione delle città, ad esempio) hanno lasciato il segno e ora si ipotizza un’evoluzione di questo strumento. Non solo: A partire dal 1° aprile finisce lo smart working garantito dalle procedure semplificate attivate durante il Covid (ad esempio per alcune patologie) ma sarà sempre possibile affidarsi agli accordi individuali tra azienda e lavoratori. Una nuova fase per un fenomeno in crescita: dopo i picchi della pandemia e una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 i lavoratori da remoto nel nostro paese si assestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid. Nel 2024 si stima saranno 3,65 milioni gli smart worker in Italia, rilevava l’ Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. LEGGI TUTTO

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    Elezione diretta del premier, ok in commissione. Il disegno di legge in 5 punti chiave

    – scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica, qualora il Presidente del Consiglio eletto non riesca a conseguire la fiducia parlamentare delle Camere o in caso di revoca della fiducia al premier eletto mediante mozione motivata- In caso di dimissioni del Presidente del Consiglio, conferibilità dell’incarico di formare il Governo a parlamentare diverso che sia stato candidato in collegamento, per attuare i medesimi impegni programmatici ed indirizzo politico.Un Presidente del Consiglio eletto dal corpo elettorale«Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni». Così prevede il disegno di legge in esame, entro un articolo 92 della Costituzione da esso riformulato. È dunque sancito il principio della elettività diretta del Presidente del Consiglio. Con il limite però di due mandati consecutivi, come chiesto dalle opposizioniUn premio su base nazionaleIl testo riformulato dal governo prevede «un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio» (non più con la soglia fissata al 55 % come previsto inizialmente, ndr). La soglia necessaria a far scattare il premio, l’eventuale ballottaggio se nessuno raggiunge la soglia, come conteggiare il voto dei 5 milioni di italiani all’estero, sono tutte questioni rimandate alla futura legge elettoraleScioglimento delle Camere in caso di sfiducia al premierAl momento il testo prevede due casistiche: in caso di revoca della fiducia al premier eletto mediante mozione motivata il presidente della Repubblica scioglie le Camere . LEGGI TUTTO

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    Dai manganelli agli studenti al caso Pioltello, quando il Colle alza la voce

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaDei “silenzi operosi” ha fatto il proprio modo di intervenire nei momenti più accesi della politica nel suo secondo settennato. Sergio Mattarella sempre più spesso sta rompendo gli schemi ai quali lui stesso ha voluto improntare il suo mandato. Lo ha fatto – a fine febbraio – con il deciso richiamo al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (“mai i manganelli sui ragazzi”) dopo le cariche della polizia contro i manifestanti di Pisa. Ha replicato agli inizi di marzo per puntualizzare che la firma sulle leggi che promulga non necessariamente porta con sè la loro condivisione. Poi, di nuovo, intervenendo sulla vicenda di Pioltello elogiando il «lavoro prezioso» dei docenti, al centro di una bufera mediatica (e politica) per la scelta di chiudere la scuola per la fine del Ramadan. Poco più di un mese, dunque, in cui il capo dello Stato, motu proprio, ha scelto di richiamare tutti ad “un sovrappiù di responsabilità” come ebbe modo di dire al corpo della Polizia penitenziaria – elogiata per il difficile compito – ma chiamata anche in causa per l’eccessivo numero di suicidi in carcere.Il richiamo al governo Evidentemente stanco delle strattonate che investivano sempre più spesso il Quirinale, sia da destra (governo compreso) che da sinistra, Mattarella il 5 marzo si è visto costretto ad una ripetizione di diritto costituzionale, la cui sintesi è: basta tirarmi per la giacchetta, c’è la Carta a spiegare tutto. «Fortunatamente sono un presidente e non sono un sovrano» che, come ai tempi dello Statuto Albertino, firmava le leggi solo se gli piacevano. «In Italia c’è oggi la Repubblica, una chiarissima divisione dei poteri e non funziona più così. Il capo dello Stato ha il dovere di promulgare le leggi anche se non gli piacciono o non le condivide». Un Mattarella che dedica dunque il cuore del messaggio a ridefinire il proprio ruolo che sembra stiracchiato a piacimento dei partiti e spesso usato strumentalmente.Loading…La scossa sulla polizia Le immagini dei ragazzi colpiti dagli agenti a Pisa il 24 febbraio scossero, e non poco, Mattarella che, con una mossa irrituale, chiamò il ministro dell’Interno per fargli presente, «trovandone condivisione», che «l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni». «Con i ragazzi – la frase più dura – i manganelli esprimono un fallimento».L’allarme sulle carceri In un momento in cui la politica inseguiva i numeri record dei suicidi tra i detenuti in carcere (uno ogni 60 ore) trasformandoli in un nuovo terreno di scontro, Mattarella ha affrontato di petto la questione in occasione di un incontro al Quirinale con la Polizia penitenziaria – che ha ringrazia per gli sforzi e i “sacrifici” – ma che ha chiamato anche ad un “sovrappiù di responsabilità” vista la portata del fenomeno.Il caso Pioltello «Ho ricevuto e letto con attenzione la sua lettera e, nel ringraziarla, desidero dirle che l’ho molto apprezzata, così come – al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo – apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo». Poche parole, ma inattese, quelle che il presidente ha scritto alla vicepreside dell’Iqbal Masih di Pioltello, Maria Rendani, che proprio a lui si era rivolta invitandolo a visitare l’istituto. LEGGI TUTTO

