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    Il comunicato della Corte Costituzionale

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaQui di seguito trovate il comunicato della Corte costituzionale, che ha ritenuto «non fondata» la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie (n. 86 del 2024)e considera invece «illegittime» specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo.Loading… LEGGI TUTTO

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    Proposta FdI, bonus fino a 1500 euro a studente in scuole paritarie. E Valditara apre

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDal 2025 alle famiglie che hanno un reddito Isee fino a 40mila euro viene riconosciuto un voucher, «spendibile esclusivamente presso una scuola paritaria», per un importo annuale massimo pari a euro 1.500 per ogni studente frequentante. Il finanziamento complessivo fissato è pari, massimo, ad euro 65 milioni annui. E’ quanto prevede un emendamento firmato dal deputato FdI Lorenzo Malagola, alla manovra. Servirà un decreto del ministero dell’Istruzione per attuare la misura.Valditara: giusto assicurare diritto di tutti alle paritarieApre il ministro dell’Istruzione. «Il governo è ben consapevole dell’importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito, a studiare nelle scuole paritarie» afferma Giuseppe Valditara a proposito dell’emenento di Fdl. «Stiamo riflettendo su questo argomento importante e stiamo già lavorando per individuare soluzioni praticabili», assicura il ministro all’AnsaLoading…M5s: da FdI proposta choc su scuole paritarie Dura la posizione invece del M5s, che parla di proposta choc. «Pensavamo che con i tagli alla scuola pubblica ed ai posti in organico del personale scolastico in questa manovra si fosse già toccato il fondo, ma con gli emendamenti della maggioranza si sta iniziando a scavare. Fratelli d’Italia ha messo nero su bianco la proposta choc di dare un voucher fino a 1.500 euro all’anno esclusivamente a chi è iscritto a scuole private. Il messaggio che stanno dando è fin troppo chiaro: da un lato con le misure di Valditara e proposte come queste affossano la scuola pubblica, dall’altro foraggiano quelle private sia direttamente che indirettamente incentivando le famiglie ad iscrivere lì i propri figli per avere il voucher. Una misura che ricalca la nostra dote educativa, ma stravolgendone il senso perché va ad aumentare le disuguaglianze discriminando in maniera insensata le famiglie che scelgono gli istituti pubblici. A questo punto ci chiediamo: ma che cosa ha fatto la scuola pubblica a Giorgia Meloni per essere così bistrattata? Perché a Fratelli d’Italia la scuola pubblica fa così schifo?». Così in una nota gli esponenti M5S in commissione cultura alla Camera Antonio Caso, Anna Laura Orrico e Gaetano Amato.Fratoianni: emendamento FdI su paritarie viola la CartaMolto critico anche Nicola Fratoianni di Avs. «L’emendamento di FdI viola chiaramente la Costituzione che all’articolo 33 chiarisce che le scuole private non debbono avere oneri per lo Stato. Vogliono dare 65 milioni di euro alle private, proprio mentre tagliano risorse a oltre cinquemila docenti alla scuola pubblica, infischiandosene del precariato, delle classi pollaio e del tempo pieno che non c’è in metà Paese» afferma il leader di Sinistra italiana. E aggiunge: «Bocciano ogni anno i nostri emendamenti per i libri gratuiti, il cui costo arriva a pesare fino a 600 euro a ragazzo, e poi propongono di dare 1500 euro a chi iscrive i figli alle private: sono dei campioni di ingiustizia e hanno la copertura di un ministro che già a settembre si era reso ridicolo affermando che le scuole private ’sono pubbliche’ e che oggi continua difendendo ’il diritto a frequentare le paritarie’ invece del ’diritto universale allo studio’. Se questo emendamento venisse approvato sarebbe una vergogna – conclude Fratoianni – contro la quale faremo di tutto, anche arrivare fino alla Corte Costituzionale. La differenza fra noi e questa destra è tutta qua: noi vogliamo l’istruzione gratis per tutti, loro alimentano i privati e tagliano la scuola pubblica» LEGGI TUTTO

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    Autonomia, dalla Consulta sette bocciature per la legge Calderoli

