More stories

  • in

    StM manterrà le fabbriche in Italia. Urso chiede un impegno a investire

    StM ha ribadito che nessun sito in Italia verrà chiuso e che gli investimenti su Catania e Agrate, nel triennio 2025-2027, resteranno rispettivamente a 2,6 e 1,4 miliardi. Durante il tavolo convocato al ministero delle Imprese l’azienda ha presentato l’aggiornamento del piano industriale, confermando gli impegni. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (in foto), ha annunciato un tavolo permanente con una nuova convocazione nel mese di settembre, chiedendo anche approfondimenti sugli investimenti previsti per il sito di Agrate, e su una possibile accelerazione del piano, anche alla luce dell’acquisizione da parte di StM della divisione di Nxp. Tra i nodi principali, che preoccupano i sindacati, c’è quello occupazionale. Sarebbero 1.743 i dipendenti di Stm che nel triennio 2025-2027 potrebbero essere trasferiti o formati, mentre altri 400 circa potrebbero andare in pensione. Non si tratterebbe quindi di licenziamenti ma di strumenti alternativi per gestire le 1.743 posizioni. Di queste 1.490 riguardano la Lombardia e 206 la Sicilia. Sono previste al contempo 448 nuove assunzioni esterne, 188 in Lombardia e 243 in Sicilia. LEGGI TUTTO

  • in

    Eni, Descalzi: “Nel 2035 l’utile green sarà pari a quello del petrolio”

    Mentre concorrenti come Shell e BP fanno marcia indietro sulle rinnovabili, scoraggiati da margini deludenti, Eni rilancia con una strategia controcorrente: secondo Claudio Descalzi (in foto), amministratore delegato del gruppo, entro il 2035 le attività a basse emissioni di carbonio produrranno utili operativi pari a quelli del petrolio e gas, per poi superarli nel 2040. È quanto emerge da un’intervista rilasciata al Financial Times, in cui Descalzi difende la scommessa green del gruppo italiano, sottolineando che la transizione energetica è stata “utilissima” per iniziare a sganciare Eni dalla volatilità del greggio.La visione di Descalzi si fonda sul modello dei “satelliti”, ovvero società ibride come Enilive e Plenitude, nate rispettivamente nel 2022 e 2023. Non sono aziende puramente green: Enilive unisce biocarburanti e distribuzione, Plenitude integra rinnovabili, e-mobility e vendita retail di gas ed elettricità. Queste attività, ancora marginali rispetto al core fossile 598 milioni di utile operativo nel primo semestre contro i 6,6 miliardi della divisione oil & gas generano però già Ebitda di circa un miliardo ciascuna, e sono attrattive per il capitale privato. Lo dimostrano le recenti cessioni di quote a Kkr, Energy Infrastructure Partners e l’accordo con BlackRock (Gip) per lo sviluppo del carbon capture. Le operazioni hanno valutato le nuove società 22 miliardi di euro, circa la metà dell’attuale capitalizzazione di Eni. La valorizzazione delle minorities di entrambe le controllate ha inoltre già portato in cassa 3,8 miliardi LEGGI TUTTO

