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    Prezzi alla pompa giù: pieno di benzina costa il 10% in meno rispetto al 2024

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    Buone notizie per gli automobilisti italiani: quest’anno il ponte del 1° maggio si chiude con un sensibile risparmio sui rifornimenti di carburante rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo i dati diffusi da Assoutenti, infatti, il costo di un pieno di benzina è sceso di oltre 10 euro rispetto allo scorso anno.Le cifre“Oggi un litro di verde costa in media 1,708 euro al litro, mentre lo scorso anno il prezzo medio era pari a 1,912 euro – spiega il presidente dell’associazione Gabriele Melluso –. Il diesel si attesta ora su una media di 1,602 euro al litro, contro 1,775 euro del 2024. Parliamo di un calo del 10,7% per la benzina e del 9,7% per il gasolio”.Il risparmioTradotto in termini pratici, il risparmio per ogni pieno è in media di 10,2 euro per chi utilizza benzina e 8,65 euro per chi rifornisce con gasolio. “Considerando una media di due pieni effettuati per spostarsi durante il ponte del 1° maggio – prosegue Melluso – il risparmio complessivo per le famiglie italiane ammonta a circa 85 milioni di euro”. LEGGI TUTTO

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    Energia elettrica, perché oggi avremo luce gratis per sei ore

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    I punti chiave

    La giornata odierna, Festa del Lavoro, coincide con un avvenimento particolare e assolutamente poco frequente (per non dire storico): per sei ore, dalle ore 11 alle ore 17 del 1° maggio, il costo dell’energia elettrica in Italia sarà pari a zero. Luce ed elettricità gratis, in pratica, per tutti: ma come è possibile?Quali sono le causePer un precedente del genere bisogna tornare al 2020 quando eravamo in piena pandemia: oggi, invece, in base all’andamento dei mercati in quelle sei ore la domanda sarà molto bassa rispetto ai classici giorni lavorativi. Di conseguenza la produzione eolica e fotovoltaica del nostro Paese potrà essere sufficiente a produrre la quantità di energia richiesta. Al Corriere, il professor Giuseppe Zellino ha spiegato che i picchi più elevati attesi sono di 22 gigawatt “mentre abbiamo 13 GW eolici e 38 GW fotovoltaici installati, che in quelle ore produrranno tutti insieme una quantità di energia maggiore o uguale alla domanda. Se lavorassero a mercato, quegli impianti per 7 ore non sarebbero remunerati, ma sono quasi tutti incentivati”.Il grafico GmeQuanto è detto è consultabile online sul sito web del Gestore dei Mercati Energetici (Gme) il cui grafico mostra chiaramente l’oscillazione verso il basso fino al costo zero dell’elettricità che poi tornerà a salire intorno alle 18 con un picco verso le 21. Questi prezzi pari a zero, però, se da un lato alleggeriscono ovviamente le bollette con i benefici sui prezzi, non è un’ottima notizia nel complesso per tutto il sistema. “Se il prezzo fosse sempre nullo nessuno investirebbe in impianti e la transizione energetica si bloccherebbe. Per evitarlo serve capacità di accumulo. Inoltre, il moltiplicarsi di situazioni di sovrapproduzione rende più complesso gestire in sicurezza la rete e richiede interventi impiantistici e gestionali”, ha spiegato Giuseppe Zollino, responsabile Energia&Ambiente di Azione. LEGGI TUTTO

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    “Musk fatto fuori”, “Falso”. Il giallo del nuovo Ceo di Tesla

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    Tesla alla ricerca di un nuovo Ceo per sostituire il fondatore Elon Musk. Anzi no. È un vero e proprio giallo quello che chiama in causa la casa automobilistica specializzata in elettriche. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il consiglio di amministrazione della società avrebbe iniziato a cercare un nuovo amministratore delegato “contattando diverse società” specializzate nel fornire consulenza sulla ricerca, con l’obiettivo di avviare un processo formale all’interno dell’azienda. Musk verrebbe cacciato per il crollo delle azioni e degli utili di Tesla, ma non sarebbero mancate le critiche per i troppi impegni con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Ma non è tardata ad arrivare la smentita.”Questo è assolutamente falso (e questo è stato comunicato al giornale prima della pubblicazione della notizia). L’amministratore delegato di Tesla è Elon Musk e il consiglio di amministrazione ha grande fiducia nella sua capacità di continuare a portare avanti l’entusiasmante piano di crescita che ci attende” quanto scritto su X il presidente di Tesla Robyn Denholm. Il miliardario sudafricano non è rimasto in silenzio. Musk ha infatti denunciato l'”estrema violazione dell’etica” da parte del Wall Street Journal, reo di aver pubblicato “un articolo deliberatamente falso, che non include una smentita inequivocabile da parte del consiglio di amministrazione di Tesla!”. LEGGI TUTTO

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    Milleri: “Apprezzo Nagel. L’Ops? Aspetto tutti i dati”

    Francesco Milleri, ceo di EssilorLuxottica.

