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    Snam pronta a entrare nei depositi CO2 di Eni

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    Blindare l’Italia e l’Europa dagli coch geopolitici ed energetici e accompagnare la transizione verso il Net Zero. In nome della sicurezza energetica nazionale, in un mercato Ue a elevata domanda di gas, Snam orienta il proprio piano su queste due direttrici il cui sviluppo passerà da investimenti per 12,4 miliardi, i più alti nella storia del gruppo.Mettendo ufficialmente nel mirino anche una quota del business della Co2 in mano a Eni, l’ad Stefano Venier ha presentato alla comunità finanziaria le mosse dei prossimi mesi e un piano che, da qui al 2029, punterà forte sulle infrastrutture di trasporto paneuropee, a cui vanno gran parte degli investimenti (10,9 miliardi). D’altra parte Snam è il primo player di infrastrutture gas in Europa e il suo obiettivo è quello di avere una rete in grado di gestire molecole tradizionali, ma anche decarbonizzate come gas naturale, biometano, idrogeno e Co2.Circa 8 miliardi sono destinati al completamento della Linea Adriatica, alla sostituzione di 850 chilometri di rete abilitandola al trasporto di idrogeno e a collegamenti per gli impianti di biometano. Due miliardi saranno invece dedicati agli stoccaggi (quelli italiani al momento sono pieni al 68% sopra la media Ue) e 900 milioni alla rigassificazione a Ravenna e ad altre infrastrutture (Panigaglia, Pignataro). A crescere sono anche le risorse destinate alla transizione tra efficienza energetica e biometano (1,5 miliardi). Alla cattura di Co2, saranno destinati 500 milioni per svilupparne il trasporto e lo stoccaggio a Ravenna, in partnership con Eni.Con il Cane a sei zampe si apre anche una partita societaria visto che ieri Venier ha ufficialmente espresso il proprio interesse per una quota parte (dovrebbe essere il 49%) della società della Co2 di Eni: «Entro febbraio siamo stati allertati per preparare l’offerta vincolante dopo la manifestazione di interesse presentata a dicembre. La ratio – spiega Venier – è di portare anche la nostra parte del progetto di Ravenna all’interno di un portafoglio più ampio di iniziative Eni in Inghilterra e in Olanda».La stessa Eni ieri, in parallelo, ha lanciato a Gela una bioraffineria di Enilive, capace di produrre fino a un terzo della domanda europea di Saf, il carburante sostenibile per l’aviazione. Utilizzando materie prime rinnovabili, riduce le emissioni di Co2 fino all’80%, rispetto ai carburanti tradizionali, contribuendo agli obiettivi del Green Deal europeo. LEGGI TUTTO

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    Naspi e compatibilità con il lavoro: tutto quello che c’è da sapere

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    I punti chiave

    È possibile continuare a ricevere la Naspi mentre si lavora? Questa è una domanda ricorrente tra chi, pur beneficiando della Naspi, riceve un’offerta di lavoro o sta considerando di avviare una propria attività. La questione si complica quando il nuovo stipendio proposto è inferiore all’indennità che si percepisce, creando dubbi su quanto sia conveniente accettare l’offerta. Spesso, però, c’è confusione riguardo a questa tematica, in quanto circolano informazioni contrastanti che rischiano di indurre in errore. In realtà, pur non essendo incompatibile con qualsiasi tipo di lavoro, la Naspi viene mantenuta solo in determinate circostanze anche durante l’attività lavorativa. Nei paragrafi successivi cercheremo di chiarire le condizioni precise per non perdere il beneficio, evitando di commettere errori.L’indennità mentre si lavoraIn generale, non è possibile percepire la Naspi per intero mentre si lavora. L’indennità si riduce in diversi casi. Se si avvia un’attività autonoma con Partita Iva e il reddito annuale non supera i 5.500 euro (nel 2025), la Naspi viene ridotta dell’80% del reddito, proporzionalmente al tempo di attività svolta. È obbligatorio comunicare l’avvio dell’attività all’Inps entro un mese per non perdere il diritto alla prestazione. Inoltre, il reddito annuo previsto deve essere comunicato entro lo stesso termine per continuare a beneficiare dell’indennità, altrimenti la Naspi decade.Il caso del contratto part-timeNel caso di un lavoratore con più contratti part-time, se ne perde uno, la Naspi continua ad essere erogata, ma solo se il reddito annuo del lavoro rimasto viene comunicato all’Inps entro un mese dalla domanda di prestazione. Anche in questo caso, la mancata comunicazione comporta la decadenza dell’indennità. Infine, la Naspi può essere ridotta anche in caso di rioccupazione con contratto di lavoro intermittente, come previsto dalla circolare Inps n. 142 del 2015. In ogni caso, è fondamentale seguire le modalità di comunicazione all’Inps per evitare la perdita dell’indennità. LEGGI TUTTO

