Nel Consiglio dei ministri di martedì prossimo dovrebbe arrivare il decreto contro il caro-energia ancora allo studio del Tesoro. Secondo quanto si apprende, l’importo delle misure dovrebbe attestarsi tra i 2,8 e i 3 miliardi di euro. Come previsto, le linee di intervento si orienteranno su due fronti. Da una parte il potenziamento del bonus energia soprattutto per coloro che hanno un reddito medio-basso. Dall’altro lato, si garantiranno sconti alle imprese energivore, quelle che hanno bisogno di un consumo elevato di elettricità per svolgere le loro operazioni. La copertura di queste nuove misure non prevede né nuove tasse né tagli. Si procederà, in primo luogo, a un intervento sugli Ets (i cosiddetti “certificati verdi” e, dall’altro lato, si avvierà un monitoraggio sulle utility per verificare che la riduzione dei prezzi sia realmente efficace. La strategia, quindi, pare delineata, anche se nel fine settimana (e anche lunedì) possono intervenire altre “variabili” di sistema. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e il titolare dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, continueranno a lavorare sul dossier.
Una mossa del governo, infatti, appare sempre più necessaria alla luce delle ultime indicazioni macroeconomiche. I prezzi a gennaio evidenziano una tendenza rialzista. L’Istat ha confermato che l’inflazione ha accelerato all’1,5%, dall’1,3% di dicembre. Un fattore determinante è stato l’aumento dei prezzi dei beni energetici regolamentati, che includono le bollette (da +12,7% a +27,5%). Il “carrello della spesa” resta invece stabile al +1,7%, rivisto leggermente al ribasso dal +1,8% del preliminare.
Uno degli elementi di preoccupazione è costituto certamente dall’industria. L’analisi del Centro studi di Confindustria ha confermato nella congiuntura flash di febbraio la “ripartenza stentata” con cui il Paese ha iniziato questo 2025. Sulle prospettive, inoltre, pesa «l’incertezza sui possibili dazi Usa, che rischia di frenare scambi e investimenti». L’industria è in affanno, con la produzione in continuo calo e l’automotive in caduta libera. Gli investimenti faticano a ripartire e, nel complesso, quelli delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva. I servizi segnano una crescita modesta. Per i consumi prevale l’incertezza.
Nell’attesa di questa nuova boccata d’ossigeno non si può non rilevare, come ha fatto l’Ufficio parlamentare di Bilancio, che le famiglie risultano i «principali beneficiari
netti» della manovra in quanto destinatarie di 53 miliardi nel triennio 2025-27, soprattutto per gli interventi a favore dei lavoratori dipendenti. Le maggiori uscite riguardano difesa, sanità e protezione sociale.