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    Conto corrente come diritto: le banche non potranno rifiutarsi di aprirne uno né chiuderlo in modo unilaterale

    Il conto corrente potrebbe diventare presto uno dei diritti fondamentali dei cittadini italiani, con tutta una serie di conseguenze su quelli che sono gli equilibri che ad oggi regolano il rapporto tra istituti di credito e correntisti.È questa, in sostanza, la situazione che si verrebbe a creare qualora la proposta di legge avanzata dalla maggioranza diventasse legge: dopo il via libera in Commissione Finanze, il testo del ddl approderà alla Camera per la votazione da parte dei deputati. Nel caso in cui venisse approvata, la misura impedirebbe alle banche di porre il proprio veto sull’apertura di un conto corrente così come di chiuderne uno già esistente in modo unilaterale qualora esso risultasse con saldo in attivo.Per quanto infatti ad oggi il “conto di base”, introdotto per favorire l’inclusione finanziaria e garantire l’accesso ai servizi bancari primari a tutti i consumatori, anche a quelli con minori disponibilità economiche, non sia complesso da aprire e risulti tutelato dalle normative vigenti, vi sono comunque delle situazioni per le quali agli istituti di credito è consentitoopporre un rifiuto alla richiesta. Questà possibilità è infatti concessa a banche e Poste nel caso in cui il cittadino non risponda ai requisiti previsti dalla legge o qualora non sussistano rischi di violazione delle normative antiriciclaggio.La proposta di legge si pone l’obiettivo di andare oltre questo scoglio e garantire a tutti il diritto di aprire un conto corrente, anche in caso di segnalazioni effettuate alla Centrale Rischi e un trascorso da cattivo pagatore della persona, così come in presenza di protesti o chiare insolvenze, ovvero quelle condizioni che attualmente forniscono a un istituto di credito la facoltà di respingere la richiesta, specie se si parla dell’apertura di un conto corrente con carte di credito o fido. La banca potrà opporre il proprio rifiuto esclusivamente qualora sul cittadino gravino forti sospetti di attività di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo, motivazioni che consentiranno anche di chiudere un conto già aperto.Da un lato ci sono i promotori, che puntano all'”inclusione finanziaria” per garantire ai cittadini il diritto di essere titolari di un conto corrente in un’epoca nella quale i pagamenti con carta sono sempre più diffusi nonché tracciabili, ma dall’altra c’è il rischio di scontrarsi con le norme comunitarie e la stessa Costituzione italiana. LEGGI TUTTO

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    DoValue acquista Coeo Operazione da 390 milioni

    Importante acquisizione per DoValue sul fronte dell’intelligenza artificiale. La società guidata dalla Ceo Manuela Franchi, infatti, ha sottoscritto un accordo vincolante per rilevare il 100% del capitale sociale di Coeo da una società affiliata a Waterland Private Equity, per un corrispettivo base per cassa pari a 350 milioni (inclusivi del debito netto a livello target), oltre a una componente di earn-out di 40 milioni da corrispondersi nel 2028, subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi finanziari. A renderlo noto è stato un comunicato della stessa DoValue, nel quale si specifica che l’operazione sarà finanziata tramite una linea di finanziamento ponte messo a disposizione da un pool di banche internazionaliper un ammontare di 325 milioni.Con sede in Germania, Coeo è il più grande operatore mondiale nel segmento delle società di nuova generazione dedicate alla gestione di crediti basate su intelligenza artificiale. Proprio grazie all’Ia, all’analisi dei comportamenti dei consumatori e a un modello che tende all’efficienza operativa, «Coeo si è rapidamente affermata come leader nel settore del recupero digitale», si legge sulla nota del gruppo italiano dei crediti deteriorati.«L’acquisizione di Coeo segna un passo fondamentale nell’evoluzione strategica di DoValue», spiega la ceo Franchi, «rafforzando la leadership del nostro gruppo come piattaforma pan-Europea per la gestione del credito basata sulla tecnologia e sull’intelligenza artificiale». La società LEGGI TUTTO

