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    Zest S.p.A., terza exit internazionale. Generato un controvalore di 4 milioni di euro

    Gabriele Ronchini, CEO di Zest Investments

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    Zest S.p.A., società quotata sull’Euronext Milan di Borsa Italiana e leader di mercato in Italia negli investimenti pre-seed e seed venture capital, nell’accelerazione di startup e nei programmi di Open Innovation e Corporate Venturing, comunica l’exit (ovvero il coronamento del percorso iniziato dal momento dell’investimento) dalla startup Fitprime, piattaforma B2B di corporate welfare, punto di riferimento del mercato italiano con oltre 200 clienti corporate e PMI e più di 400.000 dipendenti serviti.L’acquisizioneFitprime è stata acquisita da Wellhub, la piattaforma di corporate wellness leader a livello globale e unicorno del proprio settore (la start up unicorno è una nuova azienda il cui valore è superiore a $1 miliardo e che non è quotata in borsa) con una valutazione di 2,4 miliardi di dollari. La exit (ovvero l’obiettivo dichiarato di tutti i soggetti che investono in startup e si realizza nel momento in cui soci fondatori e investitori vendono le quote della società in loro possesso al fine di realizzare un guadagno) ha generato un controvalore di 4 milioni di euro, di cui il 50% in cash e il 50% in azioni dell’Unicorno.La storia della start upFitprime nasce nel 2016 lanciata da Zest grazie al programma di accelerazione LUISS EnLabs, nato da una joint venture con l’Università Luiss. Inizialmente ha sviluppato il focus in un modello di consumer orientato alla vendita di abbonamenti virtuali per l’accesso a centri sportivi convenzionati, ma in seguito ha rafforzato la sua offerta in ambito B2B (acronimo dell’espressione inglese ‘business-to-business’, utilizzata per descrivere le operazioni commerciali, attività, compravendite e affari, tra imprese, sia industriali, sia commerciali o di servizi, all’interno dei cosiddetti mercati interorganizzativi, aziendali o, appunto, mercati B2b), grazie ad una piattaforma completa di wellbeing aziendale.Terza “exit” per Zest nel 2004, la soddisfazione del CeoCon il perfezionamento di questa operazione, Zest per il 2024 ha completato la terza exit dopo quelle delle startup Futura e Cardo AI. “Questa exit, la terza finalizzata nel 2024 da Zest, dimostra il livello di maturità raggiunto dal nostro portafoglio, che conta campioni tecnologici e startup ad alto potenziale operative nei principali settori industriali. L’acquisizione di Fitprime da parte di Wellhub conferma l’attrattività del nostro portafoglio anche da parte di investitori internazionali, frutto del costante lavoro di valorizzazione svolto da tutto il team. La nostra ambizione è lanciare e accompagnare verso il successo la nuova generazione di imprese tecnologiche, creando impatto nel sistema economico e valore per i nostri azionisti”, ha spiegato Luigi Capello, CEO di Zest S.p.A.. LEGGI TUTTO

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    La Lagarde affossa i Btp: ecco cosa ha scatenato le vendite

