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    Auto, l’Ue pensa a sussidi per spingere le elettriche

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    Ok incondizionato all’auto elettrica; no a questa unica soluzione, ma si punti sulla neutralità tecnologica: libertà di scelta da parte dell’utente in un ventaglio di motorizzazioni rispettose dell’ambiente. È scontro tra le due fazioni all’interno dell’Europarlamento in attesa che il 30 gennaio prenda il via il dibattito strategico sul «Green Deal automotive» promosso da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Tra i «fissati» sull’elettrico, come unico salvagente per il clima, e praticamente incurante dei gravi e tangibili impatti sul sistema industriale causati da questa transizione, c’è Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione e commissario al Clima. Il suo obiettivo principale: eliminare gradualmente i motori a benzina e Diesel.La vicepresidente spagnola, come riportato dal Financial Times, fa ora sapere che la Commissione Ue sta valutando l’utilizzo di sussidi europei al fine di aumentare la domanda di veicoli elettrici, in modo da aiutare l’industria automobilistica in difficoltà a contrastare la concorrenza cinese. Quale rischio a suo parere? «L’inizio di una corsa in cui potremmo confrontarci con un modello nazionale rispetto a un altro». Lo stesso cancelliere tedesco in uscita, Olaf Scholz, è intervenuto di recente su questo tema, dichiarando l’assenso di Bruxelles alla domanda di Berlino di armonizzare a livello europeo lo schema di sussidi.E se per Ribera non è in discussione (almeno per quanto la riguarda) la scadenza del 2035 per lo stop alle nuove vendite di motori a combustione interna, c’è invece un’apertura «alla flessibilità sugli obiettivi annuali di vendita di veicoli elettrici e sulle multe che le case auto devono affrontare per non averli rispettati».Da parte opposta, Carlo Fidanza, capo delegazione di FdI a Strasburgo, sottolinea come «i cittadini europei non vogliono morire per l’auto elettrica: è tempo di agire, non soltanto rinviando le multe al settore, ma riaprendo l’intera partita; sostegno pieno all’iniziativa del governo Meloni e del ministro Adolfo Urso che stanno guidando il fronte del buon senso». LEGGI TUTTO

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    Rete unica, la guida passa al Mef

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    Si apre una nuova fase dove il ministero dell’Economia è pronto a guidare il dossier rete unica, ovvero l’integrazione delle due società delle reti di telecomunicazione: Fibercop e Open Fiber. Un progetto che permetterebbe di consolidare gli operatori wholesale nel mercato italiano, garantendo efficienze interne e livelli di redditività adeguati, condizione essenziale per sostenere gli investimenti nella connettività in fibra. La grave decisione è stata assunta ieri dopo che l’amministratore delegato Luigi Ferraris aveva presentato le dimissioni che il consiglio d’amministrazione ha accettato. L’ex capo di Terna e di Ferrovie dello Stato ha chiuso così la sua parentesi alla guida della società sette mesi dopo la sua nomina voluta proprio dagli americani di Kkr. Si tratta della storia di un amore mai del tutto sbocciato e che, in corrispondenza con la messa a terra del primo piano industriale post scorporo della rete di Tim, ha visto deflagrare tutte le divergenze.Da una parte, a quanto risulta a Il Giornale, in corso di stesura del piano industriale (che avrebbe dovuto essere presentato a marzo da Ferraris) sarebbero emerse delle divergenze di vedute sull’entità degli investimenti da effettuare, con i soci che si sarebbero trovati a dover sborsare una cifra non lontana da 3 miliardi di euro in più di quanto inizialmente preventivato per rinnovare una rete fissa ormai attempata. C’è poi un’altra questione fondamentale: Ferraris, manager di esperienza che ha guidato con successo altre partecipate pubbliche, avrebbe ritenuto di aver fatto la sua parte portando a termine lo scorporo delle rete. Ora, però, Kkr e probabilmente lo stesso manager si sarebbero resi conto che per il prosieguo è necessario imbarcare una figura più operativa e con grandi competenze tecniche sul settore delle telecomunicazioni, cosa che non può essere Ferraris. Da qui allora un solco che è via via diventato più grande e la decisione del manager di fare un passo indietro.Scricchiolii che si erano subodorati con l’addio a fine anno di Elisabetta Romano, che era stata scelta pochi mesi prima per essere a capo dello sviluppo della rete. Al suo posto è stato indicato Stefano Paggi, che ha un passato ad alto livello in Open Fiber in cui ha ricoperto la carica di direttore operativo e poi direttore acquisti. Qualcuno ha notato che la scelta è ricaduta su di lui non a caso, visto che – almeno sulla carta – i piani di Fibercop puntano decisi verso le nozze con Open Fiber per creare la rete unica nazionale che sta a cuore al governo. Tornando a Ferraris, la somma di queste motivazioni sarebbe la causa dell’addio prematuro a Fibercop. LEGGI TUTTO

