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    Al via la cabina di regia per valorizzare 60 miliardi di immobili pubblici

    Un punto di partenza verso una gestione integrata e strategica del patrimonio immobiliare pubblico, con l’obiettivo di ridurre il debito e rispondere a bisogni sociali diffusi. Stamane, al Ministero dell’Economia ha preso ufficialmente il via la Cabina di regia per la valorizzazione e la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. Questo organismo, istituito dal governo, è coordinato dal sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, su delega del ministro Giorgetti. La Cabina di regia mira a creare un approccio sistemico e centralizzato per gestire il vasto patrimonio immobiliare pubblico italiano, valorizzandolo come strumento di riduzione del debito pubblico e di supporto allo sviluppo sociale e urbano del Paese.La nascita della Cabina di regia rappresenta un cambio di passo fondamentale nella gestione degli immobili pubblici, da sempre caratterizzata da una frammentazione delle competenze. Per la prima volta, infatti, tutti i principali attori istituzionali coinvolti nella gestione del patrimonio immobiliare si trovano a lavorare insieme, in un contesto di cooperazione che punta a superare le difficoltà di coordinamento. Come sottolineato dalla Sottosegretaria Albano, “partiremo dai dati. Vogliamo mettere i cittadini nelle condizioni di sapere dove si trova e come viene utilizzato il patrimonio pubblico”. Albano ha evidenziato l’importanza di rendere più accessibili le informazioni sugli immobili statali attraverso l’interconnessione delle banche dati pubbliche, resa possibile da una norma introdotta nel recente Decreto Omnibus: “Nel Decreto Omnibus abbiamo inserito una norma che consente alla banca dati sugli immobili gestita a livello centrale dal MEF di interagire con le banche dati in possesso delle altre PA”.Questo ambizioso progetto di valorizzazione, stimato su un patrimonio immobiliare inutilizzato di circa 60 miliardi di euro, mira a incentivare gli investimenti e migliorare l’utilizzo delle risorse pubbliche, generando benefici sia economici che sociali. Albano ha chiarito che la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico non è solo una questione di conti pubblici, ma anche una leva di rigenerazione urbana: “Efficientare l’utilizzo delle risorse pubbliche fa bene ai bilanci, attrae gli investimenti, promuove la rigenerazione urbana e il coinvolgimento del terzo settore e di tutte le realtà sociali, inclusa la componente sociale dell’impresa profit”.Un Maxi Piano per il Patrimonio InutilizzatoQuesto progetto si inserisce in un contesto più ampio, come aveva spiegato Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del Dipartimento Programma, in occasione dell’evento “Far Crescere Insieme l’Italia”. Filini aveva sottolineato come, su circa 300 miliardi di euro di patrimonio immobiliare pubblico, ben 60 miliardi risultino inutilizzati. “Ci voleva il governo Meloni per mettere mano alla gestione dell’immenso patrimonio pubblico”, aveva dichiarato Filini, aggiungendo che il governo intende intervenire con dismissioni mirate che permettano di ridurre il debito pubblico. Ma non si tratterà solo di vendere: molti immobili, deteriorati e inutilizzati, saranno oggetto di piani di recupero e valorizzazione, con l’obiettivo di “trovare forme di investimento per dare nuovo valore agli immobili e indirizzare le politiche abitative”.La stessa Albano ha confermato la volontà di utilizzare parte del patrimonio per rispondere alle esigenze abitative, con un’attenzione particolare alle fasce sociali più vulnerabili, come giovani coppie, studenti e anziani, che nelle grandi città italiane faticano a sostenere i costi degli affitti. “L’obiettivo è creare una base comune su cui poter lavorare per declinarla all’abitare perché l’abitare ha bisogno non solo di casa ma anche di servizi, di sociale, di lavoro”, ha precisato Albano, spiegando come si cerchi di coinvolgere investitori privati attraverso partnership pubblico-private per attrarre capitali e accelerare le operazioni.Una Gestione Complessa per una Visione di SistemaLa sfida è notevole. Andrea Montanino, capo economista di Cassa depositi e prestiti, ha spiegato nei giorni scorsi che gestire il patrimonio immobiliare pubblico è complesso: “Il patrimonio immobiliare non è omogeneo: è patrimonio pubblico tanto Palazzo Marino, la sede del Comune di Milano, quanto il capannone abbandonato nelle campagne”. Ogni immobile richiede un’analisi dettagliata e una strategia personalizzata per la valorizzazione, un compito reso più complicato dalla frammentazione della proprietà tra vari enti pubblici. LEGGI TUTTO

