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    Orsini lancia da Bologna il piano per l’export: “Industria italiana da rilanciare con urgenza”

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    Sarà dal palco dell’EuropAuditorium che Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, presenterà domani una strategia straordinaria per ridare slancio al sistema industriale italiano e rafforzarne la presenza sui mercati internazionali. Un’iniziativa ambiziosa, che punta a generare fino a 80 miliardi di euro grazie a una nuova piattaforma dedicata all’export.La scelta di BolognaPer la seconda volta nella sua storia – la prima fu durante Expo 2015 – l’assemblea generale dell’associazione degli industriali lascia Roma per spostarsi in un’altra città. La scelta di Bologna, tutt’altro che casuale, rispecchia la volontà di Orsini di portare l’industria fuori dai palazzi istituzionali per valorizzare i territori: proprio il capoluogo emiliano è stato, secondo FDI Intelligence, la città italiana più attrattiva per investimenti industriali esteri nel 2023. LEGGI TUTTO

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    “Non spegnere subito l’auto”: il gesto che rovina il motore (e nessuno ti ha mai detto perché)

    Ascolta ora Per allungare la vita alla nostra auto, o allontanare il più possibile la necessità di chiedere aiuto a un meccanico, è talvolta sufficiente prendere delle semplici precauzioni, spesso modificando delle abitudini quotidiane che in realtà nascondono qualche piccola insidia. Una di queste prassi scorrette, in particolar modo quando parliamo di una vettura con […] LEGGI TUTTO

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    Dieselgate, la resa dei conti: condannati i manager Volkswagen. E ora scatta il risarcimento italiano

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    Torna alla ribalta il «Dieselgate» nella sua formulazione originaria, ovvero «Volkswagengate», lo scandalo emerso nel settembre 2015 delle centraline truccate per ridurre le emissioni di automobili munite di motore Diesel del gruppo Volkswagen vendute negli Usa e in Europa. La vicenda, che vede ora un giudice condannare quattro ex manager del gruppo, è costata al colosso tedesco dell’auto, in un decennio, tra cause e costi vari, una trentina di miliardi. E così, a distanza di 10 anni dallo scandalo che via a via ha intaccato altri gruppi automobilistici e condizionato regole e scelte politiche sul settore, ecco il nuovo colpo di scena. Due dei quattro ex manager della Volkswagen sono stati dichiarati colpevoli di truffa, per gli altri la corte ha optato per la sospensione condizionale della pena. La sentenza, dopo tre anni e mezzo di dibattiti processuali, è arrivata dal tribunale di Braunwschweig.Ad avere la peggio è stato l’ex dirigente senior nello sviluppo dei motori Diesel, condannato a quattro anni e mezzo di carcere, mentre al responsabile della tecnologia dei propulsori sono stati appioppati due anni e sette mesi. Sospensione condizionale di un anno e tre mesi per il responsabile dello sviluppo del marchio principale Volkswagen, il dirigente più anziano. Stessa sorte per il collega a capo del dipartimento per il controllo delle emissioni Diesel: condanna a un anno e 10 mesi con sospensione condizionale della pena.Ulteriori procedimenti penali, contro un totale di 31 imputati, sono ancora aperti a Braunschweig. Anche l’ex amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, avrebbe dovuto essere inizialmente incluso nel processo di Braunschweig. Tuttavia, il suo caso è stato separato prima dell’inizio del processo per motivi di salute. Winterkorn, ai tempi il top manager più pagato in Germania e con una pensione milionaria, ha sempre negato qualsiasi responsabilità personale nell’organizzazione, affermazione non veritiera a parere dei pubblici ministeri da sempre convinti che l’ex potente capo del colosso fosse a conoscenza dei dettagli del software illegale al più tardi nel maggio 2014, prima di quanto l’ex dirigente abbia ammesso.I risvolti italiani e la class action di AltroconsumoDallo scorso 10 aprile 2025 la piattaforma digitale realizzata da Altroconsumo, organizzazione leader di consumatori, in esecuzione dell’accordo transattivo raggiunto lo scorso anno con il gruppo Volkswagen, ha concluso la class action sulla vicenda delle emissioni truccate. Accedendo alla piattaforma, gli oltre 60mila consumatori ammessi dalla Corte di Appello e dal Tribunale di Venezia, possono così aderire all’accordo e ottenere il pagamento di una somma tra 550 e 1.100 euro per singolo proprietario, secondo le casistiche e le modalità previste dall’accordo transattivo. «Grazie a questa piattaforma – spiega una nota di Altroconsumo – è possibile gestire efficacemente le complesse operazioni con semplicità d’uso e con elevati standard tecnologici in termini di privacy e sicurezza informatica». «Altroconsumo e Volkswagen – aggiunge la nota – hanno continuato a collaborare per rendere operativa l’intesa raggiunta, che ha consentito di concludere la vicenda giudiziaria della durata di oltre 9 anni e di assicurare un risultato ai consumatori coinvolti». Il portale (www.classactionemissioni.it) è attivo a partire dallo scorso 10 aprile e accessibile per otto mesi, fino al 10 dicembre prossimo.Tutto è nato dalla violazione del «Clean Air Act» americanoLo scandalo noto in tutto il mondo come «Dieselgate» è iniziato nel settembre 2015, quando l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, aveva notificato al colosso di Wolfsburg un avviso di violazione del Clean Air Act, la legislazione americana sulla qualità dell’aria. Per l’Agenzia i tedeschi avevano intenzionalmente progettato i propri motori Diesel Turbocharged Direct Injection (TDI) affinché attivassero i sistemi di controllo delle emissioni solamente durante i test di controllo. Ciò aveva lo scopo di fare in modo che le emissioni di ossidi di azoto dei veicoli rientrassero entro i limiti prescritti dalla legislazione statunitense. LEGGI TUTTO

