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    Azimut cresce in Usa, affare da 160 milioni

    Azimut fa shopping negli Usa che diventa così il secondo mercato dopo l’Italia con circa 50 miliardi di masse in gestione. Il gruppo presieduto da Pietro Giuliani (in foto), ha infatti firmato un accordo vincolante per l’acquisizione del 100% di North Square Investments (Nsi), una piattaforma di gestione e distribuzione patrimoniale con 16 miliardi di dollari di masse. Nsi, con sede a Chicago, è stata lanciata nel 2018 ed è stata costituita attraverso lo spin-out delle piattaforme di distribuzione, operations e prodotti di Oak Ridge Investments, in una transazione sostenuta da Estancia Capital Partners.Azimut, attraverso la controllata Azimut Us Holdings, acquisirà il 100% del capitale azionario di Nsi da Estancia e da altri azionisti. L’operazione prevede un corrispettivo minimo di 110 milioni di dollari (sulla base di un valore d’impresa di 165 milioni), di cui circa 60 saranno corrisposti al closing e 50 milioni differiti nei successivi quattro anni. Inoltre, un piano di earn-out e di incentivazione per il management potrebbero portare il valore complessivo a circa 160 milioni. Il prezzo di acquisto sarà corrisposto tramite una combinazione di contanti e azioni di Azimut Holding. Nell’ambito dell’operazione annunciata ieri, Azimut conferirà anche la propria partecipazione del 51% in Kennedy Capital Management, che gestisce 4,5 miliardi di masse e ha in essere con Nsi un accordo di sub-consulenza contribuendo così alla creazione di una piattaforma integrata da oltre 20 miliardi di masse in gestione che sarà ridenominata Azimut Nsi. LEGGI TUTTO

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    Telepass lancia il nuovo “Grab&Go”

    Mentre racconta della loro spinta in avanti e cioè, tra le altre cose, un nuovo Telepass (Grab&Go) senza abbonamento, gli viene chiesto un estemporaneo salto indietro: “Perché non pensate a qualcosa per coccolare gli abbonati della prima ora?”. Ed è così che la conferenza stampa della società del gruppo Mundys esce dall’ordinario, con l’amministratore delegato, Luca Luciani (in foto), che si avvicina al suo zaino, vi rovista dentro per un secondo e ne estrae una lettera scritta a mano in bella grafia, di quelle che non esistono quasi più, di un utente ottantenne che lamenta la chiusura dei Punti Blu. “Che poi non li abbiamo chiusi noi, li ha chiusi Aspi”, si giustifica. LEGGI TUTTO

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    Poste, la semestrale corre e per il futuro punta su Tim

    Debutto in grande spolvero per Poste Italiane che apre le danze dei conti di bilancio di Piazza Affari con una semestrale record, la migliore dalla quotazione in Borsa del 2015. In particolare i ricavi, saliti a 6,5 miliardi (+4,8% anno su anno) sono il frutto di una crescita di tutti i settori di business, dai pacchi alle assicurazioni. Motivo per cui l’ad Matteo Del Fante ha alzato le previsioni di fine anno e puntato la rotta del gruppo lungo due nuove direttrici: Tim e la rete. “Proseguirà un avvicinamento graduale a Tim perché nella prima metà dell’anno abbiamo fatto un investimento importante che è propedeutico a mettere in atto azioni di efficientamento reciproco cogliendo sinergie”, ha detto Del Fante sottolineando che non saranno necessarie “riorganizzazioni all’interno di Poste per raggiungere i nostri obiettivi”.Guardando ai numeri, la società ha chiuso il primo semestre 2025 con ricavi a 6,5 miliardi, con una crescita del 4,8% anno su anno. Nel primo trimestre i ricavi sono stati pari a 3,3 miliardi (+4,5%). Il risultato operativo ha raggiunto 1,7 miliardi (+11,5% anno su anno (64 milioni nel secondo trimestre), grazie a maggiori ricavi e alla continua attività di razionalizzazione dei costi. L’utile netto ha raggiunto 1,2 miliardi, con una crescita del 14% (572 milioni nel secondo trimestre del 2025). Segno più per tutte le aree di business, nel segmento corrispondenza, pacchi e distribuzione, i ricavi del primo semestre del 2025 sono saliti a 1,9 miliardi (+1,1%) e nei servizi finanziari sono cresciuti a 2,8 miliardi (+5,7%). Infine, nei servizi assicurativi si attestano a 906 milioni (+9,5%) e nei servizi Postepay ammontano a 802 milioni (+5,4%).Le attività finanziarie investite (afi) dei clienti del gruppo hanno raggiunto 600 miliardi, in crescita di 9 miliardi da dicembre 2024. La posizione patrimoniale è solida: il total capital ratio di Bancoposta pari al 22,7% (di cui Cet1 ratio pari al 19,5%), il leverage ratio pari al 3,1% e il Solvency II ratio del gruppo assicurativo poste vita pari al 315 per cento.Alla luce dei numeri, il gruppo ha rivisto al rialzo le stime per l’intero esercizio 2025: il risultato operativo adjusted è aumentato da 3,1 miliardi a 3,2 miliardi di euro; l’utile netto è stato rivisto al rialzo da 2,1 miliardi a 2,2 miliardi di euro e la politica dei dividendi è stata confermata. LEGGI TUTTO