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    La Bce di Christine Lagarde è riuscita a mettere al tappeto tutto l’obbligazionario dell’Eurozona, nessuno escluso. Mentre l’euro/dollaro e i mercati azionari hanno digerito le risultanze dell’ultimo meeting 2024 della Bce senza scossoni, a sbandare vistosamente sono stati Btp &co, con diffuse vendite e conseguente aumento dei rendimenti. Il tasso del Bund con scadenza a 10 anni è salito di 7 punti base passando dal 2,13% di mercoledì al 2,20%. Ancora più vistoso il movimento del Btp decennale, passato dal 3,19% al 3,35%. Come conseguenza di questa debolezza relativa dei Btp rispetto ai Bund si è assistito a un allargamento dello spread Btp-Bund, tornato ampiamente sopra la soglia di 110, attestandosi alla fine della giornata di ieri a 115.Oggi i rendimenti dei Btp si sono stabilizzati nei pressi del 3,35%, con lo spread in lieve contrazione in area 113 in virtù della debolezza del Bund. Niente cambio di passo della Bce Cosa ha destabilizzato i titoli di Stato? Il consiglio direttivo della Bce, come da attese, ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. Anche le stime su crescita e inflazione sono cambiate, al ribasso entrambe, senza sorprese particolari anche su questo fronte.Quello che è realmente mancato è un cambio di passo a livello di comunicazione. Nello statement si è rimossa la notazione che i tassi devono stare su livelli restrittivi. La direzione ora sarà definita dall’outlook sull’inflazione alla luce degli sviluppi macroeconomici.La presidente della Bce, Christine Lagarde, nella conferenza post-meeting non ha aggiunto molto di nuovo. E questo è già un qualcosa che ha fatto indispettire i mercati. Le sue parole come abbastanza accomodanti, ma allo stesso tempo ha confermato che la Bce si muoverà anche in futuro ad ogni meeting guardando i dati economici. Quindi niente svolta e niente ritorno di una forward guidance classica.Scattano le prese di profittoTra gli operatori ha preso piede anche la tesi di una fisiologica presa di profitto dopo il rally dei governativi, in particolare dei Btp, nelle ultime settimane. “L’impressione è che i bond dell’eurozona, dopo il robusto rally della seconda metà di novembre, proseguito per il Btp nella prima settimana di dicembre, fossero iperestesi. Le aspettative di taglio erano (e sono) aggressive (altri 4 tagli entro giugno) e il quadro tecnico aveva un aria abbastanza toppish”, rimarca Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.”Il rialzo è stato quasi uniforme sulle curve, anche se i tratti a 5 e 10 anni sono stati quelli maggiormente penalizzati. Le prese di profitto sono da considerare al momento anche fisiologiche, tenendo in considerazione il forte rally dell’ultimo mese, proprio sulle aspettative di una Bce più aggressiva nella politica monetaria espansiva”, sottolineano da Mps Capital Services. Anche Gabriel Debach di eToro menziona le prese di profitto come una delle possibili spiegazioni, aggiungendo anche l’imminente fine dei reinvestimenti PEPP come catalyst negativo, così come l’idea che il tasso terminale della Bce possa essere più vicino al livello attuale di quanto precedentemente stimato. LEGGI TUTTO

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    Bonus revisione auto 2024: ecco chi può riceverlo e come risparmiare

