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    Papa: con Sondrio 6 milioni di clienti. Maioli: da Agricole nessuna ostilità

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    «Noi non siamo leoni, accogliamo ma non mangiamo. Vogliamo fare crescere. Crediamo molto nell’operazione sulla Popolare di Sondrio» perché «ha una valenza industriale forte». Il ceo di Bper, Gianni Franco Papa, al Consiglio nazionale della Fabi ieri ha ricordato che «l’operazione con Sondrio è la conclusione del processo trasformativo di una banca il cui dna resta Popolare». E ha ribadito che «il prezzo offerto, con il relativo premio, è giusto». Con Sondrio «raggiungeremo 6 milioni di clienti, confermeremo il nostro ruolo di banca numero tre nel sistema italiano». Poi ha aggiunto: con un «azionariato stabile, mi riferisco a Unipol come maggiore socio della banca, abbiamo una stabilità che – mai dire mai – ci protegge dal diventare gazzella».Rispondendo a una domanda sui dieci anni dalla riforma Renzi sulle Popolari (era gennaio 2015 quando il governo di allora ha cancellato il voto capitario per le banche con oltre 8 miliardi di asset), Papa ha sottolineato che «il voto capitario a volte è anche sinonimo di debolezze del sistema perché può portare, in certe situazioni, ad essere autoreferenziali, creando un rapporto col territorio che, è giusto che ci sia, ma noi rispondiamo al mercato, non alle singole congregazioni del territorio. Da questo punto di vista, la riforma ha funzionato».Ieri sul palco del congresso del sindacato guidato da Lando Sileoni, è salito anche Giampiero Maioli, presidente di Crédit Agricole Italia che è coinvolta nel risiko come azionista di peso del Banco Bpm (ha poco meno del 20%). Le operazioni di M&A annunciate o in corso sono «tutte locali. Io da manager italiano sarei anche felice di vedere m&a cross border», ha esordito Maioli. LEGGI TUTTO

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    Orsini: “Subito un Piano Straordinario: imprese italiane a rischio tenuta”

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    nostro inviato a BolognaUn Piano Industriale Straordinario per salvare la manifattura italiana e rimettere in moto la crescita del Paese. È la proposta lanciata dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dall’assemblea annuale (che ieri si è tenuta per la prima volta non a Roma ma a Bologna per «valorizzare i territori») rivolgendosi direttamente al premier Meloni e alla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola. «Servono almeno 8 miliardi l’anno per tre anni da destinare agli investimenti produttivi, utilizzando le risorse del Pnrr che non potranno essere spese entro il 2026», ha detto Orsini sottolineando che solo in questo modo si può evitare il rischio di deindustrializzazione in Italia. L’obiettivo è ambizioso: «raggiungere almeno il 2% di crescita del Pil nel prossimo triennio».«O si potenzia l’Ires premiale o si ripristina un’Ace (l’aiuto alla crescita economica abolito da quest’anno; ndr) per l’industria, strumenti più che mai essenziali per patrimonializzare e incrementare gli investimenti del sistema produttivo italiano», ha rimarcato il numero uno degli industriali. La produzione cala da due anni, e la crisi sta bloccando gli investimenti in impianti e macchinari. L’occupazione tiene solo grazie allo sforzo delle imprese. «Tra le grandi imprese industriali associate a Confindustria, due su tre (67,9%) stanno trattenendo i propri dipendenti nonostante il calo dell’attività. Di queste, oltre un terzo (34,8%) lo fa per mantenere le competenze già presenti in azienda, consapevole delle difficoltà nel reperire nuovo personale qualificato. Ma per quanto potremo ancora farlo?», si è chiesto retoricamente.Un’ampia parte del discorso è stata dedicata alla critica delle disfunzionalità delle regolamentazioni europee. «Non possiamo indebitare i costruttori europei costringendoli ad acquistare le quote di CO2 da Byd e Tesla per rispettare i vincoli europei che ci siamo autoimposti. È una vera pazzia», ha ribadito Orsini. «Non vogliamo buttare via gli investimenti miliardari fatti per trasformare il diesel in un motore pulito e performante. Come non vogliamo costringere gli automobilisti ad usare auto elettriche di altri continenti», ha affermato.Anche «il Patto di Stabilità deve consentire un grande piano di sostegno agli investimenti dell’industria, in ogni Paese europeo. Altrimenti, non è un patto per la crescita. È un patto per il declino dell’Europa», ha detto Orsini. Per questo, serve un nuovo orizzonte comune. «Bisogna lavorare seriamente alla creazione del mercato unico degli investimenti e dei risparmi, a maggior ragione visto che oggi importanti flussi finanziari potrebbero abbandonare gli Stati Uniti.Perché serve un nuovo patto per l’Europa? Se con la nuova temperie trumpiana, «anche solo 300 medie imprese decidesserodi spostare la produzione all’estero, le ricadute negative riguarderebbero almeno 100mila occupati», ha spiegato Orsini. Di qui l’appelloi a Metsola. «Mentre negoziamo con l’amministrazione americana, dobbiamo accelerare sugli accordi di libero scambio con altre aree del mondo per diversificare gli sbocchi del nostro export», ha rilevato. LEGGI TUTTO

