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    Unicredit e la nuova frontiera assicurativa. Monte Paschi conferma l'”avanti tutta”

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    La controffensiva del ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, ha nuovamente ribaltato lo scenario del risiko bancario in corso. Tra gli spettatori interessati della vicenda c’è sicuramente Unicredit, che si è già portata a casa una fetta importante di Generali (il 6,7%) potendo agevolmente salire fino al 10% nel colosso assicurativo che ora rischia di perdere il suo primo azionista. Qualora l’operazione Mediobanca-Banca Generali dovesse andare in porto, allora Piazzetta Cuccia non avrebbe più quel 13,1% che finora le ha garantito di dare le carte, un vuoto che potrebbe essere colmato proprio dall’avanzata dell’istituto guidato da Andrea Orcel (in foto), che peraltro nell’ultima assemblea dei soci ha votato insieme all’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone (avversario per antonomasia di Mediobanca) che ha il 6,9% delle Generali. In un Leone public company, Unicredit affiancata da un patto composto da soci forti come per l’appunto Caltagirone e Delfin (con il 9,9%) potrebbe di fatto esercitare un forte ascendente su Trieste. Tutto questo, a patto che alla fine Intesa Sanpaolo (che oggi confermerà ai vertici il ceo Carlo Messina) non decida di sferrare una zampata, cambiando direzione dopo le dichiarazioni di disinteresse dello stesso Messina. L’affare Generali-Natixis, sia che si passi da Intesa o da Unicredit, a questo punto rischia seriamente di finire su un binario morto. In ogni caso, tornando a Mediobanca, non è affatto scontato che alla fine le authority competenti non intervengano per bloccare l’Ops di Mediobanca su Banca Generali, dal momento che la decisione di procedere con la sola assemblea ordinaria (e quindi il solo 50% +1 dei voti) per autorizzare un’operazione così trasformativa è ritenuta da più fonti alquanto controversa.Dal canto suo, Mps (che ha in atto un’offerta su Mediobanca) almeno apparentemente non sta facendo una piega. Da quanto filtra, a Siena si ritiene che l’offerta di Mediobanca su Banca Generali non sia affatto alternativa ma, anzi, potrebbe addirittura essere un’opportunità. Lo stesso numero uno di Rocca Salimbeni, Luigi Lovaglio, aveva detto più volte che la partecipazione in Generali non era «strategica» e che avrebbe potuto essere utilizzata per rafforzare la posizione del futuro gruppo Mediobanca-Mps proprio nel wealth management. Quindi, secondo una certa interpretazione, la mossa di Nagel anticiperebbe di una giocata quello che verosimilmente avrebbe potuto fare anche Mps. Secondo fonti vicine a Siena, Mediobanca con il blitz di ieri non ha fatto altro che confermare la valenza del progetto sottostante all’offerta di Mps. Lo stesso Nagel, sebbene in conferenza stampa abbia sostenuto che il progetto Mediobanca-Banca Generali sia alternativo rispetto a Mps-Mediobanca, ha precisato che le due offerte proseguiranno su binari differenti. LEGGI TUTTO

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    Dazi, le merci già in calo. E Bessent attacca la Cina

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    Nei porti americani stanno arrivando sempre meno navi cargo. Si tratta dei primi effetti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Secondo il Financial Times, i gruppi di logistica hanno comunicato un drastico calo delle prenotazioni di container in arrivo negli Stati Uniti dopo l’introduzione dei super dazi al 145% sulle importazioni cinesi. Il porto di Los Angeles, principale via d’ingresso per le merci del Dragone, prevede che gli arrivi programmati nella settimana che inizia il 4 maggio saranno inferiori di un terzo rispetto all’anno precedente. Stesso calo è atteso nel trasporto aereo. Secondo gli ultimi dati disponibili del servizio di tracciamento dei container Vizion, a metà aprile le prenotazioni di container standard dalla Cina agli Stati Uniti erano inferiori del 45% rispetto all’anno precedente.Nonostante questo, i mercati azionari alternano momenti di ottimismo (in Europa, il Ftse Mib ha chiuso positivo a +0,31%) a momenti di negatività (ieri sera, intorno alle 20 italiane, Wall Street perdeva con l’S&P 500 lo 0,90% dopo una prima seduta in positivo). Al di là della retorica delle parti in causa, entrambi i Paesi sembrano orientati a dialogare. «Credo che spetti alla Cina allentare la tensione, perché ci vendono cinque volte di più di quanto vendiamo noi a loro, e quindi queste tariffe del 120%, 145% sono insostenibili», ha detto Scott Bessent (foto), segretario al Tesoro americano alla Cnbc. Intanto, anche ieri la Cina ha ribadito che non sono in corso dei colloqui con gli Stati Uniti e che non ci sono stati contatti telefonici negli ultimi giorni, contrariamente a quanto affermato dal presidente statunitense, Donald Trump. LEGGI TUTTO