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    Congedo parentale 2025 all’80%, tutte le novità Inps: codici e modalità per richiederlo

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    I punti chiave

    È in arrivo un aiuto concreto per le famiglie italiane: l’Inps ha deciso di aumentare l’indennità per il congedo parentale, che sarà ora riconosciuta all’80% della retribuzione per i primi tre mesi di utilizzo. Questa importante novità, in vigore dal 1° gennaio 2025 grazie alle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2025, rappresenta un significativo passo avanti nel sostegno economico rivolto ai genitori lavoratori dipendenti nei delicati primi anni di vita del bambino.La situazione fino ad oggiFino ad oggi, il congedo parentale veniva indennizzato al 60% per il primo e secondo mese, mentre il terzo mese era retribuito solo al 30%. Con le nuove regole, l’indennità per tutti e tre i mesi sale uniformemente all’80%, garantendo così una maggiore sicurezza economica durante il periodo in cui i genitori si dedicano alla cura e all’accudimento del neonato. Il beneficio in questione è fruibile da parte di entrambi i genitori, che potranno utilizzare i mesi di congedo in maniera alternata o anche contemporanea, a seconda delle esigenze familiari. Dopo il terzo mese, l’indennità torna a essere calcolata al 30%, mentre l’eventuale ultimo mese di congedo parentale può essere non retribuito, a meno che la situazione reddituale del nucleo familiare non giustifichi un’ulteriore tutela.A chi si applica la misuraLa misura si applica ai lavoratori dipendenti che hanno concluso il congedo di maternità o paternità dopo il 31 dicembre 2024 e che iniziano a fruire del congedo parentale dal 1° gennaio 2025. È importante sottolineare che il beneficio è esteso anche ai casi di adozione e affidamento, riconoscendo il diritto a un sostegno economico anche alle famiglie che accolgono un minore in modo non biologico. I periodi di congedo devono essere utilizzati entro il sesto anno di vita del bambino o, in caso di adozione o affidamento, entro sei anni dall’ingresso in famiglia, comunque non oltre il compimento della maggiore età. LEGGI TUTTO

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    Trump ci ripensa: dazi all’Ue sospesi fino al 9 luglio

