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    Treni, ritardi e disservizi? Ecco come richiedere il rimborso a Trenitalia e Italo 

    Gennaio si è rivelato un mese particolarmente difficile per i trasporti su treno, con disservizi, guasti, pesanti rallentamenti e ritardi che hanno colpito numerosi passeggeri di Trenitalia e Italo: in attesa di comprendere se, come denunciato dal gruppo Fs, ci sia davvero una regia occulta dietro tutti questi problemi, da un punto di vista pratico resta il fatto che tanti clienti rientrano nelle condizioni previste per ottenere un rimborso dalle due aziende. Ma quando spetta il risarcimento? E come si può procedere?TrenitaliaPer quanto concerne Trenitalia, esistono alcuni casi in cui è previsto il rimborso integrale del titolo di viaggio totalmente inutilizzato. Ciò si verifica in tutte queste circostanze:in caso di sciopero, dal momento della comunicazione dell’agitazione e fino alla partenza del treno prenotato;in caso di partenza ritardata di oltre un’ora, qualora si scelga di rinunciare al viaggio;qualora il viaggio venga annullato per decisione dell’autorità pubblica;quando risulti evidente che all’arrivo del convoglio il ritardo supererà i 60 minuti rispetto all’orario previsto e il viaggiatore decida di non partire con mezzi alternativi o di non proseguire scegliando di ritornare indietro o fermarsi a una località intermedia;nel caso in cui il treno o i servizi di cuccetta/vagone letto/cabina Superior vengano soppressi;quando il posto prenotato non risulta disponibile al momento della partenza o quando le condizioni (classe e servizi) siano inferiori a quelle risultanti dal biglietto acquistato e si decida comunque di non partire;in caso di assegnazione di posti cuccetta/vagone letto/cabina Superior differenti da quelli indicati sul titolo di viaggio e si decida di non partire;nel caso in cui il biglietto acquistato online o tramite Call Center non venga consegnato entro l’orario di partenza previsto;in caso di mancato trasporto della bicicletta con prenotazione su Intercity senza valido motivo.Sono previsti anche rimborsi di una parte della spesa in caso di biglietto parzialmente non utilizzato nelle seguenti circostanze:quando non si può concludere il viaggio per via di un’interruzione della linea o per la soppressione dei treni con cui ci si doveva spostare per raggiungere la meta finale, oppure per la mancata coincidenza dipendente dal ritardo di un convoglio (nel caso in cui si stima l’arrivo con meno di un’ora di ritardo e si decida di non servirsi dei mezzi sostitutivi messi a disposizione);nei casi in cui si preveda un ritardo all’arrivo superiore ai 60 minuti e il viaggiatore decida di non proseguire il viaggio coi mezzi alternativi a disposizione né di tornare alla stazione di partenza;quando, per esigenze di servizio non prevedibili, le condizioni (classe e servizi) siano inferiori a quelle risultanti dal biglietto acquistato oppure quando il servizio cuccetta/vagone letto/cabina Superior non è disponibile per causa imputabile a Trenitalia;nel caso in cui non si possa proseguire il viaggio per ordine dell’autorità pubblica.Da quest’anno è possibile ottenere il rimborso automatico del biglietto, tagliando i tempi e semplificando l’iter. È possibile anche muoversi tradizionalmente, purché si agisca dal momento del disservizio fino a un anno dall’evento, attraverso questi canali:compilando il form disponibile sul portale di Trenitalia, ma solo per i biglietti elettronici;presso le biglietterie;contattando il Call Center, per i biglietti elettronici acquistati sul sito, tramite l’App o il Call Center;tramite posta all’indirizzo “Trenitalia S.p.A., Ufficio Reclami e Rimborsi, Piazza della Croce Rossa 1, 00161 Roma”.Ribadendo il fatto che l’unico a poter richiedere il rimborso è il titolare del biglietto, l’azienda specifica inoltre che deve essere ovviamente attestata la rinuncia al viaggio, che va comunicata al personale di Trenitalia oppure mediante Call Center, ad eccezione dei casi di soppressione per sciopero del personale di FdS.ItaloItalo prevede un rimborso integrale del biglietto qualora il viaggio sia cancellato in partenza o si preveda fin da subito un ritardo superiore ai 60 minuti: il risarcimento del costo sostenuto si effettua sulla parte di viaggio non ancora effettuata o sull’intero tragitto qualora si decida di rinunciare ad arrivare a destinazione. In quest’ultimo caso, il cliente ha diritto di chiedere di tornare alla stazione di partenza col primo convoglio utile.Se si è acquistato un Andata/Ritorno e il ritardo o la cancellazione riguarda la prima parte di tragitto, il cliente può scegliere di ottenere il rimborso di entrambi i biglietti oppure di mantenere solo il Ritorno. Se il disservizio riguarda quest’ultima parte del tragitto, si potrà puntare a ottenere il risarcimento del Ritorno ma non dell’Andata. Nel caso in cui si verifichi una delle circostanze sopra citate, l’utente potrà effettuare la sua scelta contattando il personale oppure tramite il servizio Pronto Italo. LEGGI TUTTO

