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    Rai Way, riparte il risiko delle torri. Si va verso le nozze con Ei Towers

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    Delle possibili nozze tra Rai Way ed Ei Towers se ne parla da anni, questa volta però c’è ben di più delle semplici parole e potrebbe veramente arrivare l’aggregazione delle due società delle torri televisive. Secondo quanto riporta una nota ufficiale, il fondo infrastrutturale F2i (che controlla il 60% di Ei Towers), insieme al gruppo Mfe-MediaForEurope (l’ex Mediaset con il 40% sempre di Ei Towers) e Rai (che controlla circa il 65% di Rai Way) ieri hanno sottoscritto un memorandum non vincolante per l’avvio, anche con il coinvolgimento di Rai Way e della stessa Ei Towers, di «approfondimenti preliminari sugli aspetti industriali di una eventuale aggregazione» tra le due società delle torri per la trasmissione del segnale televisivo.Il memorandum prevede un periodo di esclusiva fino al 30 settembre 2025 e precisa i capisaldi della potenziale operazione: tra questi sono indicati il «mantenimento della quotazione della combinazione tra le due società nonchè la realizzazione della potenziale operazione con modalità che consentano di beneficiare dell’esenzione dall’obbligo di promuovere un’offerta pubblica di acquisto, secondo quanto previsto dalla normativa rilevante in materia e una road map per la definizione dei termini della potenziale operazione entro la scadenza dell’esclusiva».La potenziale aggregazione – sottolinea sempre il comunicato – resta soggetta, tra l’altro, allo svolgimento delle attività di due diligence, alla negoziazione e sottoscrizione di accordi vincolanti e all’approvazione da parte degli organi deliberativi delle parti coinvolte, nonchè all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolamentari. LEGGI TUTTO

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    Cdp scommette 81 miliardi per sostenere l’Azienda Italia

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    Investimenti per 81 miliardi di euro nei prossimi tre anni, generando un impatto economico complessivo di 170 miliardi di euro grazie all’attrazione di capitali di terzi. È questo il principale obiettivo del Piano strategico 2025-2027 di Cassa Depositi e Prestiti presentato ieri a Roma che evidenzia un incremento significativo rispetto al programma precedente (2022-2024), con risorse aumentate del 24% e investimenti stimati in crescita del 32%. Il vecchio piano ha portato un contributo al Pil dell’1,6% e una media di 410mila posti di lavoro annui creati o mantenuti. Il presidente Giovanni Gorno Tempini ha sottolineato che «il nuovo piano non è una lista di buone intenzioni ma di programmi concreti». «Gli utili, per la prima volta, hanno superato i 3 miliardi di euro, grazie a una gestione ottimizzata degli impieghi, interventi di asset-liability management e una struttura dei costi efficiente», ha dichiarato l’ad Dario Scannapieco, rimarcando che «tra i principali risultati raggiunti si evidenzia l’impiego di risorse che ha superato il target di 65 miliardi di euro, con un effetto leva di 2 volte, massimizzando così gli investimenti attivati».Le risorse saranno canalizzate attraverso cinque direttrici operative. All’area Business saranno destinati oltre 70 miliardi di euro per finanziare imprese, infrastrutture e Pa. In particolare, 9 miliardi sosterranno lo sviluppo infrastrutturale e 11 miliardi saranno destinati alla Pa. Per le imprese, il piano prevede 52 miliardi di volumi, sfruttando sinergie con Simest, la società del gruppo dedicata alla crescita internazionale delle aziende italiane. Scannapieco ha messo in rilievo come i roadshow di Cdp all’estero siano dedicati a sponsorizzare l’eccellenza manifatturiera italiana. «L’Italia viene raccontata come un Paese bravo a produrre cibo, mobili, moda, eppure il 40% della Stazione spaziale internazionale è realizzato in Italia», ha aggiunto. Ecco perché sarà potenziato il comparto Equity (4 miliardi per sostenere 9 miliardi di investimenti) con un nuovo programma di sostegno alle imprese industriali ad alto potenziale competitivo. Previsto un ulteriore rafforzamento dell’area Advisory per supportare tecnicamente la Pa e migliorare la qualità della spesa pubblica. Un miliardo di euro sarà dedicato alla rigenerazione urbana (incluso l’housing all’interno del Piano Casa Italia). In ambito internazionale si espanderà la presenza in Africa con nuove sedi a Nairobi e Abidjan. LEGGI TUTTO

