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    Moody’s assicura: “Credit Suisse caso isolato”

    Le restanti undici banche europee «troppo grandi per fallire» non faranno la fine del Credit Suisse, risucchiato in un vortice di sfiducia che ha provocato una costante perdita di depositi, minacciato la sua liquidità e costretto le autorità svizzere a schierare Ubs prima che la situazione precipitasse. «Nessuna delle restanti 11 G-Sib europee (banche di rilevanza sistemica globale, ndr) evidenzia le debolezze nel profilo di credito che hanno condotto alla perdita di fiducia degli investitori e dei depositanti» nel Credit Suisse, ha rilevato Moody’s, ricordando i «diversi downgrade» subiti colosso svizzero e sottolineando come anche quegli istituti europei che hanno avviato «profonde e costose» ristrutturazioni le abbiano ormai «largamente» completate. Per l’agenzia americana le altre big del Vecchio Continente hanno una base di depositi «più stabile» delle banche statunitensi, dove la fuga delle masse ha portato al fallimento di Svb e Signature. Inoltre la maggior parte delle G-Sib europee ha registrato deflussi inferiori al Credit Suisse, disponendo di «una più granulare e largamente assicurata, stabile, base di depositi retail» a fronte di un’incidenza «più contenuta» di quei depositi di grandi aziende e individui con ingenti patrimoni che non sono protetti dai meccanismi di assicurazione e sono dunque più «sensibili» al termometro della fiducia. «Ciò aiuterà queste banche – tra cui figurano Socgen, Bnp, Deutsche Bank, Ubs, Hsbc e come unica italiana, Unicredit – a proteggere la loro base di raccolta molto meglio in tempi di stress e di fragilità dei mercati di capitali», evidenzia Moody’s. Ma gli istituti europei dovrebbero poter reggere meglio anche lo stress finanziario legato al rialzo dei tassi in quanto dispongono di stock di bond «inferiori» e di una liquidità presso le banche centrali «più elevata», potendo così limitare «i danni che le oscillazioni nella valutazione mark-to-market» dei bond «possono produrre alle risorse liquide». LEGGI TUTTO

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    Tutti i punti oscuri del salvataggio di Credit Suisse