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    Mattarella in Africa, missione su focus strategici

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaNon è la sua prima visita in Africa, è invece la prima volta di un capo di Stato italiano in Costa d’Avorio dove arriverà il 2 aprile per poi trasferirsi, il 4 aprile, in Ghana. Con questo viaggio Mattarella conferma la sua attenzione e anche il suo approccio al Continente dando priorità alla cooperazione, alla partnership tra economie e a una collaborazione più stretta sul piano dell’energia, sicurezza e della formazione anche alla luce dei flussi migratori. Tant’è che una delle tappe clou sarà l’inaugurazione, il 6 aprile in Ghana, dell’Academy che Confindustria Alto Adriatico ha creato per formare manodopera locale sui profili professionali più richiesti nel mondo produttivo del Friuli-Venezia-Giulia. A spiegarlo, proprio ieri, è stato il presidente di Confindustria AA Agrusti che ha anticipato la visita di Mattarella presso i laboratori dove si svolgono i corsi. «Un grande onore – ha detto Agrusti – ma soprattutto il rilievo tangibile che le istituzioni del Paese assegnano ad iniziative di questo genere e, la nostra, credo possa considerarsi come proposta-pilota perché affronta questioni fondamentali connesse al lavoro e all’immigrazione. Non è un caso se ci stanno pervenendo richieste di adesione anche da altre realtà di Confindustria».In effetti, il progetto risponde alla visione che Mattarella ha del rapporto con i paesi africani, orientato verso una gestione delle migrazioni meno emergenziale, più programmata e con effetti positivi per entrambi i Paesi. Una logica che ha portato nei suoi viaggi in Kenya, Etiopia, Mozambico, Algeria e Zambia, Camerun e Angola. Ora si concentrerà su due Stati che rappresentano una cerniera strategica con l’area del Sahel, dove fondamentalismo islamico, cellule terroristiche e flussi d’immigrazione illegale sono sotto la lente occidentale. Inoltre, Mattarella presidierà un altro tema caldo come la sicurezza delle rotte commerciali marittime visitando, in Ghana, il Pattugliatore d’altura Bettica della Marina Militare, impegnato in un programma di lotta alla lotta alla pirateria nel Golfo di Guinea. Il calendario del viaggio prevede – il primo giorno – ad Abidjan, un faccia a faccia con il presidente Alassane Ouattara, e subito dopo visiterà un impianto dell’Eni, la stazione di pompaggio di Baleine. In Ghana, dopo il colloquio con il presidente Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, visiterà il Castello di Christiansborg, da cui partivano le navi di schiavi. Una full immersion per saldare i rapporti con le realtà africane in sintonia con il Piano Mattei anche se su un livello non operativo ma certamente collaborativo con Palazzo Chigi.Loading… LEGGI TUTTO

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    Torna in pista il Ddl sul fine vita, commissioni riunite dopo Pasqua per avvio esame

