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    Tim, Poste compra il 15% da Vivendi per 684 milioni e sale al 24,8%

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    Vivendi ha annunciato oggi, 29 marzo, di aver firmato un accordo con Poste Italiane per la vendita del 15% delle azioni ordinarie di Tim e dei diritti di voto al prezzo di 0,2975 euro per azione per un totale di 684 milioni di euro. “Al completamento di questa transazione, che si verificherà dopo la notifica all’Autorità Garante della Concorrenza italiana, Vivendi manterrà un interesse di minoranza che rappresenta il 2,51% delle azioni ordinarie e diritti di voto dell’operatore di telecomunicazioni italiani e 1,80% del capitale azionario”, precisa in una nota la società guidata dall’amministratore delegato Matteo Del Fante.”Vivendi – prosegue la nota – ha indicato in diverse occasioni la sua intenzione di vendere la sua partecipazione a Tim in buona condizione finanziaria, ha superato la soglia del 20% delle azioni ordinarie di Tim e i diritti di voto il 18 marzo 2025, risultante dalle vendite di azioni sul mercato. Alla fine del trading il 25 marzo, Vivendi possedeva il 17,51% delle azioni ordinarie e i diritti di voto di Tim e il 12,56% del capitale azionario”. LEGGI TUTTO

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    Nuove regole per passaporti e carte d’identità: ecco cosa cambia

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    I punti chiave

    Il Consiglio dei Ministri ha approvato importanti disposizioni “per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero”: le novità più rilevanti illustrate nel disegno di legge (ddl) riguardano le regole per i passaporti che non saranno più rinnovabili e andranno rifatti dopo la loro scadenza ma cambiano anche alcune regole per le carte d’Identità che saranno valide pure per chi viaggia in alcuni Paesi non Europei.Passaporti, ecco cosa cambiaChi ha a portata di mano il proprio passaporto si accorgerà che la durata è decennale: fino a oggi, alla scadenza naturale, si operarava il rinnovo ma adesso non sarà più possibile e dovrà essere richiesto ex novo. La nuova misura permetterà molte meno contraffazioni e furti d’identità rispetto al passato perché i nuovi documenti avranno un microprocessore con i dati biometrici tra cui, oltre alla classifica fotografia, anche le impronte digitali. Quando arriverà la data di scandenza, dunque, bisognerà fare richiesta di un nuovo passaporto.Il ddl pone fine anche al passaporto collettivo: in passato (era già in disuso perché non conforme alle normative Ue) era molto usato quando venivano organizzati viaggi con gruppi numerosi di persone (numero compreso tra 5 e 50) ed era valido per ogni singolo viaggio con una durata comunque molto limitata nel tempo. Attenzione a chi lascia l’Italia senza un passaporto valido: riceverà una multa in base all’inflazione.I casi di furto e smarrimentoVengono semplificate anche le procedure generali in caso di furto e smarrimento: nel caso particolare, invece, quando un italiano si trova all’estero dovrà prima denunciarlo alle autorlità locali che trasmetteranno la richiesta in Italia. Una volta perso, dovrà essere necessariamente prodotto un nuovo passaporto: nel nuovo ddl viene spiegato che in questi casi avviene il rilascio di documento provvisorio di viaggio (chiamato Etd) che è necessario per il rientro nel nostro Paese. Nel ddl viene sottolineato che bisognerà spiegare bene la denuncia diversificando tra i casi in cui lo smarrimento e il furto avvengono in Italia o fuori dai confini nazionali. LEGGI TUTTO

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    Investimenti errati? Ecco quando la banca deve risarcirti anche dopo 10 anni

