Ex Ilva, barricate sul trasloco a Genova
Tra lunedì e martedì, quando andranno in scena gli incontri con i sindacati prima e con gli enti locali e le istituzioni competenti poi, cadrà la maschera sul futuro dell’ex Ilva. Quella degli enti locali che fingono di trattare, ma solo alle «loro condizioni», e quella di Acciaierie d’Italia che definisce ancora aperta la trattativa non solo con Baku Steel, ma anche con Jindal e Bedrock.Non è così. Il socio azero, come anticipato dal Giornale e secondo le indiscrezioni raccolte, ha già registrato il “no” al rigassificatore, abbandonando le mire su Taranto. Progetti che anche lo stesso governo capeggiato dal Mimit, sta iniziando a rivedere.Anche alla luce della consapevolezza, riconosciuta dallo stesso ministro delle Imprese Adolfo Urso, che il piano di Baku era legato a doppio filo al rigassificatore nel porto di Taranto.In attesa martedì della posizione formale e definitiva che arriverà dagli enti locali, Urso sta mettendo in piedi un piano B che possa comunque assicurare all’Italia l’acciaio prodotto utilizzando il Direct Reduced Iron (DRI), ovvero il preridotto, come materia prima.Come anticipato dal Giornale, e rilanciato ieri anche dal Corriere della Sera e dalle sigle sindacali, se il rigassificatore non andrà nel porto di Taranto (fattore abilitante per l’accordo, insieme al dissalatore e ai tempi della decarbonizzazione), il cuore dell’Ilva sarà spostato a Genova.«Siamo rispettosi delle decisioni dei cittadini e delle istituzioni locali che faranno la loro scelta democratica», ha detto ieri Urso.«Se questa scelta rende possibile realizzare i forni a Taranto lo faremo insieme, se le scelte non fossero compatibili decideremo cosa fare a Taranto e cosa fare, per esempio, a Genova. D’altra parte, anche il polo del Nord si auspica l’approvvigionamento produttivo in autonomia e non come avviene ora con una nave» che fa la spola. Inoltre, la disponibilità degli enti locali liguri è totale.«Diamo a Taranto la prima scelta», ha ribadito Urso, «ma poi decideremo dove collocare il polo del DRI italiano in base alle risposte che ci verranno date. Se non si trova l’accordo il tribunale di Milano deciderà, poi, in merito alla chiusura o meno dello stabilimento». «Non ci sia una battaglia e una rivalità fra Genova e Taranto» ha commentato tardivamente Rocco Palombella, segretario generale della Uilm bocciando l’idea di un piano B, quello che riguarda Genova. Un piano che però sembra non avere ostacoli nemmeno sull’eventuale approvvigionamento di gas via tubo, come sarebbe emerso da un confronto avvenuto ieri con Snam. LEGGI TUTTO