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl fine vita ritorna in pista al Senato. Dopo la falsa partenza dovuta all’assenza del governo, martedì scorso, il disegno di legge del Pd, a firma di Alfredo Bazoli, viene finalmente calendarizzato per giovedì prossimo dalle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato, anche se si dovrà confrontare con il testo sostenuto dalla maggioranza presentato da Forza Italia. Un esordio dunque carico di tensione tra opposizione e coalizione di governo.Testo in commissione«È evidente che questo esecutivo vuole imitare la sua leader, nascondendo la testa sotto la giacca pur di non approvare un testo normativo», è l’attacco di Orfeo Mazzella, capogruppo M5s in Commissione Affari sociali. «Come sempre il governo Meloni risponde ’assente’», ha aggiunto. Tra i corridoi di Palazzo Madama si fa notare che, conservatorismo e ostruzionismo a parte, sul fine vita il governo potrebbe voler andare per le lunghe, «decidendo di non decidere», almeno per il momento. «Io spero che la Commissione si faccia realmente questa volta, e che non ci siano ennesimi stratagemmi della maggioranza», ha spiegato Bazoli.Loading…Il richiamo della ConsultaIl nodo nella congiunta in Senato non riguarda solo il tema della necessità di un intervento del legislatore, sollecitato dalla Corte costituzionale dall’ottobre 2018 e rinnovato qualche giorno fa. Il ddl depositato da Forza Italia, a firma del vicepresidente Adriano Paroli, mette nero su bianco delle restrizioni maggiori rispetto a quelle introdotte dalla Corte costituzionale nel 2019. «È chiaro che il testo che hanno depositato è quasi provocatorio perché ignora la sentenza della Corte sul caso Cappato. Non resisterebbe un minuto a un qualsiasi ricorso», ha rincarato Bazoli. Inoltre, rispetto ai passi avanti della legge approvata nel 2017 sul testamento biologico, con il testo della maggioranza «si torna decisamente indietro» sull’alimentazione e l’idratazione artificiale, rendendola «non più rifiutabile».Gli obiettivi del centrodestraNei corridoi di Camera e Senato, alcuni parlamentari dell’opposizione si chiedono quale possa essere la ’ratio’ che si ’cela’ nel riproporre da parte della maggioranza un testo simile a quello della cattolica Paola Binetti. Sul fine vita, così come su molti temi etici, da Fi fanno notare che il partito ha certamente una linea ufficiale, conservatrice, ma che poi ha sempre lasciato libertà di coscienza. Tra i dem serpeggia invece l’idea che il centrodestra voglia strizzare un occhio ai loro mondi più oltranzisti lasciando, alla fine, tutto così com’è. E poi c’è chi vede, sempre tra i democratici, una mossa per far capire che il dialogo sul ddl del Pd non ci può essere, se non stravolgendolo. LEGGI TUTTO

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    Outsider alle europee: dagli ex leghisti agli ex M5s, il partito di Cateno De Luca contenitore degli «anti-sistema»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaUn simbolo elettorale con altri 17 simboli dentro (gli ultimi 4 saranno presentati giovedì prossimo). Cateno De Luca, sindaco di Taormina e leader di Sud chiama Nord (che ha come presidente del partito la ex viceministra all’Economia ed esponente del M5S Laura Castelli), per le prossime europee sta mettendo insieme un cocktail di forze anti-sistema, all’interno del “Fronte della Libertà”: ex leghisti, ex 5 Stelle, no vax, animalisti, agricoltori, eurocritici.Dagli ex leghisti agli ex M5sGli ultimi ad essere annunciati giovedì 28 marzo sono stati gli accordi siglati con Grande Nord, partito fondato dall’ex leghista Roberto Bernardelli, con il movimento Noi Agricoltori e con il partito dei Pensionati. Ma nella formazione di De Luca correranno anche Piera Aiello, ex 5 Stelle e prima testimone di giustizia ad essere eletta in Parlamento e Paolo Silvagni, soprannominato ’Mr Valleverde’ in quanto titolare dell’omonima azienda di scarpe. In squadra pure Enrico Rizzi, attivista per i diritti degli animali e due movimenti no vax: Insieme Liberi e Vita. Nella lista promossa da Sud chiama Nord c’è anche il Movimento per l’Italexit, formato da ex dirigenti di Italexit con Paragone. Così come Capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio e lo storico sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. Nonché l’ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli (fondatore del Partito popolare del Nord) e un altro ex Carroccio, Vito Comencini (ex coordinatore della Lega a Verona) fondatore di “Popolo veneto” e i salviniani ribelli del Rassemblement Valdotan.Loading…Il simbolo De Luca ha svelato anche il simbolo con cui il suo Fronte della Libertà correrà alle europee: la parola “Libertà” in primo piano costellata da 13 simboli di varie dimensioni e quattro ancora da riempire. «Le nostre sono stelle e le possiamo esporre, altri si vergognano», l’affondo del leader di Sud chiama NordGli obiettiviQuali gli obiettivi della lista? La soglia di sbarramento del 4% è pressocché impossibile da raggiungere. Si punta al 3 per cento, la soglia di sbarramento per le Politiche, in modo da diventare concorrenziali per le elezioni del 2027. Sud chiama Nord, considerato il radicamento siciliano, ha una base dell’1-1,5 per cento nazionale. La scommessa è pescare qualcosa regione per regione e raddoppiare il “bottino” LEGGI TUTTO