    «Non modificare le aliquote tributarie erariali»E ancora. Nel mirino della Corte finiscono: «La possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni»Incostituzionale facoltatività concorso a spese StatoIncostituzionale anche «la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica»; nonché «l’estensione della legge n. 86 del 2024, e dunque dell’art. 116, terzo comma, Cost. alle regioni a statuto speciale, che invece, per ottenere maggiori forme di autonomia, possono ricorrere alle procedure previste dai loro statuti speciali».Le disposizioni chiarite dalla CorteLa Corte ha poi chiarito che alcune previsioni della legge per essere considerate costituzionalmente legittime vanno interpretate così: «L’iniziativa legislativa relativa alla legge di differenziazione non va intesa come riservata unicamente al Governo; la legge di differenziazione non è di mera approvazione dell’intesa (“prendere o lasciare”) ma implica il potere di emendamento delle Camere – in tal caso l’intesa potrà essere eventualmente rinegoziata; la limitazione della necessità di predeterminare i LEP ad alcune materie (distinzione tra “materie LEP” e “materie-no LEP”) va intesa nel senso che, se il legislatore qualifica una materia come “no-LEP”, i relativi trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali».E ancora: «L’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi erariali, delle risorse destinate alle funzioni trasferite dovrà avvenire non sulla base della spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard e criteri di efficienza, liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la copertura delle spese che, nonostante la devoluzione, restano comunque a carico dello stesso; la clausola di invarianza finanziaria richiede – oltre a quanto precisato al punto precedente – che, al momento della conclusione dell’intesa e dell’individuazione delle relative risorse, si tenga conto del quadro generale della finanza pubblica, degli andamenti del ciclo economico, del rispetto degli obblighi eurounitari».Consulta: spetta al Parlamento colmare i vuoti segnalati«Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge». E’ la chiosa fonale della nota della Corte Costituzionale in tema di Autonomia. «La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale» LEGGI TUTTO

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    M5s, domani i quesiti per la «rifondazione». Il nodo del quorum e l’incognita Grillo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl processo costituente che, nelle intenzioni del leader Giuseppe Conte, servirà a rilanciare l’azione politica del Movimento 5 Stelle si avvia alle battute finali. La riunione fiume del consiglio nazionale pentastellato non ha sciolto gli ultimi nodi sui quesiti da mettere al voto perché – viene spiegato da fonti parlamentari – la loro costruzione è complessa va limata nel modo giusto. Del resto sono tanti i temi selezionati nel corso del processo costituente dei mesi scorsi (da 300 iscritti estratti a sorte a cui si sono aggiunto 30 esterni e 30 giovani under 17) e sintetizzati nel report finale. L’ufficializzazione dei quesiti è prevista nella giornata di domani giovedì 14 novembre.Iscritti al voto dal 21 al 24 novembreQuel che è certo è che l’Assemblea costituente di fine novembre voterà, sul ruolo del garante, sul limite dei mandati e sulle alleanze. Così come sul simbolo e sul nome del Movimento. Mentre prendono forma i contorni delle operazioni di voto. Consultazione in rete aperta già dal 21 novembre, due giorni prima dell’inizio di “Nova”, l’evento culmine della Costituente fissato al Palazzo dei Congressi dal 23 al 24 novembre. Voto online fino alle ore 15 di domenica, poi la comunicazione dell’esito in chiusura della kermesse.Loading…Modalità ibrida tra quesiti referendari e opzioni di sceltaLa tendenza, emersa nel Consiglio, sarebbe quella di una modalità ibrida tra quesiti referendari (che prevedono una risposta secca ’sì/no’,) e quesiti con opzione di scelta. Quel che è certo è che ci saranno quesiti sul superamento del limite dei due mandati, sulle modifiche a nome e simbolo e sul ruolo del garante M5S: a quanto si apprende si sottoporrà agli iscritti sia l’ipotesi di eliminare del tutto la figura ora ricoperta dal fondatore Beppe Grillo che quella di modificarne durata e poteri. L’esempio più discusso è proprio quello relativo al ruolo di Beppe Grillo. A una domanda secca, come potrebbe essere “vuoi eliminare il ruolo del garante?”, l’iscritto si potrebbe troverebbe di fronte a un bivio: “sì” o “no”. Nel caso di una risposta negativa, si aprirebbe una sorta di menù a tendina con altre proposte tra cui scegliere: si va dal convertire la figura in un ruolo a tempo determinato al trasformarla in una carica onorifica.Il ruolo di GrilloAl di là della procedura, una cosa è certa: i poteri di Beppe Grillo usciranno ridimensionati dalla consultazione, se non definitivamente cancellati. Non a caso, ora, i fari sono tutti puntati sulle possibili reazioni del garante. A cominciare da un suo possibile intervento infuocato in Assemblea, dopo mesi di guerra aperta con Conte. Nessuno lo esclude, molti si aspettano la sorpresa.  Ma il timore diffuso è che l’Assemblea rischi di non chiudere il nodo Grillo. Molti sottolineano come il garante possa sempre richiedere la ripetizione di alcune votazioni. E, nel caso di un secondo giro di consultazioni, ipotesi già di per sé dirompente, il raggiungimento del quorum della metà più uno degli iscritti sarebbe uno scoglio non da poco.Le regole dello statutoDa statuto infatti entro 5 giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati delle votazioni aventi ad oggetto le modifiche del presente Statuto e/o della Carta dei Principi e dei Valori, il Garante può chiedere la ripetizione della votazione che, in tal caso, s’intenderà confermata solo qualora abbiano partecipato alla votazione almeno la metà più uno degli Iscritti aventi diritto al voto. Sullo sfondo ci sono sempre gli spettri di una scissione o di una sfida in tribunale. Conte intanto è pronto a parlare alla sua comunità, con l’intenzione di lanciare due ulteriori momenti di dibattito online prima dell’Assemblea. Un modo per mobilitare la base, ma anche il consenso. LEGGI TUTTO

