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    Sparkle, Mef e Asterion offrono 700 milioni a Tim

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    L’offerta per Sparkle è arrivata e così va componendosi un’altra tessera del piano disegnato dal ceo di Tim, Pietro Labriola (in foto). La coppia composta dal ministero dell’Economia e dal fondo spagnolo Asterion (che controlla l’operatore infrastrutturale Retelit) dovrebbe aver presentato un’offerta valida fini al 27 gennaio e del valore di 700 milioni, che saranno corrisposti senza condizioni difficili da raggiungere come figuravano nella prima offerta (risalente a gennaio scorso) che pure presentava una valutazione complessiva più elevata (750 milioni).L’arrivo della proposta vincolante per la società dei cavi internazionali ritenuta strategica dal governo non era veramente in discussione, dal momento che nella serata di martedì era arrivato il via libera da parte del comitato investimenti di Asterion. Secondo quanto trapelato, e non smentito dalle parti acquirenti, il nuovo assetto azionario di Sparkle prevede una solida presenza pubblica, con il Mef al 70% del capitale e la governance, e il restante 30% a Retelit-Asterion. I tempi si erano allungati, con diverse richieste di rinvio sulla scadenza per la presentazione dell’offerta vincolante, proprio perché i due soci hanno discusso a lungo su vari aspetti tra cui le quote che i due soci avrebbero detenuto a cose fatte. Difficile che la proposta, arrivata a valle delle trattative con Tim, non troverà l’accoglimento del consiglio d’amministrazione.Prima però ci saranno alcuni passaggi formali tra cda, comitati consiliari e ritorno al board per il via libera definitivo e il closing previsto nella prima metà del 2025. La cessione di Sparkle al Mef era parte dell’accordo che ha portato alla cessione della rete fissa di Tim al fondo americano Kkr che si è conclusa lo scorso luglio, con essa si può dire che finisca la fase uno del piano di rilancio firmato Labriola.Sparkle, tra l’altro, ha firmato nei giorni scorsi un memorandum con Fincantieri per collaborare allo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative per la sorveglianza e la protezione dei cavi di telecomunicazione sottomarini. La società dei cavi, del resto, gestisce una rete proprietaria in fibra ottica che si estende per oltre 600mila chilometri attraverso Europa, Africa, Medio Oriente, America e Asia. Sullo sfondo, continuano a tenere banco i colloqui (non smentiti) con il fondo britannico Cvc per rilevare la quota del primo azionista Vivendi (23,75%). Voci che hanno riportato il titolo sopra quota 0,27 euro (ieri -0,5% in Borsa). Tra le vicende che potrebbero ridare ulteriore slancio al titolo c’è anche la questione della restituzione di un miliardo per il pagamento del canone del 1998 (che secondo una recente sentenze non sarebbe stato dovuto). LEGGI TUTTO

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    ESCLUSIVO – Santanchè verso la vendita di Visibilia

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    Visibilia Editore sarebbe pronta a passare di mano: uscirebbe il ministro del turismo Daniela Santanchè ed entrerebbe un nuovo soggetto. L’accordo, secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale.it, varrebbe poco meno di 3 milioni di euro, per la precisione 2,8, e sarebbe stato reso possibile dall’aumento di capitale, per 6,1 milioni di euro, realizzato da Santanchè attraverso Dani Immobiliare. Insomma, chi vaticinava il fallimento di Visibilia potrebbe presto rimanere deluso. Anzi, tutto il percorso di risanamento sarebbe stato condiviso con l’amministratore giudiziario imposto dalla magistratura milanese che ha aperto su Santanchè due filoni d’indagine: uno per truffa e l’altro per falso in bilancio. LEGGI TUTTO

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    A tutta AI: Microsoft sbaraglia tutti nella brama di chip Nvidia

