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    Milano, arriva il biglietto digitale unico per tutti i mezzi di trasporto: ecco come funzionerà

    Una rivoluzione in arrivo potrebbe migliorare l’intera esperienza dei trasporti di Milano. Un unico biglietto digitale valido per tutti i mezzi: una svolta che renderà molto più comodo il trasporto nel capoluogo lombardo. Un unico sistema digitale di accesso e pagamento che sarà valido per autobus, treni, tram, metro e persino battelli. Ecco come funziona e quando inizierà questo nuovo progetto.L’idea è stata presentata a Palazzo Lombardia nel corso del convegno ‘Il futuro digitale della mobilità’, dall’assessore regionale ai Trasporti, Franco Lucente. L’obiettivo, fa sapere lo stesso assessore, è quello di partire con la sperimentazione nella seconda metà del 2026. Con l’obiettivo ultimo di arrivare a regime entro il 2028. Il progetto verrà gestito da Aria spa. Il traguardo sarebbe quello di “permettere a ogni cittadino di salire su un qualsiasi mezzo del trasporto pubblico lombardo usando una sola app, convalidare all’ingresso e all’uscita e pagare solo la tratta percorsa”, ha spiegato Lucente durante il convegno. Il progetto coinvolge tutti i mezzi di trasporto e, ovviamente, è pensato ad hoc per i pendolari della città. Soprattutto, se non solo, per chi è costretto ad usare in un solo percorso sia i treni, sia i mezzi Atm (in particolare le metro), costretti a fare più di un biglietto o pagare due volte. LEGGI TUTTO

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    Dove sono veramente gli autovelox: arriva la mappa ufficiale

    Novità sul fronte autovelox e non solo Il nuovo Dl Infrastrutture 2025 – che prevede anche il rinvio del blocco alle auto diesel Euro 5 introduce una novità importante se non rivoluzionaria La norma impone a tutti i Comuni italiani, di qualsiasi dimensione e a qualsiasi latitudine, di censire e dichiarare al ministero dei Trasporti tutti i dispositivi per il controllo della velocità presenti sul territorio di loro competenza. L’obiettivo è presto detto. la creazione di un’unica mappa nazionale, digitale e accessibile, che riporti tutti gli autovelox presenti in Italia.Ma non solo. Questa mappa porterà delle grosse novità per gli automobilisti: i dispositivi che non saranno presenti sulla mappa saranno considerati non validi. La Lega, guidata dal ministro Matteo Salvini, la definisce una norma anti autovelox che fanno cassa perché gli autovelox non registrati saranno considerati non utilizzabili e tutte le sanzioni eventualmente comminate tramite questi dispositivi non avranno valore legale. Si tratta di una clausola che introduce la responsabilità amministrativa precisa da parte degli enti locali. LEGGI TUTTO

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    Bonus bebè 2025: in erogazione il contributo da mille euro per i nuovi nati

    È partito il bonus da 1000 euro per le famiglie che hanno accolto un nuovo nato o adottato un minore nel corso del 2025. Con l’estate entrano nel vivo i pagamenti dell’Inps per una misura pensata per sostenere le spese iniziali legate alla nascita o all’ingresso di un bambino in famiglia. Le prime erogazioni sono già state effettuate e altre decine di migliaia di richieste sono in fase di liquidazione.La misuraIl bonus consiste in un contributo una tantum di 1000 euro, previsto dalla Legge di Bilancio, ed è riservato ai nuclei familiari con un Isee fino a 40.000 euro. La misura si applica a bambini nati, adottati o affidati a partire dal 1° gennaio 2025. Il beneficio è accessibile a tutti i cittadini residenti in Italia, inclusi i cittadini stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo. Non sono richiesti requisiti lavorativi: possono fare domanda anche persone disoccupate o lavoratori autonomi. La somma erogata non viene considerata nel calcolo del reddito complessivo e non incide sull’Isee.Come presentare la domandaPer ottenere il bonus è necessario presentare domanda entro due mesi dalla nascita o dall’ingresso del minore nel nucleo familiare. La richiesta può essere inoltrata online attraverso il portale dell’Inps, tramite l’app Inps Mobile, attraverso il Contact Center multicanale o rivolgendosi a un patronato. Nei casi in cui i genitori non siano conviventi, il contributo può essere richiesto solo dal genitore che vive con il bambino. Il bonus è concesso una sola volta per ciascun figlio.Le richieste del bonusSecondo i dati diffusi dall’Inps, finora sono state presentate circa 115.000 domande. Di queste, 78.000 sono già state liquidate, 7.000 risultano in fase di pagamento e le restanti 30.000 verranno evase entro la fine dell’estate. Per le nuove richieste, l’Istituto prevede un tempo medio di erogazione pari a 30 giorni dalla presentazione della domanda. LEGGI TUTTO