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    Bpm e sindacati siglano l’accordo

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    È arrivata la tanto attesa fumata bianca tra Banco Bpm e sindacati sul piano di ricambio generazionale. L’intesa, firmata da tutte le sigle sindacali (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin), prevede 1.600 uscite complessive a fronte di oltre 1.000 assunzioni. L’accordo, arrivato dopo l’appello all’unità fatto dal segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni, prevede 1.100 prepensionamenti con adesione su base volontaria, al fondo di solidarietà, che si aggiungono ai 500 realizzati senza accordo sindacale. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna (in foto) si è impegnato per 800 nuove assunzioni con ricorso prioritario al contratto di apprendistato e ulteriori 100 risorse con contratto a tempo determinato che si vanno ad aggiungere alle 113 assunzioni già effettuate nel corso di quest’anno. Nell’ambito dell’accordo è stata sottoscritta un’intesa per un premio aziendale che prevede il pagamento cash di 1.600 euro (che sale a 2.100 euro per chi opterà per l’opzione in servizi welfare). Istituito anche un nuovo strumento di conciliazione dei tempi vitalavoro attraverso la conversione del premio welfare in giornate di permesso aggiuntive fino a massimi 5 giorni. «Le intese raggiunte costituiscono un segno tangibile della volontà di Banco Bpm di ricercare sempre le migliori soluzioni per le persone e offrire il necessario supporto per affrontare le sfide che attendono il gruppo in accordo con tutte le organizzazioni sindacali», ha sottolineato Roberto Speziotto, responsabile delle Risorse Umane dell’istituto di Piazza Meda. LEGGI TUTTO

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    Nextalia e i Berlusconi nella formazione digital

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    Nuovo investimento di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi (in foto). La holding H14 che fa capo ai tre figli di secondo letto di Silvio Berlusconi è entrata in Nextalia a seguito di un aumento di capitale riservato, andando così ad aggiungersi al gruppo già folto di investitori – tra cui Intesa Sanpaolo, UnipolSai, Fondazione Enpam, Confindustria e Bonifiche Ferraresi – che affiancano Francesco Canzonieri, fondatore della sgr che investe nelle eccellenze italiane per accelerarne la crescita sostenibile. H14, fondata nel 2022 e che lo scorso anno ha riportato un utile di 16,5 milioni di euro, distribuendo 4 milioni di dividendi, ha al suo attivo già importanti investimenti in realtà innovative quali tour operator online We Road e la startup tedesca Qualifyze. LEGGI TUTTO

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    Calcoli, requisti e novità: così si può andare in pensione a 64 anni

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    La recente manovra di bilancio introduce importanti novità per chi desidera andare in pensione anticipata a 64 anni. Con un approccio bilanciato, il governo ha approvato un emendamento che facilita l’uscita dal mondo del lavoro per alcuni, ma con requisiti più stringenti per altri.Chi può accedere?Il provvedimento riguarda i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1996 e che sono iscritti a forme di previdenza complementare. Per questi, a partire dal 2025, sarà possibile sommare la pensione obbligatoria con la rendita maturata attraverso il fondo pensione per raggiungere la soglia minima richiesta per il pensionamento anticipato.Ad esempio, un lavoratore con una pensione Inps di 1.300 euro e una rendita integrativa di 350 euro potrà accedere alla pensione anticipata, raggiungendo la soglia di 1.650 euro mensili.Nuovi requisiti contributivi e soglie minimeTuttavia, il quadro si complica con l’introduzione di due misure restrittive:Gli anni di contributi richiesti saliranno gradualmente da 20 a 25 nel 2025, fino a raggiungere 30 anni nel 2030.La soglia d’importo necessaria passerà da 3 a 3,2 volte l’assegno sociale (circa 1.708 euro mensili) dal 2030.Questi nuovi criteri si applicheranno anche a coloro che non utilizzano la rendita integrativa, ampliando l’impatto della norma.E per chi non ha una previdenza complementare?I lavoratori che non dispongono di un fondo pensione potranno continuare ad andare in pensione a 64 anni con le regole attuali, senza subire aumenti degli anni di contribuzione richiesti o delle soglie di importo.Una misura di equilibrioL’emendamento tenta di bilanciare esigenze opposte: da un lato, rendere più flessibile l’accesso al pensionamento anticipato; dall’altro, garantire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano, messo a dura prova dall’invecchiamento della popolazione.Prospettive future LEGGI TUTTO