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    M5S, voto online per la Costituente dal 21 al 24 novembre su garante e limite dei mandati

    ServizioLa transizione dei Cinque stelleI quesiti saranno resi noti giovedì. L’esito delle consultazioni comunicato all’evento “Nova” dal 23 al 24 novembredi Redazione Roma12 novembre 2024Beppe Grillo attacca Giuseppe Conte: “Chiedo l’estinzione del M5S, il movimento è evaporato”Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaIl M5s convoca i suoi iscritti per le votazioni dei quesiti che saranno posti all’Assemblea costituente. Consultazione in rete dalle ore 10 del 21 novembre alle ore 15 del 24 novembre. Ai voti, tra le altre proposte emerse nel processo costituente, il ruolo del garante, il limite dei mandati e le alleanze. Ma anche il nome e il simbolo del Movimento. I quesiti saranno resi noti il prossimo 14 novembre. «Per ciascun punto all’ordine del giorno l’assemblea sarà chiamata ad esprimersi su una o più specifiche proposte», si legge nella convocazione pubblicata sul sito. L’esito delle consultazioni sarà comunicato in occasione dell’evento “Nova”, in programma al Palazzo dei Congressi di Roma dal 23 al 24 novembre.Loading… LEGGI TUTTO

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    Autonomia, tre scenari per la Consulta. Dai giudici possibili correzioni parziali

