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Caso Paragon, Nordio: “Mai nessuno intercettato dal ministero nel 2024”

“Posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap o dalle dipendenti direzioni generali di Gruppo operativo mobile e Nucleo investigativo centrale con nessuna società privata. Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Mai è stato stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo. Nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria”. Queste le parole, durante il question time alla Camera dei deputati, del ministro della Giustizia Carlo Nordio, in riferimento a presunti dubbi sull’uso dello spyware di Paragon da parte della Polizia penitenziaria. Il punto di Nordio, tra l’altro, ha cercato di mettere una pietra definitiva sulla bufera politica che si è scatenata in questi giorni da parte dell’opposizione. Martedì, infatti, il sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, aveva specificato che “già lo scorso 12 febbraio” il ministro Luca Ciriani aveva “fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili” e “ogni altro aspetto” legato a quelle vicende “deve intendersi classificato”. Quindi, in quanto tale, essere affrontato solo in sede Copasir. 

Le attività di intercettazione

“Lo svolgimento delle attività di intercettazioni, anche quelle condotte sia dal Nucleo investigativo centrale che dal Gruppo operativo mobile, è sempre delegato dall’autorità giudiziaria nel rispetto e con le modalità previste dal codice di procedura penale”, ha proseguito Nordio. “Le spese liquidate per le intercettazioni sono liquidate direttamente dall’autorità giudiziaria e successivamente comunicate al ministero della Giustizia quindi nessuna competenza in merito è del Dap e i relativi contratti sono direttamente stipulati dall’autorità giudiziaria procedente”, ha continuato. E, ha concluso, “con queste premesse posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap e/o dalle Dipendenti direzioni generali con qualsivoglia società. Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazioni dell’autorità giudiziaria”.

Il caso Paragon

La questione è nata alcuni giorni fa quando la società israeliana Paragon Solution, titolare di un software di spionaggio denominato Graphite, ha tagliato fuori l’Italia dal contratto per l’utilizzo dello spyware con effetto immediato. Il motivo sarebbe legato al fatto che il governo italiano avrebbe violato gli accordi e usato lo strumento per violare gli account WhatsApp di alcuni giornalisti o attivisti italiani politicamente in opposizione alla premier Giorgia Meloni. L’Italia, come riporta il quotidiano israeliano Haaretz, non avrebbe risposto alle accuse mosse dall’azienda che, per questo motivo, ha deciso di ritirare lo spyware dal nostro Paese. Tra le persone spiate ci sarebbero state il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e il fondatore della ong Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini.

Le domande di Fratoianni e Bonelli

Il caso Paragon e l’eventuale coinvolgimento della polizia penitenziaria era stato sollevato nelle scorse ore anche dal capogruppo di Iv, Davide Faraone, che – al pari del Pd – ha chiesto chiarimenti. Ma pure i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno incontrato in diverse occasioni Luca Casarini, hanno chiesto al governo se, tramite il trojan dell’azienda Paragon installato sul telefono di questi, fossero stati spiati. La richiesta è stata avanzata durante una conferenza stampa a Montecitorio svoltasi oggi in cui entrambi hanno chiesto un commento alla notizia secondo cui Casarini e altri esponenti della Ong Mediterranea Saving Humans sarebbero spiati dal febbraio 2024 tramite il trojan Graphite. “La sera precedente al giorno in cui è stato reso noto che Casarini era spiato – ha raccontato Fratoianni – io ero a cena con lui, assieme ad altri parlamentari della Repubblica. Vorrei sapere se mi hanno spiato. Sono stati spiati anche i parlamentari della Repubblica. Pare che il governo non sia intenzionato a rispondere, ma lo deve fare”, aveva detto. “Con Casarini – ha raccontato Bonelli – non solo ci siamo incontrati, ma con lui ho scambiato messaggi ed anche documenti. Siccome la Guardia di finanza, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno escluso di avere a disposizione questo trojan, significa che non esistono indagini ufficiali su Casarini e le altre persone spiate; dobbiamo forse fare noi le verifiche di chi sta usando Paragon scartando i corpi dello Stato che hanno negato il ricorso ad esso?”, si è chiesto. “Il governo rischia di traballare su questa vicenda – ha aggiunto Bonelli -. Noi riteniamo responsabile in toto la premier Meloni. E’ grave la vicenda di Delmastro, è grave che il ministro Nordio sia venuto a mentire in Parlamento. Stiamo attraversando un momento delicato della nostra democrazia. Il governo sta coprendo qualcuno?”, ha poi incalzato.

La richiesta di Elly Schlein

“Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con lo spyware di Paragon, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon”. Questo la richiesta della segretaria del Pd, Elly Schlein, subito dopo l’intervento del Guardasigilli nell’Aula della Camera. “Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento”, ha poi aggiunto. 


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