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    Iveco Group può diventare indiana

    Iveco Group, società della galassia Exor, sarebbe a un passo da diventare indiana, entrando a far parte della famiglia Tata Motors. Dunque, un altro «gioiello» italiano, in questo caso fondato a Torino nel 1975, che si appresterebbe a cambiare casacca. Tata Motors, vecchia conoscenza di casa Agnelli, a questo punto si preparerebbe ad acquisire il […] LEGGI TUTTO

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    Lexsential avvia una collaborazione strategica con la piattaforma DPP+AI

    Lo studio legale Lexsential ha assistito un gruppo di investitori per un’operazione strategica nel mondo della blockchain e digitale, mettendo a disposizione dei propri clienti i servizi di Blockchain e confermando il proprio expertise e attenzione ai temi dell’innovazione e della trasformazione tecnologica.Lo studio ha infatti assistito Kelipe di Andrea Biffi (ex CEO ed azionista di SOFAR S.p.A., ex membro del board di Asensus Inc. – società quotata al NYSE e recentemente acquisita da Karl Storz – presidente di 1Med S.A., CRO, Advisor di Alfasigma S.p.A., membro del board di molte società internazionali in ambito Healthcare e investitore seriale nel mondo Healthcare), Stefano Farina (imprenditore ed investitore nel mondo Healthcare), ed Enrico Perfler (fondatore e membro del board di 1Med S.A., CRO attiva nei settori pharma e medtech ed investitore in Healthcare) nel round di investimento in DigitCo, e nell’acquisizione, da parte di quest’ultima, degli asset digitali di Tokenance.Tokenance è una start up innovativa che sviluppa soluzioni fondendo sistemi di blochchain e intelligenza artificiale, tra cui appunto la piattaforma Tokenance Digital Product Passport + AI. In particolare, il passaporto digitale di prodotto introdotto dal Regolamento (UE) 2024/1781, noto come Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) renderà accessibili informazioni dettagliate lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto (fase di produzione, vendita, riciclo o smaltimento); è destinato ad avere un impatto diretto a favorire la trasparenza, la tracciabilità dei materiali, migliorare la gestione delle risorse, e sarà uno strumento molto utile a promuovere un modello di impresa trasparente, responsabile e sostenibile e favorirà l’economia circolare. L’entrata in vigore è prevista nel 2027 ma vi sono molte società che si stanno muovendo già oggi per essere pronte. LEGGI TUTTO

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    Fabrizio Bontempo confermato all’unanimità Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino

    Il Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino ha rinnovato la fiducia a Fabrizio Bontempo, confermandolo all’unanimità presidente per il triennio 2025–2028. La convergenza di tutte le componenti della categoria nella lista unitaria e l’elevata partecipazione al voto testimoniano la coesione interna e la volontà condivisa di rafforzare il percorso intrapreso negli ultimi […] LEGGI TUTTO

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    Vacanze 2025 in auto: cosa si rischia con gomme lisce o revisione scaduta

