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    L’utile Azimut a quota 600 milioni

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    Azimut si affaccia al nuovo anno con il fermo obiettivo di completare il lancio della sua banca digitale Tnb, nella quale confluiranno circa mille consulenti del gruppo. Dal coronamento entro i prossimi 12 mesi dell’operazione dipende a doppio filo l’entità dell’utile 2025 dell’asset manager. La forchetta previsionale annunciata ieri va infatti da un minimo di 400 milioni a un massimo di 1,25 miliardi di euro; un intervallo molto ampio, e decisamente insolito, proprio perché condizionato dal completamento o meno dell’operazione Tnb (il cui valore è stato fissato tra 1,8 e 2,2 miliardi di euro).Pietro Giuliani (in foto), presidente di Azimut, ha spiegato che a Fsi, con cui è stato stretto un accordo di esclusiva, potrebbe andare una partecipazione fino all’80% della wealth fintech bank che sarà focalizzata sulla clientela private e sulle Pmi. Se entro fine anno ci sarà l’autorizzazione per la nuova banca ad operare e verrà definito l’accordo con Fsi, l’utile si arrampicherebbe nei pressi del massimo della forchetta previsionale; di contro, la mancata finalizzazione dell’operazione porterebbe alla contabilizzare nell’esercizio corrente solo i costi legati al lancio della nuova banca. Giuliani intende velocizzare al massimo la pratica anche per sfruttare le risorse in arrivo dalla vendita di Tnb per potenziare il business dell’investment banking. LEGGI TUTTO

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    Si raffredda l’inflazione (+1%), ma Davos teme i dazi americani

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    Recessione e inflazione sono sparite dal vocabolario degli economisti interpellati quest’anno dal World Economic Forum per la messa a punto del Global Risk Report. I conflitti armati, la disinformazione e le calamità naturali occupano infatti i primi tre posti della lista nera degli esperti. Certo non hanno torto, visto come gira il mondo e considerando il progressivo riassorbimento dei picchi post-pandemia dei prezzi al consumo. Giusto ieri l’Istat ha confermato che nel 2024 l’inflazione è cresciuta in Italia dell’1%, contro l’aumento pari al 5,7% dell’anno prima, grazie «alla marcata discesa dei prezzi dei beni energetici (-10,1% da +1,2% del 2023)». Quanto al carrello della spesa, l’effetto di stabilizzazione sta subendo un’accelerazione, con i listini degli alimentari rincarati del 2,2% rispetto al +9,8% del ’23.A fronte di un’inflazione che all’interno dell’eurozona si avvicina al 2%, la Bce si mantiene prudente sul percorso di riduzione dei tassi. I recenti aumenti delle tariffe di gas e luce potrebbero aver acceso qualche spia di allarme nella sala comandi dei falchi di Francoforte, ma nell’immediato è forse più pressante mettere sotto la lente l’andamento congiunturale di Eurolandia. Per il terzo anno consecutivo, i capo-economisti interpellati dal Wef considerano il Vecchio continente la regione più vulnerabile, con quasi tre quarti (74%) degli intervistati che prevedono una crescita fiacca o molto debole. Una debolezza strutturale che sembra figlia della generalizzata mancanza di politiche espansive, compresse da esigenze di risanamento contabile e da una banca centrale che ha via via prosciugato ogni stimolo.Per quanto inflazionistica e destinata a gonfiare disavanzo e debito federali, la Trumpnomics punterà invece sulla crescita. Le solide prospettive degli economisti-capo per il Pil Usa 2025 (il 45% degli intervistati stima una forte crescita) sono infatti in linea con le loro aspettative di stimoli a breve termine e di aumento dei salari. Ma a preoccupare, in prospettiva, sono i dazi che il Tycoon intende introdurre in una replica di quanto già fatto in occasione del primo mandato. Nove economisti su dieci si aspettano «una guerra commerciale di ritorsioni e restrizioni commerciali fra gli Usa e la Cina», mentre il 68% prevede uno scontro allargato ad altri Paesi. LEGGI TUTTO

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    I Berlusconi rafforzano il controllo su Fininvest

