L’esito della votazione alla proposta del Cda di Bpm, che prevedeva un rilancio da 6,2 a 7 euro sull’Opa per Anima, evidenzia percentuali bulgare: il 97,6% ha detto «sì», circa lo 0,5% «no» e l’1,9% si è astenuto, a fronte del 56,7% del capitale presente. Dalla platea dell’assemblea dei soci, per la prima volta in presenza dopo tanto tempo al Mico di Milano, si alza un lunghissimo applauso. Viste le percentuali, hanno dato via libera tutti i grandi soci a partire dal Credit Agricole, che in attesa dell’ok della Bce a salire fino al 19,9% ha votato col suo 9,9% e forse anche attraverso il 5,2% in mano a Deutsche Bank, che giustifica il suo blitz in Bpm affermando di agire per conto di un cliente.
I veri protagonisti, però, sono stati i piccoli soci, con diversi di loro che si sono alternati sul palco definendosi «emozionati» e dimostrando di avere un’incredibile dimestichezza con il termine «Danish Compromise», ovvero lo sconto di capitale previsto per le banche che controllano assicurazioni. E se lo sanno è perché non solo per loro, in caso di ok della Bce, arriverà 1 miliardo in più di remunerazione, ma anche perché tengono alla buona riuscita dell’operazione Anima definita «non il passo più lungo della gamba, ma la gamba per fare il passo». Anche se, per alcuni soci in fila verso l’uscita, «la Bce stavolta potrebbe mettersi di traverso» sul famigerato sconto danese. Un’evenienza, quest’ultima, non preoccupante per l’istituto guidato da Giuseppe Castagna che manterrà un indice di solidità patrimoniale fra il 13 e il 13,5 per cento.
Molti vogliono resistere «ai nostri concorrenti di Unicredit» che con la loro Ops attentano all’autonomia di una banca che ha già «un’anima popolare». Un altro, non pago dell’operazione Anima, suggerisce a Castagna di provare ad acquistare il Banco Desio. Quanto a Unicredit, alcuni chiedono al numero uno di Piazza Meda delucidazioni sull’esposizione alla Russia dell’istituto guidato da Andrea Orcel. «C’è un’indicazione della Bce di uscire dalla Russia» nell’ambito delle «sanzioni del mondo occidentale» contro Mosca. «Notiamo che Unicredit ha ancora delle attività in Russia» e quindi chiediamo «di fare chiarezza su questo mancato rispetto delle indicazioni fornite dalla Bce», punge Castagna che invece – in quanto sotto passivity rule – rimane abbottonato su tutti gli altri temi legati all’Ops e sul tema risiko, anche nell’ottica del voto del 17 aprile dell’assemblea di Mps (di cui Bpm è azionista) per l’ok all’aumento di capitale a sostegno dell’Ops su Mediobanca: proprio Mps, secondo un socio, sarebbe stato «il partner ideale» per il Bpm.
Si attendono le reazioni di Unicredit: fonti vicine a Gae Aulenti hanno ribadito che con l’aumento del prezzo dell’opa e senza il Danish Compromise il gruppo ha diritto a ritirare l’Ops. Anche se allo stato non ha ancora «assunto alcuna determinazione». Indiscrezioni, parlano di un incontro lunedì fra Orcel e funzionari del governo. Certo è che l’offerta andrà in porto solo con un rilancio.
Il tutto mentre Castagna mantiene il buon umore, rispondendo così a un azionista interista che gli chiedeva se avrebbe preferito lo scudetto del Napoli al successo dell’Opa su Anima: «Mi limito a fare, scaramanticamente, gli auguri alla sua squadra».