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    “Sugli incentivi auto non si torna indietro”

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    Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo alle domande dei parlamentari in audizione sulla legge di Bilancio, ha precisato che non ci saranno più fondi a pioggia per le rottamazioni auto, ma per progetti di politica industriale dell’automotive. Il ministro si è detto disponibile a valutare una riforma della tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute ma ha sottolineato che bisognerà sempre incidere sulla speculazione.Basta rottamazioni a favore delle auto cinesi”Noi non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire, tagliamo i fondi per le rottamazioni e incentivi all’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina o altri paesi. Questo sì, questi 700 milioni non li ritroverete più dal 2025 in avanti”, ha detto sottolineando che “c’è bisogno di imprenditori che accettino il processo di riconversione, se non accettano la sfida di riconvertirsi rispetto alla produzione tradizionale, possiamo praticare la riconversione ma chi la fa?”. Le risorse per gli accordi di sviluppo “ci sono e ci saranno”, ha aggiunto, precisando che «ci sono 700 milioni di residui che possono essere utilizzati da domani mattina».Criptovalute, si può cambiare ma non troppoSulle criptovalute, Giorgetti si è detto “disponibile a valutare forme di tassazione diverse rispetto alla permanenza in portafoglio degli investimenti. Quella che va tassata di più è la speculazione, quello che va agevolato è tenere nel lungo termine una forma di investimento. Ci sono emendamenti che vanno in questa direzione, il sottoscritto è disposto a valutarli”.Un sogno: il debito al 60% del PILIl ministro ha espresso il desiderio di ridurre il debito pubblico al 60% del PIL, una percentuale simile a quella tedesca, citando come esempio l’ex collega tedesco Lindner. “Con un debito minore, l’Italia risparmierebbe circa 45 miliardi di euro di interessi, che potrebbero essere reinvestiti in settori chiave come la scuola e la sanità”, ha detto.I sindacati si oppongono all’aumento di risorse per i redditi medio-bassiGiorgetti ha difeso l’allocazione di risorse destinata a famiglie di reddito medio-basso e ha manifestato sorpresa per le critiche di Cgil e Uil, sostenendo che tali misure rispondono ai bisogni dei lavoratori. “Il governo ha messo risorse alle famiglie di reddito medio-basso, qualcuno può discutere giusto e sbagliato, ma sorprende che questo sia contestato proprio dai sindacati, perché li abbiamo messi sui lavoratori dipendenti. Lo abbiamo fatto con lo scopo di aiutare la crescita rilanciando i consumi”, ha sottolineato.Chi riceve fondi statali sarà monitoratoIl ministro ha poi affrontato la questione del monitoraggio dei contributi pubblici, sostenendo che chi riceve risorse dallo Stato debba giustificarne l’utilizzo. Dunque, si può rivedere la norma sull’inserimento di un rappresentante del MEF nei collegi sindacali delle società che ricevono contributi, ma non si può abdicare a questo principio. “Per quanto riguarda la norma sui revisori, sono apertissimo a qualsiasi tipo di proposta, però il principio deve essere mantenuto: chi riceve un contributo dello Stato deve rispondere di come lo utilizza”, ha ribadito.Decontribuzione Sud, è l’Europa a dire stopGiorgetti ha ricordato che la decontribuzione per il Sud non è stata abolita dal governo, ma che la Commissione Europea ha posto un limite temporale, con scadenza il 30 giugno. Tuttavia, il governo è disponibile a «valutare delle misure diverse» che siano in qualche modo “leggibili” e che possano continuare a sostenere il Sud.Il blocco del turnover può essere selettivo”Con riferimento al turnover, premesso che in alcuni settori il blocco è giustificato, in altri può essere meno giustificato, c’è disponibilità a valutare in quali settori l’innovazione tecnologica, l’innovazione, l’intelligenza artificiale, possono permettere di ridurre i fabbisogni, rispetto al fatto che in altri settori – penso a quello della sicurezza – il blocco non si giustifica. Il dibattito parlamentare potrà evidenziare dove andare in qualche modo a toccare”, ha chiarito il ministro.Ita, incontro con Spohr opportuno LEGGI TUTTO