    Pier Silvio Berlusconi si conferma tra i leader con la reputazione più solida tra i vertici delle grandi aziende italiane

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    Marina (foto sopra) e Pier Silvio Berlusconi (foto sotto) hanno rafforzato il controllo su Fininvest attraverso un nuovo patto parasociale, stipulato il 13 gennaio scorso. Questo accordo, reso noto da un comunicato, sancisce l’esercizio congiunto dell’influenza dominante su Fininvest, la holding fondata da Silvio Berlusconi che controlla MfE-Mediaset (48%), Mondadori (53%) e Mediolanum (30%) oltre all’Ac Monza e al Teatro Manzoni, interamente detenuti. L’intesa riguarda il 76,52% delle azioni della holding, equivalente a 159.154.307 azioni, e avrà una durata di tre anni. La vera novità è l’esclusione del diritto di recesso anticipato da parte dei sottoscrittori. Marina e Pier Silvio, pertanto, saranno sempre più uniti nella determinazione delle strategie della holding. Tale approccio, infatti, è funzionale alla gestione coesa delle attività del gruppo e impedisce sul nascere qualsiasi possibile divergenza.Un altro elemento di novità è rappresentato dalla ristrutturazione della governance delle quattro casseforti che facevano capo a Silvio Berlusconi e che ora sono controllate congiuntamente dai suoi cinque figli (oltre a Marina e Pier Silvio ci sono anche Barbara, Eleonora e Luigi). La Holding Italiana Prima, la Seconda, la Terza e l’Ottava (con cui il Cav deteneva il 61,21% di Fininvest), dovranno deliberare entro 15 giorni dalla sottoscrizione del patto, ciascuna per quanto di propria competenza, a favore della nomina, per il periodo massimo consentito dalla legge, di un organo amministrativo composto per tutte da Marina e Pier Silvio Berlusconi e da Giuseppe Spinelli, storico collaboratore dell’ex premier in ambito finanziario. Occorre, infine, ricordare che Holding Italiana Quarta e Quinta, che detengono il 7,65% a testa, fanno capo rispettivamente a Marina e Pier Silvio. LEGGI TUTTO

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    Generali punta sull’asset management

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    L’espansione nell’asset management è fondamentale nella strategia globale del gruppo Generali (il cui cda del 20 gennaio vagliando un’importante partnership con Natixis). Nonostante la posizione di partenza svantaggiata rispetto ai grandi player anglosassoni, Generali ha compiuto significativi progressi, come dimostrato dall’acquisizione di Conning negli Stati Uniti, che ha aggiunto 150 miliardi di asset under management. “Continuiamo su questa strada perché l’economia di scala è fondamentale nella gestione degli investimenti”, ha affermato Giancarlo Fancel, ad di Generali Italia, alla commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, ribadendo l’importanza di avere i migliori gestori per massimizzare i rendimenti.Calamità naturaliUno dei temi centrali è stato l’obbligo per le Pmi di assicurarsi contro eventi naturali introdotto dalla legge di Bilancio. Fancel ha evidenziato come l’Italia sia uno dei Paesi europei più sottoassicurati, con solo il 5% delle abitazioni private coperte rispetto al 95% della Germania. Ha auspicato un intervento normativo più esteso, che includa le famiglie italiane, dato che gran parte del patrimonio immobiliare del Paese rimane privo di protezione adeguata.Previdenza complementare e contributo all’economia realeLa previdenza complementare è stata descritta come un asset strategico cruciale per l’Italia. Attualmente, meno di dieci milioni di italiani sono iscritti a fondi pensione complementari, un numero insufficiente secondo Fancel. Ha proposto incentivi per espandere il settore e promuovere il partenariato pubblico-privato, favorendo l’incontro tra domanda degli investitori istituzionali e offerta delle Pmi. A questo scopo è stato evidenziato il contributo di Generali all’economia italiana: oltre 150 miliardi di euro in risparmi e investimenti gestiti, inclusi circa 37 miliardi in Btp. Si tratta di un impegno importante da parte di una compagnia che assicura una famiglia su tre e un’impresa su quattro in Italia. LEGGI TUTTO

