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    Uccide la moglie sotto gli occhi dei figli, le urla dei bambini nella telefonata ai carabinieri: “Venite, l’ho ammazzata”

    La vittima è Vincenza Angrisano, 42enne di Andria. A colpirla a morte sarebbe stato il marito, Luigi Leonetti, 51 anni.Vincenza Angrisano – Nanopress.itL’uomo è stato sottoposto a fermo nella notte. Sembra che la vittima e il marito vivessero ormai da separati in casa. Nella serata di martedì sarebbe scoppiata l’ennesima lite tra i due, finita con l’omicidio della donna, avvenuto sotto gli occhi dei due figli, di 6 e 11 anni.Donna uccisa dal marito ad AndriaÈ stato sottoposto a fermo Luigi Leonetti, l’uomo di 51 anni accusato di omicidio volontario. L’uomo avrebbe ucciso la moglie, Vincenza Angrisano, 42 anni, accoltellandola sotto gli occhi dei due figli, due bambini di 6 e 11 anni. È stato proprio lui ad allertare un’ambulanza, raccontando quanto era appena successo. “Venite, l’ho ammazzata” ha detto al telefono agli operatori del 118, mentre in sottofondo si sentivano i bambini gridare per lo spavento. Sono stati i sanitari ad avvertire i carabinieri, che sono arrivati sul posto nel giro di pochi minuti.Stando a quanto ricostruito finora, sembra che la coppia vivesse ormai da separati in casa. I due coniugi si erano lasciati da circa un mese, ma lui non si era rassegnato alla fine del matrimonio. Ieri, dopo l’ennesima lite, ha impugnato un coltello e ha ucciso la moglie, colpendola più volte all’addome e al torace. La donna non ha avuto scampo.I bambini sono stati momentaneamente affidati ad alcuni parenti, mentre Leonetti si trova in carcere in attesa di essere ascoltato dal giudice per le indagini preliminari.Vincenza Angrisano lavorava nelle vendite di prodotti per la casa. Il marito lavorava come guardiano in un rimessaggio di auto. Una collega della donna ha raccontato che la vittima aveva intenzione di cambiare casa, perché ormai il rapporto con il marito si era logorato. “Lui la trattava male” ha riferito la collega a Tgcom24. LEGGI TUTTO

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    Studentessa 15enne abusata su un bus a Forlì, arrestato un 63enne

    L’uomo arrestato è un 63enne originario del Congo ma residente a Forlì-Cesena. È accusato di aver abusato di una ragazza di 15 anni il 16 settembre scorso.Violenza sulle donne – Nanopress.itL’uomo l’avrebbe seguita e molestata mentre saliva sull’autobus. La vittima ha chiamato un amico che è andato a prenderla alla fermata. Qualche giorno dopo l’accaduto la madre della studentessa ha denunciato i fatti agli agenti della Questura di Ravenna.Studentessa 15enne aggredita su un bus a ForlìUn commerciante di 63 anni originario del Congo, ma residente da anni a Forlì, provincia di Forlì-Cesena, è stato arrestato con l’accusa di aver molestato una studentessa di 15 anni su un bus di linea. L’indagato è stato trasferito in carcere e al cospetto del giudice per le indagini preliminari ha fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere.L’accaduto risale al 16 settembre scorso, quando l’uomo avrebbe avvicinato la giovane studentessa, seguendola sull’autobus, e l’avrebbe molestata. Subito dopo la ragazza ha chiesto aiuto a un amico che è andato a prenderla alla fermata successiva. Qualche giorno dopo, la madre della 15enne ha sporto denuncia in Questura. Le indagini hanno accertato le responsabilità dell’uomo, che è stato indagato per violenza sessuale aggravata dalla minore età. LEGGI TUTTO

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    Giornalisti aggrediti dai Casamonica, 4 condanne a due anni

    L’aggressione si registrò nel 2018 a Porta Furba, Roma, durante l’arresto di alcuni appartenenti del clan Casamonica.Floriana Bulfon – Nanopress.itIl tribunale monocratico ha condannato quattro persone, tutte legate ai Casamonica, a due anni di carcere per minacce e violenza privata.Quattro condanne per l’aggressione a Giacovazzo e BulfonNuovo scacco al clan dei Casamonica. Questa mattina il Tribunale monocratico di Roma ha emesso le sentenze di condanna per quattro affiliati del clan, accusato di aver aggredito il 17 luglio del 2018 i due giornalisti, Pier Giorgio Giacovazzo e Floriana Bulfon, mentre documentavano l’operazione Gramigna dei carabinieri di Roma nel quartiere capitolino di Porta Furba, periferia sud-est di Roma.I quattro arrestati sono accusati di violenza privata e minacce. La sentenza è di due anni di carcere. Nel processo si sono costituiti parte civile la Fnsi e la Rai oltre ai due giornalisti vittime dell’aggressione. “Il giudice ha ritenuto la condotta particolarmente lesiva del servizio informativo garantito dalla Rai. La sentenza ribadisce che non vi sono zone pubbliche precluse ai giornalisti che rimangono un provvidenziale presidio di democrazia nel nostro Paese” ha detto il legale di parte civile. LEGGI TUTTO

