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    Milleproroghe: tutte le novità su rottamazione, polizze e contratti approvate dalla Camera

    Proroga sugar tax in un altro provvedimentoLa proroga della sugar tax, la tassa sulle bevande edulcorate che scatterà il primo luglio prossimo, non entra nel milleproroghe, ma il governo promette che il tema verrà affrontato con un altro provvedimento nei prossimi mesi.Pa, assunzioni senza mobilità Viene prorogata di un altro anno, per tutto il 2025, la possibilità per la Pubblica amministrazione di bandire concorsi, e quindi di assumere, senza l’obbligo preliminare di avviare la mobilità volontaria. Sempre nella Pa, inoltre, la durata degli incarichi dirigenziali e direttivi gratuiti per lavoratori in quiescenza potrà essere al massimo di 2 anni, anziché di uno.Fisco, ecco il salvagente per chi non ha pagato la rottamazione delle cartelleSlitta la consulta dei tifosiSlitta di due anni la costituzione della consulta dei tifosi nei cda delle società sportive. Il decreto sposta il termine dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025, ma con l’ok ad un emendamento di FI il rinvio è ulteriormente spostato a fine 2027. La richiesta iniziale era di arrivare a fine 2028, ma si è trovata una mediazione dopo le fibrillazioni nella maggioranza.Stop alle multe per i no vaxAnnullate le multe da 100 euro emesse contro quanti non hanno ottemperato l’obbligo vaccinale durante la pandemia Covid. L’intervento riguarda solo coloro che non hanno ancora pagato la sanzione o la cartella. Non ci sarà alcun rimborso per quanti hanno già pagato la sanzione.Contratti a termine Per le aziende arriva la possibilità di usare per un altro anno, fino al 31 dicembre 2025, la norma che consente di stipulare contratti a termine più lunghi di 12 mesi con causali meno rigide LEGGI TUTTO

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    L’attivismo di Marina agita Fi. E nel Pd c’è chi comincia a sognare la grande coalizione europeista

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Spero che Trump non sia il rottamatore dell’Occidente». «La fine della guerra in Ucraina non deve coincidere con la resa di Kiev e la vittoria di Mosca». «L’Europa deve svegliarsi». E ancora, per tutte le 250 righe della lunga intervista rilasciata lunedì al Foglio: sì ai matrimoni omosessuali, sì alla riforma della cittadinanza, sì al suicidio assistito…Quello di Marina Berlusconi, la primogenita del Cavaliere e presidente di Fininvest, è senza dubbio un warning nei confronti di Forza Italia, partito di cui i figli dell’ex premier hanno ereditato anche le fideiussioni per circa 100 milioni di euro a “garanzia”, e nei confronti della stessa premier Giorgia Meloni, stretta proprio in questi giorni tra la Ue e una presidenza Trump avviatasi con fuochi d’artificio. Da qui il silenzio di Fratelli d’Italia, l’attacco del leader della Lega Matteo Salvini («Trump merita il Nobel per la pace, altro che “bullismo” come dice Marina Berlusconi») e il malcelato fastidio del leader di Forza Italia Antonio Tajani. Ieri il vicepremer e ministro degli Esteri era alla Camera: prima si è intrattenuto a lungo con Marta Fascina, l’ultima compagna di Berlusconi che aveva subito lodato il “manifesto” della primogenita al pari di Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo (quasi a riproporre la divisione in “correnti” tra liberali e meloniani che aveva segnato l’inizio della legislatura), poi ha scambiato qualche riflessione anche con la segretaria del Pd Elly Schlein. Si è parlato dell’intervista? «Marina Berlusconi è un imprenditrice e naturalmente può dire quel che vuole. Ogni sua intervista viene sempre vista in chiave politica: chissà cosa vuol dire, sconfessa questo, sconfessa quello… Non è così», risponde seccato Tajani. Ma a nessuno, tantomeno ai dem e ai centristi di Azione e Italia Viva, sfugge che quella di Marina Berlusconi non è una semplice intervista ma – anche per la tempistica della concomitanza con il vertice informale di Parigi convocato dal presidente francese Emmanuel Macron – una sorta di manifesto politico per un raggruppamento di centro europeista, atlantista e pro Ucraina che guarda più al Partito popolare europeo che al melonismo. «Ma attenzione – avverte il costituzionalista e riformista del Pd Stefano Ceccanti – non è un progetto per superare il bipolarismo, ma una sfida per l’egemonia del centrodestra: non è affatto detto che sarà sempre Fratelli d’Italia il partito guida».Loading…Spostare l’asse del centrodestra verso il centro e verso l’Europa, dunque. Ma il sasso è gettato nel campo avversario, dove i riformisti soffrono la leadership “sinistra” e “pro Conte” della segretaria. Non è un caso che Alessandro Alfieri, responsabile Riforme del partito e portavoce dell’area della minoranza bonacciniana Energia popolare, abbia commentato con interesse («sulle battaglie comuni non ci tireremo indietro»). E intanto ai parlamentari dem riuniti in gruppetti in Transatlantico tornano in mente le parole seduttive di Dario Franceschini nei confronti degli azzurri («hanno in tasca il biglietto della lotteria ma non lo sanno») e i riferimenti espliciti alla maggioranza Ursula (ossia con Forza Italia e Pd senza i “sovranisti”) che si sono sentiti al convegno dei cattolici democratici a Milano il 18 gennaio scorso. Per ora solo sogni di grande coalizione per tornare al governo, certo. Domani chissà. LEGGI TUTTO