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    Chiesta una nuova rottamazione

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    Una nuova rottamazione per le cartelle fino al 31 dicembre 2023. La prevede un emendamento della Lega (a prima firma Massimo Garavaglia, in foto) al dl Milleproroghe che riprende quello alla legge di Bilancio bocciato a dicembre. L’attuale rottamazione-quater riguarda i carichi affidati all’agente della riscossione dal primo gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Questa modifica estende la definizione agevolata ampliandola di un anno e mezzo, fino a fine 2023. Si prevede la possibilità di estinguere i debiti versando solo le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso spese per procedure esecutive e di notificazione. Il pagamento può essere effettuato con un «numero fino ad un massimo di 120 rate uguali». La Lega chiede anche di riaprire la rottamazione-quater consentendo le adesioni fino al 30 aprile con prima o unica rata da pagare entro il 31 luglio. Proposto anche il rinvio della tassazione sulle plusvalenze da criptovalute al 33% dal 2026 al 2027. LEGGI TUTTO

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    Ritorno al nucleare, presentato il ddl delega

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    Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato a Palazzo Chigi il disegno di legge delega per il ritorno dell’Italia alla produzione di energia nucleare sostenibile. Il provvedimento, intitolato “Delega al governo in materia di nucleare sostenibile”, è stato elaborato dal Mase e si pone come un tassello strategico per affrontare le sfide della transizione energetica e della decarbonizzazione entro il 2050.Un obiettivo chiaro: sicurezza energetica e decarbonizzazioneIl testo, composto da quattro articoli, sottolinea l’importanza del nucleare come fonte energetica cruciale per ridurre le emissioni di carbonio, garantire l’indipendenza energetica del Paese e contenere i costi energetici per famiglie e imprese. Tra i punti chiave del disegno di legge, si prevede che il governo abbia 24 mesi dall’entrata in vigore della legge per adottare decreti legislativi volti a regolamentare la produzione di energia nucleare sostenibile sul territorio nazionale.Il programma nazionale per il nucleare sostenibileL’articolo 2 del provvedimento stabilisce l’obiettivo di un programma nazionale per lo sviluppo del nucleare sostenibile, che contribuirà al raggiungimento della neutralità carbonica e alla sicurezza energetica del Paese. Tra le misure principali previste, figurano:La costruzione e l’esercizio di nuovi impianti nucleari sostenibili, anche per la produzione di idrogeno.L’adeguamento della normativa nazionale agli standard europei e internazionali.Lo smantellamento degli impianti nucleari esistenti non destinati alla ricerca.La gestione e lo stoccaggio sicuro dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito.La promozione della ricerca sull’energia da fusione e il miglioramento della formazione tecnica e professionale.Sicurezza e trasparenza: i pilastri del provvedimentoLa sicurezza rimane un elemento centrale del disegno di legge. È prevista l’istituzione di un’autorità amministrativa indipendente per la vigilanza e il controllo degli impianti, oltre a sistemi avanzati di radioprotezione. Il provvedimento mira, inoltre, a garantire un ciclo di vita sicuro per gli impianti nucleari, dalla costruzione alla dismissione, e a definire incentivi per la ricerca e lo sviluppo in ambito nucleare, con particolare attenzione alle tecnologie innovative come la fusione.Incentivi e valorizzazione del territorioIl ddl include misure per la promozione e la valorizzazione dei territori coinvolti nella costruzione di impianti nucleari, favorendo la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo economico locale. Inoltre, sono previsti strumenti informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del nucleare nella transizione energetica.Clausola di invarianza finanziariaUno degli aspetti rilevanti del provvedimento è la clausola di invarianza finanziaria: le amministrazioni pubbliche dovranno utilizzare le risorse esistenti per attuare le misure previste, senza gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche. Eventuali costi aggiuntivi potranno essere coperti solo attraverso specifiche leggi di bilancio.Un passo verso il futuro energeticoil testo è stato redatto da una commissione tecnica presieduta dal giurista Giovanni Guzzetta e si prepara ad approdare nel prossimo Consiglio dei ministri per la sua discussione. Secondo il ministro Pichetto Fratin, il ddl potrebbe essere approvato entro un mese. LEGGI TUTTO