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    Filippo Turetta interrogato dal gip: si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha pianto

    Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari, Benedetta Vitolo, alla presenza del pubblico ministero Andrea Petroni.Filippo Turetta – Nanopress.itFilippo Turetta deve rispondere, stando all’ordinanza cautelare, di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e di sequestro di persona.Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondereÈ durato appena mezz’ora l’interrogatorio di garanzia di Filippo Turetta, il 22enne di Torreglia accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin e da tre giorni detenuto nel carcere di Montorio, Verona. Turetta è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Benedetta Vitolo alla presenza del pubblico ministero Andrea Petroni.È plausibile che il 22enne non abbia risposto alle domande, avvalendosi della facoltà di non rispondere, visto che l’interrogatorio è durato appena pochi minuti. Al momento non è chiaro se il 22enne abbia reso delle dichiarazioni spontanee, ma – stando a quanto riferisce l’Ansa – ha pianto al cospetto del gip.Quello di Giulia Cecchettin è “un omicidio “aggravato dallo stalking. Turetta ha dimostrato di essere un molestatore assillante nei confronti della fidanzata. Infatti il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso verso la nostra Giulia” sono le parole di Nicodemo Gentile, legale di fiducia di Elena Cecchettin.La strategia difensivaIntanto la difesa di Filippo Turetta ha dichiarato nelle scorse ore di non voler chiedere misure cautelari meno afflittive né il riesame, né una richiesta di arresti domiciliari. Nel frattempo il 22enne è sempre tenuto d’occhio, visto che ha manifestato intenti suicidi. Turetta ha chiesto di poter continuare a studiare in carcere e un incontro con i genitori, che è plausibile gli venga concesso nei prossimi giorni. LEGGI TUTTO

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    Omicidio a Salsomaggiore Terme, 66enne uccisa a colpi di mazza da baseball: arrestato il marito

    Soccorsa dal 118, per la vittima non c’è stato nulla da fare. Il marito è stato fermato dai carabinieri e portato in caserma per essere interrogato. Auto dei carabinieri – Nanopress.itL’uomo l’avrebbe colpita più volte alla testa e al corpo.Donna uccisa a colpi di mazza a Salsomaggiore TermeUna donna di 66 anni è stata uccisa a colpi di mazza da baseball questa mattina a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma. La vittima, di nazionalità straniera, è stata aggredita dal marito, che l’avrebbe colpita più volte. Soccorsa dal 118, la donna sarebbe morta sul posto. Il marito è stato fermato dai carabinieri e si trova in caserma a disposizione dell’autorità giudiziaria.La prima a soccorrere la vittima è stata una carabiniera libera dal servizio. La militare, richiamata dalla richiesta di aiuto della vittima, è intervenuta da sola poi è arrivata sul posto una pattuglia di colleghi. LEGGI TUTTO

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    Ubriaco, picchia la moglie sotto gli occhi delle figlie: la più piccola chiama il 113 e lo fa arrestare

