A seguito delle verifiche della Guardia di finanza, l’Agenzia delle Entrate contesta a Twitter International Uk, oggi X, il mancato pagamento di 12.5 milioni di euro di Iva dal 2016 al 2022. Il fascicolo è stato aperto per dichiarazione infedele ed è nelle mani del pm Giovanni Polizzi e viene contestata alla società di Elon Musk lo stesso schema dell’. Nel periodo contestato non c’era ancora Musk alla guida della società e viene posto al centro il peso finanziario e fiscale dei dati degli utenti. Infatti, l’accusa di non aver pagato l’Iva nasce proprio dalle iscrizioni gratuite degli utenti sulla piattaforma “in cambio” dei propri dati e della loro potenziale profilazione.
A livello fiscale, questa per gli inquirenti è una permuta tra beni differenti (dati in cambio di un servizio) quindi si configura come un’operazione soggetta a Iva, quindi da tassare. Nel caso di X, il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza ha chiuso la sua verifica fiscale nell’aprile 2024 e l’Agenzia delle Entrate, lo scorso gennaio, ha notificato lo “schema d’atto” ai legali della società. Sono delle conclusioni che collimano con l’impostazione assunta dai finanzieri. Ora, alla società è dato tempo fino ad aprile per aprire un confronto con l’Agenzia delle Entrate e avrà due possibilità: aderire alla richiesta del fisco italiano oppure chiedere di andare al contenzioso.
Gli indagati per questo caso sono due, si tratta di ex amministratori usciti con l’arrivo di Elon Musk, un irlandese e un indiano. Per quanto riguarda Meta, sulla quale è stata condotta un’indagine gemella, è notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società che gestisce anche Facebook e Whatsapp. L’inchiesta è ancora aperta e l’ipotesi in questo caso è di omessa dichiarazione e mancato pagamento, tra il 2015 e il 2021, dell’Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro. Da parte sua, Meta ha anticipato il disaccordo con la lettura fatta dal fisco italiano: “Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’Iva.
Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale e continueremo a farlo. Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo”. Per il momento da X non sono state rilasciate dichiarazioni.