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    Keyless potenzia la crescita con un finanziamento di 10 milioni di dollari

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    Keyless ha raccolto 2 milioni di dollari in un round di finanziamento guidato dagli investitori attuali Rialto Ventures ed Experian Ventures. Questo investimento porta il finanziamento totale a 10 milioni di dollari dalla separazione da Sift e supporterà i piani di crescita della società specializzata nell’autenticazione biometrica privacy-preserving per il 2025, costruendo sulla base del successo straordinario del 2024.Nel 2024, l’azienda ha registrato una crescita anno su anno superiore al 700%, servendo clienti globali nei settori bancario, fintech, portafogli crypto e gaming negli Stati Uniti, in Europa e in America latina. Keyless ha anche rafforzato la sua presenza negli Stati Uniti, accogliendo esperti del settore come Sarah Clark e Charles Walton in qualità di consulenti e assumendo direttori per le vendite e i servizi tecnici in Nord America.”Il 2024 è stato un anno di trasformazione sia per Keyless che per l’intero settore,” ha dichiarato Andrea Carmignani, co-fondatore e CEO di Keyless. “Il mercato delle identità biometriche per i servizi finanziari è destinato a crescere con un CAGR straordinario del 41% nei prossimi tre anni, raggiungendo un valore globale di 40 miliardi di dollari. In Keyless abbiamo già osservato un cambiamento significativo nell’adozione di soluzioni biometriche privacy-preserving, in grado di ridurre le frodi e migliorare al contempo l’esperienza utente. Non vediamo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il 2025.” LEGGI TUTTO

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    Truffe via sms: smishing e phishing, il pericolo che ruba dati e denaro

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    I punti chiave

    Da tempo, le truffe via sms stanno mettendo a dura prova la sicurezza dei cittadini italiani. Questi attacchi, noti come smishing, rappresentano una variante del più conosciuto phishing, ma sfruttano i messaggi di testo anziché le email per ingannare le vittime. L’obiettivo resta sempre lo stesso: ottenere informazioni sensibili come dati bancari, credenziali o numeri di carte di credito, sfruttando la fiducia e l’urgenza percepite dalle persone. In questo articolo, esploreremo come riconoscere e proteggersi da queste minacce sempre più diffuse.Come funziona la truffaaIl meccanismo di truffa è sempre lo stesso: i criminali inviano un messaggio di testo che imita in modo più o meno verosimile le richieste di un’organizzazione legittima. Può trattarsi, ad esempio, di un corriere, una banca o un sito di e-commerce. Gli scopi di queste truffe possono essere diversi: sottrarre denaro o ottenere informazioni sensibili, ma l’obiettivo finale rimane invariato, ovvero quello di accedere al patrimonio della vittima.Raccomandazioni importantiMa come proteggersi da queste insidie, soprattutto se non si è esperti di tecnologia o se non si riconosce subito un tentativo di frode? La risposta è semplice: nessuna azienda o ente affidabile chiederà mai informazioni personali tramite sms, chiamate telefoniche o email, nemmeno se il mittente sembra essere autentico. Inoltre, se nel messaggio compaiono errori grammaticali o se traspare un senso di urgenza, è quasi sempre un tentativo di truffa. Pertanto, la raccomandazione è di non rispondere, di cancellare immediatamente il messaggio e, ovviamente, di evitare di cliccare su eventuali link. In soccorso arrivano anche le applicazioni e le funzionalità integrate nei sistemi operativi, come iOS e Android, che offrono strumenti di protezione contro questo tipo di frodi (ne parliamo più dettagliatamente qui). LEGGI TUTTO

