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    Più Europa e Asia nei nuovi portafogli dell’era Trump

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    È partita la caccia al rendimento nella nuova era dei dazi. O, meglio, del rendimento meno insicuro e più stabile. La catena degli eventi scatenata dalla Trumpeconomics – con la politica dei dazi e dei tagli fiscali – ha generato in pochi mesi due grandi cambiamenti: il rialzo dei rendimenti Usa e il calo del dollaro. Mentre, all’orizzonte, si intravvedono due rischi: il rialzo dell’inflazione e il rallentamento dell’economia verso una recessione. Quindi ce n’è abbastanza per spingere i grandi investitori e gestori a ripensare i propri portafogli che, da anni, sono sovrappesati in asset nordamericani. Almeno nel breve e medio periodo. A questo proposito, dall’Investors Forum che il 20 maggio ha riunito a Milano molti importanti hedge fund internazionali, sono emerse indicazioni verso un alleggerimento di asset denominati in dollari Usa a favore di investimenti in Europa e Asia. Il Vecchio Continente, in particolare, offre (per la prima volta da tempo immemore) un combinato disposto di condizioni favorevoli e concorrenziali rispetto all’America: la politica monetaria, con i tagli dei tassi della Bce, è espansiva mentre quella della Fed resta prudente e ferma; anche la politica fiscale, attraverso i temi della difesa e dell’energia, diventa espansiva, con la partecipazione straordinaria del principale Paese europeo, la Germania, che per la prima volta dal dopoguerra sta rivedendo la sua politica sul debito pubblico; c’è infine il rapporto dollaro/euro, impostato a favore della valuta unica: gli effetti sono sempre difficili da quantificare perché una valuta forte è una medaglia a due facce. LEGGI TUTTO

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    Consob, Savona: “Pronto a lasciare se non sono gradito”

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    Pronto al passo indietro se non gradito al governo. È quanto ha annunciato di essere pronto a fare il presidente della Consob, Paolo Savona, interpellato a margine di un intervento al Festival dell’Economia a Trento, sulla reazione di Bpm alla proroga di un mese dell’opus di UniCredit.”La Consob è un organo collegiale che lavora con gli uffici, il legale, gli emittenti, quello della trasparenza e del mercato – ha affermato – e quindi il risultato è la somma di tutte queste riflessioni”.Ai cronisti che gli hanno riportato le critiche di esponenti della maggioranza il presidente della Consob ha risposto in modo netto: “Io sempre pronto ad andarmene”. E poi ha aggiunto: “A un certo punto, quando non sono più gradito io vado via in tutte le istituzioni… finché sono gradito resto quando non sono più gradito vado via”. Non solo. Perché Savona ha continuato spiegando di avere un’età tale che “la saggezza incombe, significa che quando uno è saggio se ne deve andare in queste condizioni”. LEGGI TUTTO

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    “Soci, non aderite all’offerta di Mfe”

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    Stoccata a Mfe-Media For Europe da parte del consiglio di amministrazione e di quello di sorveglianza di ProsiebenSat. Il board del broadcaster tedesco, sotto scalata da parte del gruppo guidato dall’ad Pier Silvio Berlusconi, ieri ha divulgato una nota per raccomandare «agli azionisti di non accettare l’offerta pubblica di acquisto volontaria presentata da Mfe». Dopo aver esaminato il documento d’offerta dell’8 maggio scorso, entrambi gli organi direttivi di Prosieben hanno concluso che la proposta «è inadeguata dal punto di vista finanziario». La valutazione è supportata dai pareri forniti dai consulenti di Morgan Stanley e di Goldman Sachs. LEGGI TUTTO

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    Il Gruppo fa da apripista anche per la transizione green della Val d’Aosta

