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    L’Antitrust abborda l’ammiraglia Msc-Moby. Faro acceso sul balzo del costo dei biglietti

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    L’acquisizione del 49% di Moby da parte di Msc finisce nel mirino dell’Antitrust. Il rischio è che si creino restrizioni alla concorrenza. Il Garante ha così avviato un’istruttoria nei confronti di Shipping Agencies Services (Sas), società del gruppo Msc, di Moby e di Grandi Navi Veloci (Gnv) per verificare l’esistenza di possibili restrizioni della concorrenza a seguito dell’acquisizione del 49% del capitale di Moby da parte di Sas e del successivo ingente finanziamento concesso da quest’ultima a Moby.«I mercati interessati, estremamente concentrati, sono quelli del trasporto marittimo di merci e di passeggeri su alcune rotte tra il continente e le isole maggiori dove sono presenti solo Moby e Gnv o al massimo un terzo operatore», spiega una nota dell’Authory presieduta da Roberto Rustichelli (in foto). Si tratta, aggiunge l’Antitrust, di mercati caratterizzati da significative barriere all’entrata. Il 13 novembre l’Autorità ha effettuato ispezioni nelle sedi di Moby e Grandi Navi Veloci, di Onorato Armatori e Marinvest. Il termine di chiusura della procedura è stato fissato dall’Agcm al 31 marzo del 2026.L’acquisizione del 49% di Moby, i cui traghetti operano nelle rotte dalla Sardegna verso Livorno e Civitavecchia, da parte di Msc risale al settembre dello scorso anno (ma annunciata a marzo 2022) ed è stata seguita pochi mesi dopo da un finanziamento che ha scongiurato il fallimento del gruppo guidato da Vincenzo Onorato che conta oltre 5mila dipendenti. Il gruppo Moby ha offerto piena collaborazione all’Agcom, mettendo a disposizione ogni informazione utile in un’ottica di massima trasparenza. LEGGI TUTTO

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    Enel, Cattaneo rilancia e punta sulle reti

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    Chiuso il capitolo cessioni, e messo in sicurezza il debito, Enel apre un nuova fase strategica «all’insegna della crescita». A disegnare gli obiettivi al 2027 è l’ad Flavio Cattaneo presentando a Milano un nuovo piano industriale da 43 miliardi. Un impegno crescente (+7 miliardi dal piano precedente) legato a un nuovo sviluppo che vedrà al centro reti di distribuzione, a cui andranno 26 miliardi (+40%); e rinnovabili, a cui sono destinati 12 miliardi tra eolico onshore e tecnologie programmabili (idroelettrico e batterie).Circa 2,7 miliardi saranno poi dedicati all’area Clienti per lo sviluppo di soluzioni multi servizio. E 2,3 miliardi ad efficienza e manutenzione. Forte la rifocalizzazione sull’Europa con il 75% di investimenti dedicati: in particolare, il gruppo prevede di puntare oltre 16 miliardi in Italia e circa 4 miliardi in Spagna. Il restante 25% sarà sui mercati Oltreoceano: Nord America e America Latina. Grazie a questi investimenti, «le reti elettriche del gruppo saranno più resilienti, digitalizzate ed efficienti», ha detto l’amministratore delegato.Una garanzia anche per lo sviluppo futuro di un nuovo business «a servizio» degli utilizzatori di data center per il quale l’Enel ha annunciato la creazione di una newco ad hoc nella quale confluiranno asset di connessione (pezzi di rete che connettono impianti di generazione alla rete nazionale). Un progetto traslato dal mondo delle tlc che si ispira al concetto di ultimo miglio, che partirà in Italia e Spagna e che poi potrà essere esportato e replicato in altri Paesi. «Si tratta – ha spiegato Cattaneo di un gruppo potenziale da almeno 1 miliardo in cui potrebbero entrare partner: non fondi di investimento, ma ex municipalizzate o società di settore. Vorremmo fare massa critica». Nei prossimi due anni, dunque Enel sarà protagonista dello shopping «sia sul fronte delle reti (distribuzione e alta tensione) per aumentarne la qualità, sia nelle rinnovabili nell’area euro dollaro», ha spiegato Cattaneo chiarendo anche di aspettarsi «opportunità nelle reti in Germania». Quanto al progetto di una megafactory di pannelli fotovoltaici negli Usa, Cattaneo ha frenato chiarendo che il progetto si «farà solo se scenderà in campo un partner a stelle e strisce che possa supportarne lo sviluppo».Guardando ai numeri, il piano strategico di Enel fissa nuovi target e si prevede che l’ebitda ordinario di gruppo aumenti tra 24,1 e 24,5 miliardi (il 40% in più del 2022) e l’utile netto ordinario cresca fino a un valore compreso tra 7,1 e 7,5 miliardi. Numeri e una strategia grazie ai quali «abbiamo deciso di rivedere al rialzo la politica dei dividendi nel periodo di piano», ha detto Cattaneo annunciando «un dividendo fisso minimo di 0,46 euro per azione, in crescita da 0,43 euro, e con un potenziale ulteriore incremento fino a un payout del 70% sull’utile netto ordinario». LEGGI TUTTO

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    “La riforma taglia la pressione fiscale”