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    Intesa, un ponte con la City per lanciare grandi opere

    Le strategie industriali e infrastrutturali sono centrali nelle agende di governi e regolatori perché guidano la crescita dell’economia reale e gli investimenti. Per questo, e con l’obiettivo di esplorare le opportunità di project financing in mercati chiave come il Regno Unito, il Medio Oriente e la Ue, la divisione Imi Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo ha organizzato ieri a Londra una conferenza alla quale hanno partecipato esponenti istituzionali, rappresentanti del mondo imprenditoriale, finanziario e accademico.Lo spunto è stato offerto dal piano decennale per le infrastrutture varato recentemente dal governo del Regno Unito prevede investimenti pari a 725 miliardi di sterline (oltre 846 miliardi di euro) per stimolare lo sviluppo economico, modernizzare i servizi pubblici, e accelerare il percorso verso una economia low-carbon. Il piano combina riforme di governance, disciplina fiscale e mobilitazione di capitali privati attraverso nuovi fondi e un potenziamento dei modelli di partenariato pubblico-privato.La divisione Imi Cib di Intesa, guidata da Mauro Micillo, ha dunque riunito nella City aziende corporate, fondi infrastrutturali, investitori istituzionali provenienti da Italia, Regno Unito e Middle East per analizzare le opportunità offerte dal piano. All’incontro hanno partecipato tra gli altri, John Edwards, direttore dell’ufficio per gli investimenti del governo inglese e l’ex premier Enrico Letta. La tavola rotonda ha poi riunito esponenti di Ikigai Capital, Eni Uk, Masdar, Macquarie AM, Ofgem, SSE Renewables.«Siamo convinti che un dialogo costruttivo tra settore pubblico e privato sia la chiave per accelerare progetti che rafforzano la competitività del Regno Unito e dell’Europa», ha sottolineato Micillo. Ricordando che nel 2024 i volumi del mercato project finance a livello globale hanno superato i 300 miliardi di euro. «Di questi, 45 miliardi, pari a circa il 15% del mercato complessivo, hanno riguardato operazioni che hanno coinvolto la nostra divisione», ha aggiunto. I finanziamenti di Intesa ai clienti nelle regioni UK & Middle East ammontano a circa 8,5 miliardi di euro. La divisione di Micillo ha partecipato dal 2023 a oggi a diverse operazioni internazionali originate nel Regno Unito, con il coinvolgimento di partner e investitori globali, per un controvalore complessivo di circa 11 miliardi. Tra queste, il progetto di trasporto e stoccaggio di CO2 Liverpool Bay T&S, il perfezionamento dell’acquisizione di National Grid Transmission da parte di Macquarie AM, e operazioni nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica a fianco di Trig e Seeit. Il Regno Unito, la Ue e il Medio Oriente hanno forti relazioni commerciali con ulteriori prospettive di sviluppo nel prossimo futuro. Queste tre geografie, unite, rappresentano oltre il 30% del pil mondiale. LEGGI TUTTO

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    Ilva nella palude, un’altra fumata nera

