Uomo avvisato, mezzo salvato. Andrea Orcel è tutt’altro che un banchiere di primo pelo e di sicuro aveva messo in conto che la campagna di conquista in terra tedesca avrebbe implicato più di un’insidia. L’assenza di un tappeto rosso steso a Francoforte per l’arrivo di Unicredit era nell’ordine delle cose. Un po’ meno il prospettarsi di una «lotta nel fango» senza esclusione di colpi forse. «Stiamo rendendo il percorso che Orcel deve percorrere nella lotta con noi il più fangoso e profondo possibile», ha tuonato ieri il presidente del Consiglio di fabbrica di Commerzbank, Sascha Uebel, in un’intervista all’agenzia di stampa tedesca Dpa. Un messaggio che più chiaro non può essere: se Unicredit insisterà nel tentativo di acquisire il controllo della seconda maggiore banca tedesca «avrà filo da torcere» e Orcel dovrà mettere in conto negoziati di fuoco in quanto il Consiglio di fabbrica intende «creare il maggior numero possibile di problemi».
Una dichiarazione d’intenti che si accoda alle parole bellicose susseguitesi a getto continuo da quando Unicredit lo scorso settembre ha messo il naso in Commerzbank; da subito, infatti, il governo Scholz ha tentato di dissuadere Unicredit dal mettere in atto una scalata e anche il prossimo probabile cancelliere Friedrich Merz ha fatto capire che osteggerà in ogni modo le ambizioni della banca italiana. Uebel, che è anche vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Commerzbank, è andato nel dettaglio degli ostacoli possibili sulla strada di Unicredit, a partire dall’intesa legata ai «dolorosi» tagli di 3.900 dipendenti della banca tedesca annunciati di recente dalla ceo Bettina Orlopp.
L’accordo sui tagli di posti di lavoro, i cui negoziati sono in corso e dovrebbero essere conclusi entro fine anno, prevede una validità fino al 30 giugno 2028 e pertanto, in caso di acquisizione, Orcel «non può venire nel 2027 ad annunciare la riduzione di altri 3mila posti di lavoro». I sindacati tedeschi si mostrano non certo sprovveduti mettendo in conto i vari possibili scenari, quali ad esempio un cambio della sede da Francoforte a Monaco, ossia dove ha sede Hvb (controllata di Unicredit). «Abbiamo ribadito che deve essere offerto un lavoro ragionevole a livello regionale in modo che i dipendenti non debbano trasferirsi a Monaco, ad esempio. Ciò rende praticamente impossibili le ridondanze per motivi operativi», ha spiegato Uebel che non nasconde che come consiglio di fabbrica non può impedire un’acquisizione ostile, ma «possiamo ottenere molto per i dipendenti e le sedi».
Intanto, in attesa dell’insediamento del nuovo esecutivo in Germania, il dossier oggi più caldo per Unicredit è senza dubbio quello in Italia con la pratica dell’Ops su Banco Bpm, che Piazza Gae Aulenti mira ad archiviare entro metà anno.
Stando a quanto riportato da Bloomberg, Orcel lunedì volerà a Roma per interloquire con il governo (non è prevista la presenza della premier Meloni e del ministro Giorgetti) per discutere dell’offerta su Piazza Meda e di altri dossier in cui si incrociano interessi dell’esecutivo e di Unicredit. Non è difficile immaginare che la data dell’assemblea di Generali (8 maggio) sia ben cerchiata in rosso.