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    Il primo lancio del nuovo razzo Vulcan dagli Stati Uniti è stato un successo

    Nella mattina di lunedì il nuovo razzo Vulcan della joint venture United Launch Alliance (ULA) ha effettuato con successo il proprio lancio inaugurale da Cape Canaveral in Florida, negli Stati Uniti, trasportando oltre l’atmosfera terrestre la missione Peregrine per l’esplorazione della Luna con un lander per conto della NASA.Il primo lancio era atteso da tempo a causa di alcuni ritardi nello sviluppo di Vulcan, un razzo molto importante per l’esplorazione spaziale dagli Stati Uniti frutto della collaborazione tra le due grandi aziende aerospaziali Boeing e Lockheed Martin, che lavorano insieme nell’ambito di ULA. Il successo del lancio è una prima conferma dell’affidabilità di Vulcan, che sostituirà i precedenti lanciatori Atlas V e Delta IV, più costosi e meno efficienti.
    ULA ha già venduto più di 70 lanci con Vulcan, la maggior parte dei quali ad Amazon, che ha necessità di portare rapidamente in orbita centinaia di piccoli satelliti per attivare Project Kuiper, il proprio progetto per portare Internet dallo Spazio. ULA riceverà inoltre almeno un paio di commissioni da parte della United States Space Force, quindi per strumentazioni militari, ma a patto che anche il prossimo lancio di un Vulcan avvenga senza problemi.

    We have liftoff! The first American commercial robotic launch to the Moon will deliver science instruments to study its surface, a critical part of preparing for future #Artemis missions. https://t.co/KoOZjXvqjD pic.twitter.com/Vo2Dnn6TwA
    — NASA (@NASA) January 8, 2024

    Peregrine raggiungerà la Luna nelle prossime settimane e se il suo lander toccherà regolarmente il suolo lunare avvierà alcune analisi, raccogliendo dati importanti per le nuove iniziative della NASA legate all’esplorazione della Luna anche con astronauti nei prossimi anni. La missione è totalmente gestita dalla società privata Astrobotic Technology, che ha ricevuto un appalto da 108 milioni di dollari da parte della NASA. LEGGI TUTTO

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    La sonda spaziale indiana Aditya-L1 ha raggiunto con successo la sua destinazione in orbita attorno al Sole

    Sabato la sonda spaziale indiana Aditya-L1 ha raggiunto con successo la sua destinazione in orbita attorno al Sole, a 1,5 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. L’obiettivo della sonda è osservare il Sole con continuità, anche quando dalla Terra è nascosto a causa di eclissi, e portare avanti diversi studi: in particolare saranno analizzate la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera solare, la fotosfera, ossia la superficie solare, e la cromosfera, cioè il sottile strato dell’atmosfera solare spesso 10mila chilometri fra corona e fotosfera.La missione di Aditya-L1 era partita il 2 settembre, a pochi giorni di distanza da un risultato storico per l’agenzia spaziale indiana ISRO: l’atterraggio sulla Luna della missione Chandrayaan-3, che prevede di esplorare il suolo del satellite con un robot automatico (rover) per un paio di settimane. Tale missione è stata la prima ad approdare con successo al polo sud della Luna.
    La sonda realizzata per studiare la stella del Sistema solare è stata chiamata Aditya in onore della divinità indù del Sole, conosciuta con questo nome oltre che con quello di Surya. La sigla L1 rappresenta il punto di Lagrange 1, cioè la destinazione finale raggiunta oggi. Tra le altre cose Aditya-L1 permetterà di capire meglio i venti e le eruzioni solari, fenomeni dell’attività del Sole che influenzano la Terra e gli oggetti nella sua orbita (satelliti compresi) attraverso radiazioni, calore, flussi di particelle e flussi magnetici.

    India creates yet another landmark. India’s first solar observatory Aditya-L1 reaches it’s destination. It is a testament to the relentless dedication of our scientists in realising among the most complex and intricate space missions. I join the nation in applauding this…
    — Narendra Modi (@narendramodi) January 6, 2024 LEGGI TUTTO

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    È morta a 95 anni Gao Yaojie, dottoressa cinese che contribuì a rendere nota l’epidemia di AIDS nella Cina rurale negli anni Novanta

