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    Investimenti, i titoli da tenere d’occhio questa settimana

    Nonostante la recessione sembri non essere più un problema, il secondo trimestre del 2023 conferma un’ulteriore incertezza sia in ambito economico. Per questa ragione è necessario saper gestire al meglio i propri investimenti. Ecco alcuni titoli italiani ed esteri sui quali puntare.Il quadro generaleMentre banche centrali proseguono con una politica finalizzata al contrasto dell’inflazione tramite l’aumento del costo del denaro, la borsa di Milano e Wall Street stentano a decollare, ma i titoli tecnologici americani sembrerebbero aver attirato l’attenzione degli investitori ponendosi come protagonisti delle borse occidentali.Parola d’ordine: diversificazioneÈ risaputo, investire in un solo asset può essere particolarmente pericoloso. Le condizioni imprevedibili dei mercati possono modificare velocemente il trend del portafoglio. Diversificare, scegliendo diverse tipologie di investimento, può aiutare a ridurre il rischio. Per farlo è necessario definire la propria strategia includendo: piccole e medie imprese a crescita domestica, a valore nazionale e a crescita estera. Inoltre, anche le grandi società potrebbero essere prese in considerazione sia quelle a crescita domestica che a crescita estera. Infine, le realtà dei mercati emergenti possono essere un buon investimento per il futuro.Eni (BIT: ENI)Alcune delle realtà italiane più interessanti possono essere funzionali alle proprie strategie d’investimento. Eni, colosso italiano dell’energia controllato dallo Stato, ha spostato i propri asset in ambito green. Questo aspetto potrebbe essere particolarmente redditizio in quanto il mercato sembrerebbe volgere sempre di più lo sguardo verso titoli che si ricollegano alla sostenibilità.Intesa San Paolo (BIT: ISP)Anche Banca Intesa Sanpaolo può risultare un buon investimento. Nonostante l’alto tasso di volatilità, come quello degli altri titoli bancari, notoriamente tendenti ad essere volatili proprio perchè molto legati all’economia del paese, la Banca propone un titolo molto acquistato in Italia.ENAV e Stellantins (BIT: STLAM)ENAV è l’ente civile di sorveglianza del traffico aereo nel suolo italiano ed ha il monopolio in questo particolare settore. Per quanto riguarda Stellantis, la fusione con Peugeot e i grandi investimenti per la costruzione di auto elettriche o ibride hanno aiutato il colosso ad espandersi ulteriormente a livello internazionale. Inoltre, il focus sulle batterie a litio è un fattore da non trascurare.Qualche titolo esteroQuello di Apple (NASDAQ: AAPL) è uno dei titoli più acquistati. L’affidabilità, visto l’ambito tecnologico, del titolo porta molte società a costruire la principale quota del proprio portafoglio. Nell’ultimo anno il titolo ha registrato un aumento del 38,8% del suo valore, una crescita che ha sorpassato quella dell’indice S&P 500 cresciuto dell’8,7% nel medesimo periodo. Un’altra realtà particolarmente solida è Microsoft (BIT: 1MSFT) il quale ha investito sempre di più nel settore dell’AI e l’introduzione di Bing, il noto motore di ricerca, ha aumentato del 31% il valore delle azioni in un anno. Nel primo trimestre i profitti sono cresciuti del 9,4%. LEGGI TUTTO

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    Il mattone, il Naftone e l’oro. Roberto Parodi: “Investite sulle passioni”

