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    Lavori straordinari: senza fondo speciale la delibera può essere annullata

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    La gestione di un condominio comporta spesso la necessità di effettuare lavori di manutenzione straordinaria o innovazioni, interventi che richiedono una pianificazione finanziaria accurata. L’articolo 1135 del Codice Civile prevede, a tal proposito, la costituzione obbligatoria di un fondo speciale di importo pari all’ammontare dei lavori. Ma cosa succede se l’assemblea condominiale delibera tali lavori senza provvedere alla creazione di questo fondo? Cerchiamo di capirlo insieme.L’orientamento della giurisprudenza: nullità della deliberaLa Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9388/2023, ha stabilito un principio fondamentale: la delibera per lavori straordinari è nulla se non è preceduta dalla costituzione del fondo speciale. Questo orientamento è stato confermato anche dal Tribunale di Milano, con una recente sentenza (la n. 698 del 24 gennaio 2025), rafforzando così una linea interpretativa ormai prevalente.Perché la nullitàLa nullità della delibera è una sanzione grave, che rende l’atto inefficace fin dall’origine. Tale severità è giustificata dalla necessità di tutelare sia l’interesse collettivo del condominio, garantendo la disponibilità delle somme necessarie per i lavori, sia l’interesse dei singoli condòmini, evitando il rischio di dover coprire i debiti dei morosi.Distinzione tra manutenzione ordinaria e straordinariaÈ fondamentale distinguere tra manutenzione ordinaria e straordinaria. La prima comprende i controlli periodici e gli interventi di routine, mentre la seconda riguarda opere che non hanno una periodicità fissa e si rendono necessarie per riparare guasti o migliorare l’efficienza dell’edificio. Solo per i lavori di manutenzione straordinaria e le innovazioni è obbligatoria la costituzione del fondo speciale.Quali sono le eccezioniEsistono alcune eccezioni a questa regola. Il fondo speciale non è obbligatorio per i lavori di manutenzione ordinaria né per quelli di manutenzione straordinaria urgenti. In caso di urgenza, l’amministratore può agire autonomamente, senza il previo consenso dell’assemblea.Conseguenze praticheLa nullità della delibera comporta che essa può essere impugnata in qualsiasi momento e da chiunque vi abbia interesse, senza limiti di tempo. Questo significa che i condòmini possono contestare la validità dei lavori e rifiutarsi di pagare la loro quota, con gravi ripercussioni sulla gestione del condominio. LEGGI TUTTO

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    Tim, le prime sinergie con Poste. Ma ora inizia la partita del risiko

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    Parola d’ordine consolidamento. Neanche il tempo di digerire la fine della decennale parentesi con l’ingombrante presenza di Vivendi nell’azionariato, che già si guarda a quali saranno i prossimi sviluppi. Il futuro è in parte tracciato. Infatti, appare quasi d’obbligo un nuovo round di risiko tra gli operatori tlc alle prese in Italia con margini di profitto troppo esigui per finanziare gli investimenti richiesti. L’ad di Tim, Pietro Labriola ha parlato di «malato terminale» riferendosi al settore, indicando come unica cura possibile il consolidamento. Meno drastico il ceo di Iliad, Thomas Reynaud, che caldeggia comunque una discesa da quattro a tre player. Proprio Iliad, quarto operatore mobile in Italia, è l’indiziata numero uno a convolare a nozze con Tim anche perché già nei mesi scorsi aveva sondato il terreno in tandem con il fondo Cvc. Adesso l’assetto azionario decisamente più semplice di Tim – con Poste unico interlocutore – potrebbe spianare la strada a un matrimonio con i francesi. La stessa Poste, che ha subito tolto dal campo l’ipotesi di un’ulteriore ascesa nel capitale (che implicherebbe l’obbligo di lanciare un’Opa), ha fatto capire che intende ricoprire un ruolo di azionista industriale e tra gli obiettivi c’è proprio quello di promuovere il consolidamento del mercato delle tlc. LEGGI TUTTO