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    «Attraverso questa riforma fiscale vogliamo raggiungere un obiettivo semplice e trasparente: ridurre la pressione tributaria e al tempo stesso avere meno adempimenti burocratici e, anche grazie alle misure sulla digitalizzazione, dia la possibilità ai cittadini di adempiere all’obbligo del pagamento delle tasse attraverso un percorso più snello che eviti di commettere errori». Lo ha dichiarato Vito De Palma (Forza Italia), nel corso del convegno Chi paga le tasse in Italia?, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.«Stiamo procedendo anche con un sistema di razionalizzazione delle detrazioni – ha continuato De Palma – che eviti di utilizzare risorse che invece possono essere destinate al ceto medio, coloro che necessitano di aiuto nell’adempimento fiscale. Inoltre dobbiamo migliorare l’efficacia della spesa pubblica e per farlo dobbiamo allargare la base imponibile per avere maggiori disponibilità. Non vogliamo mettere le mani sempre nelle tasche degli stessi cittadini ma intendiamo scovare quelle sacche di evasori cronici che non adempiono al pagamento delle imposte».Secondo Saverio Congedo (FdI) «la nuova riforma è tra le priorità del programma di governo di Giorgia Meloni. In perfetta sintonia con le riforme che sono state chieste dall’Unione europea in sede di attuazione del Pnrr, assieme a semplificazione, giustizia e pubblica amministrazione. Una riforma non più rinviabile per un sistema che risale agli anni ’70. Era inevitabile mettere mano a un sistema particolarmente farraginoso che nel corso degli anni si era stratificato in tantissime norme, spesso incomprensibili anche per gli addetti ai lavori. Gli obiettivi sono: ridurre la pressione tributaria, semplificare la normativa e ridurre la tassa occulta della burocrazia fiscale. In termini di risorse lo Stato ha incassato 33,5 miliardi in più nei primi nove mesi dell’anno rispetto al 2023, dunque: pagare meno, pagare tutti sta registrando risultati positivi. Anche il concordato fiscale al di là del tecnicismo è una tessera del puzzle della riforma tesa a modificare completamente il rapporto tra fisco e contribuente, quindi un fisco più vicino non vessatorio».Daniele Manca (Pd) giudica negativamente «l’uso di concordati, condoni e ravvedimenti, che indeboliscono la credibilità del sistema fiscale basato sulla progressività e la fedeltà fiscale. Pagare le tasse dovrebbe garantire servizi essenziali come istruzione e sanità, ma queste misure minano la fiducia tra cittadini e Stato. Invece di tagliare le tasse indiscriminatamente, si dovrebbe ridurre la pressione fiscale in modo progressivo partendo dalle fasce di reddito più deboli. La linea attuale del governo, invece, rischia di penalizzare chi ha più bisogno di sostegno, mentre promette una crescita economica poco realistica». LEGGI TUTTO

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    Cercansi finanziatori per costruire case

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    Una risposta concreta alla crescente domanda di alloggi a prezzi sostenibili è arrivata ieri da legacoop Abitanti. Ha un potenziale enorme, infatti, la piattaforma per l’abitare lanciata durante l’European Responsible Housing Finance Summit. Si tratta della Piattaforma d’Investimento per lo sviluppo delle Politiche Abitative che raccoglie fondi pubblici e privati, italiani ed europei per la realizzazione di alloggi da destibare all’affitto a canone calmierato. «La nostra visione spiega la presidente di Legacoop Abitanti Rossana Zaccaria è di un Piano Pluriennale di interventi destinati alla crescente domanda di alloggi a prezzi sostenibili che sia finanziato dalla Piattaforma e che su indicazione delle Regioni consenta ad operatori pubblici e privati, quali le Cooperative di Abitanti, di realizzare, anche utilizzando patrimonio pubblico, alloggi a canoni di locazione sostenibili per l’intero Paese».L’obiettivo è finalizzato alla realizzazione dei 20mila alloggi in tutto il Paese (40% del fabbisogno) a canone calmierato di circa 70 metri quadri ciascuno per un intervento di quasi 5 miliardi di euro e un contributo pubblico diretto e indiretto di 1,496 miliardi di euro con una struttura finanziaria basata su una partnership pubblica (34%) e privata (66%). Il risultato dei programmi di edilizia sociale basati sulla piattaforma sarà un canone di locazione tra i 60 e i 75 euro al metro quadro annuo per un alloggio in affitto mensile di 70 metri quadrati tra i 350 e i 450 euro al mese.A fronte del Piano casa da 10mila alloggi a canone calmierato, il Comune ha messo a disposizione una ventina di aree di proprietà, di cui due molto grandi a Porto di Mare e al Palasharp, per agevolare i costruttori e gli sviluppatori nell’operazione, abbattendo i costi di partenza.«Il fatto di avere le aree non è sufficiente per la sostenibilità dell’operazione – spiega Matteo Busnelli, presidente di Legacoop Lombardia- tanto che servono sostegni di altro tipo che aiutino e accompaganino nella realizzazione degli alloggi. La piattaforma nasce proprio per questo: a inizio 2025 si concluderà lo studio di fattibilità e nel giro di un anno ci dovrebbero essere le prime risposte. Entro fine anno il Comune lancerà la manifestazioni di interesse per le prime 4 aree. «Quello delle cooperative è un modello storico e solido, con un centinaio di anni alle spalle – spiega Busnelli – le 18.500 abitazioni in Lombardia sono tutte occupate, non solo, abbiamo una lista di attesa di 5mila famiglie. La domanda è così pressante che alcune cooperative hanno chiuso le liste d’attesa». LEGGI TUTTO

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    “Equità fiscale miglior antidoto all’evasione ma pesa anche la complessità delle norme”

    Ascolta ora «L’unica soluzione efficace contro l’evasione è quella di introdurre misure mirate che possano garantire un equilibrio più equo, assicurando così che tutti i cittadini contribuiscano in maniera proporzionale alle proprie capacità». È il parere espresso nel corso del Cnpr Forum da Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili. «Del resto l’evasione fiscale è […] LEGGI TUTTO