    Il tono disincantato e sarcastico con cui commenta la società è lo stesso che utilizza per parlare di affari. Quell’approccio così disinvolto Roberto Parodi se l’è conquistato sul campo. Per meriti. Nella sua carriera, infatti, il giornalista e scrittore alessandrino di soldi ne ha fatti e investiti tanti. Anzi “tantissimi”, come ci racconta lui, ricordando innanzitutto gli anni in cui lavorava nelle grandi banche d’investimento americane. Wolf of Wall Street, ma col cuore italiano. Poi la svolta, il cambiamento di vita per seguire altre passioni: i viaggi e le moto. Sempre con uno sguardo al business e con quel suo approccio caustico che oggi sui social incuriosisce, divide e crea dibattito sui più disparati argomenti. Un esempio? Il suo Range Rover “Naftone”, con cui scorrazza a Milano facendo indignare gli oltranzisti dell’ecologismo. Una provocazione, certo, ma anche un investimento, come assicura “il Parods” scherzandoci su.In pochi sanno che lei ha pure un passato da ingegnere meccanico. Come è arrivato all’alta finanza?”Sono diventato ingegnere per motivi dinastici, di famiglia. Ma senza particolare passione. La mazzata finale me la diedero i tre anni trascorsi in Pirelli: mi occupavo di fibre ottiche e di cavi, senza troppa soddisfazione. Allora mi sono rimesso a studiare, ho fatto un Mba (Master in business administration) alla Bocconi e durante gli studi ho anche letto un vecchio libro, Barbarians at the Gate, sulla più grande acquisizione nella storia di Wall Street. Avevo finalmente trovato qualcosa che mi eccitava: capii che quello era il mio mondo. Dopo il master mi hanno assunto alla Chemical Bank e da lì è iniziata la mia carriera in finanza”.Non ha mai nascosto di aver guadagnato molto in quel periodo. Quanto?”Tantissimo. Tanto che, a 51 anni, ho cambiato carriera, sono uscito dall’investment banking e mi sono messo a fare il giornalista, lo scrittore. Volevo fare anche altre cose che mi piacevano, consapevole che avrei però guadagnato meno.”Il primo stipendio a quanto ammontava?”Non ricordo esattamente l’importo ma solo il bonus era da 15 o 20 milioni di lire. Era il 1991 quando lo guadagnai: già ottimo per un neo-laureato. Poi i bonus sono cresciuti progressivamente con lo stipendio.”Cosa ci ha fatto con quei primi grossi guadagni?”Sono sempre stato molto prudente, non ho mai fatto cavolate come comprare mega auto di lusso. E poi ho avuto tre figli abbastanza presto, pensavo soprattutto a loro. Quindi quei soldi li investivo per lo più in fondi e obbligazioni, sono sempre stato un tipo da obbligazioni subordinate perché ero consapevole del loro valore: pagavano il rischio di credito anche fin troppo. Quando ho fatto degli investimenti in azioni, invece, ho preso delle mazzate, soprattutto alla fine degli anni ’90 con la bolla del digital. Ho sempre avuto grandi ritorni sui bond un po’ più rischiosi. Poi, ogni cinque o sei anni, mi compravo una casa.”Di tutti quegli investimenti, qual è stato il più azzeccato?”Case, tutta la vita. Le case che ho comprato ora valgono il triplo. Le ho sempre date in affitto e la cedolare secca è anche un’ottima condizione fiscale. E poi hai il valore dell’immobile in sé. Io non andrei mai in affitto e paradossalmente farei un mutuo per comprarmi un casa.”Quindi il suo bene rifugio è sempre il caro e vecchio mattone…”Certamente, a maggior ragione a Milano, dove abito. Qui una casa di 100 metri quadrati dentro l’area C è un bene indistruttibile. Però anche l’oro può essere un bene rifugio da tenere in considerazione. Nel periodo della pandemia e poi, con le incertezze per la guerra in Ucraina, le quotazioni dell’oro hanno avuto un’impennata.”Ha investito pure in oro, dunque?”Sì, è un grande classico.”Cosa pensa, invece, delle criptovalute?”Inizialmente, quando erano appena uscite, consigliavo di starci lontani. Innanzitutto perché in pochi avevano capito che erano degli asset emergenti veri e propri, quindi potevano originare grandi valori, ma anche enormi perdite. Molti invece pensavano che salissero solo. E