    All’ex Ilva di Taranto è di nuovo fumata nera. Il 15 luglio non sarà ricordato come il giorno della svolta storica per il gruppo a cui serviranno almeno altre due settimane per arrivare a un accordo di programma con gli enti locali: Regione Puglia e Comune di Taranto. In realtà, lo stallo vero arriva dal sindaco di Taranto Piero Bitetti che pretende di fare un passaggio in consiglio comunale, cercando una sponda che giustifichi difronte ai cittadini altri 7-8 anni di produzione con gli altoforni e un rigassificatore mobile nel porto.Ma non è affatto detto che questi 15 giorni servano ad una schiarita. Anzi, è molto probabile che si vada convintamente verso un piano B con i forni elettrici a Taranto, ma gli impianti di pre-riduzione, necessari per alimentare i forni elettrici che renderanno green l’acciaieria, altrove. A Gioia Tauro e, si vocifera in queste ore, anche a Ravenna che potrebbe ospitare una seconda nave rigassificatrice. E poi c’è tutto lo sviluppo su Genova dove però, i più attenti, avranno notato un improvviso cambiamento. Anche qui, la neo sindaca del centro sinistra Silvia Salis sembra frenare le velleità del governo, in verità accolte favorevolmente dalle acciaierie del Nord che studiano possibili cordate per investire.A sorpresa Salis ha annunciato che oggi vedrà il ministro delle Imprese Adolfo Urso «per capire di più di questo progetto». Salis vuole sapere «dove si troveranno le risorse, quale sarà la ricaduta occupazionale e quali sono le garanzie di sostenibilità ambientale di questo progetto».Insomma, a bene leggere il tenore delle dichiarazioni sembra che per Urso si prepari un secondo calvario dopo Taranto. Salis vuole aprire «un tavolo che coinvolga il Governo, la Regione, il Comune, i sindacati e le parti sociali di Genova e del nord Italia».Tornando a Taranto, di fatto l’incontro si è concluso con la firma di un verbale che rinvia al 31 luglio «la decisione finale» e istituisce una commissione tecnica per valutare le diverse opzioni a partire dalla possibilità di fare a meno della nave rigassificatrice, come richiesto dagli enti locali. LEGGI TUTTO

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    Rowenta rivoluziona il modo di stirare: arriva AeroSteam

    Si chiama Rowenta AeroSteam il nuovo stiratore verticale lanciato dal brand tedesco che ha più di un secolo di storia e che ha sempre posto attenzione al prodotto in maniera concreta, funzionale e vicina al consumatore. L’elettrodomestico rimuove perfettamente le pieghe in una sola passata grazie alla combinazione di vapore e aspirazione: un aspetto da non sottovalutare in quella che è diventata una quotidiana frenetica, caratterizzata da impegni serrati e dalla costante ricerca di soluzioni pratiche. Ecco quindi che la necessità di semplificare le attività domestiche è sempre più centrale. Tra queste c’è sicuramente la cura dei capi, emblema storico di una sfida in termini di tempo ed energia.Rowenta è leader assoluto del mercato dello stiro con circa il 40% di quota; per quanto riguarda in particolare lo stiro verticale, nel 2024 l’azienda ha raggiunto i 50 punti percentuali di quota grazie a “Pure Pop”, lo stiratore portatile di design ideale per i viaggi. Adesso, con AeroSteam, la categoria di stiro verticale viene portata a un livello superiore, grazie a un mezzo più potente, rapido e pratico da utilizzare. Grazie alla tecnologia avanzata OPTIFLOW, infatti, questo stiratore combina per la prima volta la potenza della vaporizzazione all’aspirazione, creando un prodotto molto performante e rapidissimo nei risultati. Il risultato è una proposta innovativa pensata da Rowenta per chi desidera una soluzione efficace e senza fatica contro le pieghe dell’ultimo minuto o per un ritocco a un capo di abbigliamento.AeroSteam è il primo stiratore che monta una vera e propria piastra (in ceramica) riscaldata a 140 gradi, coordinata insieme a un flusso di vapore erogato dal prodotto e che va a emulare gli elementi chiave dello steamer. Nella parte bassa, inoltre, sussiste un motore di aspirazione grazie al quale il capo viene tensionato in maniera automatica sulla superficie della piastra. Il prodotto si attiva in appena 30 secondi di orologio ed è dotato nel retro di un serbatoio amovibile da 100 ml, estraibile anche a prodotto acceso e per circa sei minuti di autonomia per sessioni di stiro davvero eccezionali. La tecnologia OPTIFLOW pressa il tessuto contro la piastra, garantendo risultati impeccabili senza sforzo in un’unica passata. Una volta terminata la stiratura con AeroSteam, il capo d’abbigliamento sarà subito pronto per essere sfoggiato, senza dovere attendere che si asciughi dall’umidità residua. LEGGI TUTTO