    Non mancano certo gli interrogativi e i lati oscuri nel salvataggio di Credit Suisse e nell’operazione che ha portato all’acquisto di quest’ultima da parte della più grande banca svizzera, Ubs, per oltre 3 miliardi di euro. Innanzitutto, i dubbi vertono sulla decisione di Credit Suisse di dichiarare i 16 miliardi di franchi svizzeri (17,24 miliardi di dollari) del suo debito aggiuntivo di classe 1 “azzerati” su ordine dell’autorità di regolamentazione del Paese elvetico. “Molte cause legali deriveranno da questo, il che evidenzierà il comportamento irregolare ed egoista delle autorità svizzere in questa storia”, ha spiegato Jacob Kirkegaard, senior fellow presso il Peterson Institute for International Economics, a Bloomberg. “Gli investitori stranieri potrebbero chiedersi se la Svizzera non sia una repubblica delle banane in cui non vige lo stato di diritto”, spiega inoltre Peter V. Kunz, professore specializzato in diritto economico all’Università di Berna. L’ordine di priorità seguita tra azionisti e obbligazionisti ha sorpreso molti analisti e osservatori, sollevando parecchi dubbi.La nuova entità, ignorate le norme antitrustIl Paese, nota ancora il professor Kunz, “non è in pericolo, ma ci potrebbe essere il rischio di azioni legali” perché le autorità “qui sono intervenute sul filo del rasoio”. Kern Alexander, professore di diritto e finanza all’Università di Zurigo, condivide questa tesi, affermando che la gestione delle crisi è stata condotta male e “ha minato lo stato di diritto della Svizzera”. Le obbligazioni, nota Reuters, possono essere convertite in azioni o svalutate quando le riserve di capitale di un prestatore vengono erose oltre una certa soglia. “È incredibile e difficile capire come possano invertire la gerarchia tra detentori di obbligazioni e azionisti”, ha affermato Jerome Legras, responsabile della ricerca presso Axiom Alternative Investments. Una decisione legale, ovviamente, ma che sta sollevando numerose perplessità.C’è poi un altro aspetto che non convince esperti ed analisti. Insieme, Credit Suisse e Ubs avranno 333 miliardi di franchi svizzeri (360 miliardi di dollari) in depositi dei clienti, 115 miliardi di franchi in più rispetto alla rivale Raiffeisen, secondo i dati di Bloomberg. Pur di salvare Credit Suisse, le autorità svizzere hanno infatti sorvolato le norme antitrust. Come spiega oggi Federico Fubini sul Corriere della Sera la nuova entità avrebbe in pratica nella Confederazione una quota di mercato pari a due terzi dell’intero settore delle banche significative. Nessuna autorità antitrust di un Paese democratico, osserva sempre Fubini, accetterebbe il formarsi di un potere economico così ampio nelle mani di una sola impresa. Almeno non in condizioni normali.Licenziamenti in vista per i 17.000 dipendentiA pagare gli errori dei dirigenti saranno, come sempre, i lavoratori. “I dipendenti del Credit Suisse non dovrebbero pagare per gli errori commessi da dirigenti e autorità e le due banche, Credit Suisse e UBS, hanno il dovere di evitare brutali tagli di posti di lavoro” afferma in un comunicato l’Unione sindacale svizzera (USS), come riportato dall’Ansa. I dipendenti del Credit Suisse “sono scioccati dalle conseguenze che li minacciano direttamente”, afferma la confederazione sindacale ricordando che la posta in gioco è “colossale per i 17.000 dipendenti CS in Svizzera”. Secondo quanto ricostruito da Bloomberg, peraltro, anche prima dell’avvio dell’acquisizione da parte di Ubs, Credit Suisse stava valutando “un piano di taglio di 9.000 posti di lavoro nel tentativo di salvarsi”. La tensione è alle stelle. Ieri sera circa 200 manifestanti si sono radunati fuori dalla sede centrale del Credit Suisse Group a Zurigo, lanciando uova contro Paradeplatz, il cuore del distretto finanziario della città. LEGGI TUTTO

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    “Offerta di acquisto per 2 miliardi”. Ubs in soccorso di Credit Suisse