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    I diamanti di Cartier trascinano al rialzo le Borse

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    La trimestrale di Richemont, il colosso svizzero del lusso che controlla Cartier, Buccellati e Van Cleef & Arpels, ha superato di gran lunga le attese, determinando un rally delle Borse europee. Con ricavi record nel terzo trimestre chiuso al 31 dicembre, pari a 6,2 miliardi di euro (+10% su base annua), Richemont ha ribadito la propria posizione di leader del settore, registrando incrementi a doppia cifra in quasi tutti i mercati ad eccezione della regione Asia-Pacifico, frenata dalla Cina (-18%). A Zurigo il titolo ha chiuso con un rialzo del 15,5%, trascinando con sé il comparto del lusso a livello continentale. A Parigi, Lvmh (+9,2%), Christian Dior (+8,6%) e Kering (+6,2%) hanno segnato forti progressi, mentre a Milano Moncler (+6,3%) e Ferragamo (+2,7%) hanno seguito la scia positiva. Un recente report di Barclays sul 2025 sottolinea un contesto di incertezza per il settore del lusso, con una crescita prevista del +2% rispetto al calo organico del 2024. Gli Stati Uniti, grazie a un rafforzato feel-good factor post-elezioni e a una maggiore spesa dei consumatori, dovrebbero essere il principale driver di crescita (+6%), mentre la Cina, pur mostrando segnali di stabilizzazione, è attesa in calo dell’1%. In questo scenario, Richemont e Hermès emergono come i titoli più promettenti grazie alla loro quota di mercato tra i consumatori di fascia alta. Richemont, in particolare, è stato capace di compensare il rallentamento in Cina con risultati solidi in Europa e nelle Americhe, dimostrandosi un investimento difensivo e di qualità. LEGGI TUTTO

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    Iren colloca con grande successo il primo Bond Ibrido per complessivi 500 milioni di euro

    Luca Del Fabbro

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    Iren S.p.A. (rating BBB outlook stabile per Standard & Poor’s e rating BBB outlook stabile per Fitch) ha collocato oggi con grande successo la sua prima emissione obbligazionaria perpetua subordinata ibrida dal valore nominale di 500 milioni di euro. L’emissione, effettuata in esecuzione della delibera del 18 dicembre 2024 del Consiglio di amministrazione della Società, ha ricevuto richieste di sottoscrizione quasi 8 volte rispetto all’ammontare offerto, totalizzando ordini per un importo pari a 4 miliardi di euro. La data di regolamento dell’emissione è prevista il 23 gennaio 2025.L’operazione, volta a rafforzare ulteriormente la struttura patrimoniale e sostenere la flessibilità finanziaria del Gruppo, è coerente con la strategia di crescita di Iren finalizzata all’integrazione di EGEA, a cogliere nuove potenziali opportunità inorganiche oltre alla realizzazione degli investimenti previsti nel Piano Industriale 2024-2030 e conferma l’impegno di Iren al mantenimento dell’attuale rating investment grade. Il prestito obbligazionario, emesso in una singola tranche da 500 milioni di euro, è non convertibile, subordinato, perpetuo ed esigibile solo in caso di scioglimento o liquidazione della Società, come stabilito nei relativi termini e condizioni.La cedola fissa annuale del 4,5% sarà corrisposta fino alla prima reset date del 23 aprile 2030. A partire da tale data, salvo non sia stato interamente rimborsato, il titolo maturerà un interesse pari al tasso Euro Mid Swap a cinque anni di riferimento incrementato di un margine iniziale di 221,2 punti base. Il margine aumenterà di 25 punti base a partire dal 2035 e di ulteriori 75 punti base dal 2050 per un importo cumulato di 100 punti base. La cedola fissa è pagabile annualmente in via posticipata nel mese di aprile, a partire da aprile 2025. Il prezzo di emissione è fissato al 99,448% e il rendimento effettivo alla prima reset date è pari a 4,625% per anno. I titoli, destinati a investitori qualificati, saranno quotati sul mercato regolamentato della Borsa Irlandese (Euronext Dublin). Si prevede, inoltre, che agli stessi venga assegnato da parte delle agenzie un rating di BB+/BB+ (S&P’s/Fitch) e un equity content pari al 50%.L’operazione di collocamento è stata curata da Barclays, BofA Securities, Citi, Goldman Sachs International, Intesa Sanpaolo (IMI CIB Division), Mediobanca, Société Générale Corporate & Investment Banking e UniCredit in qualità di Joint Lead Manager. “Siamo lieti di annunciare che il 2025 si apre con l’emissione inaugurale di un bond ibrido da 500 milioni di euro. La ricezione di mercato oltre le aspettative ci ha portato ad ottenere un risultato straordinario, con una domanda che ha superato di quasi 8 volte l’offerta, totalizzando ordini per un importo di oltre 4 miliardi di euro, a testimonianza della solidità e della credibilità di Iren sul mercato – ha dichiarato Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo del Gruppo Iren –. Questa iniziativa è perfettamente in linea con la nostra strategia di crescita, che prevede l’integrazione di EGEA e la realizzazione degli investimenti previsti nel nostro Piano Industriale 2024-2030, consentendoci di mantenere un’adeguata flessibilità finanziaria per cogliere eventuali ulteriori opportunità di sviluppo”. LEGGI TUTTO