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    La Bce passa le banche ai raggi X. Occhi su dazi e rischi geopolitici

    I riflettori delle sale operative ieri sono tornati ad accendersi su Francoforte. Perché la presidente della vigilanza Bce, Claudia Buch, in audizione al Parlamento europeo ha detto che la sorveglianza della banca centrale europea effettuerà stress test sulle banche rispetto ai rischi geopolitici nel 2026. “Gli istituti dovrebbero rafforzare la loro capacità di resistere alle minacce macro-finanziarie immediate e ai gravi choc geopolitici”, ha sottolineato. Aggiungendo che “nell’esercizio di stress test tematico del 2026, daremo seguito allo stress test di quest’anno, chiedendo alle banche di valutare quali scenari di rischio geopolitico specifici per ciascuna azienda potrebbero avere un impatto significativo sulla loro solvibilità”.Buch ha spiegato che le big del credito “devono avere un’ottima comprensione di come i loro clienti aziendali siano esposti ai costi del commercio internazionale, alle catene del valore globali e a tutto questo”. La Vigilanza sta, dunque, lavorando a stretto contatto con le banche per verificare se dispongano di sistemi di gestioni del rischio interno “sufficientemente informativi per comprendere le implicazioni dei cambiamenti settoriali e persino dei cambiamenti a livello aziendale, perché anche le aziende all’interno di un determinato settore potrebbero essere colpite in modo molto diverso dai dazi”, ha aggiunto. Sottolineando che i dazi imposti dall’amministrazione Trump, se confermati e se resteranno in vigore per un periodo prolungato, “pongono ulteriori rischi per la stabilità finanziaria nella Ue” con più imprese insolventi, la possibilità di correzioni brusche dei mercati e implicazioni per i bilanci delle banche. LEGGI TUTTO

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    “Una vera politica industriale si contrappone al green deal”