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    Dai bagagli al check in, su Ryanair cambia tutto. Come evitare multe salate da maggio 2025

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    Novità in arrivo per Ryanair: a partire da maggio 2025, la compagnia aerea introdurrà una serie di cambiamenti che potrebbero modificare l’esperienza di viaggio dei passeggeri. Tra le principali misure l’addio ai biglietti cartacei, controlli di sicurezza più rigidi e l’obbligo di arrivare in aeroporto con maggiore anticipo. Inoltre sono in arrivo nuove restrizioni sul bagaglio a mano. Ecco tutti gli aggiornamenti.Arrivare in anticipo in aeroportoRyanair raccomanda di arrivare con largo anticipo in aeroporto: almeno 40 minuti prima della partenza, per evitare sanzioni, come una multa di 100 sterline per chi arriva in ritardo. Per esempio, l’aeroporto di Dublino suggerisce di presentarsi due ore prima per voli a corto raggio e tre ore per quelli a lungo raggio, in modo da migliorare il flusso dei passeggeri e ridurre i ritardi.I biglietti cartaceiA partire da maggio 2025, Ryanair abbandonerà definitivamente i biglietti cartacei, imponendo l’utilizzo esclusivo delle carte d’imbarco digitali tramite l’app ufficiale della compagnia. Di conseguenza, i passeggeri che non hanno effettuato il check-in online non potranno più richiedere una carta d’imbarco stampata in aeroporto, poiché non sarà più disponibile il servizio di stampa. Anche se sarà ancora possibile stampare il biglietto a casa, la compagnia non fornirà più assistenza per la stampa in aeroporto. Questa nuova politica ha l’obiettivo di ridurre i costi operativi e promuovere la progressiva eliminazione dei banchi di check-in fisici. LEGGI TUTTO

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    Bancomat smagnetizzato, i segnali per riconoscerlo e cosa fare

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    Anche le carte di credito e i bancomat possono usurarsi o danneggiarsi e risultare pressoché inutilizzabili, il che complica la vita di quanti li utilizzino come strumento preferito di pagamento al posto dei contanti. Uno dei problemi più diffusi per schede di questo genere è di certo rappresentato dalla smagnetizzazione, un fenomeno che si verifica non di rado e di cui è bene conoscere le cause per evitare abitudini errate in grado di comprometterne il regolare funzionamento.Di solito una carta può smagnetizzarsi quando subisce l’influenza di campi magnetici, come ad esempio quelli prodotti da dispositivi elettronici quali smartphone, televisori, telecomandi di cancelli e porte o da semplici calamite, oppure quando viene esposta a temperature molto alte o molto basse: queste condizioni estreme possono causare alterazioni alla banda magnetica del bancomat, rendendola di fatto invisibile ai sistemi di lettura delle carte di credito/debito e quindi inutilizzabile per prelevare denaro o effettuare pagamenti.Altra cattiva abitudine che può portare alla smagnetizzazione è quella di conservare più schede dotate di banda magnetica all’interno del portafoglio tenendole a stretto contatto. Oltre questi casi particolari, ovviamente, le responsabilità della perduta funzionalità di una banda magnetica sono in genere da ascrivere all’eccessiva usura dovuta all’invecchiamento naturale del supporto, anche laddove non ravvisabile a occhio nudo, oppure alla consunzione o alle abrasioni e i graffi presenti sulla sua superficie. Un uso corretto delle schede magnetiche è un ottimo inizio per impedire che il problema possa presentarsi.Ma nel caso in cui questo tipo di malfunzionamento si verifichi, come è possibile riconoscerlo? Molto semplicemente dal rifiuto di un’operazione di pagamento tramite pos o dall’impossibilità di prelevare contanti presso uno sportello bancomat o postamat, con la comparsa di messagi spesso inequivocabili come “Errore di lettura” o “Carta non valida”: questo è in genere il primo campanello d’allarme. Ovviamente, per avere una maggiore certezza del fatto che il problema è la carta e non il dispositivo elettronico di lettura, è consigliabile effettuare un ulteriore tentativo con un altro sportello ATM o un altro pos. Un’altra prova che si può fare in totale autonomia è quella di verificare l’integrità della banda, ovvero valutare la presenza di graffi, lesioni o sporco. LEGGI TUTTO