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    Pirelli: “Sinochem non ha il controllo”

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    Il cda di Pirelli ieri ha certificato la fine del controllo di Sinochem. È il primo passo per adeguarsi alle regole statunitensi e riconquistare piena operatività nel principale mercato per la Bicocca. Accelerare sulla governance è fondamentale per evitare che la presenza cinese le impedisca l’accesso per il divieto all’import di software cinesi o russi dal 2027.La decisione è arrivata a maggioranza con nove consiglieri favorevoli. Il voto ha evidenziato una spaccatura interna. Su quindici membri otto rappresentano gli interessi cinesi, quattro sono espressione di Camfin (la holding del vicepresidente esecutivo Marco Tronchetti Provera che ha il 26,4%) e tre dei fondi. Determinanti sono stati proprio questi ultimi che, insieme a due consiglieri indipendenti in quota cinese, hanno sostenuto la posizione della perdita del controllo, mentre la consigliera cinese Tang Grace si è astenuta.La relazione finanziaria, su proposta dell’ad Andrea Casaluci, specifica che «a seguito dell’emanazione del dpcm Golden Power è venuto meno il controllo di Mpi Italy (veicolo di Sinochem) e dunque dello stesso gruppo cinese, ai sensi dei principi contabili Ifrs 10. Il decreto, infatti, stabilisce che si debba garantire l’assenza di collegamenti organizzativi-funzionali tra Pirelli e Sinochem in quanto la prima è depositaria del brevetto Cyber Tyre per gli pneumatici intelligenti che assume rilevanza strategica nazionale. Circostanza confermata dal processo sanzionatorio da parte di Palazzo Chigi per la compresenza di manager cinesi nel cda della Bicocca. Secondo l’Ifrs 10, il controllo richiede potere decisionale sulle attività rilevanti, «esposizione ai rendimenti variabili» (l’incasso dei dividendi) e la capacità di influenzarli (nomina del cda). Venuto meno questo equilibrio anche a causa delle limitazioni del dpcm Sinochem, primo azionista con il 37%, non può considerarsi controllante.La verifica, spiega una nota, è stata sollecitata dal collegio sindacale e dal management, supportati da primari studi legali e società di revisione. Il tema era particolarmente delicato anche perché Consob aveva chiesto una presa di posizione.La contestazione cinese, dall’altra parte, si fonda sulla sussistenza del patto parasociale fra Camfin e Sinochem che integrerebbe la nozione di controllo ai sensi dell’articolo 93 del Tuf in base al quale il possesso della maggioranza dei diritti di voto, anche attraverso patti parasociali, determina una «influenza dominante» nelle decisioni aziendali. L’azionista asiatico, a fine consiglio, ha espresso in un comunicato «profondo disappunto e ferma opposizione riguardo alla valutazione sul controllo espressa da Pirelli» preannunciando, dunque, il ricorso alle vie legali per «assicurare la naturale tutela degli interessi» di Mpi. LEGGI TUTTO

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    Al via il 730 precompilato: caricati 1,3 miliardi di dati