    Il sito Bloomberg ha anticipato l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. La Banca nazionale svizzera aveva assicurato che avrebbe lavorato tutto il fine settimana per cercare una soluzione prima della riapertura dei mercati di lunedì 20 marzo.Le notizie sono frammentarie e concitate, si sa però che UBS aveva già formulato un’offerta di un miliardo di dollari che il board di Credit Suisse aveva rimandato al mittente, ritenendola non congrua.UBS compra Credit SuisseLa prima banca svizzera compra la seconda per ordine di grandezza. Un’operazione benedetta anche dai regolatori che si sono riuniti a più riprese negli ultimi giorni, considerando questa acquisizione come la soluzione migliore.Non è ancora chiaro quali asset siano stati inseriti nell’offerta di 2 miliardi di dollari (1,87 miliardi di euro) in contanti che avrebbe indotto i vertici di Credit Suisse a dare il benestare. Durante gli ultimi giorni UBS aveva espresso preoccupazioni relative alle attività di trading di Credit Suisse, considerate poco appentibili e di fatto alla base dei tentennamenti.Il Consiglio federale svizzero ha tenuto una conferenza stampa alle 19.30 per spiegare cosa sta succedendo. Il presidente della Confederazione Svizzera Alain Berset ha spiegato che l’acquisizione è stata appoggiata sia dal governo centrale, il Consiglio federale, sia dall’organo di supervisione delle banche, la Finma. “Una buona notizia per i due istituti bancari, per il sistema bancario, per l’economia internazionale, per i clienti del Credit Suisse. Il Consiglio federale è convinto che la fusione sia la migliore soluzione per ristabilire la fiducia che è mancata recentemente sui mercati finanziari”, ha detto Berset. Una maxi fusione La trattativa è stata osservata da vicino tanto dal mondo della politica quanto da quello dei regolatori, che sono scesi in campo per cercare di condurre in porto l’affare da 2 miliardi di franchi, valutando le azioni Credit Suisse 50 centesmi di franco l’una contro gli 1,86 franchi a cui ha chiuso il titolo venerdì 17 marzo.UBS ha ottenuto 100 miliardi di liquidità da parte della Banca nazionale svizzera e altri 9 miliardi di coperture per le minusvalenze da cessioni e per le cause legali, questo è quanto ha annunciato Karin Keller-Sutter, ministro del dipartimento federale di Giustizia e polizia, sottolineando che si tratta di denaro che non potrà essere usato per scopi diversi da quelli per i quali verrà stanziato come, per esempio, premi al management.Migliaia di impieghi a rischioA luglio del 2022 Ulrich Körner è stato nominato Ceo di Credit Suisse con l’obiettivo ultimo di riordinare il gruppo e questo aveva già aperto le porte a una pesante riorganizzazione che avrebbe comportato anche il taglio dei posti di lavoro. La fusione in corso potrebbe portare al taglio di 9.000 impieghi nel mondo.Gli anni bui di Credit SuisseNel 2022 Credit Suisse ha registrato un rosso di 7,3 miliardi di franchi (7,39 miliardi di euro), nel 2021 ha registrato una perdita di 1,6 miliardi. Nel corso degli ultimi mesi il titolo ha subito forti scossoni e, dal 2014 in poi, la banca è finita più volte agli onori delle cronache per le multe che le sono state inflitte a causa di diverse irregolarità, tra le quali l’ammenda da 2,4 miliardi per avere aiutato i propri clienti ad aggirare il fisco americano.Gli ultimi giorni sono stati persino drammatici, con il titolo crollato sotto i due franchi ad azione e che è arrivato a perdere, in un solo giorno, il 24% circa (per poi risalire di 19 punti percentuali e scendere di altri 8). Venerdì l’altalena è stata parzialmente fermata dall’annuncio secondo il quale la Banca nazionale svizzera ha garantito di essere disposta a riversare nelle casse di Credit Suisse una cifra prossima ai 50 miliardi di franchi (50,6 miliardi di euro circa). LEGGI TUTTO

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    Silicon Valley Bank, ecco chi sono le vittime illustri del crac

    Il crollo finanziario della Silicon Valley Bank non ha riguardato soltanto i comuni cittadini ma numerosi “Vip” e personaggi del mondo dello spettacolo che hanno perso ingenti quantità di denaro all’indomani del crack: come abbiamo visto sul Giornale.it tra le più amate e conosciute c’è l’attrice Sharon Stone che ha dichiarato di aver perso almeno il 50% del suo patrimonio davanti alla platea nella serata di gala in occasione dell’evento per la ricerca sul cancro delle donne. Nonostante l’importanza della serata e la tematica molto importante, la Stone non ha potuto fare a meno di esternare tutta la sua frustrazione per la metà dei risparmi di una vita andati in fumo scoppiando a piangere. Se a questo si aggiunge la recente scomparsa del fratello deceduto un mese fa a causa di un attacco cardiaco il quadro è completo. “Non è un momento facile per nessuno. È un periodo difficile, ma io voglio continuare a essere libera di parlare”, ha dichiarato, esortando la gente presente all’evento ad andare avanti e non fermarsi, ad avere coraggio nell’affrontare gli ostacoli che la vita pone nel percorso di ognuno.Chi sono i personaggi famosiSe la Stone è tra le più conosciute, c’è anche il mondo della politica coinvolto in questa disastrosa vicenda come ha reso noto il governatore della California, Gavin Newsom, che oltre al problema delle alluvioni nel suo Paese ha fatto i conti con il default della Svb dichiarando che tre aziende di vino in suo possesso hanno il conto proprio con la banca statale californiana la cui sede è a Santa Clara. Secondo il quotidiano The Intercept coinvolto nella vicenda anche un dirigente della banca che recentemente avrebbe donato la cifra di 100mila dollari a un ente di beneficienza, California Partners Project, di cui si occupa la moglie di Newsom.Personaggio pubblico e molto amato dagli americani, il commentatore della Cnbc e uomo di punta del reality “Shark Tank”, Kevin O’Leary, se l’è presa apertamente con gli amministratori della Silicon Valley Bank che ha definito “idioti” per poi dichiarare di avere molte società con depositi presso la banca dello scandalo. Non è un buon periodo per O’Leary visto che, recentemente, ha visto andare in fumo addirittura 15 milioni nel crack di Ftx, la borsa per criptovalute. A proposito di Svb, ha dichiarato recentemente che si tratta di “una delle tante, tante banche in cui tengo i miei soldi. Sono un adulto e penso che se hai più di 250 mila dollari depositati in qualsiasi istituto, sei fondamentalmente un hedge fund o un investitore esperto o un’azienda. Capisci il livello di rischio e agisci di conseguenza”, si legge sul Corriere. LEGGI TUTTO