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    Banconote da 50 euro ritirate a partire da aprile, ecco in quale Paese e perché

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    A parire dal prossimo mese di aprile le banconote da 50 euro saranno oggetto di ritiro da parte delle autorità di un Paese dell’Unione Europea: alcuni pezzi che presentano specifiche caratteristiche, infatti, saranno ritenuti fuori circolazione, per cui cittadini e turisti che dovessero essere in possesso di denaro di questo taglio potrebbero vedersi respingere un pagamento.Lo Stato in questione è la Spagna, che ha deciso di mettere al bando ogni banconota da 50 euro che presenti un segno, anche minimo, di alterazione conseguente all’attivazione dei sistemi di antifurto solitamente installati a protezione del denaro contante. Questi dispositivi elettronici si attivano in genere a causa di tentate rapine oppure conseguentemente a manomissioni di macchinari o cassette di sicurezza contenenti denaro, e rilasciano una quantità di inchiostro indelebile sufficiente a macchiare le banconote rendendole di fatto inidonee alla circolazione per gli autori del colpo.Sia che si tratti di un’incursione mirata all’apertura di un cassetto portabanconote per bancomat fisso che durante il trasporto, la macchiatura si attiva con l’obiettivo di garantire l’inutilizzabilità dei contanti. Ciò nonostante alcuni pezzi con delle tracce minime risultano ancora in circolazione, ed è proprio contro di essi che la Spagna ha iniziato la sua crociata. Dal prossimo mese, infatti, saranno ritenuti non più validi per effettuare transazioni a ogni livello: lo scopo da parte delle autorità locali ovviamente è quello di disincentivare attività illecite impedendo che le banconote non possano più essere utilizzabili in alcun modo. LEGGI TUTTO

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    Tim torna italiana, Poste primo socio

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    Poste riporta in Italia il controllo di Tim. Nel breve volgere di un mese si è chiuso il cerchio di una contesta che si trascinava da anni. L’accordo stretto con Vivendi permette al gruppo guidato da Matteo Del Fante di rilevare il 15% di Tim, diventando primo azionista a ridosso del 25%. Come anticipato da Il Giornale lo scorso 21 marzo, il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré ha proceduto in tempi rapidi alla cessione a rate di quasi l’intera quota detenuta in Tim. I francesi hanno infatti in prima battuta venduto sul mercato il 5% circa della partecipazione, passando dal 23,75% al 18,3, per poi accordarsi ieri con Poste Italiane per il passaggio di consegne di un maxi-pacchetto del 15 percento.L’operazione, che ha visto Del Fante muoversi in prima linea nei negoziati insieme al direttore generale Giuseppe Lasco, è andata in porto dopo aver ottenuto mercoledì scorso il via libera da parte del consiglio di amministrazione del gruppo che fa capo al tandem statale Cdp-Tesoro. Passa così da Vivendi a Poste il 15% del totale delle azioni ordinarie Tim, che equivale al 10,77% del capitale sociale del gruppo tlc(che conta anche titoli di risparmio). Il perfezionamento del passaggio di consegne è atteso entro il primo semestre dell’anno: Poste già azionista con il 9,81% acquisito lo scorso mese da Cassa Depositi e Prestiti arriverà a controllare il 24,81% della tlc guidata da Pietro Labriola, pari al 17,81% del capitale sociale, divenendone il maggiore azionista. Poste ha precisato che non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie, pertanto si fermerà sotto la soglia del 25 percento.Il corrispettivo pattuito per il pacchetto azionario è di 684 milioni, interamente finanziato mediante cassa disponibile. Vivendi strappa un prezzo unitario di 0,2975 euro per azione (inferiore rispetto agli 0,3126 euro a cui venerdì il titolo Tim ha chiuso le contrattazioni). Al completamento dell’operazione con Poste, che si verificherà dopo la notifica all’Antitrust, i transalpini deterranno il 2,51% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto.È quindi ai titoli di coda l’avventura italiana di Vivendi, che aveva più volte manifestato l’intenzione di vendere la sua partecipazione «a condizioni finanziarie favorevoli». A ben vedere i francesi alla fine «svendono» Tim un prezzo ben più basso rispetto ai 0,505 euro rifiutati poco più di tre anni fa nell’Opa prospettata dal fondo Kkr. Bollorè, che mise piede nell’ex Telecom per la prima volta nel 2015, ne esce con le ossa rotte considerando che entrò a valori più che tripli rispetto a quelli a cui sta liquidando le quote. LEGGI TUTTO