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    A partire da domani pomeriggio i contribuenti potranno consultare online sul sito dell’Agenzia delle Entrate i modelli 730 semplificato, 730 ordinario e il modello Redditi precompilati con i dati già in possesso dell’amministrazione finanziaria o trasmessi da soggetti terzi, come datori di lavoro, farmacie e banche. A partire dal 15 maggio sarà possibile modificare e inviare i modelli, con scadenze fissate al 30 settembre 2025 per il 730 e al 31 ottobre per il modello Redditi.Secondo il provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia, Vincenzo Carbone, sono oltre 1,29 miliardi i dati pre-caricati nelle dichiarazioni 2025. La parte del leone la fanno ancora una volta le spese sanitarie, con oltre un miliardo di documenti trasmessi. Seguono i premi assicurativi (più di 98 milioni di dati), le certificazioni uniche di lavoratori dipendenti e autonomi (quasi 75 milioni) e i bonifici per le ristrutturazioni edilizie (10,5 milioni). Crescite significative rispetto al 2024 si registrano per le ristrutturazioni condominiali (+32%), per le erogazioni liberali (+13%) e per le spese scolastiche. LEGGI TUTTO

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    Pirelli sblocca il mercato USA: viene meno il controllo del socio cinese

    Pirelli in Cina

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    “È venuto meno il controllo di Sinochem” su Pirelli. Lo ha deliberato il cda del gruppo italiano, “ai sensi del principio contabile Ifrs 10, con voto a maggioranza”. Il cda ha dunque approvato il bilancio al 31 dicembre 2024 con il voto favorevole di 9 su 15 consiglieri. Hanno votato contro il presidente Jiao Jian e i consiglieri Chen Aihua, Zhang Haitao, Chen Qian, Fan Xiaohua, mentre Tang Grace si è astenuta. Sempre dalla nota si apprende che il board proporrà all’assemblea degli azionisti, convocata il prossimo 12 giugno, la distribuzione di un dividendo di 0,25 euro per azione, rispetto a 0,198 euro sul 2023, per un totale di 250 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Il Pd “smemorato” attacca sul risiko bancario

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    Nel risiko bancario italiano, l’offerta pubblica di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali ha scatenato nuove polemiche politiche, pur in assenza, almeno per ora, di interventi governativi. Le opposizioni, capitanate da Pd e +Europa, accusano l’esecutivo di eccessivo interventismo, evocando la gestione contestata del Golden Power su altre operazioni, come quella di UniCredit su Banco Bpm.”Il governo sul risiko bancario ha interferito fin troppo. Ora lasci fare il mercato, evitando su tutte le operazioni in corso – compresa l’iniziativa promossa oggi da Mediobanca su Banca Generali – un interventismo dannoso e controproducente”, ha dichiarato Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico. Misiani ha sottolineato come il caso UniCredit-Banco Bpm rappresenti “il più macroscopico” dei “pasticci” dell’esecutivo Meloni, accusandolo di aver usato il Golden Power non per difendere la sicurezza nazionale, ma per alterare gli equilibri di mercato. Da qui l’annuncio di un’interrogazione parlamentare volta a ottenere chiarimenti sulle basi giuridiche delle decisioni del governo.Su toni simili Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, ha affermato: “Il Golden Power usato dal Governo Meloni su operazioni bancarie italiane non serve l’interesse nazionale ma le ambizioni del Governo di imporre una torsione politica alle dinamiche di mercato”. Della Vedova ha anche sottolineato l’anomalia del doppio ruolo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che sarebbe al tempo stesso “arbitro e giocatore”, essendo il Tesoro azionista di maggioranza relativa di Mps.Emerge, però, un elemento di coerenza intermittente da parte delle opposizioni. Se oggi PD e +Europa accusano il governo di manipolare il mercato scegliendo “figli e figliastri” – non intervenendo ad esempio su Mps-Mediobanca e Bper-Pop Sondrio mentre agiva su UniCredit-Banco Bpm – va ricordato che lo stesso Pd ha chiesto il Golden Power sull’annunciata joint venture tra Generali e Natixis, temendo un’eccessiva influenza francese sulla gestione del risparmio italiano. Un liberalismo, dunque, a corrente alternata, che evidenzia quanto nel risiko.Occorre poi ricordare che l’iniziativa di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, nasce come mossa difensiva per contrastare l’Ops lanciata da Mps, sostenuto da soci come Delfin e Caltagirone, a loro volta azionisti di Piazzetta Cuccia. Sul piano industriale, la fusione creerebbe un player di gestione patrimoniale da 210 miliardi di masse gestite e una forza di raccolta di 15 miliardi l’anno. Tuttavia, l’operazione può avere effetti dirompenti anche su altri fronti: se Mediobanca riuscisse nell’intento, uscirebbe dall’azionariato del Leone lasciando campo aperto a una nuova possibile competizione per il controllo della compagnia assicurativa triestina dalla quale non sarebbero certo esclusi i grandi player nazionali del settore. Insomma, tutto il contrario della descrizione di un sistema sclerotizzato dagli interventi di Palazzo Chigi e del Tesoro.In questo contesto, invece, va sottolineato come le accuse dell’opposizione pecchino di una certa smemoratezza storica. Se oggi il Pd e +Europa si ergono a paladini della neutralità del mercato, non va dimenticato che la crisi di Mps stessa è figlia di una lunga stagione di commistione tra politica e finanza, in cui la Fondazione Monte dei Paschi – dominata dal centrosinistra locale – ha orientato la banca verso operazioni “politicamente gradite” piuttosto che perseguire una sana e prudente gestione. Lo stesso schema si è replicato in istituti come Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Etruria, tutti risolti nel 2015 e tutti legati ad aree politicamente influenzate dal Pd.Anche in episodi più antichi, come il tentativo di scalata di Unipol a Bnl nel 2005, il legame tra il Partito Democratico (e le sue formazioni antenate) e la finanza italiana è stato evidente. Dunque, il moralismo odierno suona quantomeno stonato: la storia insegna che il Pd non è mai stato estraneo né alle grandi stanze della finanza né ai salottini del potere politico.Va ricordato, infine, che anche all’interno della maggioranza di governo non mancano voci critiche: Forza Italia ha formalmente messo a verbale il suo dissenso sull’applicazione del Golden Power all’Ops UniCredit-Banco Bpm. E, comunque, anche in questo caso le motivazioni non sono peregrine perché attengono alla difesa del risparmio e al finanziamento all’economia reale, sebbene sia sempre preferibile lasciare al libero gioco del mercato. LEGGI TUTTO