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    Prosegue la collaborazione dei due principali attori industriali della Valle d’Aosta per la transizione energetica sostenibile: il gruppo Cva e Cogne Acciai Speciali hanno sottoscritto un contratto di Energy Release, il primo della Regione. Secondo il meccanismo Energy Release, misura introdotta dal ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, l’accordo prevede che Cogne Acciai Speciali chieda al Gse il Gestore dei Servizi Energetici l’anticipazione di 272.075 megawattora di energia elettrica, che verrà poi restituita nel corso dei 20 anni grazie all’installazione di nuovi impianti rinnovabili, in capo a Cva. Quest’ultima si occuperà infatti della realizzazione di quattro nuovi impianti fotovoltaici in Sicilia, per una potenza complessiva di oltre 20 megawatt e una produzione di energia elettrica rinnovabile complessiva di 593.600 megawatt, con entrata in funzione prevista entro il 2026.Per la prima volta in Valle d’Aosta e tra i primi esempi a livello nazionale, la partnership tra Cas e Cva per l’attivazione dell’Energy Release consente alle due aziende di rafforzare il proprio ruolo di primo piano nella transizione energetica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del piano energetico ambientale regionale al 2030 e del Green Deal europeo.Cogne Acciai Speciali avrà così l’opportunità di migliorare le proprie performance energetiche, riducendo l’impatto ambientale della propria produzione, in linea con quanto previsto dal protocollo d’intesa siglato a dicembre 2024 con Cva. Quest’ultima potrà trarre beneficio dall’accordo, grazie alla stabilizzazione del prezzo di vendita dell’energia prodotta dai nuovi impianti. L’adesione al meccanismo Energy Release, inoltre, avrà ricadute economiche positive per il gruppo Cva, grazie a un flusso di ricavi stabile e agli incentivi concessi dal Gse, accelerando il raggiungimento degli obiettivi del piano Strategico al 2026-2029. La sinergia e la condivisione di obiettivi con CAS sarà un volano per la competitività del settore siderurgico della Valle D’Aosta oltre a contribuire alla conversione green del settore produttivo regionale, ha commentato l’amministratore delegato di Cva, Giuseppe Argirò.Nel frattempo, Cogne Acciai Speciali ha anche intrapreso – per il sito di Aosta – il percorso verso la certificazione ResponsibleSteel, lo standard che promuove la sostenibilità in tutta la filiera produttiva dell’acciaio. LEGGI TUTTO

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    Uniqlo compra casa nel centro di Milano

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    Hines ha concluso un accordo per vendere lo storico palazzo di Piazza Cordusio, a Milano, che ospita il negozio di Uniqlo. Secondo quanto riporta il sito Green Street News, ad acquistarlo è l’uomo più ricco del Giappone, Tadashi Yanai, fondatore e presidente di Fast Retailing, proprietaria del marchio di abbigliamento. Yanai, il cui patrimonio netto di oltre 50 miliardi di dollari lo colloca al ventottesimo posto tra le persone più ricche al mondo, negli ultimi anni è diventato un investitore immobiliare. Lo scorso aprile ha acquistato un edificio occupato da Uniqlo ad Amsterdam per 100 milioni di euro. Due mesi prima era emerso come acquirente del 19-25 Long Acre a Londra, un altro palazzo occupato da Uniqlo, per circa 115 milioni di sterline. Il valore dell’operazione milanese supera i 300 milioni di euro con un rendimento del 3,5% per Hines.L’edificio di 15.700 metri quadrati, costruito nel 1892, era stato comprato da Hines da Sorgente nel 2016 (per 130 milioni), quasi completamente vuoto, come quarto acquisto per la Bayerische Versorgungskammer (Bvk), il più grande ente pensionistico tedesco. Dopo l’acquisizione di Cordusio 2.0, Hines ha intrapreso una ristrutturazione che ha creato unità commerciali di punta su tre piani.Quelli superiori sono stati convertiti in uffici di pregio e la ristrutturazione è stata completata nel 2018. Poco dopo, Uniqlo ha firmato per occupare i tre piani vendita come suo primo negozio italiano, che ha poi aperto nel 2019. LEGGI TUTTO

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    Bpm trascina la Consob in tribunale

