Accuse a Macron, Bonelli: Salvini inadeguato a ruolo
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in PoliticaRegionali, si sblocca Calabria, Puglia e Campania ancora no | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaLe forze politiche che compongono il “campo largo” in Calabria hanno ufficializzato la candidatura di Pasquale Tridico, europarlamentare del Movimento 5 Stelle ed ex presidente dell’Inps, alla presidenza della Regione Calabria. L’ufficializzazione é stata decisa nel corso di una riunione stamattina a Lamezia Terme: all’incontro hanno preso parte i rappresentanti di Pd, M5S, Avs, Federazione riformista, Psi, Italia viva, Azione, +Europa, Partito repubblicano, Demos, Mezzogiorno federato e Rifondazione comunista. Nei giorni l’europarlamentare del M5s aveva sciolto le riserve confermando la propria disponibilità alla coalizione.
“Segnale di unità larghissima”
“Un dato politico straordinario”: con queste parole il senatore Nicola Irto, segretario regionale del Pd in Calabria, ha commentato l’ufficializzazione da parte delle forze politiche del “campo largo” della candidatura di Tridico alla presidenza della Regione. “Mettere assieme 12 sigle, 12 partiti attorno a una candidatura, attorno a un programma, attorno a una coalizione larghissima – ha aggiunto Irto – è un segnale di unità larghissima. Noi abbiamo fatto tesoro degli errori del passato. Si arriva a un centrosinistra larghissimo e unito, per battere la destra, che sta pensando solo ed esclusivamente al potere e non ai bisogni dei calabresi. Pasquale Tridico è riuscito a trovare il consenso di tutte le forze del centrosinistra perché è una figura tecnica che viene vista un po’ anche fuori quota rispetto ai partiti. Una persona che è riuscita, nella sua storia, a porsi al di là dei partiti. Per questo tutti gli hanno attribuito la riconoscibilità di candidato che può raccogliere il consenso anche di forze politiche molto diverse tra di loro”. LEGGI TUTTO
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in PoliticaPalestina, le opposizioni chiedono sanzioni per Israele | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaInterrogato sulla possibilità di sgomberare CasaPound, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha risposto oggi al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini: “Se CasaPound rispetta i criteri di legalità, non c’è motivo di sgomberarla”. La dichiarazione arriva a seguito dello sgombero a sorpresa del centro sociale Leoncavallo di Milano, avvenuto ieri. Giuli ha precisato: “La posizione del governo è chiara e ragionevole: non devono esistere spazi di illegalità né incubatori di violenza. Questo principio vale per tutti”. La questione ha sollevato un dibattito pubblico e parlamentare, con opposizioni, attivisti e larga parte dell’opinione pubblica che chiedevano un’azione bipartisan contro le occupazioni, inclusi gli spazi dove opera CasaPound. LEGGI TUTTO
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in PoliticaAscolta la versione audio dell’articoloDopo lo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano resta ancora ampia la galassia delle occupazioni abusive di immobili, sia privati che pubblici, di area anarco-antagonista, all’interno dei quali sono attivi collettivi che organizzano iniziative di vario genere: se ne contano almeno 126 in tutta Italia.Le occupazioniLe occupazioni riconducibili all’estrema destra italiana sono invece due: CasaPound a Roma nella sede di via Napoleone III e Spazio Libero Cervantes a Catania. E proprio su Casapound, oltre che sullo Spin Time, sempre a Roma, a quanto risulta all’Adnkronos, negli scorsi mesi era caduta l’attenzione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il titolare del Viminale, che già da prefetto di Roma, aveva inserito nella lista degli stabili da sgomberare i due immobili, ha chiesto di procedere a un censimento nelle due strutture per verificare chi effettivamente vi risieda.Loading…Il censimentoIl censimento di norma viene utilizzato come strumento per individuare le persone in situazioni di vulnerabilità che vengono poi ricollocate in altri alloggi. Non si esclude quindi che il dossier nel breve periodo venga ripreso in mano.La ripartizione regionaleA quanto risulta dalla mappatura delle occupazioni non conformi, ovvero senza titolo, dei 126 casi di area anarco-antagonista, il numero maggiore si trova nel Lazio e in particolare a Roma, dove sono 48 gli immobili occupati, 25 si trovano in Lombardia, 15 in Campania, sette in Piemonte e sette in Sicilia. Liguria, Veneto e Puglia contano tre occupazioni a regione. In Emilia Romagna le occupazioni di questo tipo sono due mentre in Sardegna, Calabria e Abruzzo ce n’è una a regione. Nella totalità dei casi si tratta di occupazioni risalenti nel tempo. Infatti, tutti i nuovi tentativi degli ultimi anni sono stati sventati dall’intervento delle forze dell’ordine in base alle indicazioni contenute in un’apposita direttiva di Piantedosi, che prevede lo sgombero immediato di ogni nuova occupazione. LEGGI TUTTO