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    Il giovane Berlusconi, arriva la docuserie su Netflix tra testimonianze e immagini inedite

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNelle prime immagini del trailer si vede un giovanissimo Berlusconi intervistato da Mike Buongiorno che gli domanda: «Tu ti occupi bene di tante cose, distribuzione, editoria, cinema, calcio, costruzioni, come fai non lo so, ma non ti è mai venuto in mente di entrare in politica?». Secca la risposta: «Io sono un uomo del fare, quindi quello che so fare bene è l’imprenditore». Netflix racconta “Il giovane Berlusconi” in una docuserie in uscita in Italia l’11 aprile sul colosso dello streaming (e a seguire in molti altri paesi partendo da Francia, Germania e Austria dove verrà trasmesso da Zdf Arte e Orf) diretta da Simone Manetti. La docuserie è una produzione B&B Film in coproduzione con la società di produzione tedesca Gebreuder Beetz Filmproduktion e con l’emittente franco tedesca Zdf Arte, co-finanziata dalla Regione Lazio, dal programma Media di Europa Creativa, realizzata anche grazie al Tax Credit del MiC.Testimoni e aneddoti ineditiTre puntate della durata di 50’ ciascuna, nessun narratore, ma testimoni, capaci di confidenze e aneddoti inediti. Oltre alle interviste, la serie è costituita da materiale di repertorio, in parte inedito o raro. La serie usa la musica, gli archivi e i racconti personali come elementi chiave.Loading…Dall’invenzione della tv commerciale alla discesa in campo nel ’94E racconta del successo di Silvio Berlusconi dai suoi esordi come imprenditore all’invenzione della tv commerciale alla metà degli anni ’70 fino alle elezioni politiche del ’94. Silvio Berlusconi si lancia, come molti in quegli anni, nel business dell’edilizia. Realizza Milano 2, una new town avveniristica immersa nel verde, dove per evitare la selva delle antenne sui tetti, si progetta, per la prima volta in Italia, la cablatura di tutta la cittadina con il cavo coassiale. Ed è così che, nel 1974, in un sottoscala nasce una televisione al servizio dei residenti che possono seguire la messa, le riunioni di condominio, le attività sportive dei propri figli e la pubblicità del negoziante sotto casa. Nessuno avrebbe immaginato che da lì a poco la televisione condominiale di TeleMilanoCavo si sarebbe trasformata in uno dei più grandi gruppi tv privati europei.Il ruolo fondamentale della pubblicitàBerlusconi fiuta l’affare: la televisione privata è il business del futuro. Vuole dei programmi vivaci, colorati, ma al tempo stesso rassicuranti, e la pubblicità deve esserne l’anima. Il monopolio della Rai viene aggirato dal cosiddetto “pizzone” di Berlusconi, un nastro registrato con programmi e pubblicità che viene consegnato a tutte le emittenti, sparse lungo il territorio nazionale, affiliate con Canale5, che ha ormai sostituito TeleMilano. Con questo escamotage rudimentale quanto geniale, una piccola televisione locale di Milano riesce a far sentire la sua voce in tutta Italia e a vendere tanta, tantissima, pubblicità.Una tv che parla al consumatore e agli inserzionistiE così, durante la coda sanguinosa degli anni di piombo Berlusconi fa sognare i telespettatori, raccontando un’Italia che ancora non esiste, ma che si paleserà da lì a poco. Intere generazioni crescono davanti ai teleschermi del gruppo Fininvest, che mandano in onda telequiz, soap opera, telefilm americani, cartoni animati giapponesi, calcio, programmi comici. Berlusconi parla al consumatore e agli inserzionisti, mentre la tv di Stato si rivolge al cittadino: da questo momento i confini tra i due mondi si faranno più labili, la comunicazione berlusconiana plasma un pubblico nuovo, che presto diventerà elettorato. LEGGI TUTTO