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    Cresce l’agricoltura in Italia: il valore aggiunto a quota 42,4 miliardi nel 2024 (+9%)

    Nel 2024 torna a crescere l’agricoltura, e l’Italia è prima nell’Ue27 per valore aggiunto, pari a 42,4 miliardi. Nel 2023 il conto economico era pari a 38,9 miliardi con una crescita secca del 9 per cento. Il nostro Paese fa meglio di Spagna (39,5 miliardi di euro), Francia (35,1 miliardi) e Germania (31,9 miliardi). È quanto rileva l’Istat in base alla stima preliminare dell’andamento economico del settore agricolo per il 2024. Dati, sottolinea l’Istituto, che si riferiscono ai Conti economici dell’agricoltura (Cea) che differiscono, per alcuni aspetti, dal quadro centrale dei Conti Nazionali.Nel 2024 aumentano la produzione e il valore aggiunto del settore (in volume, rispettivamente, +1,4% e +3,5%). A Crescere sono soprattutto i volumi prodotti nelle coltivazioni (+1,5%) e nel comparto zootecnico (+0,6%), in calo invece le attività dei servizi agricoli (-1,5%). In particolare, secondo il rapporto, prosegue il trend positivo delle attività secondarie (+5,2%). Annata favorevole per frutta (+5,4%), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%); in flessione cereali (-7,1%), olio d’oliva (-5%) e foraggi (-2,5%). In aumento i prezzi dei prodotti delle coltivazioni (+2,9%), mentre sono calati quelli del comparto zootecnico (-2,2%). Significativa anche la diminuzione dei prezzi dei beni e servizi impiegati nel settore (-4,5%). Il calo dell’input di lavoro impiegato nel settore agricolo (-2,6%) è risultato più significativo rispetto alla media (-0,9%) degli altri Paesi Ue27.”Grande soddisfazione” è stata espressa dalla premier Giorgia Meloni che parla di “primato storico che ci rende particolarmente orgogliosi e che è frutto del lavoro, della dedizione e della determinazione delle imprese e dei lavoratori del comparto”. “Il Governo – ha aggiunto Meloni – fin dal suo insediamento, ha rimesso al centro l’agricoltura, ha dedicato stanziamenti record e adottato politiche di sistema per promuovere e rilanciare il settore agroalimentare italiano e le nostre eccellenze. La strada intrapresa è quella giusta, e continueremo a lavorare in questa direzione”. Di rilievo, sottolinea il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, “è la crescita del reddito medio degli agricoltori che è aumentato del 12,5%” e ciò, dice “mi rende particolarmente orgoglioso”. E prosegue: “Il sostegno alle imprese agricole ha favorito l’incremento della produzione, l’aumento dei contributi, la riduzione dei costi e rilanciato un settore fondamentale per la nostra economia”.A sinistra il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e il presidente della commissione Agricoltura, Mirco Carloni”I dati ISTAT dimostrano che la politica agricola è quella giusta, per merito delle imprese e dei lavoratori agricoli, ma anche del Governo e della politica, compresa la commissione che ho l’onore di presiedere” ha commentato il presidente della commissione Agricoltura, il deputato della Lega Mirco Carloni. “Un’attenzione che ha riportato questo settore al centro. Rispetto alle scelte dell’Europa che vedeva l’agricoltura come un impatto ambientale, un rischio dell’uomo sull’ambiente, l’Italia ha preso un’altra strada, quella giusta. Per la prima volta nella storia l’Italia ha la leadership del valore aggiunto della produzione agricola in Ue. Un valore di 42 miliardi con un aumento del 12,5% di crescita del reddito agricolo. Questi sono dati che ci fanno ben sperare per il futuro dell’agricoltura e per il destino dell’antico mestiere di chi coltiva la terra. Infatti il paesaggio italiano è un patrimonio non solo nazionale ma anche mondiale grazie all’impegno quotidiano di famiglie che lavorano la terra prendendosi cura del territorio a tutto tondo come ad esempio le aree boschive, ma anche gli argini dei fiumi garantendo così la sicurezza idrogeologica. Infine, l’auspicio è che, anche grazie alle politiche di governo, le nuove generazioni possano riavvicinarsi a un mestiere che ogni giorno consente di portare sulle tavole degli italiani prodotti sani e ricchi di tradizione”.I volumi di produzione mostrano un incremento, in particolare nelle coltivazioni (+1,5%) e nel settore zootecnico (+0,6%). Continua il trend positivo delle attività secondarie, che crescono del +5,2% (+2,6% in valore, in presenza di una riduzione dei prezzi del 2,5%). Il settore è stato trainato principalmente dalle attività di agriturismo e dalla produzione di energia rinnovabile. È un anno favorevole per la frutta (+5,4%), gli ortaggi freschi (+3,8%) e il vino (+3,5%). I prezzi dei prodotti delle coltivazioni sono in aumento (+2,9%), e anche i prezzi dei beni e servizi utilizzati nel settore agricolo sono diminuiti in modo significativo (-4,5%). Valori socioeconomici importanti ed essenziali per la forza dell’Italia che merita tutto l’ impegno di Governo e Parlamento per continuare questo buon lavoro”.La superficie agricola utilizzata, rileva Coldiretti, “ammonta a 12,5 milioni di ettari, pari al 42% del territorio nazionale. In altre parole, quasi la metà dell’Italia è gestita dagli agricoltori. Le imprese agricole registrate sono 730mila, con 1,1 milioni di occupati. Il valore generato per ettaro, quasi 3.000 euro, è il doppio rispetto alla Francia e i 2/3 in più dei tedeschi. “Un patrimonio da difendere – afferma l’associazione – dalle tante minacce che pesano sulle imprese agricole italiane, a partire dagli effetti dei cambiamenti climatici che nel 2024 hanno causato danni per 9 miliardi di euro”. Per mantenere questo questo dinamismo, sottolinea poi il presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori, Giuseppino Santoianni, sono necessarie “politiche comunitarie che mettano al centro l’innovazione e le imprese agricole capaci di creare valore nei territori”. LEGGI TUTTO

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    Il Pil della Lombardia a +1,1% nel 2025: pesano il costo dell’energia e il collasso dell’economia tedesca