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    Sator: “Bilancio approvato dal 73% del capitale, rilievi minoranza non fondati”

    Sator spa interviene dopo le notizie sull’assemblea che ha approvato il bilancio 2024, precisando che il documento “è stato regolarmente approvato con il voto favorevole di oltre il 73% del capitale sociale, che comprende la quasi totalità degli investitori istituzionali”. Solo una quota “minoritaria, pari complessivamente a circa il 4,8% del capitale, ha espresso voto contrario”, sottolinea una nota del portavoce.Sator ribadisce che “le valutazioni contenute nel bilancio – come da prassi pluriennale consolidata – sono state predisposte dal gestore del fondo e supportate da perizie di terzi indipendenti, secondo criteri metodologici coerenti con le migliori pratiche del mercato”. In particolare, per la partecipazione in Banca Profilo “si è tenuto conto delle quotazioni di borsa dell’ultimo anno con l’applicazione di un premio di controllo del 10%”.Il gruppo fondato da Matteo Arpe precisa, inoltre, che le osservazioni sollevate in assemblea da Fondazione Roma e Fondazione Mps “hanno trovato piena risposta nei lavori assembleari e non hanno evidenziato elementi tali da mettere in discussione la correttezza delle valutazioni adottate”.Sul contesto, Sator osserva che “tali rilievi si collocano in un più ampio confronto con alcuni soci di minoranza” e che “non si può escludere che alcune prese di posizione riflettano anche considerazioni di ordine più generale, non esclusivamente tecniche”. LEGGI TUTTO

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    Essilux fa shopping con le lenti coreane

    Nuovo acquisto per EssilorLuxottica, che rafforza la sua presenza in Corea del Sud. La società guidata dal Ceo Francesco Milleri (in foto), infatti, ha rilevato la divisione lenti oftalmiche del gruppo coreano Pucore. Lo si apprende da una nota del gruppo italofrancese, che spiega come tra gli asset acquisiti figurano un centro di ricerca e sviluppo, uno stabilimento produttivo e una filiale commerciale in Corea, oltre ai diritti di proprietà intellettuale inerenti alle formulazioni chimiche e ai relativi processi industriali.«Siamo felici di accogliere la divisione ottica di Pucore e i suoi team all’interno del nostro gruppo», ha commentato Milleri sottolineando che l’operazione è «in linea con il nostro impegno a elevare gli standard in ambito di ricerca, sviluppo e produzione di lenti oftalmiche». Un’operazione che consentirà, fra l’altro, a Essilux di «ampliare il portafoglio di brevetti, tecnologie e competenze e rafforzare il presidio a monte della catena del valore delle lenti. Continuando a innovare i processi di formulazione e produzione dei monomeri ad alto indice». Secondo EssilorLuxottica l’operazione, soggetta al consueto via-libera delle Autorità competenti, dovrebbe concludersi entro l’anno. LEGGI TUTTO

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    Stellantis con i conti ancora in rosso