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    Le dieci professioni più ricercate in Italia nel 2025

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    LinkedIn, come ogni anno, ha stilato una lista delle dieci professioni che hanno registrato il maggiore incremento negli ultimi tre anni in Italia. Questa è la classifica del 2025. È superfluo osservare che competenze digitali (meglio se certificate da una laurea) e l’inglese, parlato e scritto in modo fluente, devono considerarsi imprescindibili come l’alfabetizzazione di base. Anche mestieri tradizionali come l’agente di viaggio, il liquidatore sinistri e il responsabile acquisti non si possono esercitare senza queste skill.1. Consulente di viaggio (Travel Consultant o Agente di Viaggio)Con la ripresa del settore turistico, la domanda di consulenti di viaggio è aumentata. Questi professionisti assistono i clienti nell’organizzazione di viaggi personalizzati, offrendo soluzioni su misura e consigliando le migliori opzioni disponibili.2. Ingegnere dell’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence Engineer o Machine Learning Engineer)L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando diversi settori, aumentando la richiesta di ingegneri specializzati nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni AI. Questi professionisti progettano algoritmi e modelli che permettono alle macchine di apprendere e prendere decisioni autonome.3. HR Administrator (HR Admin)La gestione efficace delle risorse umane è fondamentale per le aziende moderne. Gli HR Administrator si occupano di processi come il reclutamento, la formazione e la gestione delle relazioni con i dipendenti, garantendo un ambiente di lavoro positivo e produttivo.4. Addetto Prenotazioni (Reservation Agent)Con l’aumento dei viaggi e degli eventi, gli addetti alle prenotazioni sono essenziali per gestire le richieste dei clienti, assicurando che le prenotazioni siano effettuate in modo efficiente e che le esigenze dei clienti siano soddisfatte.5. Liquidatore Sinistri (Claims Specialist)Nel settore assicurativo, i liquidatori sinistri valutano le richieste di risarcimento, determinando la validità delle stesse e l’ammontare del compenso da erogare, garantendo equità e conformità alle politiche aziendali.6. Cyber Security Engineer (Ingegnere della Cybersicurezza)Con l’aumento delle minacce informatiche, le aziende necessitano di esperti in cybersicurezza per proteggere i propri sistemi e dati sensibili. Questi ingegneri sviluppano e implementano misure di sicurezza per prevenire accessi non autorizzati e attacchi informatici.7. Event Specialist (Event Coordinator)La pianificazione e l’organizzazione di eventi richiedono professionisti capaci di coordinare diversi aspetti, dalla logistica alla gestione dei fornitori, assicurando che ogni evento si svolga senza intoppi e soddisfi le aspettative dei partecipanti.8. Responsabile Acquisti (Procurement Buyer o Procurement Specialist)Questi professionisti gestiscono l’approvvigionamento di beni e servizi per le aziende, negoziando con i fornitori per ottenere le migliori condizioni possibili e garantendo che le esigenze aziendali siano soddisfatte in modo efficiente.9. Technical Sales SpecialistCon competenze sia tecniche che commerciali, questi specialisti supportano le vendite di prodotti o servizi tecnologici, fornendo consulenza ai clienti e assicurando che le soluzioni offerte soddisfino le loro esigenze specifiche. LEGGI TUTTO

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    I timori di Confindustria per il 2025: energia cara e rischio dazi