    In estate sono tanti gli italiani che decidono di viaggiare in auto, a riprova di ciò abbiamo le giornate a bollino rosso e nero. In tali circostanze si rende più che mai necessaria la certezza che le vetture siano in regola, e capaci di affrontare anche lunghe tratte. Purtroppo, come spiegato da Assogomma e dalla stessa Polizia stradale, sono sempre di più gli automobilisti che si mettono alla guida di vetture non in regola.Un recente studio condotto su 10mila automobili ha rivelato che su tre vetture esaminate almeno una risulta quasi sempre irregolare. Le irregolarità sono varie, e vanno dalla mancata revisione agli pneumatici lisci. A ciò si unice il fatto che molte della auto circolanti in Italia risultano piuttosto vecchie, parliamo di mezzi che hanno più di 10 anni (il 59&) o addirittura 20 (il 24%).Per quale ragione così tanti veicoli non sono a regola? Non si tratta sempre di trascuratezza o negligenza, a volte la causa è da riscontrare in questioni economiche. Non tutti possono permettersi auto nuove o perfettamente efficienti. “Comprare un’auto nuova è fuori portata per molti utenti. Tuttavia, la manutenzione resta trascurata, soprattutto sulle auto più vecchie. Gli pneumatici, in particolare, vengono spesso ignorati, considerati ancora affidabili anche se consumati, o la loro sostituzione viene rimandata per risparmiare tempo e denaro”, ha dichiarato il direttore di Assogomma Fabio Bertolotti, come riportato da Il Corriere.Di conseguenza, molte delle vetture circolanti nel nostro Paese non sono a regola. Ben il 17% di automobili con più di 10 anni non ha fatto la revisione, mentre un 10% dei veicoli ha le gomme sotto il limite di 1,6 mm. Il 6%, inoltre, non ha pneumatici omologati. C’è addirittura chi non ha ancora sostituito le ruote invernali con quelle estive. LEGGI TUTTO

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    Assicurazione auto: ecco le app che fanno davvero risparmiare

    Paghi troppo l’RC auto? Forse è solo perché non hai ancora scaricato l’app giusta. Secondo i dati dell’Osservatorio di Segugio.it, il costo medio dell’RC auto ha toccato i 466,55 euro a giugno 2025, con un aumento del 6,14% rispetto a gennaio. Un incremento che pesa soprattutto su chi utilizza poco l’auto ma è comunque costretto a sostenere costi fissi elevati. Il risultato? Circa 2,6 milioni di veicoli senza copertura con un buco da 1,4 miliardi di euro per le compagnie e un rischio enorme per la sicurezza su strada. In questo frangente, il digitale si presenta come una risposta concreta e immediata: oggi esistono diverse applicazioni che permettono di tagliare sensibilmente il costo della polizza, adattandola alle reali esigenze dell’automobilista. Strumenti che non solo confrontano le offerte in tempo reale, ma offrono formule flessibili come il “pay per use”, ideali per chi guida poco o solo in determinati periodi dell’anno, eccone alcuni.Segugio.itTra le app più diffuse c’è quella di Segugio.it, che consente di confrontare decine di offerte in pochi minuti. Il sistema attinge a un database di oltre 80 compagnie, elaborando preventivi personalizzati sulla base dei dati dell’assicurato e del veicolo. Secondo l’osservatorio del portale, chi cambia compagnia e utilizza un comparatore può risparmiare anche diverse centinaia di euro l’anno. Tra i punti di forza, la possibilità di bloccare un’offerta per 60 giorni e di accedere a una consulenza gratuita con un operatore. L’applicazione non sempre ottiene recensioni entusiastiche dagli utenti – su App Store, ad esempio, il punteggio è basso – ma resta tra le soluzioni più efficaci per chi cerca trasparenza e rapidità nel confronto.Prima.itL’app di Prima Assicurazioni è pensata per chi preferisce una gestione completamente digitale della propria polizza. L’utente può calcolare il preventivo, acquistare la copertura e gestire ogni aspetto della polizza direttamente dall’app, senza intermediari. Prima propone spesso offerte mirate, in particolare per i guidatori giovani o per le famiglie, con coperture accessorie personalizzabili. È una delle realtà assicurative cresciute più rapidamente in Italia, grazie a una comunicazione smart e alla facilità d’uso dell’interfaccia. È possibile trovare le offerte Prima anche tramite Segugio.it, ottenendo a volte condizioni più vantaggiose.VertiVerti è tra le compagnie che offrono polizze pay-as-you-drive o pay-per-use, un sistema che calcola il premio assicurativo sulla base dei chilometri effettivamente percorsi. È una soluzione perfetta per chi utilizza l’auto occasionalmente, ad esempio per brevi spostamenti urbani o solo nei weekend. Il vantaggio è evidente: meno si guida, meno si paga. Secondo le stime della compagnia, il risparmio rispetto alle polizze tradizionali può arrivare fino al 30%. L’app permette di monitorare la copertura e i dati di utilizzo, offrendo anche strumenti per il pagamento e l’assistenza in tempo reale. LEGGI TUTTO