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    Generali spinge gli utili a 2,9 miliardi. E aumenta il dividendo

    Generali è la prima ad alzarsi sui pedali in una giornata di Borsa caratterizzata dai recuperi dopo lo spavento delle banche Usa. La compagnia assicurativa, infatti, ha rivelato conti del 2022 sopra le attese del consensus da molti ponti di vista. In primis, per il miglior risultato operativo di sempre a 6,5 miliardi di euro (+11,2%) oltre a un utile netto di 2,9 miliardi, in progresso del 2,3 per cento. I dati sono piaciuti, con il titolo che è stato tra i migliori del Ftse Mib con un progresso del 3,6% a 18,44 euro per azione.«I risultati di Generali confermano il successo del nostro percorso di trasformazione», è stato il commento dell’amministratore delegato, Philippe Donnet. «Siamo in linea per realizzare gli obiettivi e le ambizioni del nostro piano strategico, perseguendo una crescita sostenibile anche in un contesto caratterizzato da eccezionali sfide».Il gruppo, difatti, ha confermato tutti i target del suo piano industriale 2022-2024. Proprio a riguardo di cedole, il cda ha proposto ai soci un dividendo di 1,16 euro per azione, in aumento dell’8,4% per un’erogazione totale di 1,79 miliardi. La cedola sarà pagabile dal 24 maggio. Ricchi guadagni per l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone (a cui fa capo il 6,46% di Generali), che dovrebbe incassare una cedola di circa 116 milioni, e per gli eredi Del Vecchio (al 9,82% del capitale)a cui andranno circa 176 milioni.Scorrendo i numeri, si legge di premi lordi in leggera crescita a quota 81,5 miliardi (+1,5%), frutto di una forte crescita nei danni (+9,8%). Scende del 36,1%, invece, la raccolta netta Vita a 8,7 miliardi. La posizione di capitale peggiora leggermente, con il solvency ratio che scende al 221% (dal 227% di fine 2021). Su questo punto, però, il direttore finanziario, Cristiano Borean, ha detto di monitorare «il livello di solvibilità del gruppo post risultati e, a venerdì scorso, era vicino al 230%».A deludere, secondo la banca d’affari Jefferies, è il dato sul capitale col patrimonio netto sceso del 44,7% a 16,2 miliardi per le riserve disponibili per la vendita legate all’andamento dei bond. I Btp in pancia al Leone sono scesi del 30% a 44 miliardi, dai 63 del 2021: un decremento dovuto principalmente a un calo del valore di mercato dei titoli. A Trieste non preoccupa il crac della Silicon Valley Bank: «Generali non ha di fatto alcuna esposizione nei confronti di Svb, se non portafogli di rischio terzi», assicura Borean.Nel corso del 2022 il risultato operativo del settore Vita lievita a 35 miliardi (+25%). Ed è sempre in crescita quello del segmento Danni, a circa 2,7 miliardi dove il combined ratio si attesta al 93,2% (+2,4 punti percentuali), per effetto di una maggiore sinistralità, che riflette anche l’impatto dell’iperinflazione in Argentina. Generali ha liquidato sinistri per eventi naturali pari a 673 milioni, in aumento del 36% dai 493 milioni del 2021.Il risultato operativo dell’asset & wealth management è di 972 milioni (-9,6%) e quello di Banca Generali a 334 milioni (-17,4%) risentendo del corso dei mercati finanziari. Infine, il risultato dell’Asset Management si attesta a 638 milioni (-5%), per effetto della riduzione delle masse in gestione. A margine della presentazione dei risultati, Donnet non ha commentato la partecipazione a un intervento di sistema per salvare Eurovita, specificando che Generali «fa un altro mestiere».Il cda ha convocato a Trieste l’assemblea degli azionisti per il 26 e 28 aprile. LEGGI TUTTO