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    Microsoft non ha rivali in quanto a brama di chip per l’intelligenza artificiale. Il colosso di Redmond ha acquistato quest’anno 485 mila chip Nvidia andando a sbaragliare la concorrenza di Meta, Amazon e Google. La più vicina è Meta che ha acquistato 224.000 chip, meno della metà, stando a quanto riferisce il Financial Times. Amazon e Google che hanno acquistato rispettivamente 196.000 e 169.000 chip Hopper, i chip per l’AI di Nvidia (che adesso ha lanciato la nuova generazione di chip, Blackwell).L’investimento strategico fatto da Microsoft è volto a rafforzare le sue capacità di intelligenza artificiale, in particolare per i suoi servizi cloud Azure. Microsoft ha anche investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, la casa madre di ChatGpt.La domanda di Gpu Nvidia è esplosa dal lancio di ChatGPT due anni fa, spingendo tutti i giganti della tecnologia a investire miliardi e miliardi nell’infrastruttura di intelligenza artificiale.I chip di Nvidia sono così diventati l’hardware più ambito nella Silicon Valley. Nvidia, che nei mesi scorsi era arrivata a superare Apple e Microsoft diventando la prima azienda di Wall Street per valore di mercato (nelle ultime settimane è ritracciata del 14% circa), nel terzo trimestre dell’anno ha riportato ricavi record per 35,1 miliardi di dollari, con la stragrande maggioranza del giro d’affari legato all’AI. LEGGI TUTTO

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    Mole Urbana mette il turbo: aumento di capitale da 3,5 milioni di euro per la start up Mu-Fabriano srl 

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    Un progetto fortemente radicato nell’italianità. Con veicoli disegnati, studiati e costruiti nel nostro Paese, utilizzando il 99% di componenti italiani. Mole Urbana rappresenta una risposta innovativa, sostenibile e tutta tricolore alle nuove sfide dell’automotive, realizzata dalla start up Mu-Fabriano srl. Nata dall’intuizione e dal bagaglio d’esperienza del noto designer Umberto Palermo, l’iniziativa imprenditoriale produce un veicolo ispirato al modello delle compatte ed efficienti kei car giapponesi, con l’ambizione di realizzare un nuovo polo dedicato alla produzione di automobili e veicoli commerciali urbani. In un momento di difficoltà per il comparto auto europeo, la notizia è che l’italianissima Mole Urbana sta invece facendo strada.Proprio ieri, infatti, la start up Mu-Fabriano srl ha concluso un aumento di capitale da 3,5 milioni di euro sottoscritto da Cdp Venture Capital, dal fondo di Piemonte Next e da un gruppo di industriali e investitori marchigiani. Si tratta di un importante passo in avanti, che mette il turbo a Mole Urbana: al primo sito produttivo del quadriciclo elettrico Made in Italy, situato in Piemonte, se ne aggiunge infatti ora un secondo localizzato nelle Marche, nel territorio di Fabriano, che avrà caratteristiche architettoniche mirate all’autoproduzione di energia elettrica. “Con Mu-Fabriano, Mole Urbana si radica in territori dalla forte tradizione manifatturiera, come il Piemonte e le Marche, che rappresentano due pilastri fondamentali della cultura industriale italiana. Le due regioni si confermano terre di eccellenza e innovazione, grazie alla capacità di coniugare tradizione e visione per il futuro”, ha dichiarato Umberto Palermo. “È con questo spirito – ha aggiunto – che vogliamo dare un contributo significativo allo sviluppo del territorio, consolidando un vero Made in Italy come sinonimo di qualità, innovazione e sostenibilità”. Il designer ha quindi rimarcato come sia stato “fondamentale trovare il supporto di Cdp Venture Capital come partner strategico, con la sua capacità e intuito nel riconoscere quei progetti attraverso i quali è possibile continuare a dare supporto al settore green dell’automotive”. LEGGI TUTTO

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    Industria carbon-free, Enel e Gruppo Magaldi accendono un nuovo sistema di accumulo energia