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    La decisione della Consob di sospendere per 30 giorni l’Offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm ha mandato Piazza Meda su tutte le furie. Ieri mattina, il gruppo guidato da Giuseppe Castagna ha divulgato una nota per definire il dispositivo «abnorme e in contrasto con la prassi dell’Autorità medesima» e «non tiene in alcun conto degli interessi dell’istituto, del mercato e degli azionisti» del Banco. «Conseguentemente, la banca adotterà ogni opportuna iniziativa presso le sedi competenti». Insomma, si profila un possibile ricorso al Tar, dal momento che una simile decisione «deve essere disposta solo in caso di fatti nuovi o non resi noti in precedenza tali da non consentire ai destinatari di pervenire ad un fondato giudizio sull’offerta mentre l’eventualità che il Decreto Golden Power potesse contenere delle prescrizioni era contemplata dall’offerente sin dall’annuncio dell’Ops, tant’è che costituiva una delle condizioni di efficacia della stessa». Inoltre, sempre secondo Bpm, non possono «costituire un fatto nuovo – tale da legittimare una sospensione dell’Ops – le iniziative, peraltro mai comunicate finora al mercato, che unilateralmente Unicredit ha ritenuto di avviare nei confronti della Presidenza del Consiglio». Inoltre, Unicredit avrebbe comunicato «all’amministrazione competente per il monitoraggio l’impossibilità di adempiere alle prescrizioni del Decreto Golden Power» e «tale circostanza – anch’essa mai resa nota da Unicredit al mercato – dovrebbe di per sé determinare la decadenza dell’Ops».Sta di fatto che il numero uno di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, si porta a casa un mese di sospensiva, ottenendo il risultato di allungare i tempi. Un aspetto quest’ultimo stigmatizzato da Bpm, che già era stata sottoposta a un periodo di adesione dell’offerta particolarmente lungo dal 28 aprile al 23 giugno. Da novembre, e per tutto questo tempo, l’istituto sotto offerta rimane soggetto alla passivity rule, un regime che di fatto ne limita il raggio d’azione a determinati paletti normativi. LEGGI TUTTO

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    Generali dribbla Natixis. I Danni trascinano l’utile

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    «Non ci sono aggiornamenti specifici riguardo a quanto già comunicato in precedenza». È stato lapidario il direttore finanziario del gruppo Generali, Cristiano Borean, in conference call sulla presentazione dei conti trimestrali rispondendo a chi gli chiedeva se ci fosse qualche passo indietro o rallentamento della compagnia nei negoziati con Natixis per la creazione di una joint venture nel settore dell’asset management.Nessun commento, dunque, né all’operazione con i francesi sulla quale stanno crescendo le perplessità di diversi soci di rilievo, né sull’Ops Mediobanca-Banca Generali. Solo un approfondimento dei risultati al 31 marzo che sono stati chiusi con 26,5 miliardi di euro di premi lordi di gruppo (+0,2%) trainati soprattutto dal segmento Danni (+8,6% a 10,4 miliardi), in particolare della parte non-auto (+8,9%). I premi lordi del Vita diminuiscono del 4,5% a 16,2 miliardi e la nuova produzione a 17,3 miliardi (-9,3%) ma la raccolta netta Vita sale a 3 miliardi (+30,4%). Il risultato operativo cresce a 2,067 miliardi (+8,9%), anch’esso guidato dalla performance del Danni per oltre 1 miliardo. Il risultato netto di gruppo si attesta a 1,195 miliardi in calo del 4,8% sull’anno scorso ma il confronto sottolinea una nota – «riflette il forte risultato non operativo degli investimenti registrato nel I trimestre 2024, che includeva anche un utile non ricorrente, di 58 milioni al netto delle imposte, derivante dalla cessione di Tua Assicurazioni». L’utile netto normalizzato è invece in aumento a 1,2 miliardi (+7,6%) e il combined ratio migliora all’89,7% (91% al 31 marzo 2024). L’esposizione sui titoli di Stato è di poco superiore ai 37 miliardi ed è stata definita da Borean «ancillare alla gestione del business assicurativo, principalmente quello Vita. Il risultato operativo dell’asset & wealth managementc cresce più lentamente a 272 milioni grazie al consolidamento di Conning e soprattutto ai 146 milioni di utile da Banca Generali. Infine, gli asset under Management complessivi del gruppo si attestano a 858,3 miliardi (863 miliardi nel 2024). In Piazza Affari il titolo della compagnia triestina ha chiuso la seduta sulla parità con un +0,12% a 33,34 euro. LEGGI TUTTO