    Il direttore finanziario (cfo) di Stellantis, Doug Ostermann, nel commentare i dati preliminari della prima metà dell’anno e quelli del secondo trimestre, ha fatto da apripista al nuovo ceo Antonio Filosa che il 29 luglio, in occasione dei risultati finanziari, si sottoporrà per la prima volta al fuoco di domande degli analisti. E a conferma dell’eredità pesante lasciata dal precedente ceo Carlos Tavares, uscito di scena a inizio dicembre 2024, il cfo ha sottolineato come “ci sia molto lavoro da fare, in particolare per quanto riguarda la ripresa commerciale; ovviamente non siamo contenti del punto in cui siamo, ma rispetto al periodo precedente si vedono alcuni passi avanti”.I dati preliminari di Stellantis presentano, infatti, una situazione molto complessa: tra gennaio e giugno sono stati riportati ricavi per 74,3 miliardi con una perdita netta di 2,3 miliardi, mentre l’utile operativo adjusted è stato pari a 0,5 miliardi e il free cash flow industriale negativo per 3 miliardi. Tra i fattori che hanno avuto un impatto significativo sui risultati del primo semestre, ci sono i primi effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti. A 300 milioni ammontano i danni economici relativi alla perdita di produzione, tra cui il fermo della linea Dodge Hornet, a Pomigliano d’Arco, il “gemello” di Alfa Romeo Tonale destinato al mercato Usa. Al 31 dicembre prossimo, comunque, le tariffe doganali avranno un effetto negativo stimato sul gruppo tra 1 e 1,5 miliardi di euro.A Piazza Affari il titolo Stellantis, dopo un avvio in rosso a 7,68 euro, ha ripreso quota portandosi a 8,04 euro con una crescita dell’1,5 per cento. Il mercato, pur nella consapevolezza delle difficoltà del gruppo, sembra aver apprezzato le affermazioni del cfo. Tra l’altro, i numeri presentati ieri sono risultati sotto le aspettative di Banca Akros, Morgan Stanley, Ubs e Jefferies.Un segnale importante il cfo Ostermann ha voluto darlo e riguarda la guidance che era stata sospesa lo scorso 30 aprile, in occasione della prima trimestrale, a causa delle incertezze legate alle tariffe doganali. “Ebbene – ha spiegato il manager americano – la società prevede di reintrodurla per l’intero anno con i conti del prossimo 29 luglio”. “I numeri dei primi 6 mesi – ha aggiunto – sono molto sotto il nostro potenziale, ma in questa prima metà del 2025 i progressi sui prodotti hanno rappresentato una parte importante: a cavallo del 2024 e dell’anno in corso abbiamo lanciato molte novità, tra cui 5 nuovi modelli nel segmenti B (vetture compatte) e C (medie) che hanno colmato alcune lacune temporanee nella nostra offerta, oltre al restyling dei pick-up Ram e Dodge di media e grande portata. E quello che è importante riguarda ciò che abbiamo in serbo da qui alla fine dell’anno”.C’è poi la presa d’atto, da parte del gruppo, della sempre maggiore richiesta di veicoli compatti. “Prevediamo – ha precisato Ostermann – un significativo aumento della produzione delle nuove auto del segmento B (quello della Fiat Grande Panda, per fare un esempio), il lancio imminente di tre modelli Stellantis di fascia media in Europa e il ritorno della Jeep Cherokee in Nord America, che contribuiranno a migliorare i risultati della seconda metà dell’anno”. LEGGI TUTTO

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    Altermind, l’AI made in Italy punta sugli assistenti digitali intelligenti