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    Il 2025 si apre con un panorama economico complesso, in cui le spinte al rialzo dei costi energetici e l’incertezza geopolitica si intrecciano con segnali di debolezza nei consumi e negli investimenti. La capacità dell’Italia di navigare queste sfide dipenderà da interventi strutturali, dalla politica economica europea e dalla resilienza dei settori produttivi. È quanto sottolinea il Centro Studi Confindustria (CsC) nell’ultima Congiuntura flash.Prezzi dell’energia: un fardello crescenteIl rincaro del gas naturale in Europa e il conseguente aumento dei costi energetici continuano a pesare sulle imprese e sulle famiglie italiane. A gennaio, il prezzo del gas ha raggiunto i 48 euro/MWh, in crescita rispetto ai 45 euro di dicembre, complici l’interruzione del gasdotto russo-ucraino e l’inverno rigido. In Italia, il prezzo dell’elettricità è particolarmente elevato, con il Prezzo Unico Nazionale (PUN) medio che si attesta a 139 euro/MWh, superando significativamente la media europea. Nonostante ciò, l’Italia appare meno vulnerabile grazie a una diversificazione delle forniture, che include gas proveniente da Nord Africa, Azerbaigian, Qatar e Stati Uniti.Settori produttivi: luci nei servizi, ombre nell’industriaServizi: Il settore terziario si conferma trainante, con l’indice Pmi che torna in territorio positivo a dicembre (50,7) e un aumento del fatturato.Industria: Sebbene si registri un lieve incremento della produzione a novembre (+0,3%), l’indice Pmi industriale rimane sotto la soglia di crescita, evidenziando persistenti difficoltà.Investimenti: Le condizioni di investimento si deteriorano ulteriormente, con un calo della fiducia delle imprese e un peggioramento degli ordini, sia interni che esteri.Consumi e mercato del lavoro in stalloLe vendite al dettaglio continuano a contrarsi, registrando un -0,6% a novembre, con una flessione sia nei beni alimentari che in quelli non alimentari. Questo si accompagna a una stagnazione dell’occupazione (+0,1% negli ultimi mesi del 2024). Nonostante la riduzione del tasso di risparmio osservata nel terzo trimestre 2024, la domanda interna non mostra segnali di ripresa significativa.Export: una performance deludenteIl commercio estero italiano è in calo, con esportazioni in flessione nel quarto trimestre 2024 (-0,2%). Particolarmente preoccupanti sono le perdite sui mercati statunitense (-11% a novembre) e cinese (-19,2%). In netto contrasto, l’export cinese segna un aumento del +10,7% annuo a dicembre, mettendo in evidenza dinamiche divergenti tra i principali attori globali.Le prospettive su inflazione e tassiL’inflazione in Europa registra un incremento, spinta dai costi energetici, con un tasso di +2,4% a dicembre rispetto all’1,7% di settembre. In Italia, l’inflazione rimane stabile al +1,3%, ma l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbe alimentare ulteriori pressioni inflazionistiche. La ce adotta un approccio più cauto nella gestione dei tassi d’interesse, con aspettative di moderata riduzione nel corso del 2025. LEGGI TUTTO

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    Confcommercio. “Ci sono segnali di miglioramento dell’economia”

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    Nonostante uno scenario ancora incerto e contraddittorio, l’economia italiana mostra segnali di miglioramento sia per i consumi che per il Pil. È quanto emerge dall’Indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) che ha registrato un aumento dello 0,2% sia a novembre che a dicembre. Il Pil, dopo un’accelerazione a ottobre, ha mostrato una crescita rallentata a novembre (+0,1%) e si è mantenuto stazionario a dicembre e gennaio. Questo ha portato a una crescita congiunturale di quattro decimi di punto nell’ultimo trimestre del 2024, consentendo al PIL di raggiungere una variazione dello 0,8% per l’anno (meglio quindi dell’ultima previsione fornita dal ministro Giorgetti ma sotto di due decimi di punto rispetto alle stime del Psb).Il discorso mediatico sulla macroeconomia italiana, sottolinea l’Ufficio studi di Confcommercio, è stato influenzato dalla confusione tra le valutazioni del Pil al netto e al lordo dell’effetto dei giorni di calendario. Il 2024, essendo stato un anno bisestile con quattro giorni lavorativi in più, potrebbe aver aumentato le stime di due decimi di punto. Tuttavia, è lecito ipotizzare che negli ultimi mesi del 2024 si sia attenuata la distanza tra consumo potenziale e consumo effettivo, grazie anche al contributo favorevole del turismo.A dicembre 2024, l’Icc ha mostrato una variazione dell’1% rispetto allo stesso mese del 2023, confermando una maggiore dinamicità della domanda. Le dinamiche più positive si sono rilevate per i beni e servizi per la comunicazione (+8,2%), i beni e servizi per la mobilità (+2,8%) e i beni e servizi per la casa (+1,0%). In crescita anche le spese relative ad alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (+0,5%).Tuttavia, permangono difficoltà per i mobili e gli articoli d’arredamento (-2,0%) e per gli alimentari e le bevande (-0,5%). Anche il settore automotive ha registrato un calo moderato della domanda di auto nuove (-0,2%). LEGGI TUTTO