  • in

    MADE Expo 2025: il punto di riferimento per il mondo dell’edilizia

    MADE expo 2025, il più autorevole appuntamento italiano dedicato al mondo dell’edilizia e dell’architettura, si terrà a Fiera Milano dal 19 al 22 novembre 2025. Un evento che si prepara a ridefinire i confini del settore, con un’edizione carica di novità, protagonisti internazionali, alleanze strategiche e contenuti ad altissimo valore aggiunto.In un contesto che premia la visione e la progettualità, MADE expo 2025 è in grado di intercettare e sostenere i segnali più dinamici del mercato. Se da un lato il mercato della riqualificazione edilizia segna il passo, dall’altro il mercato delle costruzioni continua invece ad essere trainato dagli investimenti in opere pubbliche che, secondo i dati forniti da CRESME in esclusiva per MADE Expo, nel 2025 toccheranno l’eccezionale valore di quasi 78 miliardi di euro a valori correnti. Si tratta di un’ulteriore crescita del 7,5% a valori deflazionati, dopo quella del 13,8% del 2024 e quella del +23% del 2023.MADE expo 2025, organizzato da MADE eventi Srl, società di Fiera Milano Spa e Federlegno Arredo Eventi SpA, nasce per rispondere a una necessità concreta: offrire una piattaforma evoluta dove innovazione, sostenibilità e cultura del costruire si fondono in un’unica visione. MADE Expo conferma il suo impianto espositivo suddiviso in due grandi aree: Salone involucro e Salone costruzioni.Il Salone Involucro si concentrerà sull’esposizione di serramenti, finestre e porte; facciate e coperture; componenti e accessori; chiusure e soluzioni per l’oscuramento e l’automazione; schermature solari e anti-insetto. Il Salone Costruzioni, invece, porterà in fiera software e tecnologie per la progettazione e il Building Information Modeling (BIM), ma anche prodotti e servizi per strutture, infrastrutture e sistemi costruttivi; attrezzature per il cantiere; proposte per la riqualificazione energetica, il restauro, la sicurezza e l’isolamento termico e il comfort.Un progetto condiviso che attrae eccellenze e crea opportunità concreteQuattro padiglioni e oltre 600 aziende animeranno l’evento, tra cui grandi rientri nella filiera dell’alluminio, che scelgono di essere presenti e investire sul progetto MADE expo. Oltre a queste, molte nuove realtà di eccellenza nei serramenti e nell’outdoor, sistemi costruttivi innovativi e materiali performanti per l’edilizia che debutteranno per la prima volta. Un segnale chiaro e potente: il mercato riconosce la manifestazione come punto di riferimento imprescindibile per visione, contenuti e impatto. MADE expo attrae chi vuole contare, e aggrega chi vuole costruire – davvero – il futuro del settore.A sostegno della manifestazione, la collaborazione con ICE- Agenzia che attiverà un articolato Buyer Program volto a favorire l’incoming dei più importanti operatori internazionali del settore. Il programma prevede un’attività di scouting mirata nei principali mercati esteri e la definizione di agende personalizzate, con l’obiettivo di creare occasioni di incontro concrete e mirate. Un’iniziativa strategica pensata per intercettare le esigenze degli espositori e massimizzare le opportunità di business all’interno della manifestazione.Un ecosistema di conoscenza e innovazionePiù che una fiera, MADE expo è un’intelligenza collettiva che alimenta cultura progettuale e strategia industriale. Con il supporto di knowledge partner di rilievo come il Politecnico di Milano e Cresme, la manifestazione si conferma una piattaforma di pensiero, capace di generare insight, scenari evolutivi e strumenti operativi per tutta la filiera. A MADE Expo si incontrano sapere tecnico e visione sistemica, ricerca e impresa anche grazie alle partnership con le più prestigiose associazioni di categoria come UNICMI, Federparquet e Confartigianato, Conpaviper, Anit e Assorestauro.Completano il quadro delle collaborazioni Fondazione Eucentre, Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano e ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani.Grazie a queste collaborazioni tra soggetti diversi ma complementari, MADE Expo si presenta come una manifestazione trasversale, dinamica e orientata al risultato.Una piattaforma internazionale, un linguaggio europeoMADE expo parla al mondo e lo fa con autorevolezza. Grazie alla collaborazione con il New European Bauhaus – il movimento promosso dalla Commissione Europea per un’architettura sostenibile, bella e inclusiva – l’edizione 2025 sarà profondamente connessa ai grandi temi continentali. Una traiettoria culturale e politica che si concretizza anche nella nascita del MADE Sustainable Award, il riconoscimento che premia le eccellenze progettuali nel campo della sostenibilità.Sostenibilità: una scelta identitariaPer MADE expo, la sostenibilità non è un tema tra gli altri: è un principio guida, una responsabilità condivisa e una scelta identitaria. L’accordo con Green Building Council Italia, membro del World GBC, la più grande rete globale dedicata all’edilizia sostenibile, presente in oltre 80 Paesi, consolida questa direzione e rafforza il ruolo della manifestazione come fulcro italiano della transizione sostenibile nell’edilizia. Un impegno concreto che si esprime a tutti i livelli: ambientale, economico e sociale.Dove si costruisce il futuro, davvero LEGGI TUTTO

  • in

    Trivellato: “Il mercato rallenta, ma le nostre Mercedes continuano a correre”