    È morta a 95 anni Gao Yaojie, una dottoressa cinese che contribuì a rendere nota l’epidemia di AIDS nella Cina rurale negli anni Novanta. Gao scoprì che le scarse norme igieniche nelle cliniche per la donazione di sangue a pagamento avevano contribuito a diffondere l’AIDS anche nelle zone rurali della Cina. All’epoca in Cina era diffusa la convinzione che l’AIDS fosse trasmesso solo tramite i rapporti sessuali non protetti e dalla madre al feto durante la gravidanza. Gao, già in pensione, visitò cittadine e famiglie colpite dalla malattia, donò anche cibo e stampò volantini educativi sull’AIDS, spesso a sue spese.La vendita di sangue fu vietata negli anni Novanta, ma secondo Gao continuò in maniera illegale anche negli anni successivi. La dottoressa non fu la prima a scoprire l’epidemia, ma permise che fosse conosciuta in Cina e all’estero avvisando il New York Times. Nel 2009 Gao si trasferì a New York, negli Stati Uniti, a causa della crescente ostilità delle autorità cinesi nei suoi confronti, fra cui l’arresto e la detenzione per 20 giorni ai domiciliari da parte del governo provinciale dell’Henan, la provincia in cui fu più attiva, nel 2007. Il governo centrale in seguito annullò l’arresto.– Leggi anche: Dobbiamo parlare diversamente di HIVL’AIDS è una sindrome che porta il sistema immunitario a perdere la capacità di contrastare anche le infezioni più banali. Si raggiunge a uno stadio avanzato dell’infezione del virus HIV (Human Immunodeficiency Virus). Grazie alle moderne terapie antiretrovirali oggi chi è positivo al virus può condurre una vita quotidiana normale, anche dal punto di vista dell’attività sessuale. Le condizioni sono che l’infezione sia diagnosticata per tempo, e che ci sia la possibilità di accedere alle cure. (AP Photo/Greg Baker, File) LEGGI TUTTO

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    È stato eseguito il primo trapianto di un bulbo oculare completo

    Aaron James, un uomo che nel 2021 perse l’occhio sinistro in un grave incidente con un cavo elettrico, è diventato il primo uomo a ricevere un trapianto di un intero bulbo oculare. L’operazione è stata eseguita a maggio dai medici dell’NYU Langone Health, un centro ospedaliero dell’Università di New York, ma la sua riuscita è stata annunciata solo giovedì 9 novembre. È stata guidata dal dottor Eduardo Rodriguez, e ha coinvolto 140 sanitari. Mentre il trapianto di cornea, la membrana trasparente che sta davanti all’occhio, è una procedura relativamente comune, il trapianto dell’intero bulbo oculare, assieme ai muscoli, ai vasi sanguigni e al nervo ottico, non era mai stato fatto con successo sugli esseri umani.A diversi mesi di distanza l’occhio trapiantato è in buona salute, e anche se al momento non permette a James di vedere dall’occhio sinistro i medici non escludono questa possibilità (quello destro era comunque rimasto illeso). James, che nell’incidente ha perso anche il braccio sinistro e ha subito lesioni gravissime al volto, ha anche ricevuto un trapianto parziale del volto, un’altra procedura rara e complessa: è il diciannovesimo paziente a riceverlo negli Stati Uniti.Al momento gli effetti della procedura su James sono essenzialmente estetici, ma è possibile che col tempo la sua visione dall’occhio sinistro venga parzialmente ripristinata. L’operazione è comunque considerata dagli esperti un grande passo avanti, che avvicina la possibilità di ripristinare la vista di milioni di persone cieche.– Leggi anche: Storia del mio occhio di vetro Aaron James, che ha ricevuto il trapianto, con sua moglie Megan (AP Photo/Joseph. B. Frederick) LEGGI TUTTO

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    È morto a 95 anni l’astronauta statunitense Frank Borman, comandante della prima missione spaziale con a bordo persone a orbitare intorno alla Luna

    È morto a 95 anni Frank Borman, astronauta statunitense che fu il comandante della missione spaziale Apollo 8, la prima con a bordo un equipaggio di esseri umani a orbitare intorno alla Luna. La missione Apollo 8 – di cui facevano parte anche i piloti James Lovell e William Anders – partì il 21 dicembre del 1968 e impiegò tre giorni per raggiungere la Luna. Orbitò intorno al satellite per dieci volte nel corso di 20 ore, durante le quali l’equipaggio effettuò una breve trasmissione in diretta televisiva e scattò una famosissima fotografia della Terra vista dallo Spazio. Gli astronauti tornarono sulla Terra il 27 dicembre, ammarando nell’Oceano Pacifico.– Leggi anche: La storia della foto scattata dall’Apollo 8 (Larry Mayer/The Billings Gazette via AP) LEGGI TUTTO

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    L’Associazione ornitologica americana cambierà il nome di tutte le specie di uccelli intitolate a persone