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    Washington avverte Pirelli: “A rischio le vendite in Usa”

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    Pirelli Cyber Tyre, ovvero la tecnologia basata su pneumatici sensorizzati che, per la prima volta, è in grado di far dialogare le gomme con l’intelligenza dei veicolo, finisce al centro dell’ennesimo battibecco tra Stati Uniti e Cina. Il governo americano, infatti, avrebbe avvertito Pirelli sulla possibilità che i veicoli contenenti gli pneumatici con sistema hardware e software Cyber Tyre potrebbero essere soggetti a restrizioni nella vendita sul suo mercato. Il motivo: le preoccupazioni di Washington legate all’influenza del socio cinese, Sinochem, azionista al 37% del gruppo della Bicocca, davanti a Camfin (recentemente salita al 27% circa).Tutto questo solleva, infatti, interrogativi da parte dell’Authority americana a proposito della potenziale influenza cinese sulla tecnologia e sui dati raccolti dal sistema Cyber Tyre.L’avviso informale, descritto in una lettera datata 25 aprile dal Bureau of Industry and Security (Bis) del Dipartimento del commercio e riportato dall’agenzia Bloomberg, sostiene che i costruttori di vetture, che integrano la tecnologia Pirelli Cyber Tyre nei loro prodotti connessi, potrebbero dover richiedere un via libera specifico per poter vendere tali mezzi nel Paese.L’avviso del «Bis», per il gruppo capeggiato da Marco Tronchetti Provera, conferma la preoccupazione per i piani di sviluppo negli Stati Uniti. Dalla Bicocca, per ora, nessun commento. Da tempo il management di Pirelli aveva avvisato i soci dei possibili rischi derivanti dalle normative americane e avviato trattative con gli stessi soci per trovare una soluzione anche a livello di governance. Trattative che, in occasione della trimestrale, Pirelli aveva fatto sapere che si erano concluse senza esito positivo.Era stato Andrea Casaluci, amministratore delegato di Pirelli, a illustrare lo scorso anno al «Festival of Speed» di Goodwood, la nuova iniziativa della Bicocca, una vera rivoluzione hi-tech per il mondo degli pneumatici. «Tale sistema – le parole del top manager – aggiunge alle funzioni degli pneumatici, che rappresentano l’unico punto di contatto tra il veicolo e l’asfalto, quella di dialogare con i sistemi di controllo di stabilità del mezzo, tra i quali l’Abs, l’Esp e il controllo della trazione».La tecnologia Cyber Tyre, già proposta sperimentalmente su McLaren Artura e Audi Rs3 Anniversary, riguarda anche gli pneumatici P Zero Corsa, P Zero Trofeo Rs e P Zero Winter sviluppati appositamente per l’hypercar Pagani Utopia, prima auto al mondo ad avere di serie questa soluzione.Un caso al contrario, rispetto a quello che interessa Pirelli, ha riguardato l’americana Tesla di Elon Musk. Alle auto elettriche a stelle e strisce, che vengono prodotte anche nello stabilimento di Shanghai, il governo di Pechino aveva proibito il passaggio attraverso alcune zone definite sensibili. In questo caso le autorità cinesi non avevano digerito la presenza di troppi sensori e telecamere a bordo delle vetture. LEGGI TUTTO