    Dati alla mano, il primo semestre del 2025 non è stato facile per il settore automotive. Secondo i report UNRAE, le immatricolazioni in Italia hanno raggiunto 854 690 unità nei primi sei mesi dell’anno, segnando un calo del –3,6 % rispetto al 2024 (fonte: UNRAE). A Giugno, il mercato ha registrato una flessione importante: –17,4 % su base annua. Anche il segmento premium, con Mercedes‑Benz, risente del rallentamento: le immatricolazioni ammontano a 5.392 unità (–3,2 %).”I dati dicono una cosa, la nostra realtà un’altra”«Le dinamiche del mercato nazionale fotografano uno scenario complesso, ma non uniforme», osserva il team commerciale Trivellato. «Se è vero che il segmento delle compatte ha registrato qualche segnale di rallentamento, i SUV e i crossover continuano a rappresentare una scelta molto apprezzata dalla nostra clientela».Come conferma il team di Trivellato, tra i principali dealer italiani Mercedes-Benz, la risposta del pubblico si è mantenuta solida, con performance stabili soprattutto nei segmenti strategici. In particolare, modelli come GLA, GLC e GLB hanno dimostrato di mantenere intatto il proprio appeal, grazie a un equilibrio tra design, tecnologia ed efficienza.«Mercedes GLA, punto di equilibrio tra compattezza cittadina e assetto da SUV, conferma il proprio appeal commerciale: figura tra i SUV diesel più scelti nel periodo, segno di uno zoccolo duro di domanda nel canale retail e business». Le versioni disponibili spaziano dal diesel ai benzina mild hybrid fino alla plug-in GLA 250e, in grado di percorrere decine di chilometri in modalità elettrica in base al ciclo omologativo, caratteristica apprezzata da chi alterna tragitti urbani e extraurbani.Conclude così il team: «Per noi la priorità resta accompagnare i clienti nella scelta della soluzione più adatta, senza forzature, con trasparenza e valore nel tempo.»Perché Trivellato tiene il passoSecondo il team Trivellato, il successo locale si basa su tre pilastri:1. Gamma strategica e variegata: “Offriamo una gamma completa e differenziata che risponde a tutte le esigenze del cliente. Partiamo dalle city-car premium come Classe A, passiamo ai SUV compatti e alle soluzioni per la famiglia con modelli come GLA e GLC. E per gli appassionati di adrenalina, la nostra offerta si arricchisce con le versioni AMG, sinonimo di sportività e prestazioni eccezionali.”2. Servizi su misura: consegna a domicilio, consulenza digitale, condizioni finanziarie flessibili e programmi trade‑in restano punti di forza, anche in un contesto incerto.3. Fidelizzazione territoriale: la forte relazione con i clienti, costruita negli anni, regge anche in momenti difficili.Obiettivi e strategie 2025«Non possiamo ignorare il rallentamento generale del mercato, ma possiamo farci trovare pronti», afferma il team vendite Trivellato. L’analisi interna, basata sui primi sei mesi dell’anno, conferma che i clienti stanno orientando le loro scelte in modo sempre più razionale: attenzione all’efficienza, al valore nel tempo e alla tecnologia. In quest’ottica, gli obiettivi 2025 di Trivellato si concentrano su più direttrici:- Rafforzare il posizionamento strategico di Classe A come porta d’accesso al mondo premium Mercedes-Benz, valorizzandone l’attrattiva per un pubblico dinamico e attento all’innovazione, grazie a un’offerta che coniuga design distintivo, comfort elevato e sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione.- Spingere ulteriormente la crescita di tutta la nostra gamma SUV. Questo include GLA, ideale per chi cerca un equilibrio perfetto tra dimensioni e versatilità, e i modelli di punta come GLC e GLE, entrambe disponibili nelle apprezzatissime versioni SUV e Coupé, che rispondono a esigenze di spazio, performance e prestigio. Completa l’offerta Mercedes GLS, il nostro SUV più grande. Particolare attenzione sarà dedicata alle versioni Plug-in Hybrid (PHEV) trasversali a questi modelli, sempre più strategiche e richieste da professionisti e famiglie per la loro efficienza e sostenibilità.- Investire nella customer experience, sia fisica che digitale: migliorare l’esperienza in showroom, potenziare il servizio di pre-qualifica online e continuare a offrire soluzioni flessibili di mobilità, inclusi noleggio a lungo termine e piani personalizzati. A rafforzare questo impegno, introduciamo il T Club, il nostro programma fedeltà gratuito che premia i nostri clienti con vantaggi esclusivi, offerte personalizzate e accesso prioritario a prodotti e servizi. LEGGI TUTTO

  • in

    “La trasformazione digitale? L’Italia ha un potenziale enorme”. Cernuda sul futuro dati