    Sì, ok: c’è ChatGpt, Perplexity Ai, Gemini e quant’altro. Ma esiste anche un’intelligenza artificiale made in Italy, che utilizza tutti gli strumenti avanzati possibili ma che viene costruita al contrario, ovvero partendo dalle regole. Che poi è la grande sfida del mondo dell’AI: incorporare in modo nativo i vincoli, le tutele, i principi di trasparenza e controllo previsti dal GDPR europeo, dall’AI Act e dalle regolamentazioni nazionali. Ecco, dunque, la visione di Altermind, una giovane società italiana di AI nata da una costola tecnologica del gruppo bancario Illimity, guidata da Filipe Teixeira, portoghese nato a Monte Carlo che vive in Italia da 12 anni ed ha appunto lanciato l’idea di un’intelligenza artificiale ancor più intelligente: “Sarà perché non siamo partiti da un garage ma come divisione digitale di una banca – spiega lui -, stiamo molto attenti a vincoli, budget e responsabilità. Quando è esploso il fenomeno GPT abbiamo scelto un approccio diverso: non ci siamo lanciati subito nei casi d’uso promettendo miracoli, ma abbiamo preso tempo. Ci siamo detti: aspettiamo che la tecnologia maturi, che si chiarisca il panorama dei modelli, che arrivi la regolamentazione. E nel frattempo, costruiamo le fondamenta”.Quella prudenza iniziale si è rivelata una strategia vincente. Oggi, a pochi mesi dalla sua nascita ufficiale (dicembre 2024), Altermind conta già una decina di clienti, ha ricevuto riconoscimenti dalla Banca d’Italia ed è una delle poche realtà europee di IA tech che può davvero dirsi made in Europe, oltre che made in Italy. In regola con tutto ciò che l’Unione richiede. Il cuore della proposta è semplice: nessun dato personale esce dal perimetro dell’azienda, “e per questo abbiamo creato una piattaforma che funziona anche con i modelli di OpenAI su Azure, assicurando che nessuna informazione sensibile transiti fuori dai confini infrastrutturali del cliente”, racconta ancora Teixeira. Il che vuol dire avere a disposizione una soluzione che consente governance, controllo dei costi, sicurezza e appunto pieno rispetto del GDPR. E questo vale per qualsiasi settore – non solo bancario – perché “siamo agnostici: costruiamo tecnologia per aziende, non importa quale sia il loro mercato”.Uno dei concetti-chiave dell’offerta Altermind è quello degli agent collaborativi: assistenti digitali intelligenti, configurabili senza codice, capaci di interagire tra loro. “Immaginate di dover sapere se un certo fornitore è registrato in azienda: in passato avreste dovuto chiedere a qualcuno di fare la ricerca. Ora si può semplicemente domandarlo a un agent, che dialoga con gli altri agent responsabili dei contratti, della contabilità, della compliance e restituisce una risposta articolata: non solo se il fornitore esiste, ma anche quanto costa, su quali processi è coinvolto, quando scade il contratto e se ci sono criticità”. È una visione, ci tiene a sottolineare il CEO dell’azienda, non sostitutiva dell’umano, ma liberatrice: di tempo e di carichi ripetitivi (“Il nostro obiettivo non è far fuori le persone, ma far sì che possano concentrarsi su ciò che conta davvero”). E il tutto senza voler entrare nel mondo della fantascienza: “Spesso si pensa che l’intelligenza artificiale debba per forza fare cose futuristiche, ma le vere rivoluzioni stanno nelle operazioni quotidiane”. Per dire: uno degli ambiti dove Altermind ha portato maggiore innovazione è la gestione intelligente dei documenti, con modelli di ragionamento digitale che estraggono informazioni da scritture e certificati di qualsiasi tipo (buste paga, contratti, carte d’identità) anche se con formati differenti: “La macchina capisce ciò che ha davanti, come farebbe un essere umano”.L’approccio, insomma, è stato quello di partire non dal codice ma dai “paletti”: la normativa europea, la protezione dei dati, il controllo del rischio operativo, la sostenibilità dei costi. Con uno strumento personalizzato per ogni processo aziendale: “Ci siamo chiesti: cosa succede se l’AI risponde a domande delicate, se prende decisioni senza contesto? Come evitiamo il bias, le allucinazioni? La risposta è: gestendo tutto questo prima di mettere il modello in produzione”. Utilizzando tutto quanto di meglio offre il mondo dell’IA, che siano modelli open source come Mistral o proprietari come GPT-4:“Prendiamo solo i migliori e li adattiamo all’uso reale. Il nostro lavoro è selezionare, integrare e proteggere. Il prossimo passo è scendere in campo anche con le PMI, con offerte personalizzate e costi sostenibili: oggi molte piccole imprese sono escluse da queste tecnologie per via dei costi delle soluzioni più note, ma con i modelli open source e con la discesa dei prezzi possiamo portare l’IA anche a loro”. LEGGI TUTTO

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    Stellantis, perdite per 2,3 miliardi. Primi effetti dazi: -300 milioni

    Non era un mistero che il nuovo corso di Stellantis con al volante il ceo Antonio Filosa, la cui nomina è stata votata dal 99% dei soci alla recente assemblea svoltasi ad Amsterdam, partisse in salita. Quella lasciata da Carlos Tavares è senza dubbio un’eredità molto pesante. Il gruppo, nei primi sei mesi dell’anno, ha registrato ricavi preliminari pari a 74,3 miliardi e spedizioni in calo del 6% nel secondo trimestre 2025, nonostante la crescita in alcune regioni. Giù del 6%, a 1,4 milioni di unità, ma nel secondo trimestre, le consegne. LEGGI TUTTO