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in PoliticaAlmasri, online video in cui uccide un uomo per strada | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaL’ex presidente del Consiglio è intervenuto per la quarta volta alla kermesse, nel corso del panel intitolato “Quale futuro per l’Europa?”. Per Draghi “il 2025 è stato l’anno in cui è evaporata l’illusione dell’Unione di contare”
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“L’Unione Europea, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace”. A dirlo è stato l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento al Meeting di Rimini, al quale ha preso ufficialmente parte per la quarta volta dopo un breve giro degli stand per andare a visitare una mostra dedicata al lavoro. “Nel frattempo la Cina ha apertamente sostenuto lo sforzo bellico della Russia” e “le proteste europee hanno avuto poco effetto: la Cina ha chiarito che non considera l’Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante”, ha proseguito Draghi. In più l’Ue “è stata spettatrice anche quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava”, ha detto l’ex governatore della Bce, ricevendo un lungo applauso dalla platea. “Questi eventi hanno fatto giustizia di qualunque illusione che la dimensione economica da sola assicurasse una qualche forma di potere geopolitico”.
“Il 2025 è stato l’anno in cui è evaporata l’illusione Ue di contare”
“Per anni”, ha detto Draghi nel corso del suo intervento al panel intitolato ‘Quale futuro per l’Europa?’, “l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno, in cui questa illusione è evaporata”. “Abbiamo dovuto rassegnarci” – ha spiegato Draghi – “ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere – ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l’interesse dell’Europa”.
“Scetticismo nei confronti dell’Europa ha raggiunto nuovi picchi”
“Non è quindi sorprendente”, ha quindi sottolineato, “che lo scetticismo nei confronti dell’Europa abbia raggiunto nuovi picchi. Ma è importante chiedersi quale sia veramente l’oggetto di questo scetticismo. Non è a mio avviso uno scetticismo nei confronti dei valori su cui l’Unione europea era stata fondata: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità e protezione sociale. Noi abbiamo un sistema di social welfare probabilmente il più sviluppato al mondo”. “Credo piuttosto”, ha detto Draghi, “che lo scetticismo riguardi la capacità dell’Unione europea di difendere questi valori. Ciò è in parte comprensibile. I modelli di organizzazione politica, specialmente quelli sopra-statuali, emergono in parte anche per risolvere i problemi del loro tempo. Quando questi cambiano tanto da rendere fragile e vulnerabile l’organizzazione preesistente, questa deve cambiare”.
“Debito comune per grandi progetti Ue come la difesa”
“Soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza, che sforzi nazionali frammentati insufficienti non riuscirebbero mai ad attuare”, ha spiegato ancora l’ex governatore della Bce. “Questo vale per la difesa, soprattutto per ciò che riguarda la ricerca e lo sviluppo; per l’energia, per gli investimenti necessari nelle reti e nell’infrastruttura europea; per le tecnologie dirompenti, un’area in cui i rischi sono molto alti ma i potenziali successi sono fondamentali nel trasformare le nostre economie”. Ricordando il suo discorso di qualche anno fa, sempre a Rimini, su “debito buono e debito cattivo” e Draghi ha sottolieato che oggi “in alcuni settori il debito buono non è più possibile a livello nazionale poiché gli investimenti fatti in isolamento non possono raggiungere la dimensione necessaria per aumentare la produttività e giustificare il debito”.
“Trump sveglia brutale, Ue impari ad andare d’accordo”
“La seconda” spinta al suo rapporto sulla competitività della Ue “è stata una sveglia molto più brutale, quella che ci ha dato Trump: le elezioni Usa hanno cambiato tutto”. Draghi ha ricordato: “All’inizio a settembre del 2023 parlavo ma nessuno aveva la sensazione che le cose non andassero bene. C’era una situazione di complessiva tranquillità, questo sia nell’industria, sia nella politica, sia negli stessi servizi burocratici di di Bruxelles”. E “di fronte a quello che succede viene in mente che forse la prima cosa da fare è stringersi tutti insieme”: gli Stati europei devono “imparare ad andare d’accordo”.
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