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    Nuovo ripensamento di Trump sui dazi all’Unione europea. dopo una telefonata di domenica con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il presidente Usa fa sapere che gli Stati Uniti ritarderanno l’applicazione di una tariffa del 50% sui beni provenienti dall’Ue dal 1° giugno al 9 luglio per guadagnare tempo per i negoziati con il blocco. Trump afferma che la presidente gli ha detto di “voler iniziare negoziati seri”. Ai giornalisti ha poi ribadito di aver detto “a chiunque volesse ascoltare, che deve farlo”. Ed ha aggiunto che Von der Leyen si è impegnata a “riunirsi rapidamente e vedere se possiamo trovare una soluzione”.”Buona chiamata con Trump – ha scritto von der Leye su X -. L’Ue e gli Usa condividono le relazioni commerciali più importanti e strette al mondo. L’Europa è pronta a portare avanti i negoziati in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, avremo bisogno di tempo fino al 9 luglio”. Tutto è bene ciò che finisce bene. Staremo a vedere come si evolverà la situazione.12.56 – Ue accelera i negoziati: “Oggi nuovo contatto”La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente degli Usa Donald Trump nella telefonata avuta ieri hanno “sostanzialmente hanno concordato di accelerare i negoziati” sulle questioni commerciali e “di rimanere in stretto contatto”. Lo dice la portavoce capo dell’esecutivo Ue Paula Pinho, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Innanzitutto, spiega Pinho, “è stata una buona chiamata, come è stato anche notato nel post sui social media dalla presidente e confermato dallo stesso presidente Trump, quando ha parlato alla stampa ieri. Ora non entreremo nei dettagli, ma quello che posso dire è che stiamo parlando, ovviamente, delle relazioni commerciali più grandi e più strette del mondo. I negoziati sono complessi e quindi stanno prendendo tempo”. Ora, con questa telefonata , prosegue, “c’è anche un nuovo impulso per i negoziati e partiremo da lì. È positivo vedere che c’è impegno anche a livello del presidente e da parte nostra. Abbiamo sempre detto che eravamo pronti a raggiungere un accordo. Per quanto riguarda i negoziati, abbiamo un ottimo team guidato dal commissario Maros Sefcovic, che sta portando avanti le discussioni. Questo era il momento per un contatto a livello di presidenti. Nel frattempo le discussioni continueranno già da questo pomeriggio, quando i commissari dovranno fare una chiamata con il segretario al Commercio” degli Stati Uniti, Howard Lutnick.14:40 – Ue: “Proposta 0 per 0 resta sul tavolo”Per quanto riguarda la proposta tariffe ‘zero per zerò “è ancora ampiamente sul tavolo. Riteniamo che sia un punto di partenza molto interessante per un buon negoziato che potrebbe portare benefici su entrambe le sponde dell’Atlantico, e certamente lo sosterremo con forza, a partire dalla chiamata tra il commissario Sefcovic e il segretario Usa Lutnick questa sera, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare”. Lo dice il portavoce della Commissione europea al Commercio Olof Gill durante il briefing quotidiano con la stampa.8.40 – Borse europee verso avvio solidoSi preparano a un’apertura in sostenuto rialzo le Borse europee, i future sull’Eurostoxx segnano un progresso dell’1,6% e quelli sul Ftse Mib dell’1,5%. A infondere di nuovo fiducia agli investitori è la notizia che Trump ha deciso di posticipare la scadenza dei dazi all’Ue dal primo giugno al 9 luglio. I listini dovranno fare a meno del faro di Wall Street, chiusa per il National Memorial Day. Chiusa per festività anche la Borsa di Londra (si festeggia la Spring Bank Holiday). LEGGI TUTTO

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    Dall’assicurazione alla revisione: tutte le irregolarità a cui può risalire il Ced

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    Come è stato detto nei giorni scorsi, a breve arriverà un importante cambiamento nelle modalità di verifica delle forze dell’ordine impegnate nei controlli su strada: dal primo giugno, infatti, potranno avvalersi del sistema di accertamento elettronico permesso dal Ced del ministero dell’Interno. In questo modo poliziotti e carabinieri potranno consultare tutta una serie di dati riguardanti il conducente, e non ci sarà più bisogno del supporto cartaceo. In sostanza, dunque, decadranno patente e libretto di circolazione, anche se resterà necessario portare con sé i documenti da presentare nel caso in cui il sistema informatico non sia disponibile.Ma cosa sappiamo del Ced? Si tratta, in sintesi, di una banca dati messa a disposizione delle forze dell’ordine dal ministero. Ced è l’acronimo di Centro elaborazione dati ed un grane database costantemente aggiornato che racchiude una svariata serie di informazioni. Il sistema è stato istituito dall’art. 8 della Legge n. 21 del primo aprile 1981, e negli anni ha continuato a svilupparsi. Per legge, i membri delle forze dell’ordine sono tenute a far confluire nel Ced tutte le informazioni e le valutazioni raccolte durante i controlli, in modo tale che i dati siano disponibili al fine di futuri controlli. Tramite richiesta scritta, i cittadini hanno facoltà di sapere quali dati che li riguardano sono confluiti nel Ced. In caso di violazioni della privacy, c’è anche la possibilità di cancellare, convertire in forma anonima, rettificare o integrare le informazioni.Tornando ai controlli delle forze dell’ordine, agli agenti preposti alle verifiche su strada sarà sufficiente inserire il codice della targa per accedere a tutti i dati associati al veicolo. In questo modo la verifica sarà più rapida ed efficiente. Carabinieri, agenti di polizia, polizia stradale e polizia municipale potranno rapidamente risalire a informazioni relative allo stato della patente del guidatore, dettagli sul libretto di circolazione, stato dell’assicurazione del mezzo, date della revisione e presenza di eventuali fermi amministrativi.In pratica sapranno praticamente tutto ciò che riguarda il mezzo e chi lo conduce. Sarà quindi molto difficile nascondere certe irregolarità. LEGGI TUTTO