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    Occhio a commettere questa infrazione stradale, rischi 2mila euro di multa

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    In questo periodo si parla spesso di autovelox e di sanzioni comminate per eccesso di velocità; per quanto la questione relativa alla validità di certe multe abbia portato alcuni automobilisti a non prestare più l’attenzione di un tempo ai dispositivi di rilevazione elettronica, è bene ricordare che in strada bisogna sempre spostarsi con cautela, e che a seconda del tipo di infrazione si possono rischiare sanzioni molto salate.Non rispettare i limiti di velocità rimane al primo posto fra le ragioni per le quali è possibile ricevere una multa. Si tratta, fra l’altro, di una delle infrazioni ritenute più gravi nel Codice della Strada. In alcuni casi specifici si possono addirittura superare i 2mila euro di multa, e non solo.Un eccesso superiore a 40 km/h ha come conseguenza una sanzione di oltre 2mila euro, a cui si accompagna il ritiro della patente. I provvedimenti sono severi perché stiamo parlando di una situazione di poteziale pericolo sia per gli automobilisti che per gli altri. Lo scopo è quello di indurre il guidatore a rispettare certi limiti di velocità, e non esporsi a situazioni a rischio. Secondo un recente studio condotto da Anas, il 51% dei cittadini italiani non ritiene pericoloso superare i limiti di velocità, mentre il 16,4% è convinto che i guidatori esperti possano tranquillamente superarli. Sono convinzioni sbagliate: superare i limiti di velocità comporta seri rischi, con conseguenze potenzialmente letali.Venendo alle sanzioni, superare il limite di velocità oltre i 40 km/h ma entro i 60 km/h può portare a una multa dai 543 ai 2.170 euro. Non è consentito neppure lo sconto del 30% che viene generalmente garantito in caso di pagamento del verbale entro 5 giorni. Se l’infrazione viene commessa nelle ore notturne (22.00-7.00) la multa parte da 724 euro. Prevista, inoltre, la decurtazione di 6 punti dalla patente e la soppressione della patente da 1 a 3 mesi. LEGGI TUTTO

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    Immatricolazioni auto, ad aprile Tesla dimezza le vendite rispetto un anno fa

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    In Europa immatricolazioni di auto in aprile pressoché stabili rispetto al medesimo mese del 2024 (-0,3%) e lo stesso vale se si prende in considerazione il primo quadrimestre dell’anno: -0,4%, in volumi 4.459.077 veicoli complessivi. Il mese scorso, solo due dei cinque major market (incluso il Regno Unito) registrano un rialzo: +7,1% la Spagna e +2,7% l’Italia. La Germania resta stabile (-0,2%), mentre calano la Francia (-5,6%) e il Regno Unito, in contrazione a doppia cifra (-10,4%).Confermato dai dati resi noti da Acea, l’Associazione dei costruttori europei di auto, il tracollo dell’americana Tesla (-49%) con 7.261 vetture immatricolate (erano state ben 14.228 nell’aprile 2024) e male, per la società di Elon Musk, anche i primi quattro mesi dell’anno: -38,8%, ovvero 61.320 auto acquistate (dalle precedenti 100.255). Leader nelle vendite di auto elettriche fino al 2024, Tesla e stata superata in questa categoria in Europa nel mese di aprile da ben dieci marchi, tra cui Volkswagen, Bmw, Renault e, soprattutto, dall’agguerrito concorrente cinese Byd. A danneggiare Tesla sono, in particolare, le posizioni assunte dal suo numero uno Musk e le sue azioni all’interno del «Doge», la Commissione dell’amministrazione Trump incaricata di operare drastici tagli alla spesa federale.Nel primo trimestre del 2025, le vendite di Tesla sono così diminuite del 13% su base annua a livello mondiale, con un calo particolarmente marcato nell’Ue. Da segnalare la crescita continua in Europa di Saic, gruppo cinese presente con il marchio britannico Mg: +24,5% ad aprile (21.677 auto vendute) e +31,2% da gennaio, ovvero 100.011 unità. La quota mercato complessiva di Saic in Europa è del 2,2%. LEGGI TUTTO