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    I no di Landini costano 5,1 miliardi agli statali

    screen da Di Martedì / La7

    Le trattative per il rinnovo dei contratti pubblici, in particolare nel comparto sanitario, si sono arenate in un pantano di veti incrociati e conflitti sindacali. La Cgil di Maurizio Landini e la Uil di Pierpaolo Bombardieri, insieme al sindacato autonomo Nursing Up, hanno impedito l’approvazione dell’accordo per il triennio 2022-2024. I sindacati più a sinistra (insieme a Cgil e Uil ci sono anche l’Usb e altre sigle autonome) rischiano di bloccare stanziamenti da 5,1 miliardi, destinati ai contratti di 2,3 milioni di dipendenti nei comparti istruzione e ricerca, enti territoriali e sanitàLa legge di Bilancio 2025, in linea con la riforma del Patto di Stabilità Ue, ha segnato una svolta per la Pa, stanziando in anticipo risorse significative per i rinnovi contrattuali 2025-2027 e 2028-2030. Si tratta di 11,6 miliardi a regime dal 2030 (21,3 miliardi includendo anche i comparti autonomi). Queste risorse, come detto, potrebbero rimanere “intrappolate” nella palude contrattuale.Il caso della sanitàIl rinnovo del contratto per il personale sanitario, che interessa 581mila lavoratori, è naufragato a causa del mancato raggiungimento della maggioranza necessaria al tavolo negoziale. Mentre la Cisl, insieme a Nursind e Fials, aveva espresso voto favorevole, Cgil, Uil e Nursing Up hanno fatto mancare il consenso, sostenendo che le risorse economiche stanziate non fossero sufficienti per far fronte all’inflazione e alle esigenze normative.La posizione di Cgil e Uil si è concentrata sulla critica agli incrementi salariali previsti: un aumento medio di 172 euro lordi mensili, giudicato inadeguato rispetto a un’inflazione del 16%. Tuttavia, i sindacati favorevoli all’accordo, tra cui la Cisl, hanno sottolineato come il mancato rinnovo penalizzi gravemente i lavoratori, privandoli di aumenti già disponibili e ritardando ulteriormente le prossime trattative per il triennio 2025-2027.Le conseguenze per i lavoratoriLa sanità pubblica è il settore più colpito dall’impasse. L’impossibilità di rinnovare il contratto compromette il riconoscimento economico di professionisti già sotto pressione per carichi di lavoro insostenibili. Le indennità per turni notturni e festivi restano ferme a livelli irrisori, mentre i fondi per la formazione e la sicurezza non possono essere utilizzati.Questa situazione alimenta il rischio di fuga di personale sanitario verso il settore privato o l’estero, aggravando la carenza di operatori nei reparti e allungando le liste d’attesa per i cittadini. La protesta di Nursing Up, che lamenta il mancato riconoscimento delle carriere infermieristiche e l’inadeguatezza delle risorse per la formazione, evidenzia una crisi che mina la qualità del servizio sanitario nazionale.La rigidità delle posizioni sindacali sembra funzionale più alla ricerca di consenso elettorale che alla tutela dei lavoratori. Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha definito la situazione “un’occasione persa”, sottolineando che “non potranno essere applicati molti degli istituti che avrebbero da subito migliorato le condizioni lavorative e di vita dei lavoratori”.