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    Cnpr forum: “Rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie”

    Da sinistra in senso orario Tenerini, Ciani, Barzotti e Mancini

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    “L’inflazione ha colpito duramente durante gli anni post pandemici. Quello dell’inflazione non è un concetto astratto ma una tassa occulta che pesa sull’economia e sul potere d’acquisto delle famiglie in maniera chirurgica. Dopo la pandemia, con la guerra in Ucraina, abbiamo assistito a un aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia che ha influito pesantemente con l’aumento delle materie prime e dei beni di prima necessità. Una voragine è stata aperta dalla BCE che repentinamente ha alzato i tassi d’interesse che sono aumentati quasi il doppio. Tuttavia, ad aprile, secondo gli ultimi dati, abbiamo assistito a un lieve incremento degli stipendi e della paga oraria. Il governo ha compiuto grossi sforzi con il taglio del cuneo fiscale del sei/sette per cento per aumentare il potere d’acquisto degli italiani soprattutto per i ceti medio bassi, la riforma fiscale con l’accorpamento delle aliquote e ancora il bonus bollette replicato lo scorso mese. Ancora non è sufficiente, dobbiamo rendere strutturali alcune misure farle uscire dalla dimensione del bonus, c’è necessità di intervenire ulteriormente sul taglio del cuneo fiscale e rendere competitive le nostre aziende”. Lo ha dichiarato Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio, nel corso del Cnpr forum “Salari bloccati e costi in salita: l’Italia che lavora è in difficoltà?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.“Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito molto in questi anni – ha sottolineato Paolo Ciani (Pd-Idp), segretario della commissione Affari sociali alla Camera dei deputati – come confermato anche dai dati Istat. Nonostante il governo abbia provato ad adottare alcune misure come il carrello alimentare, oggi ci troviamo con i cittadini alle prese con prezzi dei beni diventati esorbitanti. Come fa una famiglia dove entrano mille euro al mese ad andare avanti? C’è una congiuntura internazionale che ha colpito il settore dell’energia provocando il caro bollette e anche qui l’intervento del governo è stato insufficiente. Bisogna intervenire sul sistema alimentare tenendo presente che gli stipendi sono rimasti invariati e poi bisogna intervenire sugli extra profitti di chi in questi anni ha guadagnato moltissimo sulla pelle dei cittadini. Il tema dei salari bassi è un tema vero che tocca tantissimi ambiti lavorativi. La differenza con gli altri Paesi europei è sempre più evidente. In Italia si lavora molto e si guadagna di meno. Adeguare i salari è l’unica risposta concreta partendo dai tanti lavori sottopagati come ad esempio quelli degli insegnanti”.Secondo Paola Mancini (FdI), segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia, “la crisi economica è globale e tutti ce ne siamo resi conto, continuano a essere anni pesanti. Sicuramente l’aumento dei costi dell’energia ha poi conseguentemente generato il sistema inflazionistico che ha visto ridurre il potere d’acquisto delle famiglie. Oggi la crescita è costante anche se contenuta e solo parzialmente c’è il recupero del potere d’acquisto dei salari. Gli interventi possibili possono essere di due generi: possono avere un effetto immediato o ravvicinato e un altro invece è di medio e di lungo periodo. Il governo da subito si è adoperato e continuerà a farlo con quelle politiche anche locali che sappiamo essere fondamentali per sostenere le fasce economicamente più fragili e quindi le famiglie più bisognose e questa è una risposta che definirei emergenziale e non strutturale. Per superare il gap e rilanciare il potere d’acquisto degli stipendi che si trasforma in una linfa per i consumi interni occorrono interventi di lungo respiro proiettati nel futuro. Provvedimento efficace è sicuramente la riduzione del cuneo fiscale che continuerà con un’analisi completa con provvedimenti strutturali anche per quello che riguarda la riforma del fisco che si attendeva da cinquanta anni”.Critica Valentina Barzotti (deputata del M5s in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia): “Le famiglie stanno vivendo un momento difficile perché fanno davvero tanta fatica ad arrivare alla fine del mese. In Italia abbiamo più di quattro milioni di lavoratori poveri quello che si può fare è introdurre una soglia di retribuzione legale sotto la quale non si possa andare, quindi un salario minimo per legge. Questa proposta non è la panacea di tutti i mali ma va a intervenire in tutte quelle platee di lavoratori a bassa redditività che poi rappresentano la maggior parte delle nuove occupazioni. Necessario innestare anche la contrattazione collettiva che consente di defiscalizzare i rinnovi contrattuali con più soldi in busta paga per i lavoratori. I salari sono in stagnazione da oltre trent’anni oltre a un problema di produttività legata alla formazione e alla transizione tecnologica che non ha precedenti. Con l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale è evidente sia necessario andare a formare i lavoratori per evitare che ci sia un effetto sostitutivo drammatico. Il rischio che si corre è che in assenza una formazione adeguata il lavoratore venga ulteriormente marginalizzato ancora di più”.Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “L’inflazione ha colpito diversi settori e l’impatto pesante è su bollette e beni alimentari. Il costo della vita è aumentato gli stipendi no. Lo Stato deve azionare leve concrete per rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie. Iniziamo col dire che la nostra Costituzione sancisce il diritto a una retribuzione sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa in alcuni programmi elettorali si è parlato di normare un salario minimo di nove euro lordi l’ora, c’è da chiedersi se l’importo che ne scaturisce possa essere in grado di garantire la dignità di un lavoratore e della sua famiglia. È sicuramente un passo per valorizzare erga omnes i trattamenti economici soprattutto per quei settori che subiscono il fenomeno del dumping contrattuale. Di contro va considerato che le piccole e medie imprese potrebbero avere difficoltà a sostenere l’aumento del costo del lavoro. Quindi il raggio d’azione politico deve avere una visione molto più ampia. Oltre al tema dei bassi salari l’Italia fa i conti con una produttività che cresce troppo lentamente. Non è solo un problema di retribuzioni ma serve intervenire anche su innovazione, formazione e qualità del lavoro”. LEGGI TUTTO