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    Grano: consorzi agrari d’italia-coldiretti, qualità in crescita ma preoccupa -7% duro

    La campagna cerealicola 2024/2025 si sta per chiudere con segnali complessivamente positivi, soprattutto in termini di qualità delle colture, ma non mancano elementi di preoccupazione, a partire dalla contrazione delle superfici coltivate in alcune aree. È quanto emerge dal bilancio tracciato da Consorzi Agrari d’Italia (CAI) e Coldiretti in occasione della tappa di Poggio Renatico delle Giornate in Campo, evento dedicato ai cereali autunno-vernini.Il grano duro, in particolare, registra un ritorno a rese più soddisfacenti grazie a condizioni climatiche favorevoli. Tuttavia, secondo i dati raccolti da Consorzi Agrari d’Italia e Coldiretti, si segnala una contrazione media delle superfici coltivate tra il 6% e l’8%, con punte fino al -10% al Sud e Isole. Nonostante alcune stime che indicano un aumento delle quantità prodotte e delle superfici coltivate, dall’osservatorio CAI-Coldiretti i riscontri sul campo raccontano una realtà differente e meno rosea.Al Sud, in particolare in Sicilia e nelle aree interne della Puglia, le rese risultano in netta ripresa, con produzioni medie di 40-45 q.li/ha, in netto miglioramento rispetto ai 15-20 q.li/ha dell’annata precedente. Nel Centro Italia si registrano rese stabili o in lieve crescita (50-60 q.li/ha), mentre al Nord la qualità si conferma elevata, nonostante quantità inferiori alla media (60-70 q.li/ha).Per il grano tenero, le superfici coltivate risultano sostanzialmente stabili, con un leggero incremento. Le rese attese sono al di sotto della media storica, ma superiori a quelle della campagna 2023/2024, con una qualità attualmente giudicata buona (60-70 q.li/ha).Nel complesso, la qualità del prodotto si conferma buona per tutte le principali colture.I dati della stagione 2024/2025 evidenziano inoltre un aumento delle superfici coltivate a orzo del 3-4%, con produzioni nella media stagionale. Cresce anche l’interesse verso i cereali minori, in particolare il farro, soprattutto nel Centro Italia.“La campagna 2024/2025 presenta luci che ci confortano, ma anche ombre che preoccupano” – commenta Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di Consorzi Agrari d’Italia. “Registriamo un ritorno a rese più soddisfacenti, grazie a condizioni climatiche favorevoli e una qualità che si conferma un punto di forza per l’intera filiera agroalimentare italiana. Tuttavia, non possiamo ignorare la forte contrazione delle superfici dedicate, ad esempio, al grano duro, probabilmente legata ai risultati deludenti della raccolta 2023/2024”.Per garantire una corretta remunerazione agli agricoltori e rendere sostenibile la coltivazione del grano duro, CAI continua a investire nello strumento dei contratti di filiera, ritenuto centrale per il futuro dell’agricoltura italiana, considerate le fluttuazioni legate all’invasione di cereale straniero. Un trend che negli ultimi anni ha visto una serie di Paesi, dal Canada alla Turchia, fino alla Russia, alternarsi di fatto nell’inondare il mercato italiano di prodotto, spesso in coincidenza con il periodo di raccolta, con il risultato di far crollare le quotazioni del grano nazionale.Attualmente, i contratti attivi promossi da Consorzi Agrari d’Italia includono 20 diverse produzioni, di cui 10 relative al frumento, con l’obiettivo di valorizzare al massimo la produzione nazionale. Il frumento rappresenta oltre il 50% del volume totale ritirato da CAI, per un totale di circa 407 mila tonnellate: è il prodotto principale per l’azienda.Proprio per rafforzare questo impegno, CAI ha recentemente lanciato l’iniziativa “Cereale Sicuro”, un’offerta innovativa pensata per valorizzare il lavoro degli agricoltori italiani.“Cereale Sicuro”, spiega Lelli, “garantisce il collocamento del prodotto a fine raccolto a chi ha scelto di sottoscrivere un accordo di conferimento per la stagione 2025 con CAI. Questo consente agli agricoltori di assicurarsi, fin dall’inizio della semina, un compratore certo. Gli aderenti hanno accesso prioritario ai contratti di filiera, con la possibilità di fissare in anticipo il prezzo di ritiro, offrendo così certezze e trasparenza sin dalla firma”.Inoltre, tutti i mezzi tecnici necessari per la produzione vengono forniti da CAI, con la possibilità di pagare a settembre 2025, dopo la raccolta e la vendita del prodotto.CAI offre anche uno strumento unico in Italia: i cosiddetti “contratti di protezione”, già ampiamente utilizzati negli Stati Uniti e in Francia. Questi consentono agli agricoltori di fissare il valore delle produzioni prima della semina o nel corso dell’annata agraria, senza dover attendere la consegna del prodotto.“Grazie a questi contratti”, continua Lelli, “l’imprenditore può cogliere congiunture di mercato favorevoli in ogni fase del ciclo colturale”.Con picchi di adesione che, in alcune aree del Paese, hanno raggiunto il 30% del grano tenero ritirato, lo strumento mostra un potenziale importante che merita di essere ulteriormente promosso e valorizzato. LEGGI TUTTO