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    Cassa Depositi e Prestiti, 81 miliardi per un’Italia più competitiva, coesa e sostenibile

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    La Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha annunciato oggi l’approvazione del nuovo Piano Strategico 2025-2027. L’obiettivo è ambizioso: impegnare 81 miliardi di euro in tre anni per stimolare investimenti complessivi di 170 miliardi, rafforzando la competitività del sistema italiano, la coesione sociale e territoriale, la sicurezza economica e promuovendo una transizione energetica equa.Quattro priorità per il futuroIl piano si fonda su quattro assi strategiciCompetitività: Supportare imprese, infrastrutture e Pubblica Amministrazione per favorire innovazione e crescita.Coesione sociale e territoriale: Interventi mirati per sostenere le aree meno avvantaggiate del Paese.Sicurezza economica: Ridurre le dipendenze dall’estero sviluppando tecnologie e filiere nazionali.Just Transition: Accelerare la transizione energetica con interventi inclusivi che non lascino indietro nessuno.Le iniziative di CDP si articoleranno lungo cinque ambiti principali:Business. Con 70 miliardi di euro, CDP finanzierà infrastrutture, Pubblica Amministrazione e imprese, anche attraverso la sua società Simest. Tra gli obiettivi figurano il supporto a settori strategici come idrico e transizione energetica e la promozione di partenariati pubblico-privati.Advisory. CDP amplierà il supporto tecnico alla Pubblica Amministrazione per migliorare l’efficacia della spesa pubblica, favorendo la realizzazione di progetti di qualità e l’accesso ai fondi europei.Equity. Previsto un programma di 4 miliardi per sostenere imprese innovative e favorire la crescita del private equity e del venture capital, con un focus su intelligenza artificiale e innovazione tecnologica.Real Asset. Un miliardo sarà dedicato alla rigenerazione urbana e al sostegno al settore turistico, con l’introduzione del nuovo “Service Housing” per lavoratori dei servizi pubblici e privati essenziali.Internazionale. Con un focus sull’Africa, CDP rafforzerà la cooperazione internazionale aprendo nuove sedi e intensificando i rapporti con le istituzioni europee e le banche multilaterali.Un modello operativo rinnovato. Per aumentare l’efficacia territoriale, CDP trasformerà sei sedi in hub macroregionali (Milano, Verona, Bologna, Napoli, Roma, Palermo), migliorando il dialogo con gli stakeholder locali. Inoltre, la diversificazione delle fonti di raccolta includerà nuovi strumenti ESG e digitali, come il primo Digital Bond su blockchain. LEGGI TUTTO

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    Smart working, assenze e periodo di prova: ecco le principali novità del DDL lavoro