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    Torna il Btp Italia, il titolo anti-inflazione col tasso minimo garantito

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    Dopo oltre un anno di assenza dai radar del Tesoro, torna protagonista il Btp Italia, il titolo di Stato indicizzato all’inflazione nazionale, pensato in particolare per i piccoli risparmiatori. Oggi scade il Btp Italia emesso nel 2020 (che raccolse oltre 22 miliardi di euro) e il Tesoro comunicherà il tasso minimo garantito della nuova emissione, che sarà in collocamento da martedì 27 a venerdì 30 maggio. Nei primi tre giorni la sottoscrizione sarà riservata al pubblico retail, mentre la giornata conclusiva sarà dedicata agli investitori istituzionali.Questa sarà la ventesima emissione del Btp Italia e porterà con sé alcune novità: avrà una scadenza a 7 anni — più lunga rispetto agli ultimi collocamenti — con termine fissato al 4 giugno 2032. Confermato anche il premio fedeltà dell’1% per chi lo sottoscriverà all’emissione e lo terrà fino alla fine. Il rendimento sarà calcolato in base all’indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, con rivalutazione ogni sei mesi. Il tasso minimo dovrebbe essere interessante solo se si avvicinerà o supererà la soglia del 1,75%, ritenuto il “tasso di equilibrio” considerando un’inflazione attesa dell’1,35% e un rendimento nominale dei Btp a 7 anni del 3,1%.Il Btp Italia si presenta sul mercato sostenuto da un quadro macro-finanziario più favorevole rispetto al recente passato. Moody’s ha alzato l’outlook sul rating dell’Italia da “stabile” a “positivo”, confermando il giudizio Baa3, mentre S&P ha recentemente alzato il rating a BBB+ e Fitch ha confermato la tripla B. Secondo l’agenzia americana, i progressi nei conti pubblici — grazie al taglio del superbonus e al forte incremento delle entrate — e la solidità del sistema bancario italiano rafforzano la resilienza dell’economia nazionale.Palazzo Chigi ha accolto la revisione con soddisfazione: «Un segnale importante di fiducia nella solidità della nostra economia e nella credibilità delle politiche economiche del governo», ha commentato in una nota, sottolineando che il Paese proseguirà sulla strada della disciplina fiscale e del sostegno alla crescita.Per i risparmiatori, il Btp Italia rappresenta un’alternativa concreta ai titoli nominali, specie in uno scenario di incertezza geopolitica e tensioni sui dazi, che potrebbero far risalire l’inflazione. Tuttavia, le aspettative sui prezzi al consumo oggi appaiono piuttosto contenute: questo rende la “copertura” fornita dai titoli indicizzati relativamente poco costosa. I confronti storici aiutano a orientarsi: chi avesse acquistato il Btp Italia a ottobre 2019 (scadenza 2027), ha finora ottenuto un rendimento annuo del 3,21%, contro lo 0,20% dei titoli fissi. Ma l’emissione del novembre 2022, per esempio, ha reso finora il 4,72% annuo, appena inferiore al “gemello” nominale. LEGGI TUTTO