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    L’integrazione tecnologica applicata alle attività industriali apre la strada alla sostenibilità e all’efficienza. Lo dimostra una collaborazione tra Enel e il Gruppo Magaldi, che assieme hanno proposto l’innovativo sistema Mgtes (Magaldi Green Thermal Energy Storage) di brevetto Magaldi, azienda leader globale nella movimentazione di materiale ad altissime temperature specializzata nello sviluppo di tecnologie per la generazione e lo stoccaggio di energia pulita. Realizzato a Buccino (Salerno), presso lo stabilimento di Magaldi Power, nell’Area di sviluppo industriale (Asi) del comune salernitano, Mgtes è un sistema di accumulo termico alimentato da un impianto fotovoltaico, in grado di immagazzinare energia e rilasciarla sotto forma di vapore ad alta temperatura.La tecnologia ideata e sviluppata dal Gruppo Magaldi è basata su un letto di sabbia fluidizzato (“batterie di sabbia”) che permette di immagazzinare energia generata da fonti rinnovabili e di rilasciarla sotto forma di vapore e altri vettori ad alta temperatura, per applicazioni con temperature comprese tra i tra 120°C e 400°C. Si tratta di un range che copre gran parte dei processi industriali, con potenziale stimabile in circa 10 Terawatt-ora solo in Italia, in grado già adesso di raggiungere temperature del sistema di accumulo superiori ai 600°C. Tale soluzione consentirà a Enel di fornire energia termica in forma di vapore, alle temperature e pressioni desiderate, ai propri clienti industriali, riducendo il consumo di gas e stabilizzando il prezzo dell’energia termica.Concretamente, il primo caso applicativo riguarderà fornitura di energia termica verde per soddisfare i bisogni energetici dell’industria alimentare Igi, fornitore del Gruppo Ferrero, con sede nell’Area di sviluppo industriale di Buccino. Il progetto prevede la costruzione di un impianto fotovoltaico da 2,5 Megawatt e di un impianto Mgtes da 80 tonnellate con capacità di accumulo pari a circa 9 Megawatt-ora termici. L’impianto entrerà in funzione nella prima parte del 2025 e si prevede che porterà a una riduzione dei consumi di gas superiore al 10% dei consumi totali di Igi e risparmi di CO2 di oltre 500 tonnellate l’anno. Questi consumi verranno sostituiti da energia rinnovabile disponibile tutto il giorno. LEGGI TUTTO

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    Stellantis si impegna a investire in Italia