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    Francesca Bazoli presidente Guber Banca

    Un posto tutto per loro, dove potranno vivere e sperimentare la loro autonomia sotto gli occhi attenti di educatori qualificati. Da oggi Napoli offrirà, per la prima volta, ai ragazzi con disabilità cognitiva la possibilità di un co-housing, “Casa Comune”, dove essere protagonisti, costruire relazioni e sviluppare attività professionali. La presentazione questa mattina a Palazzo San Giacomo alla presenza degli assessori Luca Trapanese e Antonio De Jesu e del prefetto di Napoli Michele Di Bari.Il progetto, nasce grazie alla partnership tra FoQus, Fondazione Quartieri Spagnoli (ente del Terzo settore che da anni lavora, con eccellenti risultati,alla riqualificazione dei Quartieri con un percorso a base educativa), il Comune del capoluogo partenopeo, Guber Banca, Enel Cuore e Fondazione Etica con il partenariato del Consorzio Co.Re e dell’Associazione AQS. Un’iniziativa innovativa che si rivolge ai bambini e ai giovani affetti da sindrome dello spettro autistico, sindrome Down, e a ragazzi già inseriti nel percorso del Centro “Argo”, un’altra realtà voluta da FoQus a sostegno delle persone con disabilità.Dal 2016, infatti, il Centro “Argo” si propone di valorizzare i talenti dei ragazzi con disagi cognitivi tramite il lavoro, promuovendone le abilità personali, sociali e professionali. “Ecco perché – spiega Renato Quaglia, direttore di FoQus – pensare ad un co-housing, dove svolgere anche attività produttive o di accoglienza, significa dare loro ancora più responsabilità e indipendenza, in una naturale evoluzione dei programmi promossi durante l’anno dal Centro ‘Argo’”.“Casa Comune” – inaugurata il 27 maggio – si sviluppa su due edifici: uno all’interno della Fondazione, a via Portacarrese a Montecalvario, e uno a via del Formale, in un appartamento sequestrato alla camorra. L’alloggio di via del Formale si compone di 200 metri quadrati, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, e si sviluppa su due piani e una terrazza completamente ristrutturati grazie a un originale programma di finanziamento promosso da GUBER BANCA. L’istituto bancario con sede a Brescia ha lanciato nel 2022, su proposta di Fondazione Etica e di FoQus, il suo primo conto deposito vincolato dedicato a un’idea concreta di innovazione a impatto sociale: oltre agli interessi maturati dal singolo cliente sul conto deposito, si è impegnata a contribuire un ulteriore 0,50% annuo delle somme vincolate per la realizzazione della “Casa Comune”, ricevendo un’ampia adesione di clientela all’iniziativa tale da consentire la completa ristrutturazione dell’appartamento devastato dalla camorra prima del sequestro. Enel Cuore invece si è incaricata di arredare i nuovi spazi delle due sedi del co-housing.Il Comune di Napoli ha subito accolto la proposta fatta dall’Ati dei Quartieri Spagnoli per il progetto Casa Comune destinando il bene, confiscato a una famiglia camorristica, alla crescita di un gruppo di ragazzi.