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    Il 2024 è stato un anno complesso per l’economia lombarda, caratterizzato da una crescita inferiore alle aspettative. Tuttavia, secondo il report del Centro Studi di Assolombarda, il 2025 si preannuncia come un anno di ripartenza, seppur cauta, per la regione. Le stime prevedono un incremento del Pil regionale dell’1,1%, superando il dato nazionale previsto al +0,7%. Questo risultato, se confermato, segnerebbe una ripresa trainata principalmente dai consumi interni, previsti in crescita dell’1,7% rispetto alla media italiana dell’1,3%.Un contesto difficile per l’exportIl rallentamento del 2024, che ha visto la Lombardia crescere solo dello 0,5% rispetto al +0,6% nazionale, è attribuibile in gran parte alla debolezza dell’export. La recessione in Germania, uno dei principali partner commerciali della regione, ha pesato significativamente: il Pil tedesco ha segnato un -0,2% nel 2024 e si prevede un recupero molto modesto nel 2025 (+0,2%). Questo rallentamento si è riflesso negativamente sulla manifattura lombarda, settore cruciale per l’economia regionale. Nonostante ciò, la Lombardia ha registrato una crescita cumulata del 5,9% tra il 2019 e il 2024, un dato superiore a quello delle regioni tedesche Bayern e Baden-Württemberg, rispettivamente al +1,9% e +0,4%.Il ruolo dei servizi e del mercato del lavoroIl settore dei servizi ha compensato in parte la debolezza della manifattura, contribuendo positivamente al PIL regionale con una crescita dell’1,1% nel 2024, che dovrebbe rafforzarsi ulteriormente nel 2025. I servizi alle imprese, spinti dall’innovazione tecnologica e dall’ICT, e i servizi ai privati, con una ripresa del commercio, rappresentano i motori principali della ripartenza. Anche il mercato del lavoro ha mostrato resilienza: gli occupati in Lombardia sono cresciuti dell’1,2% nel 2024 e si prevede un ulteriore incremento dello 0,8% nel 2025, grazie soprattutto alla domanda proveniente dal settore dei servizi.Il focus sulle provinceL’analisi territoriale evidenzia dinamiche differenziate: LEGGI TUTTO

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    Piccole e medie imprese, la crescita grazie all’e-commerce tutelando la proprietà intellettuale

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    È ormai cosa nota come la struttura economica di un Paese si basi principalmente sulle cosiddette Pmi, ovvero le Piccole e Medie Imprese che rappresentano i mattoni della crescita, lo zoccolo duro, che permette ai nostri prodotti di essere vere eccellenze.Supportare lo sviluppo delle PmiFavorire la crescita delle piccole e medie imprese italiane attraverso l’e- commerce e, al contempo, tutelare la proprietà intellettuale dei prodotti Made in Italy dai rischi presenti nell’ecosistema del commercio on-line, valorizzandone così il ruolo decisivo nello sviluppo del tessuto economico, è stato il tema centrale del grande convegno che si è tenuto ieri a Roma a Palazzo Wedekind, organizzato da Alibaba in collaborazione con Il Tempo, dal titolo “Proprietà intellettuale e innovazione: strategie per proteggere e potenziare il business delle Pmi”.A questo hanno partecipato grandi nomi del panorama politico ed economico tra cui Matthew Bassiur, vicepresidente di Alibaba e Head of Global IP Enforcement, Licia Ronzulli, vice