    Il governo punta un miliardo sul rilancio del settore automotive in Italia in direzione della transizione tecnologica e industriale e Stellantis si impegna a non abbandonare le fabbriche del Paese a loro stesse con l’annuncio di due piattaforme tecnologiche innovative che promettono di rivoluzionare la produzione nazionale. E per l’anno prossimo programma 2 miliardi di investimenti nel nostro Paese e 6miliardi di acquisti di componenti dalla filiera automotive italiana. Una conferma che, dopo l’uscita di Tavares – con la sua fissa per l’elettrico -, il confronto è meno teso. Questi, per ora gli esiti del Tavolo Stellantis al ministero delle Imprese a Roma. Alla riunione hanno partecipato figure di spicco come il Ministro Adolfo Urso, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il Ministro del Lavoro Marina Calderone, il responsabile per l’Europa di Stellantis Jean-Philippe Imparato e rappresentanti delle organizzazioni sindacali.​Pomigliano: la nuova piattaforma STLA Small e il futuro della “Pandina”Pomigliano d’Arco diventa protagonista del rilancio industriale di Stellantis. Jean Philippe Imparato, responsabile europeo del gruppo, ha confermato che l’attuale Fiat Panda, soprannominata “Pandina”, continuerà a essere prodotta fino al 2030, ma a partire dal 2028 lo stabilimento ospiterà una rivoluzione tecnologica. Installeremo la piattaforma STLA Small, su cui produrremo almeno due nuovi modelli compatti di nuova generazione», ha dichiarato Imparato.Inoltre, Stellantis ha annunciato che una nuova generazione della Fiat Panda sarà prodotta proprio a Pomigliano. Questa scelta rappresenta un segnale importante per il mantenimento della competitività dello stabilimento campano, che si conferma al centro della strategia del gruppo per le auto di piccola taglia.Un miliardo per la transizione, e l’innovazione industrialeIl ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha sottolineato l’importanza di governare la transizione tecnologica senza traumi, affermando che il governo è determinato a garantire un futuro sostenibile per il settore automotive: «La transizione va governata. Per questo abbiamo chiesto a Stellantis di assumersi la piena responsabilità sociale, mantenendo operativi tutti gli stabilimenti italiani e investendo in nuove tecnologie e modelli».Urso ha anche ribadito che il Piano Italia rappresenta un punto di riferimento per il settore, con investimenti strategici che includono lo sviluppo delle piattaforme STLA, la valorizzazione del Made in Italy e un rafforzamento della collaborazione con la filiera produttiva.«Ora possiamo rimettere sulla giusta strada l’auto italiana ed europea, possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa. È il momento delle decisioni, è il momento della responsabilità», ha proseguito, parlando al tavolo. Urso ha inoltre evidenziato come il “Sistema Italia” possa agire unitamente per rilanciare il settore automotive, affrontando le sfide legate al rinnovamento tecnologico e alla transizione industriale.Urso ha poi aggiunto: «Siamo in prima linea per superare le ideologie del green deal e realizzare finalmente un approccio pragmatico e realistico, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali del nostro sistema industriale». Ha evidenziato la necessità di un impegno collettivo a livello europeo per tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione nel settore automotive, sottolineando il consenso ottenuto dal “non paper” italiano tra vari Paesi dell’Unione e associazioni imprenditoriali.Melfi: piena operatività per la piattaforma STLA MediumAnche lo stabilimento di Melfi gioca un ruolo strategico nei piani di Stellantis, grazie all’installazione della piattaforma STLA Medium. A partire dal 2025, Melfi produrrà quattro modelli chiave per il futuro del gruppo:- La nuova Jeep Compass (sia elettrica che ibrida);- La nuova Lancia Gamma;- La nuova DS n°8 (esclusivamente elettrica);- La nuova DS7 (sia elettrica che ibrida).Jean Philippe Imparato ha sottolineato un cambiamento strategico importante: «Tutti questi modelli, tranne la DS n°8, saranno disponibili anche in versione ibrida, triplicando i volumi di produzione previsti».Questo approccio ibrido mira a rispondere alla crescente domanda del mercato, bilanciando le esigenze di elettrificazione con soluzioni tecnologiche più accessibili e adatte a un pubblico ampio.Atessa: il futuro dei veicoli commerciali elettriciLo stabilimento di Atessa, già punto di riferimento per la produzione di veicoli commerciali leggeri (SCV), si prepara a una significativa trasformazione tecnologica. Dal 2024 inizierà la produzione di veicoli elettrici, segnando un passo decisivo verso l’elettrificazione della gamma.Una delle principali innovazioni sarà il programma CustomFit, che consentirà di personalizzare fino al 50% dei veicoli elettrici prodotti, rispondendo alle esigenze specifiche dei clienti business. Inoltre, Jean Philippe Imparato ha annunciato una novità strategica per il 2027: «A Atessa introdurremo una nuova versione di Large Van, progettata per competere direttamente con i veicoli asiatici in termini di qualità e competitività».Questo sviluppo rafforza il ruolo di Atessa come polo industriale centrale per il segmento dei veicoli commerciali, garantendo maggiore capacità produttiva e competitività internazionale.Cassino: piattaforme di lusso per il futuro del gruppoLo stabilimento di Cassino ospiterà la nuova piattaforma STLA Large, equipaggiata con tecnologie all’avanguardia come STLA Brain e STLA Smart Cockpit, segnando l’ingresso di Stellantis in un segmento premium e tecnologico. A partire dal 2025, verranno prodotti tre nuovi modelli: la nuova Stelvio, la nuova Giulia nel 2026, e una vettura top di gamma.Imparato ha inoltre confermato che è in fase di valutazione la possibilità di introdurre versioni ibride, oltre a quelle elettriche, per Giulia e Stelvio, ampliando l’offerta e incrementando il potenziale commerciale di questi modelli di lusso.Modena: il futuro polo dell’alta gamma Made in ItalyModena si conferma il cuore pulsante del lusso automobilistico italiano, diventando il polo dedicato all’alta gamma di Stellantis. Jean Philippe Imparato, responsabile europeo del gruppo, ha ribadito il ruolo centrale di Modena come punto di riferimento per il Made in Italy, dichiarando: «Modena sarà l’orgoglio dell’alta gamma italiana, con una visione che coinvolge l’intero ecosistema produttivo della Motor Valley».L’obiettivo è sviluppare un progetto integrato con l’intera filiera produttiva, dal design alla pre-industrializzazione, valorizzando i migliori componenti nazionali per innovazione e sostenibilità. Questa strategia non solo garantirà l’eccellenza qualitativa delle vetture di alta gamma, ma rafforzerà la sinergia tra Stellantis e le competenze uniche della Motor Valley, un patrimonio industriale e culturale riconosciuto a livello globale.L’iniziativa rappresenta un ulteriore impegno per consolidare il posizionamento dell’Italia nel segmento premium e per promuovere la circolarità e l’innovazione tecnologica come valori fondanti del rilancio industriale.Stellantis: investimenti record e impegno a lungo termine in ItaliaJean Philippe Imparato ha concluso il Tavolo Stellantis al MIMIT con un messaggio chiaro: l’Italia è al centro della strategia del gruppo, con un impegno finanziario senza precedenti. Il piano di Stellantis, infatti, non prevede aiuti pubblici, ma sarà interamente finanziato con risorse proprie, confermando la solidità economica e l’autonomia del gruppo.Investimenti e acquisti in ItaliaNel solo 2025, Stellantis investirà 2 miliardi di euro in Italia, con ulteriori 6 miliardi destinati all’acquisto di componenti da fornitori locali. Questo sforzo si inserisce in un più ampio piano di investimenti nel Paese:- 10 miliardi di euro investiti tra il 2021 e il 2025;- Una cifra complessiva che raggiunge i 40 miliardi, considerando anche gli acquisti da aziende italiane della filiera.Imparato ha inoltre sottolineato che ogni stabilimento italiano ha un piano produttivo ben definito, con modelli già programmati fino al 2032.Il ruolo centrale di Torino e MirafioriUn’attenzione particolare è stata riservata a Torino e al suo storico polo industriale di Mirafiori, che si conferma un asset strategico per Stellantis:Mirafiori diventerà la sede della regione Enlarged Europe, rafforzandone la leadership a livello continentale;Sarà il centro globale per i veicoli commerciali, oltre a rimanere l’unico sito al mondo dedicato ai test di sviluppo delle batterie elettriche;Si trasformerà in un hub produttivo per la nuova generazione della 500, che sarà disponibile in versione ibrida ed elettrica.Un futuro solido per il settore automotive italianoCon un piano di lungo termine e investimenti record, Stellantis conferma di essere il gruppo industriale che ha investito di più in Italia. Questo impegno non solo garantisce il mantenimento e la modernizzazione degli stabilimenti italiani, ma rafforza anche il ruolo dell’Italia come cuore pulsante del comparto automotive europeo.Il contesto europeo: una battaglia per la sopravvivenzaLa crisi del settore automobilistico non riguarda solo l’Italia ma l’intero continente europeo. Il ministro Urso ha sottolineato la necessità di un approccio pragmatico alle politiche industriali e ambientali, criticando le rigidità del Green Deal. Ha affermato che l’Italia, grazie al suo “non paper” sul futuro dell’automotive, sta guidando un movimento europeo per rivedere le regole del settore, ottenendo il supporto di importanti associazioni imprenditoriali e politiche di Paesi come Germania e Francia. «La battaglia per la sopravvivenza del sistema automotive si gioca in Europa», ha dichiarato Urso ieri. «Serve un grande sforzo di sistema per tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione», ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Revolut apre la filiale italiana ma a garantire i depositi sarà la Banca della Lituania

