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    A2a, gli investimenti volano a 3 miliardi. Pronti i motori per fare nuovo shopping

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    Investimenti record a 3 miliardi, basso debito, il 50% di produzione da energia rinnovabile e una crescita del 18% sul mercato libero. È un 2024 da incorniciare quello presentato ieri dall’ad Renato Mazzoncini a corredo di conti di bilancio con il segno più. Una base solida che permette al gruppo di programmare per i prossimi mesi non solo una crescita organica, ma anche nuovi progetti: «Siamo aperti a nuove acquisizioni che riguardano lo sviluppo del gruppo nei vari settori chiave, dalle reti all’idrico, dall’ambiente al gas». Non solo. Mazzoncini ha ammesso «di aver avviato i primi colloqui con Enel per capire le possibili sinergie di una newco delle connessioni», progetto da un miliardo annunciato dall’ad di Enel Flavio Cattaneo qualche mese fa.Insomma, il 2025 dell’utility lombarda sarà alla finestra in molti settori, seguendo fedelmente il piano industriale, ispirato dal manifesto Draghi, e orientato alle reti e allo sviluppo green. LEGGI TUTTO

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    Tim, Vivendi apre alla vendita a rate

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    Pur di uscire da Tim, adesso Vivendi (primo socio con il 23,7% delle quote) sarebbe disposta a considerare di vendere la propria partecipazione in due pezzi. Per il momento si tratta solo di voci che circolano insistentemente in ambienti finanziari, ma l’ipotesi è quantomeno verosimile. Secondo quanto risulta al Giornale, il gruppo parigino – un tempo non disposto a considerare questa via – probabilmente consigliato dai suoi consulenti starebbe sempre più considerando questa exit strategy. Una via peraltro percorribile perché gli acquirenti potenziali ci sarebbero già: da una parte Poste Italiane che fin dal suo ingresso rilevando il 9,8% di Cdp non ha escluso di volersi rafforzare; dall’altra c’è il fondo londinese Cvc, che al momento non si è dato per vinto e sta valutando seriamente di rientrare in partita rilevando almeno il 10% della società di tlc. Magari proprio quello che resterebbe nelle mani del gruppo guidato da Arnaud de Puyfontaine qualora il gruppo guidato da Matteo Del Fante (in foto) dovesse rilevare il 14% per diventare primo azionista, guidare il consolidamento del settore da una posizione di forza senza superare la soglia del 25% del capitale di Tim che altrimenti richiederebbe il lancio di un’Opa totalitaria.Secondo fonti finanziarie, il quadro potrebbe definirsi nei prossimi mesi con l’ambizione di avere uno scenario già definito prima dell’assemblea del 24 giugno. All’orizzonte si profila anche uno scenario alternativo: qualora Cvc alla fine non dovesse entrare, allora Vivendi potrebbe anche accontentarsi di rimanere con una piccola quota intorno al 10%, in attesa di uscire definitivamente. Non è chiaro, però, se questa nuova configurazione porterebbe automaticamente a un’uscita di scena dell’amministratore delegato Pietro Labriola, dal momento che il socio francese – che pure inizialmente lo ha fortemente voluto – ancora non perdona al top manager di aver guidato il cda nella cessione della rete fissa a condizioni ritenute non soddisfacenti e senza prendere in dovuta considerazione la sua volontà. Tant’è che ha fatto ricorso contro la sentenza del Tribunale di Milano, dopo che quest’ultimo in primo grado ha ritenuto inammissibile la causa di Vivendi poiché quest’ultima non ha mai fatto nulla per impedire la vendita pur avendone facoltà.Al fine di avere più chance in appello, ora i transalpini potrebbero votare contro il bilancio di Tim; ma potrebbero opporsi anche ad altre operazioni in cantiere come la conversione delle azioni di risparmio, il ritorno al dividendo e il raggruppamento azionario per i quali il voto di Vivendi sarebbe determinante. LEGGI TUTTO

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    Ribaltone StM, lascia Tamagnini. Cresce la tensione Roma-Parigi

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    Nuovo scossone in Stm: il vicepresidente del consiglio di sorveglianza, Maurizio Tamagnini (che è pure amministratore delegato del fondo Fsi), ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato. Era stato nominato nel 2023 dall’azionista pubblico italiano del gruppo di semiconduttori che vede il 27,5% in mano a Italia e Francia (con BpiFrance) mediante una joint venture paritetica. Il mercato ha subito reagito: in Piazza Affari il titolo ieri ha perso il 3,7 per cento. L’uscita di Tamagnini arriva dopo mesi di scontro tra il governo e l’attuale ceo della società di chip, Jean-Marc Chery. LEGGI TUTTO