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    I punti chiave

    Il bonus per la revisione auto torna disponibile entro la fine del 2024, come previsto dal decreto fiscale 2025 collegato alla Manovra. Questo contributo, noto come “bonus veicoli sicuri”, è stato introdotto per alleviare l’impatto degli aumenti dei costi negli ultimi anni. Attivo fino al 2023, sarà nuovamente disponibile fino alla fine del 2024. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Come richiedere la misuraSebbene non siano ancora state comunicate le modalità precise per richiedere il bonus, è probabile che la procedura segua un modello simile a quello adottato tra il 2021 e il 2023. Durante quel periodo, il bonus veniva erogato tramite bonifico bancario o postale, e per riceverlo era necessario fornire l’IBAN al momento della registrazione e invio della domanda sulla piattaforma online dedicata. Attualmente, la piattaforma non è attiva, ma si prevede che venga riattivata nelle prossime settimane, con le modalità di accesso e richiesta già testate in passato. L’accesso alla piattaforma avveniva esclusivamente tramite Spid, una misura volta a garantire una gestione sicura, autentica e tracciabile delle richieste, evitando il rischio di frodi o accessi non autorizzati. In attesa della riattivazione della piattaforma, gli interessati dovranno monitorare le comunicazioni ufficiali per conoscere i dettagli aggiornati sulla procedura di richiesta, che potrebbero includere anche altre modalità di accesso o ulteriori documentazioni da presentare.L’importo della misuraIl decreto fiscale rifinanzia il bonus veicoli sicuri, che era stato introdotto dal 2021 al 2023 per contrastare l’aumento delle tariffe per la revisione dei veicoli. Anche se i dettagli precisi non sono ancora stati resi noti, il contributo sarà accessibile a chi effettua la revisione del proprio veicolo entro la fine del 2024. L’importo complessivo destinato al bonus è di 1,5 milioni di euro, con un contributo di 9,95 euro per ogni pratica di revisione. Il costo della revisione può variare a seconda di diversi fattori, come il tipo di veicolo, il centro scelto per la revisione e la zona in cui si effettua l’intervento. Generalmente, se si sceglie di fare la revisione presso la Motorizzazione Civile, il prezzo si aggira intorno ai 50 euro. Tuttavia, è possibile risparmiare o trovare servizi più comodi rivolgendosi a un centro privato autorizzato, dove il costo della revisione può variare tra i 75 e gli 80 euro, a seconda della struttura e dei servizi aggiuntivi offerti. Va inoltre considerato che, in alcuni casi, i centri privati possono offrire pacchetti che includono anche altri servizi, come il controllo dell’auto prima della revisione, il rilascio del certificato di revisione e la possibilità di effettuare il pagamento online o in modalità comoda. È importante ricordare che, qualunque sia il centro scelto, la revisione deve essere eseguita entro i termini stabiliti dalla legge, altrimenti si rischiano sanzioni amministrative e la sospensione della validità del libretto di circolazione.Il diritto a ricevere la misuraIl diritto a ricevere il bonus revisione auto e moto viene certificato solo dopo aver effettuato una verifica approfondita sulla regolarità della richiesta, garantendo che tutti i requisiti siano stati soddisfatti. Il bonus è concesso esclusivamente ai proprietari di veicoli e può essere richiesto per un solo veicolo e per una sola volta, quindi non sarà possibile richiedere il bonus per più di un veicolo contemporaneamente. È importante sottolineare che il bonus veicoli sicuri può essere richiesto esclusivamente per le revisioni effettuate nel corso dell’anno 2024, ossia per tutte le revisioni che avvengono a partire dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2024, a condizione che vengano effettuate presso strutture autorizzate e accreditate per tale servizio. LEGGI TUTTO

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    Aumenti fino a 850 euro al mese: ecco come cambiano le pensioni di invalidità

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    In arrivo il prossimo anno delle importanti novità per quanto concerne le pensioni di invalidità civile: a parte gli aumenti previsti sulla base della rivalutazione, nel 2025 è in arrivo una nuova forma di supporto ideata per gli anziani con gravi disabilità. I cittadini con invalidità totale beneficeranno di incrementi tra i 400 e gli 850 euro al mese, mentre per coloro i quali risultano affetti da disabilità compresa tra il 74% e il 99% questi aumenti risulteranno esigui, rientrando nell’ordine di pochi euro al mese.Partiamo dalla rivalutazione relativa all’anno prossimo, che sarà decisamente ridotta: il +0,8% rende pressoché irrilevanti le differenze con gli assegni erogati nel 2024. Allo stato attuale delle cose, i percettori di pensioni di invalidità civile con disabilità compresa tra 74% e 99% percepiscono gli stessi importi degli inabili al 100%, vale a dire 333,33 euro al mese. L’unica cosa che cambia sono le soglie di reddito previste per accedere al beneficio: nel primo caso non si deve andare oltre i 5.725,46 euro all’anno, mentre nel secondo il limite previsto è di 19.461,12 euro annuali. L’importo in questione viene erogato anche ai minori di 18 anni che presentino difficoltà a svolgere i compiti e le funzioni tipiche della loro età o che abbiano problemi di udito: la soglia di reddito è di 5.725,46 euro l’anno, e in questo caso i 333,33 euro vengono erogati per 12 e non per 13 mensilità. Ebbene, tutti questi importi, per effetto della minima rivalutazione prevista per il 2025 (+0,8%) cresceranno fino a 336 euro al mese. Ancora nessuna novità relativamente alle nuove soglie di reddito previste per accedere a tali pensioni, dato che l’Inps non ha ancora rilasciato alcuna comunicazione ufficiale.Parlando di invalidi totali, coloro i quali rientrino nei limiti previsti (con reddito personale per l’anno 2024 fissato a 9.555,65 euro o reddito coniugale entro i 16.502,98 euro) hanno diritto al cosiddetto “incremento al milione” già a partire dal compimento dei 18 anni di età, come decretato dalla Corte Costituzionale con sentenza 152/2020. Introdotto per la prima volta nel 2001 con l’art.38 della legge 448, questo beneficio era originariamente previsto solo al compimento dei 60 anni. Una limitazione ritenuta discriminatoria e incostituzionale dalla Consulta, dal momento che “le minorazioni fisio-psichiche, tali da importare un’invalidità totale, non sono diverse nella fase anagrafica compresa tra i diciotto anni (ovvero quando sorge il diritto alla pensione di invalidità) e i cinquantanove, rispetto alla fase che consegue al raggiungimento del sessantesimo anno di età, poiché la limitazione discende, a monte, da una condizione patologica intrinseca e non dal fisiologico e sopravvenuto invecchiamento”.In ragione di questa decisione, pertanto, l’incremento al milione viene riconosciuto dai 18 anni in su a coloro che risultano invalidi al 100%. Per quanto concerne l’anno prossimo l’importo sarà aggiornato aggiungendo una quota fissa di 136,44 euro alla “pensione minima rivalutata”, che arriverà a 603,39 euro: ciò considerato, l’importo totale toccherà i 739,83 euro al mese, ovvero 403,83 euro in più rispetto al 2024.Oltre a questa novità, nel 2025 debutterà una nuova forma di integrazione dell’indennità di accompagnamento, prevista esclusivamente per gli over 80 con necessità assistenziali gravissime: al momento il ministero della Salute non ha ancora definito i criteri di valutazione che consentiranno di accedere a questo beneficio. L’indennità di accompagnamento, ad oggi, è pari a 531,76 euro mensili, e prevede un incremento di appena 1 o 2 euro per effetto di una rivalutazione che si basa su criteri differenti. LEGGI TUTTO