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    «L’Ops di Mediobanca su Banca Generali? È difficile esprimere un giudizio, mancano dettagli concreti». Ha risposto così Francesco Milleri, presidente di Delfin e EssilorLuxottica, a margine dell’assemblea del colosso dell’occhialeria che si è tenuta ieri a Parigi. «Come Delfin siamo coinvolti in entrambe le parti, Mediobanca e Generali, con un investimento più o meno simile. Gradiremmo che questo tipo di operazioni non avessero né un vinto né un vincitore», ha spiegato Milleri. La cassaforte della famiglia Del Vecchio è azionista sia di Mediobanca (con il 19,8%) che di Generali (con il 9,9%). Secondo il manager, l’operazione dovrebbe rafforzare entrambe le società.«Dalla parte di Generali ha aggiunto non ho sentito alcun tipo di indicazione, né su come reagisce il board e non ho ancora parlato con l’ad Philippe Donnet. Quando capiremo dal board della compagnia se approva questo deal e se ci dirà cosa vuol fare con queste azioni, potremo esprimere un giudizio informato». Dal punto di vista della visione industriale, per Milleri quella di Mediobanca è la più facile da capire: «Nagel alcune cose le già fatte, sta cambiando la forma della banca- Forse è stato un po’ spinto, ma questo compito spetta agli azionisti finanziari che vogliono migliorare la performance delle società. Lui sta cercando di cambiare il ruolo di Mediobanca, c’è da apprezzarlo. Poi se questa operazione è giusta, lo vedremo quando avremo i dettagli».Quanto alla prossima assemblea di Piazzetta Cuccia del 16 giugno, Delfin non ha ancora preso una decisione. Infine, a proposito della partecipazione del 2,7% in Unicredit, Milleri ha detto che si stanno facendo valutazioni: «Noi, anche se in forma particolare, siamo gestori e non siamo azionisti. Quindi abbiamo un approccio da buon padre di famiglia. In tre anni il portafoglio di Delfin ha generato una plusvalenza infinita e quindi la prudenza dice che a un certo punto dovremo vendere e non rimpiangere», ha proseguito. LEGGI TUTTO

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    Sala lascia il Tesoro ed entra a Nexi dopo la battaglia coi francesi in StM

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    Cambio ai vertici del Dipartimento dell’Economia del Tesoro. Marcello Sala ha rassegnato le dimissioni contestualmente alla sua nomina a presidente di Nexi. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha indicato come suo successore l’avvocato Francesco Soro, manager pubblico con una lunga esperienza istituzionale. A Sala vanno «i ringraziamenti e la gratitudine per il lavoro svolto finora e gli affettuosi auguri per il futuro incarico», ha reso noto il ministero dell’Economia.Sala, direttore generale con delega alle partecipate, ieri ha assunto la presidenza di Nexi senza poteri esecutivi, soluzione che consente di rispettare il divieto di pantouflage, ovvero l’inibizione dagli incarichi in società già sotto vigilanza pubblica. La sua nomina, sostenuta da Cdp e dai fondi azionisti di Nexi, arriva dopo la bocciatura del suo ingresso nel board di StM da parte del cds a trazione francese. Sala era stato individuato come nome ad hoc per tutelare le prerogative italiane in un gruppo dove lo Stato francese sta interferendo a gamba tesa nella gestione industriale.Ieri, infatti, StM ha confermato che taglierà circa mille posti di lavoro in Francia con dimissioni su base volontaria da attuarsi entro il 2027 nei due siti di Tours e Crolles. Le uscite attese sono pari al 9% dell’organico nel Paese e a oltre un terzo dei 2.800 licenziamenti previsti dal piano di taglio dei costi. In Italia, invece, è ancora in corso il confronto con i sindacati al tavolo aperto al Mimit. La fuga in avanti dell’azienda potrebbe avere ripercussioni negative sulla trattativa in corso nel nostro Paese. StM, infatti, conta circa 11.500 dipendenti in Francia e 12.700 in Italia. LEGGI TUTTO

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    Stellantis a fari spenti ricavi giù, stime sospese