    L’Europa cerca di ritagliarsi un ruolo da protagonista nella nuova rivoluzione industriale guidata dai dati e dall’intelligenza artificiale con l’idea che ci vogliano regole certe e protagonisti affidabili. Per questo NetApp è venuta a Roma per avviare nuove strade con le nostre istituzioni: server, data center e intelligenza artificiale sono i confini da cui partire per progetti futuri. Ne abbiamo parlato con Cesar Cernuda, Presidente e CEO dell’azienda, durante la sua visita: con alle spalle una lunga carriera in Microsoft, il manager spagnolo ha sviluppato una visione internazionale in un’azienda che è stata inserita dalla rivista Fortune al quinto posto tra i migliori luoghi al mondo in cui essere dipendenti. Ecco la sua idea di trasformazione digitale, tecnologia e futuro del lavoro.Presidente Cernuda, dal suo punto di vista globale come si colloca l’ecosistema dell’innovazione europeo rispetto a quello statunitense o asiatico?“Credo che la prima cosa da sottolineare sia che stiamo vivendo una trasformazione senza precedenti. Parliamo della Quarta Rivoluzione Industriale, che si sta manifestando con una rapidità mai vista prima. Questa trasformazione è globale. Che tu sia in Europa, negli Stati Uniti o in Asia, i temi principali sono sempre gli stessi: l’intelligenza artificiale e la cybersecurity”.Ci sono però diversi modi in cui questa rivoluzione viene affrontata.“ È vero, ci possono essere differenze nei livelli di adozione: per esempio Paesi come Italia o Spagna, con un forte tessuto di PMI, potrebbero muoversi a ritmi diversi rispetto ad altri. Ma l’agenda digitale è ormai condivisa. Al centro di tutto c’è il dato, e su questo stiamo costruendo il futuro”.Quanto ha influito in NetApp la sua ventennale esperienza in Microsoft?“Moltissimo. In Microsoft ho vissuto dall’interno un percorso di trasformazione radicale. Un’azienda che ha saputo reinventarsi più volte. In NetApp stiamo facendo lo stesso: siamo una compagnia pubblica con quasi 35 anni di storia, di cui quasi 30 in Italia. Siamo leader globali nello storage flash, ma la vera sfida è stata evolvere da una realtà focalizzata su hardware tradizionale a un’azienda in grado di gestire un mondo cloud ibrido, nel rispetto della privacy, della sicurezza e delle normative. Il mio background mi ha aiutato a guidare questo cambiamento con consapevolezza”.E allora che ruolo può avere NetApp nella trasformazione digitale dell’Italia?“L’Italia è un mercato chiave per noi, uno dei Paesi europei più importanti. È vero che ogni Paese si percepisce come “diverso” – lo dicono in Italia, lo dicono in Spagna, in Germania, in Giappone – ma alla fine i problemi da affrontare sono spesso simili”Quali, per esempio?“In Italia la digitalizzazione è fondamentale per migliorare la competitività del Paese: dalla pubblica amministrazione alla sanità, dal retail alla manifattura, tutti i settori devono usare il dato in modo più intelligente. Ecco perché dico spesso che l’intelligenza artificiale è come l’elettricità: all’inizio ci si chiedeva in quali settori sarebbe entrata. Oggi sappiamo che è ovunque. E lo stesso vale per l’IA”.A proposito di intelligenza artificiale, si dice che l’eccesso di regolamentazione europea, come nel caso del GDPR o dell’AI Act, possa frenare l’innovazione.“Partiamo da qui: sono europeo, ma mi considero un cittadino globale. E sono orgoglioso dei traguardi raggiunti dall’Europa anche in termini di innovazione. È vero: la regolamentazione non potrà mai tenere il passo della tecnologia. Ma è altrettanto vero che serve una governance solida, soprattutto in ambiti sensibili come la privacy e l’etica dell’IA”.E quindi?“Quindi serve equilibrio. Le regole devono favorire l’innovazione, non ostacolarla. In NetApp non possediamo i dati dei clienti: forniamo la tecnologia perché possano gestirli e proteggerli. La fiducia è il nostro asset principale, e la regolamentazione può contribuire a rafforzarla se fatta con intelligenza”.Altro problema da risolvere: l’IA consuma molta energia. Come si concilia l’innovazione con la sostenibilità?“È una questione centrale. Secondo alcuni studi, entro il 2030 il 10% dei consumi energetici globali sarà generato dai data center. Ma possiamo usare la tecnologia per ridurre le emissioni. In NetApp abbiamo già aiutato molti clienti a modernizzare i loro impianti, ottenendo risparmi del 30% in termini di consumo energetico e del 20% sull’uso dell’acqua per il raffreddamento. Stiamo anche lavorando su progetti di economia circolare, dove il calore dei data center viene riutilizzato per riscaldare comunità locali. Il futuro deve essere sostenibile, e il dato è uno strumento potente per arrivarci. Pensate che oggi utilizziamo solo il 30% dei dati che generiamo: c’è un margine enorme per fare meglio.La trasformazione è in atto anche nel settore dell’educazione: cosa vede nel futuro del lavoro e delle competenze?“Nei passaggi tra le rivoluzioni industriali c’è sempre stata paura per la perdita di posti di lavoro, ma la realtà è che ogni rivoluzione ha creato più posti di quelli che ha eliminato. Anche questa volta accadrà: il World Economic Forum stima 85 milioni di posti persi, ma 97 milioni creati. Le competenze però cambieranno”.Qualche consiglio?“Servono più esperti di STEM: scienze, tecnologia, ingegneria, matematica. E servono data scientist e statistici, perché i dati sono la risorsa più strategica del nostro tempo. Vent’anni fa chi studiava matematica pensava solo all’insegnamento. Oggi le aziende si contendono quei talenti”.Cosa si aspetta allora dall’Italia?“Due cose. La prima è imparare: sono stato spesso qui, ma il mondo cambia così in fretta che è importante tornare e capire come sta evolvendo il mercato, come possiamo servire meglio i nostri clienti. La seconda è contribuire. La nostra tecnologia può aiutare l’Italia a diventare più competitiva, a ridurre i costi e a prendere decisioni migliori”.E’ un traguardo possibile?“Tutti parlano di intelligenza artificiale, ma molti non la adottano perché spaventati dai costi. Eppure ogni giorno, tutti noi, tutti gli italiani, ormai la utilizziamo costantemente: pensiamo all’uso degli smartphone, ma anche alle Smart Tv o a tutti i dispositivi collegati alla Rete. L’importante è affrontare la questione in maniera diversa, come fa NetApp”. LEGGI TUTTO