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    Cripto, scopri cosa cambia con il nuovo regolamento europeo

    A distanza di oltre due anni dalla prima proposta legislativa europea sulle criptovalute, è in fase di conclusione l’iter di approvazione definitivo e di pubblicazione del Regolamento MiCA, prevista, se non viene rimandata per una terza volta, ad aprile.Le recenti evoluzioni del settore e il succedersi di una serie di eventi estremamente rilevanti, come la truffa FTX, hanno ulteriormente evidenziato la necessità di dotare l’Unione Europea di un quadro normativo uniforme per tutelare i consumatori.Ma che cos’è il MiCa?Cos’è il MiCaIl Regolamento MiCA o MiCAR (“Market in crypto asset”) è un insieme di norme prodotte dall’Unione Europea atte a regolamentare il settore delle cripto attività. Stabilisce requisiti completamente armonizzati per gli Stati Membri, in particolar modo nei confronti di coloro che, in presenza di una specifica autorizzazione e/o licenza, intendano offrire servizi collegati ai crypto-asset all´interno dell´Unione Europea e quindi in tutto il Mercato Unico.Fa parte di un più ampio pacchetto di finanza digitale ed è composto da 126 articoli che riguardano prevalentemente l’offerta e la commercializzazione dei crypto-asset, l’autorizzazione e le condizioni operative per i fornitori di servizi di crypto-asset, l´emissione di asset-referenced tokens e di e-money tokens e definisce il ruolo sempre più determinante di Autorità competenti quali l´ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) e l’EBA (Autorità bancaria europea).Gli obiettivi del MiCaIl MiCa è stato creato con un preciso intento: proteggere i cittadini dell’Unione Europea dai rischi connessi alle cripto-attività, con particolare attenzione agli investimenti e alle attività fraudolente. Attualmente, gli investitori godono di pochi diritti all’interno dell’UE nell’ambito dei risarcimenti; perciò qualora il loro fornitore di servizi di criptovalute dovesse accidentalmente perdere i loro risparmi, ad esempio attraverso un attacco hacker, questi non verrebbero rimborsati.Grazie al regolamento i fornitori di servizi di cripto per poter operare ed essere riconosciuti dovranno dimostrare grande capacità di protezione verso i portafogli degli investitori e, qualora dovesse esserci una perdita causata dal fornitore stesso, sarà esso stesso a rispondere dell’accaduto.Tra gli obiettivi principali rientra inoltre quello di garantire la stabilità finanziaria creando salvaguardie per contrastare potenziali minacce alla stabilità e una politica monetaria ordinata ma che sostenere, allo stesso tempo, l’innovazione e lo sviluppo di cripto-asset e non ultimo, fornire una guida per le imprese dell’UE che desiderano operare nel mercato delle criptovalute.Non soltanto protezione del consumatore però, il MiCA infatti richiederà anche ai fornitori di servizi di quantificare e rendere noto il loro impatto sul clima. Un importante passo avanti dal punto di vista ESG, poiché potrà aiutare a capire quale sia l’impatto sull’ambiente di queste realtà.Quali sono le novità del nuovo regolamentoIl testo, che dovrebbe portare chiarezza e tutela in Europa per tutto il settore cripto, per semplificare, contiene regole che riguardano tre fronti:regole sugli strumenti digitali basati sulla tecnologia blockchain,le criptoattività, che includono gli asset-referenced tokens, e-money tokens e