More stories

  • in

    Previdenza complementare, Fon.Te. primo fondo negoziale in Italia con adesione full digital

    Ascolta ora

    Il Consiglio di Amministrazione di Fondo Fon.Te., il fondo pensione complementare per i dipendenti di aziende del settore terziario, ha deliberato la possibilità di aderire online. Fon.Te. diventa così il primo fondo negoziale in Italia a offrire un servizio di iscrizione completamente digitale.A partire da martedì 1° aprile 2025, sarà possibile aderire a Fon.Te. tramite una procedura di iscrizione full digital, eliminando la necessità di documenti cartacei e rendendo il processo più rapido e semplice. I potenziali iscritti avranno l’opportunità di effettuare l’iscrizione in completa autonomia, seguendo le istruzioni disponibili in una sezione dedicata sul sito. Questa innovazione si inserisce nel percorso di modernizzazione e semplificazione avviato da Fon.Te., con l’obiettivo di facilitare l’accesso alla Previdenza Complementare per migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore terziario. LEGGI TUTTO

  • in

    Poste-Vivendi, riavviato il dialogo. Sul tavolo il destino del 14% di Tim

    Ascolta ora

    All’apparenza si è trattato di un Consiglio d’amministrazione normale, dove sono stati approvati i conti consolidati del 2024, la cooptazione del nuovo consigliere Alessandro Marchesini e un buyback da 50 milioni di euro per finanziare la remunerazione variabile a manager e dipendenti. Ma nonostante le bocche siano cucite, Poste Italiane sta lavorando sodo sul dossier Tim.Secondo quanto risulta a Il Giornale, infatti, il gruppo guidato da Matteo Del Fante e dal direttore generale Giuseppe Lasco avrebbe allacciato le interlocuzioni con Vivendi sui prossimi passi, ma soprattutto si fanno ragionamenti su quella quota del 14% che Poste (avendo già il 9,8% da poco rilevato da Cassa depositi e prestiti) potrebbe rilevare dal socio francese senza inciampare nell’obbligo di Opa totalitaria che scatta in questo caso al 25 per cento. Alla finestra ci sono anche attori come il fondo Cvc e Iliad (il ceo Thomas Reynaud nei giorni scorsi è tornato a caldeggiare le fusioni sul mercato italiano), ma la sensazione è che qualsiasi altro discorso possa essere affrontato una volta risolta la questione Vivendi. Del resto, il gruppo della famiglia Bolloré ha già dimostrato di essersi calata in uno spirito dialogante abbattendo nelle scorse settimane la sua quota dal 23,7% al 18,3 per cento. Ora si è messo in posizione di attesa e, almeno per il momento, non farà nuove mosse in attesa di ulteriori sviluppi. La volontà delle parti, in ogni caso, è quella di arrivare con un quadro definito all’assemblea di Tim slittata al 24 giugno proprio per dare tempo ai soci di trovare un accordo tra loro. Sarà Poste, poi, che ha ricevuto il mandato direttamente da Palazzo Chigi, a decidere il futuro di Tim, compresa la decisione di proseguire o meno con l’attuale amministratore delegato, Pietro Labriola, che ha finora accompagnato la compagnia in questa fase di rilancio. Ieri, intanto, è arrivata la notizia che la Germania ha deciso di prolungare gratis per 5 anni le frequenze degli operatori, una richiesta fatta da tempo anche dalle telco italiane e che potrebbe portare benefici anche al business di Tim. LEGGI TUTTO

  • in

    Opa Mfe sulla tedesca ProsiebenSat

    Pier Silvio Berlusconi si conferma tra i leader con la reputazione più solida tra i vertici delle grandi aziende italiane

