Giravolta degli ambientalisti su Tesla
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La Tesla di Elon Musk è sempre più nei guai e in caduta libera. E non solo alla voce immatricolazioni. Quella che fino a poco tempo fa era considerata come l’auto paladina del green, avendo di fatto lanciato nel mondo la corsa all’elettrico, annessi e connessi, ora si trova a dover affrontare una sorta di rovescio della medaglia. Vengono infatti messe in discussione le affermazioni della casa automobilistica relative alle emissioni di CO2. È quanto risulterebbe alla società francese Greenly, specializzata nelle misurazione dell’impronta di carbonio. A parlarne, in un ampio servizio, è il magazine ecologista online Green Planner. «Tesla – si legge – avrebbe sovrastimato di oltre il 40% i benefici ambientali attribuiti alla propria flotta elettrica nel 2023». Ecco allora sorgere non pochi interrogativi in tema di trasparenza. In sintesi, Tesla – secondo quanto riporta il magazine, facendo riferimento alle stime di Greenly – ha dichiarato di aver evitato l’emissione di 20 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, mentre il dato riscontrato riguarderebbe 10,2-14,4 milioni di tonnellate, quindi con una sovrastima tra il 26% e il 49%. Tesla a parte, «questo problema di trasparenza – come rileva Green Planner – potrebbe minare la credibilità di tutto il settore elettrico». Una domanda è legittima: si farebbe strada un Electric gate?Una considerazione è però d’obbligo: perché tutto questo viene a galla proprio ora e non prima che Musk fosse entrato a far parte dello staff di Donald Trump con tutto quello che ne è conseguito? Le rilevazioni di Greenly sul modo di calcolare le emissioni di CO2 (si parla di mancanza di trasparenza e di dati gonfiati) si aggiungono, infatti, ai già tanti problemi che affliggono la casa automobilistica Usa dalla fine del 2024.Martedì si conosceranno le immatricolazioni di Tesla a febbraio in Europa, dopo la pesante caduta di inizio anno (-45,2%). Male l’azienda anche in Italia: -54,5% a febbraio e -44,5% nei primi due mesi del 2025. Negli Usa, invece, il calo nel mese scorso sarebbe stato del 10 per cento. Una situazione molto difficile originata da atteggiamenti di protesta, ma anche ideologici da parte degli automobilisti.Negli Usa, in proposito, c’è chi si disfa della propria Tesla sulla scia delle polemiche per i tagli di Musk, ribattezzato «Mr. Forbici», alla spesa federale. Tali vetture, infatti, hanno rappresentato l’1,4% delle permute totali fino al 15 marzo, rispetto allo 0,4% dello stesso mese del 2024, segnando il livello più alto mai toccato dal marchio. Dissenso e proteste riguardano anche gli investitori e la piazza: il prezzo delle azioni è sceso del 42%, mentre i lavoratori hanno manifestato davanti le concessionarie e non sono mancati atti di vandalismo come è capitato anche in Italia.In Germania sono preoccupati i taxisti al volante di una Tesla. Molti clienti, negli ultimi mesi, stanno scegliendo di non salire sull’automobile elettrica americana, contestando il sostegno di Musk al partito di destra AfD e la sua collaborazione con il presidente Usa. LEGGI TUTTO