Aziende
Subterms
More stories
0 Condivisioni
in EconomiaBlackRock aggira Pechino. Aponte dominus dei porti
Ascolta ora
Msc si prepara ad essere il primo terminalista a livello globale. Quando arriverà il via libera all’operazione di acquisto della società Panama Ports Company dalla CK Hutchison Holdings di Hong Kong, il patron di Msc Gianluigi Aponte avrà il controllo di 43 porti in 23 Paesi, dall’Egitto all’Australia, per un totale di 199 moli. Solo in Europa fanno capo a lui le banchine container a Rotterdam, Le Havre, Amburgo e Anversa.Lo scenario emerge dai maggiori dettagli sul consorzio, partecipato da Msc, e guidato dal colosso americano BlackRock che – agli inizi di marzo – ha annunciato l’accordo per acquisire il 90% di Panama Ports e l’80% di Hutchison Ports Group. Operazione da 22,8 miliardi bloccata dalla Cina per le tensioni con gli Usa. Ora però, l’assetto della transazione potrebbe favorire il via libera di Pechino.Secondo la ricostruzione di Bloomberg, in base a fonti vicine al dossier, Terminal Investment Ltd (TiL) della famiglia Aponte, con sede a Ginevra, sarebbe infatti destinata a essere l’unica proprietaria dei porti una volta completata la vendita, tranne che per i due di Panama che resterebbero a BlackRock (Balboa e Cristobal).L’intesa è ancora in attesa della due diligence, delle verifiche fiscali e contabili, nonché dell’approvazione da parte degli enti regolatori dei luoghi in cui si trovano i porti, ha riferito una fonte. Inoltre, pende anche il giudizio di Pechino che avrebbe sondato i campioni nazionali del settore per una contro-cordata di cui al momento non si ha però traccia e che sembra più uno spauracchio che una realtà.Nel week end, Diego Aponte presidente del gruppo Msc e figlio del patron Gianluigi, ha detto a ShipMag di «essere tranquillo che l’acquisizione andrà in porto. La nostra TiL – ha aggiunto – avrà il 70%, BlackRock il 20 e il fondo di Singapore il 10%. Quindi è chiaro che l’onore e l’onere della guida spetta a noi, che per altro siamo i soci di mestiere». Da notare che CK Hutchison ha mantenuto fuori dagli accordi i porti di Hong Kong e in Cina: le due regioni contribuiscono per circa il 12% al fatturato totale della società registrata nelle Isole Cayman. Dettaglio che dimostra come, di fatto, l’area asiatica sia ancora fortemente blindata. LEGGI TUTTO
0 Condivisioni
in EconomiaTim si separa da Sparkle al prezzo di 700 milioni
Ascolta ora
Si chiude un altro capitolo relativo allo scorporo della rete di Tim. Ieri, infatti, il gruppo guidato da Pietro Labriola (in foto) e Boost BidCo, il veicolo controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze (al 70%) e partecipato da Retelit (30%), hanno firmato l’accordo per l’acquisto di Sparkle. L’intesa raggiunta considera un valore d’impresa (enterprise value) di Sparkle determinato in 700 milioni di euro. Il prezzo per la cessione sarà pari all’enterprise value, rettificato sulla base del valore dell’indebitamento netto e del capitale circolante di Sparkle al closing. Il perfezionamento della vendita della società dei cavi internazionali – riferisce la nota ufficiale – è atteso entro l’ultimo trimestre del 2025, una volta completate le attività propedeutiche, tra cui l’ottenimento delle autorizzazioni Antitrust e in materia di Golden Power. L’accordo, inoltre, prevede un’eventuale rettifica del prezzo, qualora non vengano raggiunti alcuni obiettivi relativi al margine operativo lordo (Ebitda) del 2025 di Sparkle.Una volta completato il passaggio, tra l’ex monopolista e la società ceduta verrà sottoscritto un contratto per regolare i servizi che saranno prestati reciprocamente tra le due realtà dopo la chiusura della vendita. LEGGI TUTTO
0 Condivisioni
in EconomiaAuto aziendali, le flotte alla sfida Ai, digitalizzazione e ambiente
Ascolta ora LEGGI TUTTO
0 Condivisioni
in EconomiaMercedes gioca l’asso GLC diesel plug-in per imprese e clienti business
Ascolta ora
