Armi, droni e mezzi corazzati come gioielli, bolidi rossi e capi d’alta moda. Il settore della difesa continua la sua inarrestabile ascesa e oggi vale in Borsa come quello del lusso. I principali titoli europei del settore scambiano infatti mediamente sui mercati allo stesso multiplo di quelli del lusso, da Moncler a Lvmh, mediamente 25-26 volte gli utili. Ad accendere le quotazioni negli ultimi anni sono stati i conflitti russo-ucraino e quello in Medio Oriente. Ma non solo. Il settore è spinto anche da sviluppi paralleli che riguardano la difesa in senso ampio, quindi ad esempio le tecnologie spaziali, quelle sottomarine, satellitari e quelle che proteggono le infrastrutture energetiche. «Ma il cambiamento è anche culturale. Se prima il settore veniva guardato con scetticismo, oggi primi ministri (come è stato per l’ex Cancelliere tedesco Olaf Scholz con Rheinmetall) presenziano alle inaugurazioni delle fabbriche del settore e per la prima volta un produttore di armamenti sponsorizza una squadra di Bundesliga, il Borussia Dortmund», commenta a il Giornale Gabriel Debach, market analyst di eToro. Inoltre, tale cambiamento è stato accompagnato da un ammorbidimento degli atteggiamenti relativi all’etica degli investimenti in azioni del settore, precedentemente bandite.
Nelle ultime ore poi, l’ipotesi che si possa alzare la quota di Pil da destinare al settore, per l’Italia al 2,5% (dall’1,6%), ha messo le ali ai titoli con prospettive di ulteriori rally.
Gli analisti di Equita stimano infatti che, se confermato, l’aumento della spesa militare sarebbe nell’ordine dei 10 miliardi favorendo le società italiane tra i principali beneficiari di questo aumento di budget. «In termini di fatturato militare generato dall’Italia sul totale di gruppo stimiamo valga circa il 20% per Leonardo, il 15% per Fincantieri, il 3% per Iveco e oltre il 30% per Ala (componenti aerospaziali)». Ad oggi questi titoli hanno messo a segno rialzi a doppia e tripla cifra: Leonardo è cresciuta del 47% da inizio anno e del 90% nei 12 mesi; Fincantieri del 36% da inizio anno e del 146,6% negli ultimi 12 mesi; Iveco è lievitata del 30% in entrambi i periodi e Ala ha fatto +12,2% e +45%. Il settore va altrettanto bene a livello europeo, dove spiccano le performance di Saab, Thalés, Rheinmetall e Bae Systems. In particolare Rheinmetall (partner di Leonardo per la creazione di nuovi carri armati) è un chiaro beneficiario, con la Germania che guida l’aumento della spesa e il forte posizionamento della società nei settori delle munizioni, dei veicoli terrestri e della difesa aerea.
Tra il 2021 e il 2024, la spesa per la Difesa è aumentata di oltre il 30%, raggiungendo i 326 miliardi di euro, pari all’1,9% del Pil dell’Unione. E non si vuole fermare qui.
Le opzioni allo studio dell’Ue per spingere la difesa comprendono la già preannunciata flessibilità del Patto di stabilità, ulteriori fonti di finanziamento a livello Ue, anche attraverso la flessibilità nell’uso dei fondi strutturali, e l’adattamento del mandato della Banca europea per gli investimenti per facilitare i prestiti.
Il Consiglio europeo prenderà in considerazione anche sostanziali opzioni di finanziamento aggiuntive sulla base di una lettera del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, prevista per l’inizio della settimana.
Che si arrivi ad un accordo di pace in Ucraina sarà quindi ininfluente per i titoli quotati, l’obiettivo europeo è aggiungere altri 100 miliardi entro il 2027 tra nuove tecnologie e rinnovo della flotta obsoleta.