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    Plenitude avvia la costruzione di un nuovo impianto solare in Spagna

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    Plenitude ha dato il via alla costruzione di un nuovo impianto solare da 90 Megawatt nella località di Fortuna, nella regione di Murcia, in Spagna. La cerimonia di inaugurazione dei lavori, tenutasi oggi, ha visto la partecipazione di rappresentanti del governo, della Regione di Murcia e del Comune.Il nuovo parco solare si estenderà su un’area di circa 120 ettari e sarà collegato alla rete di distribuzione tramite una linea sotterranea di 6 km a 30 kilovolt e una sottostazione elettrica a 30/132 kilovolt. Il sito ospiterà circa 150.000 moduli bifacciali montati su strutture a inseguimento solare, capaci di garantire una produzione stimata di oltre 185.000 Megawattora all’anno, contribuendo significativamente alla generazione di energia da fonti rinnovabili.L’impianto sarà realizzato da Negratin, una delle principali aziende spagnole attive a livello globale nel settore delle energie rinnovabili, in collaborazione con contrattisti locali e importanti produttori internazionali di tecnologia solare. Durante la fase di costruzione, l’energia elettrica necessaria per il cantiere e i servizi ausiliari sarà fornita esclusivamente da fonti rinnovabili, grazie a un sistema fotovoltaico con batterie di accumulo.”L’avvio della costruzione della centrale di La Flota conferma il nostro impegno nella transizione energetica in Spagna, promuovendo lo sviluppo di progetti rinnovabili che integrano innovazione e tecnologia con l’attenzione per il territorio. Il parco solare contribuirà alla decarbonizzazione del sistema energetico, generando anche benefici ambientali e socio-economici per la Regione di Murcia, in linea con la nostra strategia e il nostro piano di sviluppo nel Paese”, ha dichiarato Mariangiola Mollicone, Head of Renewables Western Europe e Managing Director Plenitude Renewables Spain.Nell’ambito del progetto, Plenitude rafforza il proprio impegno per la tutela della biodiversità e del territorio. L’impianto di La Flota includerà misure per favorire la conservazione delle specie autoctone, come l’installazione di bug hotel per gli insetti impollinatori e cassette per la nidificazione degli uccelli. Inoltre, la società gestirà un’area di oltre 160 ettari destinata alla conservazione dell’habitat dei rapaci e alla realizzazione di rifugi per rettili e piccoli anfibi.Oltre alla costruzione della centrale solare, Plenitude finanzierà l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti di tre edifici pubblici, con una capacità complessiva di 200 kilowatt.Nella regione di Murcia, Plenitude ha già costruito e gestisce l’impianto solare di Cerrillares, situato nei comuni di Jumilla e Yecla, con una capacità installata di 50 Megawatt. Questo progetto ha recentemente ricevuto il Certificato di Eccellenza in Sostenibilità dell’Unef, un riconoscimento che evidenzia l’impegno dell’azienda nell’integrazione sociale e ambientale e nelle migliori pratiche di economia circolare. LEGGI TUTTO

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    Partenza in salita per il colosso cinese Byd in Europa

    Alfredo Altavilla BYD

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    Primi possibili ostacoli per Il colosso cinese Byd che si prepara a diventare «europeo» attraverso l’impianto produttivo in Ungheria, al via da ottobre. Il Financial Times parla di indagini preliminari avviate dalla Commissione Ue allo scopo di accertare l’esistenza di sussidi del governo di Pechino a beneficio dello stabilimento.Notizie, però, che non troverebbero riscontri ufficiali da parte dei diretti interessati: Byd e i due governi. E se si trattasse di pressioni da parte di concorrenti occidentali allo scopo di indurre Bruxelles a vederci chiaro? Nessun commento da Byd. Da tenere in considerazione è comunque il fatto che la fabbrica ungherese darà lavoro alla filiera automotive europea in forte sofferenza, soprattutto quella tedesca e quella italiana.Pirelli, Brembo e Prima Industrie, in proposito, rappresentano tre delle ventidue aziende che Byd ha già nel suo radar fornitori a livello internazionale, mentre altre imprese della Penisola saranno presto coinvolte dopo la selezione avviata il mese scorso a Torino.A questo punto, un eventuale accanimento di Bruxelles su Byd, attraverso penalizzazioni, si potrebbe ripercuotere negativamente sui programmi di compartecipazione allo sviluppo europeo da parte di filiere del Vecchio continente, in particolare quella italiana.Dunque, l’Ungheria già nel 2025, nella regione di Seghedino, quindi la Turchia a marzo 2026. E il terzo impianto previsto da Byd in Europa? «Sarà difficile localizzare una nostra fabbrica in Paesi che non sono friendly nei confronti delle auto cinesi e l’Italia ha votato a favore dei dazi. Certo, tutto può però ancora cambiare. Secondo me sarebbe auspicabile trovare modi di collaborazione tra player cinesi ed europei», ha spiegato Alfredo Altavilla, special advisor per l’Europa al recente #ForumAutoMotive di Milano, sulla possibilità che venga localizzato in Italia il terzo sito del colosso cinese. LEGGI TUTTO