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    Successioni e donazioni, cosa cambia nel 2025: alcuni esempi pratici

    Pixabay

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    Dal 2025, l’abrogazione del coacervo ereditario rappresenterà un’importante semplificazione fiscale per gli eredi, grazie alle modifiche introdotte dal Decreto Legislativo n. 139/2024 e dalle recenti interpretazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. Questo cambiamento elimina un sistema complesso, che prevedeva la sommatoria tra il valore dell’asse ereditario e le donazioni effettuate in vita dal defunto per calcolare l’imposta di successione. Rimane invece il coacervo donativo, ma con criteri più circoscritti.Cosa cambia per le successioniPrima dell’abrogazione, l’imposta di successione era calcolata includendo nel valore imponibile le donazioni fatte in precedenza dal de cuius. Questo sistema era pensato per verificare se la franchigia fiscale, ad esempio di un milione di euro per coniugi e parenti in linea retta, fosse stata in parte consumata. Tuttavia, secondo la Corte di Cassazione e l’Agenzia delle Entrate, tale approccio risultava superfluo nell’attuale quadro normativo basato su aliquote proporzionali, rendendo il coacervo ereditario anacronistico e disallineato rispetto alle esigenze moderne.Il coacervo donativo rimanePer quanto riguarda le donazioni, il coacervo rimane operativo, ma esclude quelle effettuate tra il 2001 e il 2006, periodo in cui l’imposta di successione e donazione era stata abrogata. Chi riceve nuove donazioni dovrà comunque considerare eventuali donazioni precedenti per verificare se la franchigia è già stata consumata in tutto o in parte.Un aspetto positivo riguarda le donazioni tra fratelli, che godono di una franchigia di 100.000 euro. Con l’eliminazione del coacervo ereditario, questa franchigia rimane pienamente utilizzabile in caso di successione senza che venga intaccata da eventuali donazioni pregresse.Vediamo ora alcuni esempi pratici. Eredità senza donazioni pregresseMaria eredita un immobile del valore di 800.000 euro dal padre, senza che questi avesse effettuato donazioni precedenti. La franchigia di un milione di euro rimane intatta e non si deve alcuna imposta di successione.Donazioni pregresse e nuova donazioneLuigi riceve dal padre una donazione di 400.000 euro nel 2024. Nel 2026, il padre dona un altro immobile del valore di 700.000 euro. Poiché il coacervo donativo considera la prima donazione, Luigi dovrà pagare l’imposta proporzionale sul valore eccedente la franchigia di 1 milione di euro, ossia su 100.000 euro.Donazioni tra fratelliMarco riceve una donazione di 80.000 euro dal fratello nel 2024. Nel 2026, il fratello gli dona altri 50.000 euro. La franchigia di 100.000 euro viene consumata dalla prima donazione; quindi, i successivi 30.000 euro sono soggetti a tassazione proporzionale. Tuttavia, in caso di successione, la franchigia non risulterà più erosa da donazioni precedenti.Eredità e donazioni tra 2001 e 2006Anna riceve in eredità beni per un valore di 600.000 euro. Il padre aveva donato 500.000 euro tra il 2001 e il 2006, periodo escluso dal coacervo donativo. La franchigia di 1 milione di euro non risulta intaccata, e Anna non deve imposte. LEGGI TUTTO

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    Allarme sul risparmio italiano