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    Ottimismo di Giorgetti sul Pil: “Può essere rivisto al rialzo”

    “Le stime iniziali di crescita del Pil dell’Istat sono state successivamente riviste al rialzo in misura inedita. Anche alla luce del notevole incremento dell’occupazione sin qui registrato, non sarei stupito da eventuali revisioni al rialzo anche relativamente alle stime preliminari del Pil 2024”. È quanto ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla manovra di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte. Il titolare del Tesoro ha fornito un quadro dettagliato della legge di Bilancio, mettendo in risalto il contributo delle misure proposte per stimolare la crescita e l’occupazione, oltre a rafforzare settori chiave come sanità, difesa e innovazione digitale.Crescita e Prospettive del PilGiorgetti ha posto l’accento sulle prospettive di crescita, ricordando come le revisioni al rialzo del Pil operate recentemente dall’Istat riflettano anche l’aumento dell’occupazione, un segnale positivo che potrebbe portare a ulteriori revisioni nel 2024. Secondo il ministro, le prospettive di crescita a breve termine restano incoraggianti, con la previsione di un incremento del Pil nell’ultimo trimestre dell’anno. “Questa espansione economica sarà sostenuta principalmente da una ripresa della domanda estera e dalla continua crescita dei consumi interni”, ha detto Giorgetti aggiungendo che la credibilità del governo e la prudenza nella gestione delle finanze pubbliche «hanno contribuito sia alla recente revisione al rialzo degli outlook per il nostro Paese da parte di due agenzie di rating, sia al dimezzamento dello spread rispetto ai livelli di due anni fa». In vista del 2025, si attende una crescita più graduale, legata a una maggiore domanda interna e al rilancio degli investimenti del Pnrr, oltre che a un contesto economico europeo migliorato.Lavoro: Taglio del Cuneo e Incentivi alla MobilitàNel capitolo dedicato al lavoro, Giorgetti ha illustrato misure pensate per incentivare l’occupazione e sostenere la mobilità lavorativa. Tra queste, un incentivo per i nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato e reddito fino a 35.000 euro annui: se questi accettano un trasferimento di oltre 100 chilometri, le somme rimborsate per l’affitto e la manutenzione non concorreranno a formare il reddito ai fini fiscali, fino a un massimo di 5.000 euro annui nei primi due anni. Un altro intervento significativo riguarda la riduzione del cuneo fiscale, ora esteso ai redditi fino a 40.000 euro, a beneficio di circa tre milioni di contribuenti.Giorgetti ha inoltre confermato il dimezzamento dell’aliquota per i premi di produttività aziendali, che passerà dal 10% al 5% per il triennio 2025-2027. «Questa misura – ha spiegato – ha già portato benefici a quasi 5 milioni di lavoratori, incentivando l’incremento dei contratti aziendali e territoriali».Fisco: Tracciabilità e la Tassazione delle Attività DigitaliIn ambito fiscale, il governo mira a migliorare la tracciabilità dei pagamenti, estendendo ai costi di trasferta e di rappresentanza aziendale l’obbligo di tracciabilità per poter beneficiare di agevolazioni fiscali. Per facilitare il monitoraggio delle transazioni, si prevede inoltre un’integrazione tra i dispositivi di pagamento elettronici e i registratori telematici, con l’obiettivo di trasmettere tempestivamente all’Agenzia delle Entrate i dati delle transazioni elettroniche. “Da queste misure si prevede un recupero fiscale pari a circa 1,4 miliardi di euro nel triennio”, ha rimarcato Giorgetti.Sul fronte della digitalizzazione, la manovra prevede anche un incremento della tassazione delle plusvalenze su criptovalute, portando l’aliquota dal 26% al 42%. Un altro intervento significativo riguarda la Web Tax: per evitare tensioni commerciali con gli Stati Uniti, saranno eliminate le soglie di fatturato globale e locale, «rendendo la tassa più inclusiva ma meno discriminatoria verso le imprese estere».Sostegno al Reddito e FamiglieLa Manovra riserva un’attenzione particolare ai redditi medio-bassi e alle famiglie, con un pacchetto di misure per sostenere la genitorialità e aiutare le famiglie numerose. Giorgetti ha anche annunciato il rinnovo anticipato dei contratti pubblici per il triennio 2025-2027, assicurando una maggiore stabilità nel settore statale. Inoltre, per incentivare il risparmio fiscale, alcune detrazioni Irpef saranno eliminate: ad esempio, quelle per i figli non disabili sopra i 30 anni e per i familiari a carico residenti all’estero. Questi interventi consentiranno un recupero di gettito stimato in circa 600 milioni di euro.SanitàNel campo della sanità, Giorgetti ha garantito che il governo ha stanziato ulteriori fondi per il Servizio Sanitario Nazionale, portando il finanziamento dai 136,5 miliardi previsti per il 2025 a 141,3 miliardi nel 2027. Questo incremento annuale è superiore al tasso di crescita programmato per la spesa pubblica primaria e mira a garantire la sostenibilità del sistema sanitario nel medio-lungo termine.DifesaLa manovra prevede un significativo potenziamento degli investimenti in difesa, con un budget di 35 miliardi di euro destinato al settore nel periodo 2025-2039. Giorgetti ha sottolineato che, nonostante l’importanza degli stanziamenti, l’obiettivo del 2% del Pil richiesto dalla Nato è ambizioso e al momento non raggiungibile con le attuali coperture. Si prevede che l’Italia arrivi al 1,57% del Pil nel 2025, con un incremento progressivo fino all’1,61% nel 2027, un traguardo che sarà comunque significativo in termini di impegno internazionale.Coperture Finanziarie e Riduzione della Spesa Pubblica LEGGI TUTTO