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaDa una parte il Nord, rappresentato da Veneto Lombardia e Piemonte, dall’altra il Sud, rappresentato da Puglia Sardegna e Campania. Se non ci fosse anche la “rossa” Toscana, che si è unita alle altre regioni governate dal centrosinistra contro la legge Calderoli, l’udienza pubblica a Palazzo della Consulta che andrà in scena oggi sarebbe una perfetta raffigurazione del rischio spaccatura del Paese in due in vista del referendum sull’autonomia differenziata targata Lega.Le due decisioni: giudizio di costituzionalità e ammissibilità dei quesiti referendariCerto, le due questioni all’attenzione dei giudici costituzionali relative all’autonomia differenziata – che discende, val la pena ricordare, dalla riforma del Titolo V voluta nel 2001 dall’allora centrosinistra – sono diverse: un conto sono le questioni di costituzionalità riguardanti la legge Calderoli per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario sollevate dalle quattro regioni di centrosinistra sui cui la Corte si esprimerà nelle prossime ore (dopo l’udienza pubblica i giudici si riuniranno in camera di consiglio e le previsioni sono quelle di una discussione lunga, che prenderà qualche giorno); un altro conto è il giudizio di ammissibilità dei referendum abrogativi, uno parziale e uno totale, depositati in Cassazione. Ma è certo che la prima sentenza influirà sulla seconda, fino alla possibilità di bloccare del tutto il processo referendario: anche per questo la Corte presieduta da Augusto Barbera, il cui mandato scadrà a fine anno, ha deciso di procedere con il giudizio di costituzionalità prima di affrontare la questione dell’ammissibilità dei referendum.Loading…I tre scenari e il possibile stop della Cassazione al voto popolare del giugno 2025Gli scenari possibili sono tre: se i ricorsi delle quattro regioni dovessero essere accolti (ma è l’ipotesi considerata meno probabile dagli esperti) non ci sarebbe più l’oggetto dei quesiti referendari. Se invece i ricorsi dovessero essere respinti la legge Calderoli resterebbe in piedi e con essa anche la possibilità di celebrare il referendum: anche se i giudici non dovessero ritenere illegittima la legge contestata, infatti, a gennaio i due quesiti potrebbero comunque essere ammessi e il referendum tenersi così nel giugno del 2025. C’è tuttavia una terza via, ed è quella al momento considerata la più probabile: la Consulta potrebbe giudicare illegittime solo alcune parti della legge Calderoli (ad esempio riguardo all’estensione delle competenze sulle materie da trasferire) con sentenza correttiva additiva. Una soluzione che svuoterebbe di fatto l’impatto della legge. In questo caso – come stabilito dalla stessa Consulta con sentenza 68/78 – sarebbe compito della Cassazione valutare se una modifica legislativa (per opera del Parlamento ma anche in conseguenza, appunto, di una sentenza della Consulta) supera o no il referendum. La parola passerebbe insomma direttamente alla Cassazione, con questi possibili esiti: i quesiti potrebbero comunque restare in piedi, oppure la Cassazione stessa potrebbe riformularli, oppure potrebbe anche dichiararli superati annullando il referendum.Uno snodo cruciale anche per il destino del premieratoUn passaggio cruciale, dunque, che potrebbe portare allo stop del voto popolare di giugno. E che spiega anche il tentato e fallito blitz della maggioranza, un mese fa, per eleggere il consigliere di Palazzo Chigi Francesco Saverio Marini come quindicesimo giudice della Consulta, che manca da un anno. L’attesa per la sentenza delle prossime ore ha poi di fatto imposto uno stand by sul premierato caro alla premier Giorgia Meloni, che vuole evitare il possibile incrocio con il referendum sull’autonomia differenziata: riaprire contemporaneamente il file del premierato in Parlamento finirebbe per saldare ancora di più il fronte contrario ad entrambe le riforme. A sentenza depositata si vedrà. LEGGI TUTTO

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    Albania, tribunale Roma rinvia alla Corte Ue e sospende il trattenimento dei migranti: rientreranno in Italia