poi, oltre alla volatilità, c’era anche un altro rischio clamoroso, dovuto al fatto che spesso le operazioni per acquistarle avvenivano su fantomatici siti che creavano criptovalute, basandosi su elementi di sicurezza non meglio precisati. Su Netflix ci sono documentari che raccontano come alcuni investitori che non riuscivano più a prendere il capitale guadagnato.”Oggi invece ha cambiato idea?”Oggi ci sono più elementi a favore, resta però la variabilità. Molti se ne sono accorti anche grazie a quel ‘pistola’ di Elon Musk, che con le sue malversazioni ha fatto crollare il mercato. Quindi ai giovani suggerirei di considerare le cripto sempre in un’ottica di diversificazione molto prudente. Io ci investirei tra il 2 e il 3%, non di più. A un ragazzo direi di investire quello che potrebbe perdere.”Alcuni giovani acquistano gli Nft come forma di investimento. Come la vede il Parods?”Mio figlio Pietro lavora in una startup di Nft, per cui cammino su un terreno scivoloso. Lui ne sa molto più di me e conosce il mio approccio conservativo. Idealmente gli Nft mi piacciono, perché sono delle grandi certificazioni e oggi, in un mondo ormai aperto al virtuale e al metaverso, avere qualcosa che certifichi un’opera o un bene è un plus, anche se quella cosa vale solamente nell’ambiente digitale. Per cui credo che gli Nft abbiano un futuro.”In famiglia chi ha il fiuto per gli affari?”Il vero fiuto per gli affari ce l’ha mia moglie Giovanna, che è un fenomeno. È molto più aggressiva e coraggiosa di me. Io sono quello che le cose le ha studiate e ha fatto esperienza in queste mega banche, per cui mi porto dietro questa allure, ma in realtà quella che ha più fiuto è proprio Giovanna. E infatti mi rimprovera sempre, perché dice che non si lasciano i soldi fermi sul conto ma bisogna investirli.”C’è un episodio che in particolare ha segnato il suo approccio al denaro?”Sono passato in mezzo a due periodi di forte speculazione – la bolla di internet di fine anni ’90 e quella dei subprime nel 2008 – e nella prima ci sono cascato in pieno, nonostante avessi anni di esperienza nell’investment banking. Tutto questo perché, checché se ne dica, quando vedi che la tua posizione finanziaria continua a salire per giorni, qualche passo falso alla fine lo fai. E lì entra in gioco la legge di Murphy. Eppure, nella sfiga, ho imparato il concetto di stop loss: quando gli investimenti andavano a -20% ho iniziato a uscire, anche se i grafici prospettavano un possibile rimbalzo tecnico. È fondamentale, anche se lì per lì puoi pentirtene. Ma è una scelta di prudenza che poi ho applicato anche ad altre situazioni.”Non tutte le sventure vengono per nuocere…”Già. Una volta ho avuto un incidente e l’assicurazione della banca mi ha pagato talmente tanto che mi sono comprato metà di una casa. Fu più che altro una botta di fortuna nella sfiga.”Sui social mostra spesso il suo “Naftone”, una mitica Range Rover degli anni 80 che sfida i fanatici del green. Quello cos’è: un investimento “conservativo”?”Il ‘Naftone’ (ride, ndr) si è rivelato incredibilmente un investimento eccellente. Sono appassionato di auto e moto d’epoca e posso dire che quelli sono stati investimenti che hanno sempre generato un mucchio di soldi. Io compro belle moto e belle macchine, poi le rivendo e tutte le volte guadagno tantissimo. Adesso nel mio parco moto ho una Bmw R80 G/S che ho pagato 7mila euro e ora ne vale 25. Lo stesso modello del ‘Naftone’, che ho pagato attorno ai 6mila euro, ora non sta sotto i 12-13mila euro. Chissà, forse in parte ho contribuito anche io a far salire il valore… Per cui, oltre a farmi divertire, lo considero anche un buon investimento. Per non parlare della mia Volvo Polar 240, pagata 2mila euro anni fa e oggi quotata sui 10mila.”Diciamo che così ha unito gli “utili” al dilettevole.”Ma certo. Chi ha detto che un investimento deve annoiare? L’investimento migliore è quello in qualcosa che ti piace, che conosci e ami, magari nella sfera del tuo tempo libero. E in più ci si possono fare dei bei soldi.” LEGGI TUTTO