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    Da Santanché a Salvini: doppia mozione di sfiducia contro il governo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl caso Santanché agita il governo. La mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni contro la ministra del Turismo, alla luce dell’indagine della Procura di Milano sul caso Visibilia, approderà in Aula alla Camera mercoledì 3 aprile, ma potrebbe slittare ancora, complice un ingorgo di provvedimenti. E nel frattempo nessuno nella maggioranza scommette siano esclusi colpi di scena. «Nessuno mi ha chiesto di dimettermi», ha assicurato la ministra, circondata da una certa freddezza nel centrodestra. C’è chi giura che la stessa Giorgia Meloni le abbia chiesto almeno una riflessione, e segnali di pressioni arrivano anche dalla Lega, anche se il partito di Matteo Salvini ha provato a stoppare queste ricostruzioni con una nota: «La Lega è e resta garantista» e la vicenda che riguarda la ministra «confermerà per l’ennesima volta la compattezza della maggioranza e la piena sintonia tra i leader».Dopo Pasqua anche la mozione di sfiducia al leader della LegaDopo Pasqua, tra mercoledì e giovedì, dovrebbe arrivare in Aula, sempre a Montecitorio, la mozione di sfiducia delle opposizioni al ministro Matteo Salvini, che riguarda i rapporti della Lega con il partito Russia Unita. L’esito di questa votazione non agita affatto il governo. Ben più significative, invece, sono le fibrillazioni per la diversa strategia che in queste settimane stanno adottando il vicepremier e Meloni nella lunga corsa verso le Europee di giugno.Loading…Le schermaglie tra Meloni e Salvini in vista delle europeeMeloni ha colto al balzo la domanda di Mario Giordano a Fuori dal coro su Rete4 sulle «vittime degli effetti avversi del vaccino» per il Covid «che spesso si sentono abbandonate» per dire che «non devono sentirsi abbandonate» perché ci deve essere la «massima disponibilità da parte del governo, per andare in fondo, capire e assumersi per lo Stato italiano» le eventuali responsabilità. Salvini invece ha usato la vicenda della scuola di Pioltello che ha deciso di chiudere per il Ramadan rilanciando l’idea di «un tetto del 20% di alunni stranieri per classe».Linea comune sulla giustiziaNon sono granché dissimili i toni quando i due fanno riferimento ai magistrati. «Una certa magistratura politicizzata» fa «perdere un sacco di tempo» sulle espulsioni, l’attacco di Meloni. «Alcuni portano l’ideologia in tribunale», l’osservazione del vicepremier, che dallo studio di Bruno Vespa assicura «una soluzione equilibrata per taxi e Ncc». Rispondendo a Mario Giordano, la presidente del Consiglio ha annunciato invece a breve una norma sulle liste d’attesa nella sanità, soprattutto per «le regioni che hanno un’alta mobilità passiva. Ossia quando» per curarsi una persona «si deve trasferire e la sua regione paga l’altra».Divergenze sulla politica esteraSi arriva anche alla politica estera e alle Europee. Il leader della Lega conferma il «mai con von der Leyen», ribadisce che «tra Macron che parla di guerra e Le Pen che parla di pace» sceglie «tutta la vita» la leader della destra francese, e conferma di volere il generale Roberto Vannacci in squadra. Parla di Emmanuel Macron anche Meloni, chiarendo di «non aver condiviso» le sue parole muscolari sull’invio di truppe in Ucraina, e di averlo «detto anche a lui». Più degli atteggiamenti, la linea della premier, contano i fatti: «Se non molliamo, costringiamo Putin a sedersi a un tavolo delle trattative per cercare una pace giusta». LEGGI TUTTO