    Maurizio Casasco, deputato responsabile di Forza Italia per l’Economia, a tutto campo sul piano industriale presentato dagli azzurri.Onorevole Casasco, lei ha criticato il Pd per l’intempestivo risveglio sul tema della politica industriale.”Il Pd ha fatto tardive scoperte sulla politica industriale, soprattutto dopo anni passati a sostenere scelte ideologiche e anti industriali, adottando un modello basato sull’economia di Stato, con un intervento pubblico forte e assistenzialista. FI, al contrario, ha presentato il proprio Piano industriale per l’Italia e per l’Europa già a gennaio, proponendo una ricetta liberale, con una visione strategica pluriennale e di sistema. Un piano che è stato divulgato e distribuito a tutte le forze politiche, compreso il Pd, e che il vicepremier Tajani ha presentato anche in occasione del Congresso del Ppe di Valencia, adottato dal Ppe come emendamento sulla competitività. Il nostro modello punta sulla crescita e sull’innovazione, un Growth Deal che si contrappone al Green Deal della sinistra e propone azioni immediate per rafforzare la competitività e la produttività, stimolando gli investimenti in ricerca e sviluppo, attraverso precise priorità che rappresentino valore aggiunto al sistema Paese: indice di competitività, brevetti, crescita dell’occupazione qualificata e surplus commerciale”.Lei parla spesso di capitale privato come leva fondamentale della crescita. In che modo FI intende mobilitare queste risorse?”L’Italia dispone di circa 6.000 miliardi di risparmio privato, ma una buona parte è ferma in depositi. Vogliamo creare un sistema che incentivi l’investimento di questo risparmio nell’economia reale del Paese, attraverso venture capital, fondi di investimento in equity, mercato assicurativo e fondi pensione, che oggi investono di più in fondi internazionali, con il rischio poi di acquisizioni di aziende strategiche italiane da parte degli stessi. Il valore di questi ultimi è di 250 miliardi e sarebbe opportuno promuovere questi investimenti in Italia, con vantaggi fiscali pari ai titoli di Stato. Solo così si potrà alimentare la crescita reale, aumentare salari e consumi”.L’innovazione è al centro del vostro piano industriale. Quali leve intendete attivare per favorire un ecosistema competitivo e tecnologicamente avanzato?”La crescita oggi si concentra attorno alle imprese più innovative. L’Europa investe ancora poco in ricerca e sviluppo rispetto ai suoi principali competitor. Basti pensare che nell’ultima media le spese in ricerca e sviluppo sono state pari al 3,5% del Pil negli Usa e del 2,5% in Cina, mentre la media Ue è ferma all’1,5%. Le imprese europee non solo investono meno in ricerca e sviluppo, ma sono concentrate su settori a media tecnologia, che garantiscono ritorni di crescita più contenuti rispetto ai settori ad alta tecnologia. Non è un caso che l’Italia sia l’ottava economia mondiale e sia al 33esimo posto per unicorni. Per questo va aumentato il numero di start up, ricercatori e dottorati; snellito l’apparato amministrativo; e creato un vero ecosistema tra università, centri di ricerca e aziende. Prendiamo esempio da iniziative come la francese Station F, Eth di Zurigo, l’Unternehmen Tum di Monaco, dove grandi aziende tradizionali, aziende innovative e startup convivono e collaborano. Le startup sono il vero motore di innovazione. Ottima l’iniziativa analoga che sta nascendo a Milano, promossa dalla Tech Europe Foundation, alla quale partecipano l’Università Bocconi, il Politecnico di Milano e capitali privati. Inoltre, serve potenziare strumenti come il patent box”.Tajani ha rilanciato la proposta di un Quantitative easing europeo. In cosa consiste e come può sostenere la politica industriale dell’Italia e dell’Ue?”La proposta di Tajani prevede un Quantitative easing mirato, pensato per un momento di difficoltà della competitività internazionale come quello attuale, e come avvenuto per il Covid. Si tratta dell’acquisto da parte della Bce di titoli di Stato specifici, destinati a finanziare settori strategici quali difesa, sanità e industria. Questo strumento permetterebbe di aumentare gli investimenti pubblici e privati, favorendo infrastrutture, sicurezza e innovazione tecnologica. Oltretutto permetterebbe, per via indiretta, di intervenire per contrastare le svalutazioni di dollaro, yen, yuan”.Nel piano si parla di mercato interno, salari e produttività.”La competitività si sostiene con riforme strutturali: meno burocrazia e incentivi all’innovazione tecnologica. La domanda interna va rilanciata anche attraverso una detassazione selettiva degli aumenti salariali legati alla produttività, non con sussidi assistenziali che non creano crescita. Parallelamente, è fondamentale migliorare la qualità dell’occupazione e potenziare la formazione professionale. Solo con la crescita e la competitività e la produzione, si potranno creare salari ricchi, come più volte ha affermato Tajani e non con il salario minimo. Un’altra battaglia di FI riguarda la detassazione dell’Irpef, con la riduzione dall’aliquota del 35% al 33% fino a 60mila euro per il ceto medio, su cui grava da anni il peso della maggior parte del gettito fiscale, misura che potrebbe favorire anche il mercato”.Sicurezza e sanità sono per voi pilastri strategici. LEGGI TUTTO