  • in

    Quando la bolletta cambia forma

    Un cambiamento normativo, una sfida aziendale. Da luglio 2025, tutti i fornitori di energia sono obbligati a adottare un nuovo formato di bolletta, definito da Arera, con l’obiettivo di aumentare trasparenza e confrontabilità per i consumatori. Per molte aziende si è trattato di un adeguamento complesso. Nwg Energia ha scelto di giocare d’anticipo, trasformando l’obbligo in un’opportunità: già nel 2024 ha avviato un percorso interno per reinterpretare le nuove regole salvaguardando il proprio approccio distintivo alla comunicazione verso il cliente. Un progetto corale, iniziato con largo anticipo. Nel 2024 è stato costituito un tavolo di lavoro interfunzionale che ha coinvolto Compliance, Legale, Comunicazione, Marketing, Fatturazione, IT e Servizio Clienti. Ogni reparto ha contribuito con competenze e sensibilità specifiche per realizzare un obiettivo comune: recepire le indicazioni dell’Autorità senza rinunciare alla riconoscibilità della bolletta Nwg, da sempre apprezzata per chiarezza, semplicità e valore informativo. Il team Compliance ha analizzato le nuove disposizioni normative e coordinato l’intero processo di adeguamento, inclusa la formazione specifica con il supporto di consulenti esperti. Il reparto Legale ha verificato la coerenza delle modifiche con le pratiche aziendali esistenti, risolvendo eventuali criticità giuridiche.Il reparto IT, coinvolto sin dalle prime fasi, ha lavorato con Marketing e Compliance per definire i requisiti tecnici e testare soluzioni compatibili con i sistemi preesistenti. Una delle sfide principali è stata la revisione del software di stampa: la nuova bolletta ha richiesto modifiche sostanziali sia sul piano grafico che sul linguaggio di programmazione, in linea con gli standard di sicurezza internazionali. Il reparto Fatturazione ha infine gestito il cambio completo del gestionale, modificando radicalmente la procedura di generazione dei PDF e rendendo possibile l’integrazione dei nuovi contenuti informativi richiesti dalla normativa. La bolletta come strumento di relazione. Per Nwg Energia, la bolletta non è mai stata solo un documento contabile. È sempre stata anche un veicolo narrativo dei valori aziendali: dalla scelta esclusiva di energia 100% rinnovabile e italiana, alle promozioni che premiano la fedeltà e l’impegno verso la sostenibilità, fino alla trasparenza sulle certificazioni ambientali.Il nuovo schema imposto da Arera, più stringente e con minori margini di personalizzazione, ha richiesto un attento lavoro di sintesi: trovare spazio, anche all’interno di un layout standardizzato, per quei contenuti che rendono riconoscibile la proposta Nwg e supportano il cliente nel comprendere appieno la propria scelta energetica. Norma, chiarezza, identità: un equilibrio delicato. Per raggiungere questo equilibrio, sono state testate decine di versioni della nuova bolletta, simulando ogni possibile casistica. Il team ha seguito webinar tecnici, raccolto le migliori pratiche del settore e avviato un confronto continuo con i rappresentanti della rete vendita, anticipando le domande più frequenti dei clienti. Comunicare il cambiamento, prima che avvenga. LEGGI TUTTO