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    Bonus mille euro per le nascite: ecco chi può riceverlo

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    I punti chiave

    La Legge di Bilancio ha previsto il ritorno del Bonus Bebè, sebbene con una formulazione rivisitata. Non si chiama più “Carta per i nuovi nati” come inizialmente concepito, ma è stato ribattezzato “Bonus nuove nascite”. Viene applicato ai bambini nati a partire dal 1° gennaio 2025. Il contributo, erogato come indennità economica una tantum, ammonta a mille euro ed è destinato alle famiglie residenti in Italia con un Isee fino a 40.000 euro. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.I requisitiPer quanto riguarda i requisiti, il Bonus nuove nascite può essere richiesto dai nuclei familiari in cui i membri siano residenti in Italia, nell’Unione Europea, o siano in possesso di un permesso di soggiorno permanente. In particolare, possono beneficiarne i figli di cittadini italiani o di cittadini di uno Stato membro dell’Unione Europea, o i loro familiari, che abbiano diritto di soggiorno o di soggiorno permanente. Possono farne richiesta anche i cittadini di paesi non appartenenti all’Unione Europea che detengano un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, un permesso unico di lavoro valido per attività lavorativa superiore a sei mesi, oppure un permesso di soggiorno per motivi di ricerca che consenta loro di soggiornare in Italia per più di sei mesi, sempre che risiedano nel nostro paese. In aggiunta, un altro requisito fondamentale riguarda il reddito. La soglia Isee, che non deve superare i 40.000 euro, non tiene conto, ai fini del riconoscimento del bonus, degli importi erogati a titolo di Assegno unico e universale.I nuclei familiari e la residenza in ItaliaIl Bonus nuove nascite è riservato ai nuclei familiari con membri che risultano residenti in Italia, nell’Unione Europea o che possiedono un permesso di soggiorno permanente. In particolare, possono accedere al beneficio i figli di cittadini italiani o di cittadini di uno Stato membro dell’Unione Europea, così come i loro familiari che siano titolari di diritto di soggiorno o di soggiorno permanente. Inoltre, anche i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea, in possesso di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, di permesso unico di lavoro per attività superiori a sei mesi o di permesso di soggiorno per motivi di ricerca con validità superiore ai sei mesi, possono fare richiesta del bonus, purché siano residenti in Italia. Un altro requisito da rispettare riguarda la condizione economica. LEGGI TUTTO

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    Sede ad Amsterdam e stranieri al comando. Ma Donnet: “Sui Btp si deciderà in Italia”

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    Si alza il velo sulla nuova creatura marchiata Generali-Natixis, rivelando alcuni dettagli inediti rispetto a all’impalcatura anticipata. All’alba di ieri è arrivato un corposo comunicato per raccontare al mercato l’operazione. L’intesa – non vincolante – prevede la nascita di una nuova società con una governance paritetica: per i primi 5 anni il ceo di Bpce (la capogruppo di Natixis), Nicolas Namias, sarà il presidente; il ceo delle Generali, Philippe Donnet (in foto), sarà vicepresidente. Mentre le redini saranno affidate a Woody Bradford, attuale ceo di Generali Investments Holding e Philippe Setbon, oggi ceo di Natixis IM, sarà il suo vice. Il cda sarà di 13 persone: 5 di Generali, 5 di Bpce e 3 indipendenti. Il mandato di Bradford potrà essere rinnovato per altri 5 anni, mentre negli ultimi cinque anni dell’intesa (che ha un orizzonte di 15 anni) ancora non si sa cosa succederà. «In dieci anni, verosimilmente ci metteremo d’accordo con Bpce per la nomina del prossimo ceo», ha spiegato in conferenza stampa Donnet, «Woody avrà il tempo di preparare un successore interno». I due soci avranno poteri di veto su alcune questioni strategiche come aumenti di capitale, fusioni e acquisizioni. L’azienda partirà a inizio 2026, dopo il vaglio delle autorità e del governo italiano per quanto riguarda il golden power.Nessuna traccia, però, di una exit strategy: «Non si può parlare del divorzio nel giorno del matrimonio, non è bello», dribbla la domanda Donnet. E non c’è molta voglia di scendere nel dettaglio riguardo ai rilievi del collegio sindacale, che aveva evidenziato i tempi stretti di approvazione di un’operazione così importante: «La netta maggioranza del cda ha espresso grande soddisfazione per l’operazione e per aver fornito loro, per tempo, informazioni di qualità». Nessun commento sulla missiva che i soci Caltagirone (con il 6,6%) e Delfin (9,9%) – entrambi contrari – avrebbero recapitato a ciascun consigliere circa la possibilità di un’azione di responsabilità. LEGGI TUTTO