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    Camere, ecco la classifica di chi vota e degli assenti: Avs e M5S al top, Fdi «vigila»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaUna maggioranza che vede soprattutto i gruppi di Fratelli d’Italia, il partito della premier, presidiare le Aule parlamentari durante le votazioni elettroniche sui provvedimenti, e non solo, mentre Lega e soprattutto Fi si presentano non raramente con più di una defezione. E un’opposizione che mostra Avs a Montecitorio e il M5S a Palazzo Madama quasi a prova di assenteismo. Almeno sulla base di dati che, senza dimenticare la variabile delle “missioni” di deputati e senatori, si ricavano per questi primi 28 mesi di legislatura dalle banche dati delle due Camere e da OpenParlamento, la piattaforma che monitora l’attività parlamentare. Alla Camera a guidare la classifica dei gruppi più presenti è Alleanza Verdi Sinistra, che raggiunge l’80,7%, con Fdi al terzo posto (72,2%). Al Senato invece il “primato” spetta al Movimento Cinque stelle (84,6%), seguito dal gruppo della premier (81,1%). I fanalini di coda, al netto del gruppo Misto, sono a Montecitorio i centristi di Noi moderati (50,2%) e nell’altra camera il gruppo delle Autonomie (64,5%).A Montecitorio i centristi di Noi moderati i meno presenti alle votazioniDai dati sui lavori delle Camere e di OpenParlamento emerge che a Montecitorio il gruppo con la percentuale di presenze più alta durante le votazioni elettroniche in Aula è quello di Alleanza Verdi Sinistra con l’80,7%, seguito dal partito Democratico (74,1%) e da Fdi (72,2%). I valori più bassi sono quelli registrati per Forza Italia (59,7%) e Noi Moderati (50,21%), entrambi gruppi della maggioranza. Con presenze in Aula di poco superiori al 60% sono Azione (61,09%), Italia Viva (61,5%) e Lega (63,23%). Il Movimento Cinque Stelle alla Camera arriva a quota 70,2%.Loading…A Palazzo Madama M5s, Fdi e Pd i gruppi più assiduiAl Senato la percentuale media di presenze è più alta rispetto alla Camera. In cima alla classifica è il M5s (84,6%), seguito da Fdi con l’81,17% delle presenze nel corso delle votazioni elettroniche in Aula. Anche il Pd supera la soglia dell’80% (80,92%), mentre, al netto del Misto, il gruppo con meno presenze al momento del voto è quello delle Autonomie (Svp-Patt, Cb) con il 64,5%, preceduto da Fi (64,61%) e dalla Lega, che comunque vede i suoi senatori presenti nel 76,06% dei casi, più o meno sullo stesso livello di Iv (77,4%), che però è all’opposizione, e dei centristi che fanno parte del gruppo Cd’I-Udc-Nm-Maie-Cp (78,3%)Nella maggioranza è di Fdi il primo presidio delle Aule Nel centrodestra a presidiare maggiormente le Aule dei due rami del Parlamento durante le votazioni sono i gruppi parlamentari del partito guidato da Giorgia Meloni, che sono anche quelli di maggioranza relativa. Alla Camera il gruppo di Fdi si colloca al terzo posto, sostanzialmente a un’incollatura da quello Pd, che è al secondo e che da un punto di vista numerico è la principale forza d’opposizione. Al Senato Fdi risulta invece in seconda posizione con una percentuale di presenze significativamente superiore rispetto alla Lega e, soprattutto, a Fi.Nelle opposizioni Avs alla Camera e M5S al Senato quasi a prova di assenteismoPer le opposizioni a incalzare governo e maggioranza durante nelle delicate fasi delle votazioni sono soprattutto Avs e M5S che, rispettivamente, a Montecitorio e a Palazzo Madama sono i gruppi più presenti e, quindi, di fatto a prova di assenteismo. Ma anche la performance del Pd non è trascurabile: secondo nell’ideale classifica alla Camera e terzo al Senato. LEGGI TUTTO