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    Materie prime, ecco perché cresce il prezzo dell’oro e dell’argento

    Il prezzo dell’oro schizza verso prezzi che rasentano i massimi storici: 2,100 dollari l’oncia. Tra incertezza e fluttuazioni che regnano nel mercato delle materie prime ci siamo rivolti a Giuseppe Lauria, Commodities Strategist, Trader professionista di materie prime per capire cosa sta succedendo.Dott. Lauria nei tempi di crisi vige il mantra “oro bene rifugio”? Perché sta fluttuando così tanto il suo prezzo?Partiamo dal presupposto che le materie prime sono spesso usate come copertura quando si alzano i prezzi. Oggi viviamo una forte inflazione e l’oro rimane il metallo tradizionalmente più utilizzato per tutelarsi. Allo stesso tempo però l’aumento dei tassi di interesse a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi ne riduce il fascino perché aumenta il costo opportunità nel mantenere un asset non redditizio. Vi è dunque una correlazione negativa tra l’oro e i tassi di interesse. Altro aspetto da non sottovalutare sono i grandi acquisti da parte delle banche centrali, facciamo conto che le autorità monetarie valgono 1/4 della domanda mondiale. Gli ultimi dati del World Gold Council ci parlano di 1130 tonnellate di oro acquistate dagli enti regolatori. Anche la Cina continua ad aumentare le riserve auree in maniera massiccia. Tutti questi fattori hanno alimentato la narrazione che finora ha influito sulle fluttuazioni del metallo giallo.Alla luce di ciò perché investire nelle materie prime?Investire in materie prime è utile per diversificare il portafoglio di investimenti e proteggere il proprio capitale dall’inflazione. Allo stesso tempo tutelano anche nei periodi di crisi finanziaria. Pandemie, guerre e il valore del dollaro sono elementi che rialzano naturalmente il prezzo di materie prime e dei metalli preziosi. La storia è piena di esempi che si rifanno a quando appena detto: la crisi petrolifera del ‘73 dove il metallo giallo segnò un +50%, oppure la crisi dei mutui subprime 2007 (oro e argento 20%) e potrei andare avanti ancora.Passiamo ad un altro metallo, l’argento? Cosa puoi dirci?Per quanto riguarda l’argento bisogna innanzitutto dire che rimane una materia prima più usata in ambito industriale che civile, pensiamo che più del 50% dell’argento estratto va per la produzione aziendale. Al momento il silver oscilla tra 23/24 dollari l’oncia, dovesse sfondare il tetto dei 24 potrebbe tranquillamente veleggiare verso i 28. Attenzione, un aspetto importante di differenza tra oro e argento è che il secondo risente maggiormente del rallentamento economico globale, grazie alla sua ottima conducibilità è il suo legame con settori produttivi. Mi aspetto ulteriori spinte al rialzo come evidenziato anche dal Silver Institute.Se allarghiamo il campo ad altri metalli?Possiamo parlare di altre due materie prime fortemente industriali: rame e platino. Il platino (più economico rispetto al palladio), potrebbe ritagliarsi ruolo da protagonista nei prossimi mesi, infatti, il World Platinum Council ha evidenziato come il mercato globale del platino potrebbe subire un deficit di offerta pari a 500mila once nel 2023, dopo aver chiuso i due anni precedenti invece sempre con un eccesso di offerta. Troviamo invece un Rame in sofferenza. Il suo prezzo (come quello di altri metalli base) scende sulla scia delle preoccupazioni legate alle principali economie mondiali. I dati deludenti della Cina hanno accentuato la pressione, bisogna pensare che le importazioni di rame del dragone sono in ritardo del 13 % rispetto al ritmo stabilito nel 2022. Il rame rimane un metallo industriale importante e possiamo considerarlo il vero termometro dell’economia reale. Un segnale anticipatore che ci dice di fasi espansive e recessive. Sempre la Cina potrebbe giocare ruolo importante in una sua eventuale spinta al rialzo: la diffusione di auto elettriche potrebbe fare da effetto leva.Se c’è una materia prima che terresti d’occhio quale è?Da attenzionare è sicuramente il gas naturale del mercato americano. Senza farsi trascinare da facili entusiasmi perché al momento è una materia prima che sta nella parte bassa del grafico e non c’è scritto da nessuna parte che possa risalire la china solo per questo motivo. Al momento abbiamo prezzi in discesa a causa di un inverno mite e una riduzione della domanda però al contempo la produzione è cresciuta a livelli record (101miliardi di metri cubi). Questi numeri importanti mi fanno pensare che il prezzo possa crescere e superare la quota dei 3 dollari spingendo il gas nella parte alta del grafico. La domanda americana interna estiva potrebbe sostenerne una importante risalita. LEGGI TUTTO

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    I dischi, la Triumph e la ricchezza. Mogol: “Conta solo quella dello spirito”