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    Andrea Lodetti è il nuovo amministratore delegato di Guala Closures

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    Andrea Lodetti è stato nominato Amministratore Delegato Guala Closures S.p.A., leader mondiale nella produzione di chiusure per liquori, vini, birra, acqua e bevande Precedentemente Lodetti è stato CEO di Bormioli Pharma, produttore leader di soluzioni per il packaging farmaceutico in vetro e plastica, con nove stabilimenti produttivi in Europa e una presenza globale. Durante il suo mandato l’azienda ha raddoppiato il fatturato e l’EBITDA. Nel corso della sua carriera, Lodetti ha inoltre ricoperto posizioni manageriali in diverse realtà industriali come Ceramiche Richetti (settore delle piastrelle di ceramica) e Snaidero Group (settore delle cucine). Ha iniziato il suo percorso lavorativo come ingegnere di sviluppo in aziende del settore aerospaziale per poi maturare diversi anni di esperienza come consulente presso la società Bain & Company.Grazie alle sue doti imprenditoriali e di leadership, Lodetti ha avuto modo di dimostrare notevoli capacità nel guidare la crescita aziendale, supportare l’efficienza operativa e completare con successo acquisizioni e integrazioni strategiche. La sua nomina va quindi a supportare Guala Closures nel percorso di crescita e sviluppo. A settembre 2024, il Gruppo ha raggiunto un fatturato di 866 milioni di euro e un EBITDA rettificato di 194 milioni di euro considerando i 12 mesi precedenti e includendo le recenti acquisizioni di Astir in Grecia e Fengyi in Cina.Nel 2024 Guala Closures ha accelerato il suo piano di sviluppo con progressi significativi, concretizzatisi nel rafforzamento della sua presenza sul mercato e delle relazioni con i clienti. Sono stati completati gli investimenti nei nuovi stabilimenti in Scozia e Nigeria con l’obiettivo di migliorare la presenza globale del Gruppo e le capacità operative e sono state acquisite le restanti quote di minoranza del 30% in Guala Closures DGS Polonia e Guala Closures Bulgaria, promuovendo così la razionalizzazione dell’assetto operativo.Il Gruppo è anche entrato nel settore delle chiusure a corona attraverso l’acquisizione di Astir, allargando ulteriormente la sua presenza nel mercato dell’acqua minerale e nelle bevande non alcoliche ed espandendosi anche nel settore della birra. Contestualmente Guala Closures ha portato avanti il suo percorso di sostenibilità, come confermato dal recente conseguimento della “Medaglia d’oro” da parte di EcoVadis, una piattaforma di valutazione della sostenibilità aziendale riconosciuta a livello globale che valuta le imprese sulla base di standard internazionali.Gabriele Del Torchio, che rimane Presidente del Consiglio di Amministrazione di Guala Closures, commentando la nomina, ha dichiarato: “Andrea Lodetti è un professionista di talento con una profonda comprensione degli elementi chiave che caratterizzano il successo di Guala Closures. Sono lieto di accoglierlo come Amministratore Delegato per guidare il Gruppo nella sua prossima fase di crescita. Alla luce della comprovata esperienza nel favorire lo sviluppo di diverse realtà imprenditoriali, della sua visione strategica e grande ambizione, siamo felici di collaborare con lui nei prossimi anni.” LEGGI TUTTO