utility tokens.regole sui soggetti che li “emettono” o “offrono al pubblico” e sui soggetti che offrono servizi per conservarli o scambiarli.Tante le novità introdotte dal MiCa con particolare riguardo ai fornitori di servizi di cripto asset (i cd. CASP – Cripto-Assett Service Provider) quali la negoziazione e il trading, la custodia e amministrazione, il collocamento, la consulenza e la gestione di portafoglio che saranno tenuti a rispettare determinati requisiti informativi tra qui quello di pubblicare un “white-paper” ovvero un documento volto ad informare gli investitori sul progetto, sui rischi e sull’impatto ambientale, aggiornarlo in caso di significativi cambiamenti e offrire ai detentori di crypto-asset un diritto di recesso dando loro un periodo di 14 giorni lavorativi per ritirare l´ordine di acquisto senza incorrere in commissioni.Si mira quindi a garantire una maggiore tutela per i consumatori rispetto ad oggi. Con le nuove regole si riterranno direttamente risponsabili i CASP, come per esempio le piattaforme di cripto exchange, così che in caso di insolvenza o bug gli utenti vengano risarciti qualora parte del capitare vada perduto.Non avranno vita facile neanche i crypto influencer, ovvero quei personaggi noti che esprimono pareri personali su determinate criptovalute e che ne suggeriscono l’acquisto ai propri follower sui social network. Previste sanzioni salate e accuse di manipolazione del mercato per chi non si comporterà in modo trasparente riguardo ai crypto asset che propongono e detengono, quindi un crypto influencer non potrà più consigliare per esempio bitcoin se prima non comunica se detiene o meno la criptovaluta.L’unica categoria che presenta ancora incertezze circa l’inclusione o meno nel perimetro MiCA è quella degli NFT, ovvero non-fungible tokens, token caratterizzati da un codice identificativo unico e collegati ad asset digitali o fisici. Gli NFT erano rimasti esclusi dall’ambito di applicazione normativo nella prima versione di MiCA del 2020, per poi trovare gradualmente ingresso con le successive modifiche. Il presupposto della loro iniziale esclusione risiedeva proprio nella loro unicità e non inter-scambiabilità, che ne avrebbe determinato una scarsa rilevanza a livello sistemico.Entro 18 mesi la Commissione europea avrà il compito di preparare una valutazione sul tema e, se lo riterrà necessario, una proposta legislativa specifica, al fine di creare un regime per gli Nft e affrontare i rischi insiti anche in questo nuovo mercato.ConclusioneI quadri, le norme e le interpretazioni divergenti sia delle cripto attività che dei servizi di cripto attività in tutta l’Unione ostacolano la capacità dei fornitori di servizi di ampliare la propria attività a livello dell’UE.Il nuovo regolamento potrà finalmente aiutare a fornire la necessaria chiarezza giuridica alle aziende che vogliono aprire un’attività e offrire servizi a quasi 500 milioni di cittadini dell’UE.Non ci resta quindi che aspettare il MiCa, per la cui entrata in vigore effettiva però dovremo attendere almeno fino al 2024. Nel frattempo, con una tecnologia (anche finanziaria) che si muove ad una velocità più che doppia rispetto ai tempi legislativi vi è la possibilità concreta che casi come quelli di FTX o di The Rock si ripetano ancora.Per il momento quindi l’unica soluzione efficace di cui possiamo disporre è quella dell’informazione e della prudenza. LEGGI TUTTO