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    Conto corrente, recesso unilaterale solo se la banca spiega il perchè

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSoluzione in vista – dopo un tentativo andato a vuoto la scorsa legislatura – per chi si ritrova senza un conto corrente in seguito alla sua chiusura disposta in modo unilaterale dal proprio istituto di credito (nonostante il saldo attivo), e senza la possibilità di aprire un nuovo conto presso altre banche a causa del loro rifiuto causato da segnalazioni interbancarie. Il problema riguarda moltissimi italiani e per questo è «indispensabile» approvare una normativa sul tema, «per un motivo semplicissimo: quello di garantire ai cittadini italiani di avere un conto corrente bancario, ad esempio un conto corrente dove far transitare il proprio stipendio».Diritto soggettivo da tutelare«Stiamo parlando di un diritto soggettivo che deve essere tutelato», spiega Guerino Testa (FdI), relatore delle due proposte di legge in materia all’attenzione in prima lettura della commissione Finanze della Camera. «In qualità di relatore – aggiunge – ho ritenuto opportuno unificare i due testi per metterli al voto» in tempi stretti.Loading…Per le banche «sostanzialmente diventerà più difficile recedere dal contratto di conto corrente in caso di saldi attivi. se non per motivi gravi e documentati», e gli istituti dovranno «innanzitutto documentare il perché la banca recede dal contratto con il proprio correntista» anche in presenza di somme depositate sul C/c, «ovviamente sempre se non ricorrono fatti gravi, come ad esempioil finanziamento al terrorismo».Probabile calendarizzazione il 24-25 febbraioLa riforma, che «sarà calendarizzata per il 24-25 febbraio a meno di slittamenti», risponde ai problemi già sollevati nella passata legislatura. Le criticità riguardano in particolare «l’ipotetico finanziamento al terrorismo e l’antiriciclaggio», ma, conclude Testa, «al netto di queste fattispecie riteniamo che l’italiano possa avere un conto corrente presso istituto bancario dove non ci sia esigenza di chiedere il carnet degli assegni né tanto meno da fare l’accesso al credito né tantomeno avere carte di credito, ma avere anche soltanto una prepagata, e quindi poterla utilizzare in relazione alla propria giacenza». LEGGI TUTTO