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    Giovani under 36: tutto quello che devi sapere sul bonus prima casa

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    I punti chiave

    Buone notizie per i ragazzi che vogliono acquistare una casa. Il Bonus Prima Casa dedicato ai giovani under 36 rappresenta un’opportunità per favorire l’autonomia abitativa. Introdotto con il Decreto “Sostegni bis” (D.L. n. 73/2021), l’incentivo offre agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima abitazione principale. Per usufruire del bonus, è essenziale che il contratto preliminare di acquisto venga registrato entro il 31 dicembre 2023. Le agevolazioni si applicano agli atti stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 31 dicembre 2024, con l’obiettivo di sostenere chi desidera compiere il passo verso l’indipendenza. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Come usufruire dell’agevolazioneL’Agenzia delle Entrate, con il principio di diritto n. 5/2024, ha stabilito che per usufruire dell’agevolazione sugli atti definitivi stipulati entro il 31 dicembre 2024, è indispensabile che il contratto preliminare per l’acquisto dell’abitazione sia stato firmato e registrato entro il 31 dicembre 2023. Questo chiarimento è ribadito anche nella circolare n. 14/E del 18 giugno 2024. In pratica, se il contratto preliminare è stato sottoscritto nel 2023 ma registrato nel 2024, non sarà possibile richiedere il beneficio. Allo stesso modo le agevolazioni non si applicano nei casi di acquisizione dell’immobile tramite provvedimento giudiziale: se il verbale di aggiudicazione risale al 2023, ma il decreto di trasferimento immobiliare è stato emesso nel 2024, il beneficio non sarà riconosciuto.Chi riguarda la misuraIn quanto ai beneficiari possono accedere alle agevolazioni i giovani che non abbiano ancora compiuto i 36 anni di età nell’anno in cui viene stipulato l’atto e che abbiano un indicatore un Indicatore della Situazione Economica Equivalente non superiore a 40mila euro annui. L’Isee viene calcolato in base ai redditi percepiti e al patrimonio posseduto nel secondo anno precedente la presentazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) all’Inps, un documento che contiene i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali necessari per descrivere la situazione economica del nucleo familiare.I benefici della normativaLa normativa prevede una serie di benefici significativi per chi effettua determinate operazioni di acquisto. Nel caso di compravendite non soggette a Iva, è garantita l’esenzione dal pagamento delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, riducendo così i costi complessivi legati alla transazione. Per gli acquisti soggetti a Iva, invece, oltre all’esenzione da queste imposte, viene riconosciuto un credito d’imposta il cui valore corrisponde all’importo dell’Iva pagata al venditore, offrendo un vantaggio fiscale che può essere utilizzato in compensazione o per altre finalità. LEGGI TUTTO

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    Terzo Rapporto Federproprietà-Censis: la proprietà della casa sotto pressione