“Sono stato colpito dal progetto della Casa Comune – ha dichiarato l’assessore al Welfare Luca Trapanese – non solo per l’attenzione che dedica alle persone più vulnerabili della nostra città, ma soprattutto per il rispetto e la dignità che attribuisce loro. Con sensibilità verso i loro ritmi, il progetto si impegna concretamente a facilitarne l’inserimento nel mondo del lavoro. L’assessorato al Welfare ha partecipato ai costi di ristrutturazione e di acquisto delle attrezzature professionali attraverso i fondi previsti dalla legge 112 del 2016 recante “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, cosiddetta del “Dopo di noi”.“Colpire i beni accumulati da un clan tramite estorsioni, usura o spaccio di droga è una delle azioni più efficaci che lo Stato possa intraprendere. Nel nostro caso – ha dichiarato l’assessore alla Legalità Antonio De Jesu – si tratta di una casa, un tempo appartenente a una famiglia criminale, che sarà invece dedicata ad accogliere e sostenere un gruppo di giovani con autismo. È, senza dubbio, un successo per la parte virtuosa della nostra comunità.”“È un grande onore e una grande emozione per me, e per tutta la comunità di Guber Banca che rappresento oggi -ha dichiarato Francesca Bazoli, Presidente di Guber Banca- partecipare all’inaugurazione di questo progetto in cui abbiamo creduto fin dall’inizio. La restituzione alla collettività di un bene confiscato alla criminalità organizzata e la sua destinazione ad una missione strategica per il futuro della comunità è un segno potente di rigenerazione sociale e civile. Abbiamo scelto di essere al fianco di Fondazione Foqus, con convinzione, perché ammiriamo la forza, il coraggio e la capacità di visione delle persone che hanno dato vita ad un progetto capace di creare percorsi di autonomia e di crescita non solo per coloro cui è destinato questo luogo, ma per l’intera comunità. Questo è il modo in cui intendiamo il nostro ruolo: non solo come attori economici, ma come parte attiva di un cambiamento necessario e condiviso. Per Guber questo spazio non è dunque una semplice voce da inserire nel nostro bilancio di sostenibilità, ma è parte integrante del nostro modo di essere banca.” LEGGI TUTTO

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    Meloni: “Il governo è con le imprese. La Ue cancelli i dazi interni”