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    Mentre rischia la decadenza, Mimmo Lucano pensa a “europeizzare” Riace

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaFare il sindaco di Riace si sta rivelando una missione impossibile. Mimmo Lucano, protagonista di una lunga vicenda giudiziaria per la gestione dei migranti, oggi europarlamentare e primo cittadino di quello che in tutto il mondo è conosciuto come borgo dell’accoglienza, è costretto a fare i conti con la legge Severino.Sindacatura a rischioLa recente pronuncia della Cassazione, che ha confermato la sua condanna a 18 mesi con pena sospesa per falso (una determina per una richiesta di rimborso mai pagato), rendendo definitiva l’assoluzione disposta nel 2023 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria per tutti i reati riferiti alla gestione dell’accoglienza, mette però a rischio la sua sindacatura.Loading…La decadenza secondo la legge SeverinoLa Prefettura sarebbe pronta a determinare la decadenza di Lucano richiamando il comma 1 dell’articolo 10 della legge 190 del 2012, che alla lettera d) specifica: «Non possono ricoprire la carica di sindaco coloro che hanno riportato una condanna definitiva a più di sei mesi di reclusione per delitti commessi con abuso di potere o violazione dei doveri della pubblica funzione». Un’aggravante, però, che non è mai stata contestata a Lucano.L’avvertimento della PrefetturaNon c’è ancora nulla di ufficiale, ma «il segretario comunale ha ricevuto una telefonata da un dirigente – racconta Lucano – che chiedeva un indirizzo di posta elettronica per inviare degli atti». Un avvertimento? Il dirigente in questione è il viceprefetto Francesco Campolo, proprio quel funzionario che, nel 2017, dopo un sopralluogo a Riace, firmò con i colleghi Pasquale Crupi, Alessandra Barbaro e Maria Carmela Marazzita, una suggestiva relazione per elogiare il sistema dell’accoglienza creato da Mimmo Lucano. Poi, tutto si è ribaltato drammaticamente e il modello Riace che, in quegli anni, faceva scuola in Europa, è stato criminalizzato, alla stregua di un’associazione a delinquere.Cassazione, sussistente il falso per una determina Ma la recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione conferma «la demolizione totale di un impianto accusatorio insussistente, accertando la liceità dell’operato di Lucano – spiega con accuratezza l’avvocato difensore Andrea Daqua -. Lucano ha agito esclusivamente per fini benevoli e senza appropriarsi di un centesimo. La Cassazione ha ritenuto sussistente soltanto la residuale ipotesi di falso riguardante una determina su cinquantacinque, per la richiesta di un rimborso mai erogato. Un fatto quindi privo di incidenza, conseguenza o effetto pratico, visto che Lucano è stato completamente assolto dal reato di truffa a cui quella determina si riferiva. Si tratta, insomma, di una assoluzione ampiamente liberatoria». LEGGI TUTTO