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    La banca ha consigliato investimenti che si sono rivelati sbagliati? Ebbene, in casi del genere il computo dei 10 anni entro i quali il cliente può chiedere il risarcimento non scatta, come accadeva solitamente, dal momento della sottoscrizione dell’accordo, bensì da quando si è manifestato il danno per il risparmiatore. Ciò ha stabilito la sentenza 32226 della Corte di Cassazione, che ha valutato uno specifico caso relativo a un investimento obbligazioni Lehman Brothers effettuato nel 2003 tramite la Banca Popolare dell’Alto Adige.I clienti, persone con un basso livello di istruzione e una scarsa dimistichezza per quanto concerne le forme di risparmio, avevano decisio di affidarsi agli esperti dell’istituto di credito per far fruttare i loro risparmi. Chi allora si occupò di gestire questi fondi non scelse di diversificare l’investimento ma lo concentrò interamente su un unico titolo, una decisione quindi molto rischiosa.La banca si limitò a far sottoscrivere ai risparmiatori una specifica clausola nella quale si dichiarava che l’investimento si discostava dalla strategia concordata, senza, tuttavia, aggiungere un più che necessario chiarimento circa i rischi connessi a un’operazione del genere. Il crack di Lehman Brothers del 2008 comportò la perdita del capitale quasi nella sua totalità, e alla scadenza dei titoli nel 2013 i clienti non ricevettero alcuna restituzione, subendo un pesante contraccolpo.L’anno successivo, pertanto, furono gli eredi a sporgere denuncia nei confronti dell’istituto di credito, chiedendo non solo l’annullamento/risoluzione del contratto d’investimento, ma anche il risarcimento dei danni: i legali contestarono la violazione degli obblighi informativi previsti dal Regolamento Consob 11522/98, sulla base del quale si impone agli intermediari di non effettuare “operazioni inadeguate”. Ciò che accadde, in effetti, visto che il 100% del capitale fu investito su un unico titolo, incrementando i rischi in modo esponenziale.A nulla valse la sottoscrizione dell’accordo fatto firmare dalla banca, in cui si parlava di incoerenza della linea concordata coi clienti: secondo la Cassazione si trattava di descrizioni sommarie e dalle quali non risultava un’adeguata informazione dei rischi connessi all’unico investimento, alla sua durata decennale e alle incertezze di mercato, già allora evidentemente rilevabili.Gli Ermellini hanno dunque stabilito il risarcimento, sancendo come limite decennale non già quello decorso dalla data dell’investimento bensì dal momento in cui i risparmiatori hanno acquisito consapevolezza delle perdite subite: la somma da rifondare è stata quantificata sulla base del capitale iniziale a cui sono state detratte le somme già percepite tramite cedole e rimborsi partiti dopo la procedura di insolvenza. LEGGI TUTTO

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    Rimborso istantaneo per il treno in ritardo: ecco come richiederlo con “Smart Refund”

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    I punti chiave

    Adesso sarà più facile e immediato, per i viaggiatori di Trenitalia, richiedere il rimborso istantaneo dei biglietti in caso di ritardi o cancellazioni: il nuovo sistema è stato presentato dall’azienda di Ferrovie dello Stato ed è disponibile sia sul portale web ma anche per chi scarica l’applicazione sui propri dispositivi.Cos’è Smart RefundSi chiama Smart Refund ed è disponibile per i passeggeri che hanno acquistato un biglietto per l’Alta velocità o Intercity: in questo modo sarà molto più veloce e snello il processo per rimborsare gli utenti delle somme dovute. Ci sono due possibilità: richiedere la cifra economica che in caso di ritardi tra 60 e 119 minuti (quindi entro le due ore) è del 25%, dalle due ore in sù è del 50% mentre per le cancellazioni c’è ovviamente il rimborso completo. Chi volesse, però, può richiedere un bonus che sarà speso successivamente per un altro acquisto. Il servizio, che nel recente passato era disponibile soltanto tramite Smart Caring, dallo scorso mese di settembre ha già fatto fronte a oltre 200mila richieste ognuna delle quali è stata risolta in un tempo medio di 25 secondi.Come richiederloPer sfruttare il rimborso istantaneo, come anticipato, ci si può collegare con la pagina web di Trenitalia o scaricare l’app, cliccare su “Info e Assistenza/Info su Rimborsi” dell’App oppure attendere la ricezione di mail o sms di Smart Caring (automaticamente) che il cliente riceverà se il proprio treno avrà subìto un ritardo o una cancellazione. A quel punto, dopo aver inserito la mail del proprio account con il quale ci si è registrati e il codice Otp, la richiesta potrà essere inoltrata con il rimborso che arriva in maniera praticamente immediata.”Velocizzati i rimborsi””L’introduzione di Smart Refund su App e sito di Trenitalia è un esempio concreto dell’impegno dell’azienda nel fornire soluzioni sempre più efficienti, veloci e pratiche per i nostri passeggeri”, ha dichiarato Gianpiero Strisciuglio, amministratore Delegato e Direttore Generale di Trenitalia. “In questo percorso, l’innovazione tecnologica svolge un ruolo fondamentale poiché ci permette non solo di velocizzare il processo di rimborso, ma anche di renderlo anche più sicuro e trasparente”. LEGGI TUTTO