Nel panorama automobilistico attuale, segnato da una transizione tecnologica sempre più accelerata e da normative fiscali in costante evoluzione, Mercedes-Benz è da sempre un punto di riferimento strategico per le flotte aziendali e la clientela business. Il segreto di questo successo? Una gamma plug-in hybrid senza pari, che trova nel diesel ibrido ricaricabile un vero asso nella manica, unico nel suo genere e vincente sotto molteplici aspetti. Un’offerta estremamente ampia che passa dalle compatte fino ai grandi suv, con soluzioni differenti che rispondono a diverse esigenze di modalità, dal benzina scelto più per un commuting urbano light con percorrenze elettriche fino a 70 chilometri, ai grandi segmenti in cui la scelta preferenziale è senza dubbio il diesel plug.in.«Siamo gli unici sul mercato a offrire questa tecnologia e i risultati ci danno ragione: chi prova il diesel plug-in non torna più indietro», dichiara con convinzione Christian Catini, responsabile Fleet Mercedes-Benz Italia. Un’affermazione che, oggi più che mai, suona come una certezza per il futuro delle flotte aziendali. E che trova il maggior riscontro nella protagonista assoluta nella scelta del privato ma anche nel mondo aziendale: la GLC, un best seller assoluto. Dal 2016, anno del debutto, ne sono state vendute oltre 75 mila in Italia. Una vettura selezionata nel mondo delle flotte da 8 clienti su 10 e che oggi beneficia anche del fringe benefit. Il diesel plug-in nei segmenti Suv medi e superiori della Stella rappresenta il 23% della scelta dei clienti Mercedes. La Casa della Stella a tre punte è riuscita a creare la perfetta sintesi tra efficienza, sostenibilità e costi di gestione contenuti, il tutto offerto nella forma di un SUV premium di segmento D in grado di regalare comfort, sportività e alta tecnologia. In un contesto in cui molti costruttori stanno progressivamente abbandonando il powertrain diesel, Mercedes insiste con una formula tecnica tanto coraggiosa quanto efficace: un motore turbodiesel abbinato a un’unità elettrica ricaricabile, capace di offrire prestazioni elevate, consumi contenuti e autonomia in modalità elettrica sorprendente che può arrivare fino a 122 km (WLTP) nelle migliori condizioni, un dato che consente di coprire gran parte dei tragitti urbani e suburbani in modalità a zero emissioni, sfruttando la batteria da 31,2 kWh ricaricabile in corrente alternata (AC fino a 11 kW) e continua (DC fino a 60 kW). Sotto pelle un 2.0 litri quattro cilindri diesel da 197 CV abbinato a un motore elettrico da 136 CV, per una potenza complessiva di 333 CV e una mostruosa coppia di 750 Nm. Questi numeri permettono uno scatto 0-100 km/h effettuato in 6,4 secondi e soprattutto consumi estremamente ridotti nel ciclo misto, con valori dichiarati inferiori ai 2 l/100 km, mentre le emissioni di CO2 sono ridotte a soli 17 g/km secondo il ciclo WLTP. LEGGI TUTTO
0 Condivisioni
in EconomiaPimco si schiera per Mps-Mediobanca
Ascolta ora
Un altro grande nome si schiera dalla parte di Mps nella partita dell’Offerta pubblica di scambio su Mediobanca. Si tratta della società americana Pimco (Pacific Investment Management Co, del gruppo Allianz) che, secondo Bloomberg, sarebbe pronta ad approvare l’operazione nell’assemblea dei soci del 17 aprile, chiamata a dare semaforo verde all’aumento di capitale necessario per portare avanti l’offerta. Da ricordare che Pimco gestisce asset per circa 2mila miliardi di dollari e, secondo quanto hanno riferito fonti prossime alla società, detiene una quota di circa l’1,5% della banca senese. Ma di là della quota controllata, si tratta di un nome di peso che potrebbe tirarsi appresso altre adesioni.Facendo quindi un conto parziale dei voti favorevoli, è sicuro che schierati sull’Ops si esprimeranno il ministero dell’Economia (11,7%), Delfin (9,78% delle quote), Caltagirone (8%), oltre a un 5% del capitale rappresentato dalle fondazioni, dal gruppo Algebris (oltre 1%) e dall’Enpam, risalito a ridosso del 2% della banca guidata da Luigi Lovaglio. Si dovrebbe accodare anche Enasarco. Martedì ci sarà un cda di Banco Bpm (che ha il 5% e orienta il 4% di Anima che ormai controlla) per decidere proprio sull’aumento di Mps: quasi certamente arriverà un responso favorevole. Già così, quindi, il fronte del «sì» sarebbe molto ben posizionato intorno al 44 per cento. Solo pochi, e di poco peso, i fondi che si sono esposti sul «no» nei giorni scorsi. Si attende ovviamente un’affluenza elevata al voto, al quale parteciperanno una ricca schiera di investitori istituzionali (la quota di piccoli risparmiatori è minoritaria e comunque non oltre il 10%).I due proxy advisor Iss e Glass Lewis hanno fornito indicazioni opposte. Da una