    Avv. Alessandra Maniglio, Head of Employment & Benefit Deloitte Legal

    Avv. Alessandra Maniglio, Head of Employment & Benefit Deloitte LegalLo scorso 10 dicembre, dopo due mesi dall’approvazione alla Camera dei Deputati, è stato approvato dal Senato senza emendamenti il cosiddetto DDL Lavoro, quindi senza modifiche sostanziali alla norma già approvata. Ecco, quindi, una carrellata su alcune delle novità.Una norma molto attesa con un utile effetto chiarificatore è quella che riguarda il periodo di prova nei contratti a tempo determinato e prevede finalmente una disciplina chiara, introducendo un criterio univoco di periodo di prova “legale”: 1 giorno effettivo di prova ogni 15 giorni di calendario per i contratti a termine. Questo periodo di prova non potrà in ogni caso essere inferiore a 2 giorni, non potrà eccedere i 15 giorni nei contratti fino a sei mesi e 30 giorni tra 6 mesi e 12 mesi. Il concetto di proporzionalità del periodo di prova rispetto alla durata del rapporto di lavoro era già stato introdotto con il cosiddetto “Decreto Trasparenza” dell’agosto 2022. Ferma l’importante tutela per i lavoratori e gli utili spunti per superare problemi interpretativi applicativi il concetto di proporzionalità, restano purtroppo alcuni dubbi interpretativi circa la portata del richiamo alle condizioni più favorevoli eventualmente contenute nei contratti collettivi; si tratta ovviamente solo di previsioni più favorevoli per i lavoratori e probabilmente le previsioni più favorevoli dovrebbero essere quelle di parti di prova più brevi? Su questo non vi è certezza e quindi non si potrà che attendere le prime prassi interpretative e le decisioni giudiziali.Anche le novità in tema di smart working sono state confermate: ogni datore di lavoro ha una serie di oneri di comunicazione telematica al Ministero legati alla formalizzazione di un accordo di lavoro agile con i propri dipendenti. Entro 5 giorni dall’avvio della prestazione dovrà indicare la data di inizio e di cessazione, ma dovrà comunicare, sempre in via telematica, anche ogni evento modificativo della durata, nonché la cessazione del periodo di lavoro agile, entro i cinque giorni successivi alla data in cui si verifica l’evento modificativo. Per semplificare la gestione di tutti questi oneri di comunicazione e durante la modalità agile, sarà preferibile stipulare accordi a tempo indeterminato con facoltà di recesso, limitando così l’onere di comunicazione ulteriore al solo caso di effettiva cessazione del lavoro agile.È stata confermata in toto la disciplina dell’assenza ingiustificata equiparata alle dimissioni diretta ad evitare comportamenti opportunistici dei lavoratori che a volte utilizzano l’assenza ingiustificata per ottenere il licenziamento e quindi l’accesso alla Naspi. La nuova norma prevede che, nel caso in cui lavoratore che non si presenti al lavoro senza giustificarsi per un periodo eccedente il termine previsto dal contratto collettivo (nel caso in cui il CCNL non preveda un termine, il periodo di assenza rilevante sarà quello eccedente 15 giorni), il datore di lavoro debba comunicare all’ITL territorialmente competente l’assenza. In tale eventualità, ferma la possibilità per l’ITL di verificare la veridicità della comunicazione, il rapporto di lavoro è considerato cessato per dimissioni. Il lavoratore avrà però la facoltà di dimostrare di non avere potuto giustificare l’assenza per una causa di forza maggiore o per un fatto imputabile al datore. La norma non fornisce dettagli operativi e non sembra lasciare al datore di lavoro la facoltà di attivare un procedimento disciplinare per assenza ingiustificata. L’unico dato che sembra essere certo è che, dopo l’entrata in vigore del Decreto, in caso di assenza ingiustificata prolungata i datori di lavoro si troveranno nella concreta difficoltà di sapere come gestire correttamente tale evento. Non è chiaro se la procedura presso l’ITL sia obbligatoria o se il datore di lavoro possa comunque attivare un procedimento disciplinare per assenza ingiustificata. Non è nemmeno chiaro con che tempi il lavoratore assente ingiustificato potrà eccepire la sua impossibilità di giustificare l’assenza. La norma ha quindi sicuramente un obiettivo condivisibile, ma rischia, purtroppo, di avere un impatto critico nell’operatività aziendale generando dubbi e incertezze. LEGGI TUTTO