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    A2A: metà della produzione da rinnovabili, nel 2024 investiti quasi 3 mld

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    Abbandonato il carbone dallo scorso anno, A2A ha già reso green metà della sua produzione di energia e quest’anno intende installare 100 megawatt di rinnovabili. “Stiamo accelerando per realizzare nuovi impianti. Nel 2025 ci aspettiamo di installare 100 megawatt di rinnovabili di nuova generazione”, ha detto l’amministratore delegato Renato Mazzoncini, durante la conference call del gruppo sul bilancio del 2024, chiuso con investimenti record. Il top manager esclude rallentamenti sulla transizione: “Non temo passi indietro – ha affermato – la discussione con le rinnovabili è mainstream. Tutte le pianificazioni le prevedono e ora non c’è più da discutere ma da realizzarle”.Nell’anno da poco passato, A2A ha effettuato 2.941 milioni di investimenti, in gran parte dedicati allo sviluppo di infrastrutture strategiche per supportare la transizione, come interventi di ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e di sviluppo degli impianti fotovoltaici. “Nel 2024 abbiamo investito quasi 3 miliardi di euro, record storico per il nostro Gruppo. – ha commentato Mazzoncini – Nell’ultimo anno la generazione da fonti rinnovabili ha rappresentato circa il 50% della nostra produzione totale, in crescita rispetto al 2023: abbiamo quindi potuto offrire al mercato maggior quantità di energia green, un fattore importante per il processo di decarbonizzazione e la stabilizzazione dei prezzi a beneficio di famiglie e imprese”. L’azienda lombarda ha, inoltre, fatto sapere di aver avviato un nuovo impianto fotovoltaico a Mazara del Vallo, in Sicilia, con una capacità installata di 12,6 MW, che produrrà circa 25 GWh di energia elettrica nel 2025, corrispondente ai consumi di 8.300 famiglie, riducendo le emissioni di Co2 di 10.000 tonnellate.Utile superiore a 800 mln, proposto dividendo di 0,10 euroLe attività realizzate hanno permesso ad A2A di riportare nel 2024 un margine operativo lordo pari a 2.328 milioni di euro, in aumento del 18%, e un utile netto di 816 milioni, in crescita del 29% rispetto all’anno prima. Il calo dei prezzi energetici ha invece pesato sui ricavi, scesi del 13% a 12.857 milioni di euro. “I risultati approvati oggi, consolidano il ruolo di A2A nel settore industriale e infrastrutturale del nostro Paese”, ha sottolineato l’amministratore delegato. Alla luce di questa performance, verrà proposta alla prossima assemblea la distribuzione di un dividendo di 0,10 euro per azione, in crescita del 4,4%. La cedola, se approvata, sarà messa in pagamento dal 21 maggio.Riguardo all’anno in corso, il gruppo dell’energia prevede un Ebitda compreso tra 2,17 e 2,20 miliardi di euro e un utile netto, al netto delle poste non ricorrenti, compreso tra 0,68-0,70 miliardi di euro. LEGGI TUTTO

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    “Problemi di sicurezza”. Musk ritira dal mercato 46mila Tesla Cybertruck