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    Orgoglio nazionale, ambizione europea e una promessa di concretezza. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, interviene all’assemblea annuale di Confindustria con un discorso denso di annunci, rivendicazioni e aperture al mondo produttivo. Di fronte alla platea degli industriali riuniti al Teatro EuropAuditorium, la premier rilancia il progetto “Make in Italy”, spinge sul rilancio del mercato unico europeo e raccoglie la proposta del presidente degli industriali Emanuele Orsini per un piano straordinario a favore dell’industria italiana.Tra i risultati rivendicati, la premier ha citato il miglioramento del giudizio da parte dell’agenzia Moody’s – «una cosa che non accadeva da circa 25 anni» – e una ritrovata attrattività per gli investitori esteri. Tra gli esempi elencati: «Microsoft ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi di euro», «Google ha scelto la Sicilia per realizzare una rete di cavi sottomarini», mentre «gli Emirati Arabi Uniti […] hanno annunciato di voler investire in Italia 40 miliardi di euro». “Il messaggio che vogliamo lanciare all’Europa e al mondo intero è ‘Make in Italy’”, ha detto Meloni, spiegando che “non si tratta di uno slogan, ma di una strategia che abbiamo già concretizzato con il programma per gli investimenti esteri in Italia, attraverso norme che semplificano le procedure e l’introduzione di un commissario unico, un solo interlocutore per garantire tempi rapidi e risposte certe”.Uno dei passaggi più rilevanti del suo intervento ha riguardato il mercato interno dell’Unione europea, che secondo la premier presenta ancora troppe distorsioni e ostacoli. “Consideriamo fondamentale, a maggior ragione in un quadro di instabilità dei mercati internazionali, che l’Europa abbia il coraggio di rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta”, ha affermato, citando uno studio del Fondo monetario internazionale secondo cui “il costo medio per vendere beni tra gli Stati dell’Ue equivale a una tariffa del 45%, rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti”. Nei servizi, ha aggiunto, “la tariffa media stimata arriva al 110%. Non può essere sostenibile”. Per questo, ha sottolineato, “il rilancio del mercato unico europeo è una priorità, anche per mettere l’Europa al riparo da scelte protezionistiche di altri Paesi”.Particolarmente sentito anche il passaggio sul costo dell’energia, tema caldo per il mondo imprenditoriale. Meloni ha annunciato che il governo sta “lavorando a un’analisi del funzionamento del mercato italiano per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale possano essere la causa di aumenti ingiustificati, perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione”. Uno dei temi centrali affrontati è stato quello dell’energia, definito dalla premier «la questione più urgente da affrontare». A questo proposito ha annunciato l’intenzione di «riprendere il cammino del nucleare, puntando alle tecnologie più innovative per realizzare i mini reattori sicuri e puliti», ribadendo che si tratta di «una scelta coraggiosa per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione rafforzando però la competitività».Sulla transizione ecologica, Meloni ha criticato le scelte dell’Ue: «Solo chi non aveva mai messo piede in un capannone poteva pensare di cambiare tecnologia per norma», ha affermato, accusando Bruxelles di aver «scelto la strada forzata della transizione verso una sola tecnologia, l’elettrico, le cui filiere sono oggi in larga parte controllate dalla Cina».Il discorso si è poi spostato sulle politiche industriali nazionali. Dopo aver ascoltato la proposta di Orsini per un piano straordinario a sostegno dell’industria, Meloni ha dichiarato: “Sono d’accordo. Il governo sta già lavorando insieme al settore produttivo e alle parti sociali per una politica industriale di medio e lungo periodo”. E ha aggiunto: “Ci siamo, anche a partire dalle semplificazioni. Penso si debba procedere in modo più spedito e mi prendo l’impegno personalmente ad occuparmene. Ci sono cose che si possono fare più velocemente”.Non solo promesse, ma anche riferimenti operativi. La presidente del Consiglio ha ricordato che “nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi ho proposto un patto con il sistema produttivo” e che il governo ha già “individuato circa 15 miliardi nel Pnrr che vorrei fossero rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare la produttività”. Non è mancato un accenno alla necessità di rilanciare gli investimenti: “Siamo pronti a ulteriori correttivi su Transizione 5.0”. LEGGI TUTTO