“Questo contratto, che porterà un aumento in busta paga di circa 170 euro, non è il migliore dei risultati; tuttavia la priorità è chiudere con l’obiettivo di aprire a stretto giro la trattativa per il nuovo contratto con ulteriori risorse”, aveva dichiarato il segretario del sindacato degli infermieri Nursind, Andrea Bottega.Enti locali e RegioniLa proposta dell’Aran, modellata su quella delle Funzioni centrali (approvata a novembre – con molte novità tra le quali lo smart working – ma con la contrarietà di Cgil e Uil) prevede un aumento medio mensile per i dipendenti comunali pari a 128 euro lordi. Nel dettaglio, si tratta di 111,45 euro per l’area degli operatori, di 116,03 euro per gli operatori esperti, di 130,41 euro per gli istruttori e di 141,5 euro per i funzionari e per le elevate qualifiche. Resterebbero così sul piatto 8 euro da destinare eventualmente a istituti della parte normativa che comportano un aumento di costi. Il governo con la manovra di bilancio ha poi stanziato un ulteriore 0,22% di aumento per rifinanziare i fondi della contrattazione integrativa.Il contratto riguarda quasi 404mila dipendenti e anche se la prossima settimana è previsto un nuovo round negoziale, l’intesa sembra impossibile perché Cgil e Uil superano da sole il 55% della rappresentanza e quindi l’accordo eventuale è bocciato a priori.ScuolaL’atto di indirizzo del ministero dell’Istruzione ha determinato le riserve dei tecnici del ministero dell’Economia. Questo ha frenato la partenza del tavolo. La legge di Bilancio, però, ha stanziato 1,7 miliardi di euro nel 2025, 3,5 miliardi nel 2026 e 5,55 miliardi a partire dal 2027. L’importanza di queste risorse non può essere sottovalutata, poiché permetteranno un sostegno concreto ai lavoratori pubblici, in un contesto economico caratterizzato da sfide e incertezze. Gli aumenti retributivi previsti, secondo le prime stime dei tecnici del governo, si attesteranno attorno al 5,4%, superando così l’inflazione programmata. Restano, tuttavia, le precedenti problematiche del contratto scaduto per i circa 1,3 milioni di dipendenti (di cui 850mila docenti). In totale, gli aumenti previsti porteranno a una somma complessiva di 272 euro al mese per 13 mensilità, garantendo così una maggiore stabilità economica agli insegnanti e al personale scolastico. Lo stallo totale sul triennio 2022-2024 porterà probabilmente al riconoscimento di una doppia indennità di vacanza visto che solo l’anno scorso si è chiuso il triennio 2019-2021. Difficile vedere la luce in fondo al tunnel: Cgil e Uil con il loro 41% possono fare da sponda al potere di veto di altre sigle come la Gilda.Un blocco “politico”Il clima di tensione è amplificato dall’avvicinarsi delle elezioni per le Rsu, previste ad aprile che determinerà il rinvio delle trattative. Il rischio è che il 2025 si apra senza alcun contratto in vigore per la maggior parte dei comparti pubblici. Il muro di Cgil e Uil è un ostacolo non solo economico, ma anche politico e sociale, che penalizza milioni di lavoratori e mette in difficoltà servizi pubblici essenziali come la sanità e l’istruzione. La necessità di una svolta appare urgente, ma sembra subordinata alla risoluzione delle tensioni interne al fronte sindacale, non ultime quelle con la Cisl sulla pdl per la rappresentanza dei lavoratori nelle imprese. LEGGI TUTTO