    Un 47enne è stato arrestato a Reggio Calabria, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. L’uomo avrebbe aggredito la moglie perché voleva impedirle di andare a lavorare. Violenza sulle donne – Nanopress.itL’aggressione sarebbe avvenuta sotto gli occhi delle tre figlie della coppia. La più piccola – una bimba di 8 anni – ha allertato il 113 e ha fatto arrestare il padre. Una seconda aggressione ai danni di una giovane di 27 anni si è consumata la notte scorsa. Anche in questo caso la vittima è stata aggredita sotto gli occhi dei figli. Il più grande, un bambino di 6 anni, si è frapposto fra il padre e la madre e quest’ultima è riuscita a uscire sul pianerottolo di casa per chiedere aiuto ai vicini. A quel punto una pattuglia è arrivata nell’abitazione e gli agenti hanno tratto in arresto il 38enne.Aggressione a Reggio Calabria: picchia la moglie sotto gli occhi dei figliÈ rientrato a casa visibilmente ubriaco, ha picchiato la moglie sotto gli occhi delle loro tre figlie, di 12, 10 e 8 anni. Proprio la più piccola ha allertato la polizia, componendo il 113 sul cellulare della madre. Gli agenti sono giunti sul posto nel giro di pochi minuti e hanno tratto in arresto un 47enne di Reggio Calabria, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.Una delle bambine aveva un piccolo foglio bianco con su scritto ‘Help’ (aiuto) che ha mostrato agli agenti. Il 47enne stava già scontando una misura di divieto di avvicinamento alla moglie. Ai poliziotti, la donna ha raccontato le violenze subite nel corso degli anni, tra pugni, tirate di capelli e nessuna possibilità di frequentare la sua famiglia.Un’altra aggressione simile si è registrata questa mattina sempre Reggio Calabria. Un uomo di 38 anni ha aggredito la moglie di 27 sotto gli occhi dei figli di 2 e 6 anni. Il più grande ha assistito all’aggressione della madre e ha cercato di difenderla. A quel punto la donna è riuscita a dirigersi verso il pianerottolo di casa e a chiedere aiuto. Immediata è partita la chiamata al 113 e gli agenti sono arrivati sul posto arrestando l’aggressore. LEGGI TUTTO

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    I maglioni non durano più come una volta