    Quattro quesiti alla Corte europeaNelle cinquanta pagine del provvedimento, i giudici romani pongono alla Corte Ue quattro quesiti chiedendo di «chiarire vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale» emersi proprio dopo l’introduzione da parte del Governo dell’ultimo Dl sui Paesi sicuri. Secondo il tribunale, il Governo ha adottato una interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della Corte di giustizia del 4 ottobre «divergente da quella seguita dal tribunale di Roma nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e lì trattenute». Nello specifico, chiedono se il diritto «dell’Unione osti a che un legislatore nazionale, competente a consentire la formazione di elenchi di Paesi di origine sicuri e a disciplinare i criteri da seguire e le fonti da utilizzare a tal fine, proceda anche a designare direttamente, con atto legislativo primario, uno Stato terzo come Paese di origine sicuro».  Salvini: «Un’altra sentenza politica contro gli italiani e la loro sicurezza» Immediata la reazione del vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini: «Un’altra sentenza politica non contro il Governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza. Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini…». Il riferimento è alla richiesta dell’accusa nel processo Open Arms, che lo vede sul banco degli imputati per negato illegittimamente nell’estate del 2019 alla nave della Ong spagnola Open Arms di far sbarcare nel porto di Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare. Al comizio dei leader del centrodestra in corso a Bologna il numero uno della Lega aggiunge: «Nessuno mi toglie l’idea che quelle sentenze servano alle cooperative rosse per fare soldi». Dalla Lega gli dà manforte Claudio Borghi, che a Palazzo Madama grida che «i magistrati hanno passato il segno» e «stanno dimostrando di essere fuori legge».Tajani: «Decisione inaccettabile, va contro la tripartizione dei poteri»Toni durissimi anche da parte dell’altro vicepremier, il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «In una democrazia c’è la tripartizione dei poteri. Quando uno di questi poteri scavalca i propri confini mette in difficoltà la democrazia. Ci sono alcuni magistrati che stanno cercando di imporre la loro linea politica al Governo. Questo non è accettabile». «Non è un magistrato – ha aggiunto il leader di Forza Italia – che decide qual è un Paese sicuro perché non lo sa, perché non si occupa di queste cose. Se il Governo che ha gli strumenti per farlo dice che un Paese è sicuro, allora c’è qualcosa che non funziona». Il presidente dei senatori azzurri in assemblea al Senato va oltre parlando di «una Capitol Hill al contrario»: «I magistrati sono eversivi, c’è bisogno di una rifondazione della magistratura».L’Associazione nazionale magistrati: «I giudici fanno il proprio dovere»Di fronte alle parole dei vicepremier e degli esponenti della maggioranza, l’Anm interviene in difesa dei magistrati. «Mi preme solo ricordare – dice il segretario generale Salvatore Casciaro – che la primazia del diritto dell’Unione europea è l’architrave su cui poggia la comunità delle corti nazionali e impone al giudice, quando ritenga la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione, di applicare quest’ultima o, in caso di dubbio, di sollevare rinvio pregiudiziale, cosa che è stato fatto in questo caso dal tribunale di Roma». Chiaro il messaggio: «Non ci si può quindi lamentare che i giudici fanno il loro dovere né dare loro la colpa di inciampi nel perseguimento di politiche migratorie che spetta ovviamente al Governo decidere ma che non possono prescindere del quadro normativo europeo e sovranazionale nel quale si collocano».Opposizioni all’attacco: «Basta spreco, Piantedosi riferisca in Aula»I partiti di opposizione partono lancia in resta contro l’Esecutivo. Dal Pd tuona il responsabile sicurezza Matteo Mauri: «Alla faccia del cosiddetto “modello Albania”. Questo è il “modello Meloni”: violazione dei diritti, forzature istituzionali, poliziotti sottratti al proprio lavoro in Italia e soldi buttati dalla finestra! Quanto ci metteranno ancora per smetterla con questa buffonata?!». Anche il senatore Filippo Sensi è scorato: «Davvero incredibile l’inettitudine, l’incapacità, lo spreco, l’inutilità». Il collega M5S Alfonso Colucci denuncia l’«ignobile speculazione fatta sulla pelle delle persone». Per il deputato Riccardo Magi (+Europa) «il Governo ha l’obbligo di interrompere le deportazioni: non può e non deve esserci una terza missione prima del giudizio della Corte di Giustizia Ue sui Paesi sicuri». Magi chiede anche di ritirare l’emendamento con cui il Dl Paesi sicuri è stato fatto confluire al Senato nel decreto Flussi. Mentre il capogruppo di Italia Viva a Palazzo Madama, Enrico Borghi, dice in Aula: «È indispensabile che il ministro dell’Interno venga in quest’Aula e spieghi cosa sta accadendo in questo Paese!». LEGGI TUTTO

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    Effetto Trump: Meloni “scala” la classifica dei premier europei lasciandosi dietro Macron e Scholz