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    Le assicurazioni chiedono un freno all’imposta di bollo

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    Il settore assicurativo italiano si trova in una posizione delicata a causa delle nuove misure incluse nella manovra economica del governo, che ha introdotto cambiamenti significativi, come l’anticipo dell’imposta di bollo per le polizze vita, con impatti rilevanti sui bilanci delle compagnie assicurative. Durante un’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, ha espresso preoccupazione per le disposizioni contenute nel comma 1 della norma, che richiede alle compagnie di anticipare l’imposta sui contratti assicurativi, con effetti che superano i 2,5 miliardi di euro.”Siamo convinti che in questa situazione tutti dobbiamo fare la nostra parte e l’industria assicurativa ha sempre rappresentato un pilastro di stabilità e di responsabilità nei confronti del Paese e ha contribuito a rendere realizzabili le decisioni di politica economica”, anche per questo “facciamo davvero fatica oggi a capire perché il nostro sia stato il settore maggiormente impattato dalla manovra”, ha detto Farina, aggiungendo che “si tratta di una misura che a differenza di altre non è stata condivisa preliminarmente con la nostra industria”. L’indicazione era di misure provvisorie, mentre “c’è una componente significativa che ha carattere permanente”. Le nuove norme obbligano le assicurazioni a versare annualmente l’imposta di bollo sui prodotti di ramo III e V, ossia polizze unit linked e index linked, normalmente a carico dei clienti al momento del riscatto o alla scadenza del contratto. Questo meccanismo implica un notevole impegno di liquidità non remunerata per le imprese, configurando una sorta di credito perpetuo nei confronti degli assicurati.Questa anticipazione di cassa comporta un’esposizione finanziaria che potrebbe superare i 5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, qualora il settore dovesse mantenere l’attuale ritmo di crescita. La norma, come è strutturata, ha il potenziale di gravare a lungo sui bilanci delle compagnie, poiché l’anticipo versato dalle assicurazioni non è produttivo di alcun rendimento e va a incidere negativamente sul capitale disponibile per gli investimenti. Ciò crea anche complicazioni sotto il profilo della compliance con i requisiti di Solvency II, che regolamentano il capitale minimo richiesto per garantire la stabilità finanziaria delle compagnie.La presidente di Ania ha inoltre evidenziato che dal 2002 è in vigore un ulteriore obbligo di anticipo dell’imposta sulle riserve matematiche, che ha generato un debito di circa 9,7 miliardi di euro verso l’Erario. Anche in questo caso, il settore non ha la possibilità di recuperare facilmente le somme versate. La situazione è resa più critica dall’assenza di strumenti adeguati per gestire questo carico fiscale in modo efficiente, causando incertezza per le compagnie e per i loro clienti, che potrebbero vedere ridotto il valore delle prestazioni finali per coprire le imposte anticipate.Per questi motivi, considerato che il «semplice recupero dello stock del bollo accumulato al 31 dicembre 2024 permetterebbe al governo di ricevere una cifra largamente superiore a quella stimata nella relazione tecnica (1,8 miliardi) in ciascuno dei prossimi quattro anni, si chiede di valutare lo stralcio del meccanismo previsto, a regime, dal comma 1. In alternativa, dovrebbe essere reso chiaro che, almeno con riferimento al meccanismo previsto dal comma 1, l’ammontare corrispondente all’imposta di bollo versato annualmente dall’impresa di assicurazione debba essere computato in diminuzione della prestazione spettante al beneficiario. Ciò si potrebbe ottenere riducendo le riserve matematiche senza richiedere provvista specifica all’assicurato», ha proseguito Farina. LEGGI TUTTO

