L’economia europea si trova di fronte a una tempesta perfetta: la Germania, una volta motore del continente, sta attraversando una crisi economica senza precedenti, mentre la rielezione di Donald Trump ha riportato in primo piano il rischio di una nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Questo combinato disposto sta alimentando timori per la stabilità finanziaria della zona euro relativamente alla sostenibilità dei debiti sovrani.Il Rapporto sulla Stabilità Finanziaria, pubblicato oggi dalla Bce, delinea uno scenario complesso per l’Eurozona. «La crescita economica rimane fragile, mentre le preoccupazioni per le prospettive del commercio globale aumentano l’incertezza geopolitica e politica», si legge nel documento. A queste preoccupazioni si aggiunge il monito del vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, che ha evidenziato come «le prospettive per la stabilità finanziaria sono offuscate dall’accresciuta incertezza macrofinanziaria e geopolitica, insieme alla crescente incertezza della politica commerciale».Timori per il Debito SovranoIl tema chiave del rapporto riguarda proprio la sostenibilità del debito sovrano nell’Eurozona. Nonostante il calo del rapporto debito/Pil dopo l’impennata causata dalla pandemia, «i fondamentali fiscali rimangono deboli in alcuni paesi dell’area dell’euro». L’aumento dei costi per il servizio del debito, dovuto al rinnovo di obbligazioni a tassi più elevati, potrebbe riaccendere le preoccupazioni sui mercati. «Gli elevati livelli di debito e gli elevati disavanzi di bilancio, insieme al debole potenziale di crescita a lungo termine e all’incertezza politica, aumentano il rischio che lo slittamento fiscale riaccenda le preoccupazioni del mercato sulla sostenibilità del debito sovrano», si legge nel documento.La crisi tedesca, un fattore destabilizzanteLa crisi tedesca e i rischi commerciali transatlantici si intrecciano con i problemi strutturali dell’Eurozona, come il debito sovrano. La situazione di Berlino è particolarmente preoccupante. La nazione è colpita da una crisi profonda che coinvolge il settore industriale, in particolare l’automobile, con danni che potrebbero superare i 5 miliardi di euro qualora gli Stati Uniti imponessero nuovi dazi sui veicoli importati. Questo scenario rischia di aggravare ulteriormente le già deboli prospettive di crescita tedesca e, per estensione, di trascinare nel baratro l’intera Eurozona. La Germania è sempre più vulnerabile a causa della sua forte dipendenza dall’export, una fragilità che diventa evidente in un contesto globale sempre più protezionista e incerto.Rischi per la Crescita e la Stabilità EconomicaI rischi per la crescita economica dell’Eurozona si sono spostati al ribasso. Questo è legato a un’inflazione vicina al 2%, mentre i mercati finanziari hanno registrato di recente episodi di volatilità accentuata ma di breve durata. Secondo la Bce, «gli elevati costi di finanziamento e le deboli prospettive di crescita continuano a pesare sui bilanci delle imprese», con un conseguente calo degli utili dovuto ai maggiori oneri finanziari.Il rapporto pone particolare attenzione anche ai mercati immobiliari, caratterizzati da dinamiche divergenti: «Le prospettive per i mercati immobiliari sono contrastanti, con i prezzi degli immobili residenziali che si stabilizzano, mentre i mercati degli immobili commerciali sono ancora stressati a causa delle sfide poste dal lavoro a distanza e dall’e-commerce». Tuttavia, le famiglie sembrano meglio posizionate: «Beneficiano di un mercato del lavoro forte e hanno rafforzato la loro resilienza aumentando i risparmi e riducendo il debito».Nonostante una stabilità relativa, alcune categorie restano vulnerabili. «Le piccole e medie imprese e le famiglie a basso reddito potrebbero trovarsi ad affrontare tensioni se la crescita rallentasse più di quanto attualmente previsto», avverte la Bce. Questa situazione potrebbe aggravare la qualità degli attivi degli intermediari finanziari, con le banche e i fondi di investimento che rischiano perdite significative nel settore immobiliare commerciale.Una situazione di incertezzaSe l’economia dell’area euro dipende sempre più dall’export e se un Paese tradizionalmente importatore come gli Usa penalizzano la domanda, la crisi è una conseguenza naturale. Meno export significa meno ricavi per le imprese europee, dunque meno tasse pagate e più deficit per i singoli Stati a parità di spesa con conseguente incremento del debito pubblico. L’invarianza, se non l’aumento, della spesa pubblica rappresenta anch’esso una costante. Nel 2025 andrà al voto la Germania, nel 2027 seguiranno Francia (salvo presidenziali anticipate) e l’Italia. Nessuno schieramento politico proporrà misure di salvaguardia dei conti salvo votarsi alla sconfitta. Aggiungendo a questa spirale anche l’austerity imposta dal nuovo Patto di Stabilità e la tradizionale resistenza dei Paesi frugali (come Germania e Olanda) ad utilizzare il debito comune Ue come leva per gli investimenti, che garantirebbero una svolta anticiclica, il quadro di incertezza macroeconomica è completo. Basta che sui mercati globali qualcuno cominci a scommettere contro l’Europa per forare una ruota di un’auto che già si muove con uno o due pistoni di meno.Mercati Finanziari: Resilienza e VulnerabilitàUno scenario che non è sfuggito nemmeno alla Bce. «Le valutazioni elevate e la concentrazione del rischio rendono i mercati più suscettibili a brusche correzioni», sottolinea il rapporto. Le vulnerabilità strutturali, come la fragilità di liquidità e l’elevata leva finanziaria di alcune società non bancarie, potrebbero amplificare eventuali dinamiche avverse.«Sebbene i mercati finanziari si siano dimostrati resilienti finora, non c’è spazio per l’autocompiacimento», ha avvertito la Bce, indicando la necessità di una vigilanza continua. LEGGI TUTTO