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Beppe Grillo scioglie le riserve e si avvia a rivendicare anche legalmente il simbolo del “suo” M5s («fatevi il vostro simbolo, fatevi le vostre cose», è la sfida lanciata a Giuseppe Conte & C). Ma per farci cosa? Forse «metterlo in una teca», come confida ai pochi fedelissimi rimastigli accanto. La realtà è che il fondatore e (ex?) Garante del movimento si dichiara stanco e sembra al momento solo voler strappare la sua creatura dalle mani dell’usurpatore, costringendolo a creare un partito nuovo “contiano” a sua misura. Della serie: il movimento è morto, muoia Sansone con tutti i filistei. Eppure chi lo conosce bene, come l’ex senatore Elio Lannutti, avverte che Grillo è imprevedibile. E certamente la voglia di “far male” a Conte non manca. Nel nome dei principi delle origini «distrutti» dall’ex premier (limite ai mandati, democrazia diretta, ecologismo integrale, alterità rispetto ai partiti tradizionali) potrebbe anche tentare una nuova avventura con i fedelissimi (Danilo Toninelli, Virginia Raggi e forse Alessandro Di Battista).
Ma quanti voti potrebbe prendere un partito di Grillo? Il sondaggista Antonio Noto ha subito sondato gli umori degli elettori pentastellati chiedendogli quale partito sceglierebbero se a presentarsi alle prossime politiche fossero due partiti, uno di Conte e uno di Grillo. E i risultati, resi noti in tarda serata durante la trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa, sono in qualche modo sorprendenti: il 65% degli intervistati sceglierebbe Conte e ben il 28%, quasi un terzo, Grillo (il 2% non sa e il 5% non voterebbe nessuno dei due partiti ritenendo finita l’esperienza). Tradotto in percentuali, visto che al momento Noto stima il M5s all’11% a livello nazionale, significherebbe il 7% a Conte e il 4% a Grillo.
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Un partito di Grillo, stando a questi dati, farebbe insomma piuttosto male a Conte e ai contiani. Anche tenendo conto del fatto che la percentuale potrebbe alla fine rivelarsi maggiore se il fondatore dovesse vincere il contenzioso legale su nome e simbolo (Noto ha giocoforza sottoposto agli intervistati un quesito generico sul punto). I “marchi” storici, si sa, hanno il loro valore anche affettivo in politica. Il meno che si possa dire è che per Conte, che nel week end sarà costretto a ripetere la votazione sull’abolizione della figura del Garante e altre modifiche allo statuto chiesta da Grillo con il rischio di non centrare una seconda volta il quorum del 50% più uno degli iscritti, inizia una via crucis giudiziaria e politica dagli esiti imprevedibili. Via crucis che anche il Pd guarda con preoccupazione: un’eventuale scissione del M5s ridurrebbe i consensi già in discesa di quello che al momento è il principale alleato della segretaria Elly Schlein per costruire l’alternativa di governo.