    In un episodio della serie televisiva statunitense Seinfeld, il protagonista Jerry è a colazione con gli amici Elaine e George e indossa un vaporoso quanto improbabile maglione di lana, tanto da spingere George a chiedere all’amico dove l’abbia trovato. Jerry spiega che si tratta di uno di quei ritrovamenti che si fanno qualche volta al fondo dell’armadio e George gli risponde: «Penso proprio che i fondi degli armadi siano fatti per lasciarceli». Il maglione non sembra essere in effetti di grande qualità, niente di comparabile con altre maglie di lana diventate famose come il cardigan indossato da Drugo nel Grande Lebowski o il soffice maglione indossato da Harry in una delle scene di Harry ti presento Sally.In un modo o nell’altro, sembrano tutti la testimonianza di un tempo in cui i maglioni di lana erano fatti meglio e per durare più a lungo degli attuali. Non è questione di passatismo, ma di come si è evoluto il settore dell’abbigliamento negli ultimi decenni, con grandi implicazioni non solo per la possibilità di ripararsi dal freddo, ma anche per l’ambiente.Il dibattito intorno ai vestiti che durano molto meno rispetto a un tempo non è certo nuovo, ma di recente è tornato di attualità soprattutto negli Stati Uniti in seguito alla pubblicazione di un post su X (già Twitter) e di un conseguente articolo dell’Atlantic che ha approfondito la questione. L’autrice comica Ellory Smith ha ripreso due fotografie che mettevano a confronto l’iconico maglione di lana bianco indossato da Billy Crystal (che nel film del 1989 interpretava Harry) con uno simile indossato dall’attore Ben Schwartz, sostanzialmente nella stessa posa con jeans e sneaker bianche.Al di là del modo in cui sono fatti – quello di Crystal è più abbondante, mentre quello di Schwarz è più stretto – appare evidente una certa differenza nello spessore e di conseguenza nella qualità della lana. Partendo da quel confronto, Smith il 20 settembre scorso aveva scritto che: «La qualità dei maglioni è peggiorata così tanto negli ultimi venti anni da rendere decisamente necessaria una conversazione sul tema». Da allora, il post su X è stato visto più di 13 milioni di volte, con quasi 300mila “Mi piace” e oltre 27mila condivisioni, senza considerare le centinaia di risposte e commenti, segno di una certa attenzione per un problema che prima o poi notano tutti.The quality of sweaters has declined so greatly in the last twenty years that I think it genuinely necessitates a national conversation https://t.co/sbjNYp4KSy— ellory smith (@ellorysmith) September 20, 2023Il confronto è proseguito con la pubblicazione dell’articolo sull’Atlantic, nel quale si segnala che al netto di alcune differenze intenzionali tra i due maglioni, legate soprattutto a scelte di stile e di design, è comunque palese come quello indossato da Smith appaia di minore qualità e più economico nonostante sia un maglione di un certo rilievo per gli standard attuali. Secondo la rivista è infatti prodotto da Polo Ralph Lauren e venduto a un prezzo intorno ai 400 dollari, una spesa non per tutti, e che in ogni caso suggerisce a chi decide di farla la garanzia di poter utilizzare per lungo tempo il maglione, prima che inizi a deteriorarsi.Eppure, in generale chi acquista oggi un maglione prodotto dalle multinazionali dell’abbigliamento sa che non durerà molto a lungo: perderà la forma, alcune rifiniture cederanno in fretta e si formeranno pallini sul tessuto. A seconda dei casi, il maglione terrà troppo caldo o non sarà sufficiente per riparare dal freddo e non rimarrà morbido a lungo.– Ascolta anche: Non ci sono più i maglioni di una volta | Ci vuole una scienzaLa causa più evidente, almeno per chi acquista un maglione, è la materia prima con cui sono realizzati questi prodotti. In passato per produrli venivano utilizzate esclusivamente fibre “naturali” di lana, ottenute dalla tosatura di pecore, capre, alpaca e altri animali (una definizione univoca di che cosa sia naturale non c’è: in natura ci sono le pecore così come gli elementi per produrre la plastica). All’occorrenza venivano mescolate con altre fibre sempre naturali, ma di origine vegetale, come il cotone o il lino.Lo sviluppo e l’introduzione intorno a metà Novecento di fibre sintetiche cambiò le cose: erano meno costose di quelle impiegate fino ad allora e più facili da lavorare, specie nei processi industriali. Si diffusero soprattutto fibre in poliestere e acrilico, ancora oggi tra le più utilizzate nei capi di abbigliamento. Questi materiali potevano essere trattati per una produzione su scala industriale e promettevano, entro certi limiti, di semplificarci la vita: i capi potevano essere lavati quasi sempre in lavatrice, compresi i maglioni, perché le fibre resistevano meglio alle sollecitazioni meccaniche. Al tempo stesso però, si sarebbe scoperto che durano meno nel tempo e che non sempre convivono bene con le fibre naturali, contribuendo a farle deteriorare.Un misto di fibre naturali e sintetiche tende inoltre a essere meno isolante e a risultare quindi meno caldo quando lo si indossa. Le fibre della lana sono igroscopiche e idrofobiche, attirano cioè l’umidità verso l’interno e mantengono asciutta la superficie. È per questo motivo che un maglione in pura lana riesce ad assorbire molta umidità dall’aria in circolazione prima che la sua superficie diventi umida al tatto. È una caratteristica nota da moltissimo tempo e che ha fatto sì che i capi di lana diventassero molto diffusi alle latitudini in cui fa molto freddo e ci sono periodi dell’anno particolarmente umidi.Le fibre sintetiche cercano di imitare questa capacità della lana, ma hanno una struttura meno complessa e soprattutto meno durevole, di conseguenza tendono a essere meno efficienti non solo nel mantenere il calore, ma anche nella traspirazione. Negli ultimi decenni la situazione è migliorata, per esempio con l’introduzione di nuovi “tessuti tecnici” e particolari membrane molto utilizzate per l’escursionismo e l’alpinismo. I capi per queste attività sono quasi sempre fatti di fibre sintetiche e sono molto apprezzati dagli alpinisti perché sono poco ingombranti, leggeri, si puliscono e