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    Dl Fiscale, tornano le cartolarizzazioni

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    Un emendamento al decreto legge Fiscale, presentato dal senatore Massimo Garavaglia (Lega), delinea interventi radicali sul “magazzino delle cartelle fiscali” per migliorare l’efficienza della riscossione e ridurre l’accumulo di crediti non riscossi. La proposta introduce un sistema di “discarico anticipato” per i crediti fiscali dal 2025, affidandone la gestione a un operatore pubblico, il “master servicer,” che può delegare parte della riscossione a operatori “special servicer.” Questi ricevono un’anticipazione del 10% del valore dei crediti, mentre le somme recuperate vanno a un fondo dedicato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, al netto di una provvigione per coprire le spese.L’emendamento include anche misure per i crediti risalenti al periodo 2000-2010: l’Agenzia Entrate Riscossione può disporre il discarico automatico e delegare la riscossione a un operatore pubblico. Una possibile strada per la gestione di questi crediti è quella della cartolarizzazione, con l’obiettivo di recuperare almeno il 10% di circa 200 miliardi di crediti in sospeso.Parallelamente, Forza Italia promuove una nuova “rottamazione” delle cartelle fiscali, includendo i ruoli affidati all’Agenzia delle Entrate tra luglio 2022 e dicembre 2023, con la possibilità di pagare in un’unica soluzione entro luglio 2025 o in 18 rate. È previsto inoltre un “ravvedimento speciale” per le dichiarazioni del 2023 e precedenti, con sanzioni ridotte. La Lega, invece, propone una rateizzazione dei versamenti fiscali e previdenziali per i titolari di partita Iva con un limite di 170mila euro di ricavi, prevedendo la possibilità di pagare in cinque rate mensili, partendo dal gennaio 2025. LEGGI TUTTO

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    Enel stringe sul nucleare con più utili e meno debito

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    L’Italia punta a diventare un hub dell’energia nucleare. Il governo lavora a una newco a sostegno pubblico per il rilancio del settore. Sono stati avviati «pour parler» di «carattere bilaterale» con Enel, Leonardo e Ansaldo, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin all’evento inaugurale del Gruppo mondiale per l’energia da fusione. «È bello immaginare – ha scritto nel suo messaggio la premier Giorgia Meloni – che in un futuro non lontano ogni nazione abbia la sua piccola stella capace di produrre energia sicura, pulita, illimitata». La commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, ha ricordato che l’Ue «ha investito 5,6 miliardi di euro sul programma Iter». Per il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, «serviranno 5-6, forse 10 anni» per arrivare a produrre su larga scala energia da fusione nucleare» evidenziando «l’interesse del privato, con investimenti importanti in Stati Uniti e in Europa».Enel ieri ha diffuso anche i risultati della trimestrale. L’ebitda si è attestato a 18,6 miliardi (+22,2% annuo). L’utile netto di gruppo ha raggiunto quota 4,2 miliardi (+38%), mentre i ricavi sono ammontati a 57,6 miliardi (-17,1%). L’ebitda ordinario è aumentato del 6,5% a 17,4 miliardi e l’utile ordinario è salito del 16,2% a 5,8 miliardi. Un ruolo importante lo ha giocato il grande impegno del management per il rafforzamento delle relazioni istituzionali in Sudamerica.In netto calo il debito che, considerate le attività di M&A già annunciate e da finalizzare entro il 2024, è sceso a 56 miliardi, con un rapporto debito/ebitda tra i più bassi del settore. Il gruppo Enel ha confermato i target 2024: ebitda ordinario pari a 22,1-22,8 miliardi di euro, utile netto ordinario: 6,6-6,8 miliardi. Il cda guidato dall’ad Flavio Cattaneo ha deliberato un acconto sul dividendo 2024 pari a 0,215 euro per azione, in pagamento dal 22 gennaio 2025. Enel a livello globale ha raggiunto una produzione a Zero-emissioni pari all’84% del mix energetico totale del gruppo (nei primi 9 mesi del 2023 era pari al 73%). LEGGI TUTTO