    Decisamente non è cosa: qualunque tentativo di riportare una parvenza di concordia tra i grandi azionisti di Generali sembra destinato a schiantarsi. Mentre da settimane il presidente della compagnia Andrea Sironi tentava di ricucire strappi mai sanati, nella prospettiva di un accordo su una lista unica per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione della compagnia in calendario ad aprile, lunedì 20 l’attuale cda si troverà sul tavolo un ordine del giorno che potrebbe azzerare qualunque ipotesi di ricomposizione. Quel giorno i consiglieri di Generali verranno informati dal ceo Philippe Donnet dello stato di avanzamento dei colloqui con la francese Natixis, per realizzare la più importante operazione di trasferimento di risparmi raccolti in Italia mai vista. In breve, la compagnia triestina sposterebbe 650 miliardi affidati alla sua gestione in una nuova piattaforma partecipata dalla controllata Generali Investment Holding (GIH) e dalla francese Natixis, terzo colosso del risparmio europeo con 1.300 miliardi gestiti, 1.200 dei quali verrebbero destinati al progetto comune.Apparentemente si tratta di una grande operazione, degna di non poco apprezzamento, capace di dare vita a uno dei primi player continentali, forte di quasi 2.000 miliardi di gestito. E tuttavia, più si apprendono i dettagli e più l’operazione rivela aspetti che ricordano la clamorosa svendita di Pioneer (225 miliardi di risparmio gestito) ceduta a fine 2016 da Unicredit, al tempo guidata dal francese Jean-Pierre Mustier, al gruppo Amundi – anch’esso francese – con il beneplacito dell’allora premier Matteo Renzi per motivi ignoti.Chiunque può perciò intuire il grado di delicatezza dell’accordo che fatalmente, stante i forti riflessi sulle Generali stesse e quindi sul mercato nazionale, oltre alle varie autorizzazioni dovrà essere formalmente notificata all’autorità di governo per le valutazioni in materia di golden power. Vale la pena precisare che mentre il conferimento di Natixis riguarderà le masse di risparmio raccolte da Groupe des Banques Populaires et des Caisses d’Espagne (Bpce) e da terzi, Generali conferirà GIH che gestisce le masse provenienti dai sottoscrittori delle polizze assicurative, masse che oggi finanziano anche il nostro debito pubblico: l’eventuale perdita di controllo su questa quantità enorme di risparmi è un rischio oggettivo per la sovranità finanziaria del nostro Paese.C’è poi il tema del controllo del nuovo soggetto. Stando alle informazioni circolate finora, GIH e Natixis avranno ciascuna il 50% della joint venture. Va però osservato che GIH, per effetto della recente acquisizione di Conning Holdings (117 miliardi di dollari di cespiti), ha un assetto azionario che vede Cathay Life azionista con il 16,75%. Il che, in trasparenza, riconoscerebbe a Generali un 42% diretto della futura entità, l’altro 8% a Cathay e il restante 50% ai francesi. Si aggiunga che la guida del nuovo soggetto (per i primi 5 anni) affidata a Woody Bradford, ceo di GIH, non dà particolari garanzie trattandosi di un manager da poco entrato nel mondo Generali attraverso l’acquisizione di Conning.Per non dire del fatto che la scelta di allocazione delle masse gestite non sarebbe reversibile, sicchè gli asset conferiti finiranno di fatto per essere incorporati in una nuova entità sotto l’ombrello del socio francese che in prospettiva avrà il controllo del veicolo.Se non vi saranno correzioni profonde, l’operazione rischia quindi di snaturare la stessa attività del gruppo assicurativo, che in sostanza rinuncia alla gestione di tutti i flussi finanziari in entrata e ai poteri decisionali sul loro impiego. Ed è inquietante che un’operazione così delicata finora non sia stata portata a conoscenza dei grandi soci – in particolare di Delfin (9,93% delle Generali) e di Francesco Gaetano Caltagirone (6,92%) – la cui unica fonte al momento sono le indiscrezioni pubblicate dalla stampa. Ancor più inquietante è apprendere che il primo tra i grandi azionisti della compagnia, ovvero Mediobanca (13,10%), figura nel pool degli advisor che assistono Generali – rivestendo di fatto il ruolo di regista dell’operazione – cosa che oltre a rappresentare un palese conflitto di interessi manifesta un’altrettanto evidente asimmetria informativa all’interno della compagine sociale.Peraltro, la scelta di affidare a un terzo la gestione del patrimonio, tale da snaturare l’oggetto sociale delle Generali, dovrebbe spettare ai soci: per nessuna ragione può essere rimessa agli amministratori, sui quali pendono ovvi profili di responsabilità. Una decisione di tale portata dovrebbe quindi essere sottoposta all’assemblea straordinaria, concedendo ai dissenzienti il diritto di recesso. Non si tratta di forzature o di partigianeria, per averne piena contezza basterebbe leggere con attenzione la pronuncia di questi giorni del Tribunale di Milano sull’impugnazione da parte di Vivendi della vendita della rete Tim al fondo Kkr, per intuire che anche sul piano giuridico c’è molto che stride. Quale che sia la volontà del cda, è fatale che della questione se ne discuta in un’assemblea dei soci semmai la trattativa dovesse proseguire.Infine i tempi sospetti. Oltre alle anomalie descritte, sorprende anche la fretta con la quale si vorrebbe realizzare l’operazione. A due mesi dal rinnovo del consiglio di amministrazione, è quantomeno ardito tentare di chiudere un’operazione che mette in gioco l’autonomia gestionale di 650 miliardi di risparmio nazionale. Davvero a Trieste non sono scattati i campanelli d’allarme, stante che tra due mesi l’assemblea dei soci dovrà anche decidere se rinnovare o meno il mandato al ceo Donnet, con la prospettiva potenziale di trovarsi vincolati per sempre a un accordo così importante sottoscritto dall’ex ceo? LEGGI TUTTO