asciugano velocemente. Hanno però una durata limitata nel tempo e devono essere sostituiti con una certa frequenza.Capre da cui si ottiene il cachemire (Finnbarr Webster/Getty Images)Oltre ai motivi pratici, le fibre sintetiche si sono affermate moltissimo sul mercato dell’abbigliamento perché sono più economiche di quelle naturali, in particolare delle fibre di lana. Un chilogrammo di fibra acrilica costa meno di due dollari, mentre uno di lana grezza ne costa 4 e si può arrivare a 10-15 dollari al chilo per lane più pregiate come il cachemire. Le grandi multinazionali dell’abbigliamento ci hanno abituati ad avere capi a prezzi relativamente bassi, tali da non rendere sostenibile se non in casi particolari la produzione di maglioni interamente di lana e magari con una lavorazione semiartigianale.Il prezzo non è inoltre sempre un indicatore di qualità in un settore dove le materie prime sono solo una delle numerose variabili che concorrono a costruire il valore di un prodotto. Incidono infatti altri fattori come il marchio, le iniziative di marketing e la moda del momento. I più grandi marchi di moda hanno spesso nei propri cataloghi stagionali prodotti realizzati con fibre naturali e sintetiche, anche se segnalano soprattutto la presenza delle prime. L’articolo dell’Atlantic fa l’esempio di un «cardigan di lana» che Gucci vende a 3.200 dollari e che se si legge l’etichetta è fatto per il 50 per cento di poliammide, una fibra sintetica.Il successo dei marchi della cosiddetta “fast fashion”, cioè le aziende di abbigliamento che producono e vendono capi economici e alla moda proponendone di continuo di nuovi, ha acuito il fenomeno innescando un circolo vizioso. Per vendere a prezzi molto bassi queste aziende fanno ricorso a una manodopera economica e poco specializzata, che assembla materiali senza conoscerne le proprietà a differenza delle persone che lavoravano un tempo nelle sartorie. Il risparmio riguarda inoltre le materie prime, con un ricorso a una quota crescente di fibre sintetiche che non richiedono manodopera specializzata per essere lavorate. Il risultato è che si riducono moltissimo i costi di produzione, ma a scapito della durata dei capi e del modo in cui vengono realizzati.Il problema è particolarmente sentito per la lavorazione dei tessuti a maglia, dove è richiesta una manodopera altamente specializzata, in grado per esempio di realizzare i dettagli e le intricate decorazioni di un maglione, come quello di Harry ti presento Sally. Per ridurre i costi e accelerare i processi di produzione si fa a meno di questa manodopera e si semplificano le caratteristiche dei capi di abbigliamento, in modo da poterli realizzare più facilmente e velocemente a macchina. I maglioni diventano più noiosi, come quello di Smith, e al tempo stesso si perde la specializzazione acquisita dai lavoratori generazione dopo generazione.In questo contesto, un’azienda che volesse entrare nel mercato facendo le cose diversamente non faticherebbe soltanto perché dovrebbe offrire i propri prodotti a prezzi più alti, ma anche perché non troverebbe sufficiente manodopera specializzata per lavorare alle sue creazioni. Avrebbe inoltre difficoltà a reperire a prezzi sostenibili la lana da utilizzare e a garantirsi forniture prive di fibre sintetiche. I controlli alla fonte sono spesso difficili, così come lo è la sorveglianza della filiera produttiva che avviene spesso in più continenti con la produzione della maggior parte dei capi di abbigliamento in Asia.Prezzi bassi, grande ricambio dell’offerta e una certa pressione all’acquisto hanno portato a una crescita significativa dell’industria tessile negli ultimi decenni. Si stima che tra il 1995 e il 2018 la produzione di fibre tessili pro capite sia pressoché raddoppiata e che ogni anno siano acquistati circa 60 milioni di tonnellate di prodotti di abbigliamento. L’industria produce quasi il doppio dei capi rispetto al 2000, con la maggior produzione in Cina e in altri paesi a medio reddito come Turchia, Bangladesh e Vietnam. Tra persone direttamente dipendenti e indotto, il settore impiega circa 300 milioni di persone.I volumi sono enormi e probabilmente senza le fibre sintetiche non si riuscirebbe a produrre una quantità così grande di capi di abbigliamento a ciclo continuo. Al tempo stesso, l’impiego di fibre che durano più a lungo potrebbe contribuire a rendere più sostenibile il settore, a patto di una modifica ad alcune logiche di mercato e a una domanda ormai abituata da tempo alla “fast fashion”.Da tempo viene inoltre studiato l’impatto di queste dinamiche sull’ambiente, considerato che le fibre sintetiche si degradano durante i lavaggi e rilasciano microplastiche nell’acqua che finiscono nell’ambiente. Le ricerche sono ancora in corso, ma sono stati trovati indizi sul ruolo dei cicli di lavaggio lunghi e ad alte temperature in lavatrice, che comportano la produzione di grandi quantità di microfibre di plastica a partire dai materiali sintetici. Alcuni studi hanno inoltre rilevato come alcuni componenti dei detersivi in polvere tendano a indurre un maggiore consumo dei tessuti, così come i cestelli delle lavatrici a carica dall’alto, forse a causa del maggiore attrito dei vestiti quando entrano in contatto con la cerniera del cestello per la chiusura.Come in molti altri ambiti, negli ultimi anni si è comunque assistito a un aumento di attenzione e sensibilità da parte delle persone sulla sostenibilità dei loro acquisti e sulle conseguenze di certi stili di vita per l’ambiente. Alcune grandi aziende hanno fatto proprie queste preoccupazioni, cercando di migliorare le cose e di migliorare la propria immagine nella percezione dei loro clienti. Le iniziative riguardano un maggior riciclo dei materiali sintetici, più controlli sulla filiera produttiva delle fibre naturali e un impegno in generale nella riduzione della produzione di plastica. In parte della popolazione è inoltre aumentato un certo interesse verso i capi di abbigliamento usati e vintage, dove non a caso i capi di pura lana alla Harry ti presento Sally sono tra i più richiesti e spesso non mostrano più di tanto i segni del tempo. LEGGI TUTTO