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    Montezemolo sconfitto. A Londra vince il broker

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    «Le pretese dei ricorrenti sono respinte». Si chiudono così le 337 pagine della sentenza con cui l’Alta Corte di Londra ha bocciato le richieste di Luca Cordero di Montezemolo e del figlio Matteo, che avevano chiesto un risarcimento da 50 milioni di euro a carico, tra gli altri, del broker Daniele Migani, fondatore del Gruppo Xy specializzato in consulenza su grandi patrimoni, sostenendo di essere stati «vittime di una frode» per investimenti finiti male cinque anni fa. La vicenda era emersa dodici mesi fa e a novembre Migani, residente in Svizzera e con un passato anche da fisico nucleare al Cern di Ginevra, aveva subito pure un sequestro da 18 milioni in un’inchiesta milanese su presunti raggiri ad altri vip e imprenditori per le ipotesi di truffa, abusiva attività finanziaria in Italia e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Sequestro poi però annullato dal Riesame. L’indagine comunque va avanti. LEGGI TUTTO

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    Intesa, dalle Fondazioni ok a Messina

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    In cima alla lista sono blindate le conferme dell’amministratore delegato Carlo Messina (che nel 2024 ha percepito un compenso complessivo di 6,4 milioni di euro) e del presidente Gian Maria Gros-Pietro. Un forte segno di continuità in larga parte atteso, dopo i ricchi profitti degli ultimi anni. Ieri, le principali Fondazioni azioniste della prima banca italiana (che pesano per il 17,87% del capitale), aderenti al patto parasociale, hanno depositato la lista congiunta di 17 candidati per il Consiglio di Amministrazione e il Comitato per il Controllo sulla Gestione della Banca per il triennio 20252027 in vista dell’assemblea del 29 aprile. La proposta vede tra i nomi, oltre a Messina e Gros-Pietro, anche Paola Tagliavini come Vice Presidente. E poi: Mariangela Zappia, Franco Ceruti, Paolo Maria Vittorio Grandi, Luciano Nebbia, Liana Logiurato, Pietro Previtali, Maria Alessandra Stefanelli, Bruno Maria Parigi, Donatella Busso, Silvia Merlo, Paolo Messa. Per il comitato interno di gestione sono stati proposti Fabrizio Mosca, Mariella Tagliabue e Maura Campra. LEGGI TUTTO

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    “Tra credito e polizze basta figliastri”