    Ascolta ora

    Mfe molla gli ormeggi e lancia l’Opa su ProsiebenSat1, emittente tedesca di cui il gruppo Mediaset detiene già il 29,9%. L’operazione – annunciata con un comunicato al termine del lungo cda di ieri pomeriggio – è la più grande nella storia del Biscione. Oltre a essere la prima dell’era di Pier Silvio Berlusconi, Ad di Mfe, lanciata a meno di due anni dalla scomparsa del Cavaliere.L’offerta è volontaria e rivolta a tutti i soci, ma non prevede né una soglia minima, né la condizione totalitaria. Il prezzo offerto è il minimo previsto dalla legge, cioè la media ponderata per i volumi degli ultimi tre mesi del titolo Prosieben (lo certificherà BaFin, la Consob tedesca). Secondo stime di analisti sarà intorno ai 5,7 euro per azione: non entusiasmante, visto che il titolo ha chiuso ieri a 6,53 euro, in rialzo dell’1,3%.Il costo per Mediaset: «Circa il 78% del corrispettivo d’offerta – si legge nella nota – è previsto sia pagato in denaro mentre il restante circa 22% in azioni Mfe A di nuova emissione». Questo significa che, nell’ipotesi (peraltro irrealistica) di adesione di tutti gli attuali soci, l’offerta vale per Mfe circa 936 milioni. Di questi 729 sarebbero da versare cash e 207 in azioni Mfe A di nuova emissione (pari a meno del 9%).Da ultimo si apprende che Mfe «ha concluso un accordo vincolante con un attuale azionista di Prosieben» che «si è impegnato ad aderire irrevocabilmente all’offerta per una parte» delle sue azioni. Si tratterebbe – da fonti finanziarie – di un investitore istituzionale e di una quota piccola, ma comunque sufficiente a superare il 30 per cento.Con una tale operazione l’obiettivo di Mfe è quello di crescere (verso il del 35-40%) superando lo scoglio dell’Opa, e ottenere due risultati: un peso nella governance e quindi nella nomina degli amministratori; la possibilità di crescere ancora con acquisti mirati, fino al consolidamento del controllo. In ogni caso Prosiebensat resterà indipendente. Nello stesso tempo il gruppo limita sia l’esborso finanziario, in un momento in cui il titolo è da più parti considerato sopravvalutato (anche per l’attesa di questa Opa); sia la diluizione nel capitale della famiglia Berlusconi, che attraverso Fininvest controlla il 48,6% del totale del capitale di Mfe e il 50% dei diritti di voto in assemblea. Nonché di tutti gli altri soci, a cui si prospetta la creazione del broadcaster leader in Europa. LEGGI TUTTO

  • in

    Exor annuncia un buyback da 1 miliardo. Ipotesi Palmer per la guida di Stellantis

    Ascolta ora

    John Elkann, ceo di Exor, si lascia alle spalle «un anno impegnativo» sia per la holding di casa Agnelli sia per alcune delle società che ne fanno parte. Realtà, ricorda nella lettera annuale agli azionisti, «che hanno affrontato questioni strategiche e operative e vissuto cambiamenti di leadership»: il burrascoso addio di Carlos Tavares da Stellantis e il passaggio di Gerrit Marx da Iveco Group alla guida di Cnh. A proposito del futuro ceo di Stellantis, atteso entro giugno: le ultimissime voci vedrebbero un possibile periodo «ponte» con al volante Richard Palmer, ex cfo di Fca e Stellantis, e attuale special advisor di Elkann, per dare poi il via libera ad Antonio Filosa, responsabile del mercato Usa, il più importante per il gruppo. In questo modo, Filosa, da poco a capo anche dell’ente Quality di Stellantis, acquisirebbe ancora più peso ed esperienza. «Exor – interviene Elkann sul tema – vuole assicurarsi di avere le persone giuste nei ruoli giusti».Il ceo, intanto, ringrazia la miniera d’oro Ferrari. Nel 2024, infatti, il Nav (valore netto degli attivi) per azione della holding è cresciuto del 9%, raggiungendo 38,2 miliardi dai 35,4 del 2023. «E questo – le parole di Elkann – grazie soprattutto all’eccellente performance della nostra società più grande e di maggior valore, Ferrari, che ha registrato un incremento del 35%». Elkann, che di Ferrari è presidente, ha fatto chiarezza anche sulla vendita da parte di Exor di una quota del Cavallino rampante pari a circa 3 miliardi. «Tale operazione – ha precisato – riduce la concentrazione del nostro portafoglio e, al contempo, fornisce le risorse per una nuova significativa acquisizione. Il sostegno a Ferrari e la nostra fiducia nel potenziale della società rimangono invariati». La prossima sfida di Maranello, brutto inizio della nuova stagione in Formula 1 a parte, riguarda il lancio, entro quest’anno, della prima auto elettrica. LEGGI TUTTO

  • in

    Bpm, la Bce anticipa il no. Salta lo sconto per Anima

    Ascolta ora

    La Bce smorza le speranze di Banco Bpm pronunciandosi negativamente sull’applicazione del Danish Compromise nell’Opa lanciata da Banco Bpm su Anima. L’organo di supervisione dell’Eurotower ha comunicato a Piazza Meda la propria visione conservativa sul trattamento prudenziale dell’acquisizione di Anima alla quale non si applicherebbe, a proprio avviso, il tanto discusso sconto danese, ossia l’agevolazione sugli accantonamenti di capitale. «L’avviamento e gli asset intangibili associati di Anima dovranno essere dedotti dal Cet 1 di Banco Bpm», scrive la Bce nel parere inviato a Banco Bpm.L’istituto guidato da Giuseppe Castagna precisa che la presa di posizione di Francoforte non è una decisione. Le valutazioni finali spetteranno infatti all’Eba, coinvolta dalla stessa Bce quale Autorità competente al fine di esprimersi definitivamente sulla questione.Una doccia fredda che ieri si è tradotta in un tonfo del 4,5% del titolo Bpm, con lo sconto sull’Ops lanciata da Unicredit su Piazza Meda che si è ridotto a solo l’1,9%. Senza lo sconto danese gli investitori ritengono quindi che piazza Gae Aulenti non andrà a ritoccare al rialzo l’offerta, anche perchè Andrea Orcel ha più volte ribadito che con lo sconto la transazione Anima ha un ritorno sull’investimento di oltre il 15% senza consumare molto capitale, senza il ritorno scende all’11% e consuma miliardi di capitale. Nel concreto, i potenziali effetti della mancata applicazione del Danish Compromise sono stati esplicitati il mese scorso da Bpm che indica comunque il Cet1 ratio rimanere saldamente al di sopra del 13% a fronte del 14,4% dello scenario base di applicazione dello sconto danese. L’altra grande differenza riguarda la remunerazione dei soci: la distribuzione complessiva agli azionisti da qui al 2027 si attesterebbe a 6 miliardi, uno in meno rispetto allo scenario con la concessione dell’agevolazione patrimoniale; comunque il 50% sopra quanto distribuito nel precedente piano triennale. LEGGI TUTTO