  • in

    Al cliente non basta l’italianità

    Non mi appassiona il tifo a priori per il made in Italy. Semmai mi sforzo di comprendere ma anche lì è opportuno vigilare con attenzione la premura che deve dimostrare di avere lo Stato per quelle poche aziende ritenute davvero strategiche per il Sistema Italia in modo da non inciampare in storie dolorose per tutti come, per esempio, lo sprofondo di Alitalia. Per il resto la palla della partita fra imprese deve circolare liberamente sul terreno del mercato e delle sue regole. LEGGI TUTTO

  • in

    I settori industriali coinvolti. Unimpresa: “Effetti limitatai sull’economia italiana”

    Un eventuale introduzione di dazi al 15% da parte degli Stati Uniti non inciderà marcatamente sull’economia italiana e il suo made in Italy. In questi giorni di preoccupazione dopo le parole del presidente Usa Donald Trump, arriva il commento di Unimpresa, che al contrario mantiene la calma. Gli effetti sull’economia italiana, afferma, saranno limitati.In un comunicato pubblicato sulla propria pagina web ufficiale, Unimpresa spiega che l’introduzione dei dazi potrebbe generare un impatto economico di circa 10 miliardi di euro – questo il risultato del centro studi, che ha fatto una stima tenendo conto dei dati dell’export italiano verso gli Usa nel 2024 (circa 66 miliardi). I settori italiani colpiti saranno la moda, la meccanica, il farmaceutico, i trasporti e i beni di lusso. Tuttavia ci saranno delle vie alternative.”Solo un terzo delle imprese italiane esporta negli Stati Uniti, circa 34.000 aziende, e oltre il 50% del valore esportato è generato da imprese con più di 250 addetti, quindi più strutturate e capaci di assorbire gli shock”, è quanto affermato da Unimpresa. I dazi al 15% potranno portare a una flessione dello 0,5% sul fatturato delle imprese esportatrici coinvolte, oltre a una riduzione fino a 0,3 punti per il 75% delle aziende coinvolte. “L’Italia esporta verso gli Usa beni per il 10% dell’export complessivo, con una composizione di qualità elevata: il 43% dei prodotti è di fascia alta, il 49% di fascia media e solo l’8% è di fascia bassa, più sensibile al prezzo. Le imprese italiane generano in media il 5,5% del fatturato negli Stati Uniti, con un margine operativo lordo pari al 10%. I settori più esposti sono la farmaceutica (24% del valore aggiunto legato agli Usa), la cantieristica e l’aerospazio (15%), seguiti da mobili, elettronica, moda e autoveicoli (tra il 6% e l’8%). Più vulnerabili risultano le piccole imprese, con minore diversificazione e margini più bassi”, viene affermato.Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, invita a monitorare la situazione e a valutare eventuali interventi di sostegno nei confronti di chi sarà maggiormente colpito. “Il protezionismo di Trump è una sfida concreta, ma non necessariamente devastante per l’industria italiana. La nostra forza sta nella qualità dei prodotti, nella solidità delle grandi imprese e nella capacità di adattamento del nostro tessuto produttivo. La priorità ora è non lasciare indietro le realtà più fragili, perché la tenuta complessiva passa anche da loro”, ha spiegato. LEGGI TUTTO