    Vuol parlare di denaro e investimenti? Mi spiace per lei, ma la verità è che io non so nemmeno se ho soldi in banca o meno. In questo momento sono ottimista, perché altrimenti mia moglie mi avrebbe detto qualcosa. Ma io sono così: non ho mai gestito contratti, denari e altro. Per fortuna c’è mia moglie che si occupa di tutto.Esordisce così Giulio Rapetti Mogol, il più grande e noto autore italiano di testi di canzoni, da tutti conosciuto semplicemente come Mogol. Ricordato soprattutto per il fortunato sodalizio con Lucio Battisti, Mogol ha in realtà dato un contributo molto più ampio alla cultura italiana. E anche se il denaro non è un tema al quale dedichi grossi pensieri, sulla ricchezza – intesa in senso lato – ha molto da dire e da insegnare.Davvero non si è mai occupato di questioni economiche?”Io sono sempre stato così, tanto che non ho avuto mai nessun tipo di problema legato al denaro. Eppure sono anche stato imbrogliato qualche volta per tanti soldi, da persone di cui preferisco non fare i nomi perché magari sono pure conosciute. Ma non serbo nessun rancore. Diciamo che sono al di là di queste cose.”La sua vita però è stata scandita da tantissimi successi. E con quelli sarà arrivato anche il denaro.”Sì. Da quando ho vinto il festival di Sanremo a 24 anni, con la canzone “Al di là” (cantata da Luciano Tajoli), che ha venduto 6 milioni di dischi in 27 Paesi, non mi sono mai fermato (arrivando a superare le 1.500 canzoni pubblicate, Ndr). E con il tempo ho capito che i soldi arrivavano.”C’è stato un episodio in particolare?”Mi ricordo che avevo questa passione per una Triumph, un’automobile a due posti bellissima. Pensavo che mi sarebbe piaciuto molto averne una e, a un certo punto, ho scoperto che potevo permettermi di comprarla.”Altri piccoli o grandi sfizi che si è tolto?”Non ho grossi desideri voluttuari. Diciamo che i dischi che ho venduto e il resto del mio lavoro hanno portato denaro e mi hanno consentito di costruire il Cet (Centro Europeo di Toscolano), che è un Centro di eccellenza universitario della musica popolare. Si tratta di una vera e propria cittadella in un posto bellissimo (in Umbria, Ndr) il cui scopo è quello di valorizzare e qualificare nuovi professionisti della musica pop coinvolgendo l’interezza della persona.”Quindi è questo il suo grande investimento?”Proprio così. La scuola è un’associazione no-profit (fondata nel 1992, Ndr), per cui rappresenta un’eredità e un regalo al mio Paese. Mi sono messo in testa di realizzarla tempo fa, in un momento di crisi, e oggi abbiamo raggiunto i 3 mila diplomati, formati da docenti bravissimi, tra i quali io sono l’unico che non prende una lira. Anzi, quando ci sono debiti, come nel periodo della pandemia, metto i soldi per pareggiare i conti. Ma questa è la cosa che mi dà davvero felicità. Se volessimo tornare all’argomento da cui siamo partiti, è la forma di ricchezza a cui guardo.”Molto spirituale come prospettiva.”I soldi in banca sono solo dei numeri. Io, invece, la mattina esco di casa in un posto dove si respira aria pura, in mezzo ai boschi, nelle foreste tra Amelia e Todi, tra laghetti, foreste e montagne. Qui ci sono 12 paesini tutti nati due secoli prima dell’anno mille, meravigliosi e belli da vedere. Noi con il Cet siamo diventati l’ultimo borgo silente di questo percorso, che gli escursionisti concludono qui fermandosi a bere un caffè. Per quanto mi riguarda, sono queste le cose che contano davvero nella vita.”Se dovesse suggerire a chi legge come investire le proprie risorse cosa consiglierebbe?”Posso dire che la vita va oltre quello che siamo qui e che quando moriremo tutti i soldi che abbiamo rimarranno comunque qua.”Quindi cosa fare?”L’unica cosa che ci può salvare dalla paura della morte è la serenità, che è una cosa che non ha prezzo e che si conquista con l’autostima. Questa si costruisce agendo in modo nobile, prestando attenzione a non danneggiare gli altri quando agiamo. In base a come ci comportiamo possiamo diventare nobili o miserabili.”Da questo punto di vista i suoi investimenti hanno reso bene.”Molto. Io sono contento, sono soddisfatto della mia vita. Anzi, se devo dirgliela tutta, mi ritengo uno degli uomini più fortunati del mondo, perché riesco a fare delle cose che difficilmente avrei pensato di saper fare e poter realizzare, ma evidentemente ho qualche aiuto dal cielo che arriva quando serve.”Meglio di così… LEGGI TUTTO