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    Musk sposa X con l’intelligenza artificiale. Partita da 45 miliardi, ma niente cash

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    Elon Musk spiazza ancora una volta tutti. Il numero uno di Tesla, da quest’anno impegnato anche a Washington alla guida del Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), ha deciso l’ennesima svolta per la sua piattaforma di social media X, che passa sotto il controllo della startup di intelligenza artificiale, xAI, anch’essa facente parte della galassia di società che fa capo all’uomo più ricco al mondo.«Il futuro di xAI e di X sono intimamente legati», ha spiegato il miliardario in un post su X fornendo alcuni dettagli dell’operazione avvenuta interamente attraverso uno scambio azionario e che valuta xAI 80 miliardi, mentre quella dell’ex Twitter è di 33 miliardi. Se si includono i 12 miliardi di debito, l’operazione valorizza X ben 45 miliardi, una cifra non causale in quanto si assesta leggermente sopra i 44 miliardi sborsati nel 2022 da Musk per rilevare Twitter, poi ribattezzata X. In tal modo Musk ha voluto sbandierare che in questi anni – caratterizzati da profondi tagli alla forza lavoro, modifiche alle funzionalità utente e il ripristino di account bannati – la piattaforma da 600 milioni di utenti attivi non ha perso valore, anzi. A margine dell’annuncio, Mr Tesla con orgoglio ha rivendicato la trasformazione di X in «una delle aziende più efficienti al mondo, posizionata per offrire una crescita futura scalabile» e che quest’anno dovrebbe segnare il suo primo anno di crescita dei ricavi pubblicitari dalla sua acquisizione (le stime sono di un +16% a 2,26 miliardi), anche se a livelli pari a circa la metà di quelli precedenti la rivoluzione voluta dall’istrionico imprenditore di origini sudafricane. LEGGI TUTTO

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    Bonus extra bollette: chi ha diritto e come fare per ricevere 200 euro

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    A partire dal 1° aprile, entrerà in vigore il contributo straordinario di 200 euro previsto dal governo, come stabilito dal decreto Bollette. Questo bonus non sarà esclusivo per chi già beneficiava del bonus sociale, ma si estenderà anche a chi ha un Isee inferiore a 25.000 euro, ampliando la platea rispetto alla precedente soglia di 9.530 euro. Ecco come funziona.Chi usufruisce già dello sconto in bollettaPer le famiglie che già usufruiscono dello sconto in bolletta, l’Autorità per l’energia ha precisato che il nuovo contributo sarà erogato rapidamente, aggiungendosi al beneficio esistente. Per gli altri, l’erogazione avverrà appena saranno presentati l’Isee e completate le verifiche sui requisiti. Inoltre, il bonus sociale per l’energia elettrica è un importo fisso mensile, calcolato su base annuale. Se la bolletta è bimestrale, l’importo mensile sarà raddoppiato nella fattura.Le modalità di erogazioneLe modalità dettagliate saranno chiarite la prossima settimana dall’Arera. L’erogazione per chi già riceve il bonus sociale inizierà il 1° aprile. Il contributo straordinario di 1,64 euro al giorno sarà erogato per tre mesi (dal 1° aprile al 31 luglio) e si sommerà al bonus sociale, che varia a seconda della composizione familiare. LEGGI TUTTO