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    Trump-Powell, il braccio di ferro che conviene a tutti

    Tiene banco, nelle cronache finanziarie di quest’estate, il caso Trump-Powell: il presidente degli Stati Uniti non perde occasione per esprimere il suo disprezzo per il presidente della Federal Reserve (la banca centrale Usa), Jerome Powell. E vorrebbe cacciarlo perché non taglia i tassi d’interesse. Ma non può: il suo mandato scade nel 2026. La questione può sembrare tecnica o interessare pochi addetti ai lavori. Ma in realtà interessa tutte le democrazie moderne, comprese quelle europee. Le banche centrali sono come gli esseri umani: a volte sbagliano. Ma quello che più conta nell’agire di una banca centrale non è la propria infallibilità, bensì la sua autorevolezza. E per essere autorevoli bisogna poter essere indipendenti. Dalla banca centrale deriva la politica monetaria di una nazione o, nel caso della Ue, dei 20 Paesi che hanno aderito all’unione monetaria dell’eurozona. In estrema sintesi, la banca centrale controlla la moneta: decide quanta ce ne deve essere in giro. E, attraverso i tassi d’interesse, ne determina le principali dinamiche. E’ dunque importante che sia indipendente, così da sottrarre al potere esecutivo il controllo della moneta. Un governo che possa decidere ogni giorno quante banconote stampare non avrebbe alcuna credibilità internazionale. Per questo motivo, dal dopoguerra, le banche centrali hanno progressivamente divorziato dalla politica. Ma è stata la stessa politica a determinare questa scelta, nella convinzione che fosse la cosa migliore nell’interesse della nazione e per la sua reputazione finanziaria.Detto tutto questo, il caso Trump-Powell non fa che confermare la bontà della separazione tra banca centrale e governo. E non è solo una faccenda politica: la prova che il licenziamento di Powell sarebbe un boomerang per l’intera America e per lo stesso Trump arriva dai mercati. Tutte le volte che il presidente Usa lo insulta o afferma che lo caccerà presto, la reazione dei titoli americani e del dollaro è opposta a quella che Trump ha in mente. Seguite il ragionamento: Powell è accusato dalla Casa Bianca di non tagliare i tassi d’interesse. Se lo facesse, scenderebbero i rendimenti dei titoli di Stato e il governo risparmierebbe sugli interessi. Ma quando Trump “licenzia” Powell, i rendimenti invece di scendere (come dovrebbero fare in vista di un nuovo presidente della Fed che fa quello che gli dice Trump), salgono. E’ successo tutte le volte che Trump ha parlato di Powell. E, allo stesso tempo, la Borsa di Wall Street, invece di brindare al taglio dei tassi, perde terreno. Il perché di una tale reazione è la paura che la Fed perda la sua indipendenza. E con questa, gli Usa diventino meno credibili. Poco importa che Powell sia bravo o meno; che faccia bene a tenere i tassi alti o meno. Quello che conta è che con una Fed autonoma, la politica monetaria non la fa il governo, con il rischio di assecondare i propri disegni politici anche a scapito dell’interesse dell’intera nazione. E una Fed autonoma diventa anche un facile e gratuito capro espiatorio per lo stesso presidente Usa. Conviene anche a lui, in fin dei conti.E’ un po’ quello che succede anche qui in Europa: quante volte la Bce è stata accusata dalla politica di praticare politiche monetarie restrittive. Per esempio nella lotta all’inflazione. Ma anche per l’Unione europea vale la stessa regola: meglio una Bce che sbaglia piuttosto che una banca centrale che obbedisce ai governi. LEGGI TUTTO