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    Mercoledì nero per le borse europee: Milano brucia 14 miliardi. Lo spettro default Usa

    Una chiusura in negativo quella della Borsa di Milano, accompagnata dal tracollo di molte altre piazze europee. Tutti, chi più o chi meno, guardano agli Stati Uniti d’America con grande timore. C’è aria di incertezza nei mercati, con lo spettro di un eventuale default degli Usa che continua a ripresentarsi. Un’eventualità a cui nessuno vuole pensare, ma che non può essere ignorata. E l’effetto sui mercati si vede.Bruciati 14 miliardiEd ecco che stasera la Borsa di Milano chiude a -2,39% ( 26.524 punti): persi ben 14 miliardi di capitalizzazione. Il solco si amplia se guardiamo a tutte altre le borse europee. In questo mercoledì nero sono stati bruciati complessivamente 227 miliardi in termini di capitalizzazione.A tremare, oggi, non è solo Milano. La borsa di Francoforte ha ceduto l’1,92% (Dax a 15.842 punti), Parigi ha perso l’1,7% (Cac 40 a 7.253 punti) e Londra l’1,75% (Ftse 100 a 7.627 punti).Tornando al nostro Paese, è stato un mercoledì nero per Piazza Affari (Ftse Mib -2,39% a 26.524 punti).Cosa è successo a Piazza AffariCome abbiamo detto si è trattato di un mercoledì davvero negativo. Sono stati pochi i titoli a salvarsi, fra questi Mediobanca (+1,92%), ma anche Prysmian (+0,46%), Tenaris (+0,24%) e Moncler (rimasta invariata).Con il suo nuovo piano, Mediobanca ha letteralmente volato questa mattina, raggiungendo la vetta al Ftse Mib, con un guadagno che si è avvicinato al 2%. Un andamento ben diverso rispetto al resto dei titoli presenti. Si stimano ricavi sino a 3,8 miliardi fino al 2026, grazie anche al wealth management. Si prevede un aumento dell’utile per azione del 15% (da 1,15 a 1,80 euro), con una crescita nella remunerazione spettante ai soci fino a 3,7 miliardi di euro nel triennio compreso fra il 2024 e il 2026. Parliamo del +70% rispetto ai quattro anni precedenti.A restare in piedi in questa giornata nera anche Prysmian, anche grazie alle trattative in esclusiva nel Regno Unito. Le azioni sono salite dello 0,49% a 35,09 euro. Ha tenuto anche Moncler.Fortemente colpiti, invece, i titoli delle banche. Male Banca Mps, che ha perso il 7,1%, così come Banco Bpm (-3,86%9 e Bper (-4,29%). Chiuso in negativo anche Intesa Sanpaolo (-3,84%) e le Unicredit (-4,19%). Stesso discorso per St (-5,4%), Stellantis (-4%), Saipem (-4,53%), Pirelli (-5%) e Nexi (-3,91%). Non bene neppure Leonardo che è arrivato a fine giornata con −0,55 (4,99%).I timori dei mercatiDa cosa è dovuto questo mercoledì nero? Gli occhi di tutti sono puntati sugli Stati Uniti, ma non solo. Pesa il conflitto in Ucraina, la ripresa del Covid in Cina, dove si è registrato un boom di infezioni, così come l’inflazione. Le scelte intransigenti della presidente della Bce Christine Lagarde influiscono inevitabilmente sui mercati. Spaventa anche l’inflazione britannica, ben più alta di quanto immaginato.Lo spettro “default”È stato l’allarme default Usa, inutile negarlo, a trascinare le borse europee nel baratro. Gli investitori di tutto il mondo attendono le mosse americane col fiato sospeso. Se da un lato c’è chi rassicura, affermando che una soluzione sarà trovata presto, dall’altro permangono le incertezze, sempre più forti. Il segretario al Tesoro Janet Yellen continua a dirsi fiduciosa, e sicura che ci sia ancora margine per trovare un accordo.”Il Tesoro potrebbe finire le sue disponibilità per far fronte agli obblighi finanziari l’1 giugno, data in cui quindi gli Stati Uniti potrebbero scivolare in default”, ha affermato durante un evento del Wall Street Journal, come riportato da Ansa. Secondo Yellen non è possibile prevedere il giorno in cui termineranno le risorse, tuttavia, a suo dire, è ancora possibile trovare un accordo sul tetto del debito. LEGGI TUTTO

