Fico: “Il condono prende in giro i campani”
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in PoliticaSecondo stop della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto. Dopo che alla fine del mese scorso avevano già negato il visto di legittimità alla delibera Cipess che riguardava l’assegnazione delle risorse e l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto, i magistrati contabili hanno detto no anche al terzo atto aggiuntivo che regola i rapporti tra il ministero dei Trasporti e la società concessionaria Stretto di Messina Spa. Ma il ministro Matteo Salvini conferma di esser determinato ad andare avanti. Non mostrano sorpresa nemmeno i vertici della Stretto di Messina che restano in attesa delle motivazioni alla base delle delibere dalla Corte e hanno nel frattempo deciso di convocare un Cda il 25 novembre per esaminare la situazione.
Il governo attende le motivazioni per decidere la strategia
Il governo è deciso a realizzare il Ponte e a superare anche i rilievi. Per questo è in attesa delle motivazioni anche della prima decisione, per poi scegliere quale strada seguire. Varie le strade che possono essere percorse, tra queste la messa a punto di una nuova delibera che corregga la prima, di fatto superando i rilievi della Corte dei Conti, oppure – ma l’ipotesi anche se tecnicamente possibile appare politicamente meno percorribile – chiedere la registrazione con riserva. Anche la seconda decisione presa in Camera di consiglio dalla sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti sarà motivata entro un mese. Per intanto la magistratura contabile ha fatto sapere di aver negato la legittimità del decreto n.190 del primo agosto adottato dal Mit, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, “recante ‘Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria’. Approvazione III Atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il Mit e la società Stretto di Messina spa”. LEGGI TUTTO
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in PoliticaAscolta la versione audio dell’articolo«Io in Parlamento? È bene che mi dedichi alle regionali». Così il governatore uscente del Veneto Luca Zaia, capolista delle Lega nelle regionali del 23 e 24 novembre, si è schermito di fronte all’ultima proposta del leader leghista Matteo Salvini che lo ha lanciato alle suppletive per la Camera in sostituzione di Alberto Stefani, vincitore scontato delle elezioni di domenica e lunedì prossimi. Il voto sarebbe in febbraio, nel Polesine, collegio di Rovigo. Ma le parole di Zaia tradiscono il disappunto per non essere stato consultato prima dal leader. Tanto più che il Doge sta portando avanti una campagna elettorale serratissima sul territorio.Del resto i rapporti tra i due sono gelidi da mesi. «Io – ha ricordato Zaia – sono sempre candidato a tutto quello che passa il convento, a tutte le cariche. Nelle ultime settimane sono passato dalla presidenza dell’Eni alla presidenza del Consiglio regionale, a parlamentare piuttosto che a sindaco di Venezia e altre attività». E ancora: «Sono concentrato assolutamente su questa campagna elettorale e comunque il mio contributo lo do. E poi voglio sempre essere a disposizione della mia terra e questo l’ho sempre detto. E quindi vedrò cosa fare»Loading…La frenata di SalviniAl di là delle battute, la mossa di Salvini è stata letta dalle parti del governatore uscente come un tentativo di allontanarlo dal suo Veneto, e dalla sua Liga, e dunque mal digerita. Non a caso Salvini ha subito dopo frenato. «Insieme decideremo cosa fare, dove farlo. Ci sono tante possibilità, se vorrà rimanere cinque anni a battagliare per il Veneto, in Veneto, benissimo. A me interessa che Luca Zaia e la Lega prendano tantissimi voti» alle elezioni regionali in Veneto e che «da martedì prossimo Alberto Stefani sia in ufficio. Poi Zaia, per quello che ha fatto di grande in questi 15 anni, può assolutamente decidere cosa fare per i veneti, in Veneto o altrove».Le ipotesi Ma indubbiamente il futuro di Zaia, smaltito il disappunto per il no degli alleati al terzo mandato a Palazzo Balbi e per il niet al suo nome nel simbolo della Lega in Veneto, è una questione centrale che investe il Carroccio. Sono mesi che circolano voci e illazioni. Si è parlato di una candidatura per il dopo Brugnaro come sindaco di Venezia il prossimo anno. Altra ipotesi è un ministero “pesante” in caso di eventuale rimpasto del governo Meloni. Infine la presidenza dell’Eni, una sorta di “parcheggio di lusso” in attesa di coprire una casella politica di peso. Ma non è neppure escluso che alla fine Zaia decida di restare in consiglio regionale. Mentre per ora, nonostante il calo dei consensi per Salvini, non è in agenda una scalata di via Bellerio.La posta in ballo Certo a pesare saranno anche i numeri delle preferenze che incasserà come capolista della Lega nelle imminenti elezioni regionali. Grazie al suo traino il Carroccio potrebbe tornare a essere primo partito in regione, superando Fdi dal quale è stato ampiamento superato alle politiche del 2022 e alle europee del 2024 LEGGI TUTTO
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in PoliticaLa coalizione del campo largo del centrosinistra gioca sul sicuro e scommette su un peso massimo per provare a mantenere il controllo della Puglia: in corsa c’è Antonio Decaro (Partito Democratico). Nato a Bari, il 17 luglio 1970, è figlio di Giovanni Decaro, un tempo assessore comunale nel capoluogo per il Psi. Dopo la laurea in Ingegneria civile, lavora nell’Acquedotto pugliese (a Lecce), all’Anas e poi in Provincia a Bari per la manutenzione e l’Ufficio Progetti. I suoi primi veri passi verso la politica li fa in occasione delle elezioni del 2004, a fianco del neosindaco Michele Emiliano: Decaro è assessore alla mobilità e al traffico, seppur come collaboratore esterno. Prova a entrare in Parlamento alle elezioni legislative del 2006, insieme ai Socialisti di Craxi, ma senza successo. Va meglio nel 2010, quando diventa consigliere regionale insieme a Nichi Vendola (ai tempi nel Pd), e poi nel 2013, quando entra alla Camera dei Deputati. L’anno dopo diventa sindaco di Bari, carica che mantiene per 10 anni, fino al 2024, quando viene eletto Vito Leccese (sempre per il centrosinistra, quota dem). Durante il primo mandato, nel 2016, viene messo sotto scorta per il contrasto al commercio abusivo. Dal 2016 al 2024 è anche presidente dell’ANCI, carica che lascia quell’anno perché eletto all’Europarlamento
Per approfondire: Elezioni regionali in Puglia, come e quando si vota
Antonio Decaro – ©Ansa LEGGI TUTTO


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