presidente del Senato, Fausta Bergamotto, sottosegretario di Stato al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Massimiliano Capitanio, commissario Agcom, Roberto Liscia, presidente Netcomm, Claudio Bergonzi, director Global IP Enforcement di Alibaba e Luca De Carlo, presidente della 9° Commissione del Senato e Valentina Grippo, vicepresidente Commissione Cultura della Camera dei Deputati.L’importanza della proprietà intellettualeAttraverso l’incontro di ieri Alibaba, una delle aziende leader mondiale nel commercio online, ha ribadito il proprio impegno nel supportare lo sviluppo delle imprese e, allo stesso tempo, nel promuovere un importante dibattito sul ruolo centrale della proprietà intellettuale da proteggere e tutelare, soprattutto nel caso dei prodotti Made in Italy, storicamente tra i più vulnerabili alla contraffazione.”La protezione della Proprietà Intellettuale è di primaria importanza per Alibaba–ha affermato Bassiur – e siamo qui a Roma per rafforzare la nostra costante collaborazione con gli stakeholder del settore pubblico e privato”. Alle sue parole si sono poi aggiunte quelle del vicepresidente del Senato Licia Ronzulli: “Quello della protezione della proprietà intellettuale dei nostri prodotti è un tema strategico che riguarda il futuro di tutto il Paese” ha spiegato.Renzulli ha poi aggiunto: “Proteggere le nostre eccellenze è vitale: non è solo una questione legale, ma anche di identità e di riconoscimento e il nostro Governo sta lavorando proprio in questa direzione, creando gli strumenti necessari perla tutela della nostra creatività e favorendo sinergie pubblico-privato”.Istituzioni e tessuto produttivoSulla necessità di implementare la collaborazione tra istituzioni e tessuto produttivo si è soffermata anche Fausta Bergamotto, sottosegretario di Stato al ministero delle Imprese e del Made in Italy: “Promuovere sinergie pubblico- privato è, in questo ambito, assolutamente cruciale. Per questo le istituzioni, oggi, devono operare su un doppio livello, quello della promozione e quello della protezione: da una parte promuovere la crescita delle imprese sui mercati globali; dall’altra, proteggerne il lavoro, generando ecosistemi di collaborazione, in primis con le grandi piattaforme di e-commerce”.I “mattoni dell’economia”A sottolineare quanto le Pmi siano fondamentali, il Presidente Netcomm Roberto Liscia: “Le Pmi costituiscono il cuore pulsante del tessuto economico italiano oggi è per loro di vitale importanza riuscire a raccontarsi in modo efficace sui mercati globali, affiancando alla valorizzazione delle proprie radici, un efficace storytelling dotato di una visone globale e digitale e, insieme, modernizzando i propri processi al fine di costruire modello di business sostenibile e di lunga durata”.Per Andrea Di Carlo, deputy executive director di Euipo: “La protezione della proprietà intellettuale è cruciale per l’innovazione e la competitività delle Pmi italiane ed europee. Collaboriamo con piattaforme come Alibaba per sensibilizzare le imprese sull’importanza di tutelare i propri asset ed aiutarle ad affrontare le violazioni dei diritti IP. Il nostro obiettivo è creare un ecosistema europeo di tutela della proprietà intellettuale che sia accessibile ed efficace e che supporti le imprese sui mercati locali e internazionali.” LEGGI TUTTO