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    La azioni Reply valgono un buy?

    Oggi il Ftse MIB40 finalmente ha rotto la congestione che lo teneva imbrigliato poco sotto i 28.000 punti. Purtroppo l’ha rotta al ribasso ma se pensi di ottenere qualcosa dalla Borsa allora devi sapere che lo ottieni quando i prezzi si muovono, non importa dove ma si muovono. Se scendono poi risalgono, se salgono poi scendono e lì sta il succo. Se stanno fermi non si muove foglia e non si porta il companatico a casa. A Torino il prossimo sabato 27 maggio si tiene un convegno dei top trader italiani: per partecipare clicca qui.All’interno di questo movimento che sembra essere ribassista vogliamo illustrare la situazione tecnica delle azioni Reply, con le quali abbiamo sempre avuto un rapporto controverso, per nostra incapacità sicuramente ma sta di fatto che raramente ci abbiamo azzeccato.Ora ci riproviamo con una analisi che parte da un presupposto: le azioni Reply sono maledettamente a sconto rispetto a quello che è il fair price. Infatti se consideriamo il metodo dei flussi di cassa scontati possiamo dire che il fair price è di 160 euro a fronte di una chiusura oggi di 101 e briscola. Quindi stiamo parlando di uno sconto ai prezzi attuali di più del 30%. Inoltre se consideriamo la stabilità finanziaria notiamo come la societàabbiamo un rapporto debito / capitale di rischio pari al 25% e un rapporto di interest coverage di 55 ovvero il reddito operativo è 55 volte gli interessi passivi sul debito. In altre parole non può fallire.Se poi consideriamo la redditività rimaniamo stupiti perché stiamo parlando di un margine operativo lordo % sul fatturato del 14.73% e un ROE del 18.29%. In termini di tasso di crescita medio composto a 3 anni abbiamo un EPS senza NRI pari al 19.1% a fronte di un price / earning pari a 24 e superiore solo al 52% delle aziende peers. Sotto il profilo tecnico, come osserviamo dal grafico che segue, abbiamo avuto un rialzopauroso dei prezzi fino alla prima metà del 2022, poi un ritracciamento pesante e un adagiamento dei prezzi su un triplo minimo considerato anche il drittone al ribasso di oggi. E’ questo una opportunità di acquisto ? Ai posteri l’ardua sentenza ma diciamo che abbiamo tutte le carte a nostro favore e quindi si tratta solo di trovare un punto tecnico di entrata che ci consenta di minimizzare il rischio. A Torino il prossimo sabato 27 maggio si tiene un convegno dei top trader italiani: per partecipare clicca qui. LEGGI TUTTO

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    BtpEi, in arrivo l’emissione a 15 anni

    E’ in arrivo una nuova emissione del BtpEi. Si tratta di Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea considerati un’opzione di investimento sicura in quanto garantiti dallo Stato italiano.Come funzionano?Chi sottoscrive i Btp in generale è consapevole di poter contare su un reddito certo e costante. Alla sua scadenza l’investitore incasserà il valore nominale del titolo. Nel caso del BtpEi che, come anticipato, dipende dall’inflazione, tutti i valori che lo riguardano tengono conto della misura che indica l’aumento dei prezzi. Inoltre viene garantito un tasso di interesse costante in termini reale, quindi in termini di potere d’acquisto. Il tasso cedolare reale annuo viene fissato al momento dell’emissione.La comunicazione del MEFIl Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato di aver affidato a Barclays Bank Ireland PLC, Citibank Europe Plc, Deutsche Bank A.G., J.P. Morgan SE e Société Générale Inv. Banking il mandato per il collocamento del nuovo benchmark BtpEi a 15 anni.Le condizioni del BtpEiIl titolo in questione escluderà i prodotti a base di tabacco e avrà scadenza il giorno 15 maggio 2039. Non è ancora stata annunciata la data in cui verrà effettuata la transazione, ma, come comunicato dal MEF, avverrà prossimamente. Per questa nuova emissione l’asta BtpEi è prevista per il 25 maggio.Come calcolare l’indicizzazioneIl coefficiente di indicizzazione viene calcolato sulla base dell’inflazione che è data dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo dell’area Euro, questo viene elaborato e fornito ogni mese da Eurostat. Il coefficiente in questione consente di conoscere a una data mensile il valore del capitale nominale. LEGGI TUTTO