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    Primo trimestre difficile per Stellantis come per i big tedeschi Volkswagen e Mercedes. Nel caso di Stellantis il calo dei ricavi del 14%, a 35,8 miliardi, è dovuto «ai minori volumi di veicoli consegnati(1,217 milioni, -9%), al mix geografico sfavorevole e alla normalizzazione dei prezzi». Stellantis ha anche deciso di sospendere la guidance per il 2025 a causa delle incertezze legate ai dazi, alla loro evoluzione e alla «difficoltà di prevederne i possibili impatti sui volumi di mercato e sul panorama competitivo».L’alleggerimento dei dazi sul settore, annunciato dal presidente americano Donald Trump, non risulterebbe infatti sufficiente a rassicurare le aziende che ora puntano tutto sulla prudenza. Il commento del presidente e Ceo ad interim John Elkann: «Apprezziamo le misure di allentamento sui dazi decise dalla Casa Bianca e, mentre valutiamo ulteriormente l’impatto delle politiche tariffarie sulle nostre attività Usa, ci auguriamo di continuare a collaborare con l’amministrazione americana per rafforzare la competitività dell’industria automobilistica locale e stimolare le esportazioni».Guardando ai tedeschi, per Volkswagen il calo trimestrale dell’utile netto (2,19 miliardi) è del 41% a causa delle minori vendite di modelli di lusso, dei maggiori costi fissi e di «effetti eccezionali». A pesare è soprattutto la sempre maggiore concorrenza in Cina, mercato principale per i tedeschi. La redditività del gruppo, inoltre, è scesa al 3,7%, dal 6,8% dell’anno precedente. Questo calo ha già portato all’annuncio, durante l’inverno, di 35mila tagli di posti di lavoro in Germania e allo stop produttivo in due impianti, azione mai avvenuta nella storia di Volkswagen.Crollo dell’utile netto (1,73 miliardi) anche per Mercedes: -43 percento. La stessa Mercedes starebbe trattando con i rappresentanti del governo Usa per espandere la produzione Oltreoceano. LEGGI TUTTO

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    Bpm: “Unicredit dica se andrà avanti”

    Banco Bpm, da destra il presidente Tononi e l’Ad Castagna

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    L’offerta di Unicredit è del tutto inadeguata e la banca guidata da Andrea Orcel decida cosa fare e quanto può costare l’uscita dalla Russia. È il messaggio mandato ieri dai vertici del Banco Bpm davanti ai soci riuniti ieri in assemblea (presente il 64,2% del capitale dell’istituto) che ha dato il via libera al bilancio 2024. Sia il presidente Massimo Tononi sia l’ad Giuseppe Castagna hanno sollecitato l’istituto di piazza Gae Aulenti a chiarire se intende procedere con l’Ops oppure rinunciare, visto che alcune condizioni essenziali «non si sono verificate e non si verificheranno». Il riferimento è al prezzo pagato per Anima, al Danish compromise e al Golden power esercitato dal governo.«Questa incertezza dell’offerta Unicredit che dura ormai diversi mesi, inizia ad essere poco apprezzabile, poco ragionevole» ha osservato Tononi. «Non conosciamo il piano industriale congiunto delle due banche in caso di fusione non conosciamo l’intenzione dell’offerente in merito ad Anima, non conosciamo l’iniziativa che l’offerente intende mettere in atto per conseguire le sinergie: e tutto questo perché l’offerente non l’ha comunicato». L’ad Castagna ha poi rincarato la dose sottolineando che il «prezzo è assolutamente incongruo e il fatto che ci sia un’offerta per ora di scambio senza cash, e che questo eventuale rilancio sia solo ventilato e non sia chiarito» porta a maggiore incertezza per gli azionisti. Quanto ai paletti del Golden power all’Ops di Unicredit sulla stessa Banco Bpm, in particolare per quanto riguarda gli investimenti di Anima (paletti non richiesti a Banco per l’acquisizione della sgr), Castagna ha spiegato: «Noi siamo una banca che lavora solo sull’Italia, che si è fatta promotrice di spingere il più possibile i fondi verso i titoli italiani e non solo titoli di Stato ma anche gli investimenti in un mercato borsistico abbastanza debole» e dunque «nessuno si pone la domanda se Anima in una banca al 100% in Italia continui a investire in Italia. Evidentemente non si pensa lo stesso dell’altra banca, che ha il 65% delle attività sull’estero», ha aggiunto riferendosi alla richiesta a Unicredit fatta dall’esecutivo di uscire dal mercato russo in nove mesi. «Ne voglio fare un tema economico. Unicredit stessa ha dichiarato che l’uscita dalla Russia potrebbe portare ad una svalutazione contabile del conto economico di 5,5 miliardi», ha precisato. LEGGI TUTTO