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    Meloni a Parigi, no a formato anti-Trump. «Coinvolgere gli Usa»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaArriva per ultima, quando tutti sono già attorno al tavolo da quasi un’ora. E lascia l’Eliseo senza parlare, nonostante fosse tutto pronto, facendo cenno con la mano dalla macchina che proprio non era possibile. Giorgia Meloni riparte da Parigi al termine di un vertice «interlocutorio», convocato d’urgenza da Emmanuel Macron e di cui non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei Paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, «al rischio di estensione del conflitto». Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un «formato anti-Trump», anzi: gli Usa lavorano per «giungere a una pace e noi – avrebbe chiarito la premier – dobbiamo fare la nostra parte». Nessuno, a Roma, mette in dubbio l’urgenza del momento, dopo l’accelerazione inaspettata di Donald Trump e l’incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell’esecutivo, bisognava coinvolgere i Paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato.Le critiche del vicepresidente VanceLa premier dopo lunga riflessione decide comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell’Italia – e lo confermano alcune espressioni che si vedono dalle immagini al tavolo – a partire da quelle sull’ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader «la più complessa e la meno efficace». Soprattutto senza adeguate «garanzie di sicurezza» per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a «esplorare altre strade» e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento «è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana». Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance. L’attuale amministrazione ha certo «lanciato una sferzata» al Vecchio Continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che «analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee». In sintesi, il pensiero della presidente del Consiglio italiana, «non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi».Loading…Il confronto dei prossimi giorniMeloni prima di volare a Parigi incontra prefetti e questori, un appuntamento anticipato ma irrinunciabile tanto da farle varcare il portone dell’Eliseo alle cinque del pomeriggio, senza essere accolta da Macron che la accompagnerà invece alla macchina alla fine, con tanto di baci sulle guance di saluto. Mentre gli altri leader fanno il punto nelle rispettive ambasciate, lei riparte, mantenendo la posa del silenzio che da qualche settimana è calato sul fronte internazionale. Meloni da una ventina di giorni non incontra la stampa, e dalla sua viva voce non si registrano interventi diretti a commento delle politiche annunciate, o attuate da Trump, compresa la spinosa questione dei dazi. Certo, nella convinta solidarietà a Sergio Mattarella dopo gli attacchi russi della scorsa settimana ha ribadito, di fatto, che la posizione dell’Italia rimane a fianco a Kiev. Posizione riaffermata anche nella telefonata con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. «Siamo sempre stati convintamente al loro fianco, molto più di altri partner», osservano i suoi. Che probabilmente avranno occasione nei prossimi giorni di confrontarsi con i loro omologhi americani in due diverse occasioni di scambio, il Cpac di Washington che vede la presenza italiana nella delegazione di Ecr, e pure alla riunione dell’assemblea parlamentare della Nato in programma a Bruxelles, dove ci sarà anche una delegazione americana (già in Europa per il vertice sulla difesa che si è appena chiuso a Monaco). LEGGI TUTTO

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    Cattolico con sei figli e due in affido: chi è Pietro Piciocchi, candidato del centrodestra alle comunali di Genova

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Sono veramente felice e accetto questa candidatura con grande passione, determinazione ed entusiasmo, un atteggiamento che in questi anni impegnativi ho cercato di mettere in campo tutti i giorni per la mia città». Con queste parole Pietro Piciocchi, attuale facente funzione sindaco di Genova, ha accettato l’investitura a candidato sindaco della città per la coalizione di centrodestra. Le elezioni comunali sono previste per la primavera del 2025 dopo le dimissioni di Marco Bucci, eletto presidente della Liguria lo scorso autunno. «Ho fatto riflessioni interiori dopo quanto è successo con l’elezione del Presidente Bucci: potevo ragionare che ho già dato il mio contributo. Ma chi nella vita ha ricevuto deve dare, chi come me ha ricevuto tanto deve restituire alla comunità. Ecco perché ho deciso di accettare questa candidatura che mi è stata chiesta da tanti amici che fanno parte di una coalizione molto vicina. Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere. Siamo anni luce da gestione clienterale».Le liste che lo appoggianoL’attuale facente funzioni è sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche.Loading…Assessore e vicesindaco dell’ultima giunta BucciClasse 1977, avvocato civilista, cattolico, sei figli e altri due in affido, è stato assessore e vice sindaco nell’ultima giunta Bucci.Attuale sindaco facente funzioniLa nomina a presidente della Regione di Bucci ha portato il suo vice ad assumerne la carica in attesa delle prossime elezioni comunali, previste per la prossima primavera. Assessore al Bilancio, Lavori pubblici, Manutenzioni, Verde pubblico, Piciocchi ha iniziato la sua carriera politica nel 2017 scegliendo di entrare nella squadra di Bucci.Avvocato specializzato in diritto amministrativo e degli enti localiLaureato in Giurisprudenza, docente di diritto alla Bocconi di Milano, il neo sindaco di Genova ha intrapreso la carriera da avvocato specializzandosi in diritto amministrativo e degli enti locali. Un background fondamentale che gli ha permesso di affrontare i suoi impegni nella pubblica amministrazione legati alle finanze pubbliche e alle opere infrastrutturali. Come assessore al Bilancio, Piciocchi ha lavorato per la riduzione del debito comunale trovando conferme del suo operato con la nomina a vice sindaco, arrivata con la rielezione del sindaco Bucci nel 2022. LEGGI TUTTO