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    L’industria sconfigge le crisi con investimenti ed export

    Incurante di pandemia e choc energetici, la manifattura italiana sembra essere in grado di superare qualsiasi ostacolo. Secondo il Rapporto Analisi dei Settori Industriali, presentato ieri da Intesa Sanpaolo insieme a Prometeia, il comparto chiuderà nel 2023 con un fatturato stabile a prezzi costanti (+0,4%) e in consolidamento rispetto al +9,1% del bennio 2021-2022. I ricavi a prezzi correnti raggiungeranno i 1.170 miliardi di euro a fine anno (+1%), 260 miliardi in più sul 2019.A fare da traino a tutto il comparto c’è il contributo dell’export che, nel 2023, per la prima volta supererà la soglia del 50% sul totale del fatturato. Insomma, l’analisi restituisce la fotografia di un Paese vitale, con aziende che sono riuscite a trasferire i rincari sui prezzi dei prodotti senza perdere quote di mercato. E un’economia che negli ultimi anni ha regolarmente battuto le stime di crescita del Pil, ultimo trimestre compreso, con una crescita del +0,5% che ha sorpreso un po’ tutti. «Il risultato è frutto del contributo del turismo», analizza Gregorio De Felice, capo economista di Intesa, «ma anche delle costruzioni, con incentivi generosi che forse non rivedremo più in quella misura, e poi c’è una rinnovata competitività del manifatturiero grazie agli investimenti privati in macchinari e Ict, cresciuti del 25% tra il 2016 e il 2022. In Germania, nostro competitor, il dato è stato appena del 2,5%».Nell’ultimo biennio, in 11 settori su 15, la crescita produttiva delle aziende italiane è stata più forte di quella del competitor europeo più specializzato. E la distensione del contesto internazionale, atteso nel 2024, permetterà al manifatturiero tricolore di riposizionari su ritmi di crescita più spediti di quelli degli ultimi decenni, per un 1,3% medio annuo nel periodo 2024-2027. Vitali in tal senso saranno gli investimenti, sia quelli pubblici attivati dal Pnrr sia quelli privati, per proseguire il processo di rafforzamento e compensare il calo dei consumi erosi dall’inflazione. Rimane che la crescita del Pil degli ultimi anni non è basata sul nulla, aspetto che è stato notato dalle principali agenzie di rating (Fitch, S&P e Dbrs) che hanno avuto parole incoraggianti per il Paese.Perfino Moody’s, particolarmente critica con l’Italia, ha scelto di non declassarla come si temeva in un primo momento. E lo spread, malgrado previsioni fosche, è rimasto stabile in zona 185 punti con il governo Meloni, a un livello più basso dell’ultimo periodo di Mario Draghi. Segno che il mercato non guarda con preoccupazione all’Italia, nonostante i rialzi dei tassi.Lo studio di Intesa e Prometeia individua fra i settori più dinamici nel periodo 2023-2027 quelli più coinvolti nella transizione digitale e green: autoveicoli e moto (con una crescita media del 2,8%), elettronica (2,5%), elettrotecnica (+2,2%) e meccanica (+1,6%). Bene anche farmaceutica e largo consumo (+1,3%), moda (+0,9%) e mobili (+0,8%). In un quadro roseo, però, emerge la sfida dell’invecchiamento della popolazione e del ricambio generazionale: nel 2022, la quota di under 40 nella manifattura è scesa al 34,8%. Un problema condiviso anche ai vertici, dove solo il 20,5% delle realtà ha almeno un amministratore under 40 nel board. LEGGI TUTTO