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    La fintech Revolut spinge forte sull’Italia. La super app finanziaria, che vanta oltre 50 milioni di clienti a livello globale, ha lanciato la succursale italiana e questo si traduce in iban italiano per i nuovi clienti (ma da gennaio anche i vecchi clienti avranno la possibilità di migrare a un iban italiano anziché lituano). I conti correnti saranno quindi gestiti dalla succursale italiana di Revolut e supervisionati dall’autorità di regolamentazione locale (Banca d’Italia) e dalla Bce.I depositi dei clienti continueranno però a essere coperti fino a 100mila euro dal Fondo di garanzia dei depositi della Banca di Lituania. «Questo passaggio rende la succursale in Italia una banca a tutti gli effetti nel Paese – rimarca il neo general manager della succursale italiana, Nicola Vicino (in foto)». Il principale punto di forza dell’iban italiano è che il conto corrente potrà essere utilizzato per ricevere lo stipendio e pagare bollette o addebiti diretti senza alcuna frizione. Un passo che va nella direzione di «rendere molto più semplice per i clienti sceglierci come la loro banca principale» considerando che stando a uno studio della stessa Revolut quasi la metà degli italiani (46%) ritiene essenziale un iban locale quando sceglie una banca come conto principale. L’altro grande scoglio per Revolut così come per tutte le altre realtà totalmente digitali sarà convincere gli italiani ad accantonare la loro preferenza verso le banche tradizionali e le loro filiali fisiche.La super app fintech, valutata 45 miliardi, sta crescendo a ritmo elevato (tre nuovi clienti al minuto) e questo la porta a stimare di raggiungere i 3 milioni di clienti in Italia nei primi mesi del prossimo anno e i 4 milioni a fine 2025.Quest’anno, i clienti italiani hanno effettuato 300 milioni di transazioni utilizzando Revolut, con un aumento dell’86% rispetto al 2023.Nelle prossime settimane sono attese altre novità. Ignacio Zunzunegui, head of growth Sud Europa di Revolut, ha anticipato che in seguito al lancio degli iban italiani, presto i clienti potranno accedere agli interessi sui depositi tramite un nuovo prodotto. Si tratta di un conto risparmio remunerato con interessi pagati su base giornaliera. Il conto risparmio è già presente in Spagna e vede tassi che vanno dal 2,02% per i conti con piano standard (gratuito) a un massimo del 3,5% per i conti Ultra (45 euro al mese). In agenda anche la possibilità per i clienti di avere le carte di credito. LEGGI TUTTO