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    «Il Danish Compromise è uno scandalo, un conclamato livello di asimmetria regolamentare tra banche e assicurazioni», per questo «auspico che la Commissione europea prenda una decisione che parifichi il livello di gioco, sennò si creano figli e figliastri». Il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, ha commentato così la decisione della Bce, grottescamente confermata a distanza di ventiquattr’ore dall’Eba, di negare l’utilizzo del cosiddetto compromesso danese al Banco Bpm per l’Opa su Anima. Riguardo all’operazione, «non conosco le carte – ha detto – né mi compete valutare il perché la Bce non lo abbia concesso, ma evidentemente è una cosa che è giudicata importante», tanto che «i nostri amici di Unicredit si riservano di valutare se proseguire l’Ops» sul Banco, ha aggiunto Cimbri. Il numero uno di Unipol ieri ha presentato il nuovo piano industriale del gruppo assicurativo bolognese battezzato «Stronger/faster/better». Ai soci verranno distribuite cedle per 2,2 miliardi al 2027: il 72% in più di quanto messo sul piatto nelle precedenti linee strategiche con una crescita annua composta del dividendo per azione pari a circa il 10%. «Lo faremo con o senza il contributo delle banche, è una specie di whatever it takes dei dividendi», ha detto il presidente. Il generoso riconoscimento ai soci è garantito delle prospettive di crescita degli utili consolidati, attesi a 3,8 miliardi a fine piano (+28% rispetto a quanto realizzato nel triennio precedente). Di questi, buona parte arriveranno dall’attività assicurativa che punta a 3,4 miliardi (+47%) di profitti. Nel dettaglio, Unipol si pone come obiettivi al 2027 una raccolta nel comparto Danni pari a 10,6 miliardi e una raccolta nel comparto Vita a 7,4 miliardi. Dal canale bancassicurativo, che si avvale degli accordi di distribuzione con Bper e con la Popolare di Sondrio, è atteso un aumento dei premi danni dagli 0,5 miliardi del 2024 a 1 miliardo nel 2027 e dei premi vita da 2,7 a 3,4 miliardi. A proposito dell’offerta di Bper per l’istituto valtellinese, Cimbri ha detto che i matrimoni «possono avvenire in maniera consensuale oppure bisogna convincere una parte che in un bosco pieno di lupi da soli non si può stare». In ogni caso, la decisione di muovere verso Sondrio è maturata anche perchè «un gruppo con il colori arancione (l’olandese Ing, ndr) ha dato mandato a dei legali di studiare un’operazione sull’istituto». In merito all’ipotesi di aumentare la quota (il 24,5%) nella banca modenese, il presidente ha spiegato di non sentirne oggi alcuna necessità «però non posso escluderlo in futuro». LEGGI TUTTO

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    Unicredit incassa l’ok di Bce ma con Bpm volano gli stracci

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    Un’importante luce verde è arrivata per Unicredit. La Banca centrale europea e la Banca d’Italia, infatti, nella serata di ieri hanno accordato il permesso di acquisire il controllo diretto di Banco Bpm e indiretto delle altre società del gruppo Banco Bpm e di Anima. Ad affermarlo è lo stesso istituto di Piazza Gae Aulenti, spiegando che le autorizzazioni ricevute ieri «rappresentano l’ultimo passaggio necessario per consentire alla Consob di ultimare l’iter di approvazione, atteso per la prossima settimana, del documento di offerta a essa sottoposto il 13 dicembre 2024». Alla luce di questo, il cda di Unicredit si riunirà domani per esercitare la delega di aumento di capitale funzionale all’offerta lanciata su Banco Bpm.Ci si avvicina, quindi, alla fase calda dell’Offerta pubblica di scambio. A ulteriore testimonianza di questo c’è il fatto che i due amministratori delegati di Bpm e Unicredit, rispettivamente Giuseppe Castagna e Andrea Orcel, ormai hanno abbandonato il tradizionale aplomb. Dopo il pasticcio firmato Eba-Bce sulla faccenda del mancato riconoscimento dello sconto danese per l’operazione su Anima, infatti, nella tarda serata di giovedì Unicredit ha pubblicato un comunicato contundente. «La decisione recentemente annunciata da Bpm di procedere a prescindere» dall’applicazione del Danish Compromise «è motivo di preoccupazione», ha affermato Orcel. «È ragionevole ritenere che questi sviluppi possano avere implicazioni negative per il rendimento del capitale allocato da Banco Bpm all’acquisto di azioni di Anima e per il capitale regolamentare – Cet 1 – della stessa Bpm, con possibili ripercussioni negative sulla sua futura crescita e sulle sue future distribuzioni. Presumibilmente, porterebbero altresì a una riduzione della capacità di Banco Bpm di fornire credito all’economia reale». Ora Unicredit «valuterà» se «proseguire o meno nell’operazione». LEGGI TUTTO