    L’Associazione ornitologica americana, che si occupa fra le altre cose di standardizzare i nomi inglesi di tutti gli uccelli presenti nel continente americano, cambierà il nome comune di tutte le specie di uccelli intitolate a persone. Tra le principali ragioni di questo cambiamento c’è il fatto che alcuni nomi di specie di uccelli appartengono, per esempio, a proprietari di schiavi che si opposero all’abolizione della schiavitù, o a soldati che commisero atrocità contro i nativi americani: questo secondo l’Associazione ornitologica (l’ornitologia è la scienza che studia gli uccelli) contribuirebbe a escludere certe comunità marginalizzate dalla conoscenza e dallo studio degli uccelli. Il cambiamento comunque non riguarderà il nome scientifico degli uccelli, che è in latino ed è determinato da una serie di regole che prendono in considerazione diversi fattori, fra cui quelli evolutivi.La decisione di cambiare i nomi è stata presa da un comitato istituito appositamente dall’Associazione nel 2022 per studiare la questione. Il processo con cui verranno cambiati i nomi riguarderà inizialmente gli uccelli del Nordamerica, e nei prossimi anni sarà esteso anche a quelli dell’America centrale e meridionale. Nelle intenzioni dell’Associazione i nuovi nomi saranno più descrittivi dell’aspetto fisico, del comportamento o dell’habitat degli uccelli.– Leggi anche: È sbagliato dare a una nuova specie il nome di una persona?L’Associazione ornitologica ha anche fatto sapere che oltre ai nomi dedicati alle persone saranno cambiati anche quelli considerati offensivi. I nuovi nomi saranno scelti coinvolgendo il pubblico, oltre a una commissione di esperti di ornitologia. La decisione ha sollevato anche delle critiche: alcuni la considerano poco utile a promuovere lo studio e la conoscenza degli uccelli e sostengono che il tempo e le risorse economiche che saranno investiti in questa iniziativa avrebbero potuto essere spesi in modo più proficuo.La decisione dell’Associazione ornitologica americana si inserisce in un dibattito che coinvolge anche altre discipline scientifiche: l’Associazione entomologica d’America ha deciso di rivedere i nomi di insetti giudicati offensivi o inappropriati, e alcuni astronomi hanno proposto di cambiare il nome del telescopio spaziale James Webb.– Leggi anche: Se volete chiamare col vostro nome una nuova specie, vi basta vincere un’asta Il rigogolo di Scott, chiamato così in onore di un generale statunitense che supervisionò la deportazione di diverse popolazioni di nativi americani (Wikimedia) LEGGI TUTTO

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    È morto il secondo uomo a cui era stato trapiantato con successo un cuore suino geneticamente modificato

    Il Centro medico dell’Università del Maryland ha detto che è morto Lawrence Faucette, la seconda persona a cui era stato trapiantato con successo un cuore suino geneticamente modificato. Faucette aveva 58 anni ed era stato operato lo scorso 20 settembre: l’avanzamento della sua malattia non permetteva di attendere un trapianto di cuore tradizionale. I medici dell’Università hanno detto che inizialmente aveva reagito bene all’intervento, ma che negli ultimi giorni il suo corpo aveva mostrato segnali di rigetto, il processo in cui l’organismo non riconosce come proprio il nuovo organo e lo attacca ritenendolo una minaccia. Faucette è morto il 30 ottobre, circa sei settimane dopo il trapianto.La tecnica degli xenotrapianti, cioè i trapianti di organi da altre specie da innestare negli esseri umani, è ritenuta promettente perché dà la possibilità di non dipendere esclusivamente dai donatori umani. Il rigetto però è il rischio principale che si corre in questi interventi. Il 9 marzo del 2022 era morto David Bennett, il primo uomo a cui era stato trapiantato un cuore suino con un intervento andato a buon fine, sempre al Centro medico dell’Università del Maryland. Anche Bennett all’inizio aveva reagito bene, ma alla fine era sopravvissuto per circa due mesi dopo l’intervento.– Leggi anche: Il primo trapianto di cuore da un suino geneticamente modificato Lawrence Faucette prima del trapianto assieme alla moglie Ann (University of Maryland) LEGGI TUTTO

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    Il settembre del 2023 è stato il più caldo mai registrato sulla Terra

    Il settembre del 2023 è stato il settembre più caldo mai registrato secondo i dati del Climate Change Service di Copernicus, il programma di collaborazione scientifica dell’Unione Europea che si occupa di osservazione della Terra. La temperatura media globale dell’aria è stata di 16,38 °C, che significa 0,93 °C in più della media per lo stesso mese tra il 1991 e il 2020, il trentennio di riferimento, e 0,5 °C in più rispetto al precedente massimo storico, registrato nel settembre del 2020. Più in generale tra gennaio e settembre le temperature globali sono state di 0,52 °C superiori alla media e di 0,05 °C in più rispetto allo stesso periodo più caldo mai registrato in un anno (il 2016).Secondo Samantha Burgess, vicedirettore del Copernicus Climate Change Service, le «temperature senza precedenti» di questi mesi fanno ipotizzare che con buona probabilità alla fine di dicembre il 2023 risulterà l’anno più caldo mai registrato.La temperatura media globale di settembre tra il 1940 e il 2023 (Climate Change Service di Copernicus)Le stime di Copernicus sono realizzate usando diversi tipi di dati: le misure dirette della temperatura fatte da reti di termometri presenti sulla terra e in mare, e le stime dei satelliti. Questi rilevano la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre e oceanica e ne calcolano la temperatura. (AP Photo/Gregorio Borgia) LEGGI TUTTO