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    Genova, il centrosinistra candida Salis, il centrodestra Piciocchi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSilvia Salis, da una parte. Pietro Piciocchi, dall’altra. La prima per una coalizione di centrosinistra, il secondo per il centrodestra. Diventano ufficiali le due candidature maggiori per il Comune di Genova che andrà al voto in primavera.Salis accetta «con senso responsabilità»Silvia Salis, vicepresidente del Coni, ha già annunciato alla Giunta del Comitato olimpico la sua scelta di accettare la candidatura a sindaco di Genova per il centrosinistra. Genoverse, 39 anni, è stata martellista azzurra, dieci volte campionessa italiana della specialità, sei indoor e quattro all’aperto. «Raccolgo con orgoglio e forte senso di responsabilità la richiesta alla candidatura a sindaca di Genova, alla guida di una coalizione progressista, di centrosinistra, ampia e civica. Ringrazio della fiducia sincera che ho raccolto, nella convinzione di poter avere il privilegio di guidare una squadra plurale e forte, mossa dallo stesso comune di spirito di cambiamento», spiega la candidata. «Il mio impegno inizierà da subito, quartiere per quartiere, per incontrare le genovesi e i genovesi, tornando a mettere al centro esigenze da tempo inascoltate e opportunità da troppo tempo negate. Con questo spirito accetto la candidatura a sindaca di Genova».Loading…Piciocchi: chi ha ricevuto tanto deve restituire«Sono veramente felice e accetto questa candidatura con grande passione, determinazione ed entusiasmo, un atteggiamento che in questi anni impegnativi ho cercato di mettere in campo tutti i giorni per la mia città». Con queste parole nell’auditorium dell’Acquario di Genova, dopo aver cambiato la sala per il grande afflusso di persone, Pietro Piciocchi, attuale facente funzione sindaco di Genova, ha accettato l’investitura a candidato sindaco della città per la coalizione di centrodestra. «Ho fatto riflessioni interiori dopo quanto è successo con l’elezione del presidente Bucci: potevo ragionare che ho già dato il mio contributo. Ma chi nella vita ha ricevuto deve dare, chi come me ha ricevuto tanto deve restituire alla comunità. Ecco perché ho deciso di accettare questa candidatura che mi è stata chiesta da tanti amici che fanno parte di una coalizione molto vicina. Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere. Siamo anni luce da gestione clientelare».Botta e risposta sulla residenzaLa campagna elettorale per la poltrona di sindaco di Genova s’infiamma subito. Tema del contendere la residenza di Silvia Salis, candidata del centrosinistra. «Chi si candida non è residente a Genova non potrà votare, allora diamole presto la residenza» ha dichiarato l’attuale presidente della Regione Liguria Marco Bucci durante l’investitura di Pietro Piciocchi a sindaco per il centrodestra. Pronta la risposta del Pd attraverso il capogruppo in Comune Davide Patrone. «È strano che chi ha fatto il sindaco di Genova fino a qualche mese fa non sappia neanche la residenza dei cittadini genovesi che ha nominato Ambasciatori di Genova nel mondo. Silvia Salis non è residente a Roma, ma è residente a Genova. Bucci e il vicesindaco facente funzioni Piciocchi dicono il falso. Consigliamo a Bucci e Piciocchi di informarsi bene prima di parlare». Negli anni recenti Bucci, che conosce la candidata del centrosinistra Slivia Salis, la nominò ambasciatrice di Genova nel mondo. LEGGI TUTTO