I positivi dati del turismo compensano quelli negativi della produzione industriale. Il risultato è che «l’auspicata crescita del 2025 va tutta costruita da zero». Questo è la sintesi del report Congiuntura Confcommercio diffuso oggi e molto atteso come strumento di comprensione del trend economico in corso, attraversato da molte incertezze. Per gli analisti di Confcommercio, la componente che più interessa il loro settore di riferimento, e cioè i consumi, è meno dinamica di quanto potrebbe essere e di quanto facessero immaginare i numeri del periodo natalizio appena concluso.
“Manca la spinta dei consumi”, deboli a gennaio (+0,3%) anche a causa delle tensioni nei prezzi dell’energia e a dispetto dei presupposti dati “dall’occupazione elevata, dai redditi reali crescenti e da un’inflazione sotto controllo”. Le famiglie tengono invece il freno tirato, condizionate senz’altro dal confuso scenario internazionale e dalla «percezione che i consumatori avrebbero dell’effettiva dinamica dei propri redditi: è presumibile che le scorie psicologiche accumulate durante la recente fiammata inflazionistica rendano le famiglie particolarmente caute nel valutare le proprie possibilità di spesa”. Tuttavia le conclusioni sono positive: “Questa stessa interpretazione indica che con il passare del tempo, e in assenza di ulteriori choc avversi, si dovrebbe ripristinare il corretto funzionamento della catena che lega maggiori redditi a maggiori consumi”.
Il quadro è al momento segnato da dinamiche ancora deboli. Secondo l’Ufficio Studi dei Commercianti «il trascinamento nullo ereditato dal 2024 non sarebbe migliorato nel primo bimestre dell’anno. Il Pil sarebbe rimasto fermo a gennaio e cresciuto dello 0,2% congiunturale a febbraio, comportando la necessità di un’accelerazione nel secondo quarto a +0,5% e una prosecuzione vivace nel secondo semestre solo per raggiungere una variazione del PIL a +0,7%» pari a quella del 2024. Sono numeri che stimano un’accelerazione rispetto alle dinamiche presenti. Ecco perché, scrivono gli analisti, “l’auspicata crescita del 2025 va tutta costruita da zero”.
Una costruzione che deve passare dall’industria: «Anche a gennaio, dai ricreativi a quelli turistici, dai viaggi alle comunicazioni, il mondo dei servizi appare tonico, al contrario di quello dei manufatti, dai durevoli per la casa alle automobili. Alle perduranti fragilità della produzione industriale, si oppone il nuovo record delle presenze turistiche nel 2024, quasi a 460 milioni di notti». Una dinamica spesso sottovalutata che fortunatamente, nel 205, dovrebbe ulteriormente rafforzarsi.
“Si vive nell’ambito di equilibri incerti, caratterizzati da un ritorno agli zero virgola tanto dei consumi quanto del Pil» sottolinea l’associazione dei commercianti. Che non manca di ricordare il tema inflazione: l’ufficio Studi «stima per il mese di febbraio una variazione dello 0,6% dell’indice in termini congiunturali e una crescita del 2,0% su base annua». Una decisa risalita, comunque in linea con gennaio, che risente degli aumenti dei prezzi dei tabacchi e delle tensioni sugli energetici. Tuttavia, per i commercianti «al netto di questi elementi la situazione appare ancora sotto controllo e dovrebbe, in assenza di choc tali da trasferire importanti impulsi inflazionistici lungo le diverse filiere, rientrare nei prossimi mesi».
Ed è questa la scommessa decisiva: quella che agli occhi di famiglie e imprese la situazione economica interna, legata a quella complessiva geopolitica, appaia finalmente stabile. Permettendo di tornare sia a consumare, sia a investire.