  • in

    Il cda Pirelli prende tempo. Si cerca l’intesa coi cinesi

    Ascolta ora

    Fumata nera alla Pirelli. Tutto rinviato a oggi. «Per temi di carattere organizzativo», recita la stringatissima nota diffusa dal gruppo della Bicocca nel primo pomeriggio di ieri. A quanto risulta al Giornale sarebbe stata avviata una prima interlocuzione tra i consiglieri ma, mancando figure determinanti in presenza, la riunione è stata rinviata a questa mattina. In più, la previsione che in serata Trump avrebbe annunciato i dazi sulle auto, ha suggerito una valutazione più compiuta della situazione. Sul tavolo resta l’approvazione del bilancio 2024 e soprattutto il confronto con il socio di maggioranza relativa, ovvero Sinochem, che attraverso la sussidiaria Cnrc possiede il 37% del capitale. Alla posizione cinese fa da contraltare il sistema MTP-Camfin che fa capo al vicepresidente esecutivo Marco Tronchetti Provera e che dispone di una partecipazione del 26,4% pur avendo spazio per salire al 29,9%. Il problema da risolvere riguarda la tecnologia Cybertyre che consente il dialogo fra gli pneumatici e i sistemi di controllo delle auto tramite sensori e algoritmi. Sinochem è cinese e dunque rientra fra le società impattate dai dazi Usa e soprattutto dalla nuova normativa che colpisce il comparto auto, vietando la vendita o l’importazione di veicoli connessi a guida autonoma che usano hardware o software di aziende legate a Pechino o a Mosca. Come evitare, quindi, limitazioni nell’operatività sul mercato Usa? La prima soluzione sarebbe quella di far scendere la quota dei cinesi sotto il 25 per cento. La seconda mossa sarebbe far tornare in campo il Golden Power affinché la governance venga in qualche misura rimessa in linea con una riduzione del numero di consiglieri del Dragone. LEGGI TUTTO

  • in

    Zest, nel 2024 utile di 7,6 milioni e ricavi per 9,7 milioni, in crescita del 38%

    Ascolta ora

    Buone notizie per Zest dalla chiusura di capitale, che vede l’operatore di joint capital chiudere il 2024 con ricavi per 9,7 milioni, in aumento del 38% rispetto all’anno precedente. Zest è player di riferimento in Italia per l’Innovazione digitale, ed è quotato sul mercato Euronext Milan di Borsa Italiana. L’Assemblea degli azionisti, è stata convocata in sede ordinaria per il 28 aprile 2025 in prima convocazione e, occorrendo, il 29 aprile 2025 in seconda convocazione.Stando ai risultati, il margine operativo lordo adjusted diventato è positivo per 9,6 milioni e si registra un utile netto di 7,6 milioni, che si raffronta con una perdita di 2,6 milioni. Nel suo portafoglio ci sono oltre 220 startup attive con un fair value di euro 54,2 milioni. “Zest è il primo player italiano di dimensione europea che unisce gli investimenti in startup ad alto potenziale tecnologico alla consulenza trasformativa per le imprese sull’innovazione. Un unicum sul mercato che, anche in forza del nuovo piano industriale e al supporto dei nostri soci e partner strategici come Tamburi Investments Partners e l’Università Luiss, è pronto ad accelerare la crescita e lo sviluppo, a partire dai nostri asset principali”, ha dichiarato Marco Gay, Presidente Esecutivo di Zest. “La nostra strategia industriale è chiara: focalizzarci concretamente su investimenti connessi ai principali trend tecnologici, con particolare attenzione all’Intelligenza Artificiale. Creare valore attraverso gli investimenti con l’obiettivo di realizzare exit significative ed espandere le nostre attività di consulenza e supporto al trasferimento tecnologico, sfruttando anche il potenziale trasformativo dell’AI. Vogliamo consolidare la nostra posizione di principale operatore italiano nell’innovazione e affermarci a livello europeo, aggregando talenti, investitori e partner “, ha concluso Gay. LEGGI TUTTO