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    Contestazione amichevole per gli incidenti stradali: ecco cosa cambia

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    In caso di sinistro stradale gli automobilisti avranno a propria disposizione una procedura di constatazione amichevole completamente digitale, ma cosa accadrà al modulo tradizionale?In un’epoca di digitalizzazione come quella che stiamo attraversando, dove è possibile stipulare online anche una polizza di assicurazione auto e moto, il passo della dematerializzazione del cid sembrava abbastanza scontato, ma il progetto è apparso fin da subito un po’ troppo estremo. E questo in sostanza per il fatto che si era parlato di soppiantare integralmente il tradizionale modulo blu Cai con la sua versione digitale da compilare e inviare in via telematica.Nel mese di ottobre del 2024 l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) aveva quindi dato avvio al procedimento di revisione del “Regolamento ISVAP n.13 del 6 febbraio 2008″, ampliandolo con la possibilità da parte degli automobilisti di segnalare un incidente anche online o via app. A non essere piaciuta per nulla alle associazioni dei consumatori, così come all'”Associazione italiana periti estimatori danni” (Aiped), era la parte relativa all’eliminazione totale del modello cid cartaceo.Le rimostranze sono state immediate e forti, tanto da convincere l’Ivass ad abbandonare il progetto di pensionamento del modulo blu, che pertanto non verrà soppiantato da quello digitale. Nel Regolamento n.56 approvato alla fine del mese scorso, viene sancito che le compagnie assicurative sono tenute a fornire ai propri clienti anche un’app o un portale web di riferimento per poter compilare e inviare via telematica una versione dematerializzata della constatazione amichevole di incidente.Una volta riempite le parti necessarie per avviare la pratica, il modello dovrà essere firmato in modo digitale tramite carta d’identità elettronica (Cie) o mediante Sistema pubblico di identità digitale (Spid). L’autenticità della segnalazione digitale, stante quanto previsto dall’art.14 comma 2 del Regolamento, prevede infatti la sottoscrizione con modalità di firma “aventi requisiti di sicurezza non inferiori a quelli stabiliti per la firma elettronica avanzata dal Regolamento eIDAS, dal Codice dell’Amministrazione Digitale, e dai relativi provvedimenti”. L’obiettivo è quello di snallire le pratiche e impedire le truffe. LEGGI TUTTO