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    Tim, fondi in manovra su quota Vivendi

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    Il fondo Cvc Capital Partners bussa alla porta di Vivendi per l’acquisto della partecipazione che i francesi detengono in Tim: allo stato non ci sono conferme ma nemmeno smentite. Secondo Bloomberg il fondo di private equity britannico con questa mossa andrebbe a creare i presupposti per una successiva acquisizione completa della maggiore tlc italiana. L’indiscrezione diffusa dall’agenzia di stampa ieri pomeriggio ha subito scaldato il mercato. In Piazza Affari il titolo della società guidata da Pietro Labriola è schizzato in avanti, segnando in chiusura di giornata un progresso del 5,7% in area 0,275 euro. Nell’ultimo mese Tim ha guadagnato oltre il 20% risultando il miglior performer dell’intero Ftse Mib. Stando a quanto trapelato, al momento i colloqui per rilevare il 23,75% nel capitale della tlc italiana detenuto da Vivendi sarebbero ancora alle fasi preliminari. Il gruppo transalpino che fa capo a Vincent Bolloré non ha commentato il rumor, così come il fondo inglese. Bloomberg non manca di aggiungere che la partecipazione di Vivendi potrebbe far gola anche ad altri pretendenti. Un eventuale accordo tra Cvc e Vivendi permetterebbe al private equity di diventare il maggiore azionista di Tim, davanti a Cdp che ne detiene il 9,81%. In particolare, il passaggio di consegne della quota di Vivendi rappresenterebbe un primo step di un piano più ampio di valorizzazione degli asset del gruppo italiano. L’intento del private equity britannico sarebbe infatti di vagliare la possibilità di acquisire l’intera Tim e procedere allo scorporo delle varie attività rimaste dopo la cessione della rete. A tale riguardo, stando a quanto risulta al Giornale, Cvc Capital Partners si appresterebbe a chiedere un incontro con il governo italiano per condividere il possibile piano di azione. Anche perché, essendo Tim un asset strategico per il Paese, l’esecutivo può azionare il golden power.Ad oggi la nuova Tim, che è in procinto di cedere anche la controllata Sparkle per una cifra pari a 700-750 milioni a Tesoro e Retelit (l’offerta è attesa entro domani, 18 dicembre), è composta principalmente dal suo core business wireless in Italia, a cui si aggiunge il ramo di servizi alle imprese (che include tutte le attività commerciali, le compagnie digitali Noovle, Olivetti e Telsy e gli asset relativi ai data center) e l’unità brasiliana. Da sola Tim Brasil, quotata alla Borsa carioca, vale ad oggi quanto la sua casa madre (circa 6,1 miliardi di dollari). A livello di redditività, nei primi 9 mesi dell’anno il margine operativo lordo del gruppo (3,3 miliardi) risultava spacchettato esattamente a metà tra business domestico e quello in Brasile. LEGGI TUTTO