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    Orcel sfida Intesa Sanpaolo. “Unicredit vuole batterla”

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    Le parole perentorie di Carlo Messina («L’Italia è Intesa Sanpaolo») hanno destato, com’era evidente, l’attenzione del banchiere-rivale Andrea Orcel (in foto a sinistra), che ieri è tornato sulla crescente contrapposizione tra le due maggiori banche italiane. «Credo che abbiamo modelli di business e ambizioni simili, ma anche diversi. Intesa ha un modello molto focalizzato sul nostro Paese, mentre il nostro modello è molto più internazionale», ha spiegato l’ad di Unicredit a margine della presentazione della partnership con Ferrari.Orcel ha alternato carezze («Intesa è un’eccellenza in quel che fa») a proclami di sfida veri e propri: «Ci rendiamo conto che c’è un leader più grande di noi, che vogliamo sfidare e cercare di batterlo, anche se non abbiamo le dimensioni che hanno loro in questo Paese». In questa direzione va chiaramente l’assalto al fortino di Banco Bpm, su cui Unicredit ha lanciato un’Offerta pubblica di scambio.Il banchiere romano ha anche fatto riferimento alle ambizioni di forte crescita, implicitamente rispondendo al numero uno di Intesa che si era detto pronto a rafforzarsi approfittando della «distrazione» delle altre banche in attività di M&A. «La fiducia è stato il valore maggiore che ci ha catapultato in avanti e sarà lo stesso nei prossimi 3-4 anni durante i quali contiamo di sorprendere ancora con i nostri risultati». L’istituto di Piazza Gae Aulenti, stando alle stime di consensus, dovrebbe aver chiuso il 2024 con profitti netti per quasi 9,2 miliardi, mentre Intesa ha un obiettivo di utile a 8,5 miliardi per poi accelerare a 9 miliardi nel biennio 2025-26. Dal canto suo, Intesa Sanpaolo sotto la guida di Carlo Messina (in foto a destra) ha raggiunto la vetta europea per valore di mercato (quasi 73 miliardi rispetto ai 64 miliardi di Unicredit). LEGGI TUTTO

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    Stellantis, fine d’anno con segnali di ripresa

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    L’andamento complessivo di Stellantis nel 2024 si conoscerà il 26 febbraio e chissà se per quella data il presidente John Elkann (in foto) avrà sciolto le riserve sul nome del nuovo ad. Intanto, per il quarto trimestre 2024 Stellantis ha stimato 1,395 milioni di veicoli consegnati nel mondo (-9% sul 2023). Il dato è in miglioramento rispetto al -20% del terzo trimestre, «grazie alla conclusione dell’abbassamento delle scorte e al lancio di novità in Europa», precisa una nota.In Nord America consegne del quarto trimestre giù di circa 115mila unità (-28% su base annua), a fronte di un calo delle vendite più contenuto (-5%). Negli Usa, in pratica, si avvertono gli effetti di contenimento delle scorte nelle concessionarie per circa 80mila unità. Problema, questo, che l’ex ad Carlos Tavares ha faticato a gestire. Questa «normalizzazione» nel suo mercato più importante, pone ora Stellantis in una posizione ottimale in vista dei nuovi prodotti previsti nel 2025 e targati Jeep, Ram e Dodge.Nell’Europa allargata, mercato guidato da Jean-Philippe Imparato, il -6% dell’ultimo trimestre 2024 ha fortemente ridotto la perdita dei tre mesi precedenti (-17%). Benefici sono giunti dal lancio di novità come la Citroën C3/e-C3. In arrivo, inoltre, ci sono altri modelli tra cui la Fiat Grande Panda prodotta in Serbia. Il Sud America (+12%) e la situazione stabile in Medio Oriente e Africa hanno più che compensato il calo in Cina, India e Asia Pacifico. LEGGI TUTTO