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    Accordo Generali-Natixis, il muro del Parlamento

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    Difficilmente nell’arco parlamentare italiano si è visto un tale fuoco di sbarramento contro un’operazione finanziaria. Per di più trasversale: da Fratelli d’Italia, fino al Partito democratico passando per il Movimento 5 Stelle sono fioccati commenti negativi sull’alleanza tra Generali e Natixis. «Desta preoccupazione l’accordo preliminare annunciato questa mattina (ieri, ndr) fra Generali e Bpce, approvato a maggioranza dal consiglio di amministrazione della compagnia», è l’allarme dell’esponente del partito della premier Meloni e capogruppo nella Commissione finanze, Fausto Orsomarso, «nonostante l’invito al rinvio formulato dal collegio sindacale, che conferisce ad una joint venture di nuova costituzione e con sede ad Amsterdam il controllo del risparmio gestito della compagnia nonché – in base a quanto riportato dalla stampa – l’intero patrimonio immobiliare della società. L’operazione, alla luce di quanto si legge e di quanto reso noto dalla compagnia, rischia di avere impatti rilevanti per l’Italia». Orsomarso denuncia poi un fatto nuovo: «A fronte delle masse conferite costituite in gran parte dal risparmio nazionale, si aggiungono 15 miliardi di capitale di avviamento» conferito alla nuova piattaforma da Generali nei primi 5 anni (nulla invece da Bpce), «il vertice manageriale vede inoltre una netta prevalenza di esponenti stranieri: tre francesi e un americano». Grande cautela anche da Vito De Palma di Forza Italia, capogruppo in commissione finanze alla Camera: «Auspichiamo che da parte degli organi deputati vengano effettuate tutte le necessarie verifiche per garantire che l’operazione in atto non rappresenti esclusivamente una natura speculativa». Critica anche Mara Carfagna di Noi Moderati: «Un’operazione che sposta all’estero la gestione di 650 miliardi di risparmio degli italiani, senza garanzie, come sottolineato anche dal Copasir, su come queste risorse saranno impiegate, solleva dubbi legittimi».Dalla maggioranza all’opposizione, ieri è intervenuto il deputato Roberto Morassut del Partito democratico: «Nasce un grande soggetto finanziario che coinvolge il grande colosso italiano di Generali», peraltro «con una procedura lampo che ha visto sollevare molti dubbi interni e con l’esplicita contrarietà dei revisori del gruppo Generali. Un’operazione che «mette in discussione punti sensibili del sistema posto che Generali è uno dei maggiori investitori di titoli di Stato». Dello stesso avviso anche il collega deputato, sempre del Pd, Claudio Mancini: la decisione assunta lunedì dal consiglio d’amministrazione di Generali «di avviare il percorso di una joint venture nel risparmio gestito con i francesi di Natixis desta preoccupazione, anche per la completa assenza di chiarezza sulla governance della possibile futura alleanza». Ragione per cui «è necessario che le commissioni parlamentari siano investite della questione e che il governo riferisca in Parlamento su quali iniziative intende assumere». LEGGI TUTTO