    Giovanni Bardanzellu

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    La proprietà della casa sotto pressione. Il 78,9% degli italiani è convinto che in passato fosse più facile acquistare una casa. A pensarlo sono: il 79,1% degli anziani, il 78,9% degli adulti, il 78,5% dei giovani, il 77,6% dei redditi bassi e il 71,8% dei redditi più alti. L’82,2% dei proprietari di casa pensa che i costi di gestione e manutenzione siano diventati eccessivi (lo afferma l’88,8% dei redditi bassi e il 75,6% di quelli più alti). Il 69,3% teme tasse più alte sulla casa, compresa una patrimoniale. Inoltre, cala il valore delle abitazioni: tra il 2° trimestre 2014 e il 2° trimestre del 2024 è diminuito in termini reali del 16,8%.Legge Salva Casa: più favorevoli che contrari ma ancora molti indecisi. Il 44,5% degli italiani esprime un giudizio positivo sulla Legge 105/2024, detta Salva Casa, il 31,3% un giudizio negativo e il 24,2% non ha un’opinione al riguardo. E se il 37,9% degli italiani è convinto che questa legge sia utile per l’economia e la società italiana, il 32,4% non è convinto di ciò e il 29,7% non si esprime in proposito. Tuttavia, il 26,7% dichiara esplicitamente di aver realizzato piccole migliorie in casa che potrebbero beneficiare della semplificazione di sanatoria prevista dalla Legge Salva Casa.Si alla Casa Green ma… Il 67,6% degli italiani pensa che rendere la propria casa meno energivora (con cappotto termico, caldaie a basso impatto, ecc.) sia una necessità e non più una scelta e l’81,7% pensa che farlo ne può incrementare il valore. Il 44,7% dei proprietari di casa è pronto a spendere per interventi di efficientamento energetico, mentre il 37,3% non lo è e il 18,0% è indeciso. L’84,0% degli italiani però teme che gli interventi di efficientamento energetico possano costare troppo, timore condiviso dall’88,3% dei redditi bassi e dall’81,3% dei più alti. L’88,2% degli italiani è convinto che le famiglie debbano avere supporto pubblico nel fronteggiare le spese per la più alta sostenibilità della propria abitazione.Gli effetti delle locazioni per turisti: affitti sempre più alti e comuni sempre meno vivibili. Il 37,2% degli italiani ritiene che le locazioni turistiche, comunemente definite «affitti brevi per turisti», abbiano un impatto negativo sulla vita sociale ed economica dei comuni italiani, il 37,6% non condivide questa opinione, il 25,2% è indeciso. Il 46,8% ritiene che le locazioni turistiche stiano trasformando in peggio i luoghi che frequenta, il 27,3% non concorda con questa valutazione e il 25,9% è indeciso. Inoltre, il 44,4% ha notato un aumento del valore delle locazioni, che attribuisce alla tendenza ad usare le case per il mercato delle locazioni per turisti. LEGGI TUTTO

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    Perché le casse di previdenza sono il nuovo Pnrr