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaAdesso sono in molti in Europa a guardare verso l’Italia di Giorgia Meloni. Sì perché , senza doverlo rivendicare, la premier italiana è in questo momento la leader con le maggiori chance per tenere un confronto costruttivo con la prossima amministrazione Usa. Al vertice in corso a Budapest il più raggiante era indubbiamente il padrone di casa, il primo ministro ungherese Viktor Orban tifoso di Donald Trump dalla prima ora. Ma certo il leader magiaro non è in alcun modo candidabile a rappresentante della sponda europea. La sua vicinanza a Vladimir Putin, i suoi veti contro i finanziamenti all’Ucraina o alle politiche migratorie non lo rende un ambasciatore credibile per gran parte dei 27.«Noi sappiamo cosa dobbiamo fare – ha detto la presidente del Consiglio arrivando al Consiglio Europeo informale di Budapest , ora il punto è se vogliamo dare agli stati membri le risorse necessarie, questo è il vero dibattito e non so se questa mattina arriverà a soluzioni concrete, ma è l’elemento centrale». «Partiamo dal presupposto- ha aggoiunto – che io sono assolutamente convinta che l’Europa e, quindi anche l’Italia, debbano riuscire a garantire la loro maggiore indipendenza, la loro maggiore autonomia, anche investendo di più in difesa. Chiaramente servono gli strumenti per poterlo fare. Questo è un grande dibattito che riguarda il patto di stabilità, che l’Italia ha posto. Ci sono nel nuovo patto delle aperture. Secondo me va fatto molto di più e quindi penso che questo sia un altro di quei dibattiti che bisognerà prima o poi riaprire».Loading…Così come pure non possono fare da “testa di ponte” neppure i leader attuali dei due principali Paesi e cioè Germania e Francia, entrambi alle prese con una crisi politica interna che ne mina la leadership: Olaf Scholz è ormai un cancelliere che, oltre ad aver perso negli ultimi test elettorali il consenso popolare, adesso è privo anche della maggioranza parlamentare e questo porterà a breve la Germania al voto.; non meno pesante la crisi sul versante francese con Emmanuel Macron sempre più solo al comando e con un brusio costante di sottofondo su un suo possibile addio all’Eliseo prima della scadenza naturale del suo secondo mandato nel 2027.Meloni invece ha il vento in poppa, ha una maggioranza solida e un consenso personale crescente ed è la Premier del terzo paese dell’Unione. Ma soprattutto in questi due anni e più di governo ha continuato a mantenere forte il suo rapporto con la destra americana parallelamente all’ottima relazione con l’amministrazione Biden. L’intesa con Elon Musk – il principale sostenitore di Trump che ha schierato la sua macchina social assieme centinaia di milioni di dollari a sostegno del candidato repubblicano – è la cartina di tornasole. Il patron di Tesla, X e space X è da anni oggetto delle attenzioni di Meloni. È stato più volte a Palazzo Chigi, lo ha avuto lo scorso dicembre come ospite d’onore ad Atreju, gli ha chiesto di essere lui a consegnarle a settembre il Global citizen aware. «È un valore aggiunto del nostro tempo e un possibile interlocutore», ha detto la leader di FdI.Un equilibrismo spesso criticato ma che ora può dare i suoi frutti. Del resto è lo stesso adottato anche a Bruxelles. Meloni ha costruito un rapporto diretto con Ursula von der Leyen e con anche altri leader di destra e non solo divenendo una sorta di pontiere tra la i vertici europei e la destra sovranista utile in più occasioni per ammorbidire i veti dei suoi alleati più estremi a cominciare da Orban. E che questo equilibrismo abbia funzionato, che non l’abbia penalizzata lo dimostra il fatto che nonostante il “no” al bis di von der Leyen proprio Ursula abbia scelto di assegnare per la prima volta a un esponente del gruppo dei Conservatori guidato da Fratelli d’Italia, e cioè a Raffaele Fitto, il ruolo di vicepresidente esecutivo, provocando le ire dei socialisti (che continuano a minacciare di non votarlo) ma ottenendo il placet convinto del Ppe. LEGGI TUTTO