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    Tim, vittoria in tribunale sul canone

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    La vendita di Sparkle e la restituzione del canone indebitamente versato nel 1998 potrebbero essere due partite molto più intrecciate di quanto non sembri a una prima occhiata. Andiamo con ordine: ieri la Corte d’appello di Roma ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dallo Stato, di fatto rendendo provvisoriamente esecutiva la sentenza di aprile che ha sancito la restituzione a Tim di circa 1 miliardo (995,2 milioni tra canone e interessi). La presidenza del Consiglio ha già annunciato il ricorso in Cassazione e, in attesa di giudizio, aveva chiesto di sospendere il pagamento della somma. Richiesta che, tuttavia, il giudice ha respinto e ora lo Stato dovrà pagare.La Corte non ha peraltro chiesto garanzie da parte di Tim, il che significa che la società guidata da Pietro Labriola (nella foto) è stata giudicata solvibile anche nel caso, a dire il vero piuttosto remoto, in cui l’ultimo grado di giudizio ribaltasse la sentenza d’appello. Tra le loro argomentazioni, infatti, gli avvocati dello Stato avevano sottolineato le passate difficoltà di Tim come motivo per temere una mancata restituzione della somma oltre a evidenziare «che la dimensione della somma portata dalla sentenza rende evidente l’impossibilità per il bilancio dello Stato di reperire la liquidità necessaria». Argomenti che, tuttavia, sono stati entrambi respinti dai giudici, a maggior ragione dopo che il legale di Tim Romano Vaccarella lo scorso dicembre aveva presentato un’offerta di sconto per 150 milioni con pagamento rateizzato. Potrebbe dunque arrivare a conclusione una vicenda vecchia di oltre un quarto di secolo, vale a dire quando l’allora Telecom Italia si trovò a versare un canone concessorio nonostante una direttiva europea stabiliva che dal gennaio 1998 non fosse più dovuto. LEGGI TUTTO