    Non c’è soltanto la prudente politica di bilancio impostata dal governo dietro la progressiva caduta dello spread, ormai proiettato verso quota 100 e probabilmente ancora più giù. Anche le risorse provenienti dal Pnrr hanno fatto la loro parte, consentendo al Pil italiano di mantenere livelli di crescita non esaltanti, e tuttavia invidiabili se paragonati a quelli di partner in difficoltà come Francia e Germania. Una congiuntura peraltro favorita dalla instabilità di gran parte dei Paesi europei, che contribuisce a far risaltare la fase di relativa stabilità che invece vive il nostro Paese, rendendo più credibile il nostro debito agli occhi degli investitori internazionali. A ciò ha indubbiamente contribuito la grande attenzione che la premier Giorgia Meloni sta dedicando alla politica estera, nell’idea che non ci può essere una credibile politica interna senza una politica estera degna di tale nome. Non a caso la premier, dopo essere stata criticata agli esordi, oggi viene celebrata da giornali insospettabili come l’Economist quale «nuova carta vincente per l’Europa», ormai «ponte tra Bruxelles e la Washington di Trump»; oppure definita «vera protagonista della rinascita mediterranea» e comunque, secondo l’autorevole Politico Europe, «persona più potente d’Europa». Un capitale cresciuto in modo straordinario, capace di produrre dividendi anche robusti a patto che a quei passi ne seguano altri di uguale spessore, che si completino le riforme avviate, che si dia vita a iniziative incentivanti per gli investimenti, che si guardi alle imprese e al mondo agricolo con tutto il rispetto che meritano, infine che vengano mantenute senza più ritardi le promesse di maggiore attenzione verso il ceto medio. In breve, a patto che dopo aver conquistato il mondo di fuori ora si provi a conquistare il mondo di dentro, con una efficace politica interna. Perché non è un mistero che la nascente manovra, mentre presta attenzione ai temi del lavoro e si occupa, per quanto possibile, delle famiglie e dei più deboli, di nuovo penalizza il ceto medio, rinviando il tanto promesso taglio delle tasse, ben sapendo che è proprio da questa fascia della popolazione che proviene la gran parte delle entrate fiscali.Intendiamoci, sarebbe stato da irresponsabili non imporre uno stop alle scelte dissennate compiute dai governi a Cinque Stelle; il varo di manovre prudenti capaci di far rientrare nei ranghi i nostri conti pubblici era perciò doveroso. E sebbene il debito sia ulteriormente cresciuto – effetto soprattutto di quelle scelte dissennate – non v’è dubbio che l’operazione abbia avuto successo. Lo prova il via libera di Bruxelles, lo prova il percorso in discesa dello spread, lo provano i giudizi incoraggianti delle agenzie di rating e lo provano i non pochi report di grandi banche internazionali che invitano a investire nel nostro Paese.Dunque, nonostante il 2025 si annunci con nuvole nere sull’export verso Germania e Francia, per l’Italia può essere l’anno del consolidamento di una piattaforma capace di dare uno slancio non più emergenziale alla nostra economia. Insieme ad alcune decine di miliardi in termini di interessi risparmiati che lo spread in caduta può procurare, vanno considerate le non poche risorse residue legate al Pnrr (circa 125 miliardi) a sostegno di nuove infrastrutture: tutto questo per dire che non mancheranno i mezzi per il sospirato taglio dell’Irpef e per implementare la spirale virtuosa degli investimenti che, se ben comunicata in un contesto di riconquistata credibilità, potrebbe finalmente convincere i grandi investitori globali che l’Italia non è più terra da spogliare o da speculazioni mordi e fuggi. Sono anni che battiamo su questi tasti, e chissà che i tempi non siano finalmente maturi.Ma c’è qualcosa di più che il governo può fare, per dimostrare ai mercati che il primo a credere nell’Azienda Italia è proprio il suo governo. Una modestissima correzione alla norma fiscale che impone alle Casse previdenziali di pagare il 26% sulle rendite finanziarie – magari riducendo la tassa al 20% – potrebbe infatti accendere un formidabile flusso di risparmi italiani verso attività economiche italiane. Sia chiaro, non c’è alcuna nostalgia autarchica in ciò, in finanza non avrebbe senso; semplicemente sconcerta l’idea che dei 114 miliardi affidati da lavoratori italiani alle Casse previdenziali, ben 53 siano investiti in attività estere, quando molti di quei miliardi potrebbero essere impiegati più proficuamente in nuove iniziative imprenditoriali o nei grandi progetti infrastrutturali del Paese. Si stendono tappeti rossi ai grandi fondi internazionali, che sempre hanno orizzonti di breve o, al più, di medio periodo, e si snobbano risorse domestiche che invece prediligono investimenti di lungo periodo. Una scelta oggettivamente non molto intelligente. Per non dire del fatto che, oltre a produrre nuovi posti di lavoro, 1 euro investito in attività interne ne produce almeno 3 a progetto realizzato: con quel che segue in termini di ritorni all’Agenzia delle Entrate, di gran lunga superiori allo sconto che oggi il governo potrebbe concedere.Solo una nostra suggestione? Tutt’altro. Basterebbe interpellare i direttori generali delle tre principali Casse per avere conferma della loro disponibilità a dirottare una parte rilevante delle proprie risorse verso iniziative imprenditoriali lungo la Penisola, purché il fisco divenga davvero amico verso risparmi che non sono frutto di speculazioni ardite ma rappresentano le pensioni future di una parte degli italiani. LEGGI TUTTO