parte Iss ha più volte espresso opinioni apertamente filo Mediobanca (tanto sul fronte Mps quanto su quello di Generali) e anche in questo caso ha invitato i soci a esprimere un voto contrario, mentre Glass Lewis ha mantenuto un atteggiamento favorevole sul fronte Mps-Mediobanca affermando che, sebbene l’operazione abbia dei rischi, «riteniamo che queste preoccupazioni siano gestibili con un’esecuzione disciplinata». Citando l’esperienza del ceo Lovaglio in tema di fusioni e acquisizioni, maturata nei suoi precedenti ruoli presso altre importanti banche, come una garanzia affinché questo avvenga. Verosimile che quest’ultima argomentazione avrà presa su buona parte dei fondi, in modo tale da garantire in assemblea quanto meno il 70% dei voti favorevoli (quindi oltre il 66% necessario per l’approvazione dell’aumento di capitale). LEGGI TUTTO
0 Condivisioni
in EconomiaCrisi Stellantis, giù le consegne
Ascolta ora
Stellantis continua a inanellare, tra produzione in Italia e immatricolazioni, un risultato negativo dopo l’altro. L’ultimo di questi è stato reso noto ieri e riguarda le stime delle consegne consolidate nel mondo, ovvero alle reti commerciali, ai distributori o ai clienti retail e alle flotte. Il primo trimestre dell’anno, in proposito, si sarebbe chiuso con 1,2 milioni di veicoli consegnati. Il calo del 9% è causato principalmente, riporta una nota del gruppo, dalla «minor produzione negli Usa in conseguenza dei prolungati periodi di vacanza a gennaio e per l’arrivo delle versioni aggiornate dei pick-up pesanti Ram (in foto)». La caduta delle consegne, prevista sul mercato principale, è comunque pesante: -20%.Sempre del 20% in meno le consegne stimate in Cina, India e Asia Pacifico, del 15% in Africa e Middle East e dell’8% il risultato negativo che Stellantis si aspetta nell’Europa Allargata. Tutti dati, questi, che hanno pesato sul titolo in Borsa (-3,81% a 7,67). Unica eccezione le consegne in Sud America: +19% per «la maggiore domanda in Brasile e Argentina». Le stime di Stellantis riguardano anche Maserati: -48% le consegne attese. LEGGI TUTTO
0 Condivisioni
in EconomiaFormazione strategica le sfide del futuro energetico
Ascolta ora
Ludoil, gruppo integrato dell’energia, e Digit’Ed, principale realtà italiana nella formazione aziendale, hanno siglato un accordo strategico per la creazione della Corporate Academy Ludoil. Si tratta di un’iniziativa ambiziosa, pensata per realizzare percorsi formativi avanzati, dedicati allo sviluppo delle competenze manageriali in un settore in piena trasformazione.La partnership nasce in risposta alla rapida evoluzione tecnologica e alla crescente centralità della sostenibilità, due fattori che stanno ridisegnando profondamente il mercato del lavoro e, in particolare, il comparto energetico. L’obiettivo è chiaro: valorizzare e potenziare le competenze interne per sostenere la competitività e affrontare con efficacia la scarsità di talenti esterni.“Siamo particolarmente lieti di avviare questa collaborazione con il Gruppo Ludoil,” ha dichiarato Davide Vassena, ad di Digit’Ed. “Il settore energetico sta vivendo una fase di profonda evoluzione, e investire nella formazione di un management preparato è fondamentale per guidare questa transizione. Grazie alla presenza di 24ORE Business School all’interno del nostro network, siamo certi di poter offrire a Ludoil percorsi formativi focalizzati sulle competenze chiave per affrontare le sfide del futuro dell’energia, come la trasformazione digitale, la sostenibilità ambientale e la gestione dei dati”.La nuova Corporate Academy avrà un focus mirato su tematiche cruciali come Digital Transformation, Energia e Ambiente, Big Data e Cybersecurity. I corsi si svolgeranno nelle sedi di Milano e Roma e saranno gestiti grazie all’esperienza della 24Ore Business School, eccellenza riconosciuta nella formazione manageriale con oltre 15.000 studenti formati ogni anno.Il progetto prevede un programma strutturato di formazione pluriennale, con accesso all’ampia Digital Library di Digit’Ed e una serie di servizi accessori come la formazione linguistica e il coaching personalizzato. Le aree tematiche affrontate spazieranno da Amministrazione, Finanza e Controllo a Logistica e Export, da Governance & Risk Management a General Management e Marketing e Comunicazione. LEGGI TUTTO