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    Terna accelera sull’utile e si assicura la rete Acea

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    Terna ha siglato un accordo con Areti (controllata di Acea) per l’acquisizione di parte della rete elettrica in alta tensione dell’area metropolitana di Roma. L’operazione, parte del Piano Industriale 2024-2028 di Terna, riguarda l’acquisizione del 100% di una nuova società veicolo in cui confluiranno 73 elettrodotti, per un totale di circa 481 chilometri di rete, le componenti ad alta tensione di tre cabine primarie e una rete in fibra ottica. Il valore regolatorio degli asset è stimato a 203 milioni di euro, mentre il prezzo di acquisto è di 224 milioni, comprensivo di un premio del 10% sulla Regulatory asset base (rab) del 2024.Secondo Giuseppina Di Foggia (in foto), ad e dg di Terna, «l’accordo consentirà di rendere più efficienti la pianificazione e la gestione operativa della rete elettrica di trasmissione, in particolare nell’area della Capitale, migliorando la continuità e la sicurezza del servizio». Di Foggia ha sottolineato che l’operazione è pienamente in linea con gli obiettivi del piano industriale, contribuendo sia al raggiungimento dei target finanziari sia alla crescita complessiva del gruppo.Terna ieri ha anche diffuso i risultati trimestrali che hanno evidenziato un 2024 positivo, con investimenti complessivi per 1,7 miliardi nei primi nove mesi, segnando un incremento del 18,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo record storico di investimenti, come spiegato dall’ad Di Foggia, «favorirà il processo di transizione energetica in atto e renderà la rete elettrica ancora più efficiente per trasmettere una quantità crescente di energia prodotta da fonti rinnovabili».La trimestrale del gruppo ha evidenziato che i ricavi nei primi nove mesi del 2024 sono aumentati del 17,8% annuo a 2,65 miliardi, con una crescita sostenuta sia delle attività regolate sia di quele non regolate. L’ebitda si è attestato a 1,9 miliardi, in crescita del 21,6% e l’ebit è stato pari a 1,3 miliardi (+28,3%). L’utile netto di gruppo è cresciuto del 26,6% a 812,6 milioni. Gli investimenti complessivi realizzati dal gruppo nel periodo sono stati pari a 1,7 miliardi (+18,5%). LEGGI TUTTO

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    Poste, acconto cedola da 427 milioni

    Matteo del Fante

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    Poste Italiane chiude i primi nove mesi «con la migliore performance finanziaria della sua storia», ha evidenziato l’ad Matteo Del Fante (in foto). Utile netto, ricavi di gruppo ed ebit adjusted, hanno raggiunto nuovi record. Gli ultimi dieci giorni di novembre saranno la finestra utile per il collocamento sul mercato di parte della partecipazione di controllo del Tesoro ma appare sempre più probabile uno slittamento direttamente al 2025, dopo lo stop alla procedura deciso dal ministero dell’Economia a metà ottobre quando era già stato inviato all’esame della Consob il prospetto per l’operazione. Su tempi e modalità del collocamento c’è stretto riserbo. «Non abbiamo visibilità», ha detto Del Fante agli analisti. LEGGI TUTTO