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    Elon Musk riceve un altro colpo per Tesla in un periodo già non troppo florido per la casa automobilistica da lui fondata. L’azienda ha infatti richiamato oltre 46mila pick-up a propulsione elettrica modello Cybertruck, ovvero tutti quelli prodotti e venduti nei primi 15 mesi di commercializzazione negli Stati Uniti, a causa di un problema di sicurezza che sta avendo difficoltà a risolvere. Tesla, secondo il documento di richiamo depositato presso la National highway traffic safety administration, stima che l’1% delle 46.096 vetture coinvolte abbia un difetto. Un bel problema, anche a livello di immagine, per la realtà industriale che fa capo a Musk.Le criticità riguarderebbero in particolare la carrozzeria: alcuni pannelli rischierebbero infatti di staccarsi a causa di un difetto nella colla utilizzata per fissarli. La notizia, trapelata in queste ore, potrebbe avere contraccolpi negativi sul titolo in Borsa, che già nell’apertura odierna aveva ceduto l’1,2% dopo che il segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick, aveva invitato gli americani ad acquistare le azioni della società automobilistica di Musk durante un’intervista a Fox News. “Incredibile quanto costino poco, ora. Non saranno mai più così a buon mercato”, aveva affermato il ministro dell’amministrazione Trump.Un consiglio del tutto inusuale, che ha di fatto innescato un effetto boomerang. Il sodalizio politico tra Elon Musk e Donald Trump ha infatti avuto un effetto indesiderato: quello di polarizzare i giudizi sul visionario della Silicon Valley, creando una frattura tra i consumatori e spingendo alcuni di essi a trovare alternative a Tesla nel settore delle auto elettriche. Il titolo di Tesla, intanto, ha perso il 42% dall’inizio dell’anno e nell’ultimo mese è sceso del 34,34%.In un recente report, anche la banca d’investimento statunitense Jp Morgan ha concordato nel ritenere la svolta politica di Elon Musk il principale fattore delle difficoltà dell’azienda automobilistica, rivedendo e abbassando il prezzo target di Tesla da 135 a 120 dollari, cioè 124 e 110 euro. Inoltre ha ridimensionato anche le previsioni sulle vendite di auto elettriche di Tesla, che l’anno scorso sono diminuite per la prima volta in tredici anni: da 444mila a 355mila nei primi quattro mesi del 2025. LEGGI TUTTO

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    Bici, rallenta la frenata: l’e-bike traina la ripresa. I dati

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    La bicicletta rallenta la discesa. Dopo due anni in negativo, il settore delle due ruote a pedali ha infatti chiuso il 2024 con oltre 1,3 milioni di pezzi venduti, pari a un -0,7% sull’anno precedente. Il volume d’affari è stato pari a 2,6 miliardi di euro, trainato anche dalla pedalata assistita, ovvero dal successo dell’e-bike: il dato risulta in linea con il 2023 e segna un +24% rispetto al periodo pre-Covid. Lo evidenziano i numeri presentati stamani da Confindustria Ancma (Associazione Ciclo Motociclo Accessori), che forniscono una visioni d’insieme sul mercato nazionale della bici.In linea con i nuovi trend di innovazione, la bicicletta a pedalata assistita ha proseguito la propria crescita pur senza exploit, con 274mila pezzi venduti e un +0,3% sul 2023 (+40% rispetto al 2019). L’e-bike, da sola, vale ormai il 20% del mercato in Italia (a fronte dell’11% nel 2019): di questo dato (che risulta ancora inferiore rispetto al resto d’Europa) beneficiano anche la produzione del segmento (+17%) e l’export (+28%). La bici tradizionale rappresenta ancora l’80% del mercato, con 1,08 milioni di unità vendute, in calo dello 0,9%. Negli ultimi cinque anni, tuttavia, il calo dei volumi di vendita è stato del 29%. Anche in questo ambito, produzione ed esportazione incassano comunque modesti segni positivi, rispettivamente +1,2% e +1%.Il rapporto di Ancma ha anche cristallizzato le ultime tendenze di mercato in riferimento alla tipologia di bici vendute. Nel perimetro della pedalata assistita, il 43% dei bicicli venduti sono e-city, il 51% e-mtb, il 5% e-corsa/gravel, mentre le e-cargo si confermano attorno alla soglia dell’1%. L’universo delle bici tradizionali a trazione muscolare è invece composto per il 33% da mountain-bike, per il 33% da city-trekking, per il 17% da bici da ragazzo/a. A quota14% le corsa-gravel, mentre le bici pieghevoli rappresentano il 2% del totale venduto.”La lettura dei dati ci dice innanzitutto che il mercato, oltre che da un promettente interesse del pubblico, è stato anche grazie all’impegno e agli sconti delle aziende e poi ci conferma la necessità di continuare a comunicare la rilevanza del nostro settore, anche nei confronti del decisore politico. È una consapevolezza che ci aiuta anche a cogliere le reali prospettive di crescita che la mobilità può ancora offrire, soprattutto nell’ambito e-bike, e anche a chiedere misure sussidiarie per migliorare la competitività delle imprese”, ha affermato il presidente di Ancma, Mariano Roman.A livello di comparto industriale, con oltre 1,7 milioni di unità sale del 1,2% la produzione complessiva di biciclette in Italia e cresce sensibilmente anche la bilancia commerciale del settore a valore di +175 milioni di euro, in un sistema produttivo da 19mila addetti diretti, più